Journal of osseointegration 3 / 2013 (ITA print version)

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JOURNAL of OSSEOINTEGRATION ve r s io n e ita lia n a

ISSN 2036-412I

OTTOBRE 2013

w w w. j o u r n a l o f o s s e o i n t e g r a t i o n . e u

issue. .

3

vol. . . .

5


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Pubblicazione JO 11/13

D 7.0


journal of osseointegration

Editorial board Editors-in-chiEf

associatE Editors

aDriano Piattelli

professor of oral pathology and Medicine dental school, University of Chieti pescara (italy) apiattelli@unich.it

arthur belem noVaes Jr.

dental school of ribeirão preto, University of são paulo (Brazil) novaesjr@forp.usp.br

associatE Editors Biomaterials

CliniCal researCH

New York (Usa)

rochester (Usa)

Biomaterials aNd tissUe eNgiNeeriNg

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Paulo coElho

GeorGios romanos

marco DeGiDi

JosE M. GranJEiro

Bologna (italy)

carlo ManGano

Guarulhos (Brazil)

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gravedona (italy)

CliniCal innoVations

Basic research

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tel aviv (israel)

Pablo GalinDo moreno Granada (esp)

assistant Editors Vittoria Perrotti

department of dentistry and oral science, dental school, University of Chieti-pescara (italy) v.perrotti@unich.it

nilson t. c. oliVeira

departamento de engenharia de Materiais deMa / CCdM - Universidade Federal de são Carlos UFsCar, sp (Brazil) n.oliveira@journalofosseointegration.eu

ARIESDUE

Publisher

Ariesdue srl

Via airoldi, 11 - 22060 Carimate (CO) Tel. +39(0)31792135 Fax +39(0)31790743 email: info@ariesdue.it www.ariesdue.it

direttore responsaBile

dino sergio porro redazione

angela Battaglia

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Barbara Bono

Cristina Calchera

© ariesdue Ottobre 2013;5(3)

Franco de Fazio simona Marelli

Biomaterials elcio Marcantonio Jr araraquara (Bra) Yasumasa akagawa hiroshima (JPN) ziv Mazor ra'anana (isr) Victor arana chavez sao Paulo (Bra) Valdir antonio Muglia ribeirão carlos roberto grandini preto (Bra) ilha solteira (Bra) Joerg neugebauer Cologne (deU) adalberto luiz rosa ribeirão ana pontes Barretos (Bra) Preto (Bra) pâmela l. santos araçatuba (Bra) lior shapira Jerusalem (isr) sérgio l. scombatti Paulo tambasco de oliveira de souza ribeirão preto (Bra) ribeirão Preto (Bra) pascal Valentini paris (Fra) heverson tavares araraquara (Bra) paul Weigl Frankfurt am Main (deU) Van P. thompson New York (Usa) Flavia iaculli chieti (ita) iMplant sCienCe carmen mortellaro Novara (ita) Carlos r.p. araujo Bauru (Bra) Bartolomeo assenza Chieti (ita) luigi Califano naples (ita) Biomaterials Jose luis Calvo Guirado Murcia (esp) aNd tissUe eNgiNeeriNg James doundoulakis new York (Usa) Paolo amerio chieti (ita) Massimo Frosecchi Florence (ita) timothy g. Broomage New York (Usa) enrico Gherlone Milan (ita) martin lorenzoni graz (aUt) ana Becil Giglio new York (Usa) mario raspanti Varese (ita) Graziano Giglio new York (Usa) cristina teixeira New York (Usa) luigi Guida naples (ita) michael Yost columbia (Usa) Giulio leghissa Milan (ita) Vincenzo Zizzari chieti (ita) Giuseppe luongo naples (ita) rogério Margonar araraquara (Bra) Basic research emeka nkenke erlangen (deU) luciano artese chieti (ita) Marco e. pasqualini Milan (ita) raquel r. m. Barros ribeirão thallita pereira Preto (Bra) Queiroz araraquara (Bra) giuseppe cardaropoli New York (Usa) lorenzo ravera Chieti (ita) Francesco carinci Ferrara (ita) Gilberto sammartino naples (ita) Joni a. cirelli araraquara (Bra) antonio scarano Chieti (ita) magda Feres guarulhos (Bra) tiziano testori Milan (ita) giovanna iezzi chieti (ita) stefano tetè Chieti (ita) ramon martinez corrià lerida (esP) gabriella mincione chieti (ita) CliniCal innoVations raffaella muraro chieti (ita) zvi artzi tel aviv (isr) gianpaolo Papaccio Naples (ita) Giuseppe Corrente turin (ita) rachel sammons Birmingham (gBr) nilton de Bortoli Jr são paulo (Bra) paolo della Casa Genoa (ita) cliNical research stefano Fanali Chieti (ita) sergio caputi chieti (ita) Carlos ademar Ferreira tucuruvi (Bra) massimo del Fabbro milan (ita) luis Fujimoto new York (Usa) carlo ercoli rochester (Usa) Heracles Goussias athens (GrC) german gomez-roman tübingen robert Horovitz new York (Usa) (deU) Fouad Khoury Münster (deU) ole Jensen denver (Usa) Georg H. nentwig Frankfurt (deU) gregorio laino Naples (ita) Vula papalexiou Curitiba (Bra) Voja lekovic Belgrade (srB) Waldemar polido porto alegre (Bra) ludovico sbordone pisa (ita) eloà r. luvizuto araçatuba (Bra) aris tripodakis athens (GrC)

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Set procedurali personalizzati Dalla chirurgia di base a quella più avanzata

Più sicurezza e praticità nella preparazione dell’ambiente operatorio.

La nostra storia parla da sempre di qualità e innovazione nella lotta al rischio di infezioni Il set procedurale personalizzato è l’insieme dei dispositivi medici monouso assemblati in base a specifiche richieste dello staff medico, per rispondere in modo adeguato alle necessità e alle caratteristiche dei vari protocolli chirurgici. Attraverso la personalizzazione del set procedurale si ottimizzano tempi e costi di lavoro, concedendo più tempo alla cura del paziente.

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JOURNAL of OSSEOINTEGRATION

ISSN (Print): 2036-413X ISSN (Online): 2036-412I

SOMMARIO

JOURNAL OF OSSEOINTEGRATION Vol. 5, N. 3 ottobre 2013 - quadrimestrale © Ariesdue Srl Non è permessa la riproduzione di articoli della rivista senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Tutti gli articoli pubblicati sulla rivista sono redatti sotto la responsibilità dell’autore. La rivista Journal of Osseointegration è spedita in abbonamento: l’indirizzo in nostro possesso verrà utilizzato per l’invio di questa e di altre pubblicazioni o per l’inoltro di proposte di abbonamento. Ai sensi della legge 675/96 sulla tutela della privacy, è nel diritto del ricevente richiedere la cessazione dell’invio e/o l’aggiornamento dei dati. Registrazione del Tribunale di Como n. 12-08 del 14.4.2008

ORIGINAL PAPERS

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STAMPA Pronto Stampa s.r.l. Unità locale Verdellino (BG) ARIESDUE Via Airoldi, 11 22060 Carimate (Co) Tel. +39(0)31792135 Fax +39(0)31790743 www.ariesdue.it email: info@ariesdue.it

Valutazione dell’osteointegrazione di impianti in zirconio modificati al laser a femtosecondi e impianti in zirconio non trattato: studio istomorfometrico nel cane con tre mesi di follow up J.L. Calvo-Guirado, M.L. Ramos-Oltra, B. Negri, R.A. Delgado-Ruíz, P. Ramirez-Fernández, J.E. Mate-Sánchez, M. Abooud, J. Gargallo Albiol, M. Satorres Nieto, G. Romanos Impianti postestrattivi posizionati in siti alveolari affetti da lesioni periapicali: revisione della letteratura

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CASI AL BIVIO

CASI AL BIVIO

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RIABILITAZIONE FUNZIONALE ED ESTETICA IN UN CASO DI EDENTULIA TOTALE

Massimo Frosecchi

Arthur B. Novaes Jr., Valdir A. Muglia, Umberto D. Ramos, Danilo M. Reino, Lauro G. Ayub

RUBRICHE Carico occlusale immediato di impianti Tapered Internal Laser-Lok® nelle riabilitazioni di edentulie parziali: studio clinico e radiografico a 24 mesi

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S. Longoni, L. Dusi, A. Baldini, S.G. Marino, M. Sartori

PRODOTTI, AZIENDE, EVENTI

L'INTERVISTA

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ABBONAMENTO

GRAFICA E WEB Michele Moscatelli email: grafica@ariesdue.it Simone Porro email: simone@ariesdue.it

Ottobre 2011; 3(3)

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i n f o @ r h e i n 8 3 . c o m


journal of osseointegration l’intervista

L'intervista direttore Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio delle malattie parodontali e peri-implantari dell'Università di Ferrara,

Leonardo trombelli Professor Trombelli, nel 2014 si terrà la settima edizione del Corso Avanzato di Parodontologia dell’Università di Ferrara. Può indicarcene i contenuti principali? Il proposito con il quale è stato progettato, fin dalla sua prima edizione, il Corso Avanzato di Parodontologia è la formazione clinica, relativa alle metodiche più accreditate di chirurgia parodontale, di odontoiatri e medici-chirurghi con specializzazione in odontoiatria. Le lezioni frontali, tenute dal sottoscritto, spazieranno dalle indicazioni e controindicazioni delle principali metodiche chirurgiche alle procedure tecnico-operative per l’esecuzione di interventi di chirurgia ossea resettiva, ossea ricostruttiva e plastica ricostruttiva. Nelle edizioni più recenti il programma didattico del Corso è stato arricchito, aumentandone i risvolti pratici-applicativi e rendendone ancora più accattivanti i contenuti. Quali novità sono state inserite nel prossimo programma didattico? A supporto delle lezioni frontali, che costituiscono il cardine attorno al quale ruota tutto il Corso, ho ritenuto opportuno effettuare alcune integrazioni del programma didattico. In primo luogo, in occasione di ciascun incontro i corsisti vedranno applicare le nozioni teoriche apprese nelle lezioni frontali durante interventi live di chirurgia parodontale che potranno essere seguiti attraverso un sistema audiovisivo di elevatissima qualità. Inoltre, i corsisti eseguiranno ciascuna tecnica chirurgica durante sessioni di esercitazione pratica su modello e discuteranno collegialmente, con il corpo docente e gli altri corsisti, i casi clinici trattati nella propria attività ambulatoriale. Dall’edizione 2009, infine, ho deciso di introdurre un modulo didattico dedicato specificamente alla discussione guidata della letteratura scientifica parodontale, tenuto dal dottor Roberto Farina, Master di Ricerca Clinica ed Epidemiologica, per dare un sostegno alle tecniche chirurgiche proposte attraverso l’analisi del background scientifico di ciascuna tecnica, e non da ultimo, per consentire al corsista di imparare a reperire, leggere e interpretare autonomamente un articolo scientifico, facilitandone l’autoaggiornamen-

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to anche una volta terminato il Corso. Tra le tematiche più innovative trattate nell’ambito del Corso c’è una nuova tecnica chirurgica elaborata all’interno del Centro di Ricerca da lei diretto. Può darci qualche informazione a riguardo? L’edizione 2014 del Corso Avanzato sarà ricca di nuovi spunti, in gran parte derivanti dall’attività dei clinici e dei ricercatori che lavorano presso il Centro di Ricerca per lo Studio delle Malattie Parodontali e Peri-Implantari dell’Università di Ferrara. Sul versante clinico, come ben diceva, dal 2007 stiamo lavorando su una tecnica chirurgica minimamente invasiva, il “Single Flap Approach”, indicata nel trattamento ricostruttivo dei difetti parodontali infraossei. Tale tecnica ci ha dato risultati estremamente promettenti, consentendo di semplificare notevolmente il management intraoperatorio di tali lesioni ma, allo stesso tempo, mantenendo una efficacia clinica sovrapponibile a quella di altre procedure convenzionali più complesse da applicare. Questa tecnica, insieme ad altre, entrerà a far parte del bagaglio culturale di ciascun corsista. Considerando l’esperienza delle scorse edizioni del Corso, ritiene che la chirurgia live e le esercitazioni pratiche consentano ai corsisti il raggiungimento dell’autonomia operativa necessaria per gestire un paziente parodontalmente compromesso? Il raggiungimento di un’autonomia operativa da parte del corsista rappresenta, senza ombra di dubbio, l’intento principale con il quale è stato pensato questo Corso. E proprio la struttura del Corso garantisce la ridondanza didattica adeguata per consentire al corsista di raggiungere la sicurezza necessaria per l’operatività sul paziente. Ciascuna metodica chirurgica, infatti, viene analizzata in termini di razionale scientifico durante la discussione guidata della letteratura, scorporata in una serie di step operativi durante le lezioni frontali, eseguita durante le esercitazioni pratiche e, in ultimo, verificata durante la discussione dei casi clinici. In ogni caso, anche al termine del corso, il corpo docente rimane a disposizione del corsista che, a sua discrezione, ha sempre un riferimento al quale esporre le proprie perplessità e rivolgere i propri quesiti. Ci sono requisiti specifici che vengono richiesti a coloro che desiderano avere accesso al Corso? Nessun particolare requisito specifico, fatta eccezione per la Laurea in Odontoiatria o in Medicina e Chirurgia. Data la natura avanzata del Corso e considerato il fatto che sia quasi interamente dedicato alla parte chirurgica, tuttavia, si richiede che i partecipanti possiedano già un bagaglio di informazioni relative all’anatomia orale e alla parodontologia di base. Ad ogni modo, le nozioni basilari per un corretto inquadramento diagnostico e prognostico del paziente e delle condizioni patologiche sito-specifiche nonchè i concetti cardine della chirurgia parodontale verranno ripresi a partire dalle basi, garantendo un avanzamento e un apprendimento uniforme per tutti i corsisti.

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jOurnal of osseointegration Prodotti, aziende, eventi

prodotti aziende eventi Simposio interdisciplinare sul benessere del volto rimini, 13 e 14 dicembre 2013 Nei giorni 13 e 14 dicembre il Palacongressi di Rimini diventerà il punto di riferimento per tutti quei professionisti che, afferenti da diverse specialità, hanno come obiettivo il benessere del volto sia funzionale che estetico. Oggi, l’aspetto estetico del viso coinvolge sempre più il modo di apparire e di entrare in relazione con il mondo esterno e con la vita sociale. In questo senso, quindi, mai come ora si può definire appropriato l’assunto secondo il quale “la forma rivela la sostanza”. La bellezza del viso, infatti, conferisce al soggetto un benessere psico-fisico che consente un atteggiamento positivo nella vita di tutti i giorni. Con l’espressione di caratteristiche che sono proprie di ogni singola persona, nel viso si fondono apparenza e identità uniche e distinguenti.

Il volto, però, comprende diverse strutture che possono essere alterate da determinati fattori (età, sesso, fumo, esposizione solare,malformazioni scheletriche, asimmetrie facciali,patologie) o da peculiarità che l’individuo non riesce ad accettare e per le quali richiede un intervento sempre più mirato. Le aree di pertinenza medica che interessano il volto coinvolgono diverse figure professionali,talvolta distanti le une dalle altre e non coordinate tra loro. Da qui nasce l’esigenza e la consapevolezza della necessità di riunire in un evento scientifico le diverse competenze, proponendo il Simposio dal titolo “Il viso al centro del piano di trattamento integrato”. Come spiega il dottor Mauro Merli, Responsabile Scientifico dell’Accademia Dento-Facciale interFACE e promotore del Simposio, “l’evento nasce proprio dall’idea di coniugare la professionalità di diversi specialisti per favorire una diagnosi multidisciplinare e un piano di cura appropriato. Esaminare il viso nel suo complesso, dalle differenti latitudini di ogni singola area specialistica consente una valutazione volta ad ampliare gli orizzonti, fondendoli insieme in un iter diagnostico e terapeutico completo e di maggiore qualità. Questo evento traccia un percorso dove l’unione dei diversi specialisti approda ad un dialogo fattivo tra le parti ed una collaborazione scientifica per l’elevazione dell’analisi e delle scelte da operare. La moderna odontoiatria, la chirurgia maxillo-facciale, la chirurgia plastica-estetica e la dermatologia, dalle diverse prospettive convergono insieme nell’esame e correzione delle alterazioni ed inestetismi del viso nella sua interezza. In questo processo, il paziente è posto al centro e messo in condizione di trovare tutte le risposte per migliorare il proprio aspetto e per sorridere esprimendo la gioia di vivere”. Articolato in due intense giornate, il programma del Simposio propone un panel di relatori di rilievo che trasmetteranno ai partecipanti le loro esperienze cliniche pratiche, avvalendosi in alcuni momenti della moderna tecnologia dei video in 3D.

info MJ EVENTI SaS Viale dei Mille, 9 - 50131 Firenze Fax 055 5059360 - E-mail: eventi@mjeventi.eu

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jOurnal of osseointegration Prodotti, aziende, eventi

Corso di aggiornamento Sio napoli, 9 novembre 2013 Il prossimo Corso di Aggiornamento della Società Italiana di Implantologia Osteointegrata (SIO) è dedicato alla memoria del Prof. Giorgio Vogel, recentemente scomparso. Il Professor Vogel, Past President della Società Italiana di Implantologia Osteointegrata (SIO), ha contribuito in maniera determinante alla programmazione e alla realizzazione del percorso evolutivo dell’Odontoiatria italiana e della nostra società scientifica. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile, ma nel contempo una preziosa eredità in termini di insegnamenti scaturiti dalla sua attività didattica, clinica e di ricerca. Il Prof. Vogel rimarrà sempre vivo nel futuro percorso della SIO, nel cuore di noi Soci Attivi e di tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Il I° Memorial Giorgio Vogel dal titolo “Il Trattamento Ambulatoriale Chirurgico dei Tessuti Duri e Molli Finalizzato al Successo della Riabilitazione Implanto-Protesica” si terrà a Napoli il 9 Novembre 2013 presso l’Hotel RoyalContinental. Il programma, contraddistinto dall’attualità dei temi e dalla presenza di relatori tra i più esperti al mondo sugli argomenti del corso, prevede il susseguirsi di quattro relazioni inerenti la risoluzione della carenza dei tessuti duri e molli finalizzata al trattamento implanto-protesico. Frequentemente l’odontoiatra, nell’affrontare la riabilitazione dell’edentulia nelle sue varie forme, deve confrontarsi con il concomitante deficit dei tessuti duri e molli. Nei casi di carenza ossea la posizione dell’impianto non deve essere condizionata dalla ridotta disponibilità di osso residuo, ma deve essere guidata dalla futura protesi mediante il ripristino di un volume osseo adeguato. Anche nei casi di carenza dei tessuti molli, per ottimizzare i risultati della riabilitazione, l’odontoiatra deve ricreare una valida condizione di altezza e spessore di mucosa cheratinizzata che contribuisce significativamente al raggiungimento e al mantenimento di soddisfacenti risultati funzionali ed estetici. I relatori porranno particolare attenzione all’inquadramento diagnostico dei deficit tissutali, alla formulazione del piano di trattamento, all’attuazione della terapia chirurgica mostrando, anche con l’ausilio di videofilmati, le diverse tecniche soffermandosi su ogni singola fase, dall’incisione alla sutura. Essi dedicheranno particolare attenzione alla prevenzione e alla gestione delle complicanze associate alle tecniche chirurgiche. Alla fine di ogni relazione è prevista un’ampia discussione in cui il relatore risponderà ai quesiti del moderatore e dei partecipanti. Questi ultimi avranno la possibilità di formulare le loro domande sia prima dell’evento, inviando una e-mail alla segreteria organizzativa, che durante le relazioni inviando un sms al moderatore. Tutto ciò risulterà particolarmente efficace

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per i partecipanti che avranno la possibilità di ampliare le conoscenze sull’argomento e soprattutto di acquisire nuove importanti competenze pratiche da inserire nella propria attività professionale quotidiana.

info SIO - Società Italiana di Implantologia Osteointegrata www.osteointegrazione.it

CarieX, la soluzione per la secchezza delle fauci La secchezza orale è una condizione complessa e spesso sottovalutata, ma che risulta molto frustante per i pazienti che ne sono soggetti. Questo problema si può manifestare con una lieve riduzione del flusso salivare, come inconveniente transitorio in seguito a stress o nervosismo, sino a quadri di grave compromissione della salute orale che riguarda sia i tessuti duri che i tessuti molli. La secchezza delle fauci, detta anche xerostomia, rappresenta solamente il sintomo di una serie di malattie che, a vario titolo, coinvolgono le ghiandole salivari con alterazioni della loro funzione secretiva. La saliva, gioca infatti un ruolo fondamentale in molti processi: non solo conserva la bocca

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jOurnal of osseointegration Prodotti, aziende, eventi

umida, ma aiuta nella digestione, protegge i denti, previene le infezioni controllando i batteri presenti nella bocca e rende possibile la masticazione e la deglutizione. Nonostante non sia ancora stato scientificamente stabilita una riduzione del flusso salivare legato all’età, c’è però evidenza sul legame tra farmacoterapia e iposalivazione, l’incremento dell’assunzione di medicamenti osservabile con l’invecchiamento della popolazione costituisce quindi uno dei fondamenti per spiegare l’aumento marcato della prevalenza della xerostomia nella popolazione generale. Diverse patologie sistemiche inoltre, come la sindrome di Sjögren, il diabete, l’artrite reumatoide, il lupus eritematosus sistemico, sono associate alla presenza di xerostomia così come è osservabile nei pazienti trattati con radioterapia nella zona testa e collo. Il disturbo della funzione salivare diventa pertanto un problema medico e socioeconomico sempre più pressante. Sempre più attenzione viene così posta dal mondo scientifico non solo sull’iposalivazione, nel suo aspetto di riduzione della salivazione, ma anche sulla composizione molecolare della saliva. Una review della Cochrane comparsa nel 2011 ha concluso che nessuno dei prodotti sostitutivi della saliva disponibili sul mercato è risultato in grado di controllare efficacemente i sintomi legati alla secchezza orale. In quest’ottica nasce CARIEX®, sviluppato in collaborazione con l’Università Insubria di Varese, per controllare i sintomi della xerostomia. Si tratta di un nuovo spray, in una pratica confezione tascabile, acquistabile in farmacia e utilizzabile in qualsiasi situazione. Il prodotto è caricato di bicarbonato in una miscela di oli essenziali e acido ialuronico, che garantisce un ottimo controllo del pH salivare, una lubrificazione delle mucose orali e pertanto un’immediata sensazione di sollievo per il paziente affetto. La mucoadesività del prodotto permette un’azione che si protrae nel tempo, con un efficace sostegno della capacità tampone salivare. Il bicarbonato di sodio nel cavo orale si dissolve in acqua e anidride carbonica in presenza di acidità, CARIEX® può quindi essere utilizzato ripetutamente nell’arco della giornata e durante la notte, applicando lo spray sulle mucose orali, senza alcuna controindicazione o effetto collaterale. Infatti, bastano solo tre spruzzi quando si ha la sensazione di secchezza e dopo ogni pasto. CARIEX® è inoltre in grado di risolvere i problemi di micosi (candidosi) spesso osservabili nei soggetti che soffrono di iposalivazione. La possibilità di sostenere la capacità tampone salivare permette inoltre di ridurre i fenomeni di carie e di erosione tipicamente osservabili nel paziente xerostomico e la presenza di xilitolo rappresenta inoltre una pressione ecologica positiva sulla flora batterica orale rendendola meno acidogena.

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Oltre alle suture chirurgiche tradizionali in seta, poliestere e PGA riassorbibili, Omnia amplia l'offerta di suture chirurgiche con l'introduzione della nuova generazione di suture: le PTFE (politetrafluoroetilene). Le suture chirurgiche Omnia in PTFE sono morbide e chimicamente non reattive, presentano una forte tenuta del nodo e la qualità stabile nel tempo. Rispetto ad altri punti di sutura monofilamento sintetici, questo materiale è altamente tollerato nella cavità orale. Inoltre, le suture in PTFE sono ideali per limitare l'infiammazione, il sanguinamento e altri effetti collaterali che possono verificarsi durante il riavvicinamento dei tessuti molli. Il materiale da sutura PTFE consiste in un microstruttura altamente porosa, con circa il 35% in volume di aria. ll PTFE non è assorbibile, è biologicamente inerte e chimicamente senza effetti collaterali. Data la natura del monofilamento la carica batterica è preclusa fin dall’inizio. Le suture PTFE Omnia sono caratterizzate da un monofilamento resistente di grande fluidità tra i tessuti, dotato di eccellente biocompatibilità, è biologicamente inerte, in modo da contenere infiammazione lungo la sutura frontiere, ed è confortevole e morbido per il paziente. Le suture PTFE Omnia, presentano caratteristiche estremamente simili alle Suture Gore, prodotto non più in commercio nel settore odontoiatrico. Durante le fasi di test hanno suscitato riscontri positivi da parte dei vari utilizzatori. Scegliere il materiale più adeguato al caso che ci si appresta ad affrontare è un presupposto di base per migliorare la guarigione del paziente riducendo il rischio di infezioni. Il materiale adeguato consentirà al chirurgo di approssimare il lembo con il minor trauma possibile e la maggior precisione possibile. Le suture in PTFE sono ideali per qualsiasi operazione di chirurgia implantare, parodontale e innesto osseo dove è consigliato l'utilizzo di una sutura monofilamento con scarsa adesione batterica. Sono disponibili in varie combinazioni di diametro/lunghezza e diversi tipi di aghi, nella pratica confezione da 12 pezzi.

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© ariesdue Ottobre 2013;5(3)


journal of osseointegration

J.L. CaLVo-GuiRado1, M.L. RaMos-oLtRa1, B. neGRi1, R.a. deLGado-Ruíz2, P. RaMiRez-FeRnández1, J.e. Mate-sánChez1, M. aBooud2, J. GaRGaLLo aLBioL, M. satoRRes nieto3, G. RoManos4 1

Dipartimento di odontoiatria generale e implantologia, Facoltà di Medicina e odontoiatria; università di Murcia, spagna Dipartimento di Protesi e tecnologia digitale, scuola di odontoiatria, stony Brook university, New York, usA 3 Dipartimento di Chirurgia orale, università Internazionale della Catalogna, Barcellona, spagna 4 scuola di odontoiatria, stony Brook university, New York, usA 2

Valutazione dell’osteointegrazione di impianti in zirconio modificati al laser a femtosecondi e impianti in zirconio non trattato: studio istomorfometrico nel cane con tre mesi di follow up Per CITAre quesTo ArTICoLo Calvo-Guirado JL, ramos-oltra ML, Negri B, Delgado-ruíz rA, ramirez-Fernández P, Matesánchez Je, Abooud M, Gargallo Albiol J, satorres Nieto M, romanos G. osseointegration of zirconia dental implants modified by femtosecond laser vs. zirconia implants in healed bone: a histomorphometric study in dogs with three-month follow-up. J osseointegr 2013;5(3):39-44.

Riassunto scopo Lo scopo del presente studio è stato valutare la stabilità e l’osteointegrazione di impianti in zirconio modificati al laser a femtosecondi e impianti in zirconio con superficie sabbiata. Materiali e metodi In questo studio sono stati utilizzati in totale 48 impianti. Dopo l’estrazione dei premolari (P2, P3 e P4) e dei molari ((M1) e dopo aver atteso un periodo di guarigione di 2 mesi, gli impianti sono stati inseriti casualmente in entrambe le emiarcate del mascellare inferiore di 6 cani Foxhound americani. In particolare, sono stati posizionati 16 impianti in zirconio con superficie sabbiata nella porzione endossea (gruppo di controllo), 16 impianti in zirconio sabbiati e trattati al laser a femtosecondi solamente sulla porzione endossea del collo implantare (gruppo di studio A) e 16 impianti in zirconio sabbiati e modificati al laser a femtosecondi su tutta la porzione endossea (gruppo di studio B). La stabilità è stata valutata tramite Periotest, mentre l’osteointegrazione tramite il contatto osso-impianto (BIC), ottenuto attraverso un analisi istomorfometrica condotta su prelievi effettuati 1 e 3 mesi dopo l’intervento chirurgico. Risultati Tutti gli impianti sono risultati stabili; i valori al Periotest nel gruppo di controllo erano -5.75 ± 0.22; nel gruppo di studio A -6.125 ± 0.26 e nel gruppo di studio B -7.625 ± 0.27. I valori di BIC erano superiori negli impianti del gruppo B sia a 1 che a 3 mesi. Non sono state rilevate differenze tra il gruppo di controllo e il gruppo A nei periodi esaminati. Conclusioni I risultati del presente studio suggeriscono che il trattamento superficiale degli impianti in zirconio con laser a femtosecondi aumenta la stabilità implantare e il contatto tra osso e impianto.

Ottobre 2013; 5(3) © ariesdue

PAroLe ChIAve Contatto tra osso e impianto; Impianti in zirconio; Laser a femtosecondi; Modello animale; stabilità implantare.

intRoduzione L’utilizzo e il comportamento degli impianti in titanio sono stati ormai ampiamente analizzati anche in studi a lungo termine (1-3). Il titanio è considerato il “gold standard” tra i materiali attualmente utilizzati per gli impianti. Molti studi hanno dimostrato elevate percentuali di successo e sopravvivenza degli impianti in titanio in diverse applicazioni (4, 5). D’altra parte, sono stati riferiti anche complicazioni e svantaggi, come la sensibilità al titanio e alle sue leghe, reazioni allergiche (6-8), recessione gengivale intorno agli abutment nelle aree estetiche e le relative complicanze (9). Recentemente, è stato proposto l’utilizzo di impianti in zirconio come alternativa al titanio. È noto che le ceramiche hanno una eccellente biocompatibilità e una elevata resistenza all’usura e sono ampiamente utilizzate in varie applicazioni cliniche (10). I recenti progressi nello sviluppo di ceramiche dall’elevata resistenza meccanica le hanno rese molto interessanti come nuovi materiali per l’implantologia orale. Lo zirconio tetragonale parzialmente stabilizzato con ittrio offre diversi vantaggi per la sua resistenza alla flessione ed elevata resistenza alla frattura (11). Gli impianti in zirconio hanno mostrato una eccellente risposta ossea, reazioni infiammatorie minime in prossimità della superficie, biocompatibilità, eccellenti proprietà estetiche, bassi livelli di adesione batterica e patogena, elevata resistenza alla frattura e alla compressione (12-18). Al fine di migliorare la stabilità iniziale e l’osteointegrazione, gli impianti in zirconio sono stati trattati con

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journal of osseointegration Calvo-Guirado j.l. et al.

diversi metodi, quali modificazioni della superficie con mezzi chimici e farmacologici, tra i quali si ricordano: che prevedono il rivestimento con uno strato di CaP, sabbiatura o impregnazione con collagene di tipo 1 e soluzioni di bifosfonati (20), sabbiatura in combinazione con mordenzatura acida (21), incorporazione di nanocristalli di CaP (22, 23), sabbiatura con l’aggiunta di aree macro e microritentive nella porzione apicale (24), mordenzatura con acido idrofluoridrico (25), rivestimento con uno strato di ossido di titanio in grado di liberare calcio (26), sabbiatura in combinazione a mordenzatura acida e alcalina (27), rivestimento con zirconio tramite elettrodeposizione chimica più un rivestimento di glicina (28). Recentemente è stato proposto il microirruvidimento tramite laser a femtosecondi per modificare la superficie dello zirconio degli impianti dentali ottenendo alcuni vantaggi quali: incremento della ruvidità di superficie senza aumentare la fase monoclinica (30) e miglioramento della densità ossea quando viene applicato il carico immediato (31), rendendo il contatto tra osso e impianto è sovrapponibile a quello riscontrabile negli impianti in titanio (32). Lo scopo del presente studio è stato valutare la stabilità, tramite Periotest, e l’osteointegrazione, attraverso l’analisi istomorfometrica, di impianti dentali in zirconio modificato con laser a femtosecondi e impianti in zirconio con superficie sabbiata.

MateRiaLi e Metodi Procedure cliniche

Per lo studio sono stati utilizzati 6 cani Foxhound americani dell’età di un anno, del peso di 14-15 kg. Lo studio è stato approvato dal comitato Etico per la ricerca sugli animali dell’Università di Murcia (Spagna) nel novembre 2010. Il progetto dello studio era conforme al decreto reale 1201 del 10 ottobre 2005 sulla protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o scientifici e alla legge 32 del novembre 2007 per le cure da riservare agli animali durante l’allevamento, il trasporto, la sperimentazione e il sacrificio. Inoltre, il progetto ha seguito le linee guida stabilite dal Consiglio direttivo della comunità europea del 24 novembre 1986 (86/609/EEC) e la direttiva 2013/63/EU del parlamento europeo e del consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici. Durante tutte le procedure chirurgiche gli animali sono stati preanestetizzati con acepromazina (0,2-1,5% mg/ kg i.m.) (Labiana Life sciences SA, Pfizer, Barcellona, Spagna) 10 minuti prima della somministrazione di butorfanolo (0,2 mg/kg) e metedomidina (7 mg/kg). È stato inserito un catetere endovenoso nella vena cefalica e il propofol è stato iniettato con perfusione lenta e costante di 0,4 mg/kg/min. L’anestesia locale per infiltrazione è stata somministrata nei siti chirurgici. Queste procedure sono state condotte

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sotto la supervisione di un chirurgo veterinario (NM). È stata effettuata una incisione intrasulculare partendo dall’aspetto distale di P1 a quello mesiale di M2, sollevando un lembo a tutto spessore per esporre le creste ossee e le corone intere di P2, P3, P4 e M1. I denti sono stati poi sezionati in direzione vestibololinguale alla biforcazione utilizzando una fresa in carburo di tungsteno, e le radici sono state estratte singolarmente utilizzando periotomo e forcipe, evitando di ledere le pareti ossee. Sono state effettuate le estrazioni bilaterali mandibolari (P2, P3, P4 e M1). La chiusura delle ferite è stata effettuata utilizzando suture singole riassorbibili (Dexon 3-0, Davis & Geck, American Cyanamid Co., Wayne, NJ, USA). Nella prima settimana dopo l’intervento agli animali sono stati somministrati antibiotici e analgesici: amoxicillina (500 mg due volte al giorno) e ibuprofene (600 mg, tre volte al giorno) per via sistemica. I cani sono stati alimentati con una dieta morbida per 14 giorni seguiti dalla normale dieta a base di alimenti secchi.

impianti

Nel presente studio sono stati utilizzati gli impianti White-sky (Bredent medical GmbH &Co. KG, Senden, Germania) in zirconio sabbiati di 4 mm di diametro e 10 mm di lunghezza (Fig. 2A, 2B). Il processo di modificazione della topografia di superficie (29) è stato realizzato utilizzando un sistema basato sull’oscillatore allo zaffiro Tsunami® Ticon (Spectra Physics, Newport Corporation, Alberta, Canada) che emette pulsazioni di centinaia di femtosecondi (1 fs = 10-15 s) vicino alle lunghezze d’onda degli infrarossi (795 nm) ed energia nell’ordine dei 10 nJ con una quota di ripetizione del 80 MHz di rata di ripetizione. Al fine di offrire energia sufficiente, è stato connesso a un amplificatore rigenerativo Spitfire (Spectra Physics, Newport Corporation Alberta, Canada) che utilizza la tecnica CPA (chirped pulse amplification). Gli impulsi in uscita dell’amplificatore sono stati emessi per una durata di120 fs e con energie nell’ordine dei millijoule. Il tasso di ripetizione del sistema era di 1 kHz. L’impulso in uscita aveva una polarizzazione lineare e una distribuzione Gaussiana trasversa (modello TEM00), con ampiezza del raggio di circa 9 mm (Fig. 1).

Procedura di inserimento implantare

Sono stati utilizzati in totale 48 impianti dentari successivamente divisi in 3 gruppi di 16 unità ciascuno: impianti in zirconio con superficie sabbiata sulla porzione endossea (gruppo controllo); impianti in zirconio sabbiati sottoposti a trattamento laser nella porzione endossea del solo collo implantare (gruppo test A); impianti in zirconio sabbiati con trattamento laser lungo l’intera porzione endossea (gruppo test B) (Fig. 2). I 48 impianti sono stati posizionati casualmente (www. randomization.org) in aree molari e premolari delle mandibole edentule dei cani. Gli impianti sono stati inseriti dopo un periodo di guarigione di 2 mesi. Dopo l’incisione crestale è stato solleva-

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journal of osseointegration Impianti in zirconio modificto con laser a femtosecondi e impianti in zirconio: follow-up a 3 mesi

mm di diametro e 10 mm di lunghezza. In ciascuna mandibola sono stati posizionati 4 impianti a vite cilindrica, tutti delle stesse dimensioni nella porzione endossea.

Periotest

FIG. 1 Apparecchio laser e per il microirruvidimento. L’immagina di destra mostra la fonte laser, a sinistra il complesso sistema di lenti the guida il raggio laser sulla piattaforma di trattamento.

La stabilità implantare è stata valutata utilizzando il dispositivo Periotest (Siemens, Bensheim, Germania) calibrato da -8 (massima stabilità ) a un massimo di +50 (minima stabilità), registrando i valori Periotest (PT) ottenuti per ciascun impianto in zirconio. La prima serie di registrazioni Periotest è stata effettuata immediatamente dopo l’inserzione degli impianti. La ricalibrazione è stata effettuata per ciascun periodo prima delle misurazioni, al fine di assicurare la riproducibilità; un unico operatore (MR) ha registrato tre misurazioni ripetute, ed è stata effettuata la media.

sacrificio

FIG. 2 visione clinica dei campioni degli impianti da ciascun gruppo di studio. Il gruppo di controllo (impianti in zirconio con superficie sabbiata), il gruppo test A (impianti in zirconio sottoposti a trattamento sul collo implantare) il e gruppo test B (impianti in zirconio in cui le microscanalature sono state effettuate sull’intera superficie endossea). Gli impianti sottoposti al trattamento laser mostrano una caratteristica area scura corrispondente alle superfici microirruvidite con il laser. FIG. 3 Campioni contenenti impianti in zirconio dopo il sacrificio e il recupero. A sinistra visione occlusale, a destra visione vestibolare.

to un lembo a tutto spessore dall’area P1 a M2 e ciascun sito è stato preparato seguendo il protocollo consigliato dal produttore degli impianti (Bredent medical GmbH &Co. KG, Senden, Germania), preparando un sito di 4

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Tre animali sono stati sacrificati dopo un mese e i rimanenti tre sono stati sacrificati dopo un periodo di guarigione di tre mesi. Per l’eutanasia, il chirurgo veterinario ha somministrato pentobarbital sodico (Abbott Laboratories, Chicago, IL, USA) e successiva perfusione con un fissativo (soluzione di formaldeide al 4%) attraverso l’arteria carotidea. Le mandibole sono state dissezionate in blocco e i tessuti molli circostanti sono stati staccati (Fig. 3).

Preparazione ed esame istologico

Lo studio istologico e istomorfometrico è stato effettuato al Dipartimento di Patologia dell’Università di Colonia (Germania). I campioni sono stati fissati in formalina e disidratati tramite una serie di applicazioni gradualmente crescenti di etanolo per 15 min ciascuno e asciugati con soluzioni di acetone al 30%, 50%, 70% e 90% per 15 min ciascuna, poi al 100% di acetone per 30 min. I campioni sono stati poi inglobati in metilmetacrilato (Technovit 7100®, Heraeus Kulzer, Wehrheim, Germania). Utilizzando una microlama diamantata (ExaktApparatebau, Norderstedt, Germania), i campioni sono stati tagliati in direzione vestibololinguale in sezioni dello spessore di 100 µm lungo l’asse di ciascun impianto. Le sezioni sono state portate a uno spessore di 50-80 µm utilizzando tecniche di lucidatura con dischi di carta abrasiva extrafine con una granulometria di 2000 grani. In tal modo, sono state ottenute tre sezioni centrali per ciascun impianto. Infine i campioni sono stati colorati con blu di Toluidina. Le sezioni sono state studiate e analizzate al microscopio (Olympus BX 61, Amburgo, Germania). L’esame istomorfometrico è stato effettuato utilizzando una telecamera (Sony eCCD, Berlino, Germania) a un ingrandimento di 70x. Le immagini sono state digitalizzate (Axiophot System, Zeiss) e sono stati stabiliti i punti di riferimento. I valori di BIC sono stati calcolati in termini di osso a contatto diretto con l’impianto in rapporto al perimetro totale dell’impianto (Fig. 4).

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journal of osseointegration Calvo-Guirado j.l. et al.

FIG.4 Immagine radiografica di impianto in zirconio che mostra l’area dove è stata misurata la BIC.

FIG. 5 Campioni istologici di: A, superficie non trattata (gruppo di controllo); B, collare trattato (gruppo A); C, intera superficie trattata (gruppo B), che mostra la presenza di osso più denso negli impianti modificati con il laser. Ingrandimento a 10x. Colorazione al blu di Toluidina.

analisi statistica

RisuLtati

L’architettura trabecolare dell’osso intorno agli impianti in zirconio è stata classificata come osso lamellare a causa dell’apposizione circolare delle lamelle ossee intorno ai canali di Havers. Tutti i gruppi mostravano qualche segno di rimodellamento naturale dell’osso, apposizione di matrice osteoide e osteoblasti o lacune di osteoclasti. Si osservavano strutture di osso maturo con osteoblasti all’interno dell’osso mineralizzato e stretti allineamenti di osteoblasti che circondavano le trabecole ossee. Si poteva osservare negli impianti in zirconio trattati con laser a femtosecondi l’esistenza di osso lungo l’area irruvidita e l’inserimento di tessuti molli nelle microscanalature, come si può notare a un maggiore ingrandimento (Fig. 6).

dati clinici

analisi istomorfometrica

L’analisi statistica è stata effettuata utilizzando il software SPSS 16.0 (SSPS Inc., Chicago, Ill., USA). L’analisi descrittiva è stata effettuata per ciascun gruppo e variabile. Per confermare la rappresentatività del campione è stato applicato il test di Kolmogorov-Smirnov (ANOVA) per determinare le differenze tra medie per variabili indipendenti. Il test post-hoc di Bonferroni è stato applicato per stabilire differenze fra le medie. I dati sono riportati come medie +/- deviazione standard (SD) con un livello di significatività di p<0,05.

Tutti gli animali hanno superato il periodo postoperatorio senza alcuna complicazione. Non sono stati rilevati fallimenti implantari nel periodo di studio (1 e 3 mesi). I tessuti molli si presentavano sani, privi di segni di infiammazione, iperemia, gonfiore o suppurazione.

Periotest

Al giorno 0 i valori ottenuti variavano tra -3 e -7. I valori più bassi sono stati ottenuti nel gruppo di controllo, seguito dal gruppo A e dal gruppo B. Ad 1 mese in tutti i gruppi i valori di PT erano diminuiti rispetto al giorno in cui era stato inserito l’impianto, ma le differenze non erano statisticamente significative. A 3 mesi è stato osservato in tutti i gruppi un aumento significativo dei valori di PT, con il gruppo B che presentava l’incremento maggiore (Tab. 1).

analisi istologica

È stata osservata la presenza di tessuti molli perimplantari, fino all’apice della cresta ossea. Non vi erano segni di infiammazione. A 3 mesi la densità dell’osso sembrava essere maggiore nelle aree con microscanalature (Fig. 5).

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I valori di BIC erano maggiori negli impianti del gruppo B dopo periodi di guarigione di 1 e 3 mesi. Non vi erano differenze significative tra il gruppo di controllo e il gruppo test A nei due periodi di studio. I valori di BIC nel gruppo test B erano significativamente maggiori rispetto agli altri due gruppi (Tab. 2, 3).

disCussione Il presente lavoro è stato progettato per studiare la stabilità e l’osteointegrazione di impianti in zirconio. Sono stati selezionati tre gruppi di impianti in zirconio

Pt VaLues

daY 0

1 Month

3 Months

Control

-4.25±0.21

-4.001±0.23

-5.75±0.22

Group A

-5.75±0.25

-5.125±0.21

-6.125±0.26

Group B

-6.625±0.24*

-6±0.2*

-7.625±0.27*

TAB. 1 Confronto dei valori di Periotest nei tre gruppi.

© ariesdue ottobre 2013; 5(3)


journal of osseointegration Impianti in zirconio modificto con laser a femtosecondi e impianti in zirconio: follow-up a 3 mesi

BiC

heaLinG PeRiod

n

MiniMuM %

MaXiMuM %

Mean

standaRd deViation

Control

1 month

8

27.3

40.34

31.786

13.04

3 months

8

35.12

52.06

37.864

16.94

1 month

8

30.21

38.32

33.732

8.11

3 months

8

40.23

53.53

38.265

13.35

1 month

8

42.16

53.64

44.6819

11.48

3 months

8

46.4

60.43

47.9423

14.03

Group A Group B

TABLe 2 BIC di tutti i gruppi a 1 e a 3 mesi (statistica descrittiva).

FIG. 6 si osserva osso all’interno dei solchi degli impianti in zirconio trattato con il laser. A: 20X. B: 40x. Colorazione al blu di Toluidina.

GRouP

1 Month Mean sd

3 Months Mean sd

Control

31.786 ± 5.89094

37.864 ± 3.01417

Group A

33.732 ± 3.41371

38.265 ± 1.78365

Group B

44.6819 ± 4.65768*

47.9423 ± 3.15423*

TABLe 3 Confronto del BIC tra i gruppi (media ± sD) (* p <0.05). Test post hoc di Bonferroni per confronto multiplo (* p <0.05).

aventi la stessa geometria ma con un diverso trattamento di superficie. La stabilità è stata valutata il giorno dell’inserimento degli impianti, a 1 e a 3 mesi, mentre l’analisi istologica è stata effettuata a 1 e a 3 mesi. È risaputo che la ruvidità microscopica della superficie dell’impianto esercita una forte influenza sul processo di osteointegrazione, dato che si riscontrano percentuali di BIC significativamente più elevate rispetto alle superfici lisce o lucidate. Nel presente studio, utilizzando una superficie moderatamente irruvidita tramite trattamento laser, sono stati riscontrati più elevati valori di BIC dopo 1 e 3 mesi di guarigione nei gruppi di impianti sottoposti al trattamento laser; in particolare tali valori erano significativamente maggiori nel gruppo di impianti con l‘intera superficie endossea trattata. L’osservazione istologica ha mostrato che l’utilizzo di impianti con moderata ruvidità di superficie risultante dal trattamento laser, può influire sulla quantità di tessuto osseo neoformato e sulla percentuale di BIC. Queste osservazioni sono sostenute da studi precedenti che hanno utilizzato impianti in zirconio con superfici microtrattate, come quelli di Lee et

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al., Kohal et al., Bacchelli et al. (22, 33, 34); tuttavia le modifiche superficiali non erano esattamente le stesse del presente studio, e quindi i risultati non possono essere pienamente confrontati. Rocchietta et al. (23) hanno confrontato le risposte del tessuto osseo di tre tipi di superfici di impianti in zirconio con superfici in titanio nel modello animale (coniglio) e hanno concluso che livelli nanometrici di trattamento di superficie non aumentavano la BIC. La dimensione delle microscanalature nel presente lavoro ha mostrato a livello istologico la penetrazione dell’osso all’interno delle microscanalature stesse, risultando in valori di BIC più elevati. Delgado-Ruiz et al. (31) hanno mostrato, in uno studio sul cane, che gli impianti in zirconio con superfici microscanalate davano come risultato un’aumentata densità ossea rispetto a impianti in titanio e in zirconio ma privi di microscanalatura, suggerendo che la presenza di microscanalature probabilmente ha un effetto sul rimodellamento osseo. Ciò è in accordo con i risultati del presente studio: sebbene a 1 mese le differenze non fossero significative, a tre mesi il BIC era aumentato, come risultato o del rimodellamento osseo o per il reale effetto delle microscanalature sulla crescita ossea. Calvo Guirado et al. (32) hanno riscontrato che gli impianti in zirconio con microscanalature sotto carico immediato davano come risultato un miglior valore di BIC e una maggiore stabilità dell’osso crestale quando gli impianti venivano inseriti sotto la cresta. Nel presente studio sono stati ottenuti dati simili relativamente alla BIC, sebbene del rimodellamento osseo sia stato notato, ma non misurato. Per quanto riguarda la stabilità implantare, il presente

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JOURNAL of OSSEOINTEGRATION Calvo-Guirado J.L. et al.

studio ha utilizzato il metodo Periotest e non l’analisi della frequenza di risonanza, poiché quest’ultima richiede il posizionamento di un attacco speciale (Smartpeg) che non è disponibile per gli impianti monoblocco in zirconio. Payer et al. (35) hanno effettuato uno studio retrospettivo su monoimpianti in zirconio nell’uomo. Per analizzare la stabilità hanno utilizzato il Periotest a 6, 12, 18 e 24 mesi dopo l’inserimento, applicando un carico provvisorio sui movimenti sia centrici che eccentrici, ottenendo valori inferiori a quelli del presente studio. Gli autori hanno utilizzato impianti in zirconio con superficie non trattata, il che potrebbe spiegare i valori Periotest inferiori. Nel presente studio alla più elevata stabilità primaria registrata al momento dell’inserimento degli impianti è seguita una riduzione della stabilità al primo mese e, infine, un rialzo della stabilità espressa come valori di Periotest più negativi a tre mesi. La stabilità analizzata durante il periodo di studio ha mostrato variazioni che probabilmente sono in relazione alla guarigione e al rimodellamento dell’osso, e sono in stretto rapporto con i valori di BIC. I risultati del presente studio devono essere valutati con attenzione per la limitata numerosità del campione e le differenze tra le specie; tuttavia l’inserimento di impianti in zirconio con microscanalature lungo l’intera superficie endossea si è rivelato positivo per il contatto tra osso e impianto e la stabilità di quest’ultimo.

ConCLusione Pur nei limiti del presente studio sul modello animale, si può concludere che la ruvidità di superficie degli impianti in zirconio potenziata dal trattamento laser aumenta la stabilità implantare. Il trattamento di superficie degli impianti in zirconio con laser a femtosecondi determina un aumento significativo del BIC.

RinGRaziaMenti Gli autori desiderano ringraziare il professor Daniel Rothamel dell’Università di Colonia (Germania) per il contributo dato allo studio. Lo studio ha ricevuto il sostegno di Bredent Medical (Germania). Gli autori infine dichiarano che non vi è conflitto di interessi.

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of Microgrooved Zirconia Dental Implants with Immediate Loading. Clin Implant Dent relat res 2013 . doi: 10.1111/cid.12069 Calvo-Guirado JL, Perez-Albacete Martínez C, Negri B, Delgado-ruíz rA, ramirezFernández P, Mate-sánchez Je, Abooud M, Gargallo Albiol J, satorres Nieto M. Mechanical, histological and histomorphometric evaluation of modified by femtosecond laser zirconia implants versus titanium implants. An experimental study in dogs at three months. J osseointegr 2013;5(2):19-26. Kohal rJ, Wolkewitz M, hinze M, han Js, Bächle M, Butz F. Biomechanical and histological behavior of zirconia implants: an experiment in the rat. Clin oral Implants res 2009;20:333–9. Bacchelli B, Giavaresi G, Franchi M, Martini D, De Pasquale v, Trirè A, Fini M, Giardino r, ruggeri A. Influence of a zirconia sandblasting treated surface on peri-implant bone healing: An experimental study in sheep. Acta Biomater. 2009;5:2246Payer M, Arnetzl v, Kirmeier r, Koller M, Arnetzl G, Jakse N. Immediate provisional restoration of single-piece zirconia implants: a prospective case series results after 24 months of clinical function. Clin oral Implants res. 2012 In press.

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journal of osseointegration

arthur B. novaes Jr.1, valdir a. Muglia3, uMBerto d. raMos1, danilo M. reino1, lauro g. ayuB2 1

Dipartimento di Chirurgia maxillofacciale, traumatologia e Parodontologia, Scuola di Odontoiatria di Ribeirao Preto, università di San Paolo, Ribeirao Preto, Brasile 2 Dipartimento di Clinica Odontostomatologica, Scuola di Odontoiatria, università Cattolica Pontificia di Rio Grande do Sul, Porto Alegre, Brasile 3 Dipartimento di Odontoiatria Protesica, Scuola di Odontoiatria di Ribeirao Preto, università di San Paolo, Ribeirao Preto, Brasile

impianti postestrattivi posizionati in siti alveolari affetti da lesioni periapicali: revisione della letteratura PER CItARE quEStO ARtICOLOE Novaes Jr. AB, Muglia VA, Ramos, uD, Reino DM, Ayub LG. Immediate implants in extraction sockets with periapical lesions: an illustrated review. J Osseointegr 2013;5(3):45-52.

riassunto scopo Gli impianti postestrattivi hanno raccolto grande interesse fin dalla prima volta in cui sono stati proposti. L’inserimento di impianti postestrattivi in sostituzione di elementi dentali con lesioni periapicali, invece, è a tutt’oggi una questione dibattuta. Lo scopo di questo studio è stato quello di realizzare una revisione della letteratura riguardante il posizionamento di impianti postestrattivi in siti alveolari coinvolti precedentemente da lesioni periapicali. Materiali e metodi È stata compiuta una ricerca sul database di medline\ EMBASE ed è stata realizzata una presentazione di due casi clinici che illustrano lo stato dell’arte del protocollo adottato per impianti postestrattivi in alveoli affetti da lesioni periapicali. In entrambi i casi presentati l’importanza dell’estetica era notevole e la lesione periapicale di dimensioni considerevoli. È stata pertanto effettuata una rimozione rigorosa del tessuto di granulazione, appropriati risciacqui, profilassi antibiotica e si è ottenuta una buona stabilità primaria dell’impianto. risultati e conclusioni In conclusione il protocollo utilizzato per l’inserimento di impianti postestrattivi in aree coinvolte da lesioni periapicali ha dato buoni risultati estetici e funzionali nei casi presentati in questo studio.

PAROLE CHIAVE Impianti dentali; Impianti postestrattivi; Innesto osseo; Lesione periapicale.

introduzione Dalla pubblicazione dei primi articoli riguardanti il processo di osteointegrazione e dopo i primi trial clinici (1,2),

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l’interesse per la riabilitazione su impianti è cresciuto notevolmente. Dapprima il trattamento era rivolto a pazienti con edentulia totale, in seguito venne esteso ai casi con edentulia parziale e impianti singoli. Il protocollo tradizionale per il trattamento con impianti osteointegrati prevede un intervallo di tempo dai 6 agli 8 mesi tra l’estrazione dell’elemento dentale e l’inserimento dell’impianto. Questo lungo periodo di attesa è associato ad un’inevitabile perdita ossea che avviene dopo la rimozione dell’elemento dentario. Un’insufficiente quantità di tessuto osseo al momento del posizionamento implantare costituirebbe una difficoltà per la riuscita dell’intervento. In presenza di quantità ossea insufficiente è necessario inclinare gli impianti o ricorrere all’ausilio di innesti ossei, incrementando la morbilità, i tempi di trattamento alla poltrona e i costi. Inizialmente la preoccupazione principale era rivolta alla qualità dell’osso e alle dimensioni del sito implantare. Grazie ai progressi nelle tecniche di rigenerazione ossea guidata e nell’utilizzo di innesti ossei, la maggior parte dei problemi relativi alla quantità ossea sono stati risolti del tutto o in buona parte; ora l’attenzione riguarda in particolare l’estetica e l’incremento o la stabilità dei tessuti molli (3, 4). Gli impianti postestrattivi hanno perciò destato grande interesse in quanto permettono di ridurre l’intervallo di tempo tra il momento dell’estrazione e l’inserimento dell’impianto. La tecnica è stata descritta per la prima volta nel 1976 (5) e da allora è stata oggetto di varie discussioni scientifiche. Un numero considerevole di autori ha valutato il rapporto tra il livello dell’osso crestale e il tasso di successo dell’intervento implantare (6, 7). Poiché hanno osservato che l’esito favorevole degli impianti postestrattivi è sovrapponibile al risultato ottenuto con gli impianti differiti proposti nel protocollo originale (7, 8, 9), le nuove procedure venivano preferite per ridurre il tempo di trattamento e l’intervallo tra il posizionamento implantare e la protesizzazione. Le più frequenti cause di estrazione di un elemento dentario sono la presenza di reazioni infiammatorie o di infezioni batteriche, come la malattia parodontale o le lesioni periapicali di origine endodontica. Per questo motivo sta

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aumentando l’interesse per gli impianti postestrattivi che potrebbero essere posizionati in siti alveolari infetti. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di revisionare la letteratura scientifica attuale e di è stata condotta in modo imparziale sui dati proposti dalla letteratura attuale. Inoltre proporre un protocollo clinico predicibile clinico con esito prevedibile per interventi di impianti postestrattivi in siti alveolari infetti, presentando due casi clinici con un follow-up di 12 mesi.

inseriMento di iMpianti postestrattivi in siti alveolari affetti da lesioni periapicali Le lesioni periapicali sono aree in cui si ha una reazione infiammatoria in seguito alla presenza di agenti patogeni nei canali radicolari. All’esame istologico è possibile evidenziare la presenza del tessuto di granulazione e di infiammazione caratterizzato da un denso infiltrato di neutrofili nella zona del forame apicale che delimita l’infezione batterica all’apice del canale radicolare di un elemento dentale. Pertanto, alcuni autori considerano la presenza di lesioni periapicali come un fattore di rischio per la predicibilità del successo di interventi di implantare in siti postestrattivi, pertanto non consigliano il trattamento impiantare in alveoli affetti da lesioni di questo tipo (10-13). D’altro canto altri autori hanno dimostrato, attraverso analisi istologiche, che il successo degli impianti postestrattivi in alveoli infetti è sovrapponibile a ciò che avviene a quello di impianti posizionati in alveoli sani (14). Il primo riscontro del successo di impianti postestrattivi in alveoli affetti da lesioni periapicali è stato descritto nel 1995 da Novaes Jr e Novaes (15). Il protocollo suggerito dagli autori prevedeva manovre di estrazione scrupolose e la decontaminazione accurata dell’alveolo (veniva rimosso un sottile strato osseo dall’area della lesione periapicale con cucchiai alveolari e curette per eliminare l’osso infetto e per indurre il sanguinamento, in modo da favorire

fIG. 1 Radiografia in cui si osserva un’ampia lesione periapicale in corrispondenza dell’incisivo centrale superiore di destra. 90

la chemiotassi nell’area dell’innesto) seguite da copiosa irrigazione con soluzione salina, da rigenerazione ossea guidata, da chiusura primaria e da una terapia antibiotica iniziata 24 ore prima dell’intervento. Uno studio prospettico randomizzato ha confrontato i risultati ottenuti inserendo impianti postestrattivi immediati in alveoli con precedenti lesioni periapicali e impianti posizionati successivamente all’estrazione dentale. L’analisi includeva parametri clinici e radiologici; inoltre, i prelievi delle lesioni periapicali venivano analizzati microbiologicamente e la stabilità primaria dell’impianto misurata mediante la RFA (Resonance Frequency Analysis). Gli autori descrivevano un tasso di successo del 92% per gli impianti postestrattivi e del 100% per quelli posizionati successivamente all’estrazione del dente. Sebbene esisteva una differenza numerica, non c’era tuttavia una differenza statisticamente significativa (16). In uno studio condotto su 34 soggetti venivano confrontati i risultati clinici ottenuti con l’inserimento di impianti in aree affette da lesioni periapicali e in aree sane. Un anno dopo il posizionamento implantare non si evidenziavano differenze tra i due protocolli, dimostrando, pertanto, che la procedura di riabilitazione con impianti postestrattivi in aree compromesse da lesioni periapicali non era controindicata (17). Uno studio retrospettivo ha paragonato il tasso di successo di 922 impianti: 285 inseriti in alveoli infetti e 637 in alveoli sani. In questo articolo il successo veniva definito nel caso di osteointegrazione ottimale, restitutio ad integrum e assenza di perimplantite. Il tasso di successo era del 97,5% per gli impianti posizionati in alveoli infetti e del 98,7% per quelli posti in alveoli sani. Anche in questo studio si dimostrava che il trattamento con impianti postestrattivi in alveoli esposti a lesioni periapicali era sicuro e consigliabile (18). Un altro studio retrospettivo ha confrontato l’inserimento di impianti in alveoli con infezione o in alveoli sani riportando, dopo un periodo di funzione pari a 64 mesi, un tasso di successo simile per entrambi i protocolli (98,1% per i siti con infezione e 98,2% per i siti sani) (19).

fIG. 2 Sezione CBCt usata come strumento diagnostico per pianificare l’impianto postestrattivo.

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casi clinici i caso

Si richiedeva l’estrazione dell’incisivo centrale superiore di destra a causa di un’ampia lesione periapicale evidenziata dall’esame radiografico (Fig. 1). Date le condizioni cliniche favorevoli, è stata pianificata la sostituzione dell’elemento dentale attraverso un impianto postestrattivo con una chirurgia flapless e il posizionamento immediato della corona protesica provvisoria. In prima visita sono stati registrati

tutti i siti compromessi ed eseguite le manovre di scaling e root planing. Al paziente sono state fornite le istruzioni per le corrette manovre di igiene orale per ottenere un controllo di placca ottimale. La posizione del margine gengivale e le dimensioni apico-coronali della corona sono state stabilite mediante una ceratura diagnostica, considerando lo spessore e la morfologia gengivale del paziente. La TC cone beam è stata eseguita per ottenere un modello tridimensionale dell’area dell’intervento (Fig. 2, 3): in questo modo è stato possibile preparare una dima chirurgica

fIG. 4 Modello tridimensionale ottenuto dalla CBtC e progettazione chirurgica e protesica. fIG. 3 Sezione sagittale della CBtC che riporta l’ipodensità ossea (freccia verde) e l’altezza ossea disponibile per l’ancoraggio dell’impianto.

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fIG. 5 Aspetto clinico del dente prima dell’estrazione.

fIG. 6 Visione frontale della precedente corona protesica in metalloceramica rimossa prima dell’estrazione.

fIG. 7 Visione occlusale del dente senza il manufatto protesico, prima dell’estrazione dentale.

fIG. 8 Periotomo con cui vengono eseguite le manovre di estrazione, per un approccio minimamente invasivo.

fIG. 9 Visione del dente estratto con annessa la lesione periapicale.

fIG. 10 Aspetto occlusale dell’alveolo dopo l’estrazione dentale. Il danno chirurgico dei tessuti molli adiacenti è minimo.

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e un piano di trattamento accurato. È stata eseguita una simulazione chirurgica (Fig. 4) su modello 3D per scegliere e individualizzare la componente protesica e realizzata una corona provvisoria prima dell’intervento chirurgico. La fase chirurgica è avvenuta in anestesia locale, previa prescrizione antibiotica di Amoxicillina 875 mg per 10 giorni, da iniziare 24 ore prima dall’intervento. L’estrazione è avvenuta senza la necessità di effettuare lembi, con il minor trauma possibile, e l’alveolo è stato ripulito scrupolosamente come suggerito da Novaes Jr e Novaes nel 1995 (Fig. 5-10). Dopo l’irrigazione con soluzione salina, le pareti dell’alveolo sono state ispezionate: la morfologia alveolare e la parete vestibolare sono state ritenute adatte per un immediato posizionamento implantare. Una volta posizionata la dima chirurgica (Fig. 11, 12), è stato prepara-

to l’alveolo il protocollo per la preparazione dell’alveolo per un impianto di 4,5 mm di diametro e di 15 mm di lunghezza (XiVe S Plus, Dentsply Implants, Mannheim, Germania), seguendo le indicazioni del produttore. L’impianto è stato inserito a circa 1/1,5 mm dalla parete buccale e ancorato al pavimento della cavità nasale per ottenere la stabilità primaria (Fig. 13). Sebbene la parete coronale dell’alveolo fosse in buone condizioni, la porzione apicale si presentava invece troppo sottile in seguito alla presenza della lesione periapicale; pertanto, è stato inserito del materiale da innesto osseo (Biogran, Biomet 3i, Palm Beach, FL-USA) attraverso un accesso apicale (fig.14 e 15). Conclusa la fase chirurgica, è stata consegnata una corona protesica provvisoria. Successivamente, un abutment in zirconia è stato connesso all’impianto (Cercon, Dentsply Implants,

fIG. 11 Visione occlusale dal modello 3D e posizione tridimensionale dell’impianto attentamente pianificata.

fIG. 12 Visione occlusale della dima chirurgica che mostra l’ottimale posizione protesica per l’impianto.

fIG. 13 Visione occlusale dell’impianto dopo l’inserimento.

fIG. 14 Lembo a tutto totale che preserva attacco coronale gengivale, tessuti molli ed estetica. L’osso buccale sottile nella parte apicale richiede un innesto per evitare fenestrazioni.

fIG. 15 Innesto osseo in posizione (bioactive glass).

fIG. 16 Chiusura primaria e corona provvisoria in posizione.

fIG. 17 Situazione finale della corona provvisoria dopo la chirurgia.

fIG. 18 Radiografia endorale nell’immediato postoperatorio.

Mannheim, Germania) e cementata una corona in ceramica metal-free (Fig. 16-18). Dopo 1 e 3 mesi sono state eseguite le radiografie endorali di controllo (Fig. 19, 20) e

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journal of osseointegration Impianti immediati in sitiimplantari con lesioni perialicali: revisione bibliografica e presentazione di due casi clinici

fIG. 19 Radiografia endorale dopo 1 mese dall’intervento.

fIG. 20 Radiografia endorale dopo 3 mesi dall’intervento: si osserva l’abutment implantare in zirconia.

fIG.21 Aspetto clinico buccale dell’abutment in zirconia.

fIG. 22 Aspetto clinico occlusale dell’abutment in zirconia.

fIG.23 Aspetto finale della corona protesica 6 mesi dopo il posizionamento del manufatto protesico.

fIG. 24 Sezione CBCt a 12 mesi dall’intervento chirurgico.

fIG. 25 Radiografia a 12 mesi dall’intervento chirurgico.

le foto cliniche (Fig. 21, 22). Durante questo periodo l’incisivo centrale superiore di sinistra è stato perso in seguito ad un trauma. A 6 e 12 mesi è stata richiesta una CBCT per verificare il successo del trattamento e la regressione della lesione periapicale (Fig. 23-25).

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ii caso

Si consigliava l’estrazione di un incisivo superiore di destra in seguito ad una lesione endo-parodontale diagnosticata con radiografie endorali (Fig. 26). Con l’ausilio

fIG. 26 Radiografia con ampia lesione periapicale a livello dell’incisivo superiore destro.

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fIG.27 Sezione CBCt che mostra l’aspetto della fenestrazione all’apice del dente nella parete buccale.

fIG. 28 Aspetto clinico del dente prima dell’estrazione.

fIG.29 Dopo l’esposizione di lembo a spessore totale l’impianto viene posizionato a livello sottocrestale rispetto alla cresta ossea.

fIG. 30 Aspetto clinico dell’area chirurgica dopo la chiusura del lembo.

fIG.31 Corona provvisoria in sede

fIG. 32 Aspetto clinico finale dopo la cementazione della corona in metallo-ceramica.

diametro e una corona provvisoria adottando una connessione di tipo platform switching (Fig. 31). Dopo 9 mesi è stata collocata la corona in metallo-ceramica (Fig. 32). A 12 mesi sono state eseguite una radiografia endorale di controllo e si richiede una CBCT (Fig. 33) per confermare il successo del trattamento.

discussione

fIG.33 Radiografia endorale e sezione CBCt dell’area interessata 12 mesi dopo la protesizzazione definitiva.

della tomografia CBCT, è stata programmata una riabilitazione mediante un impianto postestrattivo e il posizionamento immediato di una corona protesica provvisoria. L’estrazione è stata eseguita previa profilassi antibiotica: Amoxicillina 875 mg in combinazione con clavulanato potassio 125 mg, 2 volte al giorno per 10 giorni, iniziando un giorno prima dell’intervento. In seguito all’estrazione è stato posizionato un impianto di 5,5 mm di diametro e di 13 mm di lunghezza (XiVe S Plus, Dentsply Friadent, Mannheim, Germania), 1 mm apicale rispetto alla parete palatale dell’alveolo (Fig. 28-30). Nello stesso giorno è stato posizionato un abutment protesico di 4,5 mm di

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Al fine di salvaguardare l’estetica e la funzione con la terapia implantare è importante preservare le dimensioni dell’osso alveolare, controllare la posizione del margine gengivale, lo spessore gengivale e la gengiva cheratinizzata. Perciò, con lo scopo di ridurre il processo di riassorbimento alveolare e i tempi del trattamento, è stato proposto di inserire gli impianti nell’alveolo immediatamente dopo l’estrazione dentale (7, 8, 9, 20). Comunque Le estrazioni dentali avvengono in seguito ad infezioni determinate da fratture dentali, parodontiti o infezioni endodontiche. È tuttora controverso e non esiste alcun consensus clinico o scientifico riguardo il posizionamento immediato di impianti in sedi post-estrattive in aree coinvolte da infezioni periapicali croniche. Alcuni studi suggeriscono che una storia di infezioni endodontiche o parodontali costituisca un fattore di rischio predicibile per perimplantiti e per il fallimento dell’impianto (21, 22, 23). Questa ipotesi potrebbe essere giustificata dalla possibilità di contaminazione dei tessuti duri e molli in prossimità del letto chirurgico implantare. A causa di

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ciò, la maggior parte degli operatori evitano la scelta degli impianti postestrattivi nei siti alveolari infetti, considerando l’infezione periapicale una controindicazione all’inserimento di impianti postestrattivi (25). Dall’altra parte, la presenza di siti precedentemente affetti da lesioni croniche non è necessariamente una controindicazione al posizionamento implantare. la scelta terapeutica con impianti postestrattivi potrebbe dare risultati ottimali nel caso di siti alveolari con lesioni periapicali croniche, non costituendo, perciò, una controindicazione assoluta. Uno studio clinico prospettico controllato ha messo a confronto le differenze tra le terapie fallite le riabilitazioni eseguite con impianti postestrattivi inseriti in alveoli infetti o in siti sani, senza mostrare alcuna differenza tra i due protocolli. L’indice di insuccesso non aumentava in presenza della lesione periapicale, se si otteneva la stabilità primaria dell’impianto (14, 15, 17). Un recente studio retrospettivo ha dimostrato che 418 impianti posizionati in alveoli con lesioni periapicali, con un minimo di 2 anni di follow-up, mostravano un tasso di sopravvivenza (98,1%) simile a quello di impianti posizionati in siti sani (98,2%) (27). Nel 1995 è stato proposto da Novaes Jr e Novaes (15) un protocollo per ottenere un esito favorevole dal trattamento implantare, grazie all’eliminazione dei fattori eziologici e alla creazione delle condizioni ottimali per ottenere la guarigione dei tessuti. In primo luogo il paziente riceveva adeguate istruzioni di igiene orale e veniva sottoposto a manovre professionali di scaling e root planing al fine di ottenere un buon controllo di placca. Dopo una settimana, quando si rilevava una riduzione dell’infiammazione a livello dei tessuti molli, l’intervento chirurgico veniva eseguito sotto copertura antibiotica (terapia consigliata per 10 giorni, ogni 8 ore, iniziata 24 ore prima delle procedure chirurgiche) (15). Per l’estrazione del dente si prediligeva una chirurgia atraumatica senza lembi; l’alveolo doveva presentare le quattro pareti intatte opportunamente decontaminate (14, 15). Le parti contaminate dei tessuti duri e molli venivano scrupolosamente rimosse (15, 25) e veniva somministrata una terapia antibiotica pre e postoperatoria per favorire la guarigione dei tessuti e l’osteintegrazione dell’impianto (15). Altri fattori da tenere in considerazione erano l’estensione del riassorbimento osseo e l’inclinazione dell’impianto, al fine di raggiungere un soddisfacente risultato estetico (15). L’impianto doveva poter essere collocato in una posizione ottimale da un punto di vista estetico, altrimenti la procedura veniva rimandata ed effettuata dopo un intervento di rigenerazione ossea guidata (GBR) per evitare possibili complicazioni estetiche successive. Nei casi di alveoli con pareti buccali compromesse, per conservare le dimensioni dell’osso in senso orizzontale, si possono appunto associare manovre di GBR, atte a creare le condizioni estetiche ottimali, evitando la scopertura della filettatura del corpo implantare in seguito a fenestrazioni buccali. È comunque possibile adottare un approccio flapless nei casi in cui una fenestrazione buccale

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potrebbe verificarsi. Pianificare la procedura di GBR con un approccio apicale, come previsto dallo studio proposto, è possibile solo mediante un esame tomografico (CBCT) come strumento diagnostico prima dell’estrazione. Preservare la parete corono-buccale in cresta permetterà la stabilità della posizione gengivale, evitando i cosiddetti “spazi neri” e la recessione gengivale o l’esposizione dell’abutment implantare, ottenendo quindi un ottimo risultato estetico. In accordo con una recente revisione sistematica, il posizionamento di un impianto immediatamente dopo l’estrazione di un dente con lesione periapicale non è controindicato quando viene applicato un protocollo terapeutico che prevede un’accurata decontaminazione e pulizia del sito. La stessa pubblicazione descrive che l’impiego di innesti ossei e l’ausilio di antibiotici sistemici, sebbene controverso, viene consigliato per evitare possibili complicazioni post-operatorie nel sito rigenerato (28). Più recentemente è stato pubblicato un trial clinico controllato con successi sia estetici che radiografici a 5 anni dall’intervento (29). Questo studio confronta gli impianti postestrattivi posizionati immediatamente in alveoli che presentano lesioni periapicali (n=11) con quelli posizionati in alveoli sani (n=15); in entrambi i gruppi sono stati eseguiti interventi di GBR concomitanti al posizionamento implantare. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a terapia antibiotica sistemica con amoxicillina 750 mg per 5 giorni e hanno eseguito sciacqui con un collutorio a base di clorexidina 0,2% (non è precisata la durata di questo trattamento). Gli impianti sono stati caricati 3 mesi dopo l’intervento chirurgico. Non sono state riscontrate differenze tra i due gruppi per tutti i parametri considerati. Nessun impianto postestrattivo posizionato in siti alveolari precedentemente infetti è andato incontro a perimplantite durante i 5 anni di follow-up (29). Il presente protocollo non può essere seguito nei casi in cui persiste un’infezione acuta e, nonostante la terapia antibiotica, l’inserimento dell’impianto dovrebbe essere posticipato dopo l’estrazione del dente e dopo aver trattato l’infezione acuta (25). In aggiunta, questo protocollo dovrebbe essere eseguito da clinici esperti, in quanto, il tasso di successo implantare è fortemente legato alla corretta rimozione del tessuto di granulazione con la preservazione dei tessuti sani, alle accurate procedure di rigenerazione ossea guidata, al corretto posizionamento implantare nelle tre dimensioni e alla stabilità primaria.

conclusioni Nei 2 casi presentati il protocollo utilizzato ha permesso di eliminare l’infezione e quindi di posizionare gli impianti ottenendo un eccellente risultato sia funzionale che estetico.

BiBliografia 1. Branemark PI, Adell R, Breine u, Hansson BO, Lindström J, Ohlsson A. Intra-

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JOURNAL of OSSEOINTEGRATION Novaes Jr. A. B. et al.

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journal of osseointegration

M. Grande1, a. CeCCherini2, M. serra3, L. Bava3, d. Farronato4, v. iorio siCiLiano5, r. Guarnieri1 1

Libero Professionista, Roma Libero Professionista, Firenze 3 Libero Professionista, Torino 4 Dipartimento di Biomateriali, Università dell’Insubria, Varese 5 Dipartimento di Parodontologia, Università di Napoli Federico II 2

Carico occlusale immediato di impianti tapered internal Laser-Lok® nelle riabilitazioni di edentulie parziali: studio clinico e radiografico a 24 mesi PER CITARE QUESTO ARTICOLO Grande M, Ceccherini A, Serra M, Bava L, Farronato D, Iorio Siciliano V, Guarnieri R. Immediate occlusal loading of Tapered Internal Laser-Lok implants in partial arch rehabilitations: a 24-months clinical and radiographic study. J Osseointegr 2013;5(2):53-60.

PAROLE CHIAVE Carico funzionale immediato; Perdita di osso crestale; Superficie del collare micro-trattata al laser.

riassunto

introduzione

scopo Recentemente sono state proposte nuove superfici implantari nel tentativo di migliorare l'integrazione dei tessuti duri e molli. Queste potrebbero trovare una particolare indicazione d’uso in situazioni di carico immediato. Lo scopo di questo studio clinico prospettico di due anni è stato quello di valutare clinicamente e radiograficamente un impianto con superficie del collare micro-trattata al laser, utilizzato per il carico immediato di protesi fisse in situazioni di edentulia parziale posteriore mascellare e/o mandibolare. Materiali e metodi Sono stati consecutivamente arruolati 35 pazienti parzialmente edentuli che necessitavano di trattamento implantare, e che soddisfacevano i criteri di inclusione, in diversi centri clinici in Italia. Un totale di 107 impianti Tapered Internal Laser-Lok® (49 mascellari e 58 mandibolari) sono stati collocati e immediatamente caricati. Tutte le protesi provvisorie sono state consegnate entro 1 ora, e le protesi definitive dopo 4 mesi. In totale sono stati valutati 32 restauri protesici composti da protesi fisse parziali: 10 da due unità, 12 da tre unità, e 10 da quattro unità. Gli impianti sono stati monitorati in base agli indici clinici e radiografici per un follow-up previsto a 6, 12 e 24 mesi. risultati Cinque impianti sono stati persi dopo il carico (3 impianti in restauri di due unità nel mascellare superiore, 1 impianto in un restauro di due unità mandibolare, ed 1 impianto in un restauro a tre unità nel mascellare superiore). La percentuale di sopravvivenza è risultata del 95,4% dopo 24 mesi. La perdita media di osso crestale a 6, 12 e 24 mesi dopo l'inserimento dell'impianto è stata rispettivamente di 0,42 mm± 1,1mm, 0,52 mm±0,9 mm, e di 0,66 mm±1,3 mm. Conclusioni Nei limiti del breve follow-up, i risultati del presente studio dimostrano che il carico immediato di impianti Tapered Internal Laser-Lok® sembra essere una valida opzione per il trattamento di pazienti parzialmente edentuli.

Negli ultimi dieci anni, il carico immediato e/o precoce degli impianti dentali è una opzione terapeutica che via via ha guadagnato sempre più interesse (1). Nei casi in cui siano presenti un volume ed una qualità ossea adeguati, la riabilitazione di pazienti parzialmente edentuli con impianti di diametro standard sottoposti a carico immediato è stato descritta da molti autori (2-11). Diverse definizioni di carico immediato o precoce possono essere trovate nella letteratura scientifica (12). Comunque, quando il carico applicato è ridotto, può anche essere corretto usare il termine “funzione immediata/ precoce” piuttosto che “carico immediato/precoce” (13). Diverse pubblicazioni hanno dimostrato che, rispettando alcuni fattori specifici, la sopravvivenza implantare nei segmenti parzialmente edentuli di fixture sottoposte a carico immediato è paragonabile a quella ottenuta utilizzando i protocolli convenzionali di carico (14, 15). I fattori specifici che influenzano l’esito del successo di protesi sostenute da impianti sottoposti a carico immediato possono essere suddivisi in quattro categorie (15). › Fattori correlati alla fase chirurgica: relativi alla stabilità primaria e ad una tecnica chirurgica non traumatica. › Fattori correlati all’ospite: relativi alla quantità ed alla qualità (densità) di osso, ed alla fisiologia della guarigione ossea sito-specifica. › Fattori correlati all’impianto: riguardanti l’influenza della macro-superficie (forma) e micro-superficie (rivestimento). › Fattori correlati all’occlusione: riguardanti la importanza delle forze occlusali e del design protesico. La stabilità primaria dell’impianto è stata identifica-

Ottobre 2013; 5(3) © ariesdue

97


journal of osseointegration Grande M. et al.

ta da molti autori come uno dei più importanti fattori che influenzano il successo clinico del carico immediato (15-18), poiché la trasmissione di micro-movimenti dal corpo dell’impianto può causare diversi gradi di perdita di osso crestale o la mancata osteointegrazione. I dati di letteratura (19) suggeriscono che la soglia critica di micromovimenti oltre la quale l’incapsulamento fibroso prevale sull’osteointegrazione si trova tra 50 e 150 µ. A parte la densità ossea, la stabilità primaria sembra essere correlata anche alla tecnica chirurgica (sottopreparazione del sito) ed in particolare alla geometria dell’impianto. Valutando la stabilità iniziale dell’impianto in base al torque di inserimento ed alla frequenza di risonanza, i dati sperimentali disponibili (20) evidenziano che il posizionamento di un impianto leggermente tronco-conico in un sito cilindrico conferisce una maggiore stabilità rispetto a quella ottenibile con un impianto cilindrico. Inoltre, studi clinici hanno documentato che la percentuale di sopravvivenza di impianti tronco-conici in osso morbido è risultata essere superiore a quella ottenuta con impianti cilindrici (21, 22). La quantità e la qualità dell’osso sono altri fattori determinanti che hanno una grande influenza su protocolli di carico immediato (23). Tradizionalmente si ritiene che un osso di buona qualità sia un osso denso, di tipo corticale, poiché permette alla fixture una ottima stabilità primaria impedendone i micromovimenti, grazie alla sua densità ed alla sua elevata componente minerale (24). Il torque di inserimento implantare fornisce una misura della densità ossea (25, 26), e la valutazione clinica della stabilità implantare è spesso basata su misure di torque al momento del posizionamento dell’impianto. Un valore di torque di inserimento da 30 a 40 Ncm prima che l’impianto sia definitivamente posizionato è considerato un valore sufficiente ad indicare la stabilità necessaria per il successo (27-31). Sebbene le caratteristiche di superficie dell’impianto non sembrino influenzare il raggiungimento della stabilità primaria, esse sembrano invece giocare un ruolo importante nella dinamica del processo di osteointegrazione (20, 21, 32). È infatti generalmente riconosciuto che gli impianti a superficie ruvida spesso hanno una perentuale di successo maggiore rispetto agli impianti a superficie liscia (33). Per questo, negli ultimi anni, le aziende implantari hanno progressivamente abbandonato la superficie liscia degli impianti per sostituirla con superfici ruvide e/o trattate. Tuttavia, deve essere sottolineato che quando la microstruttura (o rivestimento superficiale) di un impianto è stata valutata in relazione al carico immediato delle protesi implantari, né studi animali, né sull’uomo, hanno dimostrato differenze significative di successo implantare, indipendentemente da quale tipo di rivestimento superficiale fosse stato utilizzato (34-36). La maggior parte degli studi ha invece dimostrato che il sovraccarico occlusale è una controindicazione per il carico immediato (37-39) ed “il massimo contatto in-

98

terocclusale senza alcun contatto laterale” è lo schema occlusale consigliato che dovrebbe ricevere una riabilitazione implantare a carico immediato (33). La progettazione protesica e la pianificazione chirurgica sono altri fattori di grande importanza in un protocollo di carico immediato. Diversi studi hanno dimostrato che la posizione implantare “protesicamente guidata”, il parallelismo fra i dispositivi, e la immobilizzazione degli impianti in caso di restauri implantari multipli, può ridurre il rischio di sovraccarico per ogni impianto a causa di una maggiore superficie di distribuzione dei carichi e di una migliore distribuzione biomeccanica delle forze applicate (40-42) . Utilizzando i principi di ingegneria tissutale, di recente sono state sviluppate alcune strategie, finalizzate sia a migliorare l’integrazione dei tessuti duri e molli che a prevenire la perdita di osso crestale, che possono essere utili proprio in situazioni di carico immediato. Le superfici micro-trattate al laser rappresentano una di queste strategie. Studi su colture tissutali hanno dimostrato un attacco cellulare selettivo di osteoblasti e fibroblasti su superfici micro-trattate al laser con diverse geometrie specifiche (43, 44). Ulteriori studi istologici hanno dimostrato un attacco di fibre connettivali sulla superficie Laser-Lok® sia degli impianti che delle sovrastrutture protesiche (45, 46). I primi dati clinici presentati sulle superfici Laser-Lok® (47, 48) indicano che gli impianti con superficie del collare micro-trattata al laser presentano una ridotta perdita di osso crestale ed una ridotta profondità di sondaggio (PD) rispetto agli impianti con collare liscio. Tuttavia l’impatto biologico e clinico di questo nuovo tipo di superficie del collare micro-trattata al laser non è ancora stato oggetto di studi approfonditi, soprattutto utilizzando diversi protocolli. Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare clinicamente il risultato del carico funzionale immediato di impianti Laser-Lok® Tapered internal BioHorizons nei casi di edentulia parziale posteriore mascellare e/o mandibolare e di valutare radiograficamente l’influenza della superficie micro-trattata Laser-Lok® sulla perdita di osso crestale (Crestal Bone Loss, CBL).

MateriaLi e Metodi Questo è stato uno studio clinico prospettico multicentrico. Tutti i pazienti considerati per l’inclusione nello studio sono stati esaminati e trattati tra gennaio 2008 ed dicembre 2011 in studi dentistici privati in Italia, tutti con una vasta esperienza nel trattamento implantare. Tutti i pazienti hanno firmato un modulo di consenso informato scritto e sono stati selezionati in base ai seguenti criteri. › Assenza di controindicazioni per il trattamento implantare, come ad esempio presenza di malattie sistemiche (es. diabete), gravidanza, uso regolare di farmaci o il consumo di droghe.

© ariesdue ottobre 2013; 5(3)


journal of osseointegration Carico occlusale immediato in protesi parziali

FIG. 1 Impianto BioHorizons Laser-Lok® Tapered Internal Implant (sulla sinistra ingrandimento X 700).

FIG. 2 Collare dell’impianto BioHorizons Laser-Lok® Tapered Internal caratterizzato da 0,3 mm di superfice liscia , 0,7 mm con microsolchi di 8µ, e 0,8 mm con microsolchi di 12µ.

diaMeter MM

LenGth MM

MandiBLe

MaXiLLa

totaL nuMBer

3.8

9

4

2

3.8

10.5

6

4

3.8

12

8

6

3.8

15

7

5

4.6

9

12

8

4.6

10.5

8

14

4.6

12

7

8

4.6

15

6

2

6 10 14 12 20 22 15 8

Bone QuaLity

Bone Quantity

totaL nuMBer

1

2

3

4

A

-

2

5

2

9

B

8

10

18

13

49

C

-

13

15(1) 7 (1)

35 (2)

D

1

6 (1)

3

4 (2)

14 (3)

TOTAL

9

31

41

26

107

TAB. 2 Qualità e quantità ossea.

Necessità di una riabilitazione con protesi supportate da impianti (2-4 unità) in settori posteriori parzialmente edentuli unilaterali mascellari e/o mandibolari. › Adeguata quantità di osso in altezza per il posizionamento di un impianto con una lunghezza minima di 9 mm secondo un asse protesico ottimale. › Siti ossei sani (almeno 5 mesi dopo l’estrazione). › Sufficiente stabilità primaria (minimo torque di inserimento di 35 Ncm; minimo valore ISQ di 60) (Osstell™; Osstell AB, Goteborg Svezia). Tutti i pazienti hanno firmato il consenso informato a partecipare e a seguire un programma di mantenimento e di osservazione di 24 mesi che comprendeva radio-

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TAB. 1 Lunghezza e diametro dei 107 impianti inseriti.

grafie postoperatorie. I criteri di esclusione sono stati: malattie non compensate, scarsa igiene orale, gravi discrepanze spaziali maxillomandibolari, morso profondo e parafunzioni (bruxismo). Lo stato parodontale è stato valutato mediante un esame parodontale completo, ed i pazienti con parodontite sono stati trattati prima della chirurgia implantare. Una valutazione pre-chirurgica completa è stata eseguita per tutti i pazienti, mediante l’uso di una ceratura e la fabbricazione di stent chirurgico. Tutti i restauri provvisori splintati sono stati realizzati nel laboratorio odontotecnico sulla base della ceratura. Ogni caso clinico è stato valutato esaminando i modelli diagnostici per lo studio della relazione maxillo-mandibolare, le radiografie intraorali o le radiografie panoramiche, e la tomografia computerizzata. I dati demografici, l’anamnesi medica e dentale, e lo stato di fumatore sono stati ottenuti mediante questionario. In questo studio sono stati utilizzati impianti Laser-Lok® Tapered Internal BioHorizons (Birmingam, AL, USA) (Fig. 1). Questo impianto è caratterizzato da una geometria tronco-conica, da una superficie con ruvidità tra 0,72 e 1,34 µ e da un collare con duplice bioaffinità, costituito da due tipi di microsolchi. Esso presenta una superficie di 0,3 mm liscia, una di 0,7 mm con microsolchi di 8 µm ed una di 0,8 mm con microsolchi di 12 µm (Fig. 2).

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journal of osseointegration Grande M. et al.

FIG. 3

FIG. 4

FIG. 5

FIG. 6

FIG. 3-6 Esempio di un trattamento con un restauro a tre unità. (Fig.3.Posizionamento implantare e abutments provvisori; Fig. 4. Protesi provvisoria a carico immediato costituita da resina con rinforzo metallico; Fig. 5. Guarigione dei tessuti molli dopo 4 mesi dal posizionamento; Fig. 6. Protesi definitiva costituita da ceramica e lega aurea.)

Sono stati inseriti in totale 107 impianti con lunghezze da 9 a 15 mm e con diametri di 3,8 a 4,6 mm : 49 impianti nella zona posteriore del mascellare superiore e 58 nella zona posteriore della mandibola (Tab. 1).

intervento chirurgico

A tutti i pazienti sono stati somministrati 2 g di Amoxicillina (Zimox®, Pfizer Italia Srl) prima della chirurgia implantare. In anestesia locale i siti degli impianti sono stati esposti tramite un’incisione medio-crestale seguita da una incisione di rilascio distale. È stato elevato un lembo a spessore totale e le posizioni degli impianti sono state contrassegnate da una fresa a rosetta. Poi, i siti riceventi sono stati preparati con frese cilindriche di diametro crescente, secondo le raccomandazioni del fabbricante. In presenza di osso molto morbido è stata usata una tecnica di sottopreparazione con una specifica fresa finale di diametro minore, predisposta dalla ditta prodruttrice per ogni diametro di impianto. La qualità e la quantità di osso sono state valutate in base a criteri proposti da Lekholm e Zarb (49) (Tab. 2). Tutte le procedure chirurgiche sono state eseguite con l’ausilio di una

100

FIG. 7 Radiografia a 24 mesi di follow-up (T3).

dima chirurgica su misura. È stato fatto ogni sforzo per mantenere il parallelismo tra gli impianti ed i denti adiacenti. Al fine di corrispondere ai criteri di inclusione relativi ad un’adeguata stabilità primaria, gli impianti dovevano raggiungere un valore di torque di almeno 35 Ncm, il che è stato facilitato dalla forma tronco-conica degli

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journal of osseointegration Carico occlusale immediato in protesi parziali

ParaMeters

n

suCCess (%)

FaiLure (%)

eXPLantation

Implant Gender

107

95.4

4.6

5

Male

52

94.3

5.7

3

Female

55

96.4

3.6

2

TAB. 3 Percentuale di successo e fallimento implantare .

Smokers Yes

67

94.1

5.9

4

No

40

97.7

2.3

1

Region Mandible

58

98.1

1.9

1

Maxilla

49

91.9

8.1

4

MandiBLe

MaXiLLa

totaL

Two units Three units Four units

5

6

11

6

5

11

7

6

13

TAB. 4 Distribuzione della protesi in funzione del numero di unità.

impianti. Dopo il posizionamento finale dell’impianto è stata ottenuta una impronta sterile e i lembi sono stati suturati. Le impronte sono state ottenute utilizzando una tecnica a cucchiaio aperto con Impregum NF® (ESPE, Seefeld, Germania). A seguito di ciò, su ogni impianto è stato posizionato un pilastro provvisorio (Fig. 3), ed un trasduttore è stato fissato sul pilastro al fine di analizzare la frequenza di risonanza (RFA). Per confermare la stabilità primaria i valori (espressi in ISQ ) dovevano essere superiori a 60. Tali valori di stabilità espressi in ISQ sono determinati dalla rigidità dell’interfaccia protesi/tessuti e dalla distanza tra il trasduttore e il primo contatto osseo. Diversi studi hanno confermato la correlazione tra la frequenza di risonanza e la rigidità dell’impianto nel tessuto osseo (50, 51) e un limite non inferiore di 60 ISQ è stato suggerito per il carico immediato dell’impianto (52). Successivamente è stata fatta una registrazione dell’occlusione in relazione centrica con cere di occlusione, e le impronte sono state inviate al laboratorio per la fabbricazione della protesi temporanea. I pazienti sono stati trattati con una terapia post-chirurgica antibiotica (Amoxicillina, Zimox®, Pfizer Italia Srl), 1 g due volte al giorno per 6 giorni a partire da poco prima dell’intervento chirurgico, e con terapia antinfiammatoria (Nimesulide, Aulin®, Roche, Milano, Italia), due volte al giorno per 4 giorni, e sono stati istruiti a sciacqui con soluzione allo 0,2% di clorexidina, due volte al giorno per 10 giorni. Per le prime 2 settimane l’igiene orale è stata limitata allo spazzolamento intorno agli impianti con uno spazzolino morbido. In seguito, è stata ristabilita l’igiene orale convenzionale con spazzolino e filo interdentale. Entro un’ora dal posizionamento implantare sono state consegnate le protesi provvisorie in resina acrilica rinforzate in metallo, e cementate con un cemento provvisorio (Temp Bond, Kerr Co., Orange, CA, USA). Le protesi provvisorie

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presentavano assenza di estensioni distali ed uno schema occlusale a cuspidi appiattite (Fig. 4). L’occlusione era in centrica, con contatti leggeri, priva di possibili contatti laterali e di protrusione. La carta di occlusione doveva lasciare segni più leggeri sulla protesi implantare rispetto a quelle dei denti adiacenti. Dopo 4-6 mesi dal posizionamento dell’impianto (T1) (Fig. 5), i pilastri provvisori sono stati rimossi per valutare la stabilità dell’impianto espressa dalla RFA. Le impronte finali sono state rilevate direttamente sugli abutment definitivi e sono state costruite e consegnate protesi fisse in lega d’oro e porcellana (Fig. 6).

esami radiografici

Le radiografie endorali sono state prese dopo l’inserimento degli impianti a baseline e dopo 6 (T1), 12 (T2) e 24 (T3) mesi, utilizzando una tecnica in parallelo (Fig. 7). Ciascuna radiografia è stata eseguita utilizzando uno stent radiografico personalizzato per ogni paziente, ed esaminata da un radiologo indipendente. Le radiografie sono state poi digitalizzate con uno scanner dedicato (HP 3000), con una risoluzione di 2.048 x 3.072 linee e convertiti in file JPG. Per misurare la perdita di osso crestale (CBL) è stato utilizzato un pacchetto software (AutoCAD 2000). Il programma ha calcolato le lunghezze delle linee verticali, che rappresentavano il CBL come la distanza dal margine superiore dell’impianto all’osso crestale. In seguito il CBL è stato calcolato come differenza tra i valori misurati nel follow-up ed il valore basale.

Criteri di successo

Le seguenti condizioni sono state considerate per il successo e registrate per ogni impianto › Assenza di mobilità. › Assenza radiografica di radiopacità/radiotrasparenza peri-implantare. › Perdita ossea radiografica inferiore a 1,5 mm a 12 mesi. › Assenza di suppurazione, dolore, infezioni e parestesia. L’insuccesso è stato definito come la rimozione di un impianto a causa di qualsiasi motivo.

Calibratura degli esaminatori

Gli esaminatori sono stati calibrati misurando gli stes-

101


journal of osseointegration Grande M. et al.

iMPLant site

LenGth (MM)

diaMeter (MM)

insertion torQue (nCM)

isQ

n. oF units

tiMe aFter surGery and ProvisionaLisation (wk)

1

12

3.8

35

80

2

6

15

2

26

10.5

4.6

35

78

2

4

3

16

10.5

4.6

35

84

2

8

4

46

12

4.6

35

81

2

5

5

17

12

3.8

35

75

3

12

TAB. 5 Caratteristiche degli impianti falliti.

T1 (n=102) T2 (n= 91) T3 (n=75)

MandiBLe

MaXiLLa

totaL

0.43± 0.9

0.45 ± 1.3

0.43 ± 1.1

0.51 ± 0.8

0.53 ± 1,0

0.52 ± 0.9

0.68 ± 1.5

0.64 ± 1.1

0.66 ± 1.3

n= number of sample

TAB. 6 Perdita ossea crestale media.

si 20 impianti a distanza di 1 settimana, ottenendo il raggiungimento di un’affidabilità del 90% (dati non riportati). Gli esaminatori sono stati ricalibrati una volta dopo 6 mesi misurando gli stessi 10 impianti secondo il protocollo iniziale.

risuLtati Cinque dei 107 impianti sono falliti (riportando in totale un tasso di sopravvivenza del 95,4% dopo 24 mesi) e non sono stati inclusi nel gruppo di studio finale (Tab. 2, 3). Il fallimento si è verificato da 4 a 12 settimane dopo il posizionamento ed ha interessato 4 impianti nel mascellare superiore ed 1 impianto nella mandibola. Sono state fabbricate in totale 32 protesi parziali fisse supportate da 2 a 4 impianti (Tab. 4). Tre impianti falliti erano localizzati in osso di qualità 4, e 2 in osso di qualità 3 (Tab. 3). Tre impianti sono stati persi in un restauro mascellare a due unità, 1 impianto è stato perso in un restauro mandibolare a due unità, e 1 impianto è stato perso in un restauro mascellare di tre unità (Tab. 5). Tutti gli impianti falliti sono stati sostituiti con successo con altri impianti dopo 4 mesi di guarigione, e caricati utilizzando un protocollo di carico differito. La RFA ha mostrato un valore ISQ medio di 72,8±3,2 al collocamento e 70,5±4,1 a T1. Un rimodellamento osseo marginale di 0,42 mm±1,1 mm, di 0,52 mm±0,9 mm e di 0,66 mm±1,3 mm è stato osservato rispettivamente a T1, T2 e T3 (Tab. 6). Nessuna differenza statistica è stata osservata per la lunghezza dell’impianto, per i livelli ossei mesiali o distali, e per i valori di torque di inserimento misurati.

102

disCussione Il presente studio conferma i risultati di precedenti studi clinici che dimostrano i buoni risultati ottenuti con impianti a carico immediato posizionati nelle zone edentule parziali posteriori superiori e inferiori (14, 15). Un protocollo di carico immediato offre indubbi vantaggi per il paziente, come una riduzione momentanea dell’handicap orale ed una riduzione dei tempi chirurgici, poiché la chirurgia di scopertura e di connessione dell’abutment non è richiesta. In accordo con i dati della letteratura (14-15), nel presente studio sono stati utilizzati impianti a vite con design tronco-conico, con superficie ruvida, e con un valore di minimo torque di inserimento di 35 Ncm. Inoltre, un valore soglia di frequenza di risonanza di 60 ISQ è stato indicato come valore minimo di stabilità al fine di eseguire la procedura di carico immediato. Il tasso di sopravvivenza del 95,4% riscontrato in questo studio è in accordo con i dati riportati in letteratura che hanno mostrato una percentuale di insuccesso di protesi supportate da impianti del 4,4% in un breve periodo di follow-up (53). La maggior parte degli impianti persi nel presente studio erano collegati a protesi a due unità. In accordo con i nostri risultati, un elevato rischio di fallimento dell’impianto in protesi parziali fisse a due unità rispetto a tre/quattro unità è riportato anche da Margossian e collaboratori (54). Questi risultati suggeriscono che il numero di unità in una protesi può avere un impatto sulla stabilità dell’impianto durante la fase di guarigione ossea. Le protesi infatti potrebbero funzionare come dispositivi di fissaggio rigido esterno che bloccano gli impianti insieme e quindi ne riducono i micro-movimenti. Questo concetto è oggi supportato anche da una recente revisione della letteratura (55), che sottolinea come in un protocollo implantologico a carico immediato, la protesi unita presenti un tasso di successo più elevato (94,7%) rispetto alla protesi realizzata con restauri non uniti (88,4%), a prescindere dal design dell’impianto. Un altro fattore che ha contribuito ai buoni risultati del presente studio è probabilmente il protocollo di preparazione del sito modificato e finalizzato ad ottenere un’elevata stabilità primaria che è stato eseguito utilizzando frese finali più sottili a seconda della qualità

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journal of osseointegration Carico occlusale immediato in protesi parziali

dell’osso. La tecnica chirurgica modificata che abbiamo utilizzato è stata precedentemente valutata da Ostman e collaboratori (52) in uno studio in cui la stabilità primaria di 905 impianti è stata valutata con RFA. Sulla base dei risultati dello studio gli autori hanno suggerito che, quando si applica un protocollo di carico immediato, la tecnica chirurgica di preparazione del sito non può essere standardizzata, ma richiede una modifica a seconda della qualità dell’osso trovato. La perdita di osso marginale rappresenta un indicatore importante per la salute perimplantare e la sua misurazione è considerata un fattore determinante nella valutazione della qualità della sopravvivenza (e quindi del risultato primario). Poiché la perdita ossea perimplantare può indurre la formazione di tasche, questa potrebbe essere sfavorevole per la salute a lungo termine dei tessuti peri-implantari (56). Il valore generalmente accettato per la perdita di osso crestale dalla fine degli anni ‘80 è di -1,5 mm per il primo anno dopo il caricamento degli impianti e di -0,2 mm l’anno di perdita supplementare per ogni anno successivo (57, 58). Si deve inoltre sottolineare che i dati presenti in letteratura (59) indicano che, una volta immediatamente caricati, gli impianti integrati con successo presentato una reazione del tessuto peri-implantare comparabile a quella degli impianti caricati convenzionalmente. Nessuna prova suggerisce che le complicazioni perimplantari possano essere attribuite direttamente ai protocolli di carico. I meccanismi precisi del riassorbimento osseo crestale intorno agli impianti dentali non sono ancora completamente noti. La perdita ossea può derivare dal disegno dell’impianto, dalla densità ossea, dal trauma chirurgico al momento dell’inserimento dell’impianto o al momento della seconda fase chirurgica, dal sovraccarico occlusale, dalla migrazione apicale dell’epitelio crevicolare che si attua nel tentativo di isolare l’infezione batterica indotta o per stabilire una corretta ampiezza biologica, dall’interruzione del flusso ematico, o dallo sviluppo di un biofilm batterico patogeno (60-64). Precedenti studi istologici sperimentali hanno evidenziato che la superficie microstrutturata Laser- Lok® del colletto impiantare influenza direttamente il rimodellamento osseo corticale intorno al collo dell’impianto (46) . Utilizzando impianti Laser-Lok® con un protocollo di carico convenzionale, Botos e collaboratori (48) hanno riportato una perdita media di osso crestale a 1 anno di 0,42 mm, mentre a 3 anni Shapoff (68) e Pecora e collaboratori (47) hanno riferito una perdita media di osso crestale rispettivamente di 0,46 mm e di 0,59 mm. I risultati del nostro studio sono in accordo con questi dati, poiché mostrano una perdita media di osso crestale di 0,66 mm ± 1,3 mm dopo due anni di funzionamento, ma supportano anche l’ipotesi che il collare a superficie microstrutturata Laser-Lok® possa favorire una diminuzione della quantità di perdita ossea crestale iniziale anche quando gli impianti vengono immediatamente caricati. Oggi vi è la evidenza istologica della formazione di un attacco meccanico

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delle fibre di tessuto connettivo sulla superficie LaserLok® di impianti posizionati sia in osso nativo (46)che in siti post-estrattivi (65). È stato suggerito che questo attacco diretto del tessuto connettivo possa fungere da barriera fisiologica alla migrazione apicale dell’epitelio giunzionale e possa prevenire il riassorbimento osseo crestale (46). Tuttavia, per confermare questa ipotesi sono necessarie ulteriori ricerche istologiche, soprattutto confrontando gli impianti Laser-Lok® in diverse condizioni di carico. Mentre il presente studio non dimostra l’evidenza istologica di un attacco del tessuto connettivo al collare degli impianti Laser-Lok® caricati immediatamente, entro i limiti di questa ricerca, è possibile concludere che il carico funzionale immediato degli impianti Laser-Lok® Tapered Internal nei casi di edentulia parziale conduce ad un risultato del trattamento a breve termine che sembra essere non meno favorevole di quello a carico convenzionale, e senza conseguenze negative perimplantari dopo 24 mesi di funzionamento, in pazienti altamente motivati e con ottima igiene orale. Tuttavia, è corretto ricordare che il concetto di carico immediato deve essere eseguito secondo un protocollo specifico con attenzione adeguata alla stabilità primaria dell’impianto, alle istruzioni per paziente, all’impiego di una resina acrilica resiliente per la realizzazione del provvisorio, all’esclusione di soggetti bruxisti e/o parafunzionali ed al bloccaggio immediato degli impianti.

rinGraziaMenti Questo studio è stato sostenuto da una sovvenzione di Classimplant Srl, Roma.

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© ariesdue ottobre 2013; 5(3)


XXII SIO International Congress

Digital Technology for Good Clinical Practice in Implant and Prosthetic Dentistry

VENERDÌ 7 FEBBRAIO 2014

09.00

Sandro Fabbro

Relazione introduttiva al Forum Aziendale Eugenio Romeo

09.30

Impronta digitale e tradizionale a confronto

Jorge Strub

10.00

Possibilità e limiti delle tecnologie CAD-CAM

Tim Joda

10.30

Coffee break

11.00

Presentazione Documenti Finali del Progetto Culturale SIO 2013-14 Relazione Vincitore Borsa di Studio SIO 2012 Assegnazione Borsa di Studio SIO 2013 Assegnazione SIO Poster Award 2014

A. Rossi

11.40

Si può ancora fare implantologia di qualità senza tecnologie digitali?

L. De Stavola

12.30

Tavola rotonda con i relatori

R. Spreafico

13.00

Lunch

14.00

Corso: Dalla progettazione all’esecuzione delle protesi Stefano Gracis a sostegno implantare nell’era digitale: Matteo Capelli indicazioni e limiti degli strumenti disponibili Luca Vailati

17.00

Sessione di domande

9.30 - 13.00 G. Pizzo R. Boninsegna A. Agnini

Tecniche rigenerative nei settori ad alta valenza estetica Fattori chiave per il successo in chirurgia ricostruttiva Soluzioni protesiche “One Session” nella pratica quotidiana

PROGRAMMA 12.30

Lunch

14.00

Saluti delle Autorità e del Presidente SIO Lectio Magistralis: L’impatto dei social network e di internet sulla società e sul mondo del lavoro Possibilità e limiti delle tecnologie radiologiche tridimensionali Il computer nella diagnosi, nella pianificazione e nella comunicazione con il paziente

17.00 18.00

Tavola rotonda con i relatori

18.30

Assemblea Generale Soci SIO

18.40

Assemblea Soci Attivi SIO

19.40

Aperitivo tra gli stand

21.00

Cena del Presidente

Luigi Guida Alessia D’Onofrio

Leonello Biscaro

Luigi Guida Jeffrey Schnapp Gerlig Widmann

SESSIONE IGIENISTI - SABATO 8 FEBBRAIO 2014

Thomas Fortin

09.15

Saluti delle Autorità e del Presidente SIO

Luigi Guida

09.30

Il trattamento dei tessuti perimplantari nella pratica clinica quotidiana: strumentazione tradizionale e tecnologia laser

Chiara Romagnoli

10.30

Coffee break

11.00

Le condizioni di visione e di illuminazione durante l’attività operativa sul paziente

Paola Carcieri Paola Iacomussi

12.00

La “motivazione efficace” come atto terapeutico: dimensione e stili

Roberta Ceresini

13.00

Sessione di domande

13.30

Conclusione dei Lavori

Coffee break I software di simulazione estetica come strumento diagnostico e di comunicazione odontoiatra-paziente Comunicazioni Orali dei Soci Attivi

16.30

Romeo Schnapp Strub Vailati Widmann

Possibilità e limiti della chirurgia computer-assistita

Il restauro protesico ottenuto attraverso processi digitali: dall’impronta alla soluzione RevitaliZe

16.00

E. J. J. L. G.

Registrazione dei Partecipanti

Margini e indicazioni applicative della chirurgia guidata (Sistema Easy Guide)

15.30

Gracis Guida Iacomussi Joda Ricci Romagnoli

SABATO 8 FEBBRAIO 2014

Il controllo chimico della placca nella terapia delle malattie parodontali e perimplantari placca-indotte

15.00

S. L. P. T. A. C.

09.00

CORPORATE FORUM

14.15

L. Biscaro M. Capelli P. Carcieri R. Ceresini S. Fabbro T. Fortin

Milan - February 7th - 8th, 2014 - Atahotel Expo Fiera

con il patrocino:

08.00

Speakers

Andrea Ricci

DISCUSSIONE POSTER Venerdi: 16.00 - 17.00; Sabato: 10.00 - 11.00 Segreteria Organizzativa e Delegata SIO

Via Marchesi 26 D - 43126 PARMA Tel. 0521-290191 - Fax 0521-291314 sio2014@mvcongressi.it - www.mvcongressi.com

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JOURNAL of OSSEOINTEGRATION

MASSIMO FROSECCHI

Riabilitazione funzionale ed estetica in un caso di edentulia totale

CASI AL BIVIO

LA SCHEDA SITUAZIONE CLINICA INIZIALE Edentulia totale superiore e inferiore riabilitata con pregresse protesizzazioni,

compresa quella rimovibile non tollerata dalla paziente. ESAMI STRUMENTALI Ortopantomografia e tomografia computerizzata .

POSSIBILI SOLUZIONI TERAPEUTICHE 1 Protesi totale convenzionale superiore e overdenture inferiore su impianti. 2 Protesi overdenture superiore e inferiore su

impianti. 3 Protesi fissa superiore e inferiore su impianti. SOLUZIONE TERAPEUTICA ADOTTATA Riabilitazione fissa su impianti..

SITUAZIONE CLINICA INIZIALE La paziente P.A. di sesso femminile, dell’età di 55 anni, senza alcuna patologia generale, ma fumatrice. La paziente è giunta alla nostra osservazione in condizione di edentulia totale superiore e inferiore per la riabilitazione funzionale ed estetica dell’apparato masticatorio. La paziente non è portatrice di protesi removibile, nonostante numerose pregresse protesizzazioni, tutte non tollerate dalla paziente. All’origine della condizione di edentulia, estrazioni seriali per dolori facciali migranti attribuiti a dolore dentale. Una precedente radiografia panoramica risalente al periodo precedente alle avulsioni, mostra una dentatura sostanzialmente in buone condizioni. La paziente riferisce ancora la permanenza di dolori in sede orale chesi esacerbavano portando la protesi

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FIG. 1 Situazione clinica iniziale.

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totale, costringendola a restarne priva. Il dolore orale compare anche per semplici compressioni o sfregamenti sulla mucosa masticatoria. La paziente riferisce inoltre gravi dolori e limitazioni del movimento a carico del rachide cervicale e delle braccia. All’esame obiettivo si osserva una buona salute delle mucose con morfologia regolare dei processi alveolari, anch’essi ben conservati. I tessuti periorali si presentano ipotrofici, privi di sostegno dentale. La dimensione verticale si presenta annullata. La palpazione dei muscoli masticatori rivela dolorabilità e uno stato di tensione molto forte.

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FIG. 2 TAC facciale..

ESAMI STRUMENTALI Radiografia panoramica, tomografia computerizzata delle arcate dentarie. Sia l’ortopantomografia che la TC mostrano processi alveolari ben rappresentati, con una situazione di atrofia ossea contenuta sia a carico dell’arcata superiore che a carico della mandibola (Fig. 2). Approfondimenti diagnostici: la paziente è stata inviata presso uno specialista neurologo per accertare e documentare il tipo di dolori facciali e la situazione posturale. La paziente è stata visitata ed è stata impostata una terapia specifica.

SOLUZIONI TERAPEUTICHE PRESE IN CONSIDERAZIONE

FIG. 3: Esame volumetrico CBCT e progetto implantare.

La paziente si presenta estremamente sfiduciata e diffidente, data la grave menomazione subita a seguito della mancata diagnosi di nevralgia trigeminale e conseguente estrazione di tutti gli elementi dentari. Le possibilità di trattamento potevano consistere nei tre seguenti tipi di approccio: 1) Protesi totale convenzionale superiore e overdenture inferiore su impianti. 2) Protesi overdenture superiore e inferiore su impianti. 3) Protesi fissa superiore e inferiore su impianti..

SOLUZIONE TERAPEUTICA ADOTTATA

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La situazione neurologica della paziente e i pregressi fallimenti dei trattamenti convenzionali hanno fatto propendere per la terza soluzione, ovvero la riabilitazione fissa superiore e inferiore su impianti. La protesizzazione rimovibile convenzionale dell’arcata superiore è solitamente soddisfacente e legata a un’ottima prognosi a lungo termine, ma in questo caso l’appoggio mucoso era in grado da solo di innescare l’inizio delle crisi algiche.

Il ricorso alle overdenture, ovvero lo sfruttamento di 2 o più impianti in grado di assicurare ritenzione alle protesi rimovibili, è solitamente una soluzione soddisfacente. In questo modo infatti si ottengono i benefici tipici delle protesi rimovibili come l’estetica garantita dalla flangia rosa, la possibilità di montaggio di denti in posizioni ottimali, l’igiene facilitata, la semplicità del trattamento, la minima invasività chirurgica e l’economicità. Questa soluzione è stata tuttavia scartata in quanto gli impianti, in questo tipo di protesi, costituiscono elementi di

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ritenzione e non di dissipazione dei carichi masticatori e l’appoggio rimane sostanzialmente mucoso. La soluzione adottata è stata quindi quella più impegnativa, invasiva e complessa, vista anche la lunga permanenza senza alcuna protesizzazione. Dovendo riabilitare funzione ed estetica con una notevole perdita di parametri di riferimento, abbiamo realizzato due protesi rimovibili di

prova, solo per le prove fonetiche ed estetiche. Sulla base di queste informazioni, è stata realizzata una dima radiologica con denti radiopachi per l’esecusione di una Tomografia Cone Beam. Grazie a questo esame, eseguito con dima radiologica, è stato possibile verificare la qualità e quantità dell’osso residuo nelle sedi protesicamente rilevanti. L’esame ha permesso di identificare i siti ossei più idonei e “strategici” (Fig. 3).

FIG. 4: Fasi di prova nella protesizzazione

L’inserimento degli impianti è stato eseguito in un’unica seduta, sulla base della progettazione. Non è stata realizzata una protesizzazione a carico immediato allo scopo di contenere i costi, data anche la lunga permanenza in condizioni di edentulia. A 3 mesi sono state realizzate le protesi provvisorie fisse per riabilitare la funzione e provvedere a modifiche e adattamenti necessari. Al termine del periodo provvisorio è stata realizzata la protesizzazione definitiva, mediante full arch in titanio e composito avvitate alle fixture (Fig. 4, 5, 6). La stabilità dei tessuti ossei e mucosi attorno alle fixture e attorno alla protesi è stata monitorizzata a 3, 6 e 12 mesi con radiografie e rimozione della protesi mediante svitamento per accertare eventuali decubiti eccessivi. Anche la funzione occlusale è stata controllata nel tempo. La paziente ha riferito una marcata riduzione dei dolori facciali, sia per frequenza che per intensità delle crisi. Anche i dolori cervicali e in altri distretti corporei sono riferiti come estremamente diminuiti o scomparsi. Questo miglioramento della sintomatologia non è facilmente ascrivibile alla protesizzazione e non è noto se potrà mantenersi nel tempo (Fig. 7, 8, 9).

FIG. 5: Fasi di protesizzazione definitiva dell’arcata inferiore.

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FIG. 6: Salute dei tessuti molli periimplantari.

FIG. 7: Ortopantomografia finale.

protesizzazione più idonea. Il trattamento è stato progettato al fine di minimizzare i carichi protesici sulle mucose, sfruttando impianti osseointegrati. Riassumendo, nel caso in oggetto sono stati determinanti ai fini della scelta i seguenti fattori: 1) Volontà di riabilitare l’apparato masticatorio in maniera soddisfacente in una paziente in età giovane. 2) Volontà di realizzare un appoggio puramente implantare della protesi. 3) Presenza di volumi ossei idonei ad una riabilitazione fissa a tipo “full arch”..

BIBLIOGRAFIA

FIG. 8: Riabilitazione delle arcate dentarie.

1) Jain AR, Nallaswamy D, Ariga P, Philip JM. Full mouth rehabilitation of a patient with mandibular implant screw retained Fp-3 prosthesis opposing maxillary acrylic removable over-denture. Contemp Clin Dent 2013 Apr;4(2):231-5. 2) Fueki K, Kimoto K, Ogawa T, Garrett NR. Effect of implant-supported or retained dentures on masticatory performance: a systematic review. J Prosthet Dent 2007 Dec;98(6):470-7.

FIG. 9: Controllo a 1 anno.

3) Durham TM, King T, Salinas T, Franco T, Ross J. Dental implants in edentulous adults with cognitive disabilities: report of a pilot project. Spec Care Dentist. 2006 JanFeb;26(1):40-6. 4) Rodríguez-Lozano FJ, Sanchez-Pérez A, Moya-Villaescusa MJ, Rodríguez-Lozano A, Sáez-Yuguero MR. Neuropathic orofacial pain after dental implant placement: review of the literature and case report. Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral Radiol Endod. 2010 Apr;109(4):e8-12. doi: 10.1016/j. tripleo.2009.12.004.

CONCLUSIONI La riabilitazione di una edentulia totale inveterata è una procedura complessa e caratterizzata da numerose fasi di prova funzionale, fo-

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netica ed estetica. Nel caso in oggetto, la presenza di dolori facciali riconducibili a un problema neurologico ha rappresentato un ulteriore fattore di difficoltà e di scelta sul tipo di

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