Rivista italiana igiene dentale

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Quadrimestrale edito da Ariesdue S.r.l. Copyright © Ariesdue S.r.l. La proprietà letteraria spetta all’editore. Non è permessa la riproduzione di articoli della rivista senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Tutti gli articoli pubblicati sulla rivista sono redatti sotto la responsabilità dell’autore. Registrazione del Tribunale di Como n. 8/2005 del 22.02.2005

ISSN 1825-4683 DIRETTORE RESPONSABILE

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Barbara Bono b.bono@ariesdue.it Cristina Calchera farma@ariesdue.it Paola Cappelletti p.cappelletti@ariesdue.it Simona Marelli doctoros@ariesdue.it

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Dipartimento di Medicina Clinica, Scienze della Vita e dell’Ambiente Clinica Odontoiatrica (L'Aquila) e-mail: mario.giannoni@cc.univaq.it

ASSOCIATE EDITORS Roberto Di Lenarda

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Pier Luigi Foglio Bonda

Università del Piemonte Orientale

Elisabetta Polizzi

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HONORARY EDITOR Giovanni Dolci REDAZIONE Ariesdue: farma@ariesdue.it per invio articoli

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Commissione Nazionale dei Corsi di Studio in Igiene Dentale Presidente Prof. Mario Giannoni Consiglieri presidente Prof. Pier Luigi Foglio Bonda, Prof. Roberto Di Giorgio Vicepresidente Dott.ssa Ignazia Casula Consiglieri coordinatori Dott.ssa Elisabetta Polizzi, Dott.ssa Clelia Mazza

ECCO LA NOSTRA STORIA In occasione delle recenti elezioni tenutesi a Bologna lo scorso 12 settembre per il rinnovo del Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale dei Corsi di Studio in Igiene Dentale (CSID), sono state ripercorse le tappe che hanno segnato l’attività del Direttivo uscente nel corso del mandato degli ultimi 4 anni, ricordando che lo scopo prioritario della Commissione è sostenere la formazione e la crescita scientifica e professionale dell’Igienista Dentale (ID). Ciò concretamente si traduce nell’organizzare annualmente il Congresso Nazionale della Commissione, partecipare ai lavori della Giunta della Conferenza Permanente delle Classi delle Lauree delle Professioni Sanitarie (Conferenza), dare patrocinio e supporto agli eventi più rilevanti in ambito scientifico e culturale per quanto riguarda la salute oro-dentale e coordinare l’organo ufficiale di stampa: la Rivista Italiana Igiene Dentale, che divulga i lavori scientifici delle varie scuole italiane. Il Direttivo ha dedicato molte energie al raggiungimento di due fondamentali obiettivi: la definizione del core curriculum degli insegnamenti professionalizzanti del SSD MED50 e del tirocinio tecnico-pratico, inteso come l’insieme delle competenze che l’ID deve acquisire durante l’iter formativo dei tre anni di Corso di Studio (CdS). In tale ambito si continua a lavorare per dare omogeneità alla formazione, pur rispettando le specificità delle singole Sedi. Si è inoltre svolto il Coordinamento Nazionale per l’applicazione della L. 270/04, portando a termine la determinazione dell’Ordinamento didattico, Piano didattico e Regolamento didattico. Altre attività di collaborazione che consideriamo prioritarie e fondamentali per la formazione e diffusione dell’ID è la partecipazione ai lavori della Conferenza, la cui Giunta riunisce i Presidenti e i Vice-Presidenti delle Commissioni di tutte le professioni sanitarie. In tale sede si affrontano periodicamente temi riguardanti l’applicazione delle norme legislative inerenti la didattica e la formazione. Il Direttivo elabora quanto acquisito nella Giunta e lo trasmette all’Assemblea dei CdS, assistendo le varie sedi nell’applicazione dei nuovi regolamenti. In questi anni la Giunta ha avanzato ben 15 mozioni, tra cui quella dell’Osservatorio Nazionale per le Professioni sanitarie sui requisiti di docenza per i corsi di laurea delle professioni sanitarie (MIUR 8.5.2013 – Dr. D. Livon). Sono stati poi sollecitati e motivati i vari CdS per la nomina di Direttore della didattica dello specifico profilo professionale di ID passando su 34 sedi dai 17 Direttori ID del 2008 ai 27 di oggi. In questi anni

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il Direttivo e l’Assemblea hanno mantenuto un rapporto privilegiato con il Professor Roberto Di Lenarda (Vice-Presidente e Segretario del Collegio dei Docenti di Odontoiatria), nato ai tempi in cui egli era Presidente del CSID a Trieste, che ha consentito al mondo accademico dell’igiene dentale di crescere e conseguire importanti risultati. Tale legame è stato rinnovato, in occasione di queste ultime elezioni, dalla presenza propositiva e rassicurante del Professor Di Lenarda e del Professor Corrado Paganelli (delegato nella Giunta del Collegio dei Docenti per il MED 50) a sostegno dell’impegno programmatico dei prossimi anni. In particolare, il Direttivo da sempre fornisce supporto organizzativo e scientifico alla sede organizzatrice del Congresso Nazionale CSID, nell’ambito del quale viene abitualmente conferito il Premio GABA. L’ultima edizione, sulla “Best practice in igiene dentale”, si è svolta in data 13 e 14 giugno a Roma, mentre la prossima si terrà a Modena il 12 e 13 giugno 2015. Inoltre, il Direttivo si raduna annualmente anche in altre occasioni, tra cui il Premio Listerine in febbraio: evento ormai consolidato, dalla significativa partecipazione di tanti congressisti (oltre 300 iscritti tra docenti, studenti e igienisti laureati) reso possibile dall’importante sostegno dell’Azienda, che conferisce due premi in denaro per le migliori tesi, oltre a organizzare il congresso e ospitare Presidenti e Direttori. Poi vi è il Congresso del Collegio dei Docenti di Odontoiatria ad aprile, e gli incontri della Conferenza: meeting di primavera e di autunno in maggio e settembre. Non bisogna poi dimenticare che ogni attività sostenuta dalla Commissione Nazionale dei CSID è gratuita per gli studenti e per i già laureati. Da sempre, infine, la Commissione opera di concerto con le Associazioni di categoria per promuovere la figura e la professionalità dell’igienista dentale, favorendone lo sviluppo e la diffusione. A conclusione di questo excursus, non resta che ringraziare l’attuale Consiglio Direttivo, composto, oltre ai sottoscritti, dai Professori Pier Luigi Foglio Bonda, Roberto Di Giorgio, dalle Dottoresse Clelia Mazza ed Elisabetta Polizzi, che hanno condiviso con noi questa bella esperienza e il pesante lavoro svolto, ma anche tutti coloro, Presidenti e Direttori, che hanno sostenuto questo Direttivo, anche attraverso la puntuale partecipazione ai diversi eventi; un affettuoso ed incoraggiante augurio al Direttivo entrante per un sereno e proficuo lavoro durante il prossimo triennio. Ignazia Casula e Mario Giannoni

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Vantaggi Studi clinici, realizzati presso Enti Ospedalieri con l’attuazione di semplici protocolli di applicazione, dimostrano che l’utilizzo quotidiano di Forhans Medico Collutorio Concentrato aiuta a prevenire e ridurre patologie frequenti come l’ulcerazione ovalare (afta) che colpisce una persona su tre, mucositi da farmaci immunodepressori e altre stomatiti. I dati emersi testimoniano: › una riduzione rapida del dolore e del sanguinamento dovuto a queste lesioni; › una riduzione dei tempi di guarigione;

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› una riduzione dell’iperemia locale; › minor frequenza delle recidive; › assenza di fenomeni di sovrainfezione; Forhans Medico Collutorio Concentrato può essere usato tutti i giorni: non contenendo clorexidina non c’è rischio di pigmentazione dello smalto.

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Bibliografia 1. Montedonico P, Belladonna M, Balbi P. Aftosi del cavo orale. Nuove prospettive terapeutiche. Dental Cadmos 2/94. 2. De Luca S, Alberti G, Armanino R, Cocchi F, Del Bono P, Gandolfo AM, Trevisan F, Turchetti S. Aftosi ricorrente del cavo orale. Il Dentista Moderno 4/94. 3. Montedonico P, Armanino R, Cetina R, Loria P, Mangiante SD, Gandolfo AM. Lesioni orali nei pazienti omeopatici. Un protocollo di profilassi e terapia locale. Il Dentista Moderno 8/92.

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BIBLIOGRAFIA 1. 2.

Slot DE, et al. The efficacy of interdental brushes on plaque and parameters of periodontal inflammation: a systematic review. Int J Dent Hyg 2008;6:253-264. TePe è certificata secondo lo standard internazionale ISO 9001:2008.

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DETERMINAZIONE DEL TASSO ALCOLEMICO DOPO SCIACQUI CON COLLUTORI ALCOLICI IN UN GRUPPO DI VOLONTARI II CLASSIFICATO PREMIO LISTERINE 2013

Francesca Poggia* Pier Luigi Foglio Bonda** Carlo Mantovani***

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*

Igienista dentale, laureata presso il Cdl Igiene Dentale, Università degli Studi del Piemonte Orientale A. Avogadro ** Università degli Studi del Piemonte Orientale A. Avogadro *** SC Medicina del Lavoro – AOU Maggiore della Carità, Novara

RIASSUNTO

ABSTRACT

Scopo del lavoro Determinare il tasso alcolico dell’espirato e del sangue periferico dopo l’utilizzo di alcuni collutori contenenti etanolo; valutare l’entità della loro riduzione in funzione del tempo e verificare la possibile influenza dell’indice di massa corporea (BMI) e/o del genere dei soggetti. Materiali e metodi Lo studio ha coinvolto 30 soggetti adulti sani volontari, studenti del Corso di Laurea in Igiene dentale della nostra Università, con età compresa tra i 21 ed i 30 anni, sottoposti a visita medica per il calcolo del BMI. Sono stati utilizzati quattro collutori con diversi quantitativi di etanolo. I valori di alcolimetria dell’espirato sono stati rilevati con un etilometro portatile a 0, 10 e 20 minuti (T0, T10 e T20). I campioni di sangue per la valutazione dell’alcolimetria ematica sono stati raccolti 5 minuti dopo lo sciacquo. Risultati L’analisi statistica dei risultati raccolti ha evidenziato come i valori di alcolimetria rilevati a T0 e a T10 presentassero differenze statisticamente significative. I valori rilevati a T0 erano molto elevati nella maggior parte dei casi, presentando però una percentuale di decadimento molto elevata nei primi 10 minuti. Non vi è relazione con BMI e genere dei soggetti. Conclusioni Il nostro studio dimostra che il riscontro di tassi alcolimetrici diversi da 0,00 g/L non può essere ricondotto all’utilizzo di un collutorio alcolico, dato il rapido decadimento dei valori nell’arco di 20 minuti dallo sciacquo.

Aim of the work To evaluate if alcoholic mouthwashes could influence the values of breath alcohol concentrations and of blood alcohol concentrations; to determine how long it takes for the breath alcohol concentration to reach the value of 0,00 g/L and to determine the influence, if any, of body mass index (BMI) and/or gender on these values. Materials and methods Our study involved 30 volunteer young adults, students from our University, aged between 21 and 30 years. They underwent a medical examination to evaluate BMI values. We selected four alcoholic mouthwashes with a different percentage of alcohol in solution. The values of breath alcohol concentration were collected using a portable breathalyzer immediately after the rinse, after 10 and 20 minutes. We evaluated blood alcohol concentration 5 minutes after the rinse. Results Data analysis showed that there were no significant differences between breath alcohol concentration at zero and at ten minutes from the rinse. These values were very high immediately after the rinse, but they decreased significantly during the first ten minutes. There was no correlation between BMI and breath alcohol concentration, or between gender and breath alcohol concentration. Conclusions Our study shows that rinsing with an alcoholic mouthwash before undergoing the breathalyzer test does not realistically influence results.

PAROLE CHIAVE Alcolimetria, Collutorio, Etilometro.

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KEYWORDS Breath alcohol concentration, Breathalyzer, Mouthwash.

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Poggia F. et al.

INTRODUZIONE L’articolo 186 del Codice della Strada (D.L. 30 aprile 1992) stabilisce che gli organi di Polizia Stradale possono sottoporre i conducenti ad accertamenti qualitativi non invasivi per la valutazione della concentrazione alcolemica, il cui limite è stabilito per legge nella misura di 0,5 g/L (0,00 g/L per alcune categorie di automobilisti) (1). In alcune sentenze sono presentati casi in cui il Giudice di pace ha annullato il ritiro della patente ritenendo che il valore di alcolimetria rilevato fosse alterato esclusivamente per l’utilizzo di un collutorio a base alcolica prima del controllo. Attraverso un test dell’espirato è possibile quantificare l’alcolemia per la sua diretta correlazione con la concentrazione di alcol nell’aria alveolare: in Italia il rapporto tra le due concentrazioni viene fissato in un valore di 2.300:1 (2-7). Si potrebbero però rilevare valori falsi positivi per la presenza di residui di alcol nel cavo orale (3, 4, 8-10). Scopo del lavoro è stato di valutare: se i collutori a base alcolica potessero alterare l’alcolimetria dell’espirato; il picco di alcolimetria ed il suo tempo di decadimento; l’alcolimetria ematica a 5 minuti dallo sciacquo; l’eventuale correlazione tra i valori di alcolimetria e l’indice di massa corporea (BMI) o il genere dei soggetti.

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MATERIALI E METODI Il campione per il nostro studio, approvato dal Comitato Etico Interaziendale, è stato ricercato tra gli stu-

denti del nostro Corso di Laurea, sottoposti a visite mediche annuali, da cui abbiamo ottenuto il consenso all’acquisizione dei dati a scopo di ricerca. Essi avevano dichiarato di essere sani, di non assumere farmaci, di non avere piercing o ricostruzioni protesiche nel cavo orale, e di non essere in stato di gravidanza. Sono stati sottoposti a visita di controllo del cavo orale onde verificarne lo stato di salute e a visita medica per il calcolo del BMI con la nuova formula di Nick Trefethen dove il peso (in kg), moltiplicato per 1,3, viene diviso per l’altezza (in m) elevata a 2,5 (12). Il campione utile è risultato composto da 30 giovani adulti sani (Tab. 1). Ai soggetti è stato chiesto di non fumare nelle 12 ore precedenti al test e di astenersi dal consumo di alcol e cibo nelle 6 ore precedenti. In giorni diversi sono stati effettuati sciacqui con quattro collutori con diversa percentuale di alcol, acquistati personalmente (Tab. 2). Per la valutazione dell’alcolimetria dell’espirato è stato utilizzato un etilometro portatile a cella elettrochimica (Lion Alcolmeter SD400, Lion Laboratories LTD, Barry, United Kingdom), dotato di boccagli monouso, la cui taratura era in corso di validità al momento dello studio. Il Regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della Strada (d.P.R. n. 495/1992) prevede che l’accertamento dello stato di ebbrezza debba essere effettuato con due rilevazioni con l’etilometro ad un intervallo di tempo di 5 minuti, la prima delle quali ad una distanza di 15 minuti dall’ultima ingestione di alcol (11). Per il principio del favor rei la misurazione finale deve tenere conto del valore inferiore, risultato delle due misurazioni effettuate nel corso dei 20 minuti totali successivi all’ingestione di alcol (7). Nel nostro studio, l’intervallo tra le nostre misurazioni è stato fissato in 10 minuti, in quanto l’esecuzione di

Variabile

Genere

Media

Deviazione Standard

Valore Minimo

Valore Massimo

Età

7 Maschi

24,4

± 3,05

21

29

23 Femmine

23,2

± 2,23

21

30

30 Totale

23,5

± 2,45

21

30

7 Maschi

24,8

± 3,69

18,5

29,2

23 Femmine

22,1

± 2,61

17,5

28,3

30 Totale

22,8

± 3,05

17,5

29,2

BMI

TAB. 1 Valori delle variabili età e BMI del campione.

Collutorio

Etanolo (%)

Dosaggio per applicazione

Tempo di sciacquo (secondi)

A

21,60

20 ml

30

B

4,00

15 ml

30

C

10,00

15 ml

60

D

N.D.

10 ml

60

102

TAB. 2 Percentuale alcolica e indicazioni per lo sciacquo con i collutori utilizzati.

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Tasso alcolemico derivante dall’uso di collutori alcolici

test preliminari aveva evidenziato che alcuni prodotti producevano valori alcolimetrici tali da mandare fuori scala lo strumento, che non risultava più utilizzabile per un tempo superiore a 5 minuti. I soggetti eseguivano uno sciacquo con soluzione fisiologica per 30 secondi con successivo test con etilometro (Ti) per verificare che l’alcolimetria iniziale dell’espirato fosse pari a 0,00 g/L. L’operatore, seguendo le indicazioni delle case produttrici, preparava la quantità di collutorio con una siringa millimetrata e cronometrava la durata degli sciacqui. Il soggetto poi sputava la soluzione e veniva immediatamente sottoposto a test con etilometro (T0) per determinare il picco di concentrazione di etanolo nell’espirato. I soggetti tenevano la bocca chiusa, non bevevano e non sciacquavano, per evitare qualunque dispersione di alcol, fino alla seconda misurazione, effettuata ad una distanza di 10 minuti. In caso di valori positivi, si procedeva ad una terza prova a 20 minuti dallo sciacquo, raggiungendo così le tempistiche previste dal regolamento degli organi di Polizia Stradale. Per valutare la presenza di alcol etilico nel circolo ematico, ad 8 soggetti, a cui al tempo T0, dopo sciacquo con il collutorio A (massima concentrazione di alcol), erano stati rilevati valori massimi di alcolimetria dell’eCollutorio (% di alcool) Ti (g/L)

spirato, pari a 4,00 g/L, è stato prelevato, a 5 minuti dallo sciacquo, un campione di sangue. I dati sono stati elaborati mediante Microsoft Office Excel 2007 ed analizzati con il software Stata 10.1 (“p-value”≤0,05: statisticamente significativo). Per stabilire l’esistenza di differenze statisticamente significative tra i valori (T0 - T10 e T10 - T20) è stato utilizzato il test t di Student per dati appaiati. Le relazioni tra BMI e alcolimetria al T0 e al T10 sono state valutate con un diagramma di dispersione, con coefficiente di correlazione di Pearson, considerando i valori di ‘r’ compresi tra 0,00–0,19 come ‘correlazione molto debole’ secondo Fowler (13). Per la valutazione della relazione tra genere dei soggetti e valori di alcolimetria dell’espirato è stato usato un test t, assumendo varianze simili.

RISULTATI I valori massimi ottenuti erano pari alla saturazione dello strumento, per cui il valore reale poteva anche essere superiore. Per tutti i collutori i valori medi di alcolimetria dell’espirato rilevati al tempo T0 (descritti in Tab. 3 e nelle Fig. 1 e 2) mostrano una percentuale

T0 (g/L)

T10 (g/L)

T20 (g/L)

A (21,60)

0,00

3,75

0,07

0,00

B (4,00)

0,00

0,08

0,00

0,00

C (10.00)

0,00

3,49

0,04

0,00

D (N.D.)

0,00

2,85

0,02

0,00

4

4

3,75 g/L

3,49 g/L

3,5

3,5 2,85 g/L

3 Alcolimetria (g/L)

3 Alcolimetria (g/L)

TAB. 3 Valori medi di alcolimetria dell’espirato.

2,5 2 1,5 1

2,5 2 1,5 1

0,5

0,5 0,08 g/L

0 collutorio A

0

collutorio B

collutorio C

collutorio D

T0

FIG. 1 Valori medi di alcolimetria dell’espirato al tempo T0. La linea rossa indica il valore massimo di alcolimetria consentito dal Codice della strada ai guidatori non professionisti.

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0,07 g/L

0,00 g/L

0,04 g/L

0,02 g/L

collutorio A

collutorio B

collutorio C

collutorio D

T10

FIG. 2 Valori medi di alcolimetria dell’espirato al tempo T10. La linea rossa indica il valore massimo di alcolimetria consentito dal Codice della strada ai guidatori non professionisti.

103


Poggia F. et al.

Collutorio

T0 → T10(%)

T10 → T20 (%)

A

98,13

100,00

B

100,00

-

MEDIA

3,75

0,07

0,00

C

98,85

100,00

MIN

1,94

0,00

0,00

D

99,30

100,00

MAX

4,00

0,34

0,00

D.S.

0,44

0,10

0,00

I.C. 95%

3,59 – 3,91 0,03 – 0,11 -

Collutorio A

Alcolimetria (g/L) T0

TAB. 4 Percentuali di decadimento delle concentrazioni medie dell’alcolimetria dell’espirato.

T10

T20

TAB. 5 Valori di alcolimetria dell’espirato per il collutorio A. 4 collutorio A

3,5 3 Alcolimetria (g/L)

Collutorio B

collutorio B

T0

collutorio C collutorio D

2,5

Alcolimetria (g/L)

2 1,5 1

T10

T20

MEDIA

0,08

0,00

0,00

MIN

0,00

0,00

0,00

MAX

0,12

0,00

0,00

D.S.

0,04

0,00

I.C. 95%

0,07 – 0,09 -

0,00 -

0,5

TAB. 6 Valori di alcolimetria dell’espirato per il collutorio B.

0 0

10

20

FIG. 3 Rappresentazione grafica del decadimento dei valori medi di alcolimetria dell’espirato per i quattro collutori.

di decadimento (Tab. 4 e Fig. 3) molto elevata entro T10. Nel dettaglio (Tab. 5, 6, 7 e 8; Fig. 4 e 5), la differenza tra le medie dei valori al T0 e al T10 è statisticamente significativa per tutti i quattro collutori (A: p<0,0001; D.S. ±0,44, I.C. 3,51–3,84. B: p<0,0001; D.S. ±0,04, I.C. 0,06–0,09. C: p<0,0001; D.S. ±0,65, I.C. 3,20–3,70. D: p<0,0001; D.S. ±0,76, I.C. 2,55–3,19). Le correlazioni tra i valori al T0 ed il BMI sono molto deboli e non statisticamente significative, per tutti i quattro collutori (A: r=0,12; p=0,5387. B: r=-0,01; p=0,9588. C: r=-0,0162; p=0,9324. D: r=-0,1193; p=0,5300). Anche le correlazioni tra i valori rilevati al T10 ed il BMI sono molto deboli e non statisticamente significative per i collutori A, C e D (A: r=-0,15; p=0,4157. C: r=-0,0013; p=0,9946. D: r=0,0846; p=0,6567); per il collutorio B non è stata valutata la correlazione poiché i valori riscontrati erano tutti nulli. La differenza tra le medie dei valori a T0 per i campioni femminile e maschile non è statisticamente significativa per tutti e quattro i collutori (A: p=0,4915; I.C. -0,52– 0,26. B: p=0,7888; I.C. -0,04–0,03. C: p=0,9742; I.C. -0,60–0,58. D: p=0,0649; I.C. -1,25–0,04). La differenza tra il decremento dei valori per i gruppi maschile e femminile non è statisticamente significativa per tutti e quattro i collutori (A: p=0,527; Prob>F=0,7148. B: p=0,789;

104

Collutorio C

Alcolimetria (g/L) T0

T10

T20

MEDIA

3,49

0,04

0,00

MIN

1,16

0,00

0,00

MAX

4,00

0,20

0,00

D.S.

0,65

0,05

0,00

I.C. 95%

3,26 – 3,72 0,02 – 0,06 -

TAB. 7 Valori di alcolimetria dell’espirato per il collutorio C.

Collutorio D

Alcolimetria (g/L) T0

T10

T20

MEDIA

2,85

0,02

0,00

MIN

1,63

0,00

0,00

MAX

4,00

0,09

0,00

D.S.

0,76

0,03

0,00

I.C. 95%

2,58 – 3,12 0,01 – 0,03 -

TAB. 8 Valori di alcolimetria dell’espirato per il collutorio D.

Prob>F=0,7888. C: p=0,900; Prob>F=0,0437. D: p=0,039; Prob>F=0,0766). Le differenze delle medie dei valori a T0 e a T20 sono in tutti i casi statisticamente significative, poiché all’ultima rilevazione i valori sono risultati sempre uguali a 0,00 g/L.

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Tasso alcolemico derivante dall’uso di collutori alcolici

T10

3,5

3,91

3,72

3,75

0,11

3,49

3,59

3,12

3 Alcolimetria (g/L)

0,12

3,26 2,85

2,5

2,58

2 1,5

Alcolimetria (g/L)

4

0,07 0,06

0,06

0,04

1

0,03

0,08

0,5

0,02

0,09

0

0

0,08

0,02 0,01

0,00

0,07

collutorio A

collutorio B

collutorio C

collutorio D

collutorio A

collutorio B

collutorio C

collutorio D

FIG. 4 Rappresentazione grafica delle medie dei valori di alcolimetria dei collutori al tempo T0, barre di errore come intervallo di confidenza.

FIG. 5 Rappresentazione grafica delle medie dei valori di alcolimetria dei collutori al tempo T10, barre di errore come intervallo di confidenza.

I valori di alcolemia erano risultati pari a 0,00 g/L per tutti i soggetti esaminati.

gano ingeriti non possano influenzare in modo realistico il test con l’etilometro.

DISCUSSIONE

BIBLIOGRAFIA

Il nostro studio dimostra che non è possibile giustificare i valori rilevati dall’etilometro con uno sciacquo con un collutorio contenente etanolo prima dell’eventuale controllo. I valori rilevabili in un tempo inferiore ai 20 minuti sono imputabili ai residui di alcol nel cavo orale. I valori iniziali molto elevati non possono essere considerati come rappresentativi di uno stato di ebbrezza in quanto deporrebbero per uno stato di coma etilico. Inoltre, il prelievo ematico da noi effettuato a 5 minuti dallo sciacquo mostrava in tutti gli otto casi un valore di alcolemia di 0,00 g/L, contro un’alcolimetria dell’espirato di 4,00 g/L. I valori non trovano alcun nesso con BMI e genere dei soggetti: dopo sciacqui con collutori contenenti etanolo non entrano in gioco i fattori che influenzano la metabolizzazione della sostanza alcolica in caso di ingestione.

1. Decreto Legislativo N. 285 del 30/04/1992; Art. 186 Codice della Strada: Guida sotto l’influenza dell’alcool. http://www.mit.gov.it/mit/site. php?p=normativa&o=vd&id=1&id_dett=189 Ultima consultazione: 20 settembre 2013. 2. Spector NH. Alcohol breath tests: gross errors in current methods of measuring alveolar gas concentrations. Science 1971;172:57-9. 3. Worner TM, Prabakaran J. The accuracy of breath alcohol analysis using the breathalyzer. Alcohol & Alcoholism 1985;20(3):349-50. 4. Harding PM, McMurray MC, Laessig RH, Simley II DO, Correl PJ, Tsunehiro JK. The effect of dentures and denture adhesive on mouth alcohol retention. J Forensic Sci 1992;37(4):999-1007. 5. Schechtman E, Shinar D. An analysis of alcohol breath tests results with portable and desktop breath testers as surrogates of blood alcohol levels. Accident Anal Prev 2011;43:2188-94. 6. Jaffe DH, Siman-Tov M, Gopher A, Peleg K. Variability in the blood/breath alcohol ratio and implications for evidentiary purpose. J Forensic Sci 2013 Sep;58(5):1233-7. 7. Decreto Ministeriale N. 186 del 22/05/1990. Regolamento recante individuazione degli strumenti e delle procedure per l'accertamento dello stato di ebbrezza. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. 8. Langille RM, Wigmore JG. The mouth alcohol effect after a “mouthful” beer under social conditions. Can Soc Forens Sci J 2000;33(4):193-8. 9. Gullberg RG. The elimination rate of mouth alcohol: mathematical modeling and implications in breath alcohol analysis. J Forensic Sci 1992;37(5):1363-72. 10. Barry KL, Distefano S. Ethanol content of various foods and soft drinks and their potential for interference with a breath-alcohol test. J Anal Toxicol 1998;22:181-3. 11. Circolazione delle persone dedite all’alcool e degli invalidi. Art. 379 Guida sotto l’influenza dell’alcool. Codice della Strada e Regolamento di esecuzione. 12. “BMI Body Mass Index” - 5 gennaio 2013 http://people.maths.ox.ac.uk/trefethen/bmi.html Ultima consultazione: 10 maggio 2013 13. Fowler J, Jarvis P, Chevannes M. Statistica per le professioni sanitarie. EdiSES, Napoli. 2011.

CONCLUSIONI L’etanolo misurato nell’espirato è tutto di derivazione orale e ciò spiega il rapido decremento dei livelli alcolimetrici che non sarebbe riscontrabile se fosse il risultato della metabolizzazione dell’alcol ematico. Inoltre gli sciacqui con collutori contenenti etanolo non sono in grado di indurre la comparsa di segni oggettivi per la valutazione dello stato di ebbrezza. L’Igienista dentale ha il compito di informare il paziente circa la presenza in commercio di collutori che presentano una formulazione alcolica, avendo l’accortezza di spiegare come la loro percentuale alcolica ed il fatto che non ven-

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NORME REDAZIONALI La Rivista Italiana Igiene Dentale ha come scopo l’aggiornamento scientifico e professionale degli igienisti dentali, pubblicando lavori originali, preferibilmente di ricerca clinica, sperimentale ed epidemiologica. La pubblicazione dei manoscritti è subordinata alla valutazione dei revisori (processo di peer-review) in base a criteri di originalità, rilevanza e contenuto scientifico del lavoro. Agli autori potrebbe essere richiesto di modificare il testo sulla base dei commenti dei revisori. Requisiti dei manoscritti I lavori non possono essere stati offerti contemporaneamente ad altri editori, né pubblicati su altre riviste. Tutto il materiale sarà ritenuto di proprietà dell’autore. Nel caso in cui gli articoli contengano immagini o tabelle pubblicati in precedenza, gli autori devono fornire l’autorizzazione, da parte del titolare del relativo copyright, a riprodurre tale materiale. Gli articoli devono pervenire alla redazione di Ariesdue tramite e-mail (farma@ariesdue.it) nella loro stesura definitiva (non saranno accettate eventuali modifiche successive), completi di nome, cognome, qualifica professionale e Istituto di appartenenza, indirizzo postale ed elettronico, telefono, codice fiscale e le dichiarazioni necessarie firmate dall’autore di riferimento. L’editore provvederà gratuitamente alla pubblicazione degli articoli, per la stesura dei quali è esclusa ogni sorta di compenso a favore dell’autore/i. Le illustrazioni, siano esse fotografie e/o grafici e tabelle, devono essere numerate progressivamente e corredate delle relative didascalie, con precisi riferimenti nel testo, ma separate da esso; le immagini devono essere ad alta risoluzione (almeno 300 DPI, base 10 cm) in formato TIFF o JPEG. Il testo deve essere dattiloscritto in lingua italiana in formato Word per Windows o Mac e deve comporsi delle seguenti parti. Titolo scientifico conciso e senza abbreviazioni, in italiano e in inglese. Nome e cognome dell’autore/i e relative qualifiche professionali. Riassunti strutturati in italiano e in inglese (minimo 150 parole, massimo 250), cioè recanti i seguenti sottotitoli: scopo del lavoro; materiali e metodi; risultati; conclusioni. Parole chiave in italiano e in inglese (da 3 a 6), usando i termini indicati nell’Index Medicus. Introduzione, volta a esporre lo scopo dell’articolo riassumendo lo stato attuale delle conoscenze sull’argomento che verrà trattato ed eventuali osservazioni. Materiali e metodi, descritti in modo tanto dettagliato da permettere ad altri la riproduzione dei risultati. Qualora vengano riportati esperimenti su soggetti umani è necessario indicare nel testo che le procedure seguite sono conformi alle

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norme etiche proposte dal comitato responsabile della sperimentazione umana e alla Dichiarazione di Helsinki del 1975, dichiarando di avere ottenuto il consenso informato dai partecipanti e anche che il protocollo dello studio è stato approvato dal Comitato Etico di riferimento. Nel caso di esperimenti su animali, è necessario indicare nel testo che le procedure sono state condotte secondo le International Guidelines for Biomedical Research Involving Animals proposte dall’Organizzazione Mondiale della Salute (WHO) per l’uso di animali da laboratorio. Risultati, riferiti in modo conciso ma esaustivo con riferimenti a tabelle e/o grafici. Discussione in cui si analizzano i risultati ottenuti e la loro implicazione clinica. Conclusioni, enfatizzando gli aspetti importanti e innovativi dello studio e le osservazioni conclusive. Ringraziamenti. In coda al corpo del testo, dopo le conclusioni, è utile indicare se sussistono o meno conflitti di interesse economico da parte di uno o più autori e che lo studio presentato è stato sostenuto o meno da fonti di finanziamento. È poi possibile inserire ringraziamenti, rivolti a coloro che non possiedono i requisiti necessari per essere indicati nella bibliografia. Bibliografia. Le voci bibliografiche dovranno essere elencate in ordine di citazione con una numerazione araba progressiva, con particolare attenzione alla punteggiatura standard internazionale. I rimandi bibliografici all’interno del testo, invece, dovranno essere posti tra parentesi recando il numero della voce/i cui fanno riferimento, in ordine di apparizione. RIVISTA: ciascuna voce dovrà recare cognome e iniziale del nome degli autori (oltre i 6, elencare i primi 6 seguiti da et al.), il titolo originale dell’articolo, il titolo della rivista (usando l’abbreviazione dell’IndexMedicus), l’anno di pubblicazione, eventualmente il mese, il numero del volume, il numero di pagina iniziale e finale. Esempio di articolo: Boyne PJ, Shabahang S. An eva-luation of bone induction delivery materials in conjunc-tion with root-form implant placement. Int J Perio-dontics Restorative Dent 2001 Aug; 21 (4): 333-43. LIBRI, ATTI CONGRESSUALI E MONOGRAFIE: per pubblicazioni

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ROMA 13-14 GIUGNO 2014

XIII CONGRESSO COMMISSIONE NAZIONALE DEI CORSI DI STUDIO IN IGIENE DENTALE Gli abstract delle presentazioni poster POSTER I CLASSIFICATO Baby food e salute orale

L. Tabacchino1, E. Cavarretta2, G. Frati2, G. Biondi-Zoccai2, A. Polimeni1, L. Ottolenghi1 Sapienza Università di Roma 1 Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciali 2 Dipartimento di Scienze di Medicina-Chirurgia e Bioteccnologie

Obiettivo Il principale obiettivo di questo studio è stato esaminare tutti gli alimenti destinati alla prima infanzia che sono commercializzati in Italia, evidenziando i prodotti che presentano il più alto contenuto di zuccheri aggiunti. Materiali e metodi Sono stati esaminati 415 prodotti da banco delle cinque marche più pubblicizzate, quali Humana®, Mellin®, Milupa®, Nestlé® e Plasmon®. Sono stati presi in considerazione tutti i minerali e le sostanze nutritive degli alimenti. Sono state effettuate analisi statistiche di 339 alimenti con software dedicato SPSS 20 (IBM, Armonk, NY, USA). Le analisi esplorative bivariate sono state effettuate con l’ANOVA, per quanto riguarda le variabili continue e con il test chi-quadro per le variabili categoriche, senza confronti post-hoc. Le analisi multivariate sono state effettuate in base a un modello generale lineare, utilizzando il tipo di prodotto e la casa produttrice come fattori ad effetto fisso, mentre i nutrienti come variabili dipendenti ed esplorando le differenze significative ottenute dall’analisi globale, mediante test post-hoc aggiustati per Bonferroni. I risultati di queste analisi multivariate sono stati riportati come media del contenuto del nutriente considerato per casa produttrice (con intervallo di confidenza al 95%) e il relativo p-value. Risultati Dall’analisi descrittiva bivariata, di 339 prodotti, sono emersi i seguenti risultati: 44% dei prodotti non presenta nessuna nota riguardo la presenza di glutine, 49.9% sono cibi dolci, 42.2% presentano zucchero aggiunto tra gli ingredienti. L’Analisi Descrittiva Multivariata ha confrontato i prodotti sul contenuto di carboidrati. Sono emersi i seguenti risultati: latte (p-value = 0.745), omogeneizzati di carne (p-value= 0.003), pasta (p-value <0.001), omogeneizzati frutta (p-value=0.064), pappe (p-value=0.816), snak (P-value=0.656)e biscotti (p-value=0.532). Conclusioni Lo studio condotto è dotato della singolarità di poter

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contare su un ampio database di ben 415 prodotti con 149 diverse tipologie di alimenti destinati alla prima infanzia. Dai risultati che sono emersi possiamo constatare che moltissimi alimenti per la prima infanzia, commercializzati in Italia, hanno un ragguardevole contenuto di carboidrati e zuccheri aggiunti. POSTER II CLASSIFICATO L’igiene orale in pazienti in stato vegetativo con conseguenti problemi di disfagia

R. De Vecchi, G. Pedroni, S. Nespoli, A. Deruti, A. Amodeo, M. Tremolati Università degli Studi di Milano Azienda dei Servizi alla Persona Pio Albergo Trivulzio Corso di Laurea in Igiene Dentale, Presidente: Prof. G. Farronato

Obiettivo Lo scopo di questo lavoro è dimostrare come l’igiene orale sia fondamentale per mantenere una buona salute sistemica in pazienti in stato vegetativo. Le complicanze sono dovute al tipo di nutrizione. I pazienti sono nutriti tramite Gastrostomia Endoscopica Percutanea PEG. Questo tipo di alimentazione aumenta il rischio di rigurgito e di colonizzazione orofaringea da parte di microrganismi potenzialmente patogeni che incrementano la carica batterica. I batteri maggiormente riscontrati sono: Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus ed Enterobacteriacee. Materiali e metodi Nell’ASP Pio Albergo Trivulzio di Milano, grazie al lavoro Interdisciplinare fra Igienista e Logopedista, sono stati messi in atto protocolli di Igiene Orale tramite l’uso di spazzolini, spazzolini elettrici, garze imbevute di clorexidina, collutori disinfettanti e antibatterici, apribocca, manovre di stretching muscolari della muscolatura masticatoria su otto pazienti. Sono state intraprese manovre di terapia causale con rimozione tartaro attraverso strumentazione manuale, previa profilassi antibiotica. Grazie alla collaborazione con la logopedista Dott.ssa Elisabetta Cattaneo sono state intraprese manovre logopediche per ristabilire una corretta e valida deglutizione. Risultati Dopo l’attenta osservazione dei pazienti, nell’arco di 6 mesi sono stati rilevati notevoli miglioramenti nella salute del parodonto, riduzione del rossore, sanguinamento gengivale e miglioramento

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Autori vari - Abstract Presentazioni Poster

dell’alitosi. Per quanto riguarda l’indice di sanguinamento si è rilevata una riduzione dal livello 3 a livello 1, sinonimo di una significativa diminuzione dell’infiammazione. Conclusioni Con il presente studio si conferma la necessità dell’Igienista Dentale nei reparti che ospitano pazienti non autosufficienti e impossibilitati ad una igiene orale corretta ed autonoma. Inoltre si è notato che le stimolazioni a livello del cavo orale sono necessarie per rendere possibile il risveglio del paziente, rimettendo in moto i processi fisiologici, tra i quali la deglutizione. È oggi fondamentale la figura professionale dell’Igienista Dentale, poiché conservare una buona igiene orale tutela anche la salute del paziente a livello sistemico. POSTER III CLASSIFICATO Erosioni dentali: prevalenza dei sintomi di Malattia da Reflusso Gastroesofageo (GERD). Studio caso–controllo

I. Tei1, N. De Bortoli2, S. Marchi2, C. Mannucci,3 M.R. Giuca3 Università di Pisa 1 C.S.I.D 2 U. O. Gastroenterologia Universitaria 3 U.O. Odontostomatologia e Chirurgia del cavo orale

Introduzione La malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) colpisce circa il 20% della popolazione nei paesi occidentali. L’esposizione cronica al reflusso è associata allo sviluppo di sintomi e lesioni, tra cui erosioni dentali (ED). Obiettivo Individuare clinicamente l’associazione tra la sintomatologia riferibile a GERD ed ED al fine di identificare pazienti con GERD non diagnosticata per indirizzarli a un trattamento specifico. Materiali e metodi A 119 pazienti è stato somministrato un questionario validato per la diagnosi di GERD (pirosi; rigurgito; dolore toracico non cardiaco: NCCP) valutati per frequenza e per intensità. Tutti i pazienti sono stati studiati per valutare la presenza di ED mediante il test di valutazione validato Basic Erosive Wear Examination (BEWE) e la presenza di fattori di rischio comportamentali per lo sviluppo di erosioni dentali. Risultati Il rapporto maschi/femmine era 0.54 (42 M- 77F) e l’età media era di 48.2±14.5aa. Un totale di 23/119 pazienti (17.6%) presentava segni clinici di ED (BEWE >1). Solo 11/119 (9.2%) pazienti presentavano fattori di rischio per ED, ma solo 3 presentavano segni di erosione. La presenza di GERD è stata registrata più frequentemente (p=0.001) nei soggetti con erosioni (18/23; 78.3%) rispetto ai pazienti senza erosioni (41/96; 42.7%). La pirosi era presente in 9/23 (39.1%) dei pazienti con ED (p=0.243), anche se presentava una maggiore frequenza ed intensità (p<0.001), il NCCP era invece presente in 13/23 (56.5%) (p<0.001) ed il rigurgito in 14/23 (60.9%) (p<0.001). Nei soggetti in terapia con inibitori di pompa protonica non si segnala la presenza di una differente prevalenza di ED rispetto ai controlli (p=0.461). Conclusioni I soggetti affetti da ED senza fattori di rischio hanno una prevalenza superiore di sintomi da reflusso rispetto ai controlli senza erosioni. Questo studio ha dimostrato che è utile aumentare la ricerca di sintomi tipici da reflusso nei soggetti con segni oggettivi di ED.

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Valutazione preliminare di un prodotto di recente commercializzazione nel trattamento delle tasche parodontali

F. Seri, A. Napolitano, G. Miccoli, D. Di Nardo, G. Plotino, L. Testarelli Sapienza Università di Roma, Dipartimento Odontostomatologiche e Chirurgia Maxillo-facciale Corso di Laurea in Igiene Dentale

di

Scienze

Introduzione Il debridement delle tasche parodontali, anche le più profonde, è possibile grazie alla forma degli inserti degli strumenti a ultrasuoni e delle curette che permettono una efficace decontaminazione anche in presenza di oltre 10 mm di perdita di attacco clinico. Obiettivo L’obiettivo del presente studio è quello di valutare l’efficacia di un agente chimico topico a base di composti fenolici solfonati e acido solforico in soluzione acquosa (HYBENX®, EPIEN Medical Inc., USA) in associazione alle normali procedure di igiene orale professionale (scaling e root planing) per il trattamento delle tasche parodontali. Materiali e metodi Sono stati selezionati 10 pazienti, in buone condizioni di salute sistemica, non fumatori, di età compresa fra i 40-60 anni che presentavano, alla prima visita, almeno due tasche parodontali con indice di perdita di attacco clinico (CAL) ≥ 4 mm rilevata con una sonda parodontale Williams. Nella stessa seduta è stato effettuato un trattamento di detartrasi e sono state fornite corrette istruzioni di igiene orale domiciliare. A tre settimane dalla prima seduta una tasca è stata trattata con strumentazione meccanica (levigatura radicolare) e l’altra con levigatura radicolare associata a HYBENX®. I risultati sono stati valutati a 6 settimane, rivalutando il CAL e ne sono stati calcolati i valori medi. Risultati Si evidenzia una riduzione significativa dell’indice di perdita di attacco clinico medio nelle tasche trattate meccanicamente e chimicamente rispetto a quelle trattate con la sola levigatura radicolare. Conclusioni I risultati dello studio evidenziano l’efficacia di HYBENX® nel trattamento combinato delle tasche parodontali, è opportuno però precisare che, per avere dei dati più significativi, è necessario incrementare il numero di pazienti. Progetto educativo sulla salute orale nelle scuole secondarie di primo livello. Analisi delle competenze

M. Marinozzi, L. Ottolenghi Sapienza Università di Roma, CLID A Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali

Introduzione Il moderno concetto di Salute, definito dall’OMS e dall’art.32 della nostra costituzione italiana, si presenta come diritto di ogni individuo e porta il problema della promozione ed educazione sanitaria all’attenzione, non solo del settore sanitario, ma di una vasta gamma di settori, invitandoli ad una precisa assunzione di responsabilità in merito al tema di salute collettiva. Obiettivo Il progetto educativo di salute orale nelle scuole secondarie di primo livello si propone di creare un ambiente scolastico capace di offrire un adeguato supporto per il perseguimento della salute, e di verificare quanto effettivamente ciò possa risultare influente sui ragazzi e sulle loro conoscenze in materia di salute orale. Materiali e metodi Il progetto è stato promosso in quattro scuole

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secondarie di primo livello della Provincia di Terni e di Viterbo e ha permesso la valutazione di 221 bambini tra i 12-13 anni. Il programma prevedeva tre fasi di lavoro: test di ingresso per la valutazione delle conoscenze, lezione interattiva di prevenzione odontoiatrica e test di controllo dell’apprendimento. Alla fine è stato possibile mettere a confronto i risultati dei due test, perché realizzati con i medesimi quesiti, e studiare le variabili socio-economiche di sesso, residenza e cittadinanza. Risultati I risultati ci confermano che l’apprendimento è stato soddisfacente, infatti la percentuale di risposte corrette aumenta dal 71,40% all’88,69%, le risposte sbagliate diminuiscono dal 23% all’8,41% e le risposte mancate si dimezzano al 2,93%. Inoltre lo studio dell’andamento delle risposte corrette evidenzia il netto miglioramento nelle domande con bassa frequenza di risposte corrette al test di ingresso e, nondimeno, punti di criticità che riportano risultati peggiorativi. Conclusioni Risulta necessaria una rivalutazione del progetto educativo per consolidare i punti di forza e migliorare l’efficacia comunicativa delle aree di criticità; l’impegno di promozione di salute orale va inoltre implementato per superare le disuguaglianze legate a fattori socio-economici. Il ruolo dell’igienista dentale nel decondizionamento dalla suzione del dito

C. Belotti1, G. Ierardo1, A. Polimeni1 Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Polo C Corso di Laurea in Igiene Dentale

Introduzione Il riconoscimento nel paziente in età ortodontica di un quadro disfunzionale o di un’abitudine viziata – quale la suzione del dito – è un importante compito che attiene al clinico e secondariamente coinvolge il ruolo dell’igienista dentale nell’assistenza in corso delle procedure riabilitative. Obiettivo Il paziente succhiatore del dito giunge abitualmente alla nostra osservazione in età ortodontica. A questa età riteniamo possibile correggere l’abitudine viziata sfruttando il “piacere tattile” - decisamente diverso dal piacere orale dell’età neonatale - rivelato da rituali come l’accarezzarsi contemporaneamente il naso o toccarsi i capelli o il lobo dell’orecchio. Materiali e metodi In questi casi, viene adottata una procedura terapeutica – che può avvalersi dell’importante contributo dell’Igienista dentale – con la quale è possibile intercettare l’abitudine viziata ricorrendo a due elementi: a) un elemento motivazionale (verso il bambino e verso i suoi familiari) e b) un oggetto transizionale, quale un oggetto di legno o un pupazzo, da tenere impugnato al momento di addormentarsi e al risveglio. Risultati Nella nostra esperienza, il bambino acquisisce assai rapidamente l’abitudine di impugnare l’oggetto transizionale nel momento di addormentarsi, smettendo contemporaneamente di succhiare il dito e, se vi è buona collaborazione da parte della famiglia, in poche settimane generalmente viene a cessare l’abitudine viziata. Conclusioni Riteniamo che la collaborazione dell’igienista dentale – riconosciuto quale figura professionale idonea per la motivazione del piccolo paziente e per la gestione del trattamento in rapporto con l’odontoiatra – sia fondamentale per affrontare e portare a soluzione

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definitiva il problema della suzione del dito nei soggetti in età ortodontica. Inoltre, il rapporto di fiducia e di collaborazione che viene a crearsi fra lo specialista, l’igienista, il giovane paziente e i familiari, adottando una procedura non coercitiva e motivando nel senso di una partecipazione attiva il bambino, sarà molto vantaggioso nelle successive fasi, sovente complesse, del trattamento orto-gnatodontico. Analisi volumetrica del fluido crevicolare in diversi stati di salute parodontale e perimplantare

C. Frattini, M. G. Lorenzon, L. Bevilacqua, V. Borelli, G. Castronovo, M. De Biasi, D. Angerame Università degli Studi di Trieste Dipartimento di Scienze Mediche Chirurgiche e della Salute Corso di Laurea in Igiene Dentale, Coordinatore: Prof. D. Angerame

Introduzione La perimplantite è definita come una reazione infiammatoria che colpisce i tessuti circostanti gli impianti dentali osteointegrati, con conseguente perdita dell’osso di supporto. Ancora oggi non sono chiari tutte le fasi e i meccanismi del processo patologico. Obiettivo Lo scopo di questo studio è stato analizzare la differenza quantitativa del fluido crevicolare, primo indicatore di infiammazione dei tessuti parodontali (GCF) e perimplantari (PISF) in condizioni di salute e di infiammazione. Materiali e metodi Sono stati selezionati 10 pazienti afferenti alla Clinica Odontoiatrica e Stomatologica dell’Università di Trieste che presentavano almeno due impianti e due denti, di cui uno in stato di salute (PPD<4mm e BOP-) e uno in stato di patologia (PPD>5mm e BOP+). In tutti i siti sono stati rilevati indice di placca (IP), indice di sanguinamento (BOP), profondità di sondaggio (PPD), relative attachment level (RAL) e GCF o PISF con Periopaper® per 30” a T0 e successivamente dopo 30’. Tutti i dati sono stati analizzati statisticamente mediante analisi multivariata. Risultati Il GCF e il PISF aumentano in condizioni di infiammazione dei tessuti parodontali e perimplantari. Non sono emerse differenze statisticamente significative di comportamento tra il GCF o il PISF. Il volume del fluido è direttamente proporzionale con i valori di PPD, RAL e BOP. È emersa una correlazione statistica maggiore tra il volume di fluido crevicolare e il BOP. Conclusioni Il GCF e il PISF rappresentano variabili oggettive del grado di infiammazione dei tessuti più affidabili delle variabili cliniche. Odontofobia: analisi e valutazione di un campione clinico

G. Venturini1, M. Mauri2, S. Belli2, M.R. Giuca2, M. Miceli2 1 2

Igienista Dentale Università di Pisa

Introduzione L’ansia legata alle procedure odontoiatriche e la paura del dentista, per quanto frequenti, vengono spesso sottovalutate, col risultato di condizionare la compliance del paziente e l’esito dei trattamenti. Obiettivo Valutare la prevalenza e le dimensioni psicopatologiche dell’odontofobia in un campione clinico, al fine di suggerire strategie

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Autori vari - Abstract Presentazioni Poster

più efficaci di assessment e trattamento personalizzato. Materiali e metodi Il campione clinico è composto da 25 soggetti afferenti alla Clinica Odontoiatrica dell’Università di Pisa, selezionati in un gruppo di pazienti richiedenti trattamento odontoiatrico con sedazione totale perché fobici. Gli strumenti utilizzati sono il Dental Anxiety Scale (DAS, Corah, 1978), per valutare la gravità della condizione, e il Dental Concern Assessment (DCA, Clarke e Rustvold, 1998), per la caratterizzazione della stessa. Abbiamo inoltre annotato se il paziente avesse avuto un’esperienza traumatica precedente in ambito odontoiatrico, se soffrisse di attacchi di panico e se ricevesse trattamento specialistico per disturbi d’ansia. Risultati La prevalenza dell’odontofobia (DAS≥15) nel nostro campione risulta elevata (52%). Tutti i pazienti risultati “odontofobici” secondo la DAS riportavano in anamnesi un evento traumatico pregresso legato al trattamento odontoiatrico. Il resto del campione (DAS<15), si caratterizzava invece per la presenza di sintomi ansiosi non specifici e collegati alle dimensioni psicopatologiche dello spettro panico-agorafobico. Conclusioni I risultati del nostro studio, per quanto preliminari, identificano due principali gruppi di pazienti odontofobici. I primi sono quelli che presentano una odontofobia “vera” che, secondo quanto suggerito dalla letteratura, potrebbe essere meglio inquadrata come una forma sotto-soglia specifica di PTSD (Post Traumatic Stress Disorder), denominata PTDA (Post Traumatic Dental-Care Anxiety). Il secondo gruppo è rappresentato da pazienti ansiosi, con disturbo di panico a piena espressione o elementi dello spettro panico-agorafobico, per i quali il trattamento odontoiatrico agisce da “trigger” della sintomatologia. Il management diagnostico-terapeutico dell’odontofobia dovrebbe quindi prevedere un approccio multidisciplinare (odontoiatra, igienista dentale, psichiatra, psicoterapeuta). Sindrome di Sjögren: l’impatto del danno sulle strutture oro-dentali e sulla qualità della vita

G. Marchi1, C. Baldini*2, M.R. Giuca2, M. Miceli2 1 2

Igienista Dentale Università di Pisa

Introduzione La saliva è di fondamentale importanza per il mantenimento della salute orale e del benessere individuale. Obiettivo Scopo di questo studio osservazionale cross-sectional è stato quello di descrivere l’impatto clinico della malattia sulle strutture oro-dentali, documentare la prevalenza del danno nel cavo orale e le conseguenze sulla qualità della vita. Materiali e metodi Sono stati reclutati 30 pazienti (27 femmine e 3 maschi) dall’ambulatorio di Reumatologia dell’Università di Pisa, di età superiore ai 18 anni, con diagnosi di sindrome di Sjögren formulata secondo i criteri AECG. Le informazioni raccolte nella cartella clinica sono state comparate con i dati bioumorali, clinici e istologici raccolti durante la visita reumatologica . Per ciascun paziente è stato stimato il danno orale mediante lo SSDDI. In alcuni pazienti è stato condotto un follow-up prospettico a T0 (reclutamento), T1 (controllo dopo 2 settimane) e T2 (controllo dopo 4 settimane) che ha permesso di valutare l’efficacia di trattamenti correttivi personalizzati. Nell’analisi statistica il confronto delle variabili è stato effettuato uti-

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lizzando il test esatto di Fisher, il T-test di Student o il test di MannWhitney, il coefficiente di correlazione R per ranghi di Spearman. È stato considerato statisticamente significativo p<0,05. Risultati L’analisi statistica ha permesso di documentare una correlazione statisticamente significativa tra, numero di denti mancanti e riduzione del flusso salivare (r=-0.690, p=0,0001), tra SSDDI relativo al cavo orale e l’SSDDI sistemico (r=0,450, p=0,01) e tra SSDDI e durata di malattia (r=0,380, p=0,04). Le conseguenze sulla qualità della vita sono rilevabili in termini di difficoltà fonatorie (50%), disagio sociale (70%) e difficoltà masticatorie (56%). Conclusioni lo studio condotto dimostra come l’igienista dentale può esprimere le proprie conoscenze e le abilità tecnico-pratiche e tecnico-operative proprie concorrendo, all’interno di un team multidisciplinare, al miglioramento della qualità della vita dei pazienti affetti da tale malattia. Efficacia di un collutorio a base di clorobutanolo nel ridurre la sintomatologia dolorifica nel trattamento parodontale non chirurgico

E. Brun1, M. Di Modugno2, F. De Luca2, M. Gargari3 Docente a contratto CLID, Università Roma Tor Vergata Igienista dentale frequentatrice, Ospedale Fatebenefratelli San Pietro, Roma 3 Professore associato, cattedra di protesi CLID, Università di Roma Tor Vergata 1 2

Introduzione Approcci non chirurgici come scaling e rootplaning sono abitualmente utilizzati per prevenire o curare la malattia parodontale. Tuttavia, la paura del dolore e il disagio dovuto alla strumentazione sottogengivale scoraggia quasi il 10% della popolazione ad effettuare il trattamento. Obiettivo Lo scopo di questo studio è stato valutare l’efficacia di un collutorio lenitivo, a base di clorobutanolo, nella prevenzione e nell’attenuazione del dolore durante il trattamento di SRP, confrontandolo con una soluzione placebo. Materiali e Metodi Sono stati trattati 23 pazienti, 11 uomini e 12 donne con parodontite cronica su almeno 20 elementi esclusi i terzi molari e con tasche maggiori di 4 mm. Sono stati esclusi pazienti affetti da patologie sistemiche che possano compromettere la percezione dolorifica. Studio controllato randomizzato (RCT) individuale splith-mouth, quadruplo cieco. Per generare la sequenza di allocazione è stata utilizzata una randomizzazione a blocchi bilanciati, splith-mouth: un’arcata e stata trattata con il collutorio in esame, l’arcata controlaterale con il controllo. Rivalutazione a sei settimane. Sono stati valutati inoltre i livelli di stress ed ansia del paziente e come questi influenzino la percezione dolorifica mediante la scala DAS. Risultati Nei pazienti con gengivite trattati con il collutorio si evidenzia una diminuzione della sintomatologia dolorosa, statisticamente significativa rispetto ai pazienti trattati con parodontite. Conclusioni I dati sembrano confermare che l’attività del prodotto, sotto forma di collutorio, si limita ai soli tessuti parodontali superficiali, mentre non ha efficacia su quelli profondi. Inoltre il clinico dovrebbe avere sia un approccio terapeutico corretto sia adottare un approccio psicologico al fine di ridurre lo stato ansiogeno del paziente.

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Management del paziente con disabilità visiva e analisi transazionale

L. Barbato, A. Anelli, L. Santiprosperi Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, sede “C” di Latina, Corso di Laurea Igiene Dentale

Introduzione Psicologia clinica e neuroscienze provano che la relazione paziente-operatore può sortire, per vie psicosomatiche, un effetto biologico terapeutico o iatrogeno. Ne consegue che un’assistenza finalizzata al caring, non solo al curing, rappresenta un dovere terapeutico. Ciò è ancor più vero nei casi di pazienti special needs. Obiettivo Questo lavoro è concepito col duplice scopo di presentare organicamente e nel dettaglio, il management da parte dell’igienista dentale dei pazienti con disabilità visiva e di completarla col modello comunicazionale e relazionale dell’analisi transazionale. Materiali e metodi La ricerca, basata su una revisione della bibliografia scientifica dal 1976 al 2013 consultabile nella banca dati PubMed e altri studi condotti in Italia, e si è snodata lungo tre direttrici: l’approccio al paziente odontoiatrico con disabilità sensoriale di tipo visivo; l’uso di tecniche di analisi transazionale nella gestione dello stessa tipologia di assistito; l’efficacia della comunicazione di tipo analitico-transazionale nella relazione tra igienista dentale e paziente. Le parole chiave che l’hanno indirizzata sono state “oral health” in associazione con “blindness”, “visually impaired people”, e con “transactional analysis”. In totale sono stati considerati 50 titoli bibliografici, includendo varie categorie di studi. Risultati La disabilità sensoriale non comporta cure diverse, ma un approccio accorto e modulato su ciascun paziente, dall’accoglienza all’atto terapeutico, dal follow up all’istruzione all’igiene orale. In ciascuna fase è possibile attuare una comunicazione efficacie supportata da strategie ad hoc (hand in hand; stimolazione degli altri sensi, uso di sistemi non verbali di descrizione etc). Il contributo dell’AT favorisce e conduce all’esperienza di autoefficacia col superamento dell’eventuale copione, costituendo un sicuro canale per una relazione paritaria. Conclusione La letteratura scientifica dimostra che opportune strategie di approccio associate a una comunicazione di tipo analiticotransazionale sono efficaci nei diversi momenti operativi: linguaggio semplice, “riconoscimenti” positivi e “permessi” consentono il cambiamento comportamentale, fungendo da stimolo motivazionale. Tecniche di guida comportamentali del team odontoiatrico nella gestione del paziente autistico

E. Marrese1, M. Fantauzzi1, M. Fosco1, P. Mercuri2 Sapienza Università di Roma, CLID c ASL Latina Presidente: Prof.ssa L. Ottolenghi 1 Studente Cdl in Igiene Dentale C 2 Direttore didattico CLID C

Introduzione Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR) l’autismo è inserito nei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo. Fortemente deficitario nell’interazione sociale e nella comunicazione, l’autismo presenta anche modalità comportamentali, interessi e attività ristrette, ripetitive e stereotipate. Per questi mo-

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tivi, la possibilità di prevenzione e cure odontoiatriche è seriamente compromessa. Per trattare un paziente autistico è quindi necessaria una gestione particolare e personalizzata. Obiettivo Lo scopo di questo lavoro è quello di far emergere come la gestione odontoiatrica di un paziente autistico richieda una conoscenza approfondita dell’autismo e di modelli comportamentali di orientamento. Materiali e metodi Sono stati selezionati articoli scientifici pubblicati entro gennaio 2013 dai principali database medici come Medline e Pubmed. La ricerca è stata condotta inserendo termini quali: “Disturbo Autistico”, “controllo/metodi del comportamento”, “cure odontoiatriche per disabili”, “salute orale”, “odontoiatria pediatrica”. Risultati La mente autistica pensa per immagini ed è ipersensibile agli stimoli esterni. Attraverso l’ausilio di supporti visivi (creazione di un’agenda iconica), ritraenti le varie fasi del trattamento, e con il sistema di comunicazione PCS (Pictures Communication System), è possibile creare un canale di comunicazione con il soggetto affetto da questa patologia. Con la desensibilizzazione dell’ambiente, il procedere secondo gradualità step by step, e la partecipazione dello stesso personale sanitario ad ogni seduta, si può instaurare un rapporto di fiducia con i pazienti affetti da questo disturbo e così realizzare programmi di prevenzione ed effettuare cure odontoiatriche, senza ricorrere all’anestesia generale. Conclusioni Il ruolo della formazione continua dei professionisti del settore, e dei genitori, è essenziale per superare le difficoltà incontrate dal bambino autistico alla poltrona del dentista. Progetto epidemiologico e di prevenzione sul territorio: istruzione e motivazione alla cura dell’igiene orale in pazienti nella terza età

N. Satta Direttore della Didattica e Professore a.c. Corso di Laurea Igiene Dentale Università degli Studi di Cagliari

Introduzione I progressi in ambito medico hanno permesso di far aumentare sensibilmente le aspettative di vita della popolazione, portando così un forte incremento dell’età media. Questo scenario non può lasciarci indifferenti di fronte a quella che nei prossimi anni rappresenterà una grossa fetta della popolazione italiana e mondiale, pertanto è nostro compito trovare ed attuare delle tecniche in grado di poter dare al paziente geriatrico il necessario supporto ad un corretto mantenimento delle funzioni fisiologiche durante l’invecchiamento. Obiettivi • Preservare la salute orale dei pazienti all’interno della struttura. • Istruire il personale sanitario della struttura. • Favorire l’inserimento dell’igienista dentale all’interno delle strutture medico-assistenziali. • Individuare un indice di valutazione di rischio e necessità di trattamento per il paziente non autosufficiente facilmente utilizzabile dagli operatori. Materiali e metodi Luogo di svolgimento: Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA). Fase epidemiologica: i pazienti vengono visitati da un equipe di Odontoiatri e di Igienisti Dentali, secondo i protocolli

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Autori vari - Abstract Presentazioni Poster

delle indagini epidemiologiche dell’OMS. Educazione sanitaria rivolta al Personale Sanitario: il personale sanitario parteciperà ad un incontro di formazione con un’equipe specializzata di Igienisti Dentali. Educazione sanitaria rivolta agli anziani: i pazienti parteciperanno ad un incontro (in relazione alle esigenze anche singolarmente), sarà eseguita una lezione di igiene orale sulle tecniche di spazzolamento, sulla gestione della protesi, autoverifica dello stato dei tessuti dentali, gengivali e delle mucose. Risultati È migliorata la qualità di vita del paziente durante il periodo di degenza. Il cavo orale del paziente è mantenuto in uno stato di salute, prevenendo complicazioni sistemiche. L’igienista dentale si inserisce all’interno delle strutture medico-assistenziali. Conclusioni In età geriatrica la prevenzione dell’edentulismo, della carie, della malattia parodontale e dei tumori orali, assume particolare significato nei pazienti affetti da patologie invalidanti, l’igienista dentale si impegna affinché vengano adottate tutte le misure profilattiche necessarie. Management dei pazienti affetti da istiocitosi a cellule di Langerhans (lch) nel cavo orale

E. Vacros, G. Mariani, G.L. Sfasciotti Università “Sapienza” di Roma Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali UOC di Odontoiatria Pediatrica

Introduzione L’istiocitosi è una malattia rara debilitante che fa parte delle malattie ematologiche ed è caratterizzata da proliferazione e accumulo delle cellule di Langerhans in vari tessuti ed organi. Le manifestazioni sistemiche di questa patologia possono essere Single System e Multi System. I tessuti ossei di più frequente incidenza sono le vertebre, il cranio, il femore e le ossa mascellari nei quali si presenta con caratteristiche lesioni osteolitiche. Obiettivo Stabilire un protocollo terapeutico per la gestione delle lesioni orali da LCH. Materiali e Metodi I pazienti in cura presso il reparto di Ematologia del Policlinico Umberto I di Roma sono stati inclusi nello studio. Gli stessi sono stati sottoposti ad una strategia di trattamento che prevede una prima valutazione clinica del cavo orale seguita da una terapia di Fase I in associazione a terapia farmacologica cortisonica. Il follow up è stato stabilito per un periodo di tre mesi da un controllo all’altro. Risultati È stato riscontrato un miglioramento delle condizioni di salute dei tessuti parodontali. In alcuni casi, la terapia di Fase I associata ad una terapia cortisonica ha mostrato una remissione delle lesioni da LCH riscontrate in sede di prima visita. Conclusioni L’applicazione di un protocollo terapeutico con controlli periodici trimestrali ci offrono la possibilità di fare diagnosi ed intervenire precocemente. Infatti, quadri di parodontopatia aggressiva localizzata, che non rispondono alla terapia di fase I in maniera adeguata, e parodontiti refrattarie richiedono accertamenti diagnostici clinici e radiografici sussidiari più approfonditi. In tal senso, l’accertamento bioptico rappresenta il gold standard per la diagnosi differenziale. Alla luce di questa osservazione il team odontoiatrico può svolgere un ruolo preminente nella prevenzione di tale patologia che può manifestarsi con lesioni del cavo orale.

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L’Igiene Orale nel paziente portatore di apparecchio ortodontico fisso

M. Fantauzzi1, C. Belotti1, A. De Tommaso1, P. Mercuri2 Università degli Studi Roma La Sapienza, Corso di Laurea in Igiene Dentale, Polo C 1 Studenti 2 Direttore Didattico

Introduzione Il sorriso è un patrimonio, è considerato un simbolo di salute e benessere, e come tale va protetto e coltivato. Il trattamento ortodontico fisso ha la doppia valenza di restituire una corretta funzionalità all’apparato stomatognatico ed al contempo garantire la bellezza del sorriso. Naturalmente la gestione dell’igiene orale di questa tipologia di pazienti richiede un’attenzione specifica. Obiettivo Lo scopo di questo lavoro è quello di far emergere come la gestione odontoiatrica di un paziente portatore di apparecchio ortodontico fisso richieda particolari attenzioni e cure dedicate. Materiali e metodi Da testi specifici per Igienisti Dentali, da lavori prodotti in collaborazione con l’OMS e dalle Linee guida emanate dal Ministero della Salute, abbiamo estratto materiale relativo alla gestione dei pazienti portatori di apparecchi ortodontici fissi. Risultati I pazienti sottoposti a terapia ortodontica presentano cambiamenti nella flora microbica orale che conducono a un incremento del numero di batteri responsabili della carie, pertanto nei pazienti sottoposti a trattamento ortodontico fisso, le manovre di igiene orale vanno intensificate e rafforzate allo scopo di prevenire demineralizzazioni dello smalto e un incremento di lesioni cariose anche in pazienti che in precedenza non avevano mai avuto problematiche dentali. È importante che il paziente acquisisca un forte senso di responsabilità personale, che trasformi le aspettative dell’Igienista Dentale in obiettivi del paziente. Nelle procedure cliniche saranno importanti l’applicazione di prodotti per la remineralizzazione dello smalto e il controllo della placca; gli ausili chimicofarmacologici per la decontaminazione del cavo orale e l’educazione alimentare. Conclusioni Il paziente portatore di apparecchio ortodontico necessita non solo di una maggiore assistenza professionale, ma anche di istruzioni precise per l’igiene orale domiciliare che deve essere continua e rigorosa con un programma di mantenimento che verrà organizzato secondo il livello di rischio. La responsabilità professionale dell’Igienista Dentale

M. Fantauzzi1, V. Caldarazzo2 Università degli Studi Roma La Sapienza, Corso di Laurea in Igiene Dentale, Polo C 1 Studente 2 Docente di Medicina Legale

Introduzione L’ultimo decennio ha assistito, in ambito odontoiatrico, a un incremento del contenzioso di oltre il 100%. Viene da chiedersi quali siano principalmente le cause che hanno determinato tale incremento e quali le azioni correttive che sarebbe opportuno intraprendere. Obiettivo Lo scopo del lavoro è puntualizzare il ruolo giuridico dell’I-

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gienista Dentale nonché la sua figura di responsabilità professionale. Materiali e metodi Sono state esaminate Leggi dello Stato, sentenze di Cassazione Civile, riviste specializzate e pubblicazioni sull’argomento. Risultati Sull’incremento del contenzioso pesa certamente la crescente coscienza dei pazienti del diritto alla salute, con attese ed aspettative spesso fuorviate dai mass media in termini d’interventistica e di risultato, non in sincronia con l’evidenza scientifica, nonostante il progresso tecnologico che propone fasi diagnostiche e terapeutiche sempre nuove e più sofisticate. L’errore professionale, in termini di cattivo operato, è comunque la causa principale di un contenzioso, contestuale alla incongrua gestione del consenso ed alla corretta e completa informazione che lo produce. È stato interessante osservare il bilancio, nei contenziosi esaminati, in merito alle sentenze, sugli esiti favorevoli e sfavorevoli per il professionista. Perizia, prudenza e diligenza restano i principi cardini a cui il professionista deve attenersi. La Legge 42/99 concede autonomia culturale e decisionale all’Igienista Dentale, con la responsabilità che ne deriva, per cui l’Igienista Dentale risponderà direttamente per il proprio operato. Si porta a conoscenza del lettore, emblematicamente, la sentenza di Cassazione che stabilisce, in proposito, che “l’informazione, oggetto del consenso, non può provenire che dal sanitario cui è richiesta la prestazione professionale” (Cass. Civ., Sez. III, 7027/2001). Conclusioni Nell’esercizio della professione, l’Igienista Dentale deve attenersi alle proprie competenze, in relazione ai principi di perizia, prudenza e diligenza, limitandosi agli interventi per cui abbia avuto esplicito e valido consenso dal paziente, rendendo pertanto fondamentale la capacità di comunicazione. La mucosite orale indotta dalle terapie antitumorali nei pazienti oncologici

D. Bellardini, S. Pernarella, M. Piacentini Studente, Università degli Studi di Roma La Sapienza, Corso di Laurea in Igiene Dentale, Polo C

Introduzione L’incidenza dei tumori maligni, in Italia come negli altri Paesi del mondo, è in continuo aumento rappresentando la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari. Le terapie non chirurgiche utilizzate per il trattamento dei tumori maligni, quali chemioterapia e/o radioterapia, sono sempre più diffuse ed efficaci, pur essendo associate ad effetti avversi, anche a livello del cavo orale con manifestazioni acute e/o croniche. La mucosite orale è attualmente considerata la più grave complicazione della terapia antitumorale, e può avere un impatto negativo rilevante sulla qualità di vita del paziente affetto, sull’esito delle terapie durante la fase di cura e, quindi, sulla prognosi della patologia neoplastica. Obiettivo Presentare una recensione su questa condizione patologica, le sue cause, il suo trattamento a vantaggio del team terapeutico oncologico, del quale deve far parte l’odontoiatra e l’igienista dentale, così da poter provvedere all’istruzione preventiva e curativa del paziente. Materiali e metodi Lo studio è stato condotto esaminando la letteratura medico-scientifica attraverso PubMed (Carranza Parodontologia Clinica. Michael G.Newman, Harry Takei, Fermin A. Carranza,

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2003 - Linee Guida del Ministero della Salute 2014). Risultati La mucosite orale è una condizione caratterizzata da lesioni ulcerative della mucosa che colpisce il 40-80% dei pazienti sottoposti a chemioterapia ed a radioterapia della testa e del collo, dovuta sia all’effetto negativo dei farmaci chemioterapici e delle radiazioni, ma anche dal cambiamento della flora microbica, dal cambiamento nella proliferazione di paricolari tipi cellulari e dall’immunodepressione. Conclusioni Tale lesione predispone i pazienti a complicazioni infettive e nutrizionali che nei casi più gravi possono comportare l’interruzione del trattamento temporaneo o permanente con ripercussioni anche sulla prognosi della malattia stessa. Prevenire e/o ridurre al minimo l’aggressività di questa affezione permette dunque di migliorare la salute orale e la qualità della vita nei pazienti oncologici. Efficacia della strumentazione parodontale nell’area delle forcazioni nella terapia parodontale non chirurgica

F. Guzzo1, D. Sgarbini2, M. Gargari3 Igienista dentale, Ospedale Fatebenefratelli San Pietro, Roma Igienista dentale frequentatore, ospedale Fatebenefratelli San Pietro, Roma 3 Università di Roma Tor Vergata, Professore associato, cattedra di protesi, CLID 1 2

Introduzione Da sempre le aree delle forcazioni risultano essere un limite per l’operatore durante la strumentazione parodontale a causa della morfologia delle stesse e dell’anatomia radicolare. In questa tesi abbiamo voluto valutare l’efficacia della strumentazione stessa comparando la strumentazione manuale e quella ultrasonica e vedere quanto sia influente la capacità dell’operatore di strumentare. Obiettivo Comparare l’efficacia del trattamento di scaling e rootplaning nella terapia parodontale non chirurgica nelle aree delle forcazioni dei molari, utilizzando strumentazione manuale o ultrasonica e valutare se il grado di esperienza dell’operatore influisce sulla buona riuscita del trattamento. Materiali e metodi Sono stati presi in esame 10 pazienti di età compresa tra 37-63 anni di sesso maschile e femminile con parodontite di grado severo e con denti pluriradicolati con forcazioni compromesse (II-IIIgrado), con indicazione di estrazione e con tacshe al sondaggio >5mm, recession <= 2 mm in zona forcazione. Cut-off due (2). Studio controllato randomizzato. Risultati I risultati dimostrano che la midline tra le radici mesiale e distale è sede di abbondanti accumuli di tartaro, che la capacità dell’operatore è determinante e che l’uso degli ultrasuoni è fondamentale al fine di rimuovere i depositi duri. Conclusioni Tre sono i punti fermi per la buona riuscita del trattamento: Explorer per distinguere tra cemento e tartaro, la scelta dello strumento e una buona capacità delloperatore nello strumentare, ma soprattutto valutare la morfologia radicolare; per questo si vede la necessità di effettuare ulteriori studi in grado di correlare la scelta della strumentazione, e quindi della tecnica di trattamento, con l’aspetto anatomo-morfologico dell’apparato radicolare.

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Autori vari - Abstract Presentazioni Poster

La Prevenzione

B. Balan, V. Catarci, A. Della Guardia, E. Ippolito, A. Olivadese, E. Saccaro, P. Tavino, S. Truini, A. Venditti, M. Fantauzzi, M. Bellardini Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Corso di Laurea in Igiene Dentale, Polo Pontino, Terracina

Introduzione L’Igienista Dentale ha un ruolo fondamentale nella promozione della salute del cavo orale e uno degli ambiti principali di intervento è senza dubbio la prevenzione, soprattutto attraverso l’educazione ad un corretto stile di vita. Obiettivo La definizione di prevenzione e le metodiche preventive. Materiali e metodi Nella ricerca ci siamo avvalsi di testi specifici per Igienisti Dentali da cui abbiamo tratto le informazioni necessarie al nostro studio (A. Genovesi, C. Sanavia, G.M. Nardi: Manuale pratico per l’Igienista Dentale. ed. SEE; Firenze - A. Abbinante, V. Ardizzone, S. Bresciano, C. Camorali, A.M. Genovesi, P. Marzola, G.M. Nardi, C. Pejrone, I. Riccitelli Guarella, M.R. Parma Benfenati: Igiene orale personalizzata, Igiene orale professionale, Igiene orale domiciliare. ed. Masson; Milano). Risultati Partendo dal concetto di salute dell’OMS, per prevenzione si intende l’insieme di azioni finalizzate ad impedire o ridurre il rischio, ossia la probabilità che si verifichino eventi non desiderati. In ambito sanitario, essa mira a ridurre la mortalità e la morbilità, promuovendo la salute ed il benessere individuale e collettivo. Le attività di prevenzione, essendo parte della più ampia attività di “tutela della salute”, sono parte delle competenze professionali tipiche delle professioni sanitarie, nei loro diversi ambiti esplicativi. Le metodiche preventive sono: la prevenzione primaria, che si basa su informazione, educazione, motivazione e su azioni a livello comportamentale o psicosociale; la prevenzione secondaria, che è il normale approccio medico che consiste nell’intercettare il danno precocemente per renderlo reversibile, ed infine la terziaria, l’intervento terapeutico che limita il danno ormai provocato, e previene complicanze e recidive. Conclusione La prevenzione è l’ambito in cui l’Igienista Dentale ha un ruolo fondamentale. Essa si fonda sulla comunicazione intesa come informazione, istruzione, educazione e motivazione del paziente nel rispetto delle capacità comunicative dell’interlocutore. Parodontite e aterosclerosi: meta-analisi sulla correlazione con il batterio Porphyromonas Gingivalis

R. De Vecchi, C. Valenti, S. Nespoli, A. Deruti, A. Amodeo, M. Tremolati Azienda dei Servizi alla Persona Pio Albergo Trivulzio Corso di Laurea in Igiene Dentale, Presidente: Prof. G. Farronato Università degli Studi di Milano

Obiettivo Valutare correlazione tra malattie parodontali croniche (PD) e malattia vascolare aterosclerotica (ASVD). Sono stati proposti diversi percorsi fisiopatologici come potenziali legami tra PD e ASVD. Questi percorsi coinvolgono sia le interazioni dirette e indirette tra i meccanismi degli agenti patogeni parodontali e dell’endotelio sia l’impatto dei batteri sui processi aterosclerotici. Il patogeno in esame è il Porphyromonas gingivalis (Pg), un batterio parodontale gram-negativo anaerobio; lo scopo è quindi dimostrare il suo coinvolgimento

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con le malattie cardiovascolari. Materiali e Metodi I data-base utilizzati sono stati: Pubmed, Medline, Embase, Cochrane Library e Scopus. Gli articoli sono stati selezionati utilizzando: “Mesh Terms”, Atherosclerosis, Periodontal disease, Porphyromonas gingivalis; “Free Text Terms”, Coronary disease, Bacteremia, Smooth muscle cells, Carotid disease, Chronic periodontitis, Periodontal bacteria, Aortic aneurysm. La ricerca riguarda il periodo dal 1980 al 2012. Risultati Fin dalla metà degli anni ’70 è stata ipotizzata la possibile correlazione tra le malattie parodontali e quelle cardiovascolari. È stato dimostrato che alcune specie batteriche, quali il Pg, e le tossine da queste prodotte riescano a penetrare la barriera epiteliale dei tessuti di sostegno del dente invadendo i distretti limitrofi e raggiungano le placche aterosclerotiche. I batteri parodontali evocano il rilascio di mediatori pro-infiammatori: in particolare di interleuchine (IL) che inducono la secrezione a livello epatico di proteine della fase acuta (APR), quali la proteina C reattiva (PCR) e il fibrinogeno, formando l’ateroma. Conclusioni Negli ultimi decenni il possibile ruolo delle infezioni orali, in particolare di quella parodontale, ha suscitato un notevole interesse oltre a numerose critiche. Infatti l’infezione dei tessuti di sostegno del dente può essere considerata un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. La letteratura indica che la malattia parodontale è associata alle lesioni indotte dall’aterosclerosi. L’igiene orale controllata riduce l’infiammazione a livello sistemico, quindi i problemi cardiovascolari. L’approccio e la comunicazione tra l’Igienista Dentale e il bambino disabile

R. De Vecchi, R. Franco, A. Deruti, S. Nespoli, A. Amodeo, M. Tremolati Azienda dei Servizi alla Persona Pio Albergo Trivulzio Corso di Laurea in Igiene Dentale Presidente: Prof. G. Farronato Università degli Studi di Milano

Introduzione L’Igienista dentale ha utilizzato il disegno come strumento di comunicazione, per poter percepire le paure e i disagi che l’ambiente odontoiatrico scaturisce, poiché il bambino tramite il disegno esprime se stesso. Lo studio è stato effettuato presso la struttura Odontoiatrica dell’Ospedale Policlinico di Milano; ci siamo occupati di bambini affetti da Sindrome di Down, Sindrome di Williams-Beuer, Autismo e Ritardo cognitivo grave. Obiettivo Lo scopo è stato quello di: • Valutare, attraverso il disegno, come viene vissuta e trasposta graficamente l’esperienza “dal dentista” in un campione di 30 bambini disabili. • Valutare differenze grafiche tra paziente disabile e paziente normodotato tra i 10-16 anni. • Verificare come questo strumento possa essere utilizzato nella relazione igienista-paziente infantile disabile. Materiali e metodi La ricerca ha avuto luogo dal Settembre 2012 al Settembre 2013. Sono stati raccolti 30 disegni di cui 9 analizzati: • Sindrome di Down: 1 maschio di 13 anni, 1 femmina di 11 anni. • Sindrome di Williams: 1 femmina di 11 anni. • Autismo: 3 maschi di 11, 13 e 16 anni. • Ritardo cognitivo grave: 3 maschi di 10, 11, 10 anni.

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Risultati Analizzando i disegni dei bambini si sono riscontrate particolarità diverse nei colori, soggetti e utilizzo dello spazio per ogni patologia presa in considerazione. Abbiamo riscontrato nei bambini la ricerca nella figura dell’igienista di: • capacità di percepire l’ansia e di farvi fronte; • capacità di stabilire e mantenere la relazione; • capacità di comunicazione col paziente; Conclusioni Nonostante le difficoltà dovute alla comunicazione e percezione dei messaggi da parte dei bambini diversamente abili, sono riusciti a trasporre in disegno le esperienze vissute o immaginate. Si è reso necessario l’utilizzo di supporti grafici e visivi per ottimizzare i tempi di apprendimento. L’igienista deve essere sempre pronto ad approcciare ogni tipo di paziente e il disegno può essere un buon metodo di comunicazione. Prevenzione dell’endocardite batterica attraverso una corretta igiene orale

M. Fosco1, C. Gesuale2, S. Solomita3, P. Mercuri4 Università di Roma “La Sapienza”, Polo Pontino, Presidente: Prof. ssa L. Ottolenghi 1 Studente Cdl in Igiene Dentale C 2 Studente Medicina Tor Vergata 3 Tutor CLID C 4 Direttore didattico CLID C

Introduzione L’endocardite è un’infiammazione dell’endocardio che può interessare soprattutto, ma non esclusivamente, i lembi valvolari. Le cause possono essere infettive o immunologiche. Tra le cause infettive hanno un ruolo importante i microrganismi del cavo orale. Un danno alle cellule dell’endocardio, come in caso di valvulopatie reumatiche e non, favorisce l’adesione dei microrganismi alla sua superficie e quindi l’endocardite. Obiettivo Prevenire il rischio di endocardite batterica attraverso una frequente igiene orale professionale e congiuntamente a corrette istruzioni di igiene orale domiciliare che verranno poi seguite dal paziente motivato dall’igienista. Materiali e metodi Sono stati presi in considerazione testi di farmacologia, medicina e cardiologia in cui sono pubblicati studi clinici inerenti il problema delle cure odontoiatriche e della corretta profilassi nella prevenzione dell’endocardite batterica. Sono stati utilizzati, inoltre, come fonte, i database medici, come ad esempio PubMed, inserendo come parole chiave “igiene orale” ed “endocardite batterica”. Per quanto riguarda i casi clinici, sono stati seguiti pazienti a rischio nell’ambulatorio odontoiatrico dell’ospedale di Gaeta. Risultati È stato dimostrato che ci può essere una batteriemia transitoria nelle estrazioni dentarie, nella chirurgia parodontale, nella terapia conservativa e durante sedute di detartrasi, ma si è altresì dimostrato che si possono riscontrare anche in manovre di igiene orale domiciliare come spazzolarsi i denti o utilizzare il filo interdentale, soprattutto in pazienti con scarsa igiene orale. Conclusioni Con la dimostrazione dell’efficacia di una corretta igiene orale, professionale e domiciliare, si è ridotto significativamente il numero di pazienti che deve sottoporsi ad una profilassi antibiotica, diminuendo così il rischio di problemi legati all’assunzione di questi medicinali. Compito del clinico è quindi quello di informare il pazien-

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te che il suo rischio di ammalarsi di endocardite infettiva diminuisce drasticamente, mantenendo una buona igiene orale piuttosto che assumendo antibiotici. La gestione del paziente affetto da malattie rare: il ruolo dell’igienista dentale

G. Mariani, E. Vacros, G.L. Sfasciotti Università “La Sapienza” di Roma Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali UOC di Odontoiatria Pediatrica

Introduzione L’igiene orale è considerata la base per la prevenzione e la terapia delle patologie che interessano il cavo orale. Essendo ormai nota una diretta connessione tra molte malattie sistemiche e patologie orali, è naturale ed indispensabile prevenire la loro comparsa, mantenendo un’adeguata igiene orale soprattutto in quei soggetti affetti da malattie rare. Obiettivo Stilare tre protocolli operativi per la gestione dei diversi pazienti con sindromi rare, distinguendoli in tre grandi gruppi: un quadro ematologico, un quadro neuropsichiatrico e il quadro per il paziente con ritardo mentale. Scopo che accomuna i tre protocolli è il raggiungimento di una corretta igiene orale e compliance da parte del paziente. Materiali e metodi Attraverso un’opera di formazione, educazione e motivazione della promozione della salute orale, attuando i protocolli e personalizzandoli in base alle esigenze di ogni soggetto, effettuando modifiche e strategie anche a livello pratico da insegnare direttamente ai pazienti interessati o a chi li accudisce. Risultati Grazie alla frequente motivazione da parte dell’igienista dentale, all’attuazione di quanto previsto dai protocolli (rispettivamente per ogni paziente9, si è ottenuta una maggiore collaborazione non solo da parte dei pazienti ma anche da parte dei loro genitori e tutori. Conclusioni Applicando il protocollo operativo professionale, le strategie d’intervento per una corretta igiene orale domiciliare ed effettuando frequenti controlli periodici in base alle esigenze dei tre gruppi si è ottenuto un miglioramento dello stato di salute orale nei pazienti affetti da malattie rare. Efficacia del polish su radici esposte: clinica e analisi al SEM

I. Petrova, B. Zeza, C. Trezza, C. Giannetti, A. Bruzzichesi, A. Pilloni Sapienza, Università di Roma, Cattedra di Parodontologia Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali Titolare: Prof. A. Pilloni

Introduzione La terapia parodontale meccanica di fase 1 si prefigge di eliminare depositi batterici sopra e sottogengivali e prevenire un loro eventuale reinsediamento sulle superfici radicolari. Obiettivo Effettuare uno studio in vitro e in vivo al fine di valutare gli effetti positivi, negativi o neutri del polish sul cemento radicolare effettuato con spazzolini in nylon medi e morbidi alternati a pasta per profilassi fine e media.

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Autori vari - Abstract Presentazioni Poster

Materiali e metodi Gli strumenti utilizzati sono spazzolini in nylon duri e morbidi (HaweCleanic, Kerr, Germania) in combinazione con pasta per profilassi media e fine (HaweCleanPolish, Kerr, Germania). La valutazione in vivo è stata eseguita su 8 pazienti, ciascuno ha contribuito con un dente con radici esposte. Mentre la valutazione in vitro (Microscopio Elettronico a Scansione presso l’istituto Rizzoli di Bologna) è stata eseguita su 16 denti, 8 estratti da pazienti parodontalmente sani ed 8 da pazienti parodontali. I denti sia in vitro che in vivo sono stati distribuiti ugualmente nelle successive combinazioni di trattamento: a) spazzolino morbido con pasta fine; b) spazzolino morbido con pasta media; c) spazzolino duro con pasta fine; d) spazzolino duro con pasta media. Risultati La superficie radicolare sottoposta a trattamento con polish effettuato con spazzolino morbido e pasta fine ha mostrato scarsa presenza di solchi e di residui di pasta; questi dati si sovrappongono all’analisi clinica, in quanto la diminuzione degli indici di placca e sanguinamento relativi ai denti trattati con la pasta fine associata con lo spazzolino morbido è pressoché totale. Conclusioni Questo studio ha mostrato che il polish finale, dopo l’utilizzo dello scaler, è una procedura preventiva nei confronti dell’adesione della placca batterica. Lo spazzolino in nylon morbido e la pasta per profilassi a grana fine potrebbero essere gli strumenti migliori da scegliere per rendere liscia la superficie radicolare sfavorendo, quindi, l’accumularsi della placca batterica e riducendo gli indici clinici di sanguinamento e placca. Tecnica innovativa di spazzolamento dalla comparsa della prima dentizione decidua: TEO (Tecnica Educativa di Igiene Orale)

abitudine quotidiana. È stato scelto lo spazzolino doppio, per la sua efficacia e l’approccio educativo-ludico, Learn to brush Set (MAM) composto da 2 spazzolini. Il bambino è in posizione eretta per osservare nello specchio i movimenti dello spazzolamento, seguito dal genitore che poggia la sua mano sinistra dietro la schiena per incoraggiarlo e rassicurarlo. Lo spazzolino lungo Training Brush viene utilizzato simultaneamente dal bambino e dal genitore, che orienta il bambino nell’esplorazione della prima dentizione decidua e ne guida il movimento. Durante lo spazzolamento il genitore canta una filastrocca, semplice e divertente, che ricorda i movimenti e i siti da pulire, compresa la lingua. Successivamente si inserisce l’apposito anello anti-ingoio di sicurezza allo spazzolino piccolo First Brush, e verrà chiesto al bambino di utilizzarlo, tenendolo da solo nella mano sinistra (il bambino ha manualità in entrambe le mani) e si chiederà di eseguire i delicati movimenti. Il genitore ripeterà la filastrocca. Risultati Sono state eseguite registrazioni con videocamera a 20 mamme e ai loro rispettivi bambini di 36 mesi, che hanno eseguito tutti gli steps suggeriti dall’igienista dentale con la tecnica di spazzolamento TEO (Tecnica Educativa dell’Igiene Orale). Le registrazioni hanno documentato quanto il bambino sia riuscito a spazzolare le superfici in maniera autonoma, con particolare soddisfazione e condivisione delle mamme. Alle mamme è stato ribadito dall’igienista dentale che la loro responsabilità dell’efficacia del controllo di placca domiciliare rimane. La misura di prevenzione della salute orale in termini di spazzolamento nel campo della “infants’ oral health care” è da considerarsi indispensabile con la comparsa della prima dentizione decidua. Conclusioni È consigliabile introdurre lo spazzolino e la tecnica di spazzolamento idonee per l’infanzia, che rispettino le esigenze di questa fascia d’età. La proposta TEO come una Tecnica Educativa dell’Igiene Orale eseguita insieme al genitore consente di coinvolgere e responsabilizzare il piccolo paziente e indirizzarlo verso l’autonomia.

B. Giovane, A. Semjonova, R .Di Giorgio, G. M. Nardi Sapienza Università di Roma, CLID Polo B Isernia Presidente: Prof. R. Di Giorgio

Terapia fotodinamica

Introduzione “Le patologie del cavo orale in età infantile sono associate in molti casi a scarsa igiene orale e a stili di vita non salutari“ (Nardi 2011). L’importanza dell’educazione alla salute orale rivolta all’infanzia consente che il loro benessere possa essere correttamente guidato da parte di professionisti in rapporto interdisciplinare, responsabilizzando i genitori ad assumere un approccio personalizzato nella gestione dell’igiene orale domiciliare. Obiettivi Per poter ottenere una diminuzione dei soggetti affetti da patologie del cavo orale, è necessaria la promozione di corretti stili di vita di igiene orale e attenta cooperazione dei professionisti dell’area medica e personale sanitario che si occupano dell’infanzia. È opportuno fornire protocolli operativi di igiene orale domiciliare personalizzati per questa fascia d’età, da consigliare ai genitori ed educarli e responsabilizzarli ad un corretto ed efficace controllo di placca da condividere con il piccolo paziente, fino alla corretta acquisizione routinaria. Materiali e metodi Fin dalla comparsa della prima dentizione decidua è indispensabile scegliere una tecnica di spazzolamento “tailoring”, personalizzata e condivisa con il genitore, che insegni e segua il bambino nell’igiene orale domiciliare, rinforzando così una corretta

Università degli Studi di Roma “Sapienza”, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillofacciali

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D. Visentini, G. Sollazzo, A. Pisaneschi, M. Galli

Introduzione La terapia fotodinamica è un trattamento applicato in diverse patologie: lesioni precancerose, lesioni neoplastiche, patologie parodontali e trattamenti endodontici. Questa tecnica viene eseguita mediante l’applicazione di uno specifico agente fotosensibile rivolto ai tessuti da trattare. In seguito all’utilizzo di una radiazione luminosa di una determinata lunghezza d’onda, la sostanza fotosensibile passa da uno stato minimo di energia ad un livello superiore, liberando molecole di ossigeno ridotto ( o- ) che risulta citotossico nei confronti delle membrane. Obiettivi Valutare la valenza della terapia fotodinamica in relazione alla terapia meccanica. Materiali e metodi Nel nostro studio clinico, effettuato presso “Sapienza” Università degli Studi di Roma, nella Clinica Odontoiatrica del Policlinico Umberto I, sono stati selezionati 15 pazienti. Seguendo i criteri di inclusione ed esclusione sono stati reclutati tre pazienti da includere nello studio, una donna e due uomini, affetti da parodontite, i quali non presentavano patologie di rilievo all’anamnesi fami-

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liare, fisiologica, patologica prossima e patologica remota. In ogni paziente si è proceduto all’esecuzione di uno studio in “split-mouth design”, procedendo a trattare ogni emiarcata con terapia meccanica, singolarmente o associata a terapia fotodinamica. Conclusioni Possiamo affermare che i risultati ottenuti dai nostri casi clinici evidenziano che la terapia fotodinamica può essere considerata un trattamento coadiuvante, ma non sostitutivo, della terapia meccanica. Tutto ciò conferma i risultati contrastanti presenti in letteratura, riguardo all’argomento trattato. L’importanza della dieta ricca di fibre nella prevenzione delle patologie dentoparodontali

M. Peruzzo, N. Savioli, F. Marzolini Introduzione L’alimentazione è una parte integrante della salute ed ha un ruolo fondamentale per il mantenimento e la prevenzione delle patologie del cavo orale. Una dieta scorretta è un rilevante cofattore nelle malattie orali acute e croniche con le loro eventuali manifestazioni sistemiche ed è sovente causa della distruzione dei tessuti con la conseguente insorgenza di patologie dentoparadontali. Obiettivo L’attenzione e scelta degli alimenti può essere un ottimo alleato nella prevenzione delle patologie orali come l’incremento del consumo di fibre e la diminuzione dell’assunzione degli zuccheri presenti in alta percentuale negli alimenti raffinati. Risultati Una particolare dieta caratterizzata dal rapporto molti amidi / pochi carboidrati presenta livelli di carie molto bassi. Gli alimenti non raffinati hanno proprietà protettive, richiedono una maggiore masticazione e stimolano la secrezione salivare. Il mantenimento della salute orale è quindi strettamente correlato alla scelta dei cibi idonei che garantiscono uno stato di pulizia e una bassa fermentazione attraverso una adeguata masticazione. Conclusioni Si è focalizzato l’aspetto funzionale dell’assunzione di cibi ricchi di fibre a basso contenuto di zuccheri correlato all’igiene orale e alla salute di denti e mucose. Considerazioni generali sul management odontoiatrico dei pazienti affetti da sensibilità chimica multipla (MCS)

L. Orazi, A. De Biase Sapienza Università di Roma,Facoltà di Medicina e Odontoiatria Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciali

Introduzione La Sensibilità Chimica Multipla (MCS) è una sindrome immuno-tossica infiammatoria descritta per la prima volta nel 1956. È una sindrome sistemica di intolleranza ambientale totale a sostanze chimiche che può interessare vari organi ed apparati. Sebbene l’incidenza nella popolazione mondiale sia in aumento, i protocolli di management sono ancora limitati. La disconoscenza e l’inadeguatezza delle strutture sanitarie implica, spesso, l’inaccessibilità alle cure mediche e odontoiatriche adeguate. Obiettivi Obiettivo di questo lavoro è fornire indicazioni circa la gestione in ambito odontoiatrico dei pazienti affetti da MCS, al fine di garantire la cura in ambienti idonei, riducendo al minimo i po-

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tenziali rischi. Materiali e metodi Il presente lavoro consiste nella raccolta e nell’analisi delle Linee Guida Regionali, Nazionali ed Internazionali per i protocolli di ospedalizzazione e gestione dei pazienti affetti da MCS, e nell’analisi delle indicazioni fornite da medici specialisti, specifiche per il settore odontoiatrico. Risultati Il trattamento dei pazienti affetti da MCS richiede l’adozione di specifici e complessi protocolli con particolare riferimento ai materiali che è possibile utilizzare, all’idoneità degli ambienti e alla preparazione del personale. Conclusioni L’adozione di specifiche procedure fornite dalle Linee Guida e dagli odontoiatri che trattano pazienti con MCS rappresentano, per questi ultimi, l’unica possibilità di potersi sottoporre alle cure odontoiatriche riducendo al minimo i rischi per la propria salute. Le difficoltà che si riscontrano nel trattamento di questi pazienti riflettono l’importanza di promuovere la prevenzione oro-dentale al fine di ridurre al minimo la necessità di ricorrere a cure odontoiatriche. Allo stato attuale si ritiene opportuno sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sanitarie al fine di diffondere la conoscenza dell’MCS e realizzare strutture odontoiatriche in grado di fornire servizi adeguati ai pazienti che ne sono affetti. Valutazione dell’efficacia della tecnica di spazzolamento "tailoring" personalizzata e condivisa

G.M. Nardi, S. Sabatini, D. Galasso, R. Di Giorgio, F. Guerra, L. Ottolenghi Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali Clid Polo B Isernia, Presidente: Prof. R. Di Giorgio

Obiettivo L’obiettivo di questo studio è comparare l’efficacia di due protocolli di mantenimento igienico domiciliare differenti: una innovativa tecnica personalizzata di spazzolamento quotidiano rispetto ad una tecnica tradizionale, attraverso la valutazione dei parametri quali Indice di placca (PI) e Sanguinamento al sondaggio (BoP). Materiali e metodi Sono stati selezionati 80 pazienti con gengiviti lievi, non portatori di apparecchi ortodontici, protesi o impianti. Sono stati esclusi dallo studio pazienti in gravidanza e allattamento, fumatori, pazienti con disabilità fisica, affetti da malattie da abuso e tutti coloro che non hanno prestato il loro consenso all’adesione allo studio. I pazienti sono stati suddivisi in modo casuale in due gruppi: gruppo test (G1) e gruppo controllo (G2). Tutti i pazienti sono stati osservati in due tempi distinti. Tempo 0 (baseline): tutti i pazienti hanno ricevuto un trattamento di deplaquing con airpolishing con polvere di glicina e detartrasi ultrasonica con inserto universale per la rimozione del tartaro sopragengivale. A tutti i pazienti sono stati rilevati gli indici clinici: Pl (indice placca) e BoP (sanguinamento al sondaggio), utilizzando un rivelatore di placca bitonale e una sonda parodontale PCP 15 UNC. I valori sono stati annotati in cartella. Rilevati gli indici, i pazienti del G1 hanno ricevuto dall’operatore le istruzioni per il mantenimento igienico domiciliare in accordo con il nuovo protocollo personalizzato, mentre ai pazienti del G2 è stato chiesto di adottare il metodo colorimetrico tradizionale. I pazienti del G1 in base al biotipo gengivale, alla presenza/assenza di diastemi, allineamento dentale, hanno ricevuto istruzioni sugli spazzolini e

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Autori vari - Abstract Presentazioni Poster

gli scovolini più indicati per le loro specificità cliniche. Ai pazienti del G2 è stato invece chiesto di evidenziare la placca con l’ausilio delle tradizionali compresse rivelatrici e rimuovere il colore con strumenti scelti da loro autonomamente. Tempo 1: trascorso un intervallo di 30-35 giorni, sono stati rilevati nuovamente PlI e BoP. Sono state analizzate le variazioni positive e negative e confrontate con i dati rilevati a T0. Risultati Nessun paziente ha lasciato lo studio. I pazienti del gruppo G1 hanno mostrato valori più bassi di entrambi gli indici, rispetto ai pazienti del gruppo G2. A T0, il PlI e il BoP di tutti i pazienti era quasi nullo, avendo appena effettuato terapia igienica professionale. A studio concluso il PlI di G1 era 5%, mentre il PlI di G2 era 31%. A studio concluso il BoP di G1 era 6% e di G2 era 19%. Conclusione I risultati mostrano l’importanza di adottare un pro-

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tocollo personalizzato di mantenimento igienico domiciliare programmato dal professionista e condiviso col paziente, che consideri gli aspetti clinici: biotipo gengivale, presenza/assenza di diastemi, allineamento dentale. Risulta quindi evidente che non è più sufficiente istruire il paziente solo sulla rimozione della placca in maniera tradizionale, consigliando tecniche di spazzolamento che risalgono al 1948, quando le tecnologie degli spazzolini non consentivano una efficace disorganizzazione della placca ed era opportuno indirizzarlo verso movimenti e direzione delle setole. La tecnica di spazzolamento “tailoring” personalizzata e condivisa risulta essere efficace. Infatti, non da importanza ai movimenti, ma alla scelta della tecnologia di spazzolino e filamenti opportuni,ed è integrata con il controllo del biofilm negli spazi interprossimali, scegliendo la strumentazione in base all’ampiezza degli stessi.

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IGIENISTA

GESTIONE DELLA SALUTE ORO-DENTALE NEL PAZIENTE AFFETTO DA EPILESSIA Ignazia Casula igienista

I soggetti affetti da epilessia, anche in età pediatrica, rappresentano una fascia di pazienti di non trascurabile, rilevante anche per la pratica abituale dell’odontoiatra e dell’igienista. La necessità di creare degli interventi di igiene orale per questo tipo di pazienti sorge dal frequente riscontro, durante la consueta pratica clinica, di una scarsa qualità di salute orale. Innanzitutto vanno considerati gli effetti secondari che i farmaci assunti da questi pazienti possono avere sul cavo orale: le sostanze con maggiori effetti collaterali sono la fenitoina, il sodio valproato e la carbamazepina. Il problema principale nel trattamento anticonvulsivo a lungo termine è rappresentato dal tipico aumento di volume gengivale che si verifica quasi nel 50% dei casi, specialmente nei pazienti giovani ed è il risultato di una numerosa serie di meccanismi coinvolti in questo processo. L’aumento di volume gengivale porta alla formazione di pseudotasche, difficili da pulire, in cui si annidano placca batterica e residui alimentari. A tali condizioni gengivali possono associarsi processi infiammatori secondari, con il rischio di aggravare la gengivite e contrarre parodontite e carie, soprattutto in caso di igiene orale non appropriata (Fig. 1- 4). La crescita gengivale inizia prima nell’area della papilla interdentale, per estendersi poi ai tessuti contigui. In alcuni casi le corone dei denti si presentano parzialmente o

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L’epilessia è una patologia del sistema nervoso caratterizzata da manifestazioni cliniche parossistiche, motorie o sensitivo-sensoriali . È una condizione patologica largamente diffusa nella popolazione, che colpisce i pazienti anche in età pediatrica, determinando una serie di problematiche che spesso vanno ad inficiare, oltre alla qualità di vita, anche la salute orale dei pazienti che ne sono affetti.

1

2

3

4

FIG. 1-4 Aumento di volume gengivale aggravato dalla presenza di placca.

totalmente ricoperte dalla massa di tessuto gengivale portando a gravi limitazioni nella masticazione e nella rimozione della placca batterica. Nelle lesioni iniziali l’aumento di volume gengivale si manifesta come un ingrandimento, privo di dolore, delle papille interdentali associato a segni d’infiammazione. Con il tempo il tessuto diventa fibrotico, rosa, con un aspetto a mora o a cavolfiore (Fig. 5).

Nelle lesioni avanzate il tessuto gengivale aumenta di dimensioni, estendendosi fino ad includere la gengiva marginale e coprendo un’ampia porzione della corona anatomica del dente. Spesso solchi e fessure si interpongono tra i lobuli gengivali (Fig. 6). Nelle lesioni gravi la gengiva ispessita può arrivare a ricoprire l’intera corona del dente, interferendo con la masticazione e la detersione (Fig . 7).

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STRATEGIE DI COMUNICAZIONE

IGIENISTA tare sovradosaggi. ● Le manovre d’igiene orale saranno ripetute dal paziente/ genitore mentre l’operatore guiderà i movimenti (Fig. 8).

5

6

FIG. 5, 6, 7 La progressione delle lesioni gengivali: da iniziale (5) ad avanzata (6) e grave (7).

7

La strategia preventiva da

mettere in atto, per mantenere la salute orale e/o per permettere la remissione delle lesioni iniziali, prevede i seguenti passaggi. ● Interventi di educazione sanitaria oro-dentale prima o contemporaneamente all’assunzione dell’idantoina (motivazione e istruzione per l’igiene orale domiciliare e per un’alimentazione razionale finalizzati alla tutela della salute oro-dentale). ● Controllo domiciliare meccanico e/o chimico della placca (la fluoroprofilassi topica domiciliare deve iniziare quanto prima possibile. ● Controllo chimico della placca batterica con garza e spazzolino imbevuti di clorexidina allo 0,12 – 0,05%). ● Igiene orale professionale (rimozione periodica di placca e tartaro). ● Richiami periodici (a 2 settimane, a 1 mese, a 2/3 mesi).

i metodi per la rimozione della placca batterica. ● In base all’abilità manuale del paziente, alle condizioni gengivali e anatomiche dei denti e della bocca, si individuerà la tecnica di spazzolamento più indicata (tecnica rotatoria o a rullo). ● La detersione degli spazi interdentali mediante l’uso del filo è necessaria, ma si dovrà tener presente che, se usato scorrettamente può fare male e procurare lesioni ai margini gengivali (fessure); ● L’uso di dentifrici e collutori al fluoro è consigliato due volte al giorno. La concentrazione di fluoro nei dentifrici dovrà essere adeguata all’età del bambino (controllo della deglutizione) e ad una eventuale assunzione di fluoro per via sistemica (oggi non più raccomandata) per evi-

Fase preventiva

In questa fase vengono attuate le misure di prevenzione primaria, si rinforza la motivazione e si rilevano gli indici di placca e di aumento di volume gengivale. Si programmerà la frequenza delle applicazioni di fluoro professionale, se necessarie e attuabili, optando per le vernici al fluoro di efficacia prolungata, e si procederà alla sigillatura dei solchi e delle fessure, in funzione del grado di collaborazione del paziente.

Igiene orale professionale

Questa fase varierà in base alle condizioni del cavo orale del singolo paziente. ● Si procederà all’asportazione dei deposito molle mediante l’utilizzo di uno spazzolino con testina piccola e una minima quantità di pasta per profilassi o pasta dentifricia. Se il paziente lo sopporta, in alternativa, si potrà usare una coppetta morbida montata su manipolo a bassa velocità di rotazione, sempre con della pasta per profilassi (Fig. 9). • In presenza di tartaro si potrà procedere con uno scaling manuale o ultrasonico leggero se tollerato dal paziente.

Richiami periodici

Il piano di cura a lungo termine per i pazienti epilettici è incentra-

PROTOCOLLO OPERATIVO Istruzione e motivazione

● Dopo aver spiegato cos’è la placca batterica e gli effetti del suo accumulo sui tessuti gengivali e dentali, si illustreranno

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FIG. 8 Istruzione alle corrette manovre di igiene orale.

FIG. 9 Asportazione dei deposito molle con spazzolino manuale.

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IGIENISTA to sulla prevenzione della malattia cariosa e dell’aumento di volume gengivale con lo scopo di evitare di dover ricorrere a interventi conservativi e chirurgici estesi. Continuare la motivazione e l’istruzione per la cura della salute orale, sostenendo e aiutando i genitori in questo percorso, è una necessità concreta considerate le condizioni orali iniziali che solitamente tali pazienti hanno. La rimozione domiciliare quotidiana della placca, la fluoroprofilassi, la sigillatura dei solchi e il controllo della dieta sono procedure preventive efficace e importanti in un piccolo paziente affetto da epilessia e dovrebbero essere attuate quanto prima possibile. Indipendentemente dall’inizio del trattamento farmacologico occorre istruire molto bene il paziente e i genitori riguardo l’importanza del controllo giornaliero della placca per prevenire e/o ridurre l’aumento di volume gengivale. Molte tipologie di pazienti richiedono un’attenzione particolare e una certa flessibilità durante le se-

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dute di igiene orale. Nel paziente affetto da epilessia sono solitamente consigliati appuntamenti frequenti e di breve durata; la cadenza degli appuntamenti con l’igienista potrà variare in base al grado di compromissione gengivale, all’abilità e alla motivazione del paziente e alla collaborazione delle persone che lo seguono. La maggior parte dei pazienti necessita di assistenza e supervisione continue e il loro livello di risposta è influenzato dalla collaborazione che si riesce ad ottenere dal paziente stesso e dalla famiglia. Molti genitori pur collaborando costantemente incontrano delle difficoltà dovute sia agli effetti collaterali dei farmaci assunti, sia alla mancata, ma non volontaria, collaborazione del figlio. Per tale motivo devono essere aiutati e confortati costantemente.

BIBLIOGRAFIA 1) Krishna KB, Raju PK, Chitturi RR, Smitha G, Vijai S, Srinivas BV. Prevalence of gingival enlargement in

2)

3)

4)

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6)

STRATEGIE DI COMUNICAZIONE

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MEDICINE COMPLEMENTARI

FITOTERAPICI E RIEQUILIBRIO OMEOSTATICO. PARTE 3 Stefano Sarri

L’organismo detossificato può essere riportato in una condizione di riequilibrio energetico, aiutando così il paziente a trovare lo stato di benessere ottimale. Anche in questo caso la fitoterapia può svolgere un’azione fondamentale, e agire in maniera immediata ovvero brusca, o delicata cioè lenta a seconda dei rimedi che si utilizzano e dell’effetto che si desidera ottenere. Possiamo quindi avvalerci di quelle piante definite adattogene per portare l’organismo verso un nuovo equilibrio energetico. Come accennato precedentemente, (vedi I.D. anno X n° 1 GEN-APR 2014) oltre ad agire a livello depurativo possiamo poi, una volta che l’organismo è stato detossificato potenziare l’energia generale mediante il fitodrenaggio rivitalizzante (1). Di fronte a cambiamenti biologici e psichici della vita il nostro organismo è in continuo bilanciamento dinamico, cioè compie un lavoro costante per mantenere attivi i meccanismi di adattamento, e questo richiede energia. Purtroppo le riserve di “energia di adattamento” non sono inesauribili e in situazioni di continuo stress queste si riducono: l’organismo non riesce più ad adattarsi e subentra uno stato di esaurimento. Le ghiandole surrenali in questo stato producono un surplus di ormoni dello stress: adrenalina, noradrenalina, glucocorticoidi. Le cellule celebrali registrano uno stato di allarme prolungato e ne risentono, producendo un’alterazione mentale che porta ad una variazione in negativo di attenzione, umore e memoria, ma non solo, dobbiamo tenere conto che la malattia è solitamente

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la conseguenza di due variabili: 1) la virulenza dell’agente esterno (virus, batteri, ecc.); 2) la capacità dei sistemi di difesa dell’ospite. Quindi un ospite indebolito sarà più facilmente soggetto a sviluppare patologie, e avrà una ripresa più lenta e di conseguenza il nostro risultato terapeutico risulterà poco soddisfacente, e le fatiche di entrambe le parti (operatorepaziente) maggiori. In questi casi la fitoterapia si avvale di rimedi vegetali in grado di modificare il terreno, agendo sui meccanismi di risposta omeostatica dell’organismo, in modo da migliorare il rendimento sia fisico che psichico, contrastando l’insorgenza di malattie, questi rimedi prendono il nome di adattogeni. Cos’è un adattogeno: sono dei regolatori metabolici in grado di aumentare le capacità dell’organismo di adattarsi ai fattori ambientali mutevoli e ad evitare i danni da essi determinati. La scelta del rimedio adattogeno dipende dal quadro sintomatico, e solitamente l’effetto non ha un organo bersaglio, ma agisce su tutte le cellule,

cioè sul terreno del paziente. Le piante adattogene hanno azione tonica, immunostimolante, disintossicante e antiossidante. Gli immunostimolanti possono avere anche effetti antinfiammatori e antiallergici in quanto capaci di modulare specificamente la reazione antigene anticorpo (2). Esistono droghe che hanno effetto immediato come il Panax ginseng o più “dolce” come l’Eleuterococco, sembrerebbe che queste ultime abbiano un effetto maggiore nel tempo rispetto a quelle diciamo più stimolanti che avrebbero un picco e poi una ricaduta modificando solo momentaneamente il terreno. Come di consueto elencheremo alcune piante rientranti in questa categoria, che possono essere utilizzate come forma singola, oppure ci si può avvalere di preparazioni già sapientemente composte disponibili in commercio. Sangue di drago Croton Draconoides

Il sangue di drago è una pianta che

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STRATEGIE DI COMUNICAZIONE

MEDICINE COMPLEMENTARI

cresce in Amazzonia, le cui parti utilizzate sono il lattice, i rami e le foglie. I suoi componenti principali sono: alcaloidi (taspina), curarine, flavonoidi, lignina, proantocanadine, saponine, steroli, tannini,triterpenoidi, vitamine A, E, C. Le sue proprietà sono: immunostimolante, antinfiammatorio. Le applicazioni farmacologiche sono: in caso di ridotta capacità di autodisintossicazione, ha come organo bersaglio le mucose delle vie aeree superiori e dello stomaco. Posologia: T.M. 20 gtt. 2 volte al dì in poca acqua. Eleuterococco Eleutherococcus Senticosus

ghiandole endocrine (2). I suoi componenti principali sono: eleuterosidi, polisaccaridi glucanici ed eteroxilanici, triterpeni friedelanici, oli essenziali, acido caffeico e clorogenico, curarine, flavoni, vitamina E, rame e aminoacidi (istidina) (2). Le applicazioni farmacologiche sono: casi di astenia funzionale, ipotensione, nelle convalescenze, stress generale e da attività sportiva. In odontoiatria può essere indicato in tutti i pazienti che presentino le situazioni sopra indicate, e nei recuperi post trattamento. Effetti secondari: l’uso prolungato nel tempo può determinare cefalea, ipertensione, insonnia; si consiglia di non protrarre l’assunzione oltre i tre mesi. Posologia: T.M. 50 gtt. due volte al di mattino e mezzogiorno, MG1DH 40 gtt due volte al dì. E.S. 0,3 gr per cps una cps due volt al giorno.

coferolo, pectine acidi grassi insaturi. Semi: olio linoleico, linolenico, oleico, fosfolipidi pectine. Foglie: triterpeni, tannini. Le applicazioni farmacologiche sono: prevenzione delle malattie infettive, deficienze immunitarie, convalescenze, astenie funzionali, infiammazioni delle mucose orali (uso topico) Effetti secondari: assenti alle dosi consigliate Posologia: T.M. 40 gtt. due volte al dì, infuso 5 gr. Per 100 ml di acqua, succo 20 gr. al dì, sciroppo 40 gr. al dì (3). Ginseng Panax ginseng (C.A. Meyer)

Olivello spinoso Hippophae rhamnoides L.

Le parti utilizzate dell’Eleuterococco sono la radice e il rizoma. All’Euterococco viene attribuito potere adattogeno, secondo la definizione di questo termine data da Lazarev (1947) e Breckhman (1969), perché in grado di esercitare un’azione specifica sui processi fisiologici con il risultato di innalzare la resistenza fisica contro gli stress ambientali e l‘efficienza generale in situazioni di carico, cioè adattando meglio l’organismo in queste situazioni, prevenendo così le malattie (3). Le sue proprietà sono: immunomodulante, con aumento delle cellule immunocompetenti (linfociti T), potenziamento delle Natural Killer e della fagocitosi, aumento dell’interferone, nonché stimolante della biosintesi proteica. Stimolante del sistema nervoso centrale e delle

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La parte utilizzata della pianta dell’ Olivello spinoso sono i frutti, i semi e le foglie. All’olivello spinoso vengono attribuite proprietà toniche e vitaminizzanti, corroboranti, astringenti e antinfiammatorie (per uso topico), mentre all’olio viene attribuita proprietà cicatrizzante ed epitelizzante. I suoi componenti principali sono: Frutti: vitamina C, carotenoidi, triterpeni, steroli, flavonoidi, acidi organici (ossalico, citrico, tartarico, malico, succinico, clorogenico) to-

La parte della pianta del Ginseng utilizzata è la radice. Al Ginseng vengono attribuite proprietà adattogene e immunostimolanti, tonico. I suoi componenti principali sono: saponine triterpeniche, oli essenziali, aminoacidi e peptici, vitamine del gruppo B e C, steroli, acidi grassi, minerali e oligoelementi, enzimi (3). Le applicazioni farmacologiche sono: combattere gli stati di affaticamento, astenia, adinamia, depressione, nelle convalescenze, in caso di ansia e stress. Antiaggregante piastrinico. Non si tratta di un rimedio destinato al trattamento di specifiche patologie, ma piuttosto di una droga ad uso profilattico che aumenta le capacità di difesa e ripresa dell’organismo. L’effetto tonico del ginseng si ha a livello del SNC, ma deve essere inteso come una aumentata capaci-

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STRATEGIE DI COMUNICAZIONE

MEDICINE COMPLEMENTARI

tà di adattamento neuropsicologico alle variazioni ambientali e alle varie esigenze e ad una aumentata capacità di performance. Effetti secondari: si può avere “sindrome da abuso di Ginseng” dove si riscontrano sintomi come insonnia, nervosismo, tachicardia, diarrea, eruzioni cutanee, alterazione dell’umore, ipertensione. Da sconsigliare a pazienti affetti da diabete di tipo due, e hai pazienti ipertesi. Posologia: T.M. 50 gtt. due volte al dì, capsule da 1 gr due al dì. Rodiola Rhodiola rosea

Pianta originaria degli altopiani

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asiatici, se ne contano più di duecento specie. I suoi componenti principali sono: fenilpropanoidi,oli essenziali, monoterpeni, antraglicosidi, flavonoidi, tannini, vitamine e minerali (2). Le sue proprietà sono: Adattogena, immunomodulante, antiossidante, dimagrante, antiaritmica (2). Le sue proprietà vengono sfruttate principalmente contro la stanchezza e la difficoltà di concentrazione (5). Diminuisce i tempi di recupero muscolare, aumentando la sintesi proteica e i livelli di ATP e CP nel tessuto muscolare striato. aumenta i livelli plasmatici di beta endorfine avendo così una possibile azione antidepressiva (4). Effetti secondari: assenti alle dosi consigliate Posologia: due o tre cps al di per un totale di mg 1.500 di estratto secco. Come possiamo dedurre i fitopreparati rientranti nella categoria degli integratori alimentari costituiscono per noi Dottori in igiene dentale un unica miniera inesauribile di rimedi per poter intervenire farmacologicamente sul nostro paziente. Avere la forma mentis

per agire olisticamente ci catapulta verso una nuova dimensione della nostra professione, nonché verso uno sconfinato ampliamento delle nozioni indispensabili per poter professare la nostra materia.

BIBLIOGRAFIA 1) Franoso D, Serrano S, Fitobioener-

getica metodo Fra-Se. Seab edizioni: Milano; 2003. pag 101.

2) Grandi M. Immunologia e fitoterapia. Tecniche Nuove edizioni: Milano; 2008. pag. 79, 175,187,189. 3) Campanili E. Dizionario di fitoterapia e piante medicinali. Tecniche Nuove edizioni: Milano; 2004. pag. 178,363. 4) Firenzuoli F. Guida all’uso clinico delle piante medicinali. 4a edizione. Elsevier Masson: Milano; 2009. pag. 483. 5) Pannosian A, Wikman G, Sarris J. Rosenroot (Rhodiola rosea): Traditional use, chemical composition, pharmacology and clinical efficacy. Internatiomal Journal of Phytotherapy and Phytopharmacology. Phytomedicine 2010Jun;481-493.

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RISPOSTE FISCALI

RISPOSTE FISCALI Carlo Pasquali Un paziente mi ha chiesto di emettergli una nuova parcella, poché deve detrarre la prestazione dalle proprie imposte, ma ha perso quella a suo tempo ricevuta dal mio studio, mentre un altro chiede l’emissione di un nuovo documento in quanto inviato in originale all’assicurazione per un parziale rimborso. Posso farlo? È indubbio che il paziente ha bisogno di un idoneo documento per poter detrarre nei limiti consentiti dalla normativa. Non è consentito riemettere un nuovo documento fiscale, ma risulta corretto che, a fronte di una specifica richiesta del paziente (tramite mail o altro scritto da conservare unitamente alla copia originale della parcella), si provveda ad effettuare una fotocopia del documento in possesso dello studio (a suo tempo emesso) apponendo la dicitura “copia conforme all’originale”. In tal modo il comportamento è ispirato ad un criterio realistico di massima trasparenza. Chiaramente si dovrà, ai fini dell’imposta sul bollo, procedere, come per l’originale, apponendolo sulla fotocopia. Nei casi prospettati si può osservare, per completezza di trattazione, che se nel primo ci si trova di fronte a uno smarrimento del documento nel secondo caso si chiede una nuova emissione in quanto si è già utilizzato l’originale per consegnarlo alla compagnia assicurativa, con la

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conseguenza che è ipotizzabile che una parte (o l’intero importo) non è rimasto a carico del cliente che ha originariamente sopportato la spesa. Il Fisco ammette in detrazione dalle imposte (nel limite del 19% e dedotta la franchigia) solo quelle spese effettivamente rimaste a carico del contribuente che dovrà, ovviamente aver cura di evitare che nel calcolo della detrazione vi siano importi rimborsati in virtù di contratti assicurativi. Per tale motivo è sempre opportuno per il professionista conservare anche la richiesta del cliente connessa all’ottenimento di una ulteriore copia (ovvero di una fotocopia conforme all’originale).

Un paziente non vuol pagarmi in quanto sostiene che la prestazione di pulizia e sbiancamento dei denti non ha raggiunto i risultati che gli avevo prospettato all’inizio. Devo emettere la parcella per attivare un contenzioso o invitarlo formalmente ad adempiere tenuto conto che ho svolto il mio incarico con ogni cura e attenzione? Come noto il rapporto tra paziente e professionista si inquadra nell’ambito dell’obbligazione di mezzi e non di risultato. Per tale ragione il professionista è tenuto ad impegnarsi con ogni mezzo e conoscenza (intellettuale e scientifica) al raggiungimento del risultato che potrebbe anche non arrivare o non essere ritenuto soddisfacente. La prestazione va comunque remunerata. Per attivare una procedura che “solleciti” il paziente al pagamento o, se del caso successivamente, si apra un contenzioso di carattere legale è sufficiente emettere una parcella pro-forma con la quale il professionista richiede espressamente il pagamento al paziente, avvenuto il quale si procederà all’emissione della parcella legata al momento del pagamento seguendo la determinazione del reddito imponibile nell’ambito del lavoro autonomo

STRATEGIE DI COMUNICAZIONE

il principio di cassa. Indipendentemente dalla regola enunciata se si volesse comunque procedere all’emissione del documento (in assenza di pagamento) si andrebbe incontro a tutti gli obblighi contabili connessi oltre al versamento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) che, però, per il tipo di prestazione resa da personale autorizzato è esente.

Il costo di frequenza di un corso di aggiornamento professionale è interamente deducibile anche se si svolge in parte on line attraverso un collegamento dedicato? A prescindere dalla modalità di effettuazione dello stesso se attinente la professione che si esercita, il costo dello stesso è deducibile al 50% per quanto riguarda le quote di iscrizione, il materiale e quant’altro rappresenti una spesa connessa. Trattasi di una misura considerata da molti “afflittiva” che colpisce anche quei corsi effettuati per eventuali obblighi di formazione (in sostanza il Fisco attua il medesimo comportamento alla formazione obbligatoria o facoltativa). A ciò si aggiunge che anche le spese di trasferta e soggiorno (qualora sopportate per la frequenza dello stesso) sono sempre parzialmente deducibili nella misura del 75% in quanto il legislatore ha posto dei limiti forfettari introdotti sulla consolidata esperienza che essi siano anche, in parte, occasione di trasferta per motivi extraprofessionali (personali o “turistici”). Per cui su tali ultime voci di spesa l’effetto combinato dell’abbattimento della deducibilità dapprima al 75% e, poi, sul risultato al 50% (in quanto sopportate per l’evento formativo), determina una deduzione effettiva dai compensi pari al 37,5%. In sostanza una misura che per frenare gli abusi e lasciare poco margine all’interpretazione si è risolta con l’introduzione di una normativa che in misura forfettaria corregge “orizzontalmente” gli abusi e le storture di certe situazioni limite.


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Associazione Igienisti Dentali Italiani presidente

Marialice Boldi

Sede legale: Via Vevey, 17 – 11100 Aosta Segreteria organizzativa: CONGRESS Lab Uvet American Express Group Via Lamarmora, 36 - 50121 Firenze www.aiditalia.it

DAI PROFILI PROFESSIONALI ALLE PROFESSIONI SANITARIE 1994-2014 Il 16 settembre 2014, a Roma, nella Sala dei Gruppi Parlamentari del Palazzo di Montecitorio, è stato celebrato il ventennale dall’emanazione dei decreti ministeriali istitutivi i profili professionali, una pietra miliare nel processo di professionalizzazione delle 22 professioni sanitarie oggi riconosciute dal Ministero della Salute. Il decreto ministeriale 739 del 1994 ha definitivamente identificato le responsabilità, la natura degli interventi, gli ambiti operativi, la metodologia del lavoro, le interrelazioni con gli altri operatori, gli ambiti professionali di approfondimento sia culturale che operativo delle professioni sanitarie. Alla manifestazione, organizzata dal Co.N.A.P.S. (Coordinamento Nazionale Associazioni Professioni Sanitarie), hanno presenziato personalità politiche del passato e del presente, vecchi e nuovi dirigenti del Ministero, i Presidenti delle Associazioni Sanitarie aderenti al Co.N.A.P.S. e i rappresentanti istituzionali che in questi venti anni hanno favorito una razionale e quanto mai necessaria evoluzione delle Professioni Sanitarie come garanzia per la salute dei cittadini. Le parole chiave scaturite dall’intervento dei vari relatori sono state: generosità, coraggio, consapevolezza dei ruoli, etica, passione professionale, lavoro interdisciplinare. Gli Igienisti Dentali delle associazioni rappresentative AIDI e UNID erano presenti all’importante momento celebrativo, anche se, come ricordato dal Presidente AIDI Marialice Boldi, per gli Igienisti Dentali il DM è stato firmato nel 1997 e la definizione del profilo si è avuta con il D.M. n. 137, a causa del ricorso presentato da parte di un’associazione di categoria del mondo odontoiatrico. Il profilo disegnato dal decreto in questione è quello di un professionista intellettuale, competente, autonomo e responsabile ed è stato legiferato nello stesso anno di emissione della legge 42/99, lad-

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I Dottori: C. Mazza Vice Presidente AIDI, T. Rossetto Vice Presidente CoNAPS, A. Bortone Presidente CoNAPS, M. Boldi Presidente AIDI, A Abbinante Presidente Eletto AIDI, R. Del Buono e E. Sciattella Consiglieri AIDI Lazio

dove è stata sostituita la denominazione “Professioni Sanitarie Ausiliarie” con “Professioni Sanitarie”, precisando i parametri atti ad individuare gli ambiti e i confini di ciascuna specifica professione. Il campo di attività e di responsabilità della professione è infatti determinato dai contenuti del decreto istitutivo del profilo, dagli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitario e di formazione post base, nonché dai Codici deontologici che la professione si dà. L’auspicio comune di tutti gli intervenuti è stato l’ormai improrogabile istituzione degli albi professionali come necessario strumento democratico di autogestione e di tutela sia dei professionisti che dei cittadini. Antonella Abbinante Consigliere Culturale AIDI

SET-DIC 2014; 10(3) © ARIESDUE


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