Cultura & dintorni
Due brevi monografie della Armando Editore
Papa Roncalli e Papa Wojtila nelle foto dell’Archivio Riccardi
Domenica prossima, 27 aprile, due Papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, saranno proclamati Santi. Due pontefici amati dal popolo dei fedeli e ammirati dai non fedeli che hanno “rivoluzionato” con il modo di interpretare il loro “ruolo”, duemila anni di cattolicesimo. Due Papi diversi che hanno voluto compiere la loro missione di “vicari di Cristo sulla Terra” così come l’aveva vissuta il Redentore: andare tra la gente a predicare la parola di Dio, essere uomo tra gli uomini. Due papi che hanno vissuto gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e che si sono opposti ai regimi dittatoriali fascista e comunista e che si sono prodigati come pochi nella ricerca della pace. La casa Editrice Armando, in occasione dell’evento, ha pubblicato nella Collana “Fotografici Armando”, a cura di Giovanni Currado, due brevi monografie dedicate ai due pontefici realizzate con fotografie provenienti dall’Archivio Fotografico Riccardi - AGR s.r.l., che conserva oltre un milione di “immagini” realizzate dal 1945 ad oggi dal fotoreporter Carlo Riccardi e dal figlio Maurizio, accompagnate, ognuna, da un testo e da una biografia essenziale del giornalista Vittorio Esposito. Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, è stato il primo Pontefice ad uscire dal Vaticano per “confondersi” con la folla e raggiungere e confortare con la sua parola i bambini malati (nella sua prima “uscita” è andato all’Ospedale del Bambin Gesu), i carcerati e poi, come Vescovo di Roma, la popolazione delle parrocchie romane. E’ stato anche il primo Papa a percorrere in treno, per andare ad Assisi e Loreto, i territori dell’ex Stato Pontificio. E le foto di Carlo Riccardi ne mostrano tutta l’umanità e la paterna disponibilità verso i più deboli e i diseredati che gli hanno meritato anche i titoli di “Papa dei poveri” e di “Parroco del mondo”. Il volume “San Giovanni XXIII. Il papa buono” (pag. 65, euro 8,00), dopo aver chiarito il perché dell’espressione “Papa buono” con cui è stata definita la sua figura, inquadra storicamente e spiritualmente la sua personalità, dalle vicende biografiche alla carriera ecclesiastica, dalla “rivoluzione” del Concilio Ecumenico Vaticano II, da lui voluto, all’Enciclica “Pacem in Terris”.
Le foto di Maurizio Riccardi, che illustrano il libro “San Giovanni Paolo II. Il papa venuto da lontano” (pag.80, euro 9,00), ritraggono il Papa polacco in alcuni momenti della sua attività pastorale a Roma esprimendone tutto il Suo carisma e sottolineando la “Sua capacità di dare il giusto valore anche ai piccolo gesti, alle piccole cose per rispondere ai bisogni dell’uomo”. Papa Wojtila è stato un “Papa pellegrino”: ha compiuto 170 viaggi per portare in 129 paesi la “Sua” visione di “servizio verso l’uomo, verso la sua promozione, la sua crescita umana, sociale, culturale e religiosa e la difesa dei suoi diritti” e per promuovere la pace e l’incontro, di grande significato ecumenico, tra le grandi religioni e per ricercare l’unità dei cristiani. Dopo aver chiarito l’origine della frase “Papa venuto da lontano”, il libro prosegue con il racconto delle conquiste del pontificato di Papa Wojtila soffermandosi, al di là delle vicende biografiche, sulle Sue opere prima e dopo il pontificato, per concludersi con quello che può definirsi il suo “magistero della sofferenza”, cominciato con l’attentato a Piazza San Pietro e conclusosi con la malattia che lo ha portato alla morte. Francesca Gianna
Nell’ultimo libro di Ida Di Nola
Un amore ai tempi della Shoah
Le conseguenze delle leggi razziali, varate dal fascismo in Italia nel 1938, che portarono alla discriminazione e alla persecuzione, in nome della superiorità della razza ariana, della comunità ebraica, trovarono un tragico epilogo a Roma all’alba del 16 ottobre 1943 quando, alle ore 5,15, le truppe tedesche iniziarono il rastrellamento del Portico d’Ottavia dove viveva la gran parte degli ebrei romani. Il rastrellamento si concluse con l’arresto di 1424 ebrei (tra i quali vecchi, donne, giovani e bambini) che vennero deportati nel campo di sterminio di Auschwitz: solo 16 sopravvissero allo sterminio. Di quella luttuosa pagina di storia rimane, a ricordo, una lapide commemorativa sul muro della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte al Portico d’Ottavia. La scrittrice Ida Di Nola nel suo ultimo libro “Micol” (G.E.I. Gruppo Editoriale Idea, pag. 80) attraverso i ricordi di Andrea, giovane cristiano, innamorato di Micol, ragazza ebrea che in quella tragica mattina subirà l’ingiusta condanna che la porterà alla morte, ricostruisce fedelmente gli eventi che portarono, come sembrò quel giorno, al trionfo della logica del razzismo. La separazione da Micol porterà Andrea a rifiutare la vita e a sperare di coronare il suo sogno d’amore, non vissuto sulla terra, nella dimensione ultraterrena. Per Ida Di Nola, ricordare è un “infelice tormento. Le ansie e gli spettri del passato ritornano per rivivere gli avvenimenti che erano stati, faticosamente rimossi e allontanati. I ricordi riportano indietro a quei giorni … A quel giorno … E riaffiorano gli incubi che nulla potrà mai cancellare”. Annamaria Cacciavillani, nella prefazione, sottolinea la sensibilità di Ida Di Nola con la quale svela l’amore per Micol di Andrea che “non accetta questa ingiustizia cosmica, il suo amore la combatte con il sogno che, benché tragico, gli
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dà l’illusione che Micol tornerà e il suo delirio lo porterà in maniera impietosa verso la pace, senza dargli l’opportunità di ritrovare, attraverso l’amara realtà, la coscienza di sé”. “Micol” è un interessante libro, un piccolo capolavoro di umanità coinvolgente, “un bellissimo racconto, scrive Antonella Scelsa D’Amico, di grande interesse storico e spunto di profonda riflessione. Riferisce avvenimenti di un nefasto periodo trascorso che deve rimanere sempre vivo nella memoria di tutti, affinché simili scelleratezze non si ripetano mai più”. Vittorio Esposito Gruppo Editoriale Idea
mercoledì 23 aprile 2014
la Voce
Biennale d’Arte Contemporanea di Frosinone La manifestazione è aperta fino al 30 aprile
Con un successo di pubblico superiore ad ogni previsione, si avvia verso la chiusura (il 30 aprile) la Biennale d’Arte di Frosinone alla quale partecipano 90 artisti espressione delle varie tendenze dell’Arte Contemporanea: dal realismo, all’astrattismo, dal surrealismo all’informale, dall’espressionismo alle installazioni, alla fotografia, alla videoarte. Punto centrale delle manifestazioni previste per quest’anno dalla quarta edizione della Rassegna “L’Arte visiva contemporanea”, promossa dal Comune di Frosinone, la Biennale è diventata riferimento dell’arte non solo nazionale. E’ indubbio che l’Arte vive, nella crisi generale del nostro Paese, momenti intensi, ma non per questo meno affascinanti, di ricerca per dare contenuto di forma e di colore all’atto creativo.
Dall’Alto, Patrizia Pilo Bacci: “La mia isola”, china e acquerello su cartoncino cm. 50x70 e un dipinto su tavola di Edda Carminucci.
Anche se ancora “giovane”, la Biennale consente di fare una riflessione critica sul suo percorso attraverso il quale gli organizzatori, e in particolare il curatore Alfio Borghese, hanno creato uno spazio per tutti quegli artisti che “vogliono” far valutare la loro opera attraverso il confronto diretto tra loro e con il pubblico. La Rassegna, articolata in cinque sezioni (pittura, scultura, arte fotografica, video arte e arte virtuale), è stata allestita in tre spazi pubblici: le Sale espositive della Villa Comunale di Frosinone, e quella della Provincia di Frosinone e la Sale della “Colonna” e della “Ragione” del Comune di Anagni. La manifestazione è un evento non fine a sé stesso ma una occasione, oltre che culturale, di promozione turistica del territorio frusinate ricco di testimonianze storico-artistiche. Un significativo spazio è riservato agli alunni dei Licei Artistici e agli allievi delle Accademie di Belle Arti ai quali viene data un’occasione per confrontarsi e uno stimolo per continuare e migliorare la loro creatività. Alberto Esposito
L’incontro culturale del mercoledì, che caratterizza l’attività che la Galleria Eleuteri di Roma, in Via della Lupa 4, svolge in collaborazione con il Dipartimento Arti Visive e Spettacolo, sarà incentrato oggi, 23 aprile (inizio alle ore 20), su una conferenza sull’ultimo processo dell’Inquisizione nel quale sono state ricostruite la vita e gesta del Conte Alessandro Caglistro, pseudonimo di Giuseppe Balsamo (Palermo 1743 – San Leo 1795) mago, istrione, truffatore, falsario, guaritore,
alchimista, illusionista, esoterico, massone, politico, rivoluzionario, nel Secolo dei Lumi. Alla fine del processo, che sarà “ricostruito” a cura dell’ Avv. Stefano Menicacci, il Conte di Cagliostro nel 1789 fu condannato al carcere perpetuo per aver fondato a Roma una loggia massonica di “rito egiziano” e rinchiuso nella fortezza di San Leo dove morì. La conferenza sarà moderata da Egidio Maria Eleuteri. Marianna Amici
Con il titolo “In giardino” lo Studio Arte Fuori Centro, in Via Ercole Bombelli 22 a Roma, inaugura oggi, mercoledì 23 aprile, alle ore 18,00, a cura di Loredana Rea, una personale di Serena Vallese. Per questa esposizione Serena Vallese ha costruito un’installazione articolata intorno a differenti elementi strettamente legati gli uni agli altri, per delineare un luogo in cui incanto e poesia si mescolano ai ricordi del proprio vissuto. “È un luogo dell’anima più che della geografia, scrive la curatrice, in cui questa giovane artista indaga il carattere transitorio, quasi effimero dell’esistenza, mettendo in atto una riflessione sulla circolarità del processo vitale fatto di nascita, vita e morte. Il giardino, a cui si fa riferimento nel titolo, è qualcosa che ha bisogno di molta cura, dedizione e tempo: la natura segue le stagioni, ha delle proprie regole e si conforma a schemi ben precisi, cui l’uomo non può opporsi ma solo adeguarsi …. Un lavoro costruito sul filo di una rarefatta, limpida e al tempo stesso incantata sensibilità poetica, che introduce ognuno di noi in una dimensione sospesa: in essa è possibile trovare l’emozione che contrappunta il lento eppure frenetico srotolarsi dell’esistenza, per catturare anche per un solo istante la fugacità del suo divenire. Tutto nasce dal desiderio di suggerire l’esile transitorietà della vita e la difficoltà di confrontarsi con la quotidianità e, soprattutto, nasce dal bisogno di ricercare l’effimera ma appagante armonia tra sé e una realtà troppo spesso pronta a fagocitare i bisogni profondi, per restituirli privati di ogni complessità”. La mostra si pre-
senta al visitatore come un percorso culminante in un tappeto di foglie realizzate in gesso, che custodiscono come traccia di indelebile presenza l’impronta del corpo dell’artista stessa, alle pareti teche con disegni e ricami lasciano affiorare elementi naturali, legati al giardino. La mostra, quarto appuntamento della Rassegna “Istruzioni per l’uso”, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte, sul suo valore e sul suo campo d’azione, rimarrà aperta fino al 10 maggio, con orario dal martedì al sabato dalle 17,00 alle 20,00. Adele Scarpelli
Conferenza alla Galleria Eleuteri di Roma
Vita e gesta del Conte di Cagliostro
A Roma presso lo Studio Arte Fuori Centro
“In giardino” con Serena Vallese