BOLLETTINO ASSOCIAZIONE PEDAGOGICA ITALIANA
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Luglio – Dicembre 2012 nn. 3 - 4 TRIMESTRALE
Educare è crescere insieme arti. 1 comma1 –DCB – Roma – Aut. Trib. Bologna n. 4253 del 20-12-1972 DIREZIONE E REDAZIONE: Facoltà di Scienze della Formazione, Via Concezione 8, 98121 Messina tel. e Fax 090361349, e-mail: presidente@aspei.org Stampa: Armando Armando s.r.l., viale Trastevere, 236 – 00153 Roma presso la C.S.R. srl Via di Pietralata 157 – 00158 Roma SOMMARIO 1. Editoriale 2. L’Onestà incarnata nella persona 3. 2012: una metafora semplessa per dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni 4. Le politiche dell’EU in materia di mobilità e migrazione 5. Vita delle sezioni 6. Segnalazioni
COMITATO DI DIREZIONE Prof. Concetta Sirna Presidente Nazionale As.Pe.I. Prof. Sira Serenella Macchietti Direttore Responsabile Antonio Michelin Salomon Redattore capo REDAZIONE N. Bellugi, B. Grasselli, A. Carapella, F. Galli della Loggia, A. La Marca, G. G. Serio, S. Villani
EDITORIALE Difficile sintetizzare con efficacia la complessa problematicità dell’attuale panorama culturale e politico italiano ed ancor più complesso identificare con linearità gli aspetti cruciali e le tante fila che si intrecciano nella storia del nostro paese. Ma è quanto mai importante cercare di penetrare nel cuore dei problemi se si vuole recuperare quella passione civile che può consentire di fermare il declino e di riprendere un cammino di speranza e di rinnovamento. Tra i tanti nodi che oggi siamo chiamati a sciogliere, come dice Savagnone, non ultimo è quello relativo alla confusione tra “politica” e “Stato”. Lo Stato, infatti, non coincide con il corpo politico ma rappresenta la parte istituzionale di esso, necessaria per conseguire i fini funzionali al progresso di tutti, cioè alla realizzazione di quel “bene comune” che comprende e supera gli interessi dei singoli. Quando lo Stato coincideva con la comunità (Grecia, Roma, Medioevo), dice l’A., era più chiara la visione di un bene comune come bene naturale necessario. Con l’età moderna, l’affermarsi del contrattualismo ha separato la sovranità dal corpo politico e lo Stato, che non ha più un suo contenuto etico da difendere, si limita ormai a garantire e bilanciare gli interessi individuali per evitare guerre. La politica è diventata quindi una tecnica di gestione del potere, in sé amorale, esposta ai rischi dello statalismo, da un lato, e dell’individualismo dall’altro. Maritain, che aveva denunciato queste pericolose derive presenti nella politica del ’900, aveva individuato la soluzione nella ricostruzione di quel tessuto culturale, etico e spirituale che rappresenta il fondamento di una reale convivenza democratica. Oggi i processi di globalizzazione e la legge del mercato hanno di fatto accelerato i processi di secolarizzazione e di materializzazione: dietro la presunta “neutralità” nei confronti delle religioni positive da parte dello Stato liberale secolarizzato si nasconde, di fatto, l’ideologia dell’indifferenza reciproca e la religione unica del consumismo. Manca ormai una comunità etica e civile in cui riconoscersi ed ognuno cerca di difendere e legittimare le proprie pretese. Pertanto, all’azione politica rivolta al conseguimento del bene comune si è sostituita la mediazione degli interessi per la conservazione del consenso e, in assenza di carica ideale e di spessore culturale, è prevalsa una prassi disonesta del potere seguita dal declino intellettuale e morale della classe politica e della società nel suo complesso. Per uscire dalla palude occorre un progetto culturale, sociale, spirituale e politico nuovo, capace di responsabilizzare tutti i cittadini: occorre cioè riuscire a farli uscire dall’indifferenza verso la politica ma anche aiutarli a non soggiacere alle tante forme di coinvolgimento emozionale di tipo demagogico che circolano nei contesti attuali. Un protagonismo senza scorciatoie è fatto di costruzione di intese, per un impegno sociale orientato al bene comune, di sperimentazione di esperienze comunitarie e di pratiche cooperative. Premessa necessaria perché questo sia possibile è il superamento di una visione puramente formale della democrazia, che oggi si impegna in spericolate negoziazioni tra le tante culture di lobby, ciascuna accettata come monocratica ed assoluta, e produce offerte politiche contraddittorie senza poter mantenere le grandi aspettative democratiche (libertà, uguaglianza e fraternità). Una democrazia che voglia recuperare il senso più profondo della propria essenza non può rinunciare al riconoscimento del va1