Aspei Ottobre 2011

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Aspei 156-157 IMP:tipo

14-03-2012

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ISSN 1721-1700

Educare è crescere insieme

BOLLETTINO ASSOCIAZIONE PEDAGOGICA ITALIANA

Tariffa Roc: Poste italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1 comma 1 – DCB – Roma – Aut. Trib. Bologna n. 4253 del 20-12-1972 DIREZIONE E REDAZIONE: Facoltà di Scienze della Formazione, via Concezione n. 8, 98121, Messina, fax 090-361349 - e-mail: presidente@aspei.org Stampa: Armando Armando s.r.l., viale Trastevere, 236 – 00153 Roma presso la C.S.R. srl Via di Pietralata 157 – 00158 Roma

SOMMARIO 1. Editoriale 2. A proposito di nursing transculturale 3. Scuola di qualità come scuola di legalità 4. Vita delle sezioni 5. Segnalazioni

156-157

luglio-dicembre 2011

n. 3-4 TRIMESTRALE COMITATO DI DIREZIONE Prof.ssa Concetta Sirna

Presidente Nazionale As.Pe.I.

Prof.ssa Sira Serenella Macchietti Direttore Responsabile

Antonio Michelin Salomon Redattore capo

REDAZIONE N. Bellugi, A. Carapella, B. Grasselli, F. Galli della Loggia, A. La Marca, G. Serio, S. S. Villani

EDITORIALE

Siamo in tempo di crisi! Per troppi lunghi anni abbiamo disconosciuto, con proterva insipienza, la complessità dei processi in cui eravamo immersi ed i numerosi segnali delle tante crepe che rendevano sempre più fragile gli equilibri sociali e politici: abbiamo voluto illuderci che la tecnologia avrebbe potuto e saputo intervenire con aggiustamenti automatici capaci di migliorare e riorientare la direzione dello sviluppo in senso sempre più positivo e arricchente per tutti. Abbiamo irriso ai discorsi morali considerandoli tradizionalisti e superati ed abbiamo definito “profeti di sventure” coloro che preannunciavano come inevitabile l’emergenza e la crisi sia per il nostro paese che per il pianeta nel suo complesso. Tanti, sottovalutati e poco analizzati nei loro termini reali e nelle loro conseguenze sono stati i problemi ecologici, eccessive le disuguaglianze, quasi sempre sottaciute le ingiustizie e le prevaricazioni sociali. Ci siamo rifiutati di comprendere la genesi, lo sviluppo ed i dinamismi della crisi incombente per accontentarci di risposte ideologiche, ripetendo rassicuranti modelli preconfezionati e risposte ormai datate. La colpevolizzazione dell’avversario, additato come il vero soggetto dell’annunciato disastro, ha costituito troppo a lungo la strategia più gettonata. Invece di introdurre cambiamenti radicali e di adottare comportamenti particolarmente virtuosi, necessari per prevenire ed affrontare tempestivamente e durevolmente la pericolosa deriva in atto, si è preferito autoassolversi da ogni colpa, crogiolarsi tra ritardi, inerzie e prevaricazioni, fonti certe non soltanto di inefficienze e di perdite economiche ma anche di assurde ingiustizie, insopportabili disuguaglianze e disastrosi conflitti sociali. Abbiamo ritenuto, con colpevole insipienza, che la crisi fosse facilmente gestibile e controllabile, che non interessasse e corresponsabilizzasse ciascuno di noi, dal momento che si alimentava di quei comportamenti di spreco, immoralità, scorrettezza grande e piccola di cui è intessuta la quotidianità che ciascuno è disposto a tollerare e, ancor peggio, a mettere in atto. Nell’immaginario collettivo la crisi costituiva al massimo uno spauracchio per i soggetti più impressionabili e veniva sbandierata soltanto per scoraggiare rivendicazioni ulteriori. Tutti attenti al proprio “particolare”, invece, abbiamo dimenticato che era in ballo quel “bene comune” che condiziona e rende possibile il benessere di ciascuno e la cui assenza mette in pericolo l’esistenza stessa. Dilapidato il patrimonio del bene comune, costruito con l’apporto di tutti e alimentato di virtù personali oltre che di conoscenza e competenza, diventiamo tutti più poveri. Neppure i più furbi saranno esenti dalla catastrofe, che avranno contribuito ad accelerare, né potranno esorcizzarla solo per sé, con una virata magistrale, all’ultimo momento, prima di cadere nel baratro: non ci saranno ricchezze finanziarie o materiali, né competenze tecnico-scientifiche né alchimie giuridico-burocratiche capaci di far atterrare indenne la nave di chicchessia se continueremo a sbranarci e massacrarci mentre stiamo colando a picco. Cosa fare di fronte ad una politica che non riesce più a governare una finanza impazzita, di fronte a tante certezze che si rivelano effimere, a tanti poteri oscuri e malavitosi che continuano ad imperversare senza controllo? Non bastano più soltanto le lamentele, le denunce e le contrapposizioni, pur doverose ed utili in una fase iniziale. Quello che occorre è passare da un discorso destruens, “ANTI” qualcosa, ad uno construens, propositivo, che si gioca e 1


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