Sociodinamica della cultura

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Abraham A. Moles

Sociodinamica della cultura A cura di Gianpiero Gamaleri

ARMANDO EDITORE


Sommario

Introduzione Abraham A. Moles e l’attualità del pensiero cibernetico. Da Pablo Picasso a san Tommaso, “Prima trovo, dopo cerco” di Gianpiero Gamaleri

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Il metodo cibernetico per capire i media 10 L’Andy Warhol della sociologia 11 “Adaequatio rei et intellectus” nella cultura di massa 13

Sociodinamica della cultura di Abraham A. Moles 1. Introduzione La nozione di cultura Il metodo cibernetico Ipotesi e prese di posizione 2. La nozione di cultura Osservazioni metodologiche La cultura umanistica e il suo declino Vocabolario e cultura L’evoluzione del quadro del pensiero moderno

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Sommario Una definizione della cultura 43 Costruzione delle idee e atomi di cultura 47 Una misura della cultura 49 Cultura individuale e cultura sociale 52 Verso una dinamica culturale 55 I problemi operazionali di accesso alla cultura 61 Le dimensioni delle strutture culturali 67 3. Una teoria sociodinamica dei mezzi di comunicazione di massa: il caso della radio e della televisione 75 L’autoreazione fra la cultura e la creazione 75 Richiamo agli elementi principali del circuito culturale 77 Il canale della Radiotelevisione 85 La dottrina demagogica dei pubblicitari 87 La dottrina dogmatica 93 La dottrina eclettica o culturalista 99 La dottrina socio-dinamica 111

Nota bio-bibliografica

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Introduzione Abraham A. Moles e l’attualità del pensiero cibernetico. Da Pablo Picasso a san Tommaso, “Prima trovo, dopo cerco” di Gianpiero Gamaleri


Perché collocare Abraham Moles tra i classici della comunicazione? In effetti il suo profilo di studioso si presenta quanto mai eclettico. Viene definito come sociologo e psicologo, ma in realtà nasce come ingegnere in elettronica ed acustica all’Università di Grenoble. Ad arricchire la sua personalità contribuisce la sua origine ungherese, seppur sia nato e vissuto in Francia. Giova anche ricordare che ha insegnato alla Hochschule für Gestaltung di Ulm nonché all’Università canadese Laval, a Québec, e a quella statunitense di San Diego, in California. Ma se si dovesse cercare un punto di sintesi nei suoi studi, si dovrebbe trovare nel pensiero cibernetico, cioè nel tentativo di ricondurre a sistema processi comunicativi tra loro estremamente eterogenei, introducendo, da una parte, il rigore della ricerca scientifica e rispettando, dall’altra, le “zone grigie” che caratterizzano ad esempio il mondo dell’arte, della musica e in generale tutte quelle forme di creatività e di ambiguità di cui i media sono canale e stimolo. In questo suo sforzo, le eterogeneità delle competenze e delle esperienze da lui condotte, invece di rivelarsi fattori di dispersione, si dimostrano fertili piste di ricerca tra loro compatibili, capaci di avvicinarci alla comprensione di una realtà complessa nel suo insieme. Moles ci propone un metodo cha ha l’ambizione di mettere a sistema il dato tecnologico con la dimensione umanistica della cultura e della comunicazione. Nelle pagine finali di questa antologia egli rende chiaro questo suo proposito: «Impariamo a conoscere questo 9


Introduzione

mondo [il mondo dei media] per tentativi ed errori – egli scrive – e la nostra cultura è fissata in maniera “quantitativa” dall’ammontare di concetti che possediamo nel nostro cervello, piuttosto che da un’organizzazione degli elementi della nostra conoscenza in base a una struttura ben definita, che una cultura umanistica consentirebbe di ottenere. Come osserva McLuhan “il mezzo è il messaggio”, il mezzo di comunicazione in sé rappresenta la cosa più importante del messaggio».

Il metodo cibernetico per capire i media L’organizzazione degli elementi della conoscenza che Moles propone è quella offerta, dunque, dal metodo cibernetico, che egli affina e applica a diversi ambiti in cui si manifestano la cultura e la comunicazione di massa. Un metodo interdisciplinare in cui cerca di padroneggiare e confrontare sia l’enorme messe dei dati quantitativi, sia le peculiarità degli elementi creativi che la costituiscono. In pratica, si pensi alla complessità di un’analisi che tenga presenti contemporaneamente i dati di ascolto di una serie televisiva e le caratteristiche qualitative, di ambientazione, recitazione, regia, ecc. che ne possono decretare il successo. E la chiave proposta da Moles è quella di combinare approcci eterogenei per avvicinarsi a una conoscenza dell’insieme attraverso diverse piste disciplinari. In una parola Abraham Moles assurge a livello di “classico della comunicazione” essendo stato probabilmente lo studioso che ha spinto al livello più alto il metodo dell’interdisciplinarità. A ciò si accompagna – per chi, come lo scrivente ha avuto l’onore ed il piacere di conoscerlo personalmente 10


Gianpiero Gamaleri

in occasione di numerosi incontri promossi da istituzioni europee nel campo della cultura – la percezione diretta di una personalità umile quanto preparata, dotata di un grande senso dello humor, capace di sincera amicizia e di grande serenità anche nell’affrontare i nodi più complessi della nostra società della comunicazione. Il lavoro che qui presentiamo raccoglie le pagine principali del suo testo Sociodinamica della cultura, pubblicato a Parigi da Mouton nel 1967 ed edito in Italia da Guaraldi nel 1971 in una traduzione curata da Giovanni Bechelloni e Marie Bernadette Giraud. Il testo, che già al suo apparire nella traduzione nella nostra lingua dette luogo a un profondo dibattito, era accompagnato da interventi critici di Pio Baldelli, di Umberto Eco, di Franco Rositi e di Paolo Terni. Oggi, a distanza di oltre quarant’anni, dobbiamo riconoscere che un merito del libro è stato quello – in un momento dominato da una concezione ideologica delle culture dominanti e da una contrapposizione esasperata tra cultura di élite e cultura di massa – di mettere in evidenza e combinare tra loro in un quadro complessivo gli aspetti statistici, quantitativi, economici e organizzativi con gli elementi di creatività e di imprevedibilità tipici del campo della produzione culturale.

L’Andy Warhol della sociologia I suoi studi dell’estetica cosiddetta “informazionale” o “tecnologica” hanno messo a tema il rapporto ineliminabile e diretto che lega l’arte alla comunicazione e all’informazione, partendo dalla considerazione che l’opera d’arte è, innanzi tutto, un’azione comunicativa spesso destinata non solo a un’élite ma anche a un pubblico di massa. 11


Introduzione

Sotto questo aspetto potremmo persino dire che Abraham Moles è stato nel campo della ricerca sociologica quello che Andy Warhol è stato nel campo della pop art. E probabilmente non è un caso che il loro acme espressivo si sia manifestato nello stesso periodo, negli anni ’60 e ’70, anche se Moles è rimasto circoscritto all’ambito ristretto degli specialisti. Ma oggi proprio questa sua inserzione tra i “classici della comunicazione” potrebbe rilanciarne la figura. Per conseguire questo equilibrio tra creazione artistica e ricerca sistemica, Moles ha dovuto rendere esplicito il metodo cibernetico cui si è ispirato e che ha efficacemente applicato ai processi culturali e comunicativi. Un metodo che oggi si tende a dimenticare o a collocare in un momento ormai passato della riflessione scientifica, senza accorgersi che un suo recupero consentirebbe di padroneggiare tanti fenomeni contemporanei e dare un certo rigore alle prospettive future. Non a caso nelle prime pagine del suo lavoro, qui riportate, richiama una significativa espressione di Pablo Picasso: “Prima trovo, dopo cerco”. Cioè esattamente l’opposto di qualsiasi posizione preconcettamente ideologica che, invece di prendere le mosse dalla realtà, cerca di sovrapporsi ad essa con le proprie anguste intenzioni. Un’impostazione, questa, che corre parallelamente alle riflessioni di Karl Popper laddove indica che la strada del ricercatore è condizionata dai dati di fatto, che in ogni momento possono contraddire o meglio “falsificare” le tesi fino ad allora maturate. Siamo dunque nel solco di un pensiero che prende atto dei fenomeni in cui ci si imbatte e cerca di organizzarli in modo tale da dare loro una spiegazione, seppur provvisoria, in funzione di salire a un gradino superiore nella scala di comprensione dei problemi. Se si pensa, ad esempio, che solo le principali reti te12


Gianpiero Gamaleri

levisive diffondono centinaia di ore di trasmissioni quotidiane, che diventano migliaia, se si aggiungono le reti locali e internazionali, per non parlare dei milioni di siti web consultabili, della proliferazione esponenziale di contatti audio e anche video scambiati dai telefoni cellulari; e se si pensa anche all’eterogeneità delle caratteristiche dell’insieme dei messaggi circolanti nella galassia dell’informazione, ci si rende conto della difficoltà che incontra lo studioso che cerca di dominare anche una minima porzione di questo universo in continua espansione. Il metodo cibernetico – che già nella sua etimologia indica lo sforzo di “governare” una realtà complessa, quasi come il comandante di una nave da crociera di migliaia di tonnellate determina la sua rotta mediante un minuscolo joystick – consente di affrontare enormi masse di dati individuandone le tendenze con un rispetto della realtà delle cose che non coincide però con l’esserne travolti. Moles scompone perciò il suo percorso di ricerca in una serie di stadi, ognuno dei quali viene valutato nella sua capacità di essere corrispondente alla realtà analizzata e non passa allo stadio successivo senza prima aver verificato il sufficiente grado di analogia tra modello e fenomeni investigati nello stadio precedente. Nell’ambito di ogni stadio operano diverse discipline a seconda della natura dei fenomeni considerati. Ed è qui ovviamente che la formazione multidisciplinare dello studioso ha consentito di ottenere risultati particolarmente attendibili.

“Adaequatio rei et intellectus” nella cultura di massa Nasce così il procedimento algoritmico tipico del pensiero cibernetico, composto di anelli successivi in vista di 13


Introduzione

un paziente lavoro di “adaequatio rei et intellectus” cioè di corrispondenza tra realtà e pensiero, secondo l’icastica espressione di Tommaso D’Aquino, cui Abraham Moles ha dato una rinnovata attualità con riferimento al mondo della comunicazione contemporanea. Resta un’ulteriore considerazione. La meccanica applicazione delle leggi di causalità al mondo della comunicazione ha prodotto effetti aberranti ad esempio sul piano socio-politico, come nel caso delle forme di propaganda adottate dai regimi totalitari. Al contrario, il pensiero cibernetico attraverso il suo metodo delle analogie, sostitutivo del rapporto causa-effetto, può considerarsi anche quanto mai utile per la sua compatibilità con sistemi aperti e democratici dei circuiti culturali e della comunicazione. Ma c’è un ulteriore pregio ermeneutico di questo metodo che ne evidenzia una proficua umiltà cognitiva nei confronti della realtà investigata. Esso consiste nell’adozione delle cosiddette “black boxes”, spazi ancora oscuri che nella catena dei fenomeni possono essere paragonati ai buchi neri dell’universo. Si è certi che ci sono, ma sfuggono ancora per la loro natura e per i loro effetti. Quanti sono nelle più diverse applicazioni dei media gli effetti inspiegabili, controproducenti, inintenzionali? E per queste contraddizioni dovremmo forse bloccare le nostre ricerche, i nostri tentativi di spiegare e governare porzioni di realtà comunicativa che stiamo investigando? Abraham Moles ha costituito con i suoi studi e la sua stessa persona un invito a perseverare con intelligenza, tenacia ed anche una grande misura nello studio di fenomeni sempre più complessi, creati dall’uomo, ma che l’uomo stesso non può abbandonare a dinamiche incontrollate.

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