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Maria Luisa Orlic

EDUCAZIONE GESTUALE Nuova Prefazione all’edizione italiana e guida al metodo di Maria Rosa Madera Disegni di Zoran Orlic

ARMANDO EDITORE


Sommario

Nuova Prefazione all’edizione italiana e guida al metodo di MARIA ROSA MADERA L’educazione gestuale Struttura e sviluppo del metodo Come valutare l’esito dell’educazione gestuale

Introduzione: Nascita di un metodo di MARIA LUISA ORLIC Ringraziamento

9 9 10 15

27 34

PARTE PRIMA

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La presa di coscienza di sé

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La respirazione: punto di partenza per la ricerca dell’unità del corpo Importanza della personalità del rieducatore, con il quale il malato si identifica La prima seduta, che stabilisce un contatto con il metodo e con il materiale, deve riuscire perfettamente Descrizione di una seduta-tipo Imparare a distendersi e a riposarsi; L’apprendimento della respirazione totale; Lo stiramento di tutto il corpo al termine del primo momento di silenzio; Gli esercizi dei gesti: come stare in piedi; Il primo esercizio del metodo: gesto delle spalle; Secondo momento di silenzio: respirazione intensificata

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Esercizi di movimento

53

Serie di 31 esercizi esposti

PARTE SECONDA

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Strutturazione, integrazione di sé

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L’educazione del gesto: addestramento a comunicare con gli altri Il controllo del ritmo respiratorio: un modo essenziale di controllare il comportamento I movimenti generali I movimenti combinati e dissociati I movimenti asimmetrici Ciascun individuo realizza un “accordo” che l’educazione dei gesti ha lo scopo di liberare e di coltivare

Esercizi di movimento

77 79 80 81 82 83 85

Serie di 40 esercizi

PARTE TERZA

109

Espressione di sé – Integrazione sociale

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Esercizi di movimento

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Serie di 12 esercizi

Conclusione

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Bibliografia

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Nuova Prefazione all’edizione italiana e guida al metodo MARIA ROSA MADERA

L’educazione gestuale L’educazione gestuale nasce dalla passione di Maria Luisa Orlic per l’espressione teatrale e per l’improvvisazione drammatica. Elaborata e perfezionata dalla stessa Orlic, diventerà negli anni un metodo di rieducazione psicomotoria adottato, soprattutto in Francia, in comunità per malati psichiatrici e in centri di riabilitazione. Il protagonista è il corpo. Si tratta di un “corpo-luogo”, dove le funzioni psichiche, talora spezzettate dalla malattia, possono ritrovare, tramite il gesto e il movimento, il loro equilibrio. È un corpo che agisce come nucleo di riaccentramento del disorientamento prodotto dai disturbi della personalità, sia nei casi di nevrosi, sia in quelli di psicosi. Le funzioni rieducative e terapeutiche della psicomotricità vengono così riconosciute e il dualismo mente-corpo è definitivamente superato. Con precisione, dopo qualche seduta di educazione gestuale, Maria Luisa Orlic annota: «il sonno diventava regolare, migliorava la concentrazione, si poteva giungere a modificare la struttura mentale». L’efficacia del movimento nel disagio mentale, da tempo nota in letteratura e ampiamente dimostrata, viene ancora oggi autorevolmente riaffermata: «Quando il corpo si muove, si attiva anche la mente: è questa la base concettuale della psicomotricità. Non esiste movimento che non implichi l’attivazione di strutture neurali e mentali» (CesaBianchi e Cristini 2011). 9


Il primo gesto del processo di riaccentramento e di armonizzazione psicomotoria indicato dalla Orlic è la respirazione, chiamata “primo gesto” perché principale segno di vita. La respirazione, nei due momenti contrari ma inscindibili di inspirazione e di espirazione, di flusso e di riflusso, costituisce la base sulla quale si articola la ricostruzione dell’unità della persona. Dell’importanza della respirazione molti terapeuti si erano già resi conto. «I movimenti respiratori si potrebbero considerare come delle onde, una buona respirazione è essenziale ai fini di una salute vibrante, lasciate che la respirazione si sviluppi spontaneamente…» (A. e L. Lowen 1971), ma la Orlic va oltre il valore distensivo ed energetico dell’atto: «la respirazione assicura il legame tra noi e l’universo di cui, per necessità dobbiamo sentirci parte integrante… inspirazione, espirazione; flusso e riflusso, giorno e notte, estate e inverno… Quale donna non lo avverte cullando il suo bambino per calmarlo?». Queste parole richiamano il valore del legame affettivo che nel metodo trova la sua vitalità nel contesto del gruppo (gli esercizi sono spesso eseguiti in piccoli gruppi) e nella relazione con l’operatore, che stabilisce con il paziente un’alleanza terapeutica empatica e finalizzata al conseguimento di un maggior benessere psicofisico.

Struttura e sviluppo del metodo La struttura e lo sviluppo del metodo si articolano in tre fasi di crescita paragonabili alle diverse età del percorso vitale. Prima fase: presa di coscienza di sé Come nell’infanzia il bambino acquisisce la consapevolezza delle svariate possibilità motorie ed espressive del proprio corpo, così, in questa fase, gli esercizi impegnano i diversi segmenti corporei. Il 10


paziente sperimenta il movimento dinamico e il suo contrario, cioè l’immobilità, impara ad agire in tensione e in distensione. Il ritmo respiratorio accompagna la sequenza delle azioni. La fatica è bandita. Contrazione e decontrazione agiscono sul tono muscolare, conducono alla percezione globale del sé corporeo, predispongono al rilassamento e alla calma. Ogni seduta si apre e si chiude con un momento di silenzio e prevede lo stiramento prima di riavviare l’azione. La sospensione della parola consente una maggior concentrazione sul proprio agito e sulla respirazione. Unico ausilio è una sedia a sdraio regolabile, sostituibile con una sedia normale. In questa prima fase l’operatore insegna l’esercizio di “come stare in piedi”. Il riferimento al processo di acquisizione dell’autonomia, alla capacità di stare in piedi con le proprie forze, di rialzarsi e di procedere nella vita, nonostante la disabilità e la malattia, è evidente. “Alzati, respira e cammina” è il dolce e autorevole imperativo di questa prima fase. Gli esercizi nel corso della rieducazione non prevedono l’uso dello specchio poiché lo sguardo può attenuare la percezione tonica e spaziale e affievolire la presa di coscienza di sé. Il terapeuta o il rieducatore, sempre presente, resta punto di riferimento stabile e sicuro, osserva la postura assunta dai pazienti e l’atteggiamento in posizione statica. Nota l’ampiezza dello spazio tra i talloni, detto spazio vitale, l’abbandono del capo chino, segno di introversione, la tensione delle spalle di chi si ritrae in una dolorosa chiusura al mondo. Ad ogni atteggiamento corporeo corrisponde un atteggiamento interiore, ogni movimento produce un cambiamento fisico ed emozionale. Il tempo di esecuzione degli esercizi è regolato da ognuno secondo il proprio desiderio e secondo la propria capacità; l’operatore talvolta fa da specchio, ma sa aspettare. Questo stile, autorevole ma non direttivo, viene sostenuto nella pratica psicomotoria anche da A. 11


Lapierre e B. Aucouturier che nel 1976 notano che l’educatore deve saper scoprire, utilizzare, orientare le situazioni strutturanti che si manifestano spontaneamente nel gruppo; egli si astiene da ogni intervento, ma è presente, è lui il padre simbolico che fa vivere sul piano dell’azione la relazione con l’autorità.

Seconda fase: strutturazione e integrazione di sé Il filo conduttore della seconda fase è ancora la respirazione: «L’educazione dei gesti insegna che la respirazione salvaguarda la permanenza del corpo, creando il legame tra il gesto espresso e il ritorno a noi della parte del corpo che l’ha eseguito». I movimenti della progressione si connotano in movimenti generali, movimenti combinati e associati, movimenti asimmetrici. M.L. Orlic promuove qui il perfezionamento e la fluidità del gesto come addestramento a socializzare e a comunicare con gli altri componenti del gruppo. I movimenti generali impegnano il corpo in alternanza tra contrazione e rilasciamento muscolare, tra ricerca e perdita dell’equilibrio con estensione verso l’alto e abbandono verso il basso. Ancora il ritmo respiratorio accompagna il movimento; si inspira nell’estensione, si espira nel rilasciamento. Si procede così nella costruzione dello schema corporeo definito da J. Le Boulch (1971) «Lo schema corporeo, o immagine del corpo operatorio, può essere considerato come l’intuizione di un insieme, una conoscenza immediata che noi abbiamo del nostro corpo, sia nello stato fisico statico, sia in quello dinamico; questa conoscenza si basa sul rapporto tra le differenti parti, o tra i segmenti e soprattutto sulle relazioni delle parti come insieme e lo spazio che le contiene». La seconda fase di strutturazione e integrazione di sé è assimilabile alla crescita corporea durante l’adolescenza quando il ragazzo 12


comincia a mettersi alla prova, a sperimentare le proprie capacità, ma anche le proprie fragilità e insicurezze. In questo periodo il corpo si trasforma profondamente, compaiono i segni dello sviluppo sessuale, l’immagine di sé è spesso condizionata dalle dinamiche e dalle relazioni di gruppo. Così i movimenti combinati e associati, i movimenti simmetrici e asimmetrici proposti nella seconda fase si integrano in una armonia che la Orlic definisce “accordo” unitario e globale tra il sentire e l’agire. Ogni volta che si verifica l’accordo migliorano le prestazioni dinamiche e i comportamenti sociali a favore della relazione tra i componenti del gruppo. A questo proposito B. Aucouturier sottolinea che quando il movimento avviene sotto lo sguardo degli altri diventa espressione per l’altro ed assume il senso di un rapporto tra significante e significato. Siamo ormai lontani dall’applicazione di esercizi che tendono a ricostruire e a formare; si tratta di creare le condizioni favorevoli ad una forma di apprendimento gestuale che concili il carattere espressivo del movimento con l’aspetto transitivo.

Terza fase: espressione di sé/integrazione sociale La descrizione della terza fase del metodo è arricchita da immagini tratte da sculture, bassorilievi, dipinti di epoche differenti. Le figure rappresentate in queste opere riproducono sei movimenti fondamentali (potremmo definirli archetipi), il cui significato è condiviso da diverse culture. L’esecuzione dei sei movimenti fondamentali viene proposta quando il gesto, persi rigidità e impaccio, si libera spontaneamente. Si avvia così la tensione del corpo verso l’alto, si procede verso il ripiegamento, si sperimenta la gioia e l’apertura e si approda infine nel rassicurante porto dell’incontro con l’altro. La terza fase prepara l’ultima parte del metodo, detta “dialogo dei gesti”, dove si lascia spazio all’imitazione e all’improvvisazione e dove ognuno comunica liberamente le proprie emozioni. 13


Il primo dei sei movimenti fondamentali è la proiezione verso l’alto. Raffigura il Faraone davanti a Ra. È una richiesta indirizzata al cielo, forse una preghiera, ma anche un anelito ad innalzarsi per migliorare. Richiede la padronanza dell’equilibrio statico e la disponibilità all’impegno. Il secondo movimento fondamentale si lega ai vissuti di indecisione, di paura e li combatte esorcizzandoli. Non aver paura di aver paura, di indietreggiare, di arretrare, come fanno le Triadi di Micerino davanti alla divinità giudicante e severa. Il terzo movimento orienta lo sguardo dentro di sé. «Lasciamo che ciò che è inutile si depositi al fondo, liberiamo i canali espressivi dal rumore delle parole, restiamo nel silenzio per consentire ai tumulti di placarsi e all’essenziale di trovare lo spazio per emergere» (Madera 2005). Il disegno del XVIII secolo della Donna addormentata raccoglie il sonno di un tacere meditativo e calmo. Già nella prima parte del metodo M.L. Orlic suggerisce di osservare il silenzio che qui è simbolo della regressione onirica, una sorta di riflessione profonda e feconda. Il quarto movimento invita alla gioia e all’espansione di sé al mondo. L’armonia del disegno di L. da Vinci, il Canone delle proporzioni, viene accostata all’immagine del Cristo sulla croce nell’atto estremo di donare la vita per amore. L’apertura delle braccia al mondo pare significare un messaggio di vita qual è la liberazione dalla sofferenza fisiopsichica. Il quinto movimento annuncia che la trasformazione di sé è in corso; l’energia che scaturisce dalla figura Caccia ai tori corrisponde all’aggressività domata e indirizzata al sacrificio dell’impulsività più dannosa. 14


Il sesto movimento conclude il tracciato e accompagna il paziente al contatto con l’ambiente fisico e sociale. Dopo aver raggiunto l’equilibrio statico e dinamico, acquisita la capacità di muoversi con armonia e trovata la motivazione a stare in piedi e a camminare la persona può comunicare con il mondo.

Come valutare l’esito dell’educazione gestuale Maria Luisa Orlic annota i miglioramenti dei pazienti trattati con l’educazione gestuale (confermati dai suoi collaboratori, impegnati in comunità per malati psichiatrici e in centri di riabilitazione sparsi un po’ in tutta la Francia), ma non indica precisi strumenti di misurazione. È consigliabile dunque integrare la valutazione del paziente con l’esame psicomotorio (adattato) di Huguette Bucher (1974) e con la Scala dei 5 di M.R. Madera (2009) modificata appositamente per l’educazione gestuale. Con l’esame psicomotorio di H. Bucher vengono rilevati: – presenza o assenza di manifestazioni d’ansia e d’inibizione; – espressione verbale: timbro di voce, flusso, abbondanza o no di parola, reazioni alle richieste; – atteggiamento generale: modo di tenere il corpo, quantità e qualità dei gesti e della mimica; – emotività e reazioni alle richieste di prestazione; – atteggiamento di fronte agli esercizi: lentezza o precipitazione, mantenimento dell’interesse, faticabilità; – attribuzione di valore alle prove e significato del fallimento o della riuscita; – ricerca del contatto o fuga da esso; – evoluzione generale: modificazioni dell’atteggiamento iniziale, miglioramento dell’adattamento psicoaffettivo e del comportamento sociale. 15


SCALA DEI 5 © di Maria Rosa Madera. SCHEDA DI OSSERVAZIONE E DI VALUTAZIONE PSICOMOTORIA (adattata al metodo “L’educazione gestuale” di M.L. Orlic). Marchio registrato al n. VA/2008/C/182 CCIAA di Varese Cognome e Nome ____________________ Anni _______ Data di compilazione _______ Nome dell’operatore ________

Modalità d’uso per la valutazione psicomotoria dell’educazione gestuale La Scala prende il nome dal gesto che viene compiuto dagli sportivi quando in segno di accordo battono il palmo della mano su quella del compagno. Allo stesso modo lo psicomotricista cerca di far aderire le sue indicazioni alle capacità e ai bisogni espressivi del paziente ricavandone una risposta informativa che stimola il prosieguo del lavoro. È utile per misurare i progressi o le regressioni dell’educazione gestuale avendo cura di seguire le tre fasi degli esercizi specificate da Maria Luisa Orlic. Vengono osservati cinque “percorsi” all’interno di cinque funzioni fisio-psichiche fondamentali (emotiva-relazionale, affettiva-sessuale, motoria, espressione di sé, autodeterminazione). Ogni percorso a sua volta comprende cinque items da spuntare in seguito alle osservazioni effettuate durante gli esercizi. La successione delle cinque funzioni non è vincolante e lo psicomotricista può scegliere da dove iniziare; si consiglia di partire dall’osservazione della funzione emotiva-relazionale per comprendere, fin dall’inizio, come il paziente si rende disponibile all’interazione e quale senso attribuisce alla presenza dell’altro e dell’operatore. 16


La “Scala dei 5” è completata da una tabella di valutazione e da un grafico che consentono l’immediatezza della lettura dello stato psicomotorio. La somministrazione della scala ha cadenza periodica e va ripetuta quando si nota un cambiamento significativo sul piano organico e/o delle funzioni.

1° FUNZIONE: EMOTIVA-RELAZIONALE 1. Percorso del CONTATTO: Occupa uno spazio sociale Ricambia il saluto con la mano È disponibile all’abbraccio Ricambia lo sguardo Mantiene il contatto con l’operatore 2. Percorso della PERCEZIONE: Si definisce con il proprio nome Sente la sua respirazione Sente di sapersi riposare È consapevole del suo stato di salute Manifesta il suo desiderio 3. Percorso dell’AUTOVALUTAZIONE: Sa esprimere le proprie emozioni È interessato agli incontri Sa attribuirsi capacità e difficoltà Riconosce capacità e difficoltà degli altri Si fida dell’operatore 17


4. Percorso della SENSIBILITÀ: Sa prestare aiuto Sa ringraziare Sa sperare Sa aspettare Sa chiedere scusa 5. Percorso della RELAZIONE: Stabilisce contatti amicali Partecipa alle attività di gruppo Si relaziona con l’educatore Si relaziona con i familiari Tollera le persone estranee

2° FUNZIONE: AFFETTIVA-SESSUALE 1. Percorso del DESIDERIO: Sa esprimere ciò che desidera Cerca l’attenzione dell’altro Dialoga Apprezza le qualità altrui È spontaneo nel gesto 2. Percorso del PUDORE: Riconosce gli spazi intimi Sa esprimere vergogna in situazioni adeguate Adotta strategie seduttive Sa essere discreto Usa un linguaggio non sconveniente 18


3. Percorso dell’INTIMITÀ: Stabilisce legami Accetta e ricambia gesti affettuosi Fa e riceve confidenze Mantiene un segreto Sa esprimere tenerezza 4. Percorso del PIACERE: Sa esprimere soddisfazione Predilige una persona Sa sorprendersi Sa entusiasmarsi Sa gioire 5. Percorso del GIOCO-POESIA: Sa divertirsi Fa e riceve complimenti Sa usare un linguaggio descrittivo Sa donare e sa ricevere Sa inventare nuovi giochi

3° FUNZIONE: MOTORIA 1. Percorso della COORDINAZIONE DINAMICA GENERALE E MOTRICITÀ: Esegue gli esercizi di movimento degli arti inferiori Esegue gli esercizi di movimento degli arti superiori Esegue gli esercizi di movimento delle spalle e della testa Esegue gli esercizi della colonna vertebrale Abbina correttamente la respirazione agli esercizi 19


2. Percorso del CONTROLLO POSTURALE: Mantiene l’equilibrio in situazione statica Mantiene l’equilibrio in situazione dinamica Mantiene l’equilibrio nel cambio posturale Utilizza in modo adeguato gli schemi motori di base Sa cambiare direzione 3. Percorso del TONO: Sa riposarsi Sa distendersi Sa rilasciare la muscolatura È sciolto nel movimento Possiede adeguata forza muscolare 4. Percorso della COORDINAZIONE: Esegue i movimenti generali Esegue i movimenti combinati e dissociati Esegue i movimenti asimmetrici Realizza l’armonia del movimento Trova l’accordo tra i movimenti 5. Percorso dell’ORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPORALE: Si sposta nello spazio a disposizione Valuta la distanza Cambia velocità nell’andatura Riconosce la posizione sé-altri Sa stare in piedi

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4° FUNZIONE: ESPRESSIONE DI SÉ 1. Percorso della SENSO-PERCEZIONE: Possiede la percezione segmentaria e globale del corpo Possiede l’integrità dei cinque sensi Avverte il cambio di postura Avverte il tono muscolare Avverte il variare della temperatura corporea 2. Percorso dell’ATTENZIONE: Presta attenzione focalizzata Presta attenzione globale Sa dare spiegazioni Segue il filo del discorso Sa dare informazioni su di sé 3. Percorso del LINGUAGGIO: Oltre al gesto usa la parola Si esprime con frasi compiute È esente da patologie del linguaggio Ha un eloquio fluido ed adeguato all’età Sa narrare un fatto, un evento 4. Percorso dell’IMMAGINAZIONE: Utilizza la mimica Descrive un’emozione Immagina un personaggio Riproduce azioni familiari (aprire una porta… fare la valigia…) Cerca soluzioni alternative

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5. Percorso della COMPRENSIONE: Ascolta Tollera la frustrazione Comprende le consegne Comprende le informazioni Risponde in maniera adeguata

5° FUNZIONE: AUTODETERMINAZIONE 1. Percorso dell’AUTOCONTROLLO: Sa dissentire/acconsentire Rispetta il proprio turno Sa spiegarsi Sa cooperare nel gioco Sa giocare da solo 2. Percorso dell’INIZIATIVA: Sa iniziare un racconto Propone attività Effettua scelte Se in difficoltà sa chiedere aiuto Sa attribuire valore ai propri oggetti 3. Percorso della SOCIALIZZAZIONE: Cura i propri oggetti Apprezza gli esercizi di gruppo Rispetta l’ambiente Ha interesse per gli eventi quotidiani Si organizza

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4. Percorso della RESPONSABILITÀ: Rispetta le regole della convivenza Accetta gli incarichi Condivide l’obiettivo del gruppo Rispetta la diversità Riconosce le gerarchie 5. Percorso della COMUNICAZIONE: Possiede una mimica adeguata Sa esprimere il proprio pensiero Ha piacere di comunicare Comprende il linguaggio delle immagini Comprende le battute Valutazione: Attribuire valore 1 ad ogni voce spuntata all’interno del singolo “percorso” e riportare il totale nella tabella di valutazione delle funzioni alla voce “punti per percorsi”. Per valutare ogni singola funzione fare la somma dei “punti per percorsi” e riportarla alla voce “punti per funzione”. È ora possibile leggere sul piano psicomotorio ognuna delle funzioni: • da 20 a 25 = funzione adeguata; • da 15 a 19 = funzione con deficit minimo; • da 10 a 14 = funzione con deficit moderato; • da 05 a 09 = funzione con deficit intenso; • da 00 a 04 = funzione con deficit grave. Per valutare le condizioni globali del paziente e individuare il suo stato psicomotorio, fare la somma dei “punti per funzione” e riportarla alla voce “totale”: – punteggio totale da 100 a 125, stato psicomotorio soddisfacente/adeguato 23


– punteggio totale da 75 a 99, stato psicomotorio con deficit minimo – punteggio totale da 50 a 74, stato psicomotorio con deficit moderato – punteggio totale da 25 a 49, stato psicomotorio con deficit intenso – punteggio totale da 00 a 24, stato psicomotorio con deficit grave. Punti per percorsi FUNZIONE EMOTIVA-RELAZIONALE Contatto Percezione Autovalutazione Sensibilità Relazione con gli altri AFFETTIVA-SESSUALE Desiderio Pudore Intimità Piacere Gioco-poesia FUNZIONE MOTORIA Coordinazione dinamica generale e motricità Controllo posturale Tono Coordinazione Orientamento spazio-temporale FUNZIONE ESPRESSIONE DI SÉ Senso-percezione Attenzione Linguaggio Immaginazione Comprensione AUTODETERMINAZIONE Autocontrollo Iniziativa Socializzazione Responsabilità Comunicazione TOTALE

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Punti per funzioni


Grafico Il grafico consente di misurare periodicamente le modificazioni del paziente sul piano psicomotorio e quindi di strutturare un piano di lavoro adeguato. È necessario riportare con un segno i punti ottenuti in ogni funzione al fine di rappresentare graficamente sia il grado di deficit funzionale sia il profilo psicomotorio del paziente. Punti per “funzione” 25

Adeguato

24 23 22 21 20 19

Deficit minimo

18 17 16 15 14

Deficit moderato

13 12 11 10 9

Deficit intenso

8 7 6 5 4

Deficit grave

3 2 1 0 Emotiva relazionale

Affettiva sessuale

Motoria

Espressione di sé

Autodeterminazione

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L’utilizzo dei due strumenti di valutazione consente di cogliere l’esito dell’educazione gestuale, metodo che nell’odierna pratica psicomotoria rende possibile l’integrazione del pensiero della psicomotricità degli anni ’70 con i moderni indirizzi a sostegno dell’unità psicofisica in ogni stato di disagio.

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