Sergio Sergi – Silvana Bonetti Sergi
TEMPERAMENTO E STILI EMOTIVI NEL RORSCHACH Pensare i pensieri del bambino 2a edizione riveduta e ampliata
ARMANDO EDITORE
Sommario
Prefazione di Gabriel Levi Prefazione alla seconda edizione
I 14
Introduzione 19 Analisi Rorschach del temperamento e del controllo emotivo – Gli stili emotivi – Rorschach e predictive modelling di personalità I temperamenti 25 Introduzione – Temperamento e carattere – L’identità – Il concetto di sé – Griglia di rappresentazione del Sé – Documentazione neurofisiologica – L’attaccamento e la risposta del caregiver: i cinque moduli temperamentali – Oggetto trasformativo Temperamenti e Rorschach 34 Calcolo del coinvolgimento emotivo (indice E) – Distribuzione di E in Tavole Nere, Tavole Rosse, Tavole Pastello – Logica Fuzzy – Modelli transculturali: Taoismo, Induismo, Sufismo – Mondo dell’arte e Fiabe – Classificazione e descrizione sommaria – Il quinto temperamento Il controllo emotivo 44 Big Five – Valutazione e calcolo Rorschach – Controllo sintonico – Controllo ipertonico – Controllo distimico – Controllo catatimico – Controllo epitimico – Controllo ipertimico – Varianti normali discordanti – Fattori patoplastici e patogenetici nei disturbi del controllo emotivo Gli stili emotivi 57 Analisi Rorschach – Stili sintonici – Stili ipertonici – Stili distimici
– Stili catatimici – Stili epitimici – Stili ipertimici – I Caratteri di Teofrasto
Una digressione linguistica 65 Il fattore emotivo nelle derivazioni per affissione – I prefissi – I suffissi – Nomenclatura delle dimensioni Precisazione sul metodo 74 Il Sistema Comprensivo – Indice di impulsività – Barriera e Penetrazione – Indice di Realtà – Determinanti Ddi, Dde, Di – M represso, M rimosso, M bloccato, M ritardato – Gli shock – Lo shock di Banalità alla V Tavola Lo stile cognitivo 78 Lo schema di Kolb e il calcolo Rorschach – Stili cognitivi: Assimilator, Accomodator, Converger, Diverger – Correlazione strategica con la soluzione del test dei cubi di Kohs – Stili di apprendimento e controllo emotivo L’indice del senso di vergogna 84 Senso di colpa e senso di vergogna – Angoscia di vergogna: struttura, calcolo di Shame index (SHAI) – Atteggiamento di vergogna: struttura, Calcolo dei fattori di Inibizione e Disinibizione (SHAIq) Emotività Espressa 92 Concetto e siglatura – Esternalizzazione/internalizzazione – Calcolo di EE TEMPERAMENTO DIPENDENTE 96 Descrizione – Fiducia – Correlazioni: Movimento Acqua (Taoismo), Paura (Induismo), Tipo Compiacente (Teofrasto) – Elementi paradigmatici Rorschach dello stile dipendente sintonico – Oggetto debole – Caso 1: “Un breviario sentimentale alle soglie dell’adolescenza”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo dipendente ipertonico 112 Descrizione – Fideismo – Regressione nella fantasia – Sognare alla
svizzera – Sindromi da disadattamento – Psicastenia – Tipo superstizioso – Disturbi ipocondriaci – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 2 “Adolescente con disturbo psicastenico”, Rorschach, Psicogramma
Stile emotivo dipendente distimico 128 Descrizione – Fedeltà – Harm Avoidance – Tipo adulatore – Disturbo dipendente di personalità – Sindrome da dipendenza ambientale – Elementi paradigmatici Rorscach – Regressione dell’adattamento – Caso 3 “Una bambina perbene”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo dipendente catatimico 141 Descrizione – La catatimia – Delega fiduciaria – Comportamento recriminante – Tipo brontolone – Disturbo evitante – Elementi paradigmatici Rorschach – Tipo negativista di personalità – Sindrome precoce di Ganser – Disturbo schizotipico – La capacità di umorismo nella fanciullezza – Caso 4 “Da una sindrome carenziale infantile a una sindrome schizotipica adolescenziale”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo dipendente epitimico-paratimico 157 Descrizione – Creduloneria – Vittimismo – Tipo seccatore – Elementi paradigmatici Rorschach – Depressione nevrotica – Disturbo autofrustrante di personalità – Sindrome neurastenica – Caso 5 “Cappuccetto Rosso al maschile”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo dipendente ipertimico 176 Descrizione – Essere una persona fidata – Tipo vile – Fantasy prone personalities – Senso di colpa per procura – Medical shopping by proxy – Capro espiatorio – Sindrome da risarcimento per procura – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 6 “Rorschach come detettore di un caso di plagio”, Rorschach, Psicogramma TEMPERAMENTO INDIPENDENTE 194 Descrizione – Autoincentramento e narcisismo – Correlazioni: Movimento Fuoco (Tao), Invidia (Induismo), Il-vecchio-che-fa-il-ragazzino (Teofrasto) – Elementi paradigmatici Rorschach dello stile
indipendente sintonico – Caso 7 “Un bimbo sfortunato e coraggioso”, Rorschach, Psicogramma
Stile emotivo indipendente ipertonico 208 Descrizione – Bullismo – Disimpegno morale – Narcisismo maligno – Tipo spudorato – Elementi paradigmatici Rorschach – Charming Psychopaths – Caso 8 “La prepotenza non trascurabile di un bambino”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo indipendente distimico 225 Descrizione – Narcisismo per procura – La cerchia esclusiva – Tipo vanitoso – Idiotipo del bambino viziato – Erotomania – Fare il bambino piccolo – Elementi paradigmatici Rorschach – Annusamento della Tavola – Essere una bambina modello – Caso 9 “Un fanciullo erotomanico”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo indipendente catatimico 243 Descrizione – Effetto della sfida – Tipo superbo – Narcisismo infantile – Cretino intelligente – Disturbo narcisistico di personalità – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 10 “Una bimba il cui caratterino si vede dal mattino”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo indipendente epitimico-paratimico 260 Descrizione – Competenza del senso comune – Novelty Seeking – Sindrome di Peter Pan – Tipo villano – Sindrome di tensione stanchezza – Iperattività al femminile – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 11 “Una bambina ha perduto la sua innocenza”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo indipendente ipertimico 280 Descrizione – Tendenze trasgressive e aggressive – Capacità di cloning – Tipo furfante – Disordini della condotta – Condotte antisociali solitarie – Condotte aggressive di gruppo – Elementi paradigmatici Rorschach – Sindrome di Tourette – Caso 12 “Un fanciullo con sindrome di Tourette”, Rorschach, Psicogramma TEMPERAMENTO AMBIVALENTE
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Descrizione – Comportamento di resistenza – Correlazioni: Movimento Legno (Tao), Tirchieria (Teofrasto), Collera (Induismo) – Elementi paradigmatici Rorschach dello stile ambivalente sintonico – Caso 13 “Le prospettive di ‘desperate housewife’ di una adolescente”, Rorschach, Psicogramma
Stile emotivo ambivalente ipertonico 317 Descrizione – Particolarismo – Consilience – Tipo avaro – Fanatici – Indignati – Ossessivi – Disturbo post-traumatico da abuso sessuale – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 14a “Le ossessioni e i silenzi di una preadolescente e della madre”, Rorschach, Psicogramma – Caso 14b “La madrea della ragazza dodicenne”, Rorschach, Psicogramma – P.S. al caso Stile emotivo ambivalente distimico 342 Descrizione – Tipo arraffone meticoloso – Persistence – Disturbo anacastico di personalità – Elementi paradigmatici Rorschach – Impulso a confessare – Caso 15 “Un bambino ritentivo-compulsivo”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo ambivalente catatimico 354 Descrizione – Sensitività – Virtuismo – Disturbo oppositivo-provocatorio – Tipo maldicente – Giustizialismo – Sindrome di Lasthénie de Ferjol – Disturbo paranoide di personalità – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 16 “Un bambino disperato”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo ambivalente epitimico-paratimico 373 Descrizione – Tipo renomista – Struttura emotiva isterica – Fobia scolare – Disturbo di Hikikomori – Disturbi da alterato comportamento alimentare – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 17 “Un preadolescente Hikikomori” – Rorschach, Psicogramma Stile emotivo ambivalente ipertimico 393 Descrizione – Diniego – Tipo sconcio – Eccitazione: nelle sindromi psico-organiche, nell’uscita dall’autismo – Disturbo di Tourette – Condizione manica – Reazione immediata al trauma sessuale –
Hyperchondria – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 18 “Una bambina Baubò”, Rorschach, Psicogramma
TEMPERAMENTO INVISCHIATO 413 Descrizione – Tipo chiacchierone – Forte disequilibrato stabile e forte equilibrato instabile – Compagno immaginario – Vulnerabilità – Personalità instabile – Correlazioni: Movimento Terra (Tao), Leggerezza/stupidità (Induismo) – Illuminazione (Indo-tibetana) – Elementi paradigmatici Rorschach dello stile emotivo invischiato sintonico – Caso 19 “Una adolescente che non si sente realizzata”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo invischiato ipertonico 435 Descrizione – Concettualismo – La personalità altruistica – Tipo impiccione zelante – Elementi paradigmatici Rorschach – Reazione depressiva a distanza da abuso sessuale – Caso 20 “Una ragazza altruista”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo invischiato distimico 456 Descrizione – Vero Sé, Falso Sé – Tipo falso – Pettegolezzo – Personalità Pollyannica – Organizzazione “quiet borderline” – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 21 “Un dodicenne quiet borderline”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo invischiato catatimico 475 Descrizione – Prosopognosia negativa – Sindrome di Capgras – Illusione del sosia – Tipo inopportuno – Reverse anorexia – Personalità multipla – Sindrome schizo-affettiva – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 22 “Un caso di reverse anorexia”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo invischiato epitimico-paratimico 494 Descrizione – Tipo contaballe – Disturbi ipomanici – Disturbo istrionico di personalità – Mutismo selettivo – Paratimia – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 23 “Un’emotività ingolfata nel mutismo selettivo”, Rorschach, Psicogramma
Stile emotivo invischiato ipertimico 511 Descrizione – Tipo maleducato – Adolescente borderline – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 24 “Una teen-ager borderline”, Rorschach, Psicogramma TEMPERAMENTO DISTACCATO 529 Descrizione – Oggetto transizionale – Habitus pastoso – Amazing Girls – Il vecchio flemmatico – Correlazioni: Movimento Metallo (Tao), Indifferenza (Induismo), Maturità sprituale (Indo-tibetana), Tipo gretto (Teofrasto) – Elementi paradigmatici Rorschach dello stile emotivo distaccato sintonico – Protocolli brevi – Protocolli coartati – La sindrome di abbandono – Caso 25 “Difficoltà e conflitti ambientali di una aspirante al ruolo di ‘amazing child’”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo distaccato ipertonico 552 Descrizione – La questione dello sguardo – Risentimento – Riserbo emotivo – Tipo reazionario – Sindrome di Biancaneve – Personalità “come se” – Identificazione adesiva – Disturbo schizoide – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 26 “Preadolescente con disturbo di identità”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo distaccato distimico 572 Descrizione – Reward Independence – Abuso pedagogico – Sindrome di Cenerentola – Tipo zotico – Elementi paradigmatici Rorschach – Psicosi d’ombra – Caso 27 “Mamma carriola”, Rorschach; Caso 27b “Lo stesso soggetto all’età di 10.11 anni”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo distaccato catatimico 593 Descrizione – Complesso ideo-affettivo inibitorio – Eterni scontenti – Inibizione patologica – Depressione post-traumatica a distanza da abuso sessuale – Comportamento passivo-aggressivo – Comportamento passivo-trasgressivo – Tipo noioso (molesto) – Elementi paradigmatici Rorschach – Caso 28 “L’accidia molesta di una dodicenne” – Rorschach, Psicogramma
Stile emotivo distaccato epitimico-paratimico 612 Descrizione – Sofferenza silenziosa – Tipo diffidente – Il gioco di dire il contrario – Elementi paradigmatici Rorschach – La ricucitura – Bambini adottati – Caso 29 “Le inquietudini di un preadolescente adottato”, Rorschach, Psicogramma Stile emotivo distaccato ipertimico 632 Descrizione – Sindrome di Münchausen by proxy – Disturbo di Asperger – Personalità inadeguata – Tipo accidioso – Sindrome di Bartebly – Elementi paradigmatici Rorschach – Guarigioni con difetto – Caso 30 “Un fanciullo dallo stile cognitivo-emotivo inadeguato”, Rorschach, Psicogramma Conclusione
651
Tavola sinottica
656
Indice dei casi
657
Indice analitico
659
Bibliografia
671
Prefazione GABRIEL LEVI*
Un vecchio libro di Cesare Zavattini aveva come titolo: Parliamo tanto di me. In fondo è quello che facciamo, quasi sempre, tutti. Non soltanto, ma specialmente quando siamo bambini. Questa attività non è un’attività egoistica. Di solito è un’attività di ricerca e di dialogo. Parliamo tanto di me vuol dire: io so parlare di me stesso; forse anche tu vuoi parlare di te stesso; dobbiamo trovare un compromesso e dobbiamo parlare l’uno dell’altro, o meglio l’uno con l’altro. Insomma dobbiamo parlare di noi ed anche cercare un voi. Ernesto De Martino diceva che ogni società umana si fonda sulla crisi della presenza, che ogni individuo porta con sé, finché rimane murato nella sua solitudine. Diciotto secoli prima di Freud, nel Talmud si sosteneva, con estrema semplicità, che persino quando sogniamo produciamo il nostro sogno pensando ad un’altra persona. Vale a dire: sogniamo per raccontarci; il senso del nostro sogno sta nella bocca e nel pensiero dell’altro. Quando l’altro sa ascoltare e rispondere. Perché sto facendo questo discorso? Per spiegare il concetto psicologico di proiezione e, con più esattezza, il concetto del testo proiettivo per eccellenza: il test di Rorschach. Che può essere proposto e discusso con i bambini. Più o meno, non appena sanno raccontare. Quando cioè scelgono quello che vogliono raccontare e quello che non vogliono raccontare e che, anzi, preferirebbero nascondere. Proiezione, in psicologia del profondo ed in psicoanalisi, vuol dire: immaginare che la persona che ci sta di fronte abbia dentro di sé * Ordinario
di Psichiatria dell’Età Evolutiva, “Sapienza” Università di Roma.
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qualcosa di nostro. Altrimenti come è possibile cercare di capirsi l’un l’altro. Però, per tantissime ragioni che nascono prima di noi e ci accompagnano per tutta la vita, in definitiva abbiamo tanta voglia di parlare e di rivelarci. Ma forse abbiamo ancora più paura di essere scoperti. Vincerà la voglia di parlare o la paura di essere scoperti? È il gioco del bubusettete. I test proiettivi (ed il test di Rorschach all’ennesima potenza) si basano su un assunto: che vogliamo raccontarci anche quando non sappiamo di farlo e persino quando pensiamo di nasconderci e di nascondere le nostre emozioni ed i nostri conflitti. Le macchie di Rorschach, i colori ed i chiaroscuri del Rorschach, le macchie bianche che scoppiano da dentro le macchie nere, sono tutte parti di questa ipotesi. Sapendolo o non sapendolo, volendolo o non volendolo, anche i bambini parlano tanto e sempre di sé. Sergio Sergi ha lavorato per oltre 25 anni su questa grande avventura: cercare di capire le storie che i bambini raccontano su se stessi, quando interpretano le dieci tavole del test di Rorschach. Dieci tavole, perché ogni tavola è un fotogramma, ma le dieci tavole possono essere un film. Un’esperienza così ampia, profonda e ricca parte da un’ipotesi personale ed originale: 1) è vero che ogni bambino davanti alle tavole del Rorschach racconta la sua storia individuale, in quel momento, con una sequenza di scelte, tavola dopo tavola. 2) È anche vero che tutte le storie del mondo si muovono su un numero abbastanza limitato di canovacci, di argomenti, di paure e di speranze. 3) È anche più vero che esistono dei modi abbastanza limitati di raccontarsi, di esprimersi, di scegliere il mondo. Come temperamento, come stile, come percorso storico personale. 4) La scelta individuale di ogni singolo bambino deriva dall’incrocio di queste variabili: a) una storia individuale; b) un caleidoscopio di temi scelti individualmente; c) un arrangiamento personale con cui si descrive la propria esperienza. II
Credo che Sergio Sergi e Silvana Bonetti Sergi abbiano un’esperienza quasi unica nel settore, per l’età evolutiva. A mia memoria, posso indicare soltanto l’archivio storico del Prof. Gastone Mazzei, del nostro Istituto di Via dei Sabelli, che purtroppo non ha pubblicato la sintesi del suo straordinario lavoro. Torniamo al punto: Rorschach ed età evolutiva. Il contributo degli autori è significativo, perché cerca di costruire un ponte tra risposte ed organizzazioni individuali, risposte ed organizzazioni cliniche (o sospette tali) e risposte ed organizzazioni temperamentali. Come per tutte le classificazioni è importante avere dei passaggi intermedi tra categorie generali e dimensioni individuali. Per l’età evolutiva questa esigenza è doppia, e gli Autori ne tengono conto. Perché il temperamento è un nucleo base che si sviluppa, storicamente, nel corso degli anni. Nello sviluppo, per fasi critiche. Un lavoro grande, faticoso ed affascinante. Una sola annotazione mia personale. Qualche volta nei ragazzi che non si conoscono bene e che si intuisce essere alle soglie di una crisi, il clinico deve fare una scelta difficile. Proporre il Rorschach come partenza per un incontro diretto e profondo. È una scelta di grande responsabilità, che si può fare soltanto quando si è sicuri di avere uno spazio, un tempo ed una disponibilità terapeutica. Il Rorschach è anche questo, come gli scarabocchi di Winnicott: una proposta di dialogo.
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Prefazione alla seconda edizione
Questo libro, che ha l’ambizione di documentare – per mezzo dell’analisi e della valutazione delle risposte al test di Rorschach – gli stili emotivi caratteristici delle persone fin dalla loro prima età, conferma ciò che il sapere ordinario e quello specialistico conoscono da sempre: che i bisogni, i desideri, gli apprendimenti, i comportamenti di scelta e i comportamenti di necessità, la ricerca della felicità sono prerogative comuni a tutti gli esseri umani, ma che illimitate sono le diversità con cui esse possono o meno essere soddisfatte, realizzate, acquisite, vissute con misura e senso del limite. Nella seconda edizione del volume sono rimasti invariati la struttura generale del testo, l’ordine metodico e procedurale della ricerca, la documentazione e la descrizione dei casi. È stata invece notevolmente arricchita l’elaborazione della parte introduttiva, sia quella generale inerente l’analisi e la narrativa del coinvolgimento emotivo e i rapporti tra il reattivo e la psicologia dello sviluppo, sia quella specifica di presentazione di ciascuna delle trenta strategie di coping. Abbiamo rivisto e meglio formulato alcuni nostri contributi particolari al sistema Rorschach come l’introduzione del quinto temperamento, il concetto di normalità discordante, la valutazione del senso di vergogna e la sua indicizzazione algoritmica, l’indice di emotività espressa, la traduzione dei quattro stili di apprendimento secondo Kolb in corrispondenti formule ricavate dalla siglatura testale, la proposta dello shock di banalità alla quinta Tavola. “Comprensivo” non è – secondo noi – soltanto l’espressione con cui Exner definisce il sistema Rorschach da lui elaborato, fondato cioè su presupposti ateoretici e sulla volontà di integrare sia le esperienze acquisite dagli psicologi che utilizzano questo test sia i contributi dei 14
ricercatori finalizzati a sistematizzare una tecnica così complessa. Perché questa tecnica in realtà non è così complessa da rendere aleatorio o impossibile il tentativo di stabilire una corrispondenza puntuale fra la numerosità degli elementi in gioco e il loro significato. La complessità riguarda qualcosa che va oltre il modello esplicativo dei dati, modello che pure contribuisce a legittimare la diagnosi e la decisione terapeutica quando i dati sottostanno a certe condizioni standardizzate non ordinarie; essa riguarda la “comprensione del mondo” propria della persona (bambino e adolescente, nella nostra ricerca) a cui il test viene somministrato. La psicologia della comprensione, con l’attenzione al contesto oltre che al testo, con il recupero della storicità del soggetto oltre la valutazione conclusiva dei dati e con l’opportunità a lui offerta di riflettere sull’esperienza proiettiva e sul ritorno emozionale, consente di allargare il concetto exneriano ristretto, cioè funzionale al test, per comprendere concezioni psicologiche diversificate ed estensibili fino alla psicopatologia generale di Jaspers (I ed. 1913). Esempi concreti di recupero del “contesto” si trovano nella nostra elaborazione dell’angoscia di vergogna e nella descrizione dei comportamenti dissociativi fuori protocollo che Armstrong (2002) ha prodotto a completamento della griglia Rorschach della reazione post-traumatica da abuso sessuale. Il taglio di questo libro è stato commentato come di testo autoreferenziale. Si tratta di una critica verosimile ma che non può tradursi in una condanna: perché (riprendiamo da M.G. Lombardo in Metafore della vita, p.167) l’autoreferenza, in quanto esperienza cognitiva che ha come riferimento se stessa, «è di per sé una funzione cognitiva primaria ed essenziale di qualunque sistema vivente. Senza autoreferenza nessun organismo sussisterebbe, non ci sarebbe una identità personale, non potrebbe darsi una scienza come sapere di qualcuno circa qualcosa; a un livello più alto, non potrebbero impostarsi domande e problemi cognitivi e nemmeno potrebbero elaborarsi risposte». Un altro rilievo ha riguardato la soglia di scientificità (secondo Foucault Archeologia del sapere) indispensabile per la validazione dei risultati della ricerca: assenza di campionamento normativo e conseguente forte sbilanciamento dei dati in favore delle strutture emotive non ordinarie e assenza di statistica descrittiva delle variabili Rorschach. 15
Riguardo al campionamento, avevamo dichiarato espressamente che la popolazione di riferimento è stata quella dei bambini e degli adolescenti compresi nell’ambito del nostro lavoro clinico di osservazione e/o di cura; i dati non hanno perciò pretese normative generali e lo sbilanciamento degli stili emotivi non è il risultato di una valutazione quantitativa ma solo di esigenze descrittive e di valutazione comparativa tra i diversi gruppi. Per quanto riguarda la statistica descrittiva, è già stato osservato che il rango molto ristretto di quasi tutte le variabili Rorschach rende spesso aleatoria la loro rappresentazione su scala e di scarso significato la dimensione in cui i punteggi si distribuiscono. La Fuzzy Logic, logica sfocata o logica sfumata, con la teoria degli insiemi dai contorni indistinti, ci sembra che possa essere più funzionale alla nostra ricerca (se ne farà un richiamo nel capitolo dei Temperamenti), perché l’espressione numerica di qualsiasi variabile in gioco non può essere semplicemente misura della consistenza o dell’assenza di un fatto psichico ma è verosimilmente una misura di probabilità della sua presenza. L’arbitrarietà (per noi, una vera e propria “hybris”) con cui abbiamo transitato dal sistema classico dei quattro temperamenti in quello a cinque è stata sufficientemente emendata da riferimenti transculturali forti come il Taoismo, l’Induismo, il Sufismo, il mondo delle fiabe e della narrativa, l’universo dell’arte. Virtù e vizi sono concetti morali presenti in tutte le culture e in tutte le religioni e sono spesso stati personificati in figure simboliche attraverso incisioni, disegni su smalto o su vetro, affreschi, pitture, miniature su rotoli di pergamena o su libri, bassorilievi, sculture. Limitandoci a un ambito a noi più familiare, ricaviamo dall’interessante volume curato da Colum Hourihane (Virtue & Vice: The personification in the index of christian art) che l’iconografia cristiana del medioevo ha rappresentato, sotto forma di personalizzazioni figurative, ben 109 virtù e 118 vizi. La quasi corrispondenza numerica tra le due liste è dovuta al fatto che le une e gli altri sono inevitabilmente collegati per contrapposizione. Alcune virtù (e le rispettive negatività) hanno avuto maggior importanza perché sono state intese come valori assoluti e gravate di eccellenza (o infamia) morale. Le quattro virtù platonico-cristiane (saggezza o prudenza delle passioni; coraggio o forza d’animo; giustizia o equilibrio del giudizio e 16
dell’azione; temperanza o moderazione), espressioni pregnanti rispettivamente del temperamento dipendente, indipendente, ambivalente, distaccato, trovano il loro corrispettivo nelle virtù del praticante Tao: la fiducia, che sola nasce dalla prudenza, legata al movimento Acqua; la rettitudine, al movimento Fuoco; la benevolenza, al movimento Legno; il rispetto, al movimento Metallo; la lealtà, al movimento Terra. La quinta virtù del Tao, la lealtà degli uni verso gli altri che sta a fondamento dell’ordine sociale, non trova posto tra le analoghe del sistema platonico-cristiano. A nostro parere, suo corrispettivo in questo sistema potrebbe essere la costanza, perché espressioni virtuose del temperamento invischiato sono la continuità e la perseveranza; mentre le sue nozioni contrapposte sono – come vedremo – l’instabilità e la superficialità, vizi che, nell’Induismo, diventano stupidità. Siamo andati alla ricerca del significato relativo alle immagini che l’iconografia della costanza ci ha tramandato e di cui possiamo oggi disporre nei musei e nelle biblioteche, grazie anche al fattivo incoraggiamento da parte del dr. Camillo Tonini, dirigente alla Fondazione Musei Civici di Venezia, che ha trovato curiosa e stimolante la nostra ricerca. Ma questa è approdata al ritrovamento di solo due personificazioni artistiche e ugualmente così sibilline da essere assimilate a veri e propri buchi neri semantici. Una è il frammento di una pala di un pittore veneto anonimo del Trecento che si trova al museo Correr di Venezia. Sono raffigurate quattro virtù, una delle quali è la costanza personificata nell’immagine di una donna seduta su uno scranno che tiene sollevata sulla mano sinistra, come su di un vassoio, la testa di un uomo. L’altra è tratta da Iconologia, un testo di Cesare Ripa del 1610, di cui Ino Chisesi riporta il lemma nel suo Dizionario iconografico dei simboli (ed. BUR, 2000). La costanza è personificata in «una donna che con il destro braccio tenghi abbracciata una colonna e con la sinistra mano una spada ignuda, sopra d’un gran vaso di fuoco acceso, mostrando volontariamente di volersi abbruciare la mano e il braccio». Rimandiamo a qualche gentile lettore l’eventuale interesse e l’onere di una ermeneutica fuori dalla nostra portata. Sergio e Silvana Sergi Venezia, gennaio 2012 17
Anonimo veneto del Trecento, affresco, “Allegoria della Carità, della Costanza e della Speranza” (Museo Correr), Cl. I n. 1918, particolare della Costanza.
Introduzione
Sulla base di circa duemila protocolli Rorschach somministrati a bambini e adolescenti nel corso del lavoro clinico ci siamo proposti di studiare il temperamento e l’organizzazione cognitivo-affettiva che essi presentano; una ricerca, questa, che non vuole essere solo un contributo all’applicazione dei metodi proiettivi in ambito clinico ma che assume per noi un valore testimoniale. Abbiamo rilevato dalla computazione testale il valore assoluto dell’emotività (indice E), la sua distribuzione in tre gruppi di Tavole (Nere, Rosso-Nere, Pastello), il modo ipertonico o ipertimico o misto in cui viene organizzato il controllo emotivo. E dal prodotto di questi due assi abbiamo ricavato trenta stili emotivi congruenti con il fenotipo comportamentale, tra i quali sono comprese le varianti normali sintoniche, le varianti distoniche o normali discordanti e il loro eventuale regime disfunzionale. La ricerca intende dimostrare che – con alta frequenza – un fenotipo comportamentale e l’idiotipo nosografico congruente intercettano il modulo Rorschach di uno stile emotivo. E che ciascuno di questi specifici assetti modulari sorprendentemente si conferma nel soggetto ritestato a distanza di tempo, una riproducibilità che testimonia sia la stabilità della struttura emotiva di base (trait) in dotazione di ogni individuo e che assume quindi il valore predittivo del tipo di personalità adulta, sia la sua resilienza rispetto a un funzionamento circostanziale (state) conseguente a eventi sfavorevoli di vita o semplicemente all’espressione di scadenze epigenetiche. Per alleggerire l’atmosfera fredda e irritante del sistema classificatorio abbiamo predisposto un palinsesto in cui, alla descrizione iniziale 19
di ciascun raggruppamento e alle possibili correlazioni con la psicopatologia, segue la presentazione anamnestica e clinica di un caso clinico (che ha insieme il valore di idiotipo e di prototipo), documentato, del test di Rorschach somministrato nel momento osservativo o consultivo, del sommario strutturale e dello psicogramma interpretativo. La stabilità della struttura normale e delle espressioni discordanti, che abbiamo riscontrato a livello testale, è anche un’acquisizione clinica di difficile confutazione. Le eccezioni a questo paradigma sono causate dall’interferenza di due fattori. Uno è rappresentato da eventi esistenziali dirompenti nella vita del bambino, che coartano i suoi investimenti e ne destrutturano l’adattamento, provocando il passaggio da uno dei temperamenti “espressivi”, cioè a vivace risonanza emotiva, al temperamento distaccato. (Non a caso in passato questo era definito da alcuni cultori in materia come assenza di temperamento). Il secondo fattore è costituito da condizioni educative e/o psicosociali inadeguate che producono atipie o disfunzioni lungo l’asse del controllo emotivo, lasciando invariato il tipo temperamentale. Ma, con altrettanta frequenza, si verifica l’andamento di segno opposto in presenza di una presa in carico psicoterapica o di un’efficace assistenza educativa, in quanto i sistemi di sostegno specifico sono in grado di provocare la trasformazione di un controllo distonico e/o disfunzionale in un funzionamento più efficace e adattativo. La correlazione di quanto abbiamo riscontrato nell’età evolutiva con altrettanti tipi caratteriali in età adulta è invece solo un’ipotesi di lavoro, una inferenza resa plausibile per via delle analogie sia cliniche che testali, in quanto il lavoro di verifica a distanza è per noi impertinente a causa del settore riservato (infanzia e adolescenza) della nostra competenza professionale, è aleatorio per il palinsesto organizzativo che richiede e di cui non disponiamo, è gravato da ragioni di opportunità inerenti un contratto assistenziale scaduto da più o meno tempo e interdetto dalla privacy alla sua ricostituzione d’ufficio. La neutralità di questa ricerca è impossibile perché i bambini che abbiamo testato sono persone condotte a consultazione per problemi da ascoltare e interpretare, da condividere e sperabilmente da risolvere: 20
essi quindi non sono mai destinati ad attendere l’evoluzione naturale e spontanea delle loro condizioni preoccupate o malate. *** La riluttanza dei pedopsichiatri e degli psicologi clinici all’ammissione che tratti del carattere rigidi e non adattativi in età evolutiva comportino un “format” predisponente o una “attitude” (nell’accezione di Fraisse, 1961) verso specifici disturbi di personalità dipende non solo dal timore di creare uno stigma, «il segno fisico che caratterizza quel tanto di insolito e criticabile della morale di chi lo ha» (Goffman, 1963), ma anche dalla preoccupazione di evitare il luogo comune per cui vengono applicati alla condizione infantile gli schemi nosologici propri dell’età adulta, inducendo così la decretazione predittiva di diagnosi terroristiche. Preoccupazione circa il problema della classificazione dei disturbi in età evolutiva segnalata fra i primi da Anna Freud nello scritto del 1965 Normalità e patologia nell’età infantile: «su questo punto è stata seguita una politica del tutto conservatrice, e cioè si sono adottate in blocco le categorie diagnostiche non solo dell’analisi degli adulti ma, peggio ancora, della psichiatria e della criminologia degli adulti» (in Opere, p. 841). Noi crediamo che si possa evitare di definire un essere umano con un’etichetta e, allo stesso tempo, non rinunciare a riconoscere la formazione adattativa o meno del carattere nell’età evolutiva e a prendere eventualmente misure educative e terapeutiche, attraverso una griglia di valutazione che comprende la tipologia del temperamento, i modelli di attaccamento e la loro integrazione con le relazioni oggettuali precoci, la costruzione del processo di identità, la modulazione degli affetti, lo stile cognitivo con cui si elabora l’esperienza, l’internalizzazione del sistema dei valori e delle regole morali e pratiche. Il disturbo di personalità è definito nel DSM-IV come un pattern durevole di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente dai parametri della cultura di riferimento, è pervasivo e rigido, inizia in adolescenza o nella giovinezza e quindi si stabilizza, e comporta sofferenza e menomazione. Questa definizione dovrebbe includere, secondo noi, i precursori 21
caratteriali propri dell’intera età evolutiva, che condizionano in modo pressoché definitivo (salvo l’incidenza di gravi stressors) la struttura della personalità. Il test di Rorschach somministrato al bambino è molto di più che “mezzo ausiliario di diagnosi” (E. Bohm, 1967, p. 19 trad. it.) e non ha “lo stesso valore dei colloqui preliminari approfonditi” che C. Chabert attribuisce al test somministrato all’adulto (1987, p. 331). Per N. Rausch de Traubenberg e A. Sanglade (1984) i fattori Rorschach non hanno lo stesso significato nel bambino e nell’adulto: «nel bambino, essi esprimono in modo più diretto e spontaneo il bisogno di collocarsi, di delimitarsi, di differenziarsi in rapporto agli altri e all’oggetto della conoscenza. La ricerca del proprio posto nel mondo è fondamentale per il bambino, ed è anche più diretta e più spontanea che nell’adulto, perché essa non è protetta dai diversi meccanismi di difesa e perché la sensibilità al simbolismo delle macchie è più grande». P. Kernberg, A. Weiner e K. Bardenstein (2000) attribuiscono ai test psicologici proiettivi, integrati con interviste diagnostiche, la capacità di rilevare la presenza e la gravità dei tratti alla base dei disturbi di personalità. «L’esame di realtà, i processi di pensiero e i relativi disordini possono essere efficacemente misurati nei bambini in età scolare con la tecnica Rorschach. Gli indici che ne risultano dimostrano stabilità nel tempo e sono predittori validi di menomazione degli elementi che sottostanno al funzionamento della personalità» (p. 8). Questa ricerca intende investigare in profondità questi elementi di base e si propone di descrivere, documentare e misurare il cuore della costellazione della personalità, normale o disturbata: la struttura emotiva. In accordo con Vera Campo (1995, p. 14): «L’eccellenza del Rorschach come strumento per lo studio della personalità sta precisamente nella coincidenza degli aspetti percettivi con quelli emotivi». *** Nessun genitore porta dallo psicologo o dal pedo-psichiatra il proprio figlio senza il dolore della mortificazione o senza angoscia. Se Illness è la parola che designa la percezione soggettiva della malattia, la coscienza di una alterazione dello stato di salute, e Disease è 22
l’alterazione dello stato di salute oggettivato dalle conoscenze biomediche, si può dire che i genitori hanno sentore della prima nozione e terrore di possibili implicazioni senza avere nessuna cognizione della psicopatologia oggettivamente ordinata. Il contrario succede al bambino: egli non ha percezione di malattia ma è angosciato dalla sua immissione nel circuito sanitario e dalle conseguenze iatrogene. Questo test, somministrato anche nelle fase immediatamente successiva a quelle iniziali della consultazione clinica, ha la prerogativa di esorcizzare quegli affetti negativi e di istituire qualcosa di più che un’alleanza con il bambino; perché la proiezione precoce dei suoi pensieri e l’offerta di emozioni a un estraneo comportano l’effetto, eccezionalmente eversivo, di determinare sia una relazione transferale tanto inattesa quanto coinvolgente sia di provocare processi abreattivi. E noi, quando ripensiamo i pensieri del bambino, gli restituiamo un’interpretazione che – pur con tutte le difficoltà di chiarificarla in un linguaggio compatibile – è la risonanza di un rapporto fiduciario e di un profondo attaccamento. Con alcune eccezioni. Se infatti il soggetto con un temperamento indipendente stabilisce la relazione sul fondamento di una transitoria (e per noi euristica) resa al tester. Se il soggetto con temperamento dipendente la assume come una forma di dedizione. Se l’ambivalente la trasforma in un controllo rassicurante di se stesso. Se l’invischiato la promuove a gioco delle parti. Sentiamo le difficoltà, tanto in occasione del test proiettivo quanto nel corso del lavoro clinico, di promuovere una relazione transferale in quei soggetti con temperamento distaccato che, a causa di eventi dirompenti precoci della loro esistenza, sono stati impediti all’acquisto della costanza oggettuale, acquisizione che rende possibile il mantenimento di un’immagine interna positiva dell’oggetto e che rende inestinguibile il bisogno di essere amati. Sentiamo che dobbiamo limitarci a un rapporto di alleanza.
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