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…voci ai confini! www.illeuca.com Cari lettori Il Leuca ritorna in versione cartacea. Il Leuca nasce nell’Agosto del 2003, quando un gruppo di giovani del Capo di Leuca, inizia a sentire l’esigenza di fare qualcosa per questa piccola terra del sud molto popolata in Luglio e Agosto, ma talvolta dimenticata nei restanti mesi dell’anno. Un paese che vive, soffre, ma spera tanto. Il periodico prende il nome da una vecchia pubblicazione di circa 125 anni fa, voluta da Tommaso Fuortes. Le edizioni del nuovo Il Leuca sono di 12 pagine, in bianco e nero, su carta lucida, l’arco della pubblicazione ha una durata di circa due anni. Dati i costi elevati e le difficoltà di reperimento dei fondi si passa alla versione on-line www.illeuca.com. Per circa tre anni alle consultazioni del periodico virtuale hanno avuto accesso un largo numero di utenti. Si sono registrati numerosi ingressi, con picchi nel periodo estivo e durante le festività; sono stati rilevati numerosi anche da Stati Uniti e parte d’Europa, paesi con alta emigrazione meridionale. Da qui la necessità del formato cartaceo, per far ritornare il Leuca ciò che è, con la parte più bella, quella vera e viva: riunioni, notti in bianco, km percorsi, rincorse agli sponsor, giornate intere passate in tipografia, week-end trascorsi in casa a lavorare, sacrificando spesso i vari impegni di ognuno. (Non dimenticate che siamo tutti molto giovani), ma con tanta, tanta soddisfazione nel vedere i propri pensieri e le proprie emozioni prendere forma. Questo è il Leuca. Per policy, Il Leuca ha sempre voluto mantenere la propria indipendenza, da politica, da interessi e da forze esterne. Il nostro obiettivo è quello di rendere questo periodico, sempre attuale. Noi della redazione, Vi chiediamo di ascoltare le nostre voci e, sfogliando le pagine.... (... continua a p.5)

Periodico indipendente • Anno V N. 5 • SETTEMBRE 2008

distribuzione gratuita

Il Leuca festeggia i suoi 5 anni

All’interno…

Il Commento alla Foto: Meravigliosa Creatura

Dentici e Ricciole: l’oro di Leuca pag. 2

Antonio Michele Ferraro: Enigma irrisolto?

“Marisci e segge”: l’estate alternativa del Salento vero pag. 2

Il Salento su due ruote, una splendida iniziativa pag.5

A PAG.

Che Salentino sei?

Test

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“A Sud l’Orizzonte si è schiarito”, recensione del volume sulla Vita di Don Tonino Bello pag. 6

Una stazione ferroviaria a Leuca pag. 7

…e non solo! A PAG.

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DENTICI E RICCIOLE: l’oro di Leuca Agosto volge al termine e anche queste vacanze sono volate via... Inesorabile “l'estate sta finendo”, proprio come canta quel pezzo “cult” degli anni '80, che passa frequentemente su radio e fa da ottima colonna sonora agli sguardi dispiaciuti degli amici, che se ne vanno. Chi è delle nostre zone, tuttavia, non sembra esasperare questa tristezza d'animo, forse perché -fortemente legato ai cicli della natura- sa che ogni periodo dell'anno ha i suoi aspetti positivi e negativi e, soprattutto, il suo bel da fare. Nelle campagne si attende la vendemmia, i grilletti dei cacciatori fremono, nell'attesa dell'apertura della stagione venatoria, e i pescatori? Quella che è stata una delle classi professionali più tartassate dagli eventi sindacali e che, su Leuca, a Settembre subirà la condizione del fermo pesca, dovrà ripiegare, in forma privata, ad uno degli appuntamenti più “in” dei nostri mari: è il momento di armare le barche di canne a mulinello e togne, perché si intensifica il periodo della pesca a traina. Pensavo a pescatori esperti, che mi avrebbero potuto dare esaurienti informazioni sulla

pesca a traina su Leuca, quando senza esitazioni mi è venuto in mente il Professore Vito Vallo. Le poche volte in cui sono andato a pesca a traina e l'ho incrociato, solitario sul suo barcone, mi sorprendeva la sua capacità di gestire imbarcazione e attrezzature con pochi essenziali movimenti; mi ha sorpreso anche la sua capacità di spiegare la traina in maniera scientifica, dandomi delle delucidazioni, in poche parole, sugli aspetti oggettivi e soggettivi di questo tipo di pesca. Alla richiesta di rivelarmi come si riconosce una giornata ideale per la traina, mi è stato risposto seccamente che bisogna uscire in mare e calare le lenze... niente filosofie e congetture, perché il regno di Nettuno è il posto più imprevedibile in assoluto! Il pescatore può fare supposizioni basate su stime sensoriali: pulizia e temperatura dell'acqua, freschezza dell'aria, moti ondosi, ma sono aspettative che buona parte delle volte deludono. All'uscita dal porto, più che una supposizione, si può fare una “notazione”: a segnalare i banchi di pesce, infatti, si trovano stormi

di gabbiani, che volano sopra, e lì si dirigerà l'imbarcazione, per effettuare una traina di superficie. Le modalità di questo tipo di pesca sono una navigazione, che non superi una velocità di 2-4 nodi, una lenza tesa per 30-40 mt, un piombo a grammatura leggera (meno di 50 grammi), per mantenere l'esca ad una profondità minore di mezzo metro. Le specie di pesci che possono essere pescate in super-

ficie sono: palamite, sgombri, lampuche, pesci serra e barracuda. La traina di profondità, invece, prevede l'utilizzo di un piombo più pesante e una velocità di marcia ridotta a 1-1,5 nodi. Con questo tipo di pesca ci potranno essere sorprese; i più fortunati potrebbero vedere tra le loro prede cernie, cernie bianche, ricciole e dentici. Queste ultime due specie citate, per il Professor Vallo, meritano il podio, la ricciola per

le dimensioni (anche più di 50 kg) e il dentice per qualità delle carni. Biologi marini e tassonomi, per quanto riguarda queste due specie di pesci, sostengono che entrambe appartengono alla ordine dei Perciformi, ma hanno abitudini differenti: La Ricciola preferisce abitare i mari aperti raggiungendo profondità talvolta prossime ai 1000 mt, anche se le specie più giovani tendono a nuotare in superficie. Il dentice, invece, abita acque meno profonde (fino a 200 mt) colonizzando fondali rocciosi e preferendo vivere da gregario durante la giovinezza e solitario nello stato adulto. Nella dieta della ricciola troviamo pesce di piccola taglia, crostacei e calamari, mentre i dentici preferiscono pesci, cefalopodi e molluschi. Entrambe le specie hanno tempi di rigenerazione molto lunghi, una pesca accanita potrebbe danneggiare seriamente la stabilità delle popolazioni. Marco Vallo

“MARISCI E SEGGE”: L’estate alternativa del Salento vero L’estate frenetica e sfrenata, dei “facciamo-tutto-un-tiro” nel Salento si può fare. Vinta la catalessi del mattino, fatta colazione col pranzo, nei nostri esotici lidi, “surfer in consolle” domano onde di “fighissimi” che si infrangono su chioschi traboccanti di allegria e monito. Dopo la risacca del tramonto poi,le onde festaiole si riverseranno, spumeggianti e fragorose, nei nostri fantastici locali, fluttuando agitate fino all’alba. Ci si può tuffare in questo mare, oppure si può piantare l’ombrellone nella tradizione e ristorarsi all’ombra delle nostre abitudini. L’estate alternativa, dei pigri nel Salento (quello autentico e incontaminato) si può avere. Nessuno sbattimento d’onde, ma calma

piatta nei marisci e briose increspature in serata, sattati allu friscu. Non i solstizi né gli equinozi, ma la siesta dopo pranzo e le sedie in strada dopo cena segnano la durata della nostra estate. La pratica del marisciu, in realtà è condivisa con gran parte dei paesi latini a clima caldo e, sebbene gli Spagnoli l’abbiano esportata nel mondo e celebrata come “siesta”, è stato un italiano, nel ‘500 a canonizzarla. Merito di un santo, ovviamente. San Benedetto da Norcia, punto di riferimento nella storia del monachesimo, così si pronuncia nella sua nota Regola:“Dopo l’ufficio di Sesta e il pranzo, quando si alzano da tavola, riposino nei rispettivi letti in assoluto silenzio e, se eventualmente qualcuno volesse leggere per proprio conto, lo faccia in modo da non disturbare gli altri”. La sesta è l’ora sesta che, nell’orologio dei Romani, corrisponde al mezzogiorno. Da sesta deriva, poi, siesta. San Benedetto dava ufficialità e sacralità ad un uso che è necessità per quanti, soprattutto in estate, avendo lavorato duramente nel mattino, infiacchiti dal pasto -

“ventre china cerca riposo” - e conciliati dall’afa, si assopiscono ritrovando, così, le forze per riprendere le attività nel pomeriggio. In una civiltà contadina, pertanto, il marisciu è un momento irrinunciabile. Nel Salento, la cui ruralità è rimasta intatta ancora oggi dal ‘500, in estate la gente face ancora marisciu.. Nel marisciu tutto si ferma e zittisce. E tutto deve rimanere fermo e silente: nessuno è in strada o in campagna o nei cantieri; le avvolgibili sono calate. Nelle case si lascia tuttu comu se trova :dalla tavola ancora apparecchiata ai piatti da lavare, si penserà dopo; adesso, finito di pranzare, te mini picca picca. Perché nel marisciu non si va a letto, ma ci si ‘mpoggia o ci si mina, appunto. Così, ancora vestiti, direttamente dalla tavola, ci si distende sul letto, sul divano, su una sdraio, in camera o in giardino all’ombra, ovunque, purché si chiudano gli occhi e si riposi. Al bando tutti i rumori e le voci, vietati i giochi e i pianti dei bambini, che non apprezzano la pace del marisciu e si sentono immobilizzati da questo incantesimo quotidiano e perseguitati dagli schhhhhhhhhhhhhh!silenzio! di nonni russanti. Due ore di quiete, di tregua, di stacco, di assenza. Poi tornano chiacchiere e televisori, palloni e motorini, martelli, trattori, citofoni e telefoni. Forse la pozione che rompe questo incantesimo è la granita di caffè, quel caffè tenuto in ghiacciaia, che sveglia dal torpore e dal caldo che, invece, non fa marisciu. Se nella canicola dell’ “ora sesta” si cerca rifugio in camere oscurate e angoli ombrosi, nella sera, la speranza di una qualche brezzolina spinge la gente ad uscire di casa, a settarsi allu friscu. I più discreti seggono sul pro-

prio uscio, gli altri confluiscono in chiassose adunate di vicini: c’è chi argomenta da una sdraio e chi risponde da un gradino, chi tira fuori il pettegolezzo e chi invece mangia mandorle bagnate e sementi. I più attrezzati addirittura seguono alcuni programmi in televisione. Cori di “buonasera, buonasera!” si levano al passaggio di chiunque; meno cordiali, invece, i saluti rivolti a chi svolta rombante ad incroci, sorprendentemente, affollati. Se lo scirocco aveva messo le sedie in strada, il ponentino metterà la giacchetta sulle spalle delle signore e i sosia della tramontana autunnale riporteranno tutto dentro. Col cambio di stagione, poi, anche i marisci finiranno in armadio tra pantaloncini e canottiere. Tommaso Schirinzi


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ANTONIO MICHELE FERRARO: UN ENIGMA IRRISOLTO? Non ho la fortuna, né l’onore, di potermi annoverare tra gli amici di Antonio Michele Ferraro, lo storico castrignanese prematuramente scomparso due anni fa. Ma ho avuto il piacere, quello sì, di conoscerlo, di trascorrere del tempo insieme a lui. La sua figura mi incuriosiva. Lo avvicinai una fredda sera d’inverno, in piazza S. Michele, forse con la banale scusa di una sigaretta insieme. Per due, tre sere Antonio tenne banco con le sue storie, le storie di tutti noi, dei nostri genitori. Allora, ero uno studente universitario e ricordo di essermi accostato a lui con lo stesso, se non maggiore, timore reverenziale con il quale mi avvicinavo ad un docente. Perché ad Antonio è mancata la fortuna, non certo l’intelligenza. Sicuramente sarebbe stato un docente migliore di tanti altri, ma soprattutto in grado di trasmettere l’amore per la storia locale, una passione più unica che rara. Sapeva tutto. Era una specie di “onniscienza” vivente. Uno di

il Leuca Consiglia: Studi in Memoria di Antonio Michele Ferraro A cura di Mauro Ciardo e Sergio Torsello

quelli che a scuola (o all’università) avremmo chiamato “mostri” di bravura. Purtroppo, la storia di Antonio è un storia triste: ignorato in vita, rischia di finire nel dimenticatoio anche in morte. La comunità di Castrignano del Capo, che a lui tanto deve, non può permettersi questo. Encomiabile, il lavoro del collega de “La Gazzetta del Mezzogiorno” Mauro Ciardo e di tutti gli studiosi che hanno voluto omaggiare la sua memoria dedicandogli alcuni saggi e pubblicando

un inedito dello storico. L’intento di queste poche righe è quello di sensibilizzare la cittadinanza, perché non dimentichi Antonio: un uomo che ha saputo – e voluto – mettere a disposizione di tutti lo scibile recuperato presso gli archivi e le biblioteche d’Italia, frutto del suo acume e del certosino lavoro. È innegabile come la sua scomparsa abbia lasciato un vuoto incolmabile. Un vuoto di pubblicazioni, di passione, di appunti. Si parla sempre più spesso degli appunti di Antonio, scritti che lo storico custodiva gelosamente e che sarebbero andati dispersi. Dalle pagine de “Il Leuca” rivolgo un appello agli studiosi e cultori di storia locale: perchè non continuare, sulle orme di Antonio, il lavoro ancora in programma (prima che il mare lo inghiottisse) dal presumibile titolo “Leuca e i suoi documenti”? Antonio, da lassù, si farà una risata, ma sono Una pagina d’appunti dello studioso altrettanto convinto

che loderebbe i suoi successori, quantomeno per l’impegno. In fondo, credo sia stato questo spirito ad animarlo in vita: trasmettere il passato, perché non vada perduto per sempre. Umanamente, dedicargli un lavoro del genere lo renderebbe felice. Più d’una preghiera. Gabriele Rosafio

ANNO V, N.5

in corso di registrazione

illeuca@libero.it INFO: 349 0945280

DIRETTORE RESPONSABILE

Antonio Corrado Morciano DIRETTORE

Giuseppe De Carlo COORDINATRICE DI REDAZIONE

Maria Ermelinda De Carlo REDAZIONE

Mauro Ciardo, Francesco De Nuccio, Luca Donnicola, Gabriele Rosafio

L’ A . N . M . I . a g l i a m m i n i s t r a t o r i

Tommaso Schirinzi, Marco Vallo HANNO COLLABORATO:

L’Associazione Nazionale Marinai d’Italia fa un appello agli amministratori, affinché, Punta Ristola venga rivalutata. La sua posizione, la larghezza della strada, le aree di parcheggio e la buona illuminazione pubblica sono ritenute ideali per lo svolgimento di manifestazioni di qualsiasi tipo. La nostra Associazione chiede quindi il completamento delle opere di bonifica del muro di confine tra il marciapiede e l’area demaniale oltre all’allestimento di servizi igienici pubblici. La motivazione della richiesta è dovuta in particolare, alla necessità di utilizzare i grandi spazi presenti nel territorio. Questa è un’occasione per decentralizzare e delocalizzare il flusso turistico dal lungomare e dalle zone interne verso un’area molto suggestiva e di grande interesse storico e artistico.

il direttivo A.N.M.I

Attilio Caputo, Biagio Ciardo, Maria Luisa De Natale , Vito Vallo VIGNETTE

Nande STAMPA:

DE ANGELIS - Galugnano

La direzione declina ogni responsabilità inerente al contenuto degli articoli firmati, poiché essi sono diretta espressione del pensiero degli autori. La direzione si riserva di rifiutare qualsiasi collaborazione o inserzione di cui non approvi il contenuto. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. La collaborazione a questo giornale è a titolo gratuito.

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TEST

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Che Salentino sei? 1. Non stai lavorando da tempo ed hai solo pochi euro in tasca, incontri per strada dei vecchi amici e ti propongono di andare a bere qualcosa al bar che fai? a. Fai di tutto per pagare tu, e se non entri con la spesa, pronunci la fatidica frase “tu segna, passo domani” b. Sconsigli il bar, e proponi di andare a bere qualcosa a casa di tua madre c. Giunto il conto ti dilegui in bagno con la scusa di un’emergenza d. Eviti di andare con la scusa di un impegno improrogabile 2. Da un po’ di tempo vivi fuori per studio o per lavoro, ti arriva un pacco: a. Sai già che è quello di tua mamma, che aspettavi con ansia per riempire final mente frigo e dispensa b. Finalmente è arrivato il tuo tanto atteso acquisto su ebay, sperando de dentro non ci sia un mattone c. Non hai la benché minima idea di chi possa essere aver spedito il pacco, comunque lo apri, potrebbero esserci cose interessanti d. Non è certamente tuo, per quel che ti riguarda potrebbe esserci una bomba, con solerzia, lo rimandi al mittente 3. Ogni anno il posto per le tue ferie è rigorosamente: a. Il salento sicuramente, perché per te non ha paragoni con altro b. Il salento, perché mamma ci tiene c. Il Salento perché sicuramente costa meno della Sardegna d. Il Salento quest’anno, ma l’anno prossimo vado a Rimini 4.La tua cena preferita è: a. Una frisa con olio, sale, pomodoro e gli immancabili peperoni fritti, sogno proibito quando sei lontano da casa b. Sicuramente le lasagne di mamma, immancabili nel freezer c. Dipende da chi paga d. Ostriche e champagne, ovviamente 5.Ti viene proposto un lavoro nel nord che fai: a. Con il salento nel cuore e nella valigia, prendi il primo treno, perché sai che devi b. Vorresti mettere in valigia mamma, ma ci hai messo talmente tanta roba dentro che non ci entra c. Ti attacchi ad un albero di ulivo e ti fingi un tutt’uno, prima o poi arriverà il mio lavoretto qui d. La tua valigia è già imbarcata a Brindisi, il volo è quello delle 14.30, prenotato mesi prima, per sicurezza 6.Trovi un portafogli a terra che fai: a. Cominci a investigare di chi possa essere e inizi chiedere in giro, il tuo fiuto ti porterà dal proprietario, tra salentini e turisti ne canuscimu tutti b. Dopo averlo svuotato prontamente del denaro, lo lasci li dov’è c. Guardi a destra, guardi a sinistra, non c’è nessuno, e in men che non si dica sparisci te e il portafogli d. Lo lasci a terra, non sono fatti tuoi

Rispondi alle seguenti domande, poi confronta le risposte con le soluzioni a pagina 7 e scopri il tuo profilo.

7. Hai un impegno in centro: a. Prendi la macchina, rischieresti dismaltire le calorie del pranzo b. Prendi lo scooter, e speri che non ti fermino i vigili, visto che sei senza assicurazione c. Cerchi un passaggio, male che ti vada, ti tocca a piedi d. Taxi, e sei li fermo per ore 8. La pizzica per te è: a. L’inno nazionale d’Italia, b. Nostalgia, nostalgia canaglia c. Uno dei primi cd che hai scaricato da internet d. La so, deve essere l’ultimo successo dei Negramaro 9. Allo stadio ci vai: a. Ogni domenica, rigorosamente tutto giallorosso, anche l’intimo, sciarpa fuori dal finestrino perché tutti devono sapere che stai andando a vedere il Lecce b. Alle partite più importanti tipo derby o quelle con le grandi, sperando di trovare i biglietti per la curva c. Si, posto in prima fila (del bar) d. Si a volte ma solo per Juve –Milan o il derby della madonnina 10. Per te il parcheggiatore abusivo: a. È il tuo secondo lavoro b. Ti costa giusto 50 centesimi, il minimo cu te lu llevi de nanzi c. È la persona da evitare, a qualunque costo (costo in senso lato ovviamente) d. È un ottimo sostituto del parcometro 11. Il sabato sera vai a ballare: a. Solo se hai gli omaggi b. Si ma massimo alle due sono a casa, perché a casa qualcuno mi aspetta (con la scopa) c. Solo se oltre agli omaggi c’è anche il passaggio d. Ovviamente, ma solo in locali all’ultimo grido, con bella gente 12. Cosa pensi del dialetto salentino: a. Percè in Italia se cuntane otre lingue??? b. Che bello, solo cosi mi sento davvero a casa c. Ottimo per non farti capire dagli “stranieri” d. Lo capisco solo con il vocabolario, a proposito, qualcuno mi spiega cosa c’è scritto al punto A 13. Sei lontano da casa, incontri un amico di un tuo amico, persona davvero simpatica, che ha intenzione di venire nel salento: a. Lo inviti per l’estate successiva a passare qualche giorno a casa tua b. Esalti la tua terra e lo ubriachi di parole sui posti più belli c. Consigli un residence dove poter soggiornare, ovviamente di un tuo amico, sperando che ti passi la percentuale d. Io non ho amici

Profili SALENTINO D.O.C. Tu si che sei di origine controllata! Generoso fino all’eccesso con i tuoi simili, amante della compagnia, non ti perdi d’animo di fronte alle situazioni più difficili. In fondo sai che in qualunque momento e in qualsiasi luogo la tua salentinità ti salverà. Sei solare come la tua terra, unica in cui vale la pena vivere, brillante come le chiome argentee degli ulivi, profondo come il nostro mare, a te basta poco per essere felice, l’importante è avere sotto i piedi la terra rossa del Salento e sopra la testa il cielo azzurro del Salento. IL LEUCA CONSIGLIA: Ricorda che la tua casa non è un albergo e che di alberghi bellissimi da consigliare per una vacanza da sogno il Salento è pieno. SALENTINO ORIUNDO A te più che la tua terra quando sei fuori casa manca tua madre, la sua cucina e le sue attenzioni. Cerchi di sopravvivere come puoi, nell’attesa di un sempre sperato ritorno nel tuo paese. Per te Salento vuol dire casa, affetti…Ingenuo, sognatore preferisci la tranquillità del tuo paese per non rischiare di rimanere solo. Lì conosci tutti e non rischi di rimanere solo. IL LEUCA CONSIGLIA: Ogni tanto vai a mangiare in uno dei caratteristici ristoranti salentini sul mare, scoprirai che la cucina di mamma in fondo non è l’unica a regalarti emozioni.

SALENTINO D’OCCASIONE Sei salentino solo se ci sono i saldi e solo se esserlo non costa nulla o ti fa almeno guadagnare qualcosa. Sei furbo e sai sfruttare con grande intelligenza le grandi risorse del Salento. Adori manifestazioni come la notte della Taranta, la festa di Sant’Oronzo, le notti bianche e le sagre, perché sai che il mondo gira solo con l’economia. IL LEUCA CONSIGLIA: Guardati intorno ci sono dei luoghi incantevoli che ti regalano emozioni forti gratuitamente. SALENTINO DEL NORD Tu e il Salento siete lontani anni luce. Il Salento probabilmente compare solo sulla carta d’identità alla voce luogo di nascita, dal quale subito hai preso le distanze in nome della metropoli. Per te Otranto, Leuca, Castro, Torre dell’Orso sono luoghi di vacanza come tanti altri…la cui scelta dipende dalla tendenza del periodo. E se oggi è di moda il Salento, tu sei già sul primo aereo. Indifferente al patrimonio storico artistico e culturale salentino, probabilmente preferisci le salentine. IL LEUCA CONSIGLIA: Leggi il Leuca, consulta il sito www.illeuca.com, ascolta il battito del cuore di un salentino doc scoprirai che il Salento è una voglia con cui si nasce e si vive per sempre.


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... (continua dalla prima)

di questo periodico, capire chi scrive, chi collabora e chi sono i nostri lettori; Vi accorgerete che c’è un sud che lotta, un sud che vuole crescere.

Ci troviamo in un momento, in cui è necessario spostare il baricentro della vita sociale, politica ed economica, che fa leva su pilastri segnati dal tempo e dal progresso, logorati nelle loro fondamenta basate su valori che hanno contraddistinto l’uomo nel corso dei secoli: la storia ne è testimone. Ci troviamo di fronte ad un’assenza totale di valori, di principi saldi, di credo. La discriminazione avanza, il divario tra nord e sud d’Italia cresce sempre di più. Manca la spinta di chi ha conservato i valori, tenendoli nascosti e chiusi, adattandosi a comportamenti e modi di fare in cui non crede, ma che attua in conformità a chi come lui non ha il coraggio di tirarli fuori dal cassetto: valori di famiglia, di giustizia, valori basati

sull’amore, sulla correttezza, sul rispetto, sul concetto di nazione e di unità tra le genti, il vivere civile. Non ci si può muovere se non Recuperando i Valori persi in una società sempre più vuota e legata a figure edonistiche di dubbia cultura morale, che basano il loro vivere, le proprie fortune sull’ignoranza delle persone, che anche se talvolta colte, cadono negli abissi più profondi dell’ignoranza del non saper vivere. Per questo è necessario muover-

si, dare una svolta, recuperare ciò che volutamente è stato dimenticato, AGIAMO affinché ritornino questi valori. Manteniamo le nostre radici, senza le quali non si ha identità. Non dobbiamo dimenticarcene. Esprimiamolo con le parole, con l’arte, con la poesia, con la musica, con le iniziative e con ogni altra espressione possibile. La cultura è espressione di un’identità che avvicina agli altri. Non ci sono limiti all’intelligenza umana, non ci sono limiti

al fare, non ci sono solo speranze, ci sono tanti fatti, tanti uomini nella storia che, grazie a questo credo, ci hanno portato a questo progresso, che senza accorgercene non stiamo sostenendo e lo abbiamo abbandonato all’Assenza, all’assenza totale di tutto ciò che l’ha creato e messo in atto. Sangue versato, censure, libertà negate per i credo, per gli ideali, gente che non ha avuto paura di porsi come bussola un ideale in cui ha creduto e crede. Gente che, ormai, è immortale. Noi non vogliamo disfare, fare polemiche, contestare. La nostra è sempre stata una critica costruttiva, supportata da proposte concrete. Sfogliando le pagine, troverete le nostre esigenze, le nostre proposte, la nostra cultura, le nostre promesse. Questo è il Capo di Leuca, questo è il Leuca. Questo il Sud.

Giuseppe De Carlo

IL SALENTO SU DUE RUOTE

E’ stata presentata ufficialmente nella conferenza stampa di venerdi 5 settembre 2008 alle ore 11.00 presso il Palazzo Municipale di Portogruaro, piazza della Repubblica, Portogruaro (Venezia) la seconda edizione di Ciclomundi – Festival nazionale del viaggio in bicicletta, organizzato da Ediciclo Editore in occasione della Settimana europea della mobilità sostenibile nel grazioso centro storico di Portogruaro (Venezia) dal 12 al 14 settembre 2008. Ciclomundi, che è gemellato con il Festival du Voyage à velo di Parigi e gode della collaborazione delle istituzioni e delle principali associazioni nazionali legate al mondo della bicicletta e della mobilità sostenibile, è l’unica manifestazione italiana interamente dedicata agli appassionati di viaggi e vacanze in bicicletta. Caroli Hotels con la sua organizza-

zione Biciclando su due ruote tra due mari ha confermto la sua presenza a Ciclomundi; antesignana della sensibilità verso le tematiche delle due ruote ecologiche Caroli Hotels ha iniziato la promozione del territorio salentino attraverso ciclovacanze a tema, dalle Valle d’Itria al Capo di Leuca, da oltre un decennio: sono soprattutto austriache, svizzere e tedesche la maggior parte delle presenze turistiche, nei periodi di bassa stagione, di coloro che amano muoversi tra muretti a secco e pale di fico d’India in piena armonia con il territorio, delegando alla organizzazione lo smistamento del bagaglio nel trasferimento da una località alla successiva, l’assistenza tecnica e logistica: è nata, legata allo sviluppo di questo nuovo modo di intendere la vacanza, una nuova figura professionale quella della cicloguida, che accompagna i minigruppi durante il percorso e coordina le soste golose e le visite ai laboratori artigianali ed ai monumenti di particolare rilievo lungo il tragitto, in genere mai superiore ai 60/70 chilometri per ciascuna escursione giornaliera. Caroli Hotels si pone in tal modo all’avanguardia nello sperimentare una forma di turismo

consolidata in altre realtà, che potrebbe portare a concepire la penisola salentina come un Parco ciclistico all'insegna della bicicletta e della passione del viaggio lento. Gli oltre due milioni di appassionati della bicicletta e i tantissimi escursionisti amanti dell’ecoturismo,, che spesso programmano vacanze in bicicletta, costituiscono un importantissimo universo di possibili cicloturisti che, fino ad oggi, non è stato sufficientemente curato con l’attenzione che merita. E se la scuola organizzasse un viaggio in bici? Perchè non cambiare faccia alla solita,vecchia gita scolastica? Ad esempio scegliendo la bici invece dell’autobus. Sarebbe senza dubbio un’esperienza nuova ed entusiasmante, forse più istruttiva del viaggio tradizionale. Sfruttando il servizio bici + treno Caroli Hotels sta elaborando per l’anno scolastico 2008/09 delle proposte

per le scuole medie superiori nei periodi settembre-ottobre e marzo-aprile, in cui il viaggio d’istruzione su due ruote risulterà alla portata di tutti e sarà una originale e suggestiva scoperta della cultura del Salento. Info e programma completo su: www.ciclomundi.it Attilio Caputo

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LIBRI

Recensione: A SUD L’ORIZZONTE SI E’ SCHIARITO. Il vescovo Tonino Bello dentro e oltre la realtà meridionale, di Agostino Picicco È certamente necessaria una buona dose di audacia per scrivere un libro su mons. Antonio Bello, vescovo di Molfetta, meglio conosciuto nel resto del territorio nazionale come presidente nazionale del movimento Pax Christi. Audacia, perchè chi ha condiviso nella stessa appartenenza regionale gli anni del suo ministero pastorale e si è alimentato al suo messaggio orale e ai suoi scritti, e si riconosce in una soggettiva identità meridionale, sa che don Tonino è diventato una presenza significativa nella intelligenza e nella coscienza di ciascuno e ci si sente inadeguati a parlarne con quel distacco che la scrittura in genere comporta. Agostino Picicco ha "osato", e ci offre questa interessante pubblicazione che mi appare originarsi dalla forza e dalla ricchezza dell'amore: amore per il suo vescovo degli anni giovanili, amore per i suoi due mondi di appartenenza, quello pugliese e quello lombardo, amore per la promozione della conoscenza, nella consapevolezza che la comunione, la solidarietà e la pace, persino tra culture regionali diverse, si perseguono anche attraverso 1'incontro con queste biografie di alto spessore capaci di farsi interpreti dei comuni problemi dell'umanità. II vescovo molfettese, nell'autenticità ed originalità del suo essere personale, è essenzialmente, a mio avviso, un educatore, maestro perchè testimone di speranza, portatore di contenuti e di suggerimenti formativi vivificati dalla personale coerenza di vita e di azione, capace di fare della sua vita un "testo" di rilevante spessore pedagogico attraverso uno stile caratterizzato dalla semplicità dei modi, dal rifiuto naturale dei segni del potere, dal calore e dalla vicinanza umana, dall’immediatezza e dalla spontaneità del linguaggio. L'ideale educativo è in don Tonino la promozione di una pace frutto di giu-

stizia e di verità, nello spessore cristiano di riferimento che orienta 1'intera sua esistenza, e che fa si che la sua comunicazione, prima di essere messaggio di fede, divenga esperienza di fede. La pace, infatti, per il vescovo di Molfetta, può essere riscoperta alle radici dell'identità umana, appartiene come fondamento costitutivo alla stessa antropologia, può delineare la struttura dell'essere che rimane immutabile rispetto al variare degli orizzonti storici e non può essere rinviata al termine di un progetto politico che la riempia di contenuti particolari. Occorre dunque, per don Tonino, educare alla pace, che è valore in sé per gli uomini, anche se la storia ci testimonia una perdurante tensione tra questa verità dell'uomo che è quella di essere per la pace, e la realtà di una guerra mai assente dallo sce¬nario mondiale. L'itinerario educativo di don Tonino si qualifica nei trasmettere contenuti di verità e nel proporre atteggiamenti di fede, gli unici capaci di aiutare la persona a non sentirsi sola nello svolgimento del personale progetto di vita esistenziale, di non fermarsi alla percezione superficiale delle cose, ma di orientare le asprezze della propria vita personale e mondana, secondo precise finalità. La strategia metodologica di don Tonino, il suo impegno costante è stato quello di comunicare, di parlare, di far circolare le idee, per far crescere, per maturare, per formare le coscienze, per rendere capaci di saper leggere la realtà, gli avvenimenti, le situazioni, perchè soprattutto i giovani non si lasciassero sopraffare dall'esperienza di ogni giorno, spesso caratterizzata dall'amarezza della rassegnazione, della ratifica della sopraffazione, dell'indifferenza contro ogni forma di palese ingiustizia. Farsi persona, educarsi, conquistare la propria libertà significa, per il vescovo, radicarsi in modo sempre più umano nel proprio ambiente di vita, perchè e in questo che occorre esercitare la libertà come capacità di scelta delle modalità e delle motivazioni che inducono a produrre valori e conoscenze, come testimonianza della propria dignità di persona, del proprio originale e irripetibile valore. La sua comunicazione educativa trasmette una visione della vita ricca di valori, capaci di far percepire la continuità anche nei mutamenti, cosi che i giovani, soprattutto, possano disporsi alla variazione delle azioni e delle situazioni nella coerenza consa-

Il volume è edito da Ed. Indieme - Terlizzi(Ba) pevole ad una precisa visione di sé e degli altri. Il vescovo sceglie di comunicare facendosi capire, traducendo in linguaggio semplice e a volte disarmante, il tumulto degli interrogativi che si agitano nel cuore degli uomini, lo stupore per la trasparente bellezza delle cose e degli scenari della natura che ci compaiono davanti, nel territorio meridionale, in una esplosione di luci e di colori, 1'ansia di liberazione da tutto ciò che fa paura e ci incatena, 1'impegno inderogabile perchè ogni uomo possa essere autenticamente uomo, secondo il compito dei cristiani che "è quello di essere segno dell'inquietudine, richiamo del 'non ancora', stimolo dell'Ulteriorità". I poveri, il povero popolo meridionale, che accetta con acquiescenza di essere calpestato anche in quello che dovrebbe essere 1'esercizio dei propri diritti, è ancora capace di sognare, e don Tonino sa che ha solo bisogno di chi, capace di condividere questi sogni, possa aiutarlo a liberare la speranza, ad organizzarla, indicando le mete del Vangelo ma anche disegnando i percorsi concreti per poterle raggiungere. L'amore per la sua terra lo porta a sostenere che da "icona della subalternità", il Mezzogiorno d'Italia può diventare "icona del riscatto" dalle antiche schiavitù, valida per tutti i Sud della terra; 1'importante è fare emergere "una coscienza nuova, non più disposta a recitare ruoli subalterni sullo scenario della civiltà". Egli è convinto che stiamo vivendo un tempo in cui si è "chiamati a parlare" e si rivolge a ciascuno, ben sapendo che la relazione educativa è una relazione interpersonale; dialoga con gli uomini e le donne del suo tempo, frequenta le strade e le viuzze abitate dalla gente comune, entra nelle loro case,

nella loro vita, la condivide e la racconta nei suoi scritti, utilizzando immagini e termini che le sono propri. La sua è la scelta del vero dialogo, del rapporto con 1'altro, della valorizzazione dell'interlocutore, riconosciuto come un tu che ci sta di fronte, nel suo irripetibile valore di persona. Se 1'educatore è "coscienza anticipante" della Verità dei soggetti cui rivolge il suo intervento, don Tonino Bello è a pieno titolo educatore del popolo meridionale, e se essere responsabili, come è stato recentemente affermato, non è solo far parlare la propria coscienza, essere partecipi del proprio tempo, ma anche e soprattutto saper interpretare i tempi che cambiano (L. Ornaghi), possiamo definite mons. Tonino Bello protagonista responsabile del suo tempo e della sua realtà meridionale, nella quale egli individua si che "1'orizzonte si è schiarito," e non gli sfugge che "sulla curva del cielo splende l'arcobaleno". Credo, quindi, che vada sinceramente espresso un pensiero di gratitudine ad Agostino Picicco, per questo lavoro che ci invita a ripensare al messaggio che proviene da questa "sentinella della notte" in attesa dell'alba, capace di intravedere la luce prima ancora che spunti, che invita gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo a non scoraggiarsi, ad attendere con fiducia la luce, perchè "bisogna forzare l'aurora a nascere, credendoci". Nei momenti bui della storia personale o sociale dovremmo essere capaci di riconsiderare lo spessore di quell'appello: "Amici, forziamo 1'aurora, è l’unica violenza che ci è consentita!". Prof. Maria Luisa De Natale Ordinario di Pedagogia generale Pro-Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore


LETTERE

SETTEMBRE 2008

Rilanciamo il Capo di Leuca I numeri in genere hanno un loro linguaggio, basta decifrarlo. Il significato poi delle cifre riportate sulle dichiarazioni dei redditi è ancor più crudo e chiaro. Ci narra dello sviluppo delle varie realtà provinciali e, all’interno di esse, delle aree omogenee e del loro stato di avanzamento in termini di opportunità lavorative ed offerta dei servizi. Per interpretare meglio questo linguaggio e per capire bene quale è la realtà effettiva - non solo percettiva - dell’area del Capo di Leuca, sono venuti in soccorso in questi giorni i dati pubblicati dal “Sole 24 Ore” e riferiti ai redditi del 2006 elaborati dal “Centro Studi Sintesi” in collaborazione con l’ISTAT. Ad impressionare è la chiarezza dei numeri, appunto, che confermano quanto da sempre avevamo intuito e dichiarato, senza però avere un supporto scientifico. Dalla disaggregazione dei dati emerge con evidenza che l’area del Capo di Leuca in rapporto alle altre aree omogenee della Provincia di Lecce (un esempio per tutte “La Grecia Salentina”), risulta essere la parte del Salento ai piedi della classifica provinciale, sia in termini di reddito per contribuente, sia per quanto riguarda gli abitanti e le famiglie.

Infatti il 2007 presenta una media reddituale su base provinciale di 9.410,00 €. per contribuente, mentre la media del Capo di Leuca è di 8.335,00 €. Inoltre dal 1999 al 2007 mentre il reddito su base provinciale è aumentato dell’8% quello del Capo di Leuca ha avuto un aumento di appena il 2%. Infine gli unici 8 comuni della Provincia di Lecce che registrano il segno – di crescita rispetto al 1999 sono tutte realtà territoriali appartenenti all’area del Capo (ultimo posto ad Acquarica -10, penultimo posto Corsano -6). Questa è la fotografia dell’esistente. Reale, non più immaginaria. Da questi dati bisogna partire per disegnare una nuova mappa di politiche e d’in-

vestimento per lo sviluppo della Provincia di Lecce. In questa occasione non è mia volontà soffermarmi sulle responsabilità di questo arretramento, ma intendo invece scuotere le coscienze, intorpidite e distratte, per far comprender loro la cruda realtà quotidiana. Sulla base di quanto indicato ritengo si debba, con urgenza, intervenire sul piano della progettualità generale riferita alle infrastrutture territoriali, allo sviluppo ed agli incentivi per le imprese, alla formazione professionale (con particolare riferimento al settore turistico), ed, infine, ai trasporti. Tutto ciò per indicare le prime quattro priorità necessarie allo sviluppo del Capo

di Leuca. E’ chiaro che le politiche provinciali non possono essere politiche settoriali, mirate solo alla crescita di una parte della Provincia, così come, purtroppo, è stato fatto finora, ma è necessario, invece, avere un armonica visione di tutto il territorio provinciale. Ma ciò che abbiamo sotto gli occhi oggi altro non è che il frutto marcio di una politica parcellizzata, settoriale, svolta dall’Ente Provincia - e non solo - nel corso degli anni. Da qui la necessità di intervenire con urgenza, proprio oggi che abbiamo contezza della realtà illustrataci da quel linguaggio chiaro e limpido che i numeri ci offrono. E’ improrogabile dare risposte concrete a questo malessere ormai avvertito e segnalato da mille fattori. Impegniamoci seriamente, prima ancora che il gigante addormentato della protesta si svegli e che un federalismo fiscale alle porte - mi auguro, anche solidale - ce lo imponga. Biagio Ciardo (Componente Assemblea Nazionale A.N.)

Prossima Fermata: LEUCA

tutte le carte, che pongono vincoli al territorio salentino, dal Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) recentemente approvato, al piano idrogeologico regionale e a quello delle colture. Ci sono, pertanto, tutte le con-

dizioni per approfondire gli studi geomorfologici e finanziari della nuova tratta che, arrivando fino a Leuca, conferirebbe a tutto il salento un sistema integrato di trasporto pub-

Maggior numero di risposte A - SALENTINO D.O.C. Maggior numero di risposte B - SALENTINO ORIUNDO Maggior numero di risposte C - SALENTINO D’OCCASIONE Maggior numero di risposte D - SALENTINO DEL NORD

PROFILI: Soluzioni al test di pagina 4

Nel piano di fattibilità della metropolitana di superficie del Salento è stata ipotizzata la realizzazione di un collegamento ferroviario tra la stazione di Gagliano (Arigliano) a Santa Maria di Leuca che, così, diventerrebbe il nuovo scalo capolinea delle ferrovie SUD EST. Sarebbe opportuno che tutte le comunità del sud salento si adoperassero all'unisono per sollecitare, a tutti i livelli istituzionali, la realizzazione di quest'opera. La bretella ferroviaria Gagliano-Leuca, al di là dell'indubbio interesse turistico, potrebbe costituitire un elemento ulteriore di suggestione, se immaginata come ferrovia dell'estremo Oriente d'Italia e realizzata secondo scelte progettuali a basso impatto visivo e ambientale. L'intervento, nell'ottica di un ammodernamento di tutta la rete ferroviaria locale, contribuirebbe notevolmente a ridurre le distanze tra i paesi del capo e le principali rotte nazionali e internazionali. I tecnici incaricati dalla provincia, inoltre, hanno già messo a confronto il progetto con

blico capillare e coerente con il fabbisogno infrastrutturale di questo estremo lembo. Quanti pendolari da Leuca, Patù e Castrignano usufruirebbero di una metropolitana di superficie moderna e veloce per raggiungere i principali centri della Provincia come Lecce Maglie o Tricase? Sicuramente tanti, a giudicare dall'impennata dei prezzi dei carburanti. Si pensi poi alle migliaia di turisti -soprattutto stranieriche ogni anno da maggio a Ottobre raggiungono Leuca, sprovvisti di mezzo proprio, con il desiderio di conoscerne anche l'immediato entroterra. Francesco De Nuccio

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SETTEMBRE 2008

Speciale Flash da non perdere: ...la tanto, tanto, ma davvero tanto attesa...

te t o

a i B

a c n

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Lungomare Largo zona Lungomare

Piazza Asti

Sssh… silenzio: Grotta Porcinara parla! Se vi capita di fare una passeggiata verso Punta Ristola, venite a trovarmi, sono tanto sola, confortata soltanto da un sentimento di vuoto e di paura. Ciò provoca in me grande, sofferenza, unica mia compagna. Eppure, un tempo ero un Santuario, meta di pellegrini; ero crocevia obbligato di popoli, di culture di religioni. Ora, purtroppo, il mio antico ingresso naturale è chiuso con muratura e cancelli; nessuno può più visitarmi, leggere le testimonianze epigrafiche, da me conservate gelosamente. Oh Dio, Dio mio, cosa mai posso fare da sola? Leuchesi, poiché faccio parte di voi, prendetevi cura di me! Aprite i cancelli alla gente! Ascoltatemi! Dico a voi! Ho già atteso abbastanza. Credetemi, la più grande sventura nella vita è proprio la solitudine. Essa ti uccide lentamente. Io non so dire, in questo momento, se siete egoisti o indifferenti al mio stato. Vi assicuro, non ho deciso io di vivere da sola e, chi è solo sente più profonda la sua pena. Sono ormai consapevole di non appartenere a nessuno, di essere stata dimenticata dagli uomini. Eppure non posso rimandare o annullare l’incontro con gli altri. Leuchesi, parlo a voi, la solitudine è un sentimento che fa soffrire molto di più di quanto si possa pensare, se si accompagna all’idea dell’abbandono, qual è, appunto, il mio caso. Io sono un pezzo di storia ed avverto una grande necessità di sentirmi utile

e necessaria a voi, questa è la terapia alla mia solitudine, alla paura che, tra qualche anno, per lo stato di degrado, non potrò valere nulla ed essere priva di significato. Vi prego, quindi, statemi vicini, ho bisogno che qualcuno di voi volga la sua attenzione verso di me, che incontri i miei occhi, ho bisogno di una mano, che faccia qualcosa per me. Una grotta ...sola

La vera attrazione, prodotti tipici ... e l’immancabile paninaro...


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