Organo Ufficiale dell’Associazione Regionale Pugliesi
Anno II Num. 6 Iscritta all’Albo delle Associazioni e delle Federazioni dei Pugliesi nel Mondo della Regione Puglia e all’albo delle Associazioni della Prov. di Milano
Sede: Via Pietro Calvi, 29 - 20129 MILANO - e-mail: arpugliesi@tiscali.it - www.arpugliesi.com - gruppo Facebook “Terre di Puglia”
Puglia bella da qualsiasi distanza
SPECIALE
VIa Edizione ECCELLENZE DI PUGLIA Premio Ambasciatore di terre di Puglia
PUGLIA: DOVE SCORRE CULTURA E GENIALITÀ La Puglia è uno spazio territoriale unico. Non lo dico perché sono originario di quelle terre scolpite nel mio cuore. Lo affermo, senza temere smentita, perché sono i fatti a dimostrarlo. Il tavoliere è un lembo di terra che, per la sua conformazione, sembra proiettare l’Italia dritta nello splendido mar Mediterraneo che, con i suoi straordinari colori scandisce la vita di tutti noi Pugliesi anche di quelli che sono lontani, sparsi per l’Italia, l’Europa e il resto del Mondo. Per questo il nostro legame con la terra natia è unico ed inscindibile. I motivi di questo essere tutt’uno tra terra e uomo è dettato dal fatto che la Puglia è scolpita nel nostro cuore, il sangue che scorre nelle nostre vene le appartiene. La cultura, le tradizioni che si fondono, pur mantenendo intatte le loro caratteristiche di unicità, ben rappresentano gli spiriti popolari della tradizione locale, determinando e scandendo i passi che ognuno di noi compie, nella vita. Pensiamo al valore dei prodotti della tradizione enogastronomica di Puglia, i vigneti, che diffondono il loro nettare ed il loro profumo dalla Daunia a Castel del Monte, dalla Valle d’Itria al Salento, i formaggi della tradizione, dal caciocavallo al cacio ricotta, realizzato dai mastri casari, con il latte di pecora che, grazie al progresso, possono esser degustati ovunque, dal Canada, sino all’estremo Oriente. Queste “cartoline” della buona cucina non sono altro che espressioni uniche della tradizione pugliese, “spaccati” del nostro essere. Profumi e valori che ognuno di noi porta con sé laddove è chiamato ad andare per ragioni di lavoro, di cuore o, semplicemente, di svago. Certo, questa sapienza, questa cultura della tradizione, nulla sarebbe, se non si incardinasse in uno spazio territoriale unico: il tavoliere che, per conformazione, è capace di riunire, senza soluzione di continuità, dolci ambiti collinari, aspri panorami montuosi, giù giù, sino a splendidi spazi pianeggianti che si perdono in spiagge uniche e mari cristallini. Tutto questo, noi Pugliesi, lo custodiamo gelosamente nel nostro cuore. Grazie a questo pensiero, per noi pugliesi di Milano non c’è mai nebbia in Val Padana, ma sempre e comunque il sole della Puglia. . Cav. Dino Abbascià
Presidente Associazione Regionale Pugliesi
La Striscia
di Alessandro Guido
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Armandone, giovane trentaquattrenne tarantino studente di economia e commercio, un po’ fuori corso, un po’ no, riflette tanto su temi di attualità tarantina e non, spesso sfocia nel mondiale, ma comunque senza mai preoccuparsi troppo essendo in ogni caso vicino a mammà con la quale vive quotidianamente, condivide riflessioni e proiezioni, e soprattutto, la PASTA AL FORNO past a u furne.
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Sommario 4
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AUTUNNO: un fuoco Le emozioni di una che non si spegne mai scommessa
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Un itinerario autunnale alla scoperta del Salento Brindisino ...fuori dalle rotte tradizionali
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La luce in Santa Maria di Corsignano
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SPECIALE a VI edizione Premio Ambasciatore di terre di Puglia
anno II, n.6 arpugliesi@tiscali.it info: 347 4024651 - 392 5743734
Editore: Associazione Regionale Pugliesi Presidente: Dino Abbascià Direttore Responsabile: Agostino Picicco Fondatori e co-direttori: Giuseppe Selvaggi e Giuseppe De Carlo
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Omaggio al Mago di Turi
Abitava in Piazza della Scala, al civico 2
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I nomi del Risorgimento in Puglia
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Rose d’Italia
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Gli Eroi Pugliesi del Risorgimento
Il Primo Incarico A Milano trionfa il cinema pugliese
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Bacheca
Hanno Collaborato: Ornella Bongiorni, Michele Bucci, Giuliana de Antonellis, Stanislao De Guido, Angelo Guastadisegni, Alessandro Guido, Angela Pellegrino, Maurangelo Rana, Paolo Rausa.
Stampa: Studio Pixart S.r.l. Quarto d’Altino (Ve)
Puglia in Tavola: le ricette per l’inverno
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Redazione e Sede Legale: Via Pietro Calvi, 29 - Milano
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AUTUNNO: UN FUOCO CHE NON SI SPEGNE MAI questo proprio durante la stagione inUn’antica tradidi Agostino Picicco vernale vengono valorizzati cibi partizione che si sta rinvigorendo sempre più nei colari, un tempo definiti “cibi poveri” per la loro ecomesi autunnali riguarda l’orga- nomicità, comunque ricchi di sostanze nutritive, come nizzazione di castagnate da par- nel nostro caso per le castagne. A cui si aggiunge buon te di gruppi, parrocchie, associa- vino novello, olive, dolci e altri prodotti della tradiziozioni. Il fuoco che scoppietta, il ne paesana. E’ un modo per dire basta all’invadenza buon odore della legna che bru- dell’industria del surgelato, grazie alla riscoperta della cia, il profumo della castagne ar- magia dei profumi delle lunghe cotture arricchite dal rostite, il fumo che si confonde consumo collettivo, proprio per riscoprire accanto al con le brume autunnali rievocano immagini antiche buon gusto anche la socialità. Di conseguenza se ne che danno serenità, danno il tepore di consuetudini avvantaggia anche il clima della festa e la gioia dello del passato quando certi convivi erano quotidiani e stare insieme. E’ usuale, proprio per le associazioni, avevano il sapore delle cose buone. Vengono in men- creare manifestazioni conviviali, offrire occasioni di inte alberi spogli, foglie gialle, nuvoloni neri che danno contro tra i soci, valorizzare la sede associativa come tristezza, serate in casa, paesaggi nebbiosi, odore di luogo adatto ai momenti di aggregazione, favorire mosto, ricordo dei defunti, dolci legati a quelle tradi- l’animazione e il gioco, magari aprire il tesseramento, zioni. Queste immagini rappresentano la nostalgia di e dare il benvenuto all’inverno. Dato che da noi non un tempo scandito dalle stagioni e legato ai ritmi della è agevole andare nei boschi a raccogliere castagne, si terra, nascondono il desiderio di armonia, di umanità, unisce la degustazione con la visita del centro storico del gusto di stare insieme. Un modo per stare insieme o di qualche monumento significativo, a dare un’imal caldo in un mese tradizionalmente freddo e piovo- pronta di cultura al tutto. Se poi la buona tavola si racso. E poi i prodotti tipici della terra riportano al piacere corda con ambienti tra il raffinato e il rustico, con una del cibo in ambienti caldi e accoglienti e in compagnia buona accoglienza e una buona compagnia, il gioco è di persone allegre, simpatiche, familiari, amiche. Per fatto e stare a tavola diventa una gioia da condividere.
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Tacco&Sperone: le emozioni di di Giuseppe De Carlo una scommessa Quello che qualche anno fa è nato come una scommessa, oggi è diventato un appuntamento con le emozioni, con le nostre radici, con la nostra storia, ma anche con il nostro futuro. Le parole che accarezzano dolcemente la pagina bianca restituiscono giorno dopo giorno, numero dopo numero le identità di uomini, donne e territori e costituiscono quel piccolo grande progetto fatto “d’amorosi sensi” che attraversa l’Italia nel tempo e nello spazio: dalla Puglia alla Lombardia. Un progetto, in cui l’uomo e le sue eccellenze sono i veri protagonisti, in cui la libertà di essere vince sugli stereotipi preconfezionati di una società del “mordi e fuggi”, dove spesso non c’è tempo per fermarsi a pensare, a riflettere e si finisce per dimenticare e dimenticarSi. Noi ancora una volta vogliamo scommettere su un futuro che è fatto anche di passato e di presente e lo vogliamo fare continuando questo percorso, sempre più in salita e sempre più tortuoso ma che ci fa sentire pieni di valori, di ideali, di speranze. La voglia di andare avanti è tanta, come tante sono le firme e i contributi che rendono questo periodico familiare nella sua genuinità e allo stesso tempo qualitativamente ben fatto, perché ogni autore lascia sempre un pezzo di cuore insieme al suo elaborato. È un periodico, questo, infatti che fa bene a chi lo legge, ma anche a chi lo scrive, perché la scrittura mette in moto processi memoriali e autobiografici che riconsegnano e raffor-
zano la consapevolezza di ciò che è stato, di ciò che è e di ciò che sarà. L’occasione della narrazione e della sua lettura acquista una risonanza interiore rilevante e diventa, senza molte pretese accademiche, l’obiettivo formativo di Tacco&Sperone. Spero che questo nuovo numero vi possa far compagnia nelle fredde sere d’inverno che si avvicinano, e sfogliando le pagine a mano o sul vostro ipad, vi si accenda il cuore e si inebri la mente. Se provate a chiudere gli occhi sono certo che ricordando le immagini al suo interno sentirete un po’ d’estate e il tepore del camino vi sembrerà il sole caldo d’agosto che batte sul vostro viso; lo scoppiettio del fuoco vi farà pensare alla forza dei nostri corregionali che oltre 150 anni fa lottarono per la nostra libertà e penserete che quelli sono i colpi di mortaio che si sentono in lontananza. E se sentite soffiare il vento contro la finestra, pensate al mare e al suono della fisarmonica che fa riposare la mente. E quando avrete aperto gli occhi, dal buio più profondo… per un attimo la vostra mente andrà a quella luce accecante del faro, magari a quello di Santa Maria di Leuca che si erge sul promontorio di Punta Meliso (tacco d’Italia) e che segna l’estremo lembo della nostra penisola. E quando qualcuno vi dirà che è solo un periodico... allora vorrà dire semplicemente che non lo ha neppure sfogliato!
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Un itinerario autunnale alla scoperta del Salento Brindisino ...fuori dalle rotte tradizionali di Giuliana de Antonellis
Quando si dice Salento, si pensa all’estate, ma non tutti sanno che una volta che essa è finita, comincia l’autunno, in cui è più bello godersi i borghi, scoprire i sapori e le tradizioni più autentici. Le proposte degli operatori turistici non sempre tengono conto delle meraviglie che un borgo può offrire in questa stagione. Allora sono gli stessi Pugliesi che credono nella “pugliesità” e si muovono per promuovere la propria terra, come hanno fatto la Provincia di Brindisi e l’assessore al marketing, Pietro Mita insieme a Carmen Mancarella, direttrice della rivista di turismo e cultura del Salento, Spiagge. Pagina 6
(www.spiaggepuglia.it) L’idea è di tracciare un percorso di profumi e sapori, tra città d’arte e paesaggi rurali. A loro si deve un pacchetto turistico sotto il segno della dieta medierranea: olio, vino e mandorle, tra borghi e città d’arte, che offrono ai viaggiatori indimenticabili tappe golose ed emozioni, attraverso un itinerario in terra di Brindisi, una terra antica, variegata di risorse e specificità e pur dotata di una identità di fondo, un territorio multiforme da scoprire e da vivere. L’itinerario suggerito parte da Ceglie- Messapica, una città tipica dell’entroterra, ricca di tradizioni e accogliente per ricettività e intraprendenza imprenditoriale volta alla riscoperta di antichi mestieri e tradizioni culinarie. Il borgo è un saliscendi di vicoletti che si dipanano dal castello, caratterizzato dalla Torre normanno sveva. Ceglie è detta messapica, per il rinvenimento di un interessante insediamento messapico, i primi abitanti del Salento. A Ceglie un’esperienza unica da vivere è assistere alla preparazione del biscotto di Ceglie Messapica: un biscotto preparato con mandorle tritate, uova e zucchero ripieno di
marmellata di amarena o ciliegie, cotto al forno a legna con rami di ulivo e cortecce di mandorlo presso la masseria La Magnolia, presidio slow food. Per il viaggiatore attento alla tradizione e al nuovo, Angelo Silibello, noto chef a livello nazionale, nel suo “Cibus” abbina il vecchio e il nuovo in simbiosi perfetta e li accompagna con vini doc della zona. Nelle vicinanze è interessante la presenza delle Grotte di Montevicoli, dove stalattiti e stalagmiti danno vita ad un gioco di forme e colori. Dalla Torre di Ceglie alla Torre di Oria il cammino è breve e si snoda tra ulivi secolari e strade costeggiate da piante di fichi d’india a perdita d’occhio che introducono alla città e al Castello. Un castello con l’ani-
ma che domina dall’alto, ove,tra le torri sveve e le ali del castello cinquecentesco, è possibile rivivere con la Compagnia d’Arme Friederici II, in rigorosi abiti d’epoca, la vita quotidiana ai tempi di Federico II. La vitalità del castello e del borgo si deve anche ad un erudito figlio
di questa terra e ora assessore alla cultura di Oria, il prof. Malva, che in prima persona accompagna il turista attento e curioso alla scoperta delle bellezze architettoniche, storiche, enogastronomiche e dolciarie, tra le quali la famosa “scarpetta” o “cosce di monaca”della pasticceria Carone. Da assaggiare anche i pomodori Regina del Parco naturale della Dune costiere di Ostuni, i carciofini della terra brindisina, le cipolline selvatiche (i lampascioni), la tipica pasta fatta in casa, i maccheroni conditi con la mollica di pane… il tonno di Torre Colimenta, confezionato artigianalmente dall’azienda Colimena e ovviamente i dolci fatti con le mandorle locali. Prodotti sempre presenti nei conviviali del Castello, nei ristoranti e nelle cucine casalinghe. Da non perdere la visita al Santuario dei Santi Medici, ad Oria, meta di pellegrini e sede di un museo di ex voto molto interessanti. Dalla Torre di Oria alla Torre Normanno sveva del
Castello di Mesagne,con il museo in cui si possono leggere le tracce del passato: giocattolini di terracotta messapici, portafortuna, olle e vasi che raccontano una civiltà evoluta. Il Castello protegge il centro storico di Mesagne, dalla singolare pianta a forma di cuore ricca di chiese barocche e conventi. Dal passato al futuro con una visita alla Cittadella della Ricerca di Mesagne, dove si fanno diagnosi a partire da particelle ultramicroscopiche. Attualmente il Cedad è sulle tracce della donna che ispirò il genio di Leonardo Da Vinci: la Gioconda. Libera l’associazione presieduta da don Ciotti, che, a livello nazionale, ha preso in gestione i terreni e i beni confiscati alla mafia, a Mesagne su 55 ettari di terreno, produce vino, olio, ortaggi, tarallini e conserve di peperoni, melanzane, pomodorini. I prodotti di Libera, a chilometro zero, vengono serviti per una scelta etica nel ristorante Giudamino Cantina. Inserito nel circuito dei Borghi più belli d’Italia, Cisternino incanta per il suo bianco centro storico e per la sua posizione panoramica sulla Valle d’Itria. Di sera le vie del borgo si riempiono di una straordinaria fragranza, entrano in funzione i fornelli: forni a legna dove i macellai arrostiscono la carne, che il cliente può scegliere al momento al banco, come nella Arrosteria al Vicoletto per poi rinfrescar la gola al Bar Fod, per degustare un morbido e rinfrescante spumone, il gelato tradizionale salentino, che una volta si serviva solo alle Feste di tradizione e per Pagina 7
i più golosi la mandorla atterrata, un dolcetto con zucchero e mandorle della pasticceria Palazzo. Per gli amanti di vino e cantine, sempre a Cisternino,la vendemmia dei bianchi vitigni autoctoni Ver-
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deca e Bianco d’Alessano si protrae fino a ottobre inoltrato, perché l’uva di collina matura tardivamente. Qui la Cantina Upal produce ottimi igt e famosi doc come il Locorotondo. Nella Dieta Mediterranea l’olio extravergine d’oliva è importante e per un buon assaggio a Francavilla Fontana trovasi la tenuta Villa Buontempo, dove si degusta olio d’oliva, nelle sue varianti Delicato e Deciso, dopo una passeggiata tra gli ulivi secolari. Ce ne sono più di mille e alcuni, secondo esperti agronomi, hanno più di 1.200 anni. Il centro storico offre
scorci gentilizi e botteghe storiche , ove la mandorla è sempre presente nei dolci come il “confetto riccio” , la “cupeta” e i fichi secchi mandorlati dell’antica pasticceria Passiante. Natura e storia convivono a Villa Castelli, qui all’interno del Comune si può visitare un piccolo Museo dove sono esposti i reperti rinvenuti nel sito archeologico di Pezza Petrosa, dove in età pre romana viveva una colonia di genti magno-greche, fuori si può ammirare una “gravina” dove svernano gli uccelli migratori provenienti dall’Africa. Lo rivela un fiore raro che cresce solo in alcuni punti del Mediterraneo e il cui seme viene portato sotto le zampette degli uccelli, che arrivano proprio a Villa Castelli. Il fiore si chiama Campanula versicolor e grazie a questa unicità ha permesso al Comune di Villa Ca-
stelli di ottenere un finanziamento regionale per sistemare e rendere fruibile la gravina. Per i golosi La Sfornata produce ottima pasta reale di mandorla e per gli amanti del relax e buona tavola , tra mandorli, ulivi e trulli vi è la Masseria Sciaiani piccola, dove si può soggiornare nei tipici trulli e fare il bagno nella piscina biodinamica, una piscina depurata con un sistema di piante in modo assolutamente naturale. L’itinerario si conclude con la città di Brindisi, l’ideale è arrivarci dal mare, magari a bordo di un’imbarcazione di legno, il Guadalupe, costeggiando il castello Alfonsino, circondato dal mare,e approdando direttamente nel centro storico davanti alla scalinata dove terminava la via Appia: la scalinata virgiliana, nei pressi della quale c’è la casa dove, di ritorno dalla Grecia, morì il grande poeta romano, Publio Virgilio Marone, che aveva appena finito di leggere all’imperatore Augusto i versi dell’Eneide. Qui, dopo aver ammirato un panorama mozzafiato sul mare, ci si incammina verso il centro storico, uscendo in piazza Duomo. Sulla destra si trova il Museo archeologico provinciale, un libro aperto sulla storia della città e del suo territorio. Passeggiando per il centro storico, tappa obbligata nell’atrio di Palazzo Nervegna, dove si conserva il capitello di una delle due colonne romane che delimitavano la via Appia (l’altra venne donata a Lecce) In una città di mare non si può non scegliere un ristorante tipico di mare, capace di fornire una ga-
stronomia di alto livello, per i palati più raffinati. E’ il ristorante Oyster al Porto turistico di Brindisi, qui le prelibate pietanze sono a chilometro zero: il pescato del mare brindisino arriva direttamente sulla tavola dei clienti. Il Salento interno è, come visto, degno di una visita, di un viaggio, perché può offrire al turista una miriade di attrattive, per non parlare della “gens” di Puglia che accoglie come solo quelli del sud sanno fare. (Foto Ivan Tedeschi e Carmen Mancarella)
Dove dormire B&B Sant’Anna – Ceglie Messapica via Enrico Toti 49 - Tel. 333. 39. 78. 524 - www.bbsantannaceglie.it Masseria Casina Vitale – Ceglie Messapica Sp Ceglie – Ostuni km 3 - Tel. 0831. 38 31 38 - www.masseriacasinavitale.it Masseria Sciaiani piccola – Villa Castelli Via Sardegna – Villa Castelli – Brindisi - Tel. 339. 40 86 733 www.sciaiani.it
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LA LUCE IN SANTA MARIA DI CORSIGNANO Presentato il volume di don Benedetto Fiorentino Nel programma della festa patronale di Giovinazzo quest’anno ha trovato spazio anche un evento culturale: la presentazione di un libro, non di un libro qualsiasi ma del breve saggio sull’icona di Maria Santissima di Corsignano, scritto da don Benedetto Fiorentino, parroco della Concattedrale, che si è avvalso degli studi iconografici più recenti e più autorevoli. Venerdì 19 agosto, festa liturgica della Protettrice, dopo la solenne concelebrazione del vescovo e dei sacerdoti che operano a Giovinazzo, si è svolta in cattedrale la sobria e sentita p re s e n t a z i o n e del volumetto, avendo come relatori lo stesso vescovo mons. Luigi Martella e il nostro direttore avv. Agostino Picicco dell’Università Cattolica di Milano, rispettivamente autori della prefazione e della presentazione alla pubblicazione. A introdurre i lavori nell’affollata cattedrale è stato Mimmo Arcieri, presidente del Comitato Feste Patronali, che ha espresso il compiacimento per aver patrocinato da parte del Comitato lo studio di don Benedetto. Moderati dall’avv. Rino Mezzina, infaticabile paladino della venerata edicola mariana, si sono alternati Agostino Picicco e mons. Luigi Martella. L’avv. Picicco ha presentato il volume come un frutto maturo del parrocato di don Benedetto il cui impegno sacerPagina 10
di Angelo Guastadisegni dotale si è sapientemente diviso tra tutela del patrimonio artistico della cattedrale e promozione culturale attraverso lo studio al fine di avvicinare sempre più la Madonna ai suoi figli giovinazzesi. Si è trat-
tato, insomma, di evangelizzare attraverso la cultura e l’arte. In tal senso il volumetto va ad arricchire la bibliografia giovinazzese, in gran parte storica, su Maria Santissima di Corsignano. Un’opera di teologia e di arte che mancava e che ora c’è. Un’opera che invita alla contemplazione del volto di Maria da parte dei credenti e che avvicina al bello e al trascendente anche i non credenti. Agostino Picicco ha poi ricordato, da buon “emigrante”, i giovinazzesi fuori sede, che sicuramente porteranno alle loro case questo nuovo volumetto, e che nella parrocchia Concattedrale trovano accoglienza e valorizzazione. Anche tanti soci dell’Associazione Regionale Pugliesi hanno avuto modo di visitare la cattedrale ed
essere amabilmente accolti dal parroco. Il vescovo mons. Martella ha pubblicamente attestato che il testo è stato anche da lui molto gradito e gli ha offerto lo spunto per le omelie mariane dei giorni della festa. Ha poi parlato, da maestro di teologia quale è, dell’importanza delle icone nella cultura cristiana e nella tradizione orientale, ricordando in particolare un suo recente viaggio in Turchia e nei luoghi di quelle terre oggetto di evangelizzazione da parte di San Paolo. A chiudere la presentazione è intervenuto il parroco e autore del volumetto, don Benedetto Fiorentino, che ha ricordato l’afflato mariano che l’ha spinto a questo studio e ha menzionato l’amore degli emigranti per la loro patrona, sempre da loro visitata per prima durante i ritorni in patria a volte anche dopo qualche decennio. Ha altresì evidenziato le chiavi di lettura artistiche e teologiche del suo studio e ha ringraziato i relatori per la loro disponibilità e l’attenzione dimostrata. In particolare ha ringraziato il vescovo Martella per la prefazione scritta in pochi giorni e per gli apprezzamenti rivolti alla sua persona, l’avv. Picicco per la bella relazione sul suo testo e per la pronta collaborazione offerta alla comunità durante i suoi rientri giovinazzesi.
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VIa Edizione ECCELLENZE DI PUGLIA Premio Ambasciatore di terre di Puglia L’edizione 2011 è la continuità di un’iniziativa, germogliata dalla volontà di dare un riconoscimento a chi negli anni ha contribuito alla valorizzazione del patrimonio umano, culturale e sociale della Puglia. Il Premio “Ambasciatore di terre di Puglia” nasce con l’intento di scoprire, conoscere e far conoscere attraverso le proprie eccellenze, il pensiero, la cultura, la laboriosità e l’ingegno di quelle genti, che sono divenute popolazione delle terre di Puglia. L’evento mira a creare momenti di aggregazione, confronto e condivisione nello spirito di integrazione delle vecchie e nuove migrazioni. Il logo ufficiale è una rappresentazione del faro di S. Maria di Leuca, punta estrema e fine delle terre di Puglia (de finibus terrae). Il faro di Santa Maria di Leuca, luogo di incontro dei due mari pugliesi, vedetta di una terra protesa verso altre terre, rappresenta per gli organizzatori, il simbolo della vocazione delle genti di Puglia all’accoglienza. Vuoi avere maggiori informazioni sul Premio? Scansiona il QR-Code con il tuo Smartphone e verrai subito collegato con la pagina ufficiale del Premio Ambasciatore di terre di Puglia e potrai accedere a tutti i contenuti presenti sul sito web.
Albo d’oro Edizione 2010 premio assegnato a: Renzo Arbore, Ennio Capasa, Gaspare Cardamone e Peppino Principe Edizione 2009 premio assegnato a: Edoardo Winspeare, Matteo Salvatore (alla memoria viva), Luca Medici (in arte Checco Zalone) Riconoscimento Eccellenze di Puglia a: Camillo Guerra e Fernando Colazzo Edizione 2008 premio assegnato a: Sergio Rubini, Paride De Masi, Luca Montrone, Sergio Blasi, Antonio Piccininno Edizione 2007 premio assegnato a: Albano Carrisi, Livia Pomodoro e Vincenzo Buonassisi Edizione 2006 premio assegnato a: i Negramaro
il Manufatto Il manufatto che verrà consegnato ai premiati è stato creato e realizzato dall’artista Nande (in foto). Egli giunto a quasi 50 anni di attività artistica ha voluto omaggiare il premio con una sua riproduzione in bassorilievo del faro di S. M. di Leuca, località dove egli vive attualmente e continua gli studi e le sue ricerche pittoriche sul tema del recupero. Il faro situato nella punta più estrema d’Italia, punta Meliso (il tacco dell’Italia) vuole essere il simbolo di una luce che il pugliese porta dentro di sé ovunque si sposti. Per accedere al sito ufficiale dell’artista Nande scansiona il QR-Code con il tuo Smartphone.
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Maestro PINO CORDELLA Sarto, stilista e soprattutto figlio d’arte, Pino Cordella attualmente stesso è Consigliere Nazionale dal settembre 2003: in questa occasiopuò essere considerato un creatore di moda dalla personalità estro- ne crea abiti di ispirazione etnica per liberare con una semplice zip il sa e geniale. Si diploma giovanissimo presso gli Istituti Marangoni e leggendario “burka”. Nel 2003 è a Treviso, alla 30a Biennale Mondiale Secoli di Milano. Ben presto diviene titolare dei Maestri Sarti, dove lancia il “Nude dell’omonima e storica sartoria, fondata look” di coppia, scelta stilistica che rinel 1783 da Leonardo Cordella, che da set- Per aver contribuito a rendere grande l’arte scuote un enorme successo di pubblico te generazioni tramanda l’arte del vestire della creazione sartoriale italiana nel mondo e di critica. La firma di Pino Cordella elegante. Nel 1972 vince l’Oscar Internaappare anche in tv: firma gli abiti per e quale figura di riferimento per i giovani tazionale dell’Alta Moda Maschile a Torino. la fiction televisiva Madre come te, lenti nel campo della moda e del design Nel 1979 firma la linea “Tre petti” a Sancon Nino Frassica e Ida Di Benedetto. remo. Nel 1984 firma una collezione da cui Nel 2005, in occasione della Biennale si evince il “seno nudo”, apparso così per la Mondiale della Moda a Berlino, sfila prima volta sulle passerelle di moda. Nel 1993 è a Budapest per “Lo con una collezione d’Alta Moda in bianco e nero ispirata alla storia sposo vestito di pelle bianca”. Ha realizzato abiti esclusivi per impor- della sartoria Cordella. Nel 2007 sfila a Taiwan con una collezione Alta tanti personaggi del cinema, della musica, dello spettacolo e dell’arte; Moda Sposa. Di Pino Cordella si parla su pubblicazioni come: Il fascino nel 1994, in particolare, gli viene commissionata la casula per il Papa dell’apparenza (P. Peri, ed. Montemayor), Il Gotha della moda (A. BotGiovanni Paolo II in occasione della storica visita a Lecce. Nel 1996 tero, ed. Il Pungolo), Il potere e la moda (A. Bottero, ed. Il Pungolo), In rappresenta l’Italia con un abito di impostazione nazionalistica. Dal poltrona (N. Apollonio), Il Novecento pugliese, Filo Sofia della moda 2000 prende parte alle sfilate di Alta Moda-Alta Roma. Nel 2002 sfila (S. Di Rienzo, ed. De Luca editori d’arte). Sono innumerevoli le recenal Pincio, a Roma, con l’Accademia Nazionale dei Sartori, di cui egli sioni dedicate a Pino Cordella apparse su quotidiani e periodici. Pagina 12
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FONDAZIONE LIRICO SINFONICA PETRUZZELLI E TEATRI DI BARI La nascita della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari natra, Liza Minnelli, Savary, Grüber, Strehler, Ronconi, Carmelo Bene, rappresenta un evento di importanza straordinaria non solo per la Stein, Eduardo e Fo. La Fondazione sta impostando il suo progetto di città di Bari, ma per l’intero Sud Italia, in considerazione delle fun- lavoro, inserendo la propria azione in un tracciato culturale di ampio zioni culturali, formative e sociali attribuite alle Fondazioni liriche raggio, elevando il livello delle proposte, valorizzando le forze creative nell’ambito dell’attività musicale. Questo e professionali locali, rinsaldando i legaPer la rinascita di uno dei massimi traguardo segna l’inizio di una nuova fase mi con le istituzioni cittadine e regionali di lavoro per il capoluogo pugliese, provato contenitori culturali italiani la cui importanza e costruendo ponti di collegamento con per lungo tempo dalla indisponibilità del monumentale, storica e artistica è orgoglio le più prestigiose realtà internazionali. In Teatro Petruzzelli, distrutto nell’ottobre del quest’ottica nascono le programmazioni per l’intera nazione 1991 da un incendio. Centro polivalente di dell’ente lirico barese, caratterizzate dalcultura, il Petruzzelli visse negli anni 80 il suo periodo di maggiore fulgore, divenendo uno dei punti di riferimento a livello nazionale nel campo teatrale. Tempio della musica e della danza, il Petruzzelli si contraddistinse per l’originalità delle scelte programmatiche e produttive, aprendosi a nuovi linguaggi espressivi, alla ricerca e alla sperimentazione e ospitando artisti di assoluto prestigio: da Nureyev a Béjart, da Vassiliev a Baryshnikov, da Roland Petit a Gades e ancora Martha Graham, Jiri Kylian, Pina Bausch, Peter Brook, Jan Fabre, Maguy Marin, Arthur Mitchell, Alvin Ailey, Muti, Maazel, Rostropovich, Pavarotti, Carreras, Domingo, Si-
la ricerca di un equilibrio tra tradizione e innovazione e dalla volontà di aprirsi verso la contemporaneità, percorrendo i molteplici sentieri della scena artistica. Minimo comune denominatore dei cartelloni, la coerenza e l’omogeneità delle linee progettuali e delle scelte operate, tese a salvaguardare e a migliorare costantemente la qualità delle produzioni, in cui, accanto ai grandi nomi, saranno affiancati giovani talenti. L’obiettivo non è solo quello di soddisfare le fasce più eterogenee di pubblico ma, in particolare, quello di rispondere alle istanze di quanti credono nella necessità del teatro come importante momento di riflessione e confronto. Pagina 13
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Ospedale CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA Conosciuto in tutto il mondo come “l’Ospedale di Padre Pio”, Casa Sol- alcune delle quali si possono eseguire in Italia in pochissimi altri lievo della Sofferenza è un “ospedale religioso classificato” ad elevata centri di eccellenza altamente specializzati. La ricerca scientifica è specializzazione, considerato uno dei più grandi Policlinici d’Italia ed uno degli elementi qualificanti dell’Istituto, un settore di attività che un importante punto di riferimento assistenziale e di ricerca scienti- apporta un contributo notevole al progresso scientifico, con risultati fica per tutto il Centro-Sud. Inaugurata il 5 maggio 1956 oggi è ri- importanti riconosciuti a livello internazionale. In molti casi i frutti della ricerca scientifica condotta in Casa conosciuto come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, e oltre a svolgere In considerazione dell’eccellenza che rap- Sollievo aprono la strada a nuove possiattività cliniche ed assistenziali, in stretto presenta per la sanità pugliese e dell’intero bilità di diagnosi e cura che ridanno la speranza a tanti bisognosi. Negli ultimi contatto con il Ministero della Salute, e con Mezzogiorno, dell’innovazione tecnologica, anni Casa Sollievo ha intrapreso una i più importanti poli di ricerca italiani ed dell’attenzione alle nuove frontiere della meevoluzione gestionale, organizzativa europei, si occupa anche di ricerca clinica, in particolare nel settore della genetica e dicina e all’uomo sofferente sempre al centro e funzionale che vede i suoi passaggi più significativi nell’apertura del Podelle malattie eredo-familiari. La struttudella propria missione liambulatorio “Giovanni Paolo II” e nel ra inizialmente nata per soddisfare solo il conseguente ridisegno di tutti i processi grande bisogno sanitario del territorio del Gargano è cresciuta fino ad assumere le dimensioni di una complessa ambulatoriali, nel riassetto organizzativo delle attività clinico-sanie articolata organizzazione ospedaliera a dimensione sopra regio- tarie secondo una logica dipartimentale, nella transizione verso una nale. Oggi l’Ospedale dispone di circa 1000 posti letto suddivisi tra nuova impostazione manageriale nel governo della struttura, nella 26 reparti di degenza medici e chirurgici, 50 specialità cliniche con scelta strategica di concentrare le risorse disponibili nel trattamento un “catalogo” di circa 4300 prestazioni diagnostiche e terapeutiche, clinico delle patologie più complesse. Pagina 14
e l a i c e Omaggio al Maestro Peppino Principe
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“ La sua fisarmonica, la Puglia, i 40 anni vissuti a Milano, i circa 20 anni in Rai, le tournèe in tutto il mondo e i 20 milioni di dischi venduti fanno del MAESTRO un indiscusso “Principe” della fisarmonica
Peppino Principe, nato a Monte Sant’Angelo (Foggia) nel 1927, ma Milanese di adozione, studia musica e fisarmonica con il padre, Michele, insegnante molto apprezzato nella zona del Gargano. Nel 1940 si trasferisce al Nord con il fratello Leonardo, noto clarinettista jazz e debutta a soli 13 anni, nell’estate del primo anno di guerra, come solista di fisarmonica classica nel celebre Caffè Pedrocchi di Padova. Dal 1943 al 1946 collabora con i comandi alleati per spettacoli musicali dedicati alle truppe, inizialmente a Bari e successivamente a Milano, sempre insieme al fratello Leonardo. Nel 1946 realizza la prima serie di registrazioni di musica jazz con la casa Discografica “Parlophon Odeon”. Storiche sono le esibizioni del maestro presso i locali jazz di Milano, tra cui il Capolinea. Sempre nel 1946, a Milano è stato vincitore del Referendum jazz come “Miglior Fisarmonicista Jazz”. Nel 1959, assieme a Ciro Tortorella è il fondatore della storica trasmissione della “Tv dei ragazzi” della Rai, “Lo Zecchino d’oro”. Alle prime due edizioni di Milano callabora come direttore, arrangiatore e fisarmonicista, nonchè autore della sigla-marcetta su testo di M. Panzieri. A Pavia nel 1961 riceve l’ “Oscar Mondiale della Fisarmonica”, massimo riconoscimento internazionale. Nel 1964, a Milano, riceve per mano del presentatore Tony Martucci, l’ambitissimo premio “Ambrogino d’oro”. Sempre nel 1964, è al “Teatro Ariston” di Sanremo, come direttore e fisarmonicista con Mike Bongiorno e Domenico Modugno, vincitore con “Dio come ti amo”. Nel 1972 è protagonista, prima alla radio e dopo alla televisione, degli spettacoli musicali “La Fisarmonica”, diretti da Gorni kramer. E’ noto in tutto il mondo anche come autore di musiche originali per fisarmonica: famose sono “El Bandito”, “Concerto n° 1 in La”, le trascrizioni del “Carnevale di Venezia”, il “Volo del Calabrone” ed altri notissimi brani con i quali ha venduto 20 milioni di dischi in tutto il mondo. Con la
sua fisarmonica “Excelsior” si è esibito nei più grandi teatri del mondo: Conservatorio di Mosca, “Carnagie Hall” di New York, “Festival Hall” di Londra, “Sala Lisinsky” di Zagabria, “Gass Hall” di Tokio, “Colon” di Buenos Aires, “Teatro dell’Opera” del Cairo, “Sala Playe” di Parigi, nonchè nei più importanti teatri italiani, tra cui il “Teatro alla scala” si Milano, e moltissimi altri. Pagina 15
Personaggi Pugliesi
Omaggio al mago di Turi Ai più giovani il suo nome non dirà nulla, per Mourinho sarebbe un allenatore da “Zero tituli”; ma negli anni ’60 il nome Oronzo Pugliese era abbinato al mago di Turi (o dei poveri). Pugliese è uno dei personaggi più teatrali e focosi che il calcio italiano ricordi. Nato in Puglia da una famiglia contadina, conservò sempre la sincerità e semplicità delle sue origini. Dopo un anonima carriera da calciatore, iniziò ad allenare in Sicilia, dove veniva ricompensato con alcune ceste di arance. Amava dire di aver iniziato ad allenare il Barcellona, omettendo il Pozzo di Gotto. Il suo periodo d’oro fu quello trascorso a Foggia, trascinato in quattro anni dalla serie C al nono posto in serie A nell’anno d’esordio nel massimo campionato italiano, nel ’64-’65. In quel torneo il Foggia si distinse per la vittoria contro l’Inter campione del mondo del Mago H. Herrera, che il campionato lo avreb-
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be vinto. Il giorno dopo, in contrapposizione a Herrera, i giornali lo definirono “il mago dei poveri”. Come Herrera era molto avaro; si dice che dopo la guerra il falegname del paese dovette contrattare per tre giorni il prezzo di un armadio. Nel bar entrava e chiedeva:”chi mi offre un caffè”?. Come Herrera (e Rocco) contribuì a rendere nota la figura dell’allenatore, fino a qual momento secondaria. Motivava i giocatori come nessun altro e li controllava come pochi. Una volta uno dei calciatori lo vide disteso per terra, in piena notte. Si giustificò dicendo che stava facendo flessioni, in realtà spiava sotto le
di Stanislao De Guido porte per vedere se c’era qualche luce accesa!!!!! ”. Fu lui a far esordire in serie A il giovanissimo Fabio Capello, che oggi, da allenatore della nazionale inglese, ricorda come una volta Pugliese chiese a un giocatore di tornare con un orecchio di Rivera. Ai bordi del campo si toglieva la giacca e correva avanti e indietro, incitando i calciatori a “sparpagliarsi” sul campo (oggi si direbbe fare pressing e coprire gli spazi). Questa sua teatralità ispirò un suo conterraneo, Pasquale Zagaria, che lo portò sul grande schermo, ispirandosi a lui nel film “L’allenatore nel pallone” . Il Comune di Turi ha deciso di intitolargli lo stadio comunale.
Personaggi Milanesi
Abitava in Piazza della Scala, al civico 2 Non l’ho conosciuto direttamente, certamente lo avrò incrociato, ma, tutti i giorni si incontrano tante persone a Milano, ci si sfiora, poi ognuno tira diritto per la sua strada. Un giorno, nel 2009, ricevetti un Sms con il quale venivo invitato a una commemorazione, non diedi importanza a quel messaggio, il nome Brigida non mi diceva nulla, solo qualche tempo dopo la curiosità mi portò ad indagare e scoprii che ormai non aveva più una domiciliazione terrena, era stato chiamato “ad altro incarico” molto, molto in alto. Brigida, si chiamava Giuseppe Franco Brigida, era un volto noto a tutti quelli che per i più svariati motivi frequentavano le stanze di Palazzo Marino. Una presenza accogliente e tranquillizzante che a detta di chi lo aveva più volte incontrato ti faceva da subito sentire di essere entrato nella casa di tutti i Milanesi. Brigida per 38 anni ha introdotto politici, regine, ambasciatori, premi Nobel e cittadini qualunque a Palazzo Marino, facendo gli onori di casa dalla portineria di piazza Scala 2. Per molti anni Brigida è stato l’unico cittadino milanese che poteva fregiare Piazza della Scala come indirizzo di residenza riportato sulla Carta d’Identità, infatti era li che abitava nell’appartamento del custode. Un noto giornale ebbe a scrivere di lui che era l’unico italiano domiciliato in piazza della Scala a Milano. Quasi quattro decenni di carriera come storico custode di Palazzo Marino e al servizio di ben sette Sindaci, lavoro che fu premiato nell’estate del 2008 con un Ambrogino d’Oro consegnato direttamente dal Sindaco Letizia Moratti. Qualcuno aveva definito Brigida come uno dei tanti «invisibili» che ogni giorno danno il loro contri-
di Giuseppe Selvaggi buto silenzioso per far funzionare la città. Sono essi stessi istituzioni, in qualche modo. La maggior parte dei Milanesi non sa chi siano. La città invece funziona anche grazie al loro impegno. Brigida ricevette anche il premio Protagonisti invisibili della città, conferitogli sotto forma di michetta d’argento dall’Associazione panificatori. In quella occasione ebbe a dichiarare: “il mio contributo non si nota, come le polveri sottili: cerco di mandar via tutti contenti». Brigida ha rappresentato meglio di chiunque altro la Milano che lavora ancora per il pane, non per la celebrità, avendo sempre ben presente, figlio d’immigrati com’era, che «chi volta el cùu a Milan, volta el cùu al pan». Il custode di Palazzo Marino: un’istituzione, l’archetipo del milanese: laurà, laurà, laurà, sémper laurà. Lo ha fatto in Comune per circa quattro decenni. Chiusa questa lunga era, non c’è più stato nessuno a risiedere in piazza Scala: l’ appartamento usato dalla famiglia del «custode per antonomasia» è stato sventrato per ampliare la portineria. Brigida aveva
il suo piccolo esercito - quattro commessi che prendevano ordini da lui - e indossava come se fosse un’uniforme militare la divisa che Alberto Bonetti Baroggi, l’allora capo di gabinetto del sindaco Albertini, studiò per lui: giacca grigia con mezzemaniche e bavero di velluto nero, delimitati dal cordoncino biancorosso, il colore della città; stemma del Comune sui revers, sui bottoni d’oro e in filigrana sulla cravatta nera; camicia candida. Ah, se lo avesse visto suo padre Antonio, che fu per 35 anni autista «del civico obitorio», e il nonno materno Luigi Cerri, che smise di fare il contadino a Settimo Milanese per dedicarsi «ai civici giardini»... A chi gli chiedeva, due generazioni di Brigida al servizio del municipio? Lui rispondeva «Sì, ma solo io sono nato qui. Mio nonno Giuseppe era di Foggia e aveva sette figli. Venne a Milano nel 1930 per fare lo stagnino».
Nella foto Giuseppe Franco Brigida con alle spalle Palazzo Marino
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I nomi del Risorgimento in Puglia
Il Mezzogiorno d’Italia ha svolto un ruolo non secondario nel processo risorgimentale, con un contributo notevole di vite perdute. Anche la Puglia è stata componente significativa di questo lungo processo storico-culturale, che ha coinvolto uomini e donne, figli della borghesia e “semplici cafoni”, a cominciare da Antonietta De Pace. Grandi personaggi della lotta risorgimentale furono il grande giurista e politico di Tricase Giuseppe Pisanelli (18121879), autore del primo codice di procedura civile del Regno d’Italia, il principe Sigismondo Castromediano di Cavallino (1811-1895), segretario del Circolo Patriottico Salentino e aderente alla Giovane Italia di Giuseppe Mazzini, il patriota Giuseppe Libertini (1823–1874), organizzatore del comitato di Terra d’Otranto, Astore Francesco Antonio, sostenitore della Repubblica
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di Paolo Rausa napoletana e per questo condannato a morte dai Borboni, il leccese Oronzo Massa, duca di Galugnano, giustiziato a Napoli il 14 agosto 1799, il sacerdote Nicola Valzani (1806-1872), il ministro degli interni della monarchia borbonica Liborio Romano di Patù (1793–1867), che si convertì agli ideali del Risorgimento italiano. Non meno significativo fu il ruolo svolto dalle donne. E’ il caso di Eleonora Fonseca Pimentel, scrittrice di poesie e di componimenti vari; animatrice della repubblica napoletana del 1799 fu tra le prime ad essere condannata a morte. Salì sul patibolo con grande dignità e, prima di essere impiccata, pronunciò i versi dell’Eneide di Virgilio “Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo”, inoltre Antonietta De Pace, nata il 1818 a Gallipoli, che
fondò il Circolo femminile e collaborò all’attività delle associazioni patriottiche meridionali, fra cui l’Unità d’Italia. Fu lei ad accogliere Garibaldi, fasciata con il tricolore, al suo ingresso trionfale a Napoli. Per discutere sul ruolo degli eroi Pugliesi del Risorgimento Italiano, l’Associazione Regionale Pugliesi e l’Assessorato alla Cultura della Provincia hanno organizzato una conferenza sabato 29 ottobre 2011 ore 17,30 presso la sede della Provincia in Corso Monforte, 35 Milano con la partecipazione della Presidente del “Comitato pugliese per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia” , autrice del volume “Agenda 2011: il Risorgimento in Puglia 1799-1861”, Bianca Tragni, e di Ornella Bongiorni, curatrice della mostra “Rose d’Italia-Il Risorgimento invisibile”, allestita allo spazio Oberdan della Provincia di Milano.
ROSE D’ITALIA: “Il Risorgimento invisibile” Una “mostra per ricordare”, è con questo spirito che ho curato la realizzazione della mostra “Rose d’Italia: Il Risorgimento Invisibile”. appena conclusasi allo Spazio Oberdan di Milano il 23 Ottobre 2011. Un percorso per rendere visibili i momenti più significativi della vita di 8 donne: Teresa Casati, Bianca Milesi, Clara Maffei, Giuditta Sidoli,Cristina Trivulzio di Belgioioso, Luisa Battistotti Sassi, Laura Solera Mantegazza, Adelaide Bono Cairoli. Vengono raccontate attraverso i luoghi delle battaglie, gli ambienti in cui vivevano, le loro idee, le speranze e le passioni, facendo conoscere le loro storie e il contesto nel quale vivevano, le loro aspirazioni e l’atteggiamento di stima e di ammirazione rivolte a loro dalle grandi figure patriottiche italiane. Del periodo
di Ornella Bongiorni* risorgimentale si disse che “ Grande… fu il numero delle donne uccise e imprigionate”, ma, una volta spenti i riflettori sull’epoca risorgimentale, le donne scomparvero
“Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo” Eleonora Fonseca Pimentel mentre sale sul patibolo.
rapidamente dalla memoria storica italiana. Eppure, la presenza femminile si era manifestata a largo raggio, coinvolgendo donne di diversi ambienti sociali. Ho voluto così rendere omaggio a tanta generosità e passione che, pur nelle diversità sociali e ambientali, hanno trovato nel motto “O si fa l’Italia
o si muore” il coraggio di combattere per un ideale comune. Esse sono state figure straordinarie che hanno saputo trasformare il loro quotidiano, mettendo in pericolo le loro esistenze e i loro affetti per un futuro migliore. I salotti dell’alta società, i cosiddetti “giardini”, frequentati dalle donne “giardiniere”, si trasformarono in vivai di idee e di raccolta fondi per aiutare la causa degli insorti e dei volontari. Altre invece ricamavano ventagli con frasi patriottiche o confezionavano coccarde e bandiere con il rischio di essere scoperte e arrestate, oppure si inventavano vere e proprie mode che si diffondevano rapidamente. Accanto a loro, le eroine, le donne del popolo, che scesero in piazza per combattere, per partecipare a battaglie, manifestazioni, a rischio della loro stessa vita. Queste donne coraggiose superarono le barriere sociali e le divisioni dei ruoli. Colsero con le loro scelte l’occasione storica che si presentava per uscire dalla vita privata e adoperarsi per il bene comune, manifestando il proprio pensiero e diventando così, con l’azione, le tessitrici dell’Unità d’Italia. *Curatrice della mostra
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GLI EROI PUGLIESI DEL RISORGIMENTO Serata all’insegna della cultura e dell’amor patrio quella svoltasi il 29 ottobre 2011 nella sala Affreschi di Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, organizzata dall’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, di cui è Presidente il Cavaliere Dino Abbascià. E’ stata presentata l’opera “Agenda 2011Il Risorgimento in Puglia – 17991861”, curata dalla preside, nonché giornalista e scrittrice, dott. ssa Bianca Tragni. All’introduzione alla serata da parte del dott. Agostino
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di Angela Pellegrino Picicco hanno fatto seguito i saluti del vicepresidente della Provincia di Milano, dott. Novo Umberto Maerna, e del cavaliere Dino Abbascià, che, ad un certo punto, simpaticamente, ha sbottonato la giacca per mostrare la maglietta indossata per la circostanza, sulla quale era dipinto un piccolo cuore tricolore. Successivamente la dott.ssa Ornella Bongiorni ha ampiamente argomentato sul patriottismo
delle donne lombarde che, nel periodo risorgimentale, con l’appellativo di “giardiniere”, cospiravano e collaboravano con i patrioti al fine di realizzare l’Unità d’Italia. Ha preso, quindi, la parola la preside Bianca Tragni. In primis, ha esposto la motivazione che ha spinto lei, in qualità di Presidente del Comitato Pugliese per il 150° Anniversario dell’ Unità Nazionale, e i soci dello stesso Comitato a realizzare la predetta agenda. Ha spiegato, in sintesi, che è loro intento offrire ai
lettori un quadro generale delle vicende storiche risorgimentali. Tale quadro è riferito a tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo ai patrioti e alle patriote pugliesi, che hanno contribuito alla realizzazione dell’Unità Nazionale, ovvero a quei personaggi che non sono noti ai più, perché non presenti, nemmeno citati, nella storiografia ufficiale, nonostante le grandi ed eroiche azioni da loro compiute. La preside Tragni ha proseguito con una ampia ed attenta disamina sugli studiosi pugliesi “illuminati” del ‘700, come ad esempio, Luca De Samuele Cagnazzi, docenti presso l’Università degli studi di Altamura e di altre Università italiane, accomunati da un unico ideale: quello della libertà e del riscatto della dignità del popolo pugliese, asservito allo straniero. Ha, inoltre, riferito su personaggi dell’Ottocento, che hanno contribuito alla causa comune, ognuno secondo le proprie competenze ed abilità. Ad esempio, il musicista altamurano Francesco Saverio Mercadante non si occupò direttamente di politica, tuttavia la sua opera romantica ed appassionata fu fonte di ispirazione per i patrioti. In particolare il coro dell’opera “Donna Caritea Regina di Spagna” con la sostituzione di due parole diventò: Chi per la patria (gloria) muor/vissuto è assai./ La fronda dell’allor/non langue mai./ Piuttosto che languir sotto i tiranni (fra tanti affanni) è meglio il morir/ nel fior degli anni”. Proprio
questi versi pronunciarono i fratelli Bandiera, mentre affrontavano la morte. Un’ attenzione particolare è stata rivolta, infine, dalla preside Tragni alle figure femminili pugliesi votate all’affrancamento del loro popolo, donne appartenenti a varie classi sociali, che hanno dato prova di grande coraggio. Un esempio è rappresentato dalle suore Clarisse, guidate dalla loro Badessa Colomba Sabini, le quali, durante l’assedio di Altamura del 1799 da parte del Cardinale Ruffo, aiutarono i patrioti altamurani, preparando olio bollente, che i difensori delle mura versavano sugli assalitori, asserragliati presso Porta Matera . Alla caduta della città, furono violentate ed uccise, il loro convento fu barbaramente saccheggiato. Altro fulgido esempio di eroismo è rappresentato dalla indomita Antonietta De Pace di Gallipoli che, durante la rivolta del ‘48, salì sulle barricate vestita da uomo, cospirò contro i Borboni da cui fu arrestata nel ’55, e per tutta la vita fu vessata e persegui-
tata per il suo impegno politico. La conferenza è proseguita con una dettagliata descrizione delle donne pugliesi che , al pari delle “giardiniere” del nord, organizzavano nei loro salotti incontri finalizzati alla cospirazione. L’esposizione di una nobile pagina della nostra storia, fatta dalla preside Tragni, con chiarezza, puntualità e passione, secondo lo stile che le è proprio, ha catturato l’attenzione dei convenuti che hanno ascoltato con vivissimo interesse. Grazie, Preside Tragni, per la sua lectio magistralis che ha affascinato tutti i presenti. Viva l’Italia! Viva la Puglia!
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IL PRIMO INCARICO A Milano trionfa il cinema pugliese di Maurangelo Rana
A settembre si è svolto a Milano un evento per festeggiare i cinque mesi in cartellone del film “Il primo incarico” della pugliese Giorgia Cecere alla sua prima esperienza come regista. E’ un film ambientato e girato in Puglia tra Castrignano del Capo e Castelluccio (rispettivamente in provincia di Lecce e di Brindisi) e costituisce la rielaborazione cinematografica di una storia degli anni Cinquanta, quasi autobiografica: riguarda infatti vicende vissute in prima persona dai genitori della regista. Si tratta della storia di Nena (la bella e brava attrice Isabella Ragonese) che, ottenuto il primo incarico di insegnamento come maestra, lascia la famiglia e il suo consolidato mondo di abitudini e affetti a Santa Maria di Leuca per trasferirsi in una scuola diroccata nella campagna brindisina. La scoperta della nuova realtà geografica e professionale le farà rimpiangere il suo “piccolo mondo antico”, ma la distanza le farà scoprire la dimensione reale delle situazioni e la farà maturare come donna per affrontare in modo ponderato scelte di vita difficili. In particolare lo spettatore si trova davanti alla storia d’amore tra Nena e un ricco rampollo del suo paese che, dopo la sua partenza, la lascia per un’alPagina 22
tra. Nena, venendo a conoscenza della cosa per lettera, è sconvolta e tenta il suicidio, ma poi, quasi per ripicca, si sposa con un muratore del paese dove insegna, conosciu-
to in modo rocambolesco mentre questi si nascondeva inseguito da alcuni circensi dopo aver intrattenuto breve relazione con una trapezista. Per sfuggire alle coltellate dei giostrai che chiedevano un matrimonio riparatore, sposa la maestrina delusa dalla precedente relazione, alla quale in precedenza aveva rivolto qualche apprezzamento. Il rapporto matrimoniale
tra i due risente della differenza sociale e stenta a decollare. Nel frattempo si fa vivo il precedente fidanzato di Nena e lei sembra vibrare per l’antica storia d’amore e corre da lui. Ma, quando lo spettatore meno se lo aspetta, Nena sceglie di tornare alla sua scuola di campagna e al focolare domestico col muratore rude ma più libero. Questa intensa storia d’amore ha come sfondo i paesaggi della realtà rurale degli anni Cinquanta fedelmente riprodotti e richiama il modo di vivere di quel periodo, legato alla famiglia e al paese con le sue usanze, i suoi campanili, il carretto con cavallo per i trasporti. Molto bella la scena dell’escursione scolastica primaverile e di un alunno che scuote un mandorlo fiorito per far cadere i fiori sulla testa della sconfortata maestra. E’ il paesaggio nostalgico più idoneo per la visualizzazione dell’animo femminile, delle sue debolezze ma anche del suo riscatto e della sua grandezza. Un film che, come per i film di Winspeare e Rubini, fa “sentire” il cuore di Puglia da un punto di vista geografico, storico, emozionale. E ha consentito a una bella storia di essere spunto di riflessione per i tanti spettatori che a Milano hanno voluto rivivere i paesaggi delle recentissime vacanze e iniziare l’anno all’insegna della cultura, del buon cinema e dei buoni sentimenti.
Bacheca Domenica 4 dicembre ore 17 presso Rettoria San Ferdinando dell’Università Bocconi in piazza Sraffa incontro di preparazione al Natale con lettura di brani dell’Antico Testamento e accompagnamento musicale. Legge l’attore Gerardo Placido. Seguirà rinfresco.
In prossimità delle festività natalizie, domenica 18 dicembre si svolgerà la tradizionale
Festa degli Auguri
con la celebrazione della Santa Messa, il pranzo allietato da canti e balli, la lotteria e l’incontro in allegria con i soci, gli amici, i rappresentanti delle istituzioni, della cultura e dell’arte che sono vicini all’Associazione. L’appuntamento è alle ore 11.30 presso il Salone delle feste del Palazzo Congressi (N.H. Jolli Hotels - Milano Fiori - Assago, Strada 2 - terzo piano). Per info e prenotazioni rivolgersi a Pino Sorrentino, Resp. Tempo libero, cell. 347.7606747
L’Associazione Regionale Pugliesi di Milano saluta con orgoglio la nomina del corregionale dott. Donato Cafagna quale nuovo capo di gabinetto della Prefettura di Milano augurando una felice permanenza in terra lombarda ed un proficuo lavoro amministrativo a servizio della comunità civile. Donato Cafagna, barlettano, dal 2006 ha ricoperto lo stesso incarico alla prefettura di Bari, dove è in servizio dal 1988. Laureato in giurisprudenza, iscritto all’ ordine dei giornalisti della Puglia, Cafagna per oltre vent’ anni ha lavorato all’ interno del più importante presidio dello Stato nel tacco d’ Italia: è stato più volte commissario prefettizio di diversi comuni del Barese e dello Iacp di Foggia; nel 1991 ha curato i primi soccorsi in favore dei profughi albanesi e gestisce tre campi di accoglienza, nel capoluogo pugliese, a Monopoli e Cassano; nel 2000 ha coordinato la struttura commissariale per l’ emergenza rifiuti; due anni dopo, la nomina a viceprefetto; dall’ anno scorso era responsabile dell’ osservatorio regionale sul credito. Pagina 23
Puglia in Tavola Le ricette per l’inverno
500 gr.di cozze nere, 50 gr.di olio di oliva, 2 uova intere, 2 spicchi di aglio, 500 gr.di pomodori pelati, qualche foglia di basilico, 1 ciuffo di prezzemolo, 20 gr.di parmigiano grattugiato, 50 gr.di pangrattato, 300 gr.di acqua, sale e pepe q.b.
BOCCONOTTI O PASTATELLE Ingredienti per 6 persone: Per l’impasto: 500 gr. di farina, 180 gr. di olio, 1 cucchiaio colmo di zucchero, 1 cucchiaio di alcool puro, 100 gr. di acqua bollente, 1 pizzico di sale. Per il ripieno: 200 gr. di marmellate miste, 50 gr. di gherigli di noci tritati grossolanamente, scorza di 1 arancia, 1 pizzico di cannella. Preparare l’impasto: Inserire nel boccale farina, olio, zucchero e sale: 30 sec. vel.4. Aggiungere l’alcool 10 sec. vel.3. Unire a filo dal foro del coperchio con lame in movimento vel.4 l’acqua bollente: 30 sec. vel.4.,Togliere l’impasto e lasciarlo riposare per 5 min. avvolto in un canovaccio. Preparare il ripieno: Inserire nel boccale gherigli di noci e scorza d’arancia: 10 sec. vel.3. Unire gli altri ingredienti: 30 sec. vel.4. Stendere l’impasto, che dovrà risultare molto elastico, dando uno spessore di 5 mm. circa e ricavare, aiutandosi con uno stampo (diam. 10 cm.), dei cerchi. Disporre su ogni cerchio un cucchiaino di ripieno, richiudere facendo pressione con le dita e cospargere di zucchero semolato. Posizionare la pastella in una teglia imburrata e cuocerle in forno preriscaldato a 180°C per 20 min. circa. E’ un dolce tipico quaresimale che, a differenza di altri dolci caratteristici di tale periodo, essendo privo di glasse, mantiene inalterato il gusto dei suoi poveri ma ottimi ingredienti, per diverse settimane, se viene conservato in vasi di vetro. ***** CALZONE RUSTICO Ingredienti per 6 persone: 500 gr. di ricotta, 100 gr. di salame, 100 gr. di mozzarella, 100 gr. di provolone, 2 uova, 1 mis. di olio, 2 mis. di vino bianco secco, sale q.b. Preparare l’impasto: inserire 1 misurino di olio, 2 misurini di vino bianco secco e sale q.b.: 10 sec. vel.5. Aggiungere dal foro a vel.5 500 gr. di farina: 10 sec. vel.5 e 1 min. vel. Spiga. Togliere l’impasto e lasciarlo riposare. Preparare il ripieno: inserire 500 gr. di ricotta, 100gr. di salame, 100 gr. di
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a cura di Antonia Scarciglia
mozzarella e 100 gr. di provolone: 30 sec. vel.5, spatolando. Unire 2 uova: 10 sec. vel.5, sempre spatolando e tenere da parte. Stendere l’impasto in strisce molto sottili. Rivestire una teglia (lungh.40 cm), sovrapponendo i bordi delle strisce, fino a rivestirlo completamente. Distribuirvi il ripieno e ricoprire con le strisce rimaste, anche sovrapponendole. Spennellare di olio d’oliva e cuocere a 200° per 30 min. ***** CARTEDDATE Ingredienti per 50 carteddate: 500 gr. di farina, 50 gr. di olio di oliva, 200 gr. di vino bianco, 50 gr. di zucchero, 2 o 3 chiodi di garofano, 1 cucchiaio di cannella, 1 pizzico di noce moscata, 100 gr. di miele, olio per friggere. Inserire nel boccale zucchero, olio, vino e aromi: 5 sec. vel.4. Aggiungere la farina: 40 sec. vel.6 e 2 min. vel. spiga. Porre l’impasto sulla spianatoia infarinata e stendere una sfoglia piuttosto sottile. Dividere la sfoglia in striscioline di circa 2 cm. servendosi di una rotellina dentata. Con il pollice pizzicare la pasta ogni 3 cm. circa e arrotolarla in modo da avere delle roselline. Friggerle per pochi secondi da ambedue i lati, scolarle e metterle su carta assorbente. Disporre le carteddate su un vassoio e bagnarle con miele intiepidito. Note: volendo è possibile aggiungere al miele mandorle tostate e tritate e cioccolato a scaglie sottilissime. ***** COZZE RIPIENE AL SUGO Ingredienti per 4 persone:
Inserire nel boccale l’acqua e posizionare il cestello con le cozze ben lavate: 10 min.temp.Varoma vel.4, affinchè le valve si aprano, e metterle da parte. Lavare il boccale e inserire, dal foro del coperchio con lame in movimento vel.5, 1 spicchio di aglio, basilico e prezzemolo: 5 sec.vel.8. Unire parmigiano, uova, sale e pepe: 6 sec.vel.5 e aggiungere il pangrattato: 2 min.vel.5, spatolando. Con l’impasto preparato, riempire le cozze e sistemarle nel cestello. Introdurre nel boccale l’olio e l’aglio rimasto: 3 min.100°C vel.1. Unire pelati e sale: 3 sec.vel.3. Posizionare il cestello con le cozze ripiene: 20 min.100°C vel.4. Disporre le cozze in un piatto da portata, irrorarle con una parte del sugo rimasto nel boccale e lasciare riposare 5 min. prima di servirle. Con il sugo rimasto potete condire la pasta che preferite. ***** FOCACCIA DI PATATE Ingredienti per 6 persone: 600 gr. di farina, 500 gr. di acqua 1 patata lessa(100 gr.) 1 cubetto di lievito di birra, 30 gr. di sale, 2 cucchiai di olio di oliva, 1 cuchiaino di zucchero. Inserire nel boccale acqua, sale, lievito, zucchero e olio 1 min. 40° vel. 4. Aggiungere la patata lessa 15 sec. vel. 4. Unire la farina 30 sec. vel. 5 e 2 min. vel. Spiga, affinché l’impasto risulti morbido. Versare l’impasto ottenuto in una teglia unta di olio (diam.38 cm.) coprire con un canovaccio e lasciare lievitare per almeno 1ora e 30 min. Irrorare la superficie della focaccia con olio di oliva e un pizzico di sale e cuocere in forno preriscaldato a 200° per 35 min. circa. NOTE: se l’impasto non si presentasse sufficientemente molle, aggiungere qualche cucchiaio di acqua. A piacere si può aggiungere sulla superficie della focaccia pomodorini schiacciati, origano e sale.