Tacco & Sperone 9

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Organo Ufficiale dell’Associazione Regionale Pugliesi

Anno IV Num. 9 Iscritta all’Albo delle Associazioni e delle Federazioni dei Pugliesi nel Mondo della Regione Puglia e all’albo delle Associazioni della Prov. di Milano

Sede: Via Pietro Calvi, 29 - 20129 MILANO - e-mail: arpugliesi@tiscali.it - www.arpugliesi.com - gruppo Facebook “Terre di Puglia”

DALLA MIA FINESTRA NON VEDO QUESTO

la Puglia “Sognata”


BIT 2013: Sognare è possibile! In un momento di forte crisi, come l’attuale, Bit, rassegna annuale sulla promozione del valore economico del turismo, costituisce uno sguardo su di un futuro che si spera possa dare tangibili segni di miglioramento. Il turismo è, infatti, una risorsa fondamentale per il nostro Paese. Per questo, chiunque ci governerà, dovrà esser in grado di cogliere il valore delle bellezze del Belpaese, da sempre grande attrattiva per milioni di visitatori, annullando, di fatto, quello che, ahinoi, è diventato lo “sport nazionale”: il menefreghismo. Questo atteggiamento, questa sostanziale mancanza di interesse verso l’Italia e le sue straordinarie “doti”, ci ha fortemente penalizzato a livello internazionale, facendoci perdere quel ruolo di market leader che abbiamo sempre giocato, nell’ambito del sistema di sviluppo del turismo. Lo scorso 4 febbraio, durante “Gli Stati Generali del Commercio”, incontro tenutosi presso Regione Lombardia, i dati snocciolati dai tecnici hanno delineato un quadro sconfortante, evidenziando una retrocessione del nostro Paese dal primo al quinto posto in Europa per “appeal turistico”. La domanda, quindi, sorge, davvero spontanea: come fare per risalire la china? Semplice: credendoci. Crederci, affermando le nostre eccellenze, deve essere la sfida da cogliere e vincere per restituire all’Italia quel ruolo egemone che ha sempre ricoperto nel settore del turismo e dell’hosting di qualità. La materia prima c’è... ed in gran quantità. Cultura, arte, storia, meraviglie paesaggistiche, infatti, sono valori che dipingono ogni angolo della Penisola. A noi l’obbligo di promuovere con azioni mirate e circostanziate le nostre eccellenze. Non v’è dubbio, infatti, che il marketing e la pubblicità siano l’anima di ogni sfida di sviluppo. Saper promuovere e valorizzare quel che si ha, è espressione di grande orgoglio e maturità. Se vogliamo, quindi, davvero restituire al Nostro Paese quel primato e quell’egemonia nel panorama turistico internazionale dobbiamo, lo ribadisco, crederci. Per far ciò, tuttavia, abbiamo bisogno di una classe dirigente di prima qualità che, pensi, davvero al bene comune e non al bene proprio. In questo contesto la Borsa Internazionale del Turismo rappresenta, di certo, un momento importante, dove queste mie parole possono diventare fatti tangibili; dove i sogni possono davvero tingersi di concretezza al fine di restituire all’Italia quella dimensione internazionale che le compete e che nessuno le può togliere. Cav. Dino Abbascià Presidente Associazione Regionale Pugliesi

La Striscia

di Alessandro Guido

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Armandone, giovane trentaquattrenne tarantino studente di economia e commercio, un po’ fuori corso, un po’ no, riflette tanto su temi di attualità tarantina e non, spesso sfocia nel mondiale, ma comunque senza mai preoccuparsi troppo essendo in ogni caso vicino a mammà con la quale vive quotidianamente, condivide riflessioni e proiezioni, e soprattutto, la PASTA AL FORNO past a u furne.

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Puglia a Milano

Alcuni luoghi del Salento dove rivivere i riti della Pasqua

Pino Campagna: “Comicità Made in Sud”

L’Associazione Francesco Realmonte

8 marzo 2013: oltre i riti e i significati rimossi

Le associazioni Una sottile ironia Mons. Di Buduo pugliesi per promuovere anima i fischietti di Albe- ricordato a Milano il “Made in Puglia” robello

Milano e il mare dentro: Antonio Labombarda: sopravvivere alla metro- Dal silenzio alle parole. poli Raccolta di poesie

Pomeriggio di cultura salentina

I pugliesi di Milano incontrano il Card. Scola

Nicola Giuliano e Volti delle donne Gli italiani di la sua... “Milano dietro le di un tempo Crimea quinte” Polignano a mare: Vedila... Gustala... tica Sentila...

anno IV, n.9 Supplemento a “Il Leuca” Aut. Trib. di Lecce n. 999 del 9 settembre 2008

arpugliesi@tiscali.it info: 347 4024651 - 392 5743734

Editore: Associazione Regionale Pugliesi Presidente: Dino Abbascià Direttore Responsabile: Agostino Picicco Fondatori e co-direttori: Giuseppe Selvaggi e Giuseppe De Carlo

Semper Energe-

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Emilio Marsella e le donne di Maruggio

Carnevale Mene-

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Premio Salento da Comunicare 2013

Hanno Collaborato: Nicola Augurio, Ornella Bongiorni, Michele Bucci, Giuliana de Antonellis, Stanilao De Guido, Alessandro Guido, Francesco Lenoci, Angela Pellegrino, Franco Presicci, Maurangelo Rana, Paolo Rausa, Felice Ricchiuti, Antonia Scarciglia.

La direzione declina ogni re­spon­sabilità al contenuto degli articoli firmati, poiché essi sono diretta espressione del pensiero degli autori. La direzione si riserva di rifiutare qualsiasi collaborazione o inserzione di cui non approvi il contenuto. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. La collaborazione a questo giornale è a titolo gratuito.

Stampa: Studio Pixart S.r.l. Quarto d’Altino (Ve)

Realizzato in collaborazione con:

Redazione e Sede Legale: Via Pietro Calvi, 29 - Milano Pagina 3


PUGLIA A MILANO di Agostino Picicco I primi mesi del nuovo anno hanno visto una massiccia (e il termine non è retorico) presenza della Puglia a Milano: spettacoli teatrali di autori pugliesi, presentazioni di libri su realtà pugliesi, in particolare una sul borgo antico di Bari, la kermesse internazionale della Borsa Internazionale del Turismo, la promozione dei percorsi del gusto in particolare di vino e olio. Diverse e variegate le manifestazioni, suddivise nel tempo e in luoghi significativi della metropoli lombarda: dal polo fieristico di Rho, al palazzo delle Stelline, alla sede della Borsa, al palazzo della Regione, solo per citarne alcuni. Preciso che non si è trattato di incontri di nostalgici (visti i numerosi pugliesi a Milano) ma di veri e propri eventi di carattere commerciale e culturale. E’ emerso, infatti, un ritratto della Puglia turistica e letteraria, che ha descritto l’evolversi degli aspetti sociali, degli stili di vita, del costume, tenendo altresì conto del cambiamento delle abitudini dei turisti e delle nuove esigenze del mercato nella promozione della gastronomia pugliese a Milano, con un occhio di riguardo a Expò 2015. Il messaggio promozionale che ne è emerso è che il valore aggiunto della eccellenza dei prodotti va trovato in ambito culturale. Il prodotto gastronomico, infatti, si inserisce nel contesto dei valori culturali di arte, paesaggio, storia, letteratura, tutti elementi che individuano l’identità di una comunità locale. Vino, olio, taralli, orecchiette, mozzarelle diventano scoperta del territorio e non

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soltanto bevanda o impasto. Il turista che entra in una enoteca pugliese non è un cliente qualsiasi: la bottiglia diventa il souvenir di un viaggio. La promozione gastronomica allora deve entrare in sinergia con altri elementi del territorio: enti pubblici, produttori, residenti che per primi conoscono la bontà del prodotto. La nuova scoperta, il messaggio da cogliere è che occorre coniugare la cultura del territorio con il prodotto agro-alimentare nella consapevolezza che un prodotto straordinario si lega a un “orgoglio identitario” tipico di una regione riconosciuta nel mondo per l’antica tradizione agricola. In tal senso l’assessore regionale al settore ha fatto più volte presente l’impegno della Regione non solo nelle innovazioni infrastrutturali ma anche in un cambio di mentalità che porta pubblico e impresa ad un investimento in “agri-cultura” proprio per reinquadrare il turismo in Puglia nel contesto di una nuova cultura che porti a valorizzare sì il patrimonio artistico e paesaggistico ma anche a legare il prodotto tipico al territorio e quindi al turismo. Puglia, quindi, non solo come mare e sole. In questo senso l’incremento degli educational dei giornalisti per far raccontare cosa c’è dietro una etichetta, per evidenziare l’insieme di esperienze di saperi e sapori, nel senso anche delle modalità di lavorazione dei prodotti, da trasmettere alle nuove generazioni. Insomma, non standardizzazione ma identità culturale e territoriale, e non fornitori di semilavorato. “Il sapore è diverso dal saporito”, hanno detto gli esperti. Così è stato ribadito l’impegno dell’Italia a dettare la linea in Europa e a migliorare le capacità produttive affinché i consumatori siano più consapevoli delle loro scelte.


Pino Campagna: Comicità “Made in Sud” di Giuseppe De Carlo

Dopo la tournée estiva che lo ha visto protagonista in tutta Italia, il comico pugliese Pino Campagna torna in teatro con il suo nuovissimo spettacolo scritto in collaborazione con Marco Del Conte (uno degli autori del programma televisivo Zelig di Gino e Michele e Giancarlo Bozzo). Lo show prende spunto dal libro “I figli non crescono più “del sociologo Paolo Crepet. Tra le mura domestiche è sempre più difficile trasmettere il senso di responsabilità e i valori che contano. “Il problema è spesso non avere la bussola per affrontare queste situazioni” – afferma Campagna. Si è rotta la pleistescion interpreta, in chiave comica, la realtà postmoderna mettendo a confronto l’infanzia di vent’anni fa, fatta di genuinità e innocenza - dove per divertirsi bastava un pallone e la merenda pomeridiana era a base di pane e pomodoro - con quella attuale più artefatta e fondata su legami virtuali. Di quali strumenti possono avvalersi i genitori per colmare queste differenze e gestire nel modo migliore l’educazione dei propri figli? Esiste un vademecum educativo da rispettare valido per ogni generazione? Immedesimandosi nel duro ruolo dei figli e dei genitori di oggi, il comico paragona

questi ultimi con quelli delle generazioni precedenti, prendendo spunto dalla sua infanzia meridionale vissuta tra i cortili di Foggia. Un intreccio di generazioni diverse che si incontrano e si confrontano, il tutto descritto in chiave comica e arricchito dall’impareggiabile stile ed ironia del comico più esperto in guai famigliari: Pino Campagna. È risaputo che la tecnologia ha cambiato le nostre vite, semplificandole e rendendole, alle volte, più frenetiche, ma può sostituire l’educazione e le attenzioni di un genitore? Può una playstation essere paragonata al compagno di gioco d’infanzia? Possono una chat e una tastiera sostituire il calore di una chiacchierata con un amico? E ancora: un bambino del 2000, tra trent’anni, racconterà dei palloni che ha perso sul balcone dell’odiosa vicina di casa o di come è riuscito a vincere i mondiali con la sua playstation? Pino Campagna non solo si interroga sulle nuove generazioni, ma descrive quello che potrebbe essere un vero trauma infantile di oggi: la rottura della consolle e un urlo dalla cameretta: “Papà, si è rotta la playstation!” Un grande spettacolo che ci vede protagonisti e allo stesso tempo protettori delle regole base del più bel gioco da sempre esistito: la vita.

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Alcuni luoghi del Salento dove

rivivere i riti della Pasqua di Giuliana de Antonellis La Pasqua è uno degli avvenimenti religiosi che richiamano nei luoghi di origine numerosi migranti che in questa santa festa riscoprono il valore della tradizione e tutto ciò che ad esso è legato. I pugliesi hanno da tempo immemore dato risalto a queste manifestazioni e anno dopo anno ne hanno accresciuto l’interesse intorno ad esse, al punto tale che non c’è famiglia nel piccolo o grande borgo che non si dedichi alla preparazione degli apparati che servono: dai costumi alle travi, alle cinture, alle corone, ai partecipanti grandi e piccoli che siano. Una caratteristica preparazione è quella de lu “piattu pe lu sibburcu”

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che consiste in un piattino di grano lasciato germogliare al buio che andrà ad adornare il Sepolcro. E’ cosi che in ogni angolo di questa regione nel periodo di quaresima e sino alla settimana santa si susseguono rappresentazioni sacre della passione di Cristo. Oria anticipa tutti i riti pasquali. Ogni giovedì di marzo e fino a Pasqua la statua di Gesù morto viene portata dalla Chiesa delle Benedettine alla Cattedrale, dove viene celebrata una Messa. Intorno ai confratelli, vestiti di nero, gli abitanti di Oria seguono la processione. Si tratta di una processione breve, ma molto intensa e commovente. Gesù,

una statua lignea del ‘700, è adagiato su un letto bianco coperto da un baldacchino bianco, che ogni famiglia di Oria ha contribuito a restaurare. I bambini agitano la Trenula, uno strumento fatto di legno che viene utilizzato per fare rumore e il chierichetto la Troccula davanti alla processione. Il Mercoledì Santo, dalla Chiesa di San Benedetto, alla Statua di Gesù Morto si aggiungono in processione tutti i Misteri (le Statue che riproducono la Passione di Gesù) che confluiranno nella grande Processione del Giovedì Santo. Ogni Confraternita porta in spalla la sua statua. Alla Confraternita della Morte tocca il compito di portare Cristo Morto


I “pappamusci” e la Settimana Santa a Francavilla Fontana. Il Giovedì Santo, i Pappamusci, confratelli incappucciati, con passo cadenzato e a due a due, visitano i sepolcri delle numerose chiese che adornano la città, che si è scoperto da poco, essere il centro della Terra d’Otranto. Tale rito è tramandato dai Frati Carmelitani i quali, quando andavano in Terra Santa, accompagnavano i pellegrini a visitare i luoghi della Passione di Cristo. La notte del giovedì, un gruppo di confratelli con la “trenula” (antico strumento dal suono particolare) ed accompagnati da due musicisti intonano una “nenia” presso l’uscio di casa dei più anziani, del priore, ex priori e benefattori, per invitarli alla processione

del venerdì. Poi la sera del Venerdì Santo, incappucciati e a piedi scalzi, si caricano sulle spalle “lu trau”, una croce di legno pesantissima, trascinandola per tutta la Processione e condividendo in questo modo la Passione di Gesù. Il nome pappamusci deriva, secondo alcuni studiosi, dallo spagnolo e vuol dire andar lento. I riti in griko nella grecia salentina. Da Martignano, nel cuore della Grecìa Salentina arriva l’eco dei Canti della Passione,

canti intonati nella lingua grika, un dialetto molto simile al greco arrivato nel Salento con i primi coloni grecì nell’Antichità classica e ulteriormente rinverdito dai monaci bizantini, in fuga dall’Oriente, nel XI secolo per le lotte iconoclaste. Durante la Settimana Santa i contadini giravano per le case dei borghi o andavano nelle masserie per cantare i canti della Passione, dove si narrava con commozione, la Storia di Gesù. Il canto si concludeva spesso con un dono: una puccia (il tipico pane salentino), un po’ di formaggio e, quando si voleva strafare, qualche uovo. A Calimera, finanziata dall’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, è molto attiva una scuola di griko per bambini e adulti, il griko viene utilizzato anche per pregare, in attesa della Pasqua. La Pasqua è preceduta nel Salento dalle Tavole di San Giuseppe. Anche questo rito ci ricorda quanto il Salento sia stato, in passato un incontro di popoli e di culture. Infatti le Tavole sono state introdotte dal popolo albanese, durante il Medioevo. Il 18 e il 19 marzo di ogni anno vengono allestite nelle case dei privati e in piazza le Tavole di San Giuseppe. Ogni paese ha i suoi rituali. A Erchie, il 19 marzo, lungo tutto il corso principale vengono allestite dall’Amministrazione comunale e dalle associazioni di volontariato le Mattre (Tavole) di San Giuseppe. Vi spiccano 13 pietanze strettamente legate alla simbologia cristiana e all’arrivo della Primavera: il pesce fritto, simbolo di Gesù, le ncartiddhate, dolci tipici ricoperti di miele: piccole fasce di pasta fritta e avvolta

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su se stessa fino a formare una rosellina, che ricorda le fasce di Gesù Bambino, la mattra: pasta fatta in casa, in parte bollita e in parte fritta, condita con i ceci, che ricorda i colori del narciso, e quindi l’arrivo della Primavera, li pampasciuni, cipolline selvatiche dal gusto amarognolo, legati all’arrivo della bella stagione, infine i grandi pani a forma di ruota, con le

arance al centro. Impedibili gli uccelli di pane portafortuna: allontanano il maltempo dalle case e dai raccolti. A mezzogiorno il sacerdote benedice le Mattre e tutti prendono un po’ di quel cibo. La sera precedente, il 18 marzo, viene acceso nella zona 167 un grande falò, alto più di dieci metri e di 16 metri di diametro.

Di questi riti nel Salento ne hanno parlato in occasione della BIT 2013 nella sala eventi dello stand Regione Puglia l’assessore al turismo, cultura e Mediterraneo della Regione Puglia, Silvia Godelli, il dirigente delle Azioni di Marketing di Pugliapromozione, Alfredo De Liguori, il presidente del Gruppo di Azione Locale di Mesagne, Damiano Franco, l’assessore al turismo della Provincia di Lecce, Francesco Pacella, il presidente dell’Unione della Grecìa Salentina, Luigino Sergio, il vicesindaco di Francavilla Fontana Mimmo Bungaro, l’assessore al turismo di Nardò, Maurizio Leuzzi e i consiglieri delegati al turismo di Castro, Pasquale Rizzo e alla cultura di Supersano, Maria Bondanese. Presente il presidente dell’Associazione regionale pugliesi di Milano, Dino Abbascià. Il direttore della rivista di turismo e cultura del Salento, Spiagge, Carmen Mancarella, ideatrice di un tour sul tema i luoghi dell’anima ha moderato l’incontro e illustrato i paesi in cui tali riti sono di particolare attrattiva turistica.

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Viene costruito dai giovani dell’Associazione amici del falò con i tralci della potatura dell’olivo. Ancor tanto ci sarebbe da dire, ma lasciamo al lettore il piacere della scoperta sul luogo di altre attrattive e seguire il profumo dei prodotti di gusto provenire dalle case o ristorare le membra tra candide vestigia.


LE ASSOCIAZIONI PUGLIESI PER PROMUOVERE

IL “MADE IN PUGLIA” Per le associazioni dei pugliesi fuori di Nicola sede i mesi autunnali sono dedicati a una serie di feste ed eventi che hanno lo scopo di dare inizio alle attività dell’anno sociale, aggregare persone, promuovere il territorio. Di solito si ripropongono in chiave più “settentrionale” quelle che sono state le feste patronali estive presso i paesi d’origine. Con celebrazioni di messe, processioni e convegni vengono ricordati santi patroni e Madonne protettrici. Inoltre intervengono sindaci e monsignori a far sentire il calore delle città natali. I valori religiosi riconciliano con un tempo antico fatto di devozioni e sicurezze che si proiettano anche oggi nel vivere quotidiano. Il dialetto e la cucina dei piatti tipici danno il calore e forza. Musiche, tarantelle e balli sprigionano energia e allegria. Castagnate, festa dell’uva, festa di san Martino costituiscono occasioni per ritrovarsi insieme, per rinsaldare l’amicizia, per mangiare cose buone, magari anche per rinnovare la tessera e permettere così alle varie associazioni quel minimo di autonomia per organizzare le manifestazioni. Emerge il ruolo di queste associazioni che rappresentano, soprattutto nelle grandi città, un antidoto alla solitudine, alla spersonalizzazione tipica della metropoli. Evitano che i quartieri diventino dormitori, fanno sì che la gente esca, socializzi, partecipi ad eventi ben preparati. Le associazioni sono il segno di una vivacità aggregativa e organizzativa, i cui effetti sociali hanno ricadute anche sulla qualità della vita (che in fondo è ricerca della felicità), e sono un punto di riferimento per il tempo libero, per la socializzazione, per la partecipazione agli eventi,

Augurio

per un consiglio o un aiuto. Per una qualificata promozione del territorio l’Associazione Regionale Pugliesi, consapevole che la Puglia è una regione lunga in estensione e si compone di realtà diverse - ugualmente meritevoli di attenzione e ricche di tradizioni variegate - si è inventata un articolato programma che prevede la promozione di singole città o province, con l’intento tra l’altro di avvicinare quanti di quelle zone non conoscono ancora l’associazione. Valorizzando diversi paesi sono stati organizzati pomeriggi a tema, con la presenza dei sindaci, la proiezione di video o foto che ripropongono la bellezza di paesaggi naturali o scorci architettonici, lettura di poesie, presentazioni di libri dedicati a personaggi storici locali, canzoni popolari e danze, degustazioni di taralli, olive, formaggi, dolci, coronate da vino novello. Tanti gli obiettivi raggiunti da queste feste: promozione del turismo, conoscenza dei luoghi, proposta di novità cittadine, contatti con enti locali, rinsaldamento di amicizia, animazione di tempo libero in modo creativo e propositivo, riscoperta di prodotti locali e relativa commercializzazione. Penso che in questi contesti le associazioni ricoprano ruoli di protagonismo e di primaria importanza, costituendo anche un volano creativo per la nostra regione da un punto di vista turistico. Sono, insomma, le finestre sulle città dalle quali poter vedere e gustare paesaggi e prodotti. Si inizia a costruire in autunno per avere un’estate intensa e piena di nuovi turisti. Nel frattempo non manca l’amicizia e la serenità che offre calore e conforto nelle fredde brume dell’incipiente inverno.

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Milano e il mare dentro: sopravvivere alla metropoli

A chi scrive non restano che le parole per sovvertire la realtà. Il foglio di carta è il luogo del rifugio, è lo spazio limitato in cui recintare la condizione puramente spirituale dell’anima persa nel sogno, il viaggio fantastico per sfuggire a una quotidianità che non soddisfa. Giorno dopo giorno la città metropolitana si apre e mi regala nuove storie, situazioni inaspettate, cortocircuiti. Come ogni mattina, nell’androne della fermata della metropolitana mi accoglie la voce dell’immancabile mendicante di professione che come un disco rotto mi augura con fastidioso tono di voce basso, non modulare e dal ritmo molto lento: buona fortuna, buon lavoro e un’infinità di altri auspici per 50 centesimi di riconoscenza scaramantica; la prima tassa della giornata. Il clic della macchinetta obliteratrice per accedere ai treni della metropolitana mi rimanda all’immagine del colpo di pistola ai blocchi di partenza che dà il via a una corsa a ostacoli o peggio il gong di un ring di pugilato. E’ da qui che inizia la mia giornata di milanese. Quando mi chiedono se val la pena venire a vivere a Milano, cerco di non rispondere, vivere in un altro paese allarga gli orizzonti, mette alla prova la propria capacità di adattamento e insegna le differenze … tutto vero basta salire su un treno della metropolitana e incontri un mondo. Si diventa “ibridi”. Vivo il viaggio come una sorta di limbo, la cosa non è necessariamente negativa, anzi, se sai gestirla bene, puoi prendere il meglio delle giornata, quello in cui non devi dar conto a nessuno, quasi mai uno scambio di sguardi o di battute che non vadano oltre il banale o la rituale domanda

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di Giuseppe Selvaggi “scende alla prossima?”. Oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta, sto pian piano imparando, ma, mi illudo di imparare la regola, non imparerò mai. Sono passati diversi anni, la sensazione resta identica a quella che devono provare i migranti al loro sbarco …. l’estraneità a qualcosa di cercato, inseguito, immaginato. Milano al mio arrivo mi era apparsa come l’avanguardia del benessere - con i suoi alberghi, le strade della moda, la metropolitana e poi tanta, tanta umanità che si sfiora ignorandosi. L’avevo immaginata come frontiera del progresso, la ritrovo isolata dal mondo, con lo sguardo nostalgico rivolto al passato e una patina fresca di vernice che è incrostata di salsedine, visione questa innaturale

vista la distanza dal mare. Il mare, quale enorme assenza in questa città su cui il sole, forse in disaccordo con i fatti umani, nega la sua presenza e si cela dietro a un denso e umido strato grigio, uniforme e piatto, come a voler negare speranze di luce. A volte per raggiungere uno stato

di estraneazione dal presente mi è sufficiente fermarmi qualche minuto ad ascoltare i suoni prodotti da ciò che mi circonda. Sono molteplici i fenomeni naturali capaci di indurre uno stato di calma e pace nella nostra mente e nel nostro corpo, basti pensare al vento che pur prigioniero gira tra i palazzoni di una periferia dove meno presente è la confusione acustica e con un qualche sforzo è immaginabile di poter riconvertire il rumore in suono. Attingiamo allora alle registrazioni acustiche che custodiamo nella mente e che riadattiamo a momenti e circostanze credendo di sentire qualcosa che ci portiamo dentro, come il rumore del mare. Strano a dirsi, sarà capitato a molti di udire il rumore del mare appoggiando una conchiglia all’orecchio, si tratta di un’illusione acustica: la conchiglia contiene al suo interno dell’aria; ogni onda sonora proveniente dall’esterno e che passa vicino alla conchiglia, fa vibrare l’aria contenuta all’interno di essa, dando maggiore intensità a rumori altrimenti poco udibili. I rumori esterni e la stessa aria fluttuano e le pareti della conchiglia fungono da cassa di risonanza, ecco perché ciò che si sente mettendola vicino all’orecchio assomiglia alla risacca del mare. Ma, io non ho alcuna conchiglia, ho solo la voglia e il desiderio di sentire il rumore del mare. Ho amato il mare,


gioia dei miei svaghi giovanili quando mi facevo trasportare dalle onde e sparivo alla vista dei miei amici coperto dalla sua schiuma, mi fidavo del mare e mi sentivo parte di esso. Tutto emerge dall’immaginazione come corrispettivo visionario e simbolico della propria interiorità sofferta, l’uomo si scruta e intravede nel mare lo specchio abissale in cui contemplare la propria anima e si con-

fronta con l’idea del naufragio come metafora della sua esistenza. E il bisogno dell’altrove si configura nella propria ricerca come lo spazio aperto del mare, metafora della libertà. Si scorge un pericolo in questa fuga momentanea, il mare sognato, immaginato, diviene referente inquietante e specchio dell’animo ansioso e instancabilmente coinvolto nel quotidiano bisogno di vivere or-

dinariamente e l’esigenza di fuga da una realtà che non piace. Preso dai miei vagheggiamenti non mi accorgo che procedo camminando sulla strada, una “provvidente” pozzanghera presa di proposito da un’automobilista dispettoso mi schizza accompagnando il gesto voluto allo sfottò “sveglia!”. Ritorno alla realtà… non è acqua di mare è fango cittadino.

Antonio Labombarda Dal silenzio le parole. Raccolta di poesie - CSL Pegasus Edizioni, 2012 L’autore di queste poesie non è un poeta “di professione” e neppure un vecchio professore in pensione che si diletta con l’arte e la letteratura. E’ un carabiniere che nel tempo libero dà voce ai suoi sentimenti tramite la poesia. Già la professione è insolita per un poeta, ma proprio questo lavoro consente al nostro autore di avere uno spaccato particolare di osservazione della realtà che lo circonda. Una realtà che considera da molto vicino, partendo dal mondo degli affetti familiari e dell’amicizia. Labombarda, con le sue liriche, apre il cuore al mondo che lo circonda, ricorda i genitori, incoraggia le figlie, si rivolge teneramente alla moglie. Ed osserva il suo contesto di vita alla luce della solidarietà dei rapporti e dei sentimenti. Talvolta si coglie, come è giusto che sia e come accade per tutti, una vena di malinconia, il desiderio di solitudine, la compartecipazione dinanzi alla sofferenza. Ma l’autore allarga subito il cuore alla speranza e alla fiducia. Il vivere umano viene filtrato e vissuto attraverso questi sentimenti che riscaldano il cuore ma soprattutto danno orizzonti nuovi all’esistenza. Il filo rosso che pervade le poesie di Labombarda è dato dalla sua grande spiritualità che trova radici nel sentimento religioso e nella fede in Dio. A partire da questa sua dimensione religiosa si innestano i valori della famiglia, dell’amicizia, della festa, che innervano la vita dell’autore a partire dalla quotidianità e dalla semplicità delle piccole cose di ogni giorno. Come tutte le

a cura di Agostino Picicco persone con un cuore grande, l’autore si commuove davanti alla maestà della natura, ai grandi paesaggi, ai sentimenti dell’animo umano. Considera la vita come dono, le variabili della felicità, gli echi del silenzio. Si affida alla Provvidenza con animo lieto e grato. Un messaggio di vita che trova testimonianza nelle attività di volontariato che il carabiniere-poeta svolge e alle quali dona i diritti d’autore della pubblicazione (impreziosita da una bella grafica). Anche per questo suggeriamo di leggere il volume a chi desidera confrontarsi con la propria spiritualità e con i grandi temi dell’esistenza, con semplicità e con umiltà.

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Nicola Giuliano e la sua...

“Milano dietro le quinte” di Michele Bucci C’è chi decide di fare il fotografo nella vita e chi invece ama cogliere momenti, emozioni, luoghi, particolari che altri non riescono a cogliere per incastonarli in uno scatto, per far emozionare, per evocare momenti della vita. Nicola Giuliano, è uno di loro, trentasette anni nella vita non fa il fotografo ma ama comunicare e sostiene che la sua è solo una passione, dice. Ma poi, puntualmente, i suoi scatti dimostrano il contrario. E’ nato a Rutigliano e vive a Milano da 14 anni. Ama Milano e adora la Puglia al punto da cercare luoghi di Puglia a Milano... sembrerà impossibile ma lui è riuscito in quest’impresa. Ama la vita, la musica, i viaggi, il buon cibo, il cinema e gli amici, la cosa che gli riesce meglio è comunicare. Sa cogliere sfumature che ad altri sfuggono, riesce a sentire ovunque il profumo del mare che bagna la sua terra. Perfino a Milano. A scoprire le sue doti nascoste di fotografo, artista, comunicatore è Paola Ratclif – Responsabile delle Comunicazioni e Relazioni Esterne della Fondazione

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Benedetta D’Intino - che lo coinvolge per la prima volta in nuova mostra fotografica proponendogli come tema la “Milano dietro le quinte”. Questa mostra sembrava destinata proprio ad uno come lui. Inserita nell’ambito di una rassegna che ruotava attorno al concetto spiazzante di sinestesia e cioè della possibilità di sentire anche attraverso sensi non canonici, Milano dietro le quinte voleva raccontare una Milano insolita, nascosta, inconsueta. Una Milano che non t’aspetti. Paola si accorge subito del talento nascosto del nostro amico Nicola che finalmente può tirare fuori quello che da tutti gli era riconosciuto… Paola rimane colpita dal fatto che Nicola coglieva dettagli e particolari che a sfuggono a chi non possiede l’x-factor.. Egli ha l’abilità di scostare il velo che si posa sulle cose per scoprirle nude, essenziali senza fronzoli e senza scorza, intime come se si rivelassero in quel momento. Nicola si presenta alla mostra con la foto che chiamerà “Il cortile”. Un pomeriggio mentre era in

moto riconosce in uno scorcio di Milano un angolo di Puglia. Incredibile! Quella fotografia aveva centrato in pieno la suggestione che il tema della mostra voleva regalare. Ma non solo, la Milano che non conosce nessuno può essere molto più poetica della città agli occhi di tutti. Molto più sorprendente. Chi guardava quella foto, l’intensità di quei colori e quel modo, atipico, di stare insieme, poggiati su una parete bianca, segnata dal tempo, viaggiava dritto dritto verso Ostuni, non poteva essere Milano. “Il cortile” fu la prima foto a essere venduta. Forse un caso, forse no. Del resto la fotografia si alimenta di suggestioni, delle supposizioni non sa che farsene.


Spettacolo Teatrale VOLTI DELLE DONNE DI UN TEMPO di Angela Pellegrino

L’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, con il patrocinio della Vice Presidenza e Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano, ha promosso in occasione della Festa della Donna lo spettacolo teatrale “Volti delle donne di un tempo”, scritto e diretto da Paolo Rausa. Tratto dalla raccolta di racconti “Volti di carta, Storie di donne del Salento che fu” di Raffaella Verdesca, rappresenta attraverso la storia di 6 donne esemplari, vissute fra le due guerre e nel periodo postbellico, il percorso faticoso delle donne del sud per emanciparsi dalla fatica, dalla violenza e dalle intimidazioni, alle quali queste donne coraggiose rispondono con determinazione e grande dignità. Questi esempi rappresentano le donne mediterranee e in particolare del nostro Sud, il Salento, la “Porta d’Oriente” come lo definisce l’autrice di questa raccolta di racconti che possiamo definire una vera e propria epopea. Sono ritratti i volti vivi di

Vincenzina, operaia in una fabbrica di tabacco, di Nunziata, moglie di emigrante, di Teresina, contadina violata nel corpo e nello spirito, di Immacolata, curiosa e desiderosa di apprendere la cultura diversa degli ebrei, sfuggiti alla deportazione e che trovano al sud un momentaneo luogo di pace in attesa di raggiungere la terra promessa, di Uccia la mammana, che vive donando la vita e alla fine viene premiata con una vita trovata e adottata, e infine di Caterina, resa vedova per una diagnosi sbagliata, mortale per il marito, e che ora non si dà pace e lavora giorno e notte per assicurare il cibo e un futuro ai figli. Donne di un tempo, ma che ritroviamo nelle tante donne acrobate di oggi che lottano per la vita nel nostro Sud e nel Mediterraneo, discriminate e oggetto di violenza, ma imperterrite nell’affermare il diritto al lavoro, all’istruzione e agli affetti. Lo spettacolo è stato presentato in prima assoluta il 26 dicembre 2012 alla Casa di Riposo “Capece” di Nociglia (Le) in versione ridotta e successivamente la notte del 31 dicembre, ovvero alle 5 di mattina del 1° gennaio 2013, in versione completa al Faro della Palascìa (Otranto) nell’ambito della manifestazione l’Alba dei Popoli, organizzata da Legambiente in collaborazione con il Comune di Otranto. Prima della serata milanese del 12 marzo, lo spettacolo viene rappresentato l’8 di marzo, al Palazzo della Cultura di Poggiardo (Lecce).

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Rassegna “Campanili di terre di Puglia”

Polignano a Mare: Vedila ... Gustala ... Sentila Nell’ambito della rassegna “campanili di terre di Puglia” domenica 17 febbraio a Milano oltre 500 persone hanno affollato la palazzina Liberty, un gioiello architettonico edificato all’interno del Parco Marinai d’Italia, per ricreare il clima della piazza, del paese … insomma di Polignano a Mare cittadina che come recitava il cartoncino d’invito è una delle “perle dell’Adriatico” posta tra mare e cielo. Non c’era bisogno per la verità che ai polignanesi residenti a Milano e in Lombardia venisse riservata una apposita giornata per ricordare il loro paese di origine. Polignano è rimasto nelle parole e nel cuore degli “amici di Polignano” che ogni sabato pomeriggio si ritrovano presso la sede dell’associazione regionale pugliesi e che con tenacia e determinazione hanno realizzato un pomeriggio indimenticabile grazie all’impegno e al dispendio di energie e al coordinamento di Tonino Lisco e Vito Colella che sono stati bravissimi a coinvolgere tanti e tanti altri polignanesi giunti a Milano appositamente anche da altre località. Non c’è stata solo cultura, spettacolo, proiezioni di filmati di luoghi cari alla memoria visiva dei presenti, alimenti dell’eccellenza enogastronomica appositamente portati a Milano da Polignano e offerti in degustazione a dare vita ad una serata che ha divertito i presenti, tra cui molti milanesi doc, ma ha anche strappato momenti di grande commozione specie con l’interpretazione delle canzoni più belle del nostro grande Mimmo Modugno, interpretate magistralmente da Armando Pisanello accompagnato al pianoforte dal Maestro Sante Palumbo noto e apprezzato pianista a livello internazionale.

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di Stanislao De Guido Ha presentato e condotto il pomeriggio Rossella Ivone, giornalista di TGCOM, il saluto per conto dell’associazione regionale pugliesi è stato portato dal dott. Giuseppe Selvaggi, studioso di tradizioni popolari, sul palco si sono alternati la verve di Gianni Carone, la poliedricità di Maurizio Pellegrini e della sua band,

i racconti di Tonino De Filippis nonché la descrizione di alcune noterelle storiche per la maggior parte ignote ai presenti in sala, come per esempio quelle relative al grande arch. polignanese Giuseppe Gimma. Questi, nato a Polignano nel 1747, operò intensamente in tutta la puglia per oltre cinquant’anni (morì ultraottuagenario a Bari) e tra le mille sue opere progettò nel 1798 la strada regia consolare da Bovino a Lecce. Nell’occasione il relatore Carlo De Luca ha esibito anche il disegno del tratto di strada tra Fasano e Bari scovato tra la pletora di carte antiche

presso l’Archivio di Stato di Bari. Ma Carlo De Luca si è soffermato in particolare sul fatto che l’arch. Gimma soprattutto redasse il piano generale e tutti i piani particolareggiati, isola per isola, sin dalla fine degli anni ‘90 del XVIII secolo e quelli del 1813, del 1815 e quello finale del 1816, del borgo nuovo di Bari. Perciò il dr. De Luca bene ha fatto ad evidenziare che il primo nucleo del Borgo Nuo-

vo di Bari dovrebbe perciò essere intitolato “Borgo Gimma” piuttosto che borgo murattiano, non avendo G. Murat fatto alcunché per l’espansione di Bari oltre il vecchio centro abitato, ristretto fino ad allora entro il perimetro angusto delle mura cittadine. Il De Luca ha invitato in particolare l’assessore alla cultura del comune di Polignano, dott.ssa Marilena Abbatepaolo, a intitolare una strada a Polignano all’illustre concittadino e ad approfittare dei festeggiamenti in occasione del bicentenario del borgo nuovo di Bari


per ottenere l’intitolazione di una via anche a Bari al nome di un polignanese che ha così ben onorato la sua patria d’origine e quella di elezione. Per l’occasione il De Luca ha scritto e pubblicato una breve storia di Polignano che ha donato a tutti presenti perché possano avere sempre memoria dei fatti principali della loro città natale. Apprezzato l’intervento del giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Michele Pizzillo, che da esperto enogastronomo ha incuriosito la platea con le sue descrizioni colmando vuoti conoscitivi sulle nostre produzioni e piatti tipici, aprendo inevitabilmente a desideri gustativi magari rimandati al primo ritorno a Polignano o in qualche locale milanese che fa cucina pugliese. Il Sindaco Domenico Vitto, dopo aver risposto pubblicamente ad alcune domande poste da un giornalista milanese sulle opportunità soprattutto turistiche della nostra meravigliosa cittadina, è intervenuto a premiare i cittadini polignanesi che molto bene si sono distinti lontano

dalle mura della città natale: il prof. Giacomo De Laurentis, direttore della scuola di formazione presso la Bocconi, la dott.ssa Tulia Ardito direttrice del carcere di Vercelli, il brig.

Angelo Montalbò medaglia di bronzo al valore civile per aver sventato il rapimento di una bambina da parte di tre malfattori , il dott. Omar Laruccia, responsabile telefonia LG europa e due signore polignanesi Angela Pellegrino (89 anni) e Maria Frugis (87 anni).

Le realizzazioni del manufatto artistico del Premio, riproducente in rilievo una delle più belle vedute di Polignano, è stato realizzato dall’artista Giacomo marito della polignanese Enza Frugis. L’avv. Agostino Picicco e il Cav. Dino Abbascià, hanno ritirato dalle mani del sindaco Vitto una targa donata dalla città di Polignano all’associazione regionale pugliesi, i due esponenti nel loro intervento hanno ringraziato pubblicamente gli sponsor : Puglia Alimentari, Azienda Agricola Lippolis, Cosmai Caffè, Dolciaria Ambrosiana, Mundial Breack e Banca Medionanum che hanno contribuito alla fattiva realizzazione della manifestazione. Insomma, un pomeriggio per vantarsi di essere polignanese prima e pugliese dopo ,far conoscere e ricordare un paese unico alla cui preservazione e valorizzazione devono lavorare tutti quelli che non solo a parole amano la propria terra, ma, che lavorano affinché Polignano assuma un ruolo trainante del turismo per le terre e i campanili di Puglia.

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Semper Energetica

L’evento organizzato dall’Associazione Regionale Pugliesi in parnership con Enel Energia “Mi piace scommettere sui giovani, su chi ha talento, soprattutto in periodo difficile come questo. Se scopro un artista o qualcuno si presenta da me cerco di fare del mio meglio per dargli una possibilità”. Con spirito entusiasta e pionieristico Franco Tarantino racconta la sua idea di curare la mostra collettiva ‘Sempre Energetica’ che dal 10 al 20 dicembre è stata ospitata nel Punto Business Enel di Via Broletto, 44 a Milano in cui tredici giovani artisti hanno rappresentato la loro idea di luce. Un luogo, quello dell’esposizione, e una motivazione non casuali: nel 2012 ricorreva infatti il cinquantesimo anniversario della nascita di Enel (1962) e il modo migliore per festeggiare la ricorrenza è stato quello di raccontare, attraverso l’arte, come l’energia abbia cambiato, in maniera significativa, le nostre vite. E, parlando di innovazione, occasione più adatta per poter lanciare giovani e talentuosi artisti non poteva esserci visto che già nel 1910 Umberto Boccioni, tra i padri del Futurismo, sostenitori del progresso e della velocità, aveva omaggiato la luce attraverso la ‘Città che sale’ (oggi al Metropolitan Museum di New York). La luminosità, diversamente e originalmente interpretata, è il tratto caratteristico dei dipinti di Gianluca Arienti, Ennio Bencini, Roberto Buttazzo, Paolo Ciabattini, Clelia Cortemaglia, Fausta Dossi, Ruggero Maggi, Roberta Musi, Alessandro

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di Raffaella Bisceglia Nastasio, Massimo Navarra, Lorenzo Perrone, Francesco Polenghi e dello stesso Franco Tarantino. Tutti artisti che hanno già esposto alla Biennale di Venezia e che, tra presente e passato, tra realtà e fantasia, hanno cavalcato la storia - quella grande e quella quotidiana che appartiene alla vita di tutti noi - e il Futurismo, amato e riscoperto negli ultimi anni come le due grandi mostre di Milano e Roma allestite in occasione del centenario hanno dimostrato. Nessuna nostalgia o esaltazione fanatica

dell’idea del progresso, semplicemente il racconto della storia di Enel, lontano dai manuali. Con il patrocinio dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, la mostra è stata in qualche modo anche un omaggio alla città che si avvia a ospitare Expo 2015, un’apertura al mondo, al progresso, all’idea, a tutto ciò che è in divenire. Un filo rosso perfetto tra quel passato recente ricco di fermenti, di cui Milano è stata prota-

gonista assoluta, e il futuro prossimo, e l’omaggio a ‘La città che sale’ rappresenta il continuo moto verso l’alto, vorticoso e inarrestabile. Energia in movimento, appunto, come dimostrano l’esistenza e l’uso sempre più frequente di fonti rinnovabili in cui energia e natura vanno di pari passo. E proprio pensando all’uomo che sfrutta la potenza del sole ma anche al mare e a ciò che scorre nella terra che ha preso corpo l’idea di ‘Sempre Energetica’, un giorno di giugno in cui, per caso, Franco Tarantino, passava davanti alle vetrate dello spazio di via Broletto. “L’uomo si muove per servire la natura nella convinzione che potrà essere utile al benessere della specie umana – sottolinea – e viceversa. Purtroppo il progresso tecnologico, sebbene abbia concesso notevoli miglioramenti, ha provocato anche problemi gravi all’atmosfera. Fortunatamente, però, il mondo dell’energia di domani sarà il nostro prezioso patrimonio naturale che ci fornirà gli elementi per produrre energia” Franco Tarantino, pittore – scultore – grafico di origini pugliesi (è nato a Monopoli), non è nuovo a queste esperienze avendo curato altre collettive con tematiche diverse e opere come il Calendario 2011 ‘Progetto di Senso’, un mosaico all’interno del Cimitero Monumentale di Milano e le illustrazioni della copertina ‘Il Classico dei tre Caratteri’ di Wang Yng Lin.


L’Associazione Francesco Realmonte ONLUS dedicata a un pugliese affermatosi a Milano di Giuseppe De Carlo

Tra le Associazioni che fanno riferimento alla Puglia e traggono impulso e origine dalla memoria e dallo spirito di pugliesi illustri, merita di essere menzionata l’Associazione Francesco Realmonte ONLUS, dedicata al docente dell’Università Cattolica, scomparso nel 2008. Nato nel 1938 a Conversano in provincia di Bari, Francesco Realmonte, dopo aver frequentato il Liceo classico Domenico Morea di Conversano, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza della Cattolica di Milano e fu ospite del collegio Augustinianum. Dopo la laurea, intraprese la carriera accademica formandosi alla scuola di Luigi Mengoni. Assistente dal 1961 al 1969, poi docente incaricato e quindi dal 1976 ordinario di Istituzioni di diritto privato presso l’Università di Parma, con incarico anche all’Università degli Studi di Torino. Nell’anno accademico 1978-1979 ritornò all’Università Cattolica di Milano come ordinario di Istituzioni di diritto privato. Dal 1982 il prof. Realmonte ricoprì la cattedra di Diritto civile e venne anche eletto presidente dell’ISU (l’ente universitario per il diritto allo studio). Nel 1976 iniziò ad esercitare la professione di avvocato con il prof. avv. Paolo Tosi dando vita allo “Studio Legale Realmonte e Tosi”. Nel maggio 1998 fu colpito da una grave malattia che lo allontanò dall’università e dallo studio e lo costrinse ad abbandonare progressivamente l’attività accademica e quella professionale. La morte lo colse dieci anni dopo nel 2008. Francesco Realmonte è sempre stato molto legato alla sua terra ed ha sempre mantenuto vivi i rapporti con i suoi tanti amici conversanesi, trascorrendo ogni

estate nel paese natio. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Conversano. In sua memoria, nell’ottobre del 2009, è nata a Milano l’Associazione Francesco Realmonte ONLUS (www.francescorealmonte.it) con lo scopo di promuovere azioni di solidarietà e cooperazione in contesti nazionali ed internazionali. L’Associazione promuove progetti a tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, nel rispetto delle differenze di credo religioso, culturali e sociali, che favoriscano uno sviluppo solidale, etico e sostenibile e che costruiscano processi di resilienza in situazioni di bisogno e di emergenza nazionali e internazionali, con specifica attenzione ai minori e alle fasce più vulnerabili della popolazione. Particolare impegno è dedicato al tema del diritto all’educazione, all’istruzione e alla formazione, riconoscendo come centrale il problema educativo nei giovani, favorendo opportunità di studio e sostenendo la permanenza dei minori nel sistema scolastico. L’Associazione vive una stretta collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, in maniera particolare con il Master in “Relazioni d’Aiuto in Contesti di Vulnerabilità Nazionale e Internazionale” e con la “Fabbrica del Talento”, di cui è Direttrice la Prof.ssa Castelli, presidente dell’Associazione e ordinario di psicologia del ciclo di vita. A fianco di queste realtà, la Francesco Realmonte supporta progetti di intervento in situazioni d’emergenza (progetto “L’Università Cattolica per i minori di Haiti –2010”) e organizza seminari, conferenze e convegni, con il fine di rendere sensibile la comunità universitaria sui problemi riguardanti i diritti dell’uomo.

8 marzo 2013: oltre i riti e i significati rimossi Le donne dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, hanno organizzato presso la Sede dell’Associazione Regionale Pugliesi Via Pietro Calvi,29 a Milano un pomeriggio di convivio unito a una riflessione sul valore storico e sociale sulla “Giornata internazionale della donna”, per non dimenticare il senso originario che nel corso del tempo è stato smarrito, cancellato, svilito o banalizzato che se non è stato definitivamente azzerato, rappresenta semplicemente la cornice esteriore. Racconti, storie e testimonianze che non si sono esaurite con l’8 marzo, quest’anno la “festa” è stata a Teatro per la rappresentazione di “Volti delle donne di un tempo”. Pagina 17


Una sottile ironia anima i fischietti di Alberobello Bisogna percorrerla tutta, via Pertica, ad Alberobello; e sfiorare quasi la chiesa a forma di trullo - dove la messa viene celebrata all’alba – per raggiungere il negozio di sete e fischietti in terracotta di Maria Matarrese. Ci si arriva con il fiatone, perché è tutta in salita, questa via, fiancheggiata da case con i tetti a cono di gelato, adibite prevalentemente a esercizi commerciali. A segnalare la mèta, una mensola sormontata da una coppia a letto, lui deluso e lei rannicchiata, di spalle, profondamente addormentata: il naufragio di una prima notte nuziale, opera del figulo Vito Moccia. Ammirando questa “scultura”, con il fischietto dietro la testiera

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di Franco Presicci del talamo, moltissimi, incuriositi, entrano da Maria, se non ci vanno apposta. E una volta scesi i tre scalini che portano a questa specie di grotta, che ne insegue un’altra e un’altra ancora, spesso si fa un po’ fatica a districarsi tra la folla di turisti, di cui tanti giapponesi. Protetti con cipiglio da un battaglione di carabinieri dai baffi cosacchi, schierati su quattro o cinque ripiani, con la loro banda in prima fila. C‘è gente che intasa il flusso, perché resta a lungo ad osservare il prete che confessa la ragazza procace; la “500” stracolma di bagagli; il presidente Napolitano impegnato a rammendare

la nostra bandiera; un gatto birbone, che, trasfigurato dalla fantasia dell’autore, sbircia il visitatore compiaciuto; il pasticciere che esibisce la torta appena sfornata; una rappresentanza di uomini politici colti nei loro vezzi; un Mario Monti vestito da vescovo e un pollaio molto popolato, agli ordini di un gallo gagliardo e vanitoso: figura storica della produzione faunistica pugliese. Tutti i “personaggi”, più di 10 mila, ordinatamente disposti su queste mensole, sono plasmati con abilità squisitamente artistica. Alcuni hanno vinto il primo premio alla mostra nazionale del fischietto in terracotta di Rutigliano, nel Barese, che si tiene il 17 gennaio,


festa di Sant’Antonio Abate con invasione di “stand” e bancarelle stipate di immagini di Totò e di altre “star” dello spettacolo, di suonatori, gendarmi, magistrati…. Da Maria sono allineate tante opere di Vito Moccia, realizzate con garbata ironia: il vigile urbano; il maresciallo dell’Arma; il sacerdote con il tricorno nella vasca da bagno; il farmacista; l’operatore ecologico; l’uomo che con una faccia addolorata si avvia all’altare, con la sposa da un lato e la suocera, che lo guarda di sbieco, dall’altro. Moccia, che si è imposto cinque o sei volte a Rutigliano, sembra divertirsi a modellare i suoi “racconti”. E’ tra i figuli preferiti dalla Matarrese. Tra gli altri, Filippo Lasorella. Lei ne parla con entusiasmo, descrivendone i manufatti persino nei dettagli. E a chi le chiede del gallo riferisce: “Un tempo gli innamorati lo regalavano alle proprie fanciulle come segno di fertilità”. I fischietti, frutto della mescolanza di terra, acqua e fuoco, vantano una tradizione millenaria. Sono oggetti ludici, contengono un messaggio di allegria ed effigiano il desiderio dell’uomo di dare impulso ai sogni. Anche per questo sono rivestiti di colori vivaci, squillanti, elementari, senza mai una sfumatura: Bianchi, rossi, verdi, gialli: richiamano i prati in fiore. Una policromia festosa, che evoca i canti e i suoni sull’aia tra piatti fumanti e fiaschi di vino. Qualcuno ha detto che questi oggetti in argilla, a volte realistici, altre volte spassoso risultato di un gioco d’invenzione, sono simboli avvolti nei colori della Puglia. Lo diceva Filippo Alto, il grande pittore che dal suo studio di Milano dipingeva questa terra benedetta; più immagini in uno stesso quadro: la cuspide di un trullo, una ringhiera

spanciata, un campanile, un rosone romanico, un semiarco, non divisi, ma legati da un tralcio di vite o da un ramo d’ulivo. Lo diceva il giornalista Michele Campio-

ne, della Rai pugliese. Entrambi cultori dei fischietti in terracotta, a cui qualcuno attribuisce anche un potere apotropaico. Filippo, venuto a mancare nel ’92 per un incidente d’auto, acquistò una banda dei carabinieri custodendola nella nicchia di una stanza della sua casa di Figazzano, tra Locorotondo e Cisternino; Michele tenne dotte conferenze sui fischietti e sulla loro storia. Anche Maria Matarrese, che ha ceduto il suo negozio alla figlia Claudia, dà un notevolissimo contributo a questa conoscenza. Ha un ottimo rapporto con i giapponesi, che l’hanno ripetutamente intervistata per quotidiani, periodici e tele-

visioni; è stata più volte nel Paese del Sol Levante, dove ha donato fischietti di pregevole fattura a un sindaco, che ha ricambiato con un kimono appartenuto alla madre, e ad altre autorità. Questa estate un’emittente giapponese ha seguito la giornata di Maria ad Alberobello e una “troupe” della nuova serie dello sceneggiato tv “Beautiful” le ha riservato un ruolo. Una riprova che quando i pugliesi affrontano un’impresa ci sanno fare e alla grande. Conversando con Maria il mio pensiero è andato un attimo al romanzo “Il Garofano Rosso” di Elio Vittorini. Al punto in cui uno dei ragazzi ripensa alla Madonna a cavallo. “Sai i sufoli di terracotta che vendono alle fiere. Sono figure colorate, no? Col fischio di dietro…Bene in quel paese erano tutti di Madonne a cavallo. E lo zio che m’aveva portato a quella fiera me l’ha comprata…”. Nella bottega di via Pertica non ci sono cavalli. Neanche un carabiniere è a cavallo. In uniforme da parata, sì. Non c’è neppure l’asino. E’ sparito anche dai tratturi, perché non si ha più bisogno di lui.

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MONS. DI BUDUO RICORDATO A MILANO Mons. Giuseppe Di Buduo, ovvero don Peppino, il caro zizì, continua ad essere presente nel ricordo e nell’affetto della sua Bisceglie. E non solo. infatti il 17 novembre u.s., nel giorno dell’ottavo anniversario della sua scomparsa, la numerosa e attenta comunità biscegliese di Milano, convocata dall’Associazione Regionale Pugliesi, ne ha ricordato la figura, l’opera e il messaggio. iversi testimoni sono intervenuti per parlare di don Peppino: il Presidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano e biscegliese di origine, cav. Dino Abbascià, il responsabile degli eventi dott. Giuseppe Selvaggi, il consigliere regionale Alessandro Colucci, il primario dott. Mauro Preziosa. Era presente anche una rappresentanza del Comando militare di Lombardia a testimoniare i buoni rapporti tra l’Associazione e le istituzioni. Da Bisceglie poi sono giunti autorevoli ospiti: il sindaco avv. Francesco Spina e l’arciprete don Francesco Di Liddo. In particolare quest’ultimo ha amabilmente intrattenuto il numeroso pubblico di biscegliesi e pugliesi in genere sulla figura di don Peppino, raccontando aneddoti e ricordi per Pagina 20

di Antonia Scarciglia mettere in evidenza lo zelo sacerdotale e la vita di pietà e di spiritualità che è stata di arricchimento per tutta la città di Bisceglie, un modo per far conoscere l’animo e la bontà della nostra gente attraverso un testimone qualificato. Da segnalare il rapporto di affinità spirituale e di discepolato tra don

Peppino e il servo di Dio don Pasquale Uva, e l’attenzione che don Peppino ha sempre dimostrato verso gli emigranti biscegliesi. L’arcivescovo di Trani-BarlettaBisceglie mons. Giovanni Battista Pichierri si è reso presente tramite un messaggio scritto in cui ha elogiato l’iniziativa milanese e ha ricordato con affetto la figura di don Peppino. Da laico ha portato pure la sua testimonianza il sinda-

co Spina che ha colto l’occasione per ringraziare l’Associazione Regionale Pugliesi per questa meritoria iniziativa additando l’Associazione quale autorevole punto di riferimento per i pugliesi a Milano, riconosciuta e apprezzata in tutta la regione d’origine come volano di aggregazione, di socializzazione, di accoglienza, di cultura. La serata è stata anche l’occasione per parlare di Bisceglie e per ricordare qualche espressione dialettale al fine di rendere più cordiale il clima che si è creato. Dopo la visione di alcuni video, gli intervenuti si sono intrattenuti presso la sala dell’Associazione Regionale Pugliesi degustando i numerosi prodotti giunti appositamente da Bisceglie, su fattivo interessamento del socio Paolo Mastrodonato, per unire alla cultura e ai ricordi, i sapori della nostra terra. Al termine è stato distribuito il volume commemorativo su don Peppino, patrocinato dal Comune di Bisceglie e dall’Archidiocesi, che raccoglie testimonianze e foto del suo fecondo e articolato apostolato, che ha varcato anche i confini della sua Bisceglie. Anche per questa sua semina d’amore oggi si raccolgono i frutti del suo impegno, e la sua memoria richiama gratitudine e affetto da parte di tanti.


POMERIGGIO DI CULTURA SALENTINA Uno sguardo sul Salento attraverso voci, immagini, poesie e musiche dal Tacco d’Italia. Una domenica per accrescere la conoscenza delle radici, acquisire la consapevolezza della ricchezza del proprio patrimonio culturale. Pizziche e tarante del basso e alto Salento con il gruppo ASCANTI, canzoni e musiche tradizionali interpretate da Armando Pisanello, poesie e racconti in lingua a cura di Paolo Rausa e Giovanni Sansò. Immagini di Lanfranco Buttazzo

I pugliesi di Milano incontrano il Card. Scola Il Cardinale di Milano Angelo Scola in occasio- lungamente intrattenuta con l’alto prelato. ne delle celebrazioni in onore di Sant’Ambrogio ha incontrato i rappresentanti delle comunità estere e delle famiglie regionali della Diocesi di Milano. Come ogni anno la nostra delegazione guidata dal presidente Cav. Dino Abbascià si è

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Presentazione del libro con nuovi documenti e testimonianze

“Gli italiani di Crimea” Della tragedia degli Italiani di Crimea

di Felice Ricchiuti

la terra dei padri, particolarmente

no, in corso Monforte 35, il 26 genna-

ormai a circa 300 componenti, una

to attraverso collegamento Skipe, in

io con la presentazione del libro dal

pallida idea di quella di un tem-

sostanza hanno ribadito la gratitudi-

titolo “GLI ITALIANI DI CRIMEA Nuovi

po ben inserita nel corpo sociale di

ne nei confronti di tutti coloro i quali

documenti e testimonianze sulla de-

Kerch, che era giunta a contare più di

non li hanno dimenticati. Nonostan-

portazione e lo sterminio. Il libro è

5000 abitanti e che era stata in gra-

te il tempo trascorso, le generazioni

stato realizzato a cura del prof. Giulio

do di costruire una chiesa cattolica,

susseguitesi, mantengono una forte

Vignoli, docente di diritto interna-

ancora oggi utilizzata, e una scuola

identità nazionale che è costata loro

vio di una delegazione a Kerch il 29

e contava professionisti e impresari

incredibili sofferenze. Ma questa co-

gennaio dell’anno scorso e favorito

nelle attività della navigazione e nel-

munità, notevolmente ridotta dalle

la presenza di alcuni discendenti dei

la industria conserviera. Le famiglie

persecuzioni del regime sovietico di

sopravvissuti alla “festa del ritorno”

che vivevano a Kerch si chiamavano

Stalin, è stata dimenticata dal paese

svoltasi l’estate scorsa a Bisceglie

De Martino, De Cilis, De Lerno, De

di provenienza, contrariamente a

(Bt). I fatti narrati accadevano dopo

Doglio, De Pinda, De Fonso, Di Pie-

quanto avvenuto per comunità ita-

più di 100 anni dai primi movimenti

ro, Biocino, Budani, Bruno, Giachetti,

liane di altre nazioni, che hanno be-

di emigrazione che avevano porta-

Evangelista, Cassanelli, Puppo, Cro-

neficiato di varie forme di sostegno

to agli inizi dell’800, per lo più dalle

ce, Carboni, Logoluso, Nenni, Simo-

e riconoscimento. Un appuntamen-

sponde pugliesi di Bari, Trani, Bisce-

ne, Spadoni, Scalerino, Scuccimarro,

to questo che ha visto una presenza

glie e Molfetta, pescatori e contadini

Parenti, Pergolo, Mafioni, Fabiano,

numerica, anche di giovani, per co-

in Crimea, tolta dagli zar ai turchi e

Porcelli, Pleotino. Gli “italiani di Cri-

noscere e mantenere vivo il legame

bisognosa di ripopolazione. Oggi la

mea” hanno manifestato un vivo

con questi italiani dimenticati.

comunità italiana di Crimea, ridotta

desiderio di recuperare i legami con

se ne è parlato alla Provincia di Mila-

coinvolgente è stato il loro interven-

zionale alla Università di Genova, che ha il merito di aver scoperto questa comunità circa 30 anni fa e di aver denunciato il disinteresse mostrato dalle nostre Istituzioni nei loro confronti, un disinteresse che nonostante le numerose attività di studiosi e di Associazioni, fra cui l’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, che ha organizzato un convegno, una cerimonia per ricordare i 70 anni dalla deportazione l’in-

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Emilio Marsella e le donne di Maruggio A Maruggio non fa freddo, a Milano sì. Maruggio, ora in provincia di Taranto a due km dal mare Ionio sulla direttiva di Manduria, ricco entroterra agricolo della piana salentina, è il paese natale di Emilio Marsella. La zona Lorenteggio di Milano, dove abita ed esercita le sue arti, era periferica sicuramente quando ci è arrivato Emilio, durante il militare, decantata da Gaber come pullulante di trani, le osteriacce popolari dove veniva mescito il forte vino pugliese, detto m(i)ero, schietto. Sta in questi due luoghi la vita e l’arte di Emilio Marsella, classe 1929, che ha trascorso la fanciullezza a Maruggio in una famiglia di contadini, privato a 8 anni della madre per una malattia, ed educato dalla nonna, che parlava “la lingua dell’orto”. Appena terminati gli studi inferiori, il padre lo sostiene economicamente e lo manda al Ginnasio-Liceo di Martina Franca, all’interno della Valle d’Itria, oggi famosa per il Festival di Teatro e della Lirica. Non riesce a terminare gli studi perché due mesi prima degli esami è costretto alla interruzione per una malattia. Questi brevi cenni biografici di Emilio Marsella definiscono già gli elementi essenziali, culturali e umani, della sua avventura artistica e letteraria. Innanzitutto la campagna tarentina, caratterizzata da casupole rurali onnipresenti nei quadri dipinti da Emilio, i campi, i prodotti della terra e le figure di donne, evocate nella loro presenza costante della sua vita – la saggezza della nonna innanzitutto –

di Paolo Rausa e nella assenza – la madre -, che lascia un vuoto incolmabile nell’animo del poeta, un vuoto che trova significativa espressione in queste teorie di donne che stanno sempre in vigile attesa. Ritratte per lo più dalle spalle o dal fianco, mai di fronte, esse costituiscono le presenze/assenze in dimensioni notevoli, con gli abiti tipici della cultura contadina, specie di chitoni che coprono la testa in segno di omaggio e di rispetto nei confronti del miracolo della natura che si reifica sotto i loro occhi, rappresentato dagli elementi vegetali o da una insenatura marina con la discreta pre-

senza umana di una o due barchette in riposo sulla riva. Accanto alle donne ormai mature, forse anziane, delle giovanette alle quali esse affidano le conoscenze e i misteri della vita, a volte delle immagini di animali appena accennate e soprattutto i segni della civiltà contadina nella presenza di una giara destinata a contenere il raccolto o l’olio di oliva che viene spremuto dai frutti dagli alberi contorti che animano il paesaggio, a volte dei piatti di dimensioni ampie che

richiamano nella forma la tradizione della ceramica greca e della produzione fittile dello stile di egnathia e poi in primo piano le verdure tipiche del sud, sempre ben ritratte (melanzane, peperoni, ecc.). Le figure femminili non sono mai evidenziate nei contorni che appaiono quasi indefiniti e lo stesso trattamento Emilio riserva al paesaggio e ai segni dell’uomo, sembrano quasi delle masse che incombono. Il movimento è affidato all’uso sapiente dei colori, a volte volutamente contrastante e vivo proprio per sottolineare la dinamicità della vita rispetto al destino di morte, che ha colpito l’artista negli affetti più cari e soprattutto che sembra lì quasi a ricordare la sorte umana con il suo carico di sconfitte, che solo attraverso l’arte può redimersi. Le sculture di statuine in terracotta e in bronzo seguono lo stesso canovaccio. La sua terra, immersa nella cultura greca della vicina Tάρας e di quella messapica della grande città di Manduria, di cui restano le fondamenta delle mura ciclopiche, insieme agli studi classici forma la cultura umanistica di Emilio, che ritrae nei suoi versi il paesaggio, nostalgicamente inteso e come depositario del nostro passato fiorente, ora rimpianto. Un paesaggio che non può trovare corrispondenze nelle nebbie e nei freddi della pianura milanese. Ecco che l’arte supplisce, per così dire, ai sogni e ricrea atmosfere rarefatte, indefinite ed eteree!

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Carnevale Meneghino Anche quest’anno il Veglionissimo di Carnevale ha richiamato soci e simpatizzanti per festeggiare al meglio la festa dell’allegria e della spensieratezza. Più delle parole le immagini.

MILANO BIT 2013: CERIMONIA PREMIO “SALENTO DA COMUNICARE” Il premio promosso dalla rivista “Spiagge”, è un rico- Selvaggi studioso di tradizioni popolari e l’Avv. Giunoscimento a giornalisti e personalità della cultura seppe De Carlo direttore e fondatore de “il Leuca” e per l’impegno e la capacità di far conoscere, apprez- “Tacco&Sperone”. zare e divulgare la vocazione all’accoglienza e le eccellenze del territorio salentino. Venerdì 15 marzo 2103 ha ritirato il prestigioso riconoscimento il Prof. Paolo Rausa per aver attraverso la sua attività di scrittore, commediografo e giornalista promosso e fatto conoscere il Salento e la sua gente. Il Prof. Rausa è componente della commissione cultura dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano. Nelle edizioni precedenti, tra i premiati anche altri esponenti dell’associaizonismo pugliese, quali l’Avv. Agostino Picicco giornaista e scrittore, il dott. Giuseppe Pagina 24


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