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EDITORIALE
from da italia 151
IL PARADOSSO DELLA PLASTICA
Qualche giorno fa, in occasione del lancio della traduzione italiana del libro “PLASTIC PARADOX”, ho partecipato ad un convegno che aveva come relatore il suo autore: Chris De Armitt, uno dei più grandi esperti mondiali di materiali plastici.
Per sintetizzare in un episodio quello che sta succedendo nel mondo su questo argomento, De Armitt è partito da un’importante notizia uscita qualche tempo fa: “In USA ogni giorno si utilizzano ben 500 milioni di cannucce di plastica”. L’enormità di questo dato e la feroce battaglia dei siti ambientalisti, ha ben presto portato le grandi catene americane: McDonalds, Starbucks, Mariott e molte altre, ha sostituirle con dei modelli in carta, che costano di più, funzionano peggio e sono più dannose per l’ambiente.
La news è stata ripresa da tutte le principali testate statunitensi: New York Times, Washington Post, CNN, Fox News e innumerevoli altre. Quando qualcuno finalmente è andato a controllare la fonte del dato, ha scoperto che era un ragazzino di quarta elementare (9 anni) che aveva stimato questo numero per una sua ricerca scolastica.
Il numero reale era ovviamente inferiore, ma non è certo questo il punto. Il problema è che sulla plastica vengono prese decisioni importantissime senza alcuna competenza in materia, senza approfondire il loro reale impatto ambientale e senza documentarsi su dati attendibili.
Oggi milioni di persone “green” usano borse in carta che, secondo li calcoli scientifici basati sul LCA (Life Cycle Assessment), sono nettamente meno “verdi” di quelle in plastica e generano una quantità di rifiuti 10 volte superiori. Tutto perché su internet si dice che le buste di plastica si degradano in mille anni: una bufala colossale e inspiegabile che nessuno ha mai capito da dove arrivi. Perfino le particolari plastiche delle protesi (progettate per durare) dopo qualche anno iniziano a degradare, i sacchetti della spesa in genere ci mettono 1 anno (un rigoroso studio del 2019 indica 9 mesi).
Ed eccoci qui nel vending, ad un passo dal bando delle palette in plastica, in un continente (Europa) responsabile dello 0,28% delle immissioni globali di plastica dai fiumi, motivo che ha generato la direttiva SUP. Mescolatori realizzati in un materiale (il polistirolo) che in realtà è molto raro finisca in acqua, visto che in genere oltre il 90% dei rifiuti plastici che si trovano nei nostri mari sono in PE e PP.
Nessun politico sembra aver la minima idea di quello che sta facendo, di cosa sta parlando e di quali dati dispone per prendere decisioni che rischiano di mettere in ginocchio un intero settore. Eppure, non ascoltano e si rifiutano di leggere pubblicazioni scientifiche sull’argomento, perché l’opinione pubblica è schierata contro plastica e questo è sufficiente.
Perché così tanta gente odia la plastica? Probabil- mente ha ragione lo psicologo Jordan Peterson: “Le persone adottano posizioni pseudo-moralistiche su questioni sociali di larga scala solo per apparire buone a conoscenti e amici”. La verità non c’entra nulla.
Sulla plastica vengono prese decisioni importantissime senza alcuna competenza in materia e senza documentarsi su dati attendibili.