CANTIERI D’ARTE FA CHIAREZZA! di Marco Trulli e Claudio Zecchi Questo testo è ispirato a «La trasparenza, la rete e la strada. Come cambia il mestiere dello scrittore?» che Wu Ming ha scritto in data 30/06/2012 nel suo sito: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=8693. Da qui è partita una riflessione e un’analisi sul progetto Cantieri d’Arte dall’inizio ad oggi, sulle sue potenzialità e sul suo sviluppo futuro; un’analisi infine sul ruolo del curatore in una situazione di crisi su più livelli come questa. Portare avanti una progettualità per natura così complessa come Cantieri d’Arte richiede uno sforzo importante. Cantieri d’Arte si è consolidato nel corso degli anni passando dall’essere un progetto esclusivamente territoriale ad essere un progetto di grande apertura sul territorio Nazionale e Internazionale. Ne sono una testimonianza gli ultimi lavori realizzati a Genova, Milano e Nottingham (UK) e i futuri che verranno realizzati a Torino e Ancona, nonché la partecipazione a tavole di discussione sulla sostenibilità della cultura promosse da importanti associazioni come Fitzcarraldo e la pubblicazione di testi per atti di convegni universitari e cataloghi di mostre. Un’apertura che è potuta avvenire solo attraverso una strategia di lavoro che fa del networking il suo perno: costruire relazioni, lavorare in rete, condividere progettualità ci ha permesso di ottenere più visibilità e lavorare sul campo a trecentosessanta gradi. Se nel 2005, quando il progetto è nato all’interno dell’Università della Tuscia, reperire fondi era più semplice, oggi la situazione è cambiata. Certo è cambiata per tutti ma nell’”industria culturale” il cambiamento dovuto alla crisi si è fatto sentire molto. Basti pensare alla difficoltà che fanno gli enti locali a pubblicizzare bandi ad hoc. Questo, se da una parte è un limite, dall’altra parte è anche uno stimolo. Uno stimolo a trovare strumenti per continuare a portare avanti una programmazione che sposta l’asse del ragionamento sull’arte da una dimensione strettamente eventistica ad una dimensione progettuale ben più strutturata. Farsi promotori di programmi di residenze, di scambio interculturale, di pratiche di partecipazione attiva atte a fare dell’arte uno strumento attraverso il quale avviare un dialogo, forse è sopravvalutare il ruolo stesso dell’arte e della cultura in generale, ma è anche attivazione di un processo trasversale di senso teso ad individuare le potenzialità di un linguaggio molto spesso autoreferenziale. Per questo oggi, più di prima, sentiamo la necessità di continuare a portare avanti con forza questo percorso senza minimamente incidere sulla qualità della proposta. Per questo oggi, invece di ridimensionarci,
rilanciamo una proposta di lavoro ben più complessa rispetto a quella delle edizioni precedenti. QUESTO SARÀ POSSIBILE GRAZIE AD UN LAVORO DI COOPERAZIONE ATTRAVERSO PARTNERSHIP CON CUI ABBIAMO COMINCIATO A LAVORARE SIN DALL’INIZIO, MA ANCHE GRAZIE AL VOSTRO AIUTO. Quindi, ci sembra giusto essere totalmente trasparenti nei numeri – strumento oggettivo di valutazione – per raccontare come nei precedenti anni sono stati reperiti i fondi e come sono stati spesi. Procediamo prima di tutto attraverso una operazione di Glasnost (trasparenza). 2006 – Budget: 20.000 euro La metà di questi fondi vengono dal Pubblico mentre l’altra metà dal privato. Il progetto ha visto il coinvolgimento di sette artisti provenienti da fuori la città di Viterbo, tutti di comprovata riconoscibilità Nazionale. È stato realizzato un catalogo di documentazione dell’intero progetto. 2007 – Budget: 9.900 euro La metà di questi fondi vengono dal Pubblico mentre l’altra metà dal privato. Abbiamo diversificato la proposta realizzando più progetti: 1) Un workshop residenza con lo studio spagnolo Recetas Urbanas di Santiago Cirugeda, uno degli artisti/architetti più noti nell’ambito della pratica dell’autocostruzione, le cui opere sono state presentate anche nella sezione architettura del Museo MAXXI di Roma. 2) Un videoprogram che ha visto la partecipazione di alcuni degli artisti più importanti del panorama nazionale (Paolo Chiasera, Sarah Ciracì, Stefano Mandracchia, Sandrine Nicoletta, Luca Trevisani, ecc.) 3) Un progetto, dal titolo Spazi Manifesti, realizzato negli spazi del circuito pubblicitario commerciale della città di Viterbo in collaborazione con la società di comunicazione e pubbliche relazioni Panta CZ 4) Un catalogo di documentazione dell’intero progetto edito con Gangemi Editore 2008/2009 – Budget: 21.200 euro Più della metà di questi fondi viene dal Pubblico (14.650 euro) la restante parte dal privato. Abbiamo diversificato e ampliato la proposta realizzando più progetti: 1) Un progetto site specific e permanente dello studio di architetti gruppo A12 2) Un progetto site specific temporaneo di un collettivo di artisti siciliani Laboratorio Saccardi (in collaborazione con la Panta CZ)
3) Un progetto, dal titolo Spazi Manifesti, realizzato negli spazi del circuito pubblicitario commerciale della città di Viterbo in collaborazione con la società di comunicazione e pubbliche relazioni Panta CZ 4) Un bando nazionale per artisti under 40 che prevedeva un premio in denaro (500 euro), l’esposizione del lavoro presentato e la pubblicazione dello stesso 5) Un catalogo di documentazione dell’intero progetto edito con Gangemi Editore 2010 – Budget: 10.700 euro La metà di questi fondi viene dal Pubblico. Giunto al quinto anno di programmazione, il progetto ha previsto la realizzazione di un catalogo, edito con Gangemi Editore, con lo scopo di fare il punto della situazione 2011 – Budget: 8.400 euro Più della metà di questi fondi viene dal privato. Abbiamo diversificato e ampliato la proposta realizzando più progetti: 1) Una mostra sulla che ha previsto la produzione di alcuni lavori che erano stati realizzati ad hoc dagli artisti per la pubblicazione Drawing a new memory della precedente edizione 2) La prima edizione del progetto La Ville Ouverte in collaborazione con ARCI Nazionale e il comune di Venezia ospitando la performance/installazione dell’artista Alessandro Nassiri Tabibzadeh 3) Un progetto, dal titolo Spazi Manifesti, realizzato negli spazi del circuito pubblicitario commerciale della città di Viterbo in collaborazione con la società di comunicazione e pubbliche relazioni Panta CZ 4) Siamo stati chiamati a curare due progetti Off della 15a edizione della Biennale del Mediterraneo che si è tenuta a Salonicco e Roma (Museo MACRO) 2012 – Budget: 3.150 euro La metà di questi fondi proviene da Produzioni dal basso, una piattaforma di crowdfunding1, l’altra metà dal Pubblico. Abbiamo diversificato e ampliato la proposta realizzando più progetti:
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Il Crowdfunding, infatti, è per noi un processo collaborativo orizzontale, che nasce dalla base, teso a sostenere uno sforzo progettuale. È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Ad esempio se chi ci segue sostenesse il progetto anche solo con 1 euro (o più in generale con un’offerta volontaria) ogni volta che vuole, le cose potrebbero migliorare un po’.
1) Siamo stati chiamati a curare il progetto, da noi intitolato Disorder, per la partecipazione della Biennale del Mediterraneo al WEYA (World Event young Artists) di Nottingham 2) Abbiamo coordinato la realizzazione di un’installazione sie specific e permanente presso il giardino La Serpara dell’artista svizzero Paul Wiedmer 3) Abbiamo ospitato il progetto Syrian Anonimous Exhibition presentato per la prima volta in Italia in collaborazione con l’associazione siriana AIN 4) Abbiamo ospitato la tappa viterbese della seconda edizione de La Ville Ouverte realizzando uno spazio auto costruito in collaborazione con il collettivo Esquela Moderna / Ateneo Libertario 5) Abbiamo curato, in collaborazione con Arci Genova, la tappa genovese de La Ville Ouverte 6) Abbiamo realizzato la Mostra Prospectus in collaborazione con il collettivo Esquela Moderna / Ateneo Libertario 7) Abbiamo realizzato il progetto Spazi Manifesti negli spazi del circuito pubblicitario commerciale della città di Viterbo in collaborazione con la società di comunicazione e pubbliche relazioni Panta CZ, ospitando, per la prima volta in Italia il progetto 1000 Carteles Negros dell’artista spagnolo Santiago Sierra.
Un totale di 73.350 euro, circa, per 7 edizioni. Chiaramente queste cifre non sono nulla in confronto a quelle che sarebbero necessarie per realizzare progetti di questo tipo che si basano sul coinvolgimento degli artisti e sulla produzione di lavori ad hoc e modalità di partecipazione come workshop, lectures, conferenze ecc. In 7 edizioni Cantieri d’Arte ha collaborato con circa 60 artisti: molti giovani o giovanissimi ancora non intercettati dal sistema dell’arte, e altri già di comprovata fama sul territorio nazionale e internazionale. Basta vedere la sezione artisti del blog: http://artecantieri.blogspot.it/p/artisti.html Il coinvolgimento di questi artisti è consistito nella condivisione ideale di un percorso, spesso, a titolo di esclusivo rimborso spese oltre che nella produzione del lavoro proposto. Tutto questo per dire come la necessità di un ripensamento delle strategie, non solo di ricerca fondi, ma anche di approccio al lavoro, sia necessario. Riportiamo, cambiandole nella specificità della materia e dei ruoli, le parole usate da Wu Ming nel suo articolo: Crediamo che sia «giunto il momento di avviare una riflessione profonda sul nostro mestiere e sulle trasformazioni che lo riguardano» a partire proprio
dall’analisi dei dati e dall’evoluzione-cambiamento delle condizioni di lavoro alla luce del radicarsi della crisi socio-economica. È infatti evidente che la curatela, per come l’abbiamo intesa nei decenni scorsi, è destinata a cambiare completamente in approccio e modalità. Tutte le attività professionali che fanno capo alla filiera culturale saranno costrette a mutare nel giro di pochissimo tempo. Ci interessa infatti capire cosa ne sarà di noi tutti, curatori, critici, storici dell’arte, artisti ecc., nell’epoca che sta iniziando. Dunque, che fare? Com’è possibile continuare a praticare questo mestiere e a trarne un reddito, in questo quadro che va mutando? Questa rimane una questione aperta che secondo noi va capita strada facendo. Tuttavia, ci poniamo in una condizione critica prima di tutto nei nostri confronti cercando di fare di più. E di meglio. Certo, siamo convinti, che lavorare in network è una possibile soluzione, quella che per lo meno noi intravediamo, per abbattere i costi e quindi realizzare e condividere progetti. La condivisione è anche lo strumento necessario per fare di Cantieri d’Arte un progetto partecipato che chiunque può sostenere facendolo proprio.