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musica | il Bellini Festival

il Bellini Festival arte e musica a catania

Dal nei “ 23 settembre al 3 novembre luoghi della città natale del compositore siciliano. ”

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CATANIA. Torna a Catania il Bellini Festival che dal 2009 rende omaggio a Vincenzo Bellini nella sua città natale, coinvolgendo i luoghi storici dove lo stesso grande compositore mosse i suoi primi passi. Si inizierà come sempre nel giorno in cui ricorre l’anniversario della sua morte, il 23 Settembre, per poi concludersi il 3 Novembre, nel giorno dell’anniversario della sua nascita, con il tradizionale Concerto al Duomo, dove a Catania riposano le sue spoglie mortali. In contemporanea con la prima serata del Bellini Festival sarà inaugurata la mostra “Sulle sacre pietre: la "Norma" al Teatro Antico di Taormina” , che vestirà le sale di Palazzo Biscari fino al 3 novembre, giorno conclusivo della XIV edizione della prestigiosa manifestazione dedicata a Vincenzo Bellini. Curata da Domenick Giliberto, la mostra presenta le più belle immagini tratte dalla messa in scena dell'opera Norma di Vincenzo Bellini realizzata nel 2012 al TeatroAntico di Taormina con la regia di Enrico Castiglione nell'ambito della quarta edizione del “Bellini Festival” , trasmessa in diretta dalla RAI quale inaugurazione delle trasmissioni in digitale di RAI 5 in Sicilia, oltre che in diretta via satellite in mondovisione in oltre 700 sale cinematografiche in tutta Europa. La XIV edizione del Bellini Festival, promosso dalla Fondazione Festival Belliniano insieme al portale t e l e v i s i v o www.musicalia.tv, prenderà 22

il via dal Teatro Metropolitan con una nuova produzione de La Sonnambula, opera considerata tra i capolavori assoluti di Vincenzo Bellini, messa in scena con un cast di prim’ordine, tra cui Laura Esposito e Matteo Falcier, con la regia, le scene e i costumi di Enrico Castiglione. Si tratta di un nuovo attesissimo allestimento operistico che verrà messo in scena il 23 e 25 Settembre 2022 Tra i numerosi appuntamenti del Bellini Festival, particolarmente nutrito sarà il calendario dei Concerti presso la Badia di Sant’Agata, proseguendo il 24 Settembre, sempre alle ore 20.00, con RobertoAbbondanza eAngela Nisi nel Concerto dal titolo “Dolente immagine” , poi il 29 Settembre con il Concerto “Allegretto” con il pianista Ruben Micieli alla scoperta della musica per pianoforte di Bellini, il 13 Ottobre con il Concerto “Vaga luna” con il soprano Gonca Dogan e il tenore Filippo Micale in omaggio a Giovanni Pacini, il 20 Ottobre con l’Orchestra da Camera La Scala nel Concerto “Lo splendore del Belcanto” , alternati con i concerti alla scoperta della musica sacra di Bellini “Laudamus Te” e “Virgam Virtutis” in varie chiese di Catania, con la partecipazione dell’organista Silvano Frontalini. L’opera torna in scena con Bianca e Fernando al Teatro Metropolinan il 29 Ottobre, con il Coro e l’Orchestra del Festival Belliniano, allestimento e regia a sorpresa e i vincitori del Concorso Internazionale per Voci Liriche “Vincenzo Bellini” , quest’anno in programma a Catania nello stesso mese di Ottobre con una giuria di prestigio internazionale. Come da tradizione il Concerto dei vincitori si svolgerà poi a Parigi, a Puteaux, al Theatre des Hautes-de-Seine per la sezione “Bellini International” . Il 3 Novembre 2022, giorno del 221° anniversario della nascita di Vincenzo Bellini, doppio appuntamento: alle ore 17.30 il Concerto “Belliniana” alla Badia di Sant’Agata, e gran finale in serata alle ore 20.00 con il tradizionale Concerto Straordinario per il 221° anniversario della nascita di Vincenzo Bellini al Duomo, con ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili: ad esibirsi il Coro e l’Orchestra del Festival Belliniano con in programma musiche belliniane e come da tradizione star internazionali che saranno annunciate come sempre il giorno prima del Concerto.

www.bellini-festival.org festivalbelliniano.org

sui passi dei gagini il museo diFFuso

Dario Bottaro

La riscoperta dell’arte rinascimentale “ in Sicilia e Calabria”

Sono belle, delicate e pulsanti di vita le opere degli artisti scultori di una famiglia ben nota in Sicilia, ma originaria di Bissone nel Canton Ticino. Sono le opere di Domenico Gagini, capostipite della famiglia di artisti che ha disseminato di meravigliose statue il sud Italia e in modo particolare la Calabria e soprattutto la Sicilia. Fra i nomi più importanti della famiglia che plasmava vita dal marmo bianco di Carrara, spicca senza alcun dubbio quello di Antonello, figlio palermitano di Domenico, che proprio nel capoluogo siciliano aveva aperto la sua prolifera bottega. Domenico insieme ad altri importanti artisti del Rinascimento era stato chiamato a Napoli per lavorare al grande arco di trionfo in onore di re Alfonso I che purtroppo non vide mai completa la monumentale opera in suo onore a causa della morte. Dalla città di Napoli, Domenico Gagini così come altri artisti decise di spostarsi e raggiungere Palermo, la città della Conca d’Oro, crocevia di popoli e fucina di arti che in quel periodo accoglieva numerose figure di spicco nei diversi ambiti artistici. Inizia così

un percorso fatto di una immensa produzione artistica che fa della bottega dei Gagini, il centro propulsore dell’arte della scultura, il luogo per eccellenza in cui nascevano e nasceranno poi con i figli Antonello e Giovanni, capolavori importanti che ancora oggi si trovano conservati nei loro luoghi di origine. Antonello e il fratello Giovanni sono abili maestri che imprimono nuova vita alle conoscenze acquisite grazie alla maestria del padre. È soprattutto Antonello ad apportare nel linguaggio artistico una ventata di freschezza e di umanità che stentava a venire fuori dal quello, più rigido paterno. Opere di straordinaria bellezza vengono commissionate da privati e da importanti rappresentanti dell’aristocrazia e degli ordini religiosi. Comincia una lunga produzione di sculture la cui espressività non ha mai visto prima una luce così intensa e delicata che dona alle sculture la reale morbidezza delle vesti, l’armonia della gestualità e la soave espressività che sono il fulcro principale delle opere di Antonello. Il marmo diventa vivo. Il marmo bianco di Carrara diventa espressione di una nuova bellezza fatta di proporzioni delicate e di linee sinuose che tutto lasciano immaginare fuorché il duro elemento lapideo estratto dalle cave e fatto arrivare a Palermo. La scia della fama dei Gagini si diffonde in poco tempo ed è così che i maggiori luoghi di culto fanno a gara per accaparrarsi una scultura, sia essa una Madonna o un santo, l’importante è avere un’opera del grande maestro Antonello Gagini Panormitano - cui collaborano anche altri artisti – come è

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Fig. 5, S. Nicola in trono, Chiesa di S. Martino, Randazzo (CT) Fig. 6, Madonna dela Catena, Basilica S. Maria della Catena, Castiglione di Sicilia (CT) ovvio che sia nel lavoro di bottega. Questa vasta e importante produzione, a ben riflettere, è una delle tante peculiarità siciliane. Una delle linee guida da seguire nel nostro territorio, per imparare a valorizzarlo e ad approfondirlo ed è per questo che agli inizi del 2022 è stata presentata la seconda edizione di questo importante progetto del “Museo diffuso dei Gagini” che ha visto coinvolte, oltre alla Regione Siciliana e numerosi enti tra facoltà universitarie, Accademie, Istituzioni Scolastiche ed Associazioni culturali, anche la Regione Calabria e la soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali del capoluogo al di là dello Stretto. Il mare divide sì, ma i Gagini costituiscono un ponte ideale fra le due sponde, un ponte di storia e di cultura che ancora una volta avvicina due regioni, che ne accomuna i caratteri e ne porta alla luce quelle congruenze che non sono soltanto frammenti di storia locale, bensì rientrano in un quadro più ampio della storia dell’arte del Sud Italia. Le sculture gaginiane narrano la bellezza del Rinascimento, spesso sottovalutato al Sud e in modo particolare – permettetemi di dirlo – nel territorio della Sicilia orientale, dove tutti sappiamo del disastroso sisma della notte del 9 e 11 gennaio 1693 che distrusse il Val di Noto causando migliaia di vittime e facendo scomparire numerosissime opere d’arte, quasi a cancellare, ma non del tutto, la memoria antecedente all’infausto evento. Questa memoria, oggi si ripresenta a noi e a chi vorrà conoscerla attraverso tante iniziative e il progetto del “Museo diffuso dei

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Gagini” è l’ultima di una lunga serie. Sono tanti gli storici che lavorano nei diversi territori e che con il loro impegno cercano di mantenere viva la memoria di questi secoli lontani, attraverso percorsi specifici e portando alla luce opere d’arte e luoghi che sembrano vivere in un mondo parallelo, eppure sono storia anch’essi. Ma non è questa la sede per addentrarsi in questo argomento, perdonate la riflessione. Il progetto del “Museo diffuso dei Gagini” è l’occasione per scoprire e riscoprire il nostro territorio (siciliano e calabrese), alla luce di opere che fino ad oggi non hanno potuto manifestare tutto il loro potenziale, perché poco conosciute e poco diffuse. Ecco, il progetto in questione se vogliamo, ha strappato quel velo di silenzio in cui molte di queste opere erano avvolte per ridonare loro dignità e autorevolezza. La dignità della bellezza che merita di essere conosciuta e divulgata; l’autorevolezza di ciò che esse rappresentano per il luogo in cui esistono e per la storia dell’arte in genere. Altro non può esserci che un arricchimento culturale per tutti, se si volge lo sguardo alla produzione artistica dei Gagini. Forse, permettetemi di dirlo, abbiamo anche il bisogno di riabituarci alla bellezza, di ritrovare il sapore autentico della riscoperta, di immergerci in esperienze uniche di cui solo l’arte può essere veicolo. Da sempre l’arte chiama gli uomini all’esperienza del bello, quel bello oggettivo ma, anche soggettivo che si può vivere

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solo attraverso l’esperienza personale davanti ad un’opera d’arte. Il “Museo diffuso dei Gagini” oltre ad essere un modo scientifico per preservare e dare valore a questa bellezza, diventa strumento per tutti per poter sperimentare il bello, per porre noi stessi, i nostri occhi e i nostri sensi, davanti ad un’esperienza unica perché ciascuno di noi vive attraverso le proprie corde dell’anima certi incontri. Personalmente credo che già la sola idea di metterci in cammino per ammirare capolavori come l’Annunziata di Bronte (fig. 1) o quella di Bagaladi (fig. 2) in Calabria, possa essere l’inizio di questa esperienza del bello, che si compie con il viaggio, con l’andare verso un qualcosa di nuovo e lì, davanti all’opera d’arte, si esprime al meglio nelle sensazioni che ciascuno di noi può vivere. L’itinerario di questo percorso a cielo aperto, che attraversa anche il mare, altro non è che questo viaggio nella storia, nei luoghi, nei paesaggi, nell’arte, che può portare solo ad elevarci maggiormente prendendo coscienza e consapevolezza di quanto bello e importante sia il nostro patrimonio artistico. L’aver pensato questa seconda edizione ha prodotto l’interscambio culturale non soltanto fra due regioni, Sicilia e Calabria, ma anche fra i diversi enti e i comuni che hanno realizzato un vero e proprio dialogo nel e per il territorio. Un motivo in più per vantare –

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in senso buono – la propria bellezza e condividerla per portarla a conoscenza di molti, esperti del settore o semplici viandanti, turisti e perché no, cittadini di quei luoghi che magari non hanno mai fatto caso a questo genere di cose. Questo itinerario sui passi dei Gagini diventa altresì una maniera nuova per scoprire il territorio, per entrare in quelle chiese che magari sono fuori dai canonici circuiti turistici. È l’itinerario del Rinascimento siciliano, fatto di opere ben conosciute e custodite in bella mostra nei musei della nostra Regione, ma è anche fatto di opere poco conosciute che riposano in luoghi lontani dai classici itinerari per il turismo di massa. E questo altro non è che un dato di fatto, viste anche le località coinvolte in questa valorizzazione e che in Sicilia fanno parte del territorio calatino e del comprensorio jonico-etneo se mettiamo in fila i luoghi facenti parte di questo progetto: Militello Val di Catania, Bronte, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Vizzini, Randazzo e Caltagirone per quanto riguarda la Sicilia, mentre in Calabria nel Parco Nazionale d’Aspromonte, fanno parte le località di Bagaladi, Sinopoli Superiore (fig. 3) , Arasì, Gerace e Bombile di Ardore (fig. 4). A primo avviso l’elenco potrebbe sembrare poco corposo, ma è necessario considerare anche un altro fattore, ovvero che molte delle opere esistenti nei due ambiti regionali, non hanno ancora una paternità certa o, più semplicemente, vivono nel loro oblio per chissà quale ragione e sono conosciute probabilmente a poche persone. Di fatto l’importanza di questo progetto consiste, come detto precedentemente, nel dare dignità e autorevolezza a quelle opere già conosciute e catalogate, quindi manufatti per cui sono state effettuate ricerche non soltanto da un punto di vista artistico, bensì anche storico/locale, attraverso l’acquisizione di documenti storici che ne confermano la realizzazione e ne spiegano l’origine. Certamente questo percorso è un invito alla conoscenza del territorio, uno stimolo ad osservare meglio ciò che è intorno a noi, un monito anche alla responsabilità verso la memoria antica che fa parte della nostra storia e ci chiama alla consapevolezza dei beni preziosi voluti dai nostri avi. Le opere dei Gagini facenti parte del “Museo diffuso” – dicevamo prima –interessano la provincia di Catania e volendo far sì di rendere più agile l’eventuale voglia di avventura che hanno suscitato queste righe, le presento di seguito permettendomi – non me ne vogliate – di aggiungere qualche suggerimento su altre opere di paternità gaginiana nella provincia di Siracusa, presentate nel mio libro pubblicato i primi del mese di aprile scorso e presentato presso la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa, ignaro all’epoca dell’importante progetto di cui ho ampiamente scritto. La prima presentazione del progetto è stata fatta a Bronte, cittadina adagiata sul versante nord dell’Etna, che ha visto innanzi tutto la presentazione di un importante restauro, quello del gruppo statuario dell’Annunciazione, custodito presso l’omonimo santuario e oggetto di grande venerazione dal popolo. Un evento importante che ha visto relazionare gli studiosi e gli addetti al restauro, sull’opera compiuta, ponendola in continuità con lo stesso lavoro svolto in Calabria per l’An-

nunciazione di Bagaladi. Da Bronte dunque a Randazzo, dov’è custodita una pregevole statua di S. Nicola in trono nella chiesa di S. Martino (fig. 5) e poi ancora a Militello Val di Catania, a Castiglione di Sicilia con la venerata statua marmorea della Madonna della Catena (fig. 6), e poi ancora a Linguaglossa, a Vizzini e Caltagirone nella chiesa di S. Maria di Gesù, dove si custodisce una statua della Vergine col Bambino venerata col titolo della Catena (fig. 7), elemento per altro ben visibile nella scultura e realizzato con lo stesso materiale. Nella provincia di Siracusa altre opere parlano dei Gagini e della loro importante produzione, basti pensare alla Vergine col Bambino (fig. 8) e alla Madonna del Cardillo (fig. 9), nella Galleria Bellomo, la prima proveniente dal convento di san Domenico attribuita ad Antonello e Antonino Gagini, la seconda attribuita invece a Domenico. Presso la chiesa di S. Maria di Gesù – uno dei primi luoghi che videro la presenza dell’Ordine dei Francescani Minori – è conservata la Madonna della Catena (fig. 10), proseguendo per la Cattedrale dove oltre alla Madonna col Bambino di probabile ambito gaginiano sono presenti altre due sculture di Antonello Gagini, una santa Lucia (fig. 11) e una Madonna della Grazia comunemente detta della Neve (fig. 12). Nel territorio aretuseo altre opere testimoniano l’importanza della fiorente bottega dei Gagini, pensiamo ad esempio alla scultura della Vergine col Bambino nella chiesa claustrale di S. Chiara a Noto (fig. 13), attribuita proprio ad Antonello Gagini. Come si può evincere da questo breve elenco che comprende due territori, la produzione della famiglia Gagini - possiamo affermarlo con certezza - fu una delle più importanti per il Rinascimento dell’intera isola.

Ringrazio lo Storico dell’Arte Pasquale Faenza per la gentile concessione delle fotografie relative alle opere dei Gagini nelle località della Regione Calabria.

l’altra scultura anima, liBertà e natura

Antonietta Fulvio

Nella Fondazione Biscozzi Rimbaud di Lecce in mostra fino al 25 settembre trenta opere dello scultore Salvatore Sava”

LECCE. Si potrà visitare fino al 25 settembre “L’altra scultura” la mostra dell’artista salentino Salvatore Sava, tra i più significativi scultori della propria generazione. Nelle sale della Fondazione Biscozzi Rimbaud sono presentate circa trenta opere, alcune delle quali inedite, scelte dal critico d’arte Paolo Bolpagni curatore dell’evento espositivo che svela aspetti e ricerche dello scultore attraverso la visione di opere realizzate tra il 1995 e il 2021, in particolare per la prima volta sono esposti i cicli dei “neri” polimaterici, dei lavori in legno, in resina, in fibra di vetro e smalto, e alcuni collages metallici su cartone. Salvatore Sava utilizza per le sue opere i materiali più diversi, dalla pietra leccese a quella di Trani, dal ferro all’accaio, dalle resine al legno, alle fibrre di vetro e i colori fluo che plasma e reinventa seguendo un filo conduttore il tema della natura checome scrive lo stesso Bolpagni «non è rappresentata, ma emblematizzata in forme pure e talora rudi, vissuta con la coscienza appassionata di chi ha le proprie radici in una terra profondamente “sentita” , quella del Salento, cui Sava è voluto rimanere fedele. Perciò anche il dramma della Xylella, il batterio che ha distrutto una grande parte dei secolari ulivi, non è evocato in termini retorici, né tanto meno politici, bensì vissuto per così dire, dal di dentro, in maniera autentica e sofferta, interiorizzata.» Negli spazi della Fondazione è possibile ripercorrere l’evoluzione di una ricerca artistica che partendo da archetipi si addentra nei territori del mito vestendo di metafore le sue opere che rimandano alla dimensione naturale e ai cicli della Natura. A cominciare dalla magica Luna, alla serie dei Fiori di pietra passando dall’ironico Fiore del Salento fino

all’ultimo Xalento che concentra molti dei temi trattati compresa la terribile esperienza del coronavirus che ha sconvolto le nostre vite. Tra i lavori in mostra, da segnalare Indiadolcenera omaggio a Fabrizio DeAndrè, le !5 lettere di rameargento doe le sottli lamelle metalliche ,alla stregua di ideogrammi antichi, «tessono un discorso articolato, ritmico, cadenzato, che parla a chi sa porsi in ascolto». Nato a Surbo, nel 1966, si è formato a Roma e all’estero. Ha all’attivo numerose mostre collettive e personali, e dal 1990 insegna all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Tra le partecipazioni si annoverano nel 2005 la XIV Quadriennale di Roma, nel 2006 la mostra “Scultura Internazionale ad Agliè (Torino). Vincitore del Premio internazionale di Scultura “Terzo Millennio” a Erbusco (Brescia) e del Premio Mastroianni nell’ambito della sesta Biennale Internazionale di Scultura della Regione Piemonte, e il Prmeio Limen Arte per la scultra a Vibo Valentia. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private di importanti istituzioni italiane come l’Universtà Cattolica del sacro Cuore di Milano, il Musma di Matera, il Mic Museo internazionale della Grafica di Castronovo di Sant’Andrea, la Fondazione Ragghianti di Lucca, e la Fondazione Biscozzi Rimbaud dove sono presenti nel36

l’allestimento permanente della sede museale leccese due sue opere – Sentieri interrotti del 1998 e Rosa selvatica del 1999. Visitando la mostra di Salvatore Sava è possibile scoprire la collezione permanente della Fondazione Biscozzi | Rimbaud, aperta dal marzo del 2021 in piazzetta Baglivi che annovera, tra gli altri, opere di Filippo de Pisis, Arturo Martini, Enrico Prampolini, Josef Albers, Alberto Magnelli, Luigi Veronesi, con particolare riferimento agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta: Fausto Melotti, Alberto Burri, Piero Dorazio, Renato Birolli, Tancredi, Emilio Scanavino, Pietro Consagra, KengiroAzuma, Dadamaino, Agostino Bonalumi, Angelo Savelli, Mario Schifano. Accompagna la mostra il catalogo realizzato dalla Fondazione Biscozzi Rimbaud per i tipi di Silvana editoriale

Orario di apertura tutti i pomeriggi, escluso il lunedì dalle ore 16.00 alle 19.00, la domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00

Biglietto d’ingresso: 5 euro (comprensivo anche di visita dell’esposizione permanente della Fondazione). tel. 0832 1994743 www.fondazionebiscozzirimbaud.it

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