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arte: maurizio martina 4|luigi de giovanni. ritorno alle origini 16 | nel ritmo segno 21|salvatore sava. l’altra scultura 34 edipo re. lo sguardo in sè

edipo. lo sguardo in sè siracusa e il mito

Dario Bottaro

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In mostra fino al 6 Novembre “ 2022 nella Galleria Regionale di Palazzo Bellomo”

SIRACUSA. Nella 57esima edizione della rassegna classica al Teatro Greco di Siracusa, il 2022 vede protagoniste non solo le tragedie portate in scena, ma anche altri eventi collaterali che, da alcuni anni a questa parte arricchiscono l’offerta culturale per un pubblico sempre più interessato e assetato di cultura e confronto. Tanti gli appuntamenti che hanno visto personaggi della cultura dialogare nella suggestiva cornice del Parco della Neapolis, quell’antico luogo in cui i Greci svolgevano le attività della vita comunitaria. Quest’anno in scena le tragedie dell’Agamennone di Eschilo e Edipo Re di Sofocle, per proseguire con Ifigenia in Tauride di Euripide e la trilogia dell’Orestea che conclude la grande rassegna culturale. Nell’ambito degli appuntamenti in programma c’è anche una importante mostra d’arte contemporanea a cui hanno partecipato artisti di riconosciuto livello nazionale ed internazionale. Una mostra dedicata proprio a Edipo ed alla ricerca del sé. Come indicato sul titolo di questo scritto “Edipo. Lo sguardo in sé” è il titolo della mostra che racconta il dramma della ricerca spasmodica della verità cui Edipo richiama tutti noi. All’interno del prestigioso scrigno di cultura aretusea che è la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, le opere moderne e contemporanee dedicate al tema dell’esposizione, dialogano con la collezione

museale creando un gioco di suggestioni, rimandi e riflessioni che aiutano il visitatore ad approfondire il suo sguardo, oltre che alle opere, anche dentro di sé. Curata da Antonio Calbi, sovrintendente della Fondazione Inda, con la consulenza scientifica del prof. Michele Romano e della prof.ssa Ornella Fazzina entrambi docenti presso l’Accademia di Belle Arti di Catania e curatori di numerose mostre in Sicilia e non solo, supportata dalla direttrice della Galleria dott.ssa Rita Insolia, la mostra dedicata ad Edipo non è semplicemente un percorso visivo. E’ un’esperienza che conduce il visitatore negli spazi intimi degli artisti che hanno voluto dialogare con il proprio “Edipo interiore” , che hanno sviscerato da se stessi le riflessioni verso la ricerca. Una ricerca dedicata alla bellezza, alla verità, al contesto storico e sociale in cui essi sono immersi, ma anche un tributo alla natura umana, così come lo stesso Edipo la rappresenta. Attraversare le sale della Galleria Bellomo in occasione di questa mostra significa ammirare opere antiche che narrano la storia della città di Siracusa, al fianco di opere di espressione moderna firmate da grandi artisti in un continuo scambio tra forma e significato. Tutto ciò che è stato realizzato, ogni singola opera d’arte – tra cui troviamo anche una sezione dedicata ai costumi di alcune rappresentazioni della tragedia di Edipo – trova il suo rilievo e la sua unicità non soltanto come produzione unica e irripetibile, ma anche per il contesto in cui è inserita e dal quale nasce questo dialogo con lo spettatore, indicando in maniera chiara o pragmatica il senso stesso della sua presenza. Per comprendere meglio l’operazione culturale che celebra Edipo verranno presentate di seguito alcune opere di questa esposizione ed il loro scambio culturale con il luogo che le ospita e con le opere d’arte della collezione museale cui sono state affiancate. Il percorso ha inizio dal primo cortile del palazzo dove è stata collocata l’opera di Giuseppe Pulvirenti “Ionica” , una grande trave bronzea scanalata sulla superficie superiore realizzata nel 1996, che sembra voler idealmente unificare due mondi lontani, quello greco e quello siciliano, separati dal mare, lo Ionio, luogo di lotte e di trionfi, di crocevia di popoli e di storia che compone uno dei tasselli più importanti della nostra cultura che arriva per mano dei Greci nel 734 a.C., anno in cui Archia fondò Siracusa. Ma c’è di più perché questo incontro è anche il 50

simbolo di due culture differenti, l’Oriente e l’Occidente, mescolati dalla migrazione di popoli verso la Sicilia. Ne sono una testimonianza alcune lastre ebraiche che in questo cortile sono state collocate e che ci parlano di una forte presenza ebraica a Siracusa fino alla fine del Quattrocento quando i reali spagnoli ne decisero l’espulsione dalle loro terre. Nel secondo cortile, quello degli stemmi, ai piedi della scala catalana che conduce al piano superiore del palazzo, appaiono le opere di Mimmo Paladino “Il sonno di Edipo” - raffigurazione di un uomo in posizione fetale sulla cenere realizzata in vetroresina – e di Nicola Toce, “Peccato originale” raffigurante una piccola testa d’uomo barbuto coperto da una maschera e sul cui capo campeggiano due corna. L’una dinanzi all’altra, quasi a voler ricordare la miseria umana che è insita nell’uomo, lo accompagna lungo il corso di tutta la sua vita come essere imperfetto. Le sale al pian terreno offrono le opere di Arnaldo Pomodoro “Porte dell’Edipo” e “Costume di Edipo” che dialogano con reperti dell’architettura antica tra cui i frammenti di un grande portale con figure antropomorfe, poi ancora l’opera concettuale di Paolo Scirpa “Ludoscopio pozzo espansione” che sembra voler mettere in evidenza quella continua ricerca di se stessi nell’infinito spazio della nostra coscienza e accanto a questo, incorniciato da paraste e trabeazione del XIII secolo, l’opera di Vassilis Vassiliades “Rosso notturno” che appare quasi come una finestra spalancata nel tumulto dell’animo umano, da un lato quindi l’infinito ripetersi delle luci del ludoscopio che sprofondano all’infinito, dall’altro la dimensione finita dell’opera circoscritta in un quadrato che intende però andare oltre lo spazio che la circonda.

Seguono le opere di Stefania Pennacchio “Figlio di Giocasta” e Vettor Pisani “Viaggio nell’eternità” che nella sala della pittura quattrocentesca dialogano con i grandi retrabli delle Madonne col Bambino ed il monumento funebre di Eleonora Branciforte Aragona. La terracotta della Pennacchio ricorda il tema della madre e del dolore del parto, quello stesso dolore provato da Giocasta che fu prima madre, poi anche moglie inconsapevole dell’incesto con il figlio Edipo, mentre Pisani affascina per la combinazione di figure del repertorio classico rielaborate che fanno parte di una dimensione extra umana, che sembra a sua volta dissolversi in un viaggio nell’eternità, così come indica la scritta al neon azzurro inserita nell’opera. C’è ancora un’altra sala prima di percorrere i gradini che ci porteranno al piano superiore: è quella dove oltre alle opere di Andrea Chisesi “Edipo fanciullo” ed “Edipo a Colono” – ovvero le due età di Edipo, della coscienza umana e del suo dramma – sono presenti anche alcuni costumi di scena realizzati in occasioni e luoghi diversi. Paola Mariani e il suo “Costume di Edipo”

per la regia di Yannis Kokkos al Teatro greco di Siracusa, Nicola Luccarini “Costumi di Antigone e Ismene” per lo spettacolo dell’Edipo a Colono con la regia di Daniele Salvo, eAntonio Marras “Costumi di Edipo e Giocasta” per lo spettacolo Edipo Re. Una favola nera, di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, messo in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano. Questa prima parte del percorso espositivo dunque, oltre ad indagare l’animo umano rende un omaggio anche al teatro, presentando come oggetti d’arte quei costumi ideati e realizzati per riproporre il racconto di Edipo, della sua umanità, del suo essere re e poi scoprirsi perseguitato da un destino crudele, da una verità che ne sconvolge i sensi a tal punto di commettere il gesto estremo di accecarsi per non vedere più il frantumarsi della sua esistenza e viverlo nella sua coscienza. Questa cecità viene riproposta in modo particolare al piano superiore, e proprio durante la serata di inaugurazione della mostra è stato pensato un gesto simbolico dal forte impatto, che ha interrogato ancora una volta i presenti. Tutte le opere scultoree della collezione sono state bendate di nero.

Tutte, nessuna esclusa.

E via via che il percorso espositivo andava consumandosi nei passi dei visitatori che avanzavano, Giovanni Sartori - protagonista dell’Edipo di questa stagione 2022 - al cenno del curatore liberava le opere da questa cecità. Un gesto semplice, ma carico di significato.

Così l’angelo annunziante, il volto di Cristo, le Madonne col Bambino, il Cristo flagellato e i busti lignei dei santi venivano liberati dalle loro bende e dai veli neri per aprire simbolicamente gli occhi e posare il loro sguardo sulle opere contemporanee lì presenti. Le une con le altre, per uno scambio silenzioso di emozioni intercettate dai visitatori – a tratti ammutoliti – da quelle presenze ricche di mistero, quel mistero svelato agli occhi, ma incomprensibile alla mente e al cuore.

Quel mistero che asseconda e accompagna ciascuno di noi, il mistero della vita.

Le nostre domande, i nostri perché, la ricerca di noi stessi e del senso della vita è come se in quegli istanti e durante tutto l’iter della mostra, avessero preso forma e adesso fos54

Domenico Gagini (attr.), XV sec., Madonna del Cardillo; alle spalle Silvia Giambrone, Mirror n. 11, ottone, polistirolo, spina di acacia, cera, 2019

Mimmo Paladino, Eschilo, Sofocle, Euripide, tecnica mista su legno, (2005-2018-2018)

sero davanti a noi. A porre questi interrogativi, ancora una volta, le opere degli artisti come quella di Alfredo Pirri “Facce di gomma” , esposte le une a fianco delle altre fino a riempire la parete al fianco della scultura marmorea di un grande angelo, o di Giovanni Migliara “Visione enigmatica” e Michele Ciacciofera “L’èvènement revelatèur, Tenebra mia luce” , installazione composta dal calco in gesso di due piedi infilzati e poco distante un semplice tavolo in legno con una scatola in metallo su cui spiccano – retroilluminate – le parole Tenebra mia luce. Tenebre e luce, un binomio che appartiene all’umanità come il giorno e la notte appartengono al Creato. Tenebre e luce, elementi simbolici in cui l’animo umano sperimenta e trova dubbi, risposte, finzioni e verità. Di grande impatto anche l’opera fotografica di Matteo Basilé “Edipo Re” , le cui bende sono i suoi stessi lunghi capelli intrecciati. L’abito dai decori eleganti e ricchi, nelle tonalità opposte del bianco e del nero creano un netto contrasto con il frammento di figura di cavaliere per un sarcofago, giacente ai piedi di questo Edipo che nell’aspetto ricorda una figura della mitologia nord europea. Seguono le maschere di “Eschilo, Sofocle ed Euripide” realizzate da Mimmo Paladino in periodi differenti, ma aventi come comune denominatore l’essenzialità delle forme. Nelle altre sale ancora altre opere come ad esempio il “Tondo saturnino” di Gianfranco Notargiacomo, che con la potenza della sua superficie circolare rossa dialoga con il seicentesco dipinto del Martirio di S. Lucia di Mario Minniti, caratterizzato a sua volta dalla vorticosità del mantello rosso dell’aguzzino che con la forza del suo movimento sferra il colpo mortale alla giovinetta siracusana. Ci sono poi le opere di Silvia Giambrone “Mirror” uno specchio da cui

escono fuori spine di acacia - evocante quella corona di spine che cingerà il capo di Cristo, qui accanto raffigurato fanciullo e in braccio alla Madre nella scultura della Madonna del Cardillo – e poi Emilio Isgrò con la sua “Tiresia” , un libro tipografico le cui parole sono cancellate con la china, per sottolineare la potenza della visione oltre ciò che riusciamo a vedere con le nostre facoltà umane; Leo Kalbinsky con la sua “Natura morta con tenebra. Omaggio a Bunuel, Dalì, Nitsch” ripropone la cecità umana in una serie di quattro teste di moro – elemento tipico della ceramica siciliana – interamente bianche, ma violate da filo spinato, pugnali bende insanguinate, elementi che in un certo modo riprendono un’altra opera ovvero “Edipo Re” di Hermann Nitsch che a sua volta dialoga con l’Annunciazione di Antonello da Messina, l’opera più importante della collezione. I segni grafici di Nitsch propongono un volto di Edipo dai grandi occhi da cui scendono linee di sangue, ma questi schizzi imbrattano e segnano tutta la superficie dell’opera nella figurazione di un dolore taciuto che esplode nel gesto violento di cui Edipo è carnefice e vittima al tempo stesso. Molte altre opere ci narrano della vicenda di Edipo e dei suoi molteplici significati.

Giovanni Migliara, Visione enigmatica, legno, metallo, cartapesta, 1994

La riflessione sulla condizione umana, la ricerca del sé, della verità, del proprio posto nel mondo, l’introspezione e l’auto analisi sono tutte tematiche che da millenni condizionano la vita dell’uomo, lo invitano e talvolta lo obbligano a farsi domande a rendersi disponibile verso quella forza misteriosa della vita che vuole responsabilità e impone scelte in alcuni casi anche dolorose. In questo turbinio di emozioni che è il racconto antico dell’uomo, non resta che farsi interpellare dagli artisti che hanno espresso una riflessione sul tema con il loro personale linguaggio e perché no, pensare di compiere un viaggio a Siracusa

Michele Ciacciofera, L'e ̀ ve ̀ nement revelate ̀ ur, Tenebra mia luce, 2022

Vassilis Vassiliades, Rosso notturno, acrilico su legno MDF, 2022

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