Anno XVII- N° 6 DICEMBRE 2017 Reg. Trib. di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001
ULTIMO NUMERO DE LA VOCE DI CIANCIANA A VOI, CARISSIMI LETTORI DEL NOSTRO GIORNALE, INDIRIZZIAMO I NOSTRI PIU’ CARI SALUTI E I NOSTRI PIU’ SENTITI RINGRAZIAMENTI
L’Angolo della Posta
IN QUESTO NUMERO
Pag. 2 “Lu mortu vivu” di Gaspare D’Angelo
Pag.10 Pag.11
Ed era Natale in Sicilia di Francesco Cannatella
Pag. 3 Requiem for the Dead in Lampedusa di Eugenio Giannone Pag. 4 “Comu iucammu? A fari minchiati” di N. Mula
Donata al Museo la Ciancianesina di G. Gambino
Pag. 5 L’osservatorio astronomico di Santo Vaiana
Pag.12
Commiato. Saluti ai lettori dellaVoce
Pag.11
Pag. 6 L’attività fisica di G. Taormina. L’arte di Giusep- Pag.13 pe Contissa. Presentato a Cianciana “ E brillò la Cometa di R. Asaro Pag. 6 Il deportato Leonardo Pulizzi. E’ deceduto mastro Pag.14 Gerlando D’Angelo Case in Festa Pag. 8 Notizie dall’Anagrafe Pag.15 Ricordando Giovanni Siracusa - L’arte di G. Schembri
Ricordando il poeta Giuseppe Pulizzi
Pag. 9 Mario Spoto segretario del comune di Torino. Luigi Pollari primo ufficiale dell’Air Dolomiti
Pag.16
AI CARI LETTORI DE LA VOCE DI CIANCIANA PERVENGANO I MIGLIORI AUGURI DI BUONE FESTE E SOPRATTUTTO DI UN OTTIMO 2018 Nella foto alcuni giovani musicisti che interpretano delle arie natalizie
Corrispondenza
La Voce di Cianciana
La Voce di Cianciana Anno XVII- Numero 6 Dicembre 2017 Periodico bimestrale di informazione e di cultura, edito dall’Associazione Culturale “Sicily Kult” di Cianciana.
Direttore Responsabile: Enzo Minio Direttore Editoriale: Salvatore Panepinto Progetto grafico: Pietro Arfeli Impaginazione : Stefano Panepinto Redazione: Andrea Arcuri, Antonino Arcuri, Rino Cammilleri, Francesco Cannatella, Agostino D’Ascoli, Fausto De Michele, Gaetana Gambino, Eugenio Giannone, Loredana Guida, Nuccio Mula, Francesca Perconti, Giusy Piazza, Alfonso Salamone, Sergio Savarino, Angela Setticasi Direzione e Redazione:
Via Cavour, 4 92012 Cianciana (AG) Italy. Tel.0922-987.462 Cellulare : 331 - 26.444.78 E-mail: salvatore.panepinto@libero,it Conto Corrente Postale n° 17905977 Conto Corrente Bancario: vedi pagina 15 ! Autorizzazione Tribunale di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001. Spedizione a regime libero. Autorizzazione della Direzione Provinciale delle PP.TT. di Agrigento, settore commerciale. Stampa: Tipografia Geraci - S. Stefano Quisquina (AG). Quanto espresso dai singoli autori, negli articoli firmati, non rispecchia necessariamente l’opinione del giornale. Gli autori, che sono del tutto liberi di esprimere il loro pensiero, se ne assumono implicitamente la responsabilità. © Copyright 2017- Associazione Culturale “Sicily Kult” - Tutti i diritti riservati. Senza il permesso del Direttore Editoriale, la riproduzione totale o parziale di qualsiasi parte del giornale è vietata.
Da Gentilly - Francia. Carissimo Salvatore, con grande tristezza leggo in questo numero de La Voce che il giornale cessa le sue pubblicazioni. Certo tu avrai tutte le ragioni del mondo, ma sono sicuro che come me molti altri saranno sorpresi e attristiti. Voglio sperare che questa pausa, se necessaria, possa farti ripartire ancora meglio. Come dicono in Francia “reculer pour mieux sauter” (indietreggiare per saltare meglio). Colgo l’occasione per augurare buona salute e ottime feste di fine anno a te e ai tuoi cari. Ignazio Attardo Da Quilmes - Argentina Caro Salvatore; Lamento la triste notizia in oggetto! Ma capisco la situazione. Comunque, devi essere soddisfatto che hai fatto un eccellente lavoro! Rimarrà nel cuore di tutti noi! Nella vita ci sono cicli, e tu hai compiuto un ciclo di vita con questa attività giornalistica. Forse puoi tentare su internet "la voce online" che sarebbe più agile ed economica. Anche ti dico che in genere, la situazione sociale ed economica risulta complicata ovunque e ci saranno tante trasformazioni, speriamo che siano positive ed innovative! Allora, ti auguro tante belle cose, saluti ai tuoi e restiamo sempre in contatto! Che Dio illumini te, i tuoi ed lo staff della Voce!!!! Cordiali saluti ed a risentirci presto. Alejandro Di Noto Da Palermo Caro Salvatore, ho appreso con grande rammarico la notizia apparsa sull’ultimo numero di novembre relativamente alla cessazione delle pubblicazioni de la “Voce di Cianciana“. Poco tempo fa ho avuto il grande piacere di scrivere una nota di felicitazioni per il traguardo raggiunto con il 100mo numero del giornale, in tanti abbiamo apprezzato l’impegno grande e costante che hai sempre messo nel portare avanti questo pregevole giornale che ha sempre riscosso successo, fin da quando è nato 17 anni or sono. Ho letto tutte le note di compiacimento che hai ricevuto sia nei numeri precedenti che nell’ultimo di novembre e in tutti si percepisce grande interesse verso il giornale che ha sempre portato notizie di ogni tipo della nostra Cianciana in tutto il mondo, così come recita il sottotitolo della testata del giornale “Cianciana ‘na tuttu lu munnu, tuttu lu munnu a Cianciana!“. L’obiettivo principale è stato raggiunto fin dal 1° numero : tenere i ciancianesi legati alle loro origini. Peccato!! Non ci posso ancora credere che tutto quanto finisce, anche se è comprensibilissimo lo stress che tu Salvatore hai accumulato sia per le tue vicende personali di lavoro che per la gestione e mantenimento del giornale. Impegno morale e materiale che purtroppo diventano pesanti quando le entrate non corrispondono alle spese e riducendo così tutto il piacere che un Direttore di giornale può avere nel portare avanti quanto necessita perché un’impresa editoriale sia sempre in auge e sempre attiva. Caro Salvatore tu sai che io ho creato un sito web solo per pubblicare tutti i vecchi numeri de la “Voce” e fino ad ora sono stati pubblicati 52 numeri a partire dal marzo 2001 e fino ad agosto 2009. Tutti possono accedere all’indirizzo web: issuu.com/artisvisual e così potere consultare tutti i numeri suddetti del giornale. Ti prometto che continuerò lo stesso a pubblicare fino a raggiungere col tempo i numeri attuali e ciò per far sì che il giornale, anche se cesserà le pubblicazioni, continui sempre a vivere on-line rimanendo sempre consultabile quanto meno per gli avvenimenti del passato che il giornale ha sempre riportato. Finisco ringraziandoti per tutto quello che hai fatto con dedizione e amore nella tua qualità di professionista della comunicazione. Pietro Arfeli
Eventi
Numero 6 - Dicembre 2017
Da Milano. Quando si pr ova un dolor e, non sempr e si tr ovano le par ole per ester nar lo. Per dendo il contatto con Cianciana e il mondo dei Ciancianesi, possiamo solo dire : “CI MANCHERAI, VOCE DI CIANCIANA!” Un grazie al professor Salvatore Panepinto, a tutta la redazione e a coloro che hanno collaborato con scritti, racconti, poesie e quant’altro. Un grazie da parte di Rosetta D’Angelo e da mio padr e Ger lando che, fin dal pr imo numer o, ha accolto con entusiasmo la nascita del giornale.
A TUTTI I CIANCIANESI DI INTRA E DI FORA, GRAZIE INFINITE ! Quando nel mese di aprile del 2001 Vi abbiamo inviato o fatto recapitare il numero zero de la Voce di Cianciana, il dar vita ad un giornale dei Ciancianesi era una speranza ed una scommessa. Non tutti credevano allora nell’impresa ma noi, confidando nella bontà dell’idea di regalare un giornale a tutti i Ciancianesi ovunque essi abitassero, per riscoprire il nostro grande patrimonio culturale, per dare informazioni e notizie dei Ciancianesi, per parlare delle nostre magnifiche feste, per mantenere, il contatto tra i nostri concittadini, abbiamo confidato nella vostra risposta che è stata molto incoraggiante e che ci ha permesso di farVi pervenire ben 102 numeri de la Voce, in un arco di tempo di ben 17 anni. In tanti modi ci avete manifestato il dolore per la chiusura, a voce, con telefonate, con messaggi in rete, con email. Per tutto questo e per la vostra collaborazione in tutti questi anni VI RINGRAZIAMO, come pur e r ingr aziamo il Dir ettor e Responsabile Enzo Minio, il pr esidente Agostino D’Ascoli, i soci dell’Associazione culturale Sicily Kult, i redattori del giornale, la tipografia Geraci, le impiegate dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Cianciana, dell’Ufficio Postate di Cianciana e di Agrigento, insomma tutti coloro i quali hanno dato il loro contributo alla riuscita del giornale. Vostro Salvatore Panepinto
CHIUDE “LA VOCE DI CIANCIANA”: UN PEZZO DI LIBERTA’ CHE VIENE MENO Quando un giornale chiude scompare in genere una voce libera e viene sempre meno un bel pezzo di libertà. E’ il caso anche de “La Voce di Cianciana”, il periodico che conta ben 17 anni di vita e che da questo numero cessa le pubblicazioni. Diciamo cessa l’uscita bimestrale perché scompare l’edizione cartacea, con la speranza di potere mantenere il formato online che richiede meno fatica e soprattutto meno denaro per la stampa e per la spedizione. Il prof. Salvatore Panepinto, il direttore editoriale, a cui va il nostro sentito ringraziamento per la lunga attività giornalistica di questi anni, ha una serie di impegni professionali e familiari che attualmente gli impongono una stasi nell’attività pubblicistica periodica. Un fulmine a ciel sereno che sta portando alla sospensione degli abbonamenti spediti per posta. Mi fa male il cuore e anche la mente dovere scrivere che il giornale cessa le pubblicazioni quando “La Voce di
Cianciana” per tanti anni è stata il faro, il punto di riferimento e il sostegno culturale ed informativo di migliaia di Ciancianesi sparsi da tanti decenni per il mondo, dall’Italia all’Europa, dalle Americhe e all’Oceania. Tutti voi Ciancianesi, specie quelli all’estero, siete stati i giornalisti e i fattivi ed assidui collaboratori del nostro periodico perché ci avete inviato le notizie e le informazioni che hanno riempito le sedici pagine del giornale. Un grazie di cuore a tutti voi. Ci auguriamo che la cessazione della pubblicazione non sia un fatto definitivo. Stiamo pensando per il momento ad un formato online che non faccia perdere i contatti veicolati per anni con i Ciancianesi del mondo. Ci auguriamo anche che il 2018 possa essere un anno sabatico che consenta al prof. Panepinto e a tutti noi di poter riprendere tra breve la pubblicazione cartacea di una testata del 29 settembre 2001 che resta viva giuridicamente. Una finestra resta aperta. A tutti facciamo una labile promessa : a presto ! Enzo Minio Direttore Responsabile
CU’ FA CENTU E NUN FA L’UNU, TUTTU PERDI PI’ CHIDDR’UNU “Cu’ fa cento e nun fa l’unu, tuttu perdi pi’ chiddr’unu”. Abbiamo fatto 102 edizioni del nostro giornale. Siamo soddisfatti di questo traguardo che abbiamo raggiunto nel corso di questi ultimi 17 anni. Dall’altra parte ci rammarichiamo del fatto che questo sarà l’ultimo numero de “La Voce di Cianciana”. Abbiamo motivo di ringraziare il direttore editoriale del giornale professor Salvatore Panepinto per la sua tenacia, per il suo ammire-
vole impegno, per la fondazione e la diffusione de “La Voce di Cianciana” in tutto il mondo dove risiedono ciancianesi. Devo dire altresì un grazie ai nostri collaboratori ed a tutti i nostri lettori e sostenitori. A tutti un cordiale saluto ed un fraterno abbraccio. Agostino D’Ascoli
Saggistica
La Voce di Cianciana
Ed era Natale in Sicilia! di Fr ancesco Cannatella Il Natale, da sempre, è solennità in Sicilia, i cristiani vivono uno dei momenti centrali della fede con la natività di Gesù. In tale occasione, lo stupore del Dio Bambino viene cantato nella novena, canto che si è sviluppato nel Medio Evo a motivo della centralità della riflessione sulla incarnazione di Gesù, come preghiera tipica della devozione popolare. Fino a metà del XIX secolo, iniziando dalla notte del 16 dicembre, l’orvi, gli orbi, i cantastorie ciechi, suonando il violino, giravano per le vie dei centri urbani in cerca di famiglie devote che volevano prendere la novena, prenotare la novena. Erano accompagnati da una persona adulta che suonava l’acciarino ed essi si alternavano nel canto. I due si fermavano davanti alle case e suonavano una ninnareddra, un canto natalizio, se la padrona di casa gradiva la visita, si affacciava e prenotava i nove giorni della novena. L’accompagnatore segnava il muro della casa con del carbone, quel tratto aveva valore di contratto e dava diritto ai cantori di richiedere, in seguito, il compenso. Le famiglie istauravano con gli orbi un duraturo rapporto e ogni anno rinnovavano il ‘contratto’, offrendo anche la prima colazione. Talvolta, i ragazzi, in vena di monellerie, cancellavano il segno, tracciato su una casa, e lo trasferivano su un’altra i cui padroni non avevano preso impegno per la novena, godendo poi dei conseguenti dissapori. Capitava anche che qualcuno nel momento del pagamento lamentava di non aver udito la novena in una data notte e chiedeva un sconto. Colorite storie di vita paesana! La novena aveva luogo anche se le condizioni meteorologiche erano pessime con pioggia o vento e terminava nelle ore mattutine del 24 dicembre, mentre Gesù nasceva nella mezzanotte tra il 24 ed il 25, da ciò il detto: L’orvi fannu nàsciri lu Bamminu un jornu prima. Gli orbi fanno nascere il Bambino un giorno prima. Essi facevano il giro delle case per ricevere il denaro pattuito, ma accettavano anche dolci, arance, mandarini, una manciata di fichi secchi o di nocciole ed anche del vino. A Barcellona Pozzo di Gotto, i ciechi, detti cannizzàri, a fine novena cantavano: Lu Bamminu è natu / lu carrinu e u’ gucciddratu (1) Il Bambino è nato / (datemi) un carlino ed un buccellato, mentre a Partinico recitavano: È finuta la sunata / li dinari e i gucciddata. È finita la suonata / i denari e i buccellati. Tra i dolci caratteristici del Natale in Sicilia, rinomata era la pretrafennula (2) di Mòdica. Un detto popolare: Mustazzoli di Missina, cuddrureddri di Catania e nucòtuli di Palermu, cioè i mustaccioli di Messina, le ciambelle di Catania ed il panicato di Palermo. *** A cantare la novena erano anche i ciaramiddrari, suonatori di ciaramella (3), che scendevano in città dai paesi montani e si muovevano dal mattino fino a sera per le vie, vestiti sempre con lo stesso abito nero di stoffa ruvida ed un berretto, pendente da un lato. Le famiglie, che li impegnavano, esponevano in strada un quadro della Sacra Famiglia, ornato di arance e foglie verdi e, davanti all’immagine, accendevano nove candele. Il canto di ogni sera, era diviso in quattro parti, detti caddrozzi, pezzi. Chi poteva spendere, arruolava altri suonatori da affiancare alla
ciarameddra, come un suonatore di cerchietto, di acciarino o di violino. Con devozione, il vicinato partecipava alla novena, disponendosi in religioso silenzio, attorno ai suonatori, gli occhi fissi alla Sacra Famiglia, con buona gratificazione per la famiglia ospitante. *** Per il Natale, in tutte le botteghe si allestivano degli altarini, dialettalmente cone, nicchie, ed i cassettoni venivano ornati con rami di alloro, di mortella, d’arancio e di limone con al centro Gesù Bambino. Le cone rappresentavano i presepi in miniatura della più antica tradizione dell’Isola. Le arance dorate contrastavano con il giallo dei limoni e si disponevano in semicerchio a formare una piccola grotta in fondo alla quale risaltava il manto azzurro di Maria con in braccio il Bambino. Bioccoli di bambagia simulavano fiocchi di neve. Davanti alla cona era sistemata una tavola, ornata con nastri rossi ed azzurri, sulla quale si disponevano nove candele da accendere con l’inizio del canto. Tradizione era allestire la cona sempre nello stesso posto per evitare la credenza di sventure sulla casa. *** Tradizione era di parare, ornare, i negozi con sfoggio, la parata del fruttivendolo era la più appariscente, egli, tra tanta mercanzia, gridava: A Pasqua pari cu ha beddri agneddri / a Natali cu ha beddri nuciddri. A Pasqua mostra chi ha bei agnelli / a Natale chi ha belle nocciole. I fichi secchi, mpinniddrati, rivestiti con una foglia d’oro o d’argento, venivano infilzati a forma di cuore o di stella con coda, per richiamare i Magi. Ammirata era la bottega dello sfinciaru (4) che friggeva sfinci (5), panelle (6) e sardi a beccaficu (7). Il mercato natalizio popolare più rinomato in Sicilia era quello di Messina, vi si trovava ogni specie di pesce. *** Lu viaggiu dulurusu di Maria Santissima e lu Patriarca S. Giuseppi in Betlemmi, è la più antica novena natalizia siciliana, vero e proprio Noël, scritta da Antonino Diliberto, intorno al 1750, per assolvere ad una esigenza avvertita dalla Chiesa: riversare nel linguaggio dialettale il messaggio evangelico per divenire popolare, in quanto facilmente comprensibile. La novena si sviluppava in nove giorni e ogni giorno comprendeva nove strofe, ciò perché nella cultura cristiana il simbolismo del nove, multiplo di tre, si prestava a coniugare i motivi cosmici con quelli soteriologici della Trinità. Il Natale svolgeva una profonda funzione associativa: appuntamento, attesa, momento di amicizia, espressione di felicità ed una funzione liberante perché occasione di ricordi, di dialogo, di incontro e di preghiera, manifestando il popolo cristiano la gioia di rivivere il vissuto degli antenati per ‘ricevere -trasmettere’ una eredità di fede come patrimonio di famiglia. Francesco Cannatella (Le note sono nella pagina seguente)
Attualità
Numero 6 - Dicembre 2017
(1) Ciambella di pasta dolce, cotta in forno, aromatizzata con uva passa ed anice. (2) Petrafènnula: dolce fatto di un impasto indurito e composto da mandorle, miele, scorza di cedro o di arancia e altri aromi. (3) Strumento a fiato a due canne, una delle quali è munita di fori per modulare i suoni, mentre l’altra e collegata con l’otre per immettervi l’aria. (4) Chi prepara e vende frittelle e fritture di ogni tipo. (5) Frittella di pasta semifluida, molto lievitata, che si gonfia nel friggerla e che assume una forma sferica. Può essere fatta con ingredienti diversi: uova, latte o patate lesse e condita con miele o zucchero. (6) Frittella di farina di ceci, che si usava consumare tra due fette di pane. La si preparava, cuocendo in calderoni con olio o strutto delle porzioni pressate e di varia figura, per lo più di forma rettangolare, di un impasto ottenuto addensando su una fonte di calore la farina intrisa d’acqua. Il consumo era diffuso a Palermo, dove era devozione a santa Lucia, il 13 dicembre. (7) Sardelle ripiene di pan grattato e torrefatto, zucchero, cannella, passolina ed altro, unite una all’altra, intramezzate con foglie di alloro.
DONATA AL MUSEO DI CIANCIANA “LA CIANCIANESINA” DEL COMPIANTO GIUSEPPE GAMBINO Nel pomeriggio di mercoledì 10 gennaio, presso il Museo di Cianciana, ha avuto luogo la cerimonia di consegna della “Ciancianesina”, un autoveicolo realizzato dal compianto Giuseppe Gambino negli anni sessanta. Alla presenza del sindaco Santo Alfano, di alcuni rappresentanti delle associazioni, dell’immancabile fotografo Pietro Arfeli e delle famiglie di Cianciana e di Alessandria della Rocca, che hanno potuto ammirare i numerosi reperti del museo, la signora Giuseppina Cannata, vedova del signor Giuseppe, ha consegnato ufficialmente l’autoveicolo. “ Dono al Museo questo mio importantissimo ricordo – ha detto la signora – per consentire a tutti di usufruirne e ciò è per me un modo per far rivivere la memoria del mio compianto marito”. Il signor Giuseppe Gambino era nato a Cianciana il 29 marzo 1937 e per molti anni aveva vissuto nella città di Genova, dove gestiva un’officina meccanica e appunto la meccanica era stata la passione della sua vita. Gli consegnavo personalmente sempre le varie copie de La Voce di Cianciana a casa sua ad Alessandria della Rocca e in quelle occasioni avevo avuto la possibilità di ammirare nelle vetrine oggetti antichi puntualmente riparati da lui : sveglie, orologi
etc E’ deceduto ad Alessandria della Rocca un anno fa e precisamente il 20 gennaio 2017. Aveva costruito l’autoveicolo per farne dono ai nipoti di Cianciana Salvatore e Alfonso Campisi che desideravano una macchinina. Dopo la sua realizzazione la Ciancianesina, come l’ha chiamata il suo realizzatore, è stata spedita a Cianciana con il treno e i nipoti hanno cominciato ad adoperarla imparando a guidare, prima di prendere la patente. Tecnicamente si tratta di una Lambretta trasformata in tre ruote, due anteriori e una posteriore. Il cambio è a quattro marce tipo autovettura, con frizione, acceleratore e frenatura a cavetti su tutte le tre ruote. E’ un vero peccato che il signor Gambino non abbia pensato a brevettare la sua invenzione. Se l’avesse fatto, probabilmente la sua vita sarebbe cambiata e avremmo visto in circolazione questo tipo di veicolo tanti anni fa. S.P.
SOSTENITORI DE “LA VOCE DI CIANCIANA” La redazione della Voce di Cianciana esprime la propria gratitudine a tutti coloro i quali hanno dimostrato il loro attaccamento al giornale rinnovando l’abbonamento PER L’ANNO 2017. Un sentito ringraziamento è indirizzato ai SEGUENTI SOSTENITORI : signora Giuseppina Salvioli - Palermo, dottor Salvatore Piazza - Cianciana. Un cordiale ringraziamento indirizziamo altresì alla signora Rosa Gaglio-Cuffaro, abitante ad Agrigento, che, pur avendo pagato l’abbonamento per il 2018, ci ha espresso la volontà di non essere rimborsata. Grazie a tutti.
Ricorrenze Editoria
La Voce di Cianciana RICORDANDO GIOVANNI SIRACUSA
Il 2018 segna il 70° della nostra Costituzione, figlia della Resistenza. Dei Partigiani ciancianesi ci siamo sempre occupati con rispetto e prima di scriverne abbiamo sempre verificato le fonti, cosa che non abbiamo potuto fare col personaggio che segue, per cui invitiamo chi sa a darci notizie, confermando o smentendo. Giovanni Siracusa, nato a Cianciana il 24 agosto 1922 da Domenico e Mar ia Rosa Panepinto. Ar r uolato (genio militare?) a Genova. Durante la guerra fu sul fronte francese; dopo lo sbandamento tornò nella capitale ligure presso amici conosciuti prima. Si racconta che quando i nazisti si apprestavano ad abbandonare la città di Genova e ne minarono l’acquedotto, il Siracusa si offrì di andare a sminalo salvando in questo modo la Città, che, riconoscente, gli offrì un posto nella amministrazione cittadina. Siracusa fu insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica prima e Grande. Ufficiale etc dopo. Nel 1947 a Genova sposò Maria Tacchino, dalla quale ebbe due figli; nella stessa città morì l’8 ottobre 1992. (eg)
CONTINUA L’ARTE SCULTOREA DI GINO SCHEMBRI I nostri lettori conoscono da molti anni la grande passione di Gino Schembri per la scultura e per la realizzazione di vari oggetti. Già la Voce, in due articoli, si era occupata di lui, sia mettendo in evidenza il suo dono di rabdomante, la capacità cioè di localizzare con l’ausilio di due semplici bacchette lignee o di metallo, il punto preciso dove scorre l’acqua nel sottosuolo, sia le sue sculture ricavate dalla natura che grazie al suo intervento prendono via via le più svariate forme. Questo sculture atipico, coltivando le sue terre e stando, quindi, sempre a contatto con la natura che egli ama tanto, ha saputo sviluppare il suo talento di scultore, nel senso che egli, con grande spirito di osservazione, riesce ad intravedere, per esempio nel gioco dei rami, quelle che poi diventano le sue sculture dalle varie sembianze sia umane che animali. Ecco così che da un ramo di un albero, come d’incanto, prendono forma cavalli,
scimmie come pure attaccapanni, posacenere, porta tovaglioli, lampadari etc. O delle zucchine che diventano serpenti. Per non parlare poi della realizzazione di oggetti ornamentali come mazzi di fiori, di spighe che ornano la sua casa. E per realizzare tutto ciò, la grande fornitrice resta la natura che dona a lui il materiale di cui egli ha bisogno, per sviluppare la sua fantasia creativa. Gino ha fatto vedere a tutti le sue composizioni partecipando a varie mostre. Ricordiamo quella allestita in Via Amormino, per festa in onore di San Giuseppe, vicino alla Tavola della superiora dottoressa Maria Comparetto. In quell’occasione Gino è stato intervistato dall’Emittente televisiva Tele Acragas. S.P.
PRESENTATO A CIANCIANA IL LIBRO DI ROSA ANNA ASARO “E BRILLO’… LA COMETA, VERSI ED IMMAGINI DEL SANTO NATALE IN SICILIA”
E’ stato presentato, per la prima volta in Sicilia, presso l’Oratorio giovanile “Don Gerlando Re”, in una serata organizzata dalla nostra Associazione Sicily Kult e dinanzi ad un attento pubblico, il libro della poetessa di San
Cataldo (CL) Rosa Anna Asaro E Brillò …la Cometa, Versi e immagini del Santo Natale in Sicilia, pubblicato pochissimo tempo addietro. Dopo i saluti di rito del Presidente di Sicily Kult, Giovanni Gattuso ha parlato degli aspetti teologico-liturgici del presepe, mentre la presentazione della scrittrice è stata letta da Salvatore Panepinto su testo di Don Gioacchino Zagarrì, presente in sala ma impossibilitato a parlare per una forte raucedine. Il libro è stato presentato da Eugenio Giannone, mentre Francesco Montalbano Cannarozzo ha recitato delle poesie del testo e i cantori del “Coro del Presepe” hanno intonato dei canti natalizi che hanno rafforzato l’atmosfera magica della serata e, soprattutto, del periodo. S.P.
Editoria
Numero 6 - Dicembre 2017
RIPORTIAMO A SEGUIRE, LA PRESENTAZIONE DI E. GIANNONE Rosa Anna Asaro, E Brillò …la Cometa, Versi e immagini del Santo Natale in Sicilia, Caltanissetta 2017. Il libro, pubblicato qualche settimana fa per i tipi ella Lito Art di Cl, è impreziosito dalla Prefazione di S.E. Mons. Mario Russotto, Vescovo di Caltanissetta, dall’Introduzione del prof. Sergio Todesco e da circa 50 foto a colori sui presepi isolani. Nella Prefazione Mons. Russotto ribadisce che “per noi mendicanti d’amore” a Natale “di speranza si veste il dolore” perché “Dio nasce bambino / rinunciando alla gloria per sanare la storia”; mentre nell’Introduzione il prof. Todesco si lascia andare ad un’intrigante disquisizione sul giorno della Natività, la cui data s’inserisce non casualmente in un periodo che anticamente registrava feste pagane sia nel mondo italico che in Grecia o in medio-oriente per tutte superarle perché nel mondo cristiano il Natale è un evento unico, non fatto di cicli o morti che ritornano e che in qualche modo bisogna esorcizzare, ma “si innesta …nel centro della storia e nel cuore dell’uomo” per cui il mondo non potrà più essere com’è stato…”. Sempre secondo il prof. Todesco, nella cultura popolare siciliana il “Natale viene considerato un mistero tanto grande da richiedere un atteggiamento di fervido e stuporoso ripiegamento su se stessi nell’attesa dell’evento dell’incarnazione…” e il presepe rappresenta “una straordinaria occasione di condivisione comunitaria di atti devozionali…”. La parte lirica comprende tredici belle poesie e alcuni brani in prosa, mentre la chiusura è affidata alla “Preghiera di Natale” con versi di Karol Woytila, figura per la quale la nostra Amica poetessa nutre una grande affezione e a cui ha dedicato un’intera opera: “Karol, pietra del terzo millennio” (2007).Spiccano, accanto alla magia del Natale e dell’attesa del Bambinello, un forte anelito alla purezza e all’innocenza dei pastori, i ricordi di una bimba che, ascoltati i canti della novena, desidera giocare a tombola - come a tutti è capitato - e gustare i buccellati; lo splendido inno a Maria, “gioviale fanciulla”, “casta sposa e soave mamma” che spalanca “le braccia a uomini e donne di ogni millennio”, (Sul sentiero della vita, pag. 16) consolatrice degli afflitti, proprio Lei col cuore straziato sotto la croce; colpisce per la sua attualità “Betlemme 2002” che ci rimanda agli ultimi avvenimenti che stanno interessando Gerusalemme e la Cisgiordania. E la sinfonia continua con la celebrazione del Presepe, “villaggio palpitante di vita” (Ritorni, pag. 82),
in una “policromia di luci /…/ sotto un cielo di carta stagnola / con pianeti appesi ad un filo” (Magia, p. 53), ad indicare “il cammino / verso il Redentore” che “si fa musica eccelsa (Nel mondo, p. 42) tra “echi di campane e zampogne” in un quadro che spira serenità, pace e speranza e sul quale “lenta si adagia la soave cometa” (Desideri, p. 56). La compostezza formale, la semplicità di linguaggio, che nella loro plasticità mi ricordano i classici greci e il nostro Salvatore Quasimodo, ragusano come Rosa Anna, e per cui ogni parola va intesa nella pienezza di significato; l’incanto, le trepidazioni, le emozioni che riesce a trasmettere - trasportandoci in una dimensione di sogno, d’attesa per l’evento che sta per compiersi e che si ripeterà sistematicamente ogni anno per dirci che Dio è sempre accanto a noi col suo Figlio che non ci abbandona mai, - conferiscono al testo un sapore particolare, che va gustato nella sua interezza contenutistica e formale.La seconda parte del libro ripercorre in maniera succinta la storia del presepe in Sicilia e ci rammenta quanto radicata sia nella nostra Isola la tradizione e quale genialità e amore siano stati profusi nel corso dei secoli nell’allestimento di tali opere, alcune delle quali sono degli autentici capolavori e sono addirittura inseriti nel patrimonio delle Eredità immateriali dell’UNESCO, come quello semovente di Giacomo Randazzo di Cinisi, o della Regione siciliana, come il presepe vivente di Sutera. L’Autrice non ne dimentica alcuno e ci ricorda come il presepe vivente di Custonaci sia il più grande della Sicilia, come le stupende miniature di Roberto Vanadia abbiano fatto il giro dell’Europa e come la nostra Novena, il cui testo è opera del prete monrealese Antonino Diliberto (1750), sia la più antica di Sicilia. E poi, ancora: il presepe subacqueo di Aci Castello, quelli in maiolica o terracotta di Caltagirone, quello in vetro di Murano di Pippo Madè esposto nella Cappella Palatina di Palermo, quello con i pupi siciliani di Catania e in corallo di Trapani e i tanti altri, viventi o tradizionali con statuette. Un bel lavoro del quale siamo grati all’Autrice, alla quale auguriamo sempre nuovi successi; un bel libro che non dovrebbe mancare in alcuna casa perché la sua sola presenza è un invito a riflettere sulla santità del focolare, sui sentimenti di pace e solidarietà, sulla misericordia celeste e sulla semplicità delle cose e dei gesti quotidiani che rendono felice la nostra esistenza.
Ambiente & Sociale
La Voce di Cianciana
102° COMPLEANNO PER ONOFRIA COMPARETTO CIANCIANA 21 NOVEMBRE 1915– 21 NOVEMBRE 2017
Nella foto in alto a sinistra la festeggiata è con i figli Concetta e Giovanni, il genero Gino Schembri e la nuora Rosa Frenda. Nella foto a destra è con la cognata Enza Bellavia, residente a Palermo e i nipoti Pietro, residente in Belgio, Fina e Giuseppe Soldano residenti a Roma. Foto a destra, Il comitato per i festeggiamenti in onore di Santa Lucia 2017. Presidente Antonella Cimino, assistenti Anna Maria Sciurba, Giuseppina Caltagirone
LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE DELLE PROFESSIONI SANITARIE PER CLAUDIA MARAGLIANO, conseguita il 28 novembre 2017, presso l’Università agli studi di Firenze. Claudia ha discusso la tesi dal titolo “Trasformare gli svantaggi in vantaggi: il ruolo del Tecnico della Prevenzione nella realtà dei percorsi leFP”. Relatore Andrea Giardini, correlatore Gianluca Favero.
Primo compleanno del piccolo NICOLO’ GRECO, festeggiato a Bagheria (Palermo) il 4 dicembre 2017. Nella foto, oltre al festeggiato, il fratello Samuele, il papà Mario e la mamma Claudia Maragliano.
Letteratura
G
Numero 6 – Dicembre 2017
RICORDANDO IL POETA GIUSEPPE PULIZZI, NEL VENTENNALE DELLA MORTE
iuseppe Pulizzi nacque a Cianciana, primo di cinque figli, da Gaetano, carrettiere, e da Giuseppa Lo Monaco il 16 febbraio 1918. Conseguita la licenza elementare, quantunque amasse molto lo studio e desiderasse continuare, la condizione di povertà della famiglia e dei tempi lo costrinsero ad aiutare il padre nel lavoro. Tuttavia non abbandonò mai lo studio e si formò da autodidatta nei ritagli di tempo libero del lavoro nei campi. La seconda guerra mondiale lo segnò profondamente. Era già militare da un paio di anni quando scoppiò il conflitto. Rimase coinvolto, da autiere, in vicende militari e belliche per ben otto anni, dal 1937 al 1945, e fu impegnato nell’occupazione della Francia meridionale. L’armistizio dell’8 settembre lo colse in provincia di Frosinone, uno dei territori dove le vicende belliche si manifestarono con maggior vigore e drammaticità (Ferentino, Cassino). Fu qui che rimase gravemente ferito, durante un bombardamento, riportando un’invalidità fisica permanente. Finita la guerra ritornò in paese dalla famiglia che tanto amava. Trovò i suoi cari, così come il paese, in una situazione di grande difficoltà. Il cibo quotidiano era una scommessa spesso persa ed insieme al padre si fece carico dei bisogni della madre, delle tre sorelle e del più piccolo fratello. La condizione di assoluto precariato si dissolse, via via, con il migliorare delle condizioni generali della nazione ma non senza dolore e sacrificio. La sua famiglia conobbe, infatti, pesantemente i dissolvimenti dell’emigrazione. Tre dei suoi fratelli emigrarono all’estero. Lui, per alcuni anni, si cimentò con il mestiere di calzolaio che gli consentì di metter su famiglia sposando Rosa Soldano, da cui ebbe quattro figli (due dei quali morirono a pochi giorni dalla nascita). Emigrò poi a Milano, dove apprese il mestiere di aggiustatore meccanico e lavorò in una nota fabbrica di cucine a gas. Altri lavori – cantoniere ANAS ed infine operaio delle Ferrovie dello Stato - gli consentirono infine di
rientrare in Sicilia. Da ferroviere, con la famiglia, si stabilì, in ultimo, nella città di Palermo (1963) dove lavorò sino alla pensione. Nell’immediato dopoguerra aveva partecipato, insieme ad altri giovani amici, alle attività di animazione sociale intraprese in paese dalle associazioni cattoliche, ispirate da valorosi parroci, come i sacerdoti don Gerlando Re e don Filippo Ferraro. A Palermo la vita familiare scorreva serena ma la morte prematura dell’amata consorte (1968) drenò tante delle sue energie e Giuseppe si concentrò sui due figli ai quali consentì un roseo futuro. Sistemati i figli e l’assenza di gravi preoccupazioni, gli consentirono di dedicarsi alla sua antica passione, la poesia, e alla musica, facendo parte di diversi corpi bandistici amatoriali, suonando il flicorno tenore. Gli anni 19801997, che furono drammatici per la città di Palermo e tutta la Nazione, con le stragi di mafia, lo segnarono profondamente. La notizia dell’attentato di Capaci del Maggio 1992, al giudice Falcone, alla moglie e alla sua scorta, lo lasciò sgomento e senz’animo, Si spense il 9 dicembre del 1997, sereno, circondato dall’affetto dei suoi cari e consolato dalla fede. Quattro anni prima, nel 1993, aveva pubblicato la silloge La primavera di me nannu. La poesia lo accompagnò per tutta la vita. Sempre portava con sé, in buona evidenza nel taschino della sua austera giacca, una penna con la quale usava annotare, ovunque si trovasse, su fogli di carta, scatole di cerini, libretti, i versi che estemporaneamente gli sovvenivano in mente. Attraverso l’arte della parola visse ed interpretò la condizione degli uomini del suo tempo. La sua è stata poesia popolare, sempre acuta e sempre pregna di morale”. Una nuova raccolta, a cura della Famiglia, sarà pubblicata nei prossimi mesi per ricordare il Poeta Giuseppe Pulizzi nel centenario della nascita. E. Giannone (su appunti della Famiglia Pulizzi)
Dal volume di Giuseppe Pulizzi La primavera di me nannu, prefazione di Salvatore di Marco, la Voce ha il piacere di pubblicare Unn’è Cianciana, Lu carusu di surfara e Ti pregu Bammineddu GIUSEPPE PULIZZI UNN’E’ CIANCIANA ‘Nta la centudiciottu agrigentina doppu lu Platani la strata è chiana e ‘nta lu feu Mavaru camina a latu a lu Cavaddu ad a Bissana. Po' veni lu Figottu chì è ‘ncullina chi quarchi se’ chilimetri s’acchiana, pò Castiddazzu cu vigni e jardina e ‘ntesta nni la serra c’è Cianciana
Di lu carvariu ‘ncapu di Cianciana di certi paisi si vidi ogni zona: di Sciacca, Muntallegru, Siculiana, Lisciannira, Santu Stefanu, Bivona, Caltabillotta suttana e suprana, San Masi cu Santangilu, Aragona. E ‘ncapu ‘stu carvariu cu cci acchiana pi li purmina trova l’aria bona.
Letteratura
La Voce di Cianciana GIUSEPPE PULIZZI Lu carusu di surfara
I O poviru carusu di surfara chi carriasti dintra la pirrera Ah! Quantu nni facisti vita amara pi lu bisognu chi nni tia c’era. La chiumazzata la tinisti cara trasuta ‘ntesta di la sò tistera, ti carricavanu li surfarara e lu tò saccu quattru parmi era.
II Nni tutti li matini a l’arba chiara ti prisintavatu a la Farcunera, scinnivatu la scala misu a gara cu li carusi di la to manera. Lu pirriaturi ti dicia appara lu saccu ca ti l’inchiu di tuffera e scausu tra vricci e cacinara li pedi ti facisti’na lardera.
III Lu surfaru niscivatu a cantara ittannulu a munzeddu e a filera e nni dda scala a picu e ginisara lu immu ti facisti pi spaddera. Comu lu sceccu di li vardunara la vita tò fu tutta rancurera; Oh! Poviru carusu di surfara ca lu tò cantu lu tò chiantu era.
GIUSEPPE PULIZZI Ti pregu Bammineddu I II III Si lu scurdaru tutti oh Bammineddu Gesù diccillu Tu a lu Patri Eterrnu Gesù Bamminu a Tia mi raccumannu ca tu nascisti nni ‘ssa terra santa chi a tutti chiddi chi la guerra fannu di fari a tuti un bon Natali unni s’ammazzanu e fannu macellu li pirsuadi pi un giustu cuvernu d’aviri lu filici e novu annu cu la mitraglia chi crepita e canta? chi nun produci tragedia e dannu. luntanu di disgrazii e d’ogni mali. Nascisti ddocu, Tu, Gesuzzu beddu Fa chi finisci subitu ‘stu ‘nfernu Li genti chi ti lodanu lu sannu e ognunu di ‘sta gloria si vanta ca frati e frati si stannu ammazzannu ca la vinuta tò augurali ma ‘un sannu ca nascisti nni ‘ssa terra e dunaci la bona vuluntà nun voli l’odiu, guerra e tirruri purtannu paci e no la brutta guerra. di cuvirnari tra la carità. ma fratellanza, paci, gioia, amuri.
TRATTO DA “ALL’OMBRE DELLE PIAZZE “LU MORTU VIVU di Gaspar e D’Angelo Probabilmente la più pirandelliana delle storie che mai sia stata raccontata all’ombra delle piazze di Cianciana è quella di “Lu mortu vivu”. Un vedovo, dopo un po’ di tempo decide di risposarsi. Passano gli anni, crescono i figli -sia quelli della prima che della seconda moglie- e Giuseppe decide di andare a trovare i figli della prima moglie che erano emigrati. Il suo arrivo in terra francese coincide con la morte della suocera, mamma della prima moglie. Il nostro futuro eroe, suo malgrado, manda un telegramma in paese per avvisare le famiglie del suo arrivo e, contemporaneamente, del decesso della suocera. Il testo recitava: PAPA’ ARRIVATO MORT* MAMMA L’ultima vocale dopo MORT non era chiara. Poteva essere una O oppure una A. E da qui l’equivoco. La MAMMA /Suocera è interpretata come mittente del telegramma e il PAPA’, morto, come soggetto. La seconda moglie e i parenti tutti tengono tre giorni di lutto come si era solito fare allora con tanto di cunsulu. Le amiche e cummari ebbero il compito di convincere i parenti dello scomparso a prendere un boccone, perché chissà da quante ore non avevano bevuto un sorso d’acqua e non toccavano cibo, impegnati come erano nel piangere il defunto con tanto di funerea tradizione greca. Qualche settimana dopo, Giuseppe fa rientro in Sicilia. Da Palermo prende la corriera per tornare a casa, sotto gli occhi increduli di qualche compaesano. Era appena arrivato al paese prima di Pirandopoli, quando un tale Vincenzo Gentile, in procinto di prendere la stessa corriera, lo avvista e, credendolo morto, indietreggia urlando.” Lu mortu. Lu mortu è vivu!” e ancora “Oh beddra Matri…lu mortu anniviscì!!!” (O Madonna… il morto è resuscitato!!!). Arrivato Giuseppe a Cianciana, fu presa la saggia decisione di avvisare le famiglie dell’arrivo di lu mortu vivu,
ma fatalità volle che a passare dalla vicina fermata del pullman si trovasse una delle sorelle, che incominciò anch’essa a urlare e piangere il fratello, per disperazione e incredulità, una seconda volta, esattamente come aveva fatto il mese precedente . Non appena giunse la notizia, simili scene si ripeterono nelle due famiglie di Giuseppe, con l’aggiunta di disperati tentativi di strapparsi d’addosso il nero del lutto degli abiti che indossavano e il tutto fu contornato da un forte temporale estivo che ben si prestava come scenografia naturale. Continuano a passare gli anni e Giuseppe, con tutta la sua seconda famiglia, emigrò in Canada. Una mattina d’autunno, due vecchietti a li casotti si scambiarono il solito:-Chi si dici?-Chi s’havi a diri? E dopo una breve pausa… Pari ca a lu Canadà murì Giseppi “ lu mortu vivu”… Ma questa volta non ci furono segnali di ritorno alla vita. Gaspare D’Angelo
IL LEGGIO TRASFORMATO IN APPOGGIO
Letteratura
Numero 6 – Dicembre 2017
Pubblichiamo la poesia del nostro redattore Eugenio Giannone, Requiem per i Morti di Lampedusa dedicata ai Morti di Lampedusa del 3 ottobre 2013.Essa è stata pubblicata la prima volta su una rivista fiorentina, ripresa da altre riviste online, tra cui una dei Gesuiti, è stata accostata “audacemente” a dei discorsi di S.S. Papa Francesco. La versione in inglese, è del prof. G. Cipolla della Saint Jhon’s University di New York, USA. Requiem for the Dead in Lampedusa di Eugenio Giannone
Requiem per i Morti di Lampedusa di Eugenio Giannone
It’s dawn. The dawn of a new day Began in the desert, where hopes Were the grains of sand you counted, And you carried in your heart the smile Of a mother, a child, a brother And a sweet promise kindled it. The desert was yellow like the sun Green like leaves was hope, Blue like the sky your dream, The sparkling eyes the color of chestnuts Red like blood the path Black as pitch your destiny. Now you are no longer thirsty nor hungry, Your blood has turned to black And your green years are black like night Broken dreams cradled waiting In the odyssey that brought you to your death A mile away before you could yell “land”. You had a name, a face, feelings. You became a number like so many; And while inside a lonely cemetery Compassionate hands place flowers, In some Somalian village, in Syria, in Palestine Women in desperation pull out their hair. Sleep, brother, in a watery coffin That cradles you sweetly on the waves. Tomorrow the sun will rise again For everyone, but not for you Who leave as witness other unfortunate Brothers seeking to be delivered. May the land weigh softly on you, May water befriend you, and may God welcome you in his infinite goodness God Willing, Ins Allah.
L’Aurora. L’alba d’un nuovo giorno Cominciò nel deserto, ove speranze Erano i granelli di sabbia che contavi E portavi nel cuore un sorriso Di mamma, di bimbo o di fratello E una dolce promessa lo scaldava. Giallo come il sole era il deserto, verde come foglie la speranza, azzurro come il cielo il tuo sogno, vividi gli occhi di color castano, rosso come il sangue il sentiero, nero come la pece il tuo destino. Ora non hai più sete né appetito, il sangue rosso è diventato nero e come notte il verde dei tuoi anni. Sogni spezzati, cullati nell’attesa, nell’odissea che ti portava a morte un miglio prima di gridare terra. Avevi un nome, un volto, sentimenti: sei diventato un numero tra tanti; e mentre in un romito cimitero mani pietose portano dei fiori, nel villaggio somalo, in Siria o Palestina le donne disperate si strappano i capelli. Dormi, fratello, in una bara d’acqua Che ti culla ondulando dolcemente Domani ci sarà di nuovo il sole: risplenderà per tutti, non per te che lasci il testimone a sventurati altri fratelli in cerca di riscatto. Ti sia lieve la terra, amica l’acqua t’accolga Dio nella sua bontà. Se Dio vuole, Insh Allah.
Diario giurgintanu di Nuccio Mula “Comu iucammu? A fari minchiati” Caro diario, è il sabato del villaggio, “c’un suli ca pica”. Compro un quotidiano. Uno qualsiasi, “sunnu tutt’aguali”. Le solite minchiate da ogni colonna. Chiudo il giornale e lo fiondo nel cassonetto. “Mi stuffa”, non voglio pensare. Non stamattina. Arrivo alla Bibbirrìa. C’è don Turiddru, seduto “davant’o scaluni d’a so’ casa”. Con lui, altri tre “compari di chiàcchiari persi”. Ma stavolta non parlano: stanno giocando a carte, e con gran foga. “Chi avemu?”, esordisco. “Nenti, prevessù, passamu tempu a fari minchiati”.“Minchiati lassu e minchiati trovu”, penso: ma replico, tanto per dire due parole,
“in effetti, iùcann’e carti si passa ‘u tempu…e chi è, scupa, scupuni, briscola…e chi carti su’, ca mi pàrinu tecchia strèusi…dunni li capitàstivu, nn’e quacchi tabacchinu d’o tri’?” “Prevessù, mancu Lei pari, ca dicinu ca è allittràtu…Nàvotri stamo iocando a “far minchiate”…’u voli capiri? E ora ‘un zi nichiassi, chiedo scùsi, ca lassàmu ‘a partita all’urtimu giru e avemu cosi trùbbuli…” Dopo un mesto saluto ai quattro contendenti “ca si scassanu d’arrìdiri” a mio discapito, con il capo ricolmo di cenere me ne torno a casa, un po’ mortificato; ma il cervello – “mi canusciu bonu, quannu mi mettinu un puci ‘n testa – comincia a frullare: ed arrivato nel mio studio, inizio le ricerche.
Astronomia “Dizionario della lingua italiana” di Nicolò Tommaseo, con la collaborazione di Bernardo Bellini, 1861 circa. Una miniera. “E allura ‘i minchiati cci ann’a essiri puru”. E vai. Volume XII, pagina 305, dopo “minato, minatore e minatorio” (omissis) ed un’inopinata latitanza di “minchia”, “Minchiate. S .f .pl Gioco composto di novantasette carte, delle quali 56 si dicono cartacce, ed una che si dice matto. Egli si fa al più in quattro persone, o in partita di compagni a due a due ( e questo è il vero gioco), ovvero ciascheduno da per sé separatamente. Basta libri. Computer. Internet. Digito “minchiate”. Ecco trenta pagine Di “minchiate”, appunto. Tra la prevedibile dovizia di siti porno e qualche www di trivialità, la grande scoperta. Eureka. “Minchiate Etruria”. “Antiche minchiate fiorentine”. Ci sono persino le “mini- minchiate” (“noi siamo piccole, ma cresceremo…). Tutte pregevoli riproduzioni di tarocchi del ‘700: ma la storia delle “minchiate” è ancora più antica (ci avrei giurato, anche senza l’ausilio di Internet). “ ‘O discursu “. “Le Minchiate” erano , “nel Rinascimento, in Toscana, un mazzo di carte che univa alle figure dei
L
La Voce di Cianciana Tarocchi quelle zodiacali, raggiungendo un totale di 96 carte”. Altre interessanti notizie via web: “Secondo un libretto pubblicato a Firenze nel 1820 che si rifà ai più antichi, le Minchiate sarebbero nate ad opera di un gruppo di fiorentini, appassionati di aritmetica, che non sapevano come passare il tempo (e quindi “ci squagliava à iurnata a fari minchiati”, n. d. r.). Ed infine, l’apoteosi: “A Firenze nel XV secolo, Naibbe e Tarocchi si fondono in un mazzo, le Minchiate, destinato ad avere grande fortuna fino ai nostri giorni”. Non avevo alcun dubbio in proposito, caro diario: anche perché la minchiatologia, specie dalle nostre parti, è talmente attecchita, nei secoli – ed anche fuori dai tavoli da gioco, ovvero senza bisogno di referenti toscani ed etruschi – che, “senz’offisa pì nnùddru” e considerato, ad esempio, il livello di professionalità e la capacità di insegnamento “ab immemorabili” della nostra classe politica, “arrivat’a minchiati, ccà a Giungenti putemmu fari scola a tuttu ‘u munnu”. Nuccio Mula
A CIANCIANA UN PICCOLO OSSERVATORIO ASTRONOMICO
’osservatorio è stato installato in un apposito locale, ovviamente con tetto scoperchiabile, alla sommità del Calvario, a pochi metri dall’abitazione del suo proprietario Santino Vaiana. E non poteva esserci luogo più adatto, considerato che da quel luogo si gode di una vista quasi a 360°. Montato su un tripode, si tratta di un telescopio di marca CELESTRON C8 NGT NEXSTAR che si può collegare, sia via cavo sia senza cavo con il wi-fi, al computer, al tablet od ad uno smartphone. Nella parte superiore del telescopio sta la montatura che comprende il motore, il software e la presaper, l’alimentazione ed i cavi che collegano il motore alla montatura. “Mi sono avvicinato per prima all’astronomia fotografica – dice Santino Vaiana – fin da ragazzo e da allora ho costantemente alimentato questa mia passione. Bisogna accostarsi all’astronomia in modo graduale e per quanto riguarda le osservazioni bisogna avere una certa pazienza: alcune volte non si vede niente, ma poi si può osservare tanto, purché ci siano le condizioni. Per osservare gli astri, per prima cosa bisogna fare l’allineamento polare. Poi ci sarà il collegamento del tablet con il telescopio, attraverso un accessorio che si chiama qlink che dà la rete wi-fi attraverso il satellite, senza usufruire di internet. Per localizzare un dato astro,
facendo riferimento alla stella polare, dalla mappa stellare si scelgono due stelle ad ovest ed una ad est o viceversa due stelle ad est ed una ad ovest. Fatto ciò il telescopio è pronto per puntare qualsiasi astro alla sua portata : per esempio Giove, Saturno e gli altri pianeti e la luna naturalmente, di cui si possono ammirare i meravigliosi dettagli dato che, con 200 mm di apertura, si ha un ingrandimento di 200 volte, che può addirittura raddoppiare se si colloca, attraverso un adattatore una reflex per scattare delle foto”. Magari vi abbiamo annoiata con tutti questi termini tecnici. Sta di fatto che a Cianciana c’è la possibilità di osservare al meglio gli astri e Santo Vaiana è disponibile a socializzare con gli altri questa sua passione. Basta prendere contatto con lui tramite il cellulare 3276196594 o tramite e-mail s antovaiana6_4@yahoo.it. S.P.
News
Numero 6 - Dicembre 2017 PER UNA SANA ATTIVITA’ FISICA di Gaetano Taormina
Tutto il mondo, da quello scientifico a quello della comunicazione, sa che l'attività fisica fa bene alla salute, ed è una grande medicina, purché accuratamente prescritta. Per questo motivo, secondo me, è veramente vergognoso che in cinquant'anni in Italia non è mai stata varata una vera legge efficace per introdurre obbligatoriamente l'educazione fisica nelle scuole materne ed elementari, sotto la guida di personale qualificato, cioè DIPLOMATI ISEF O LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE, gli unici che potrebbero effettuare questo tipo di lavoro. Non si tratta solo di benessere fisico ma anche mentale e culturale, come ha dimostrato la scienza. Oggi si parla di età pensionabile a 67,68,70 anni. Ma l'aspetto fondamentale è come si invecchia e come si riesce a stare in salute e bene soprattutto con se stessi. Ci sono persone che hanno 40 anni e non sembrano giovani per niente, a confronto di persone più grandi di loro di parecchi anni. Infatti, le allieve che vengono nella palestra comunale le chiamo ragazze perché io le vedo così, piene di gioia ed entusiasmo, nonostante i loro acciacchi e le loro problematiche quotidiane. Io cerco sempre di incoraggiare tutte le persone che vengono da me
facendo capire l'importanza di quello che fanno e cercando di capire dove potrà arrivare il mio intervento professionale a livello tecnico. Tornando al discorso scolastico è assurdo che nella buona scuola non si e' mai studiato un modo per rendere la nostra meravigliosa materia alla pari delle altre discipline scolastiche mentre dovrebbe essere una regola fondamentale per l'evoluzione sociale che dovremmo adottare partendo appunto dalla scuola. Secondo me, basterebbero nelle scuole italiane almeno 4 ore di attività settimanale per ogni classe, seguendo una didattica specifica sotto forma ludico-motoria. Concludo dicendo che il movimento va fatto sin da piccoli fino all'infinito, seguendo dei programmi specifici e adattati alla persona che ti trovi di fronte, perché se fai delle lezioni uguali per tutti senza considerare certi fattori, allora forse è meglio cambiare mestiere, prima che qualcuno si faccia male. Inoltre, invito tutti a non aspettare i primi dolori o la prescrizione specialistica prima di intraprendere un'adeguata attività motoria. Un carissimo saluto dal PROF. GAETANO TAORMINA CHINESIOLOGO PROFESSIONISTA.
IL MAESTRO GIUSEPPE CONTISSA CI SPIEGA COME SI COSTRUISCONO I PANIERI In questo articolo il maestro Giuseppe Contissa ci spiega come si realizzano i vari panieri, attraverso le varie fasi di lavorazione. “Ovviamente la prima fase - ci riferisce Giuseppe- è quella relativa alla raccolta del materiale necessario. A tempo debito bisogna raccogliere i vari rami, li ittuna, per esempio di ulivo, di olmo o di salice e le canne di lunghezza e di spessore desiderati che verranno raccolti in fasce e lasciati nel magazzino a stagionare. Quando arriva il momento del montaggio bisogna prendere in considerazione la consistenza dei rametti : se sono abbastanza teneri non si aggiunge altro; se al contrario essi sono abbastanza rigidi è necessario coprirli per alcune ore con un panno bagnato. Ovviamente il lavoro di intreccio deve cominciare dal fondo rotondo,
dopo aver scelto la dimensione del paniere che si vuole realizzare, da cui di diramano i rami di una certa lunghezza, vere e proprie colonne su cui in seguito verranno intrecciati orizzontalmente le pareti del paniere. La merlatura finale si può realizzare in tanti modi, personalmente preferisco quella semicircolare. Alla fine si realizza il manico, attorcigliando versi destra o verso sinistra i rami di ulivo che verranno fissati nelle stesse colonne:” Il nostro maestro Giuseppe Contissa, bidello in pensione, è nato a Cianciana il 9 maggio del 1948, ed è cresciuto si può dire in campagna coltivando la terra e scoprendo i vari segreti della natura, da lui tanto amata e di cui è un attento osservatore. Sa fare di tutto, innestare, potare per migliorare sempre più i prodotti delle piante. Nel tempo libero si dedica alla realizzazione di vari lavori artistici. Bellissime alcune sue sculture su legno o su marmo e persino su ardesia come ben si vede nella foto del Crocifisso o nella Donna con bambino. S.P.
News
La Voce di Cianciana
UN DEPORTATO CIANCIANESE NEL CAMPO DI STERMINIO DI BUCHENWALD LEONARDO PULIZZI Leonardo Pulizzi, il più giovane di sette figli, nacque a Cianciana il 5 giugno 1893 da Pietro e Vita Montalbano. Laureato in Ingegneria chimica al Politecnico di Torino, fu direttore della Manifattura tabacchi di Pola, nell’Istria allora italiana. Nel 1927 a Napoli sposò la nobildonna Emma Caruselli, che gli diede tre figlie: Vita, Maria Luisa e Bianca. Constatato che le cose si mettevano male durante la guerra, condusse la famiglia a Napoli, città d’origine della consorte. Pur supplicato di non ritornare a Pola, Leonardo Pulizzi, ligio al dovere, riprese il suo posto di lavoro in Istria ma una frase pronunciata durante una riunione lavorativa (I fascisti sono tutti ladri) gli costò molto cara. La frase infatti fu riferita ai nazisti che, classificatolo oppositore politico, lo arrestarono e l’avviarono al campo di concentramento e sterminio di Buchenwald, dove giunse il 21 agosto 1944. Poco dopo il suo
arrivo, nello stesso campo morì la principessa Mafalda di Savoia, per dissanguamento dopo un intervento chirurgico per mano di G. Schiedlausky, poi condannato alla pena capitale dal tribunale militare di Amburgo e giustiziato nel 1948. Durante la prigionia L. Pulizzi subì torture e violenze e non poté far pervenire notizie ai familiari che lo ritennero morto ma che alla fine del conflitto lo videro ritornare a casa con addosso la tuta a strisce col numero di matricola 76361 scritto sul petto; era così magro che stentarono a riconoscerlo. Divenne taciturno e quando le figlie lasciavano qualcosa nel piatto ricordava loro che nei campi di prigionia molti litigavano violentemente per un tozzo di pane duro.
Si spense a Napoli, dove aveva ripreso a lavorare alla Manifattura tabacchi, il 1° novembre 1976. Eugenio Giannone (su notizie di Totò Mirabile)
E’ DECEDUTO MASTRU GERLANDO D’ANGELO Che strano! Nel primo numero de La Voce di Cianciana, del lontano marzo del 2001, venne pubblicato un articolo dedicato ad uno dei più rinomati artigiani della nostra cittadina : a mastru Giurlannu D’Angelo, ed oggi nell’ultimo numero ritorniamo a parlare di lui in occasione del suo decesso, avvenuto il 23 novembre 2017. Era nato a Cianciana il 27 settembre 1926. Sposato con la signora Luisa Caruso, ha avuto due figli, Giuseppe e Rosetta che vivono con le loro famiglie a Milano. Aveva appreso l’arte prima nella bottega del signor Amedeo Vizzi ed in seguito dal signor Antonino Montalbano. Fatta eccezione per un lungo periodo di 7 anni trascorsi tra gli Stati Uniti ed il Canada, dove ha continuato a fare sempre il suo mestiere di falegname, ha sempre lavorato a Cianciana. Per affinare sempre più la sua arte, ha soggiornato in Brianza dove si era recato per imparare da un vecchio artigiano brianzolo una tecnica di intarsio risalente alla seconda metà del 1700. Nell’agosto del 2012 la Voce di Cianciana è tornata ad occuparsi di lui, dando la notizia della sua donazione alla chiesetta del Calvario di
un trittico costituito da un altare, un candelabro e un leggio. Così diceva l’articolo : Nella tarda serata di lunedì 13 agosto, al termine della celebrazione della santa messa, alcune persone si sono recate alla chiesetta del Calvario per poter partecipare alla benedizione di padre Antonello dei doni realizzati e donati da mastru Gerlando D’Angelo. Si tratta di un trittico costituito da un altare, un candelabro e un leggio che l’artista ciancianese ha realizzato per adempiere ad una promessa, fatta alcuni anni fa. I materiali adoperati sono stati il mogano e, per gli intarsi, l’acero ; i piedi dell’altare sono costituiti da colonne tortili e nella parte interna si scoprono diversi fiorellini in acero per la cui tonalità è stata adoperata della sabbia di mare riscaldata. Sul ripiano dell’altare l’Autore ha inciso la seguente frase : Donazione di Gerlando D’Angelo per la chiesetta del Calvario. Cianciana 2010. Quali i motivi che hanno indotto mastru Giurlannu a realizzare il trittico? Ecco cosa ci ha raccontato l’artista ciancianese : Il primo maggio di trent’anni fa, mentre lavoravo nella mia falegnameria, improvvisamente si sono staccati i due coltelli dell’albero di topì, andandosi a conficcare uno alla porta della falegnameria mentre l’altro, dopo vari rimbalzi, andò a finire per strada a pochissima distanza da dove conversavano tre donne, proprio davanti alla falegnameria.
Notizie dall’anagrafe
Numero 6 – Dicembre 2017
L’incidente, che per fortuna non sguardo andò a posarsi su un ebbe conseguenze per ben quatmalandato tavolo che fungeva tro persone, rimaste miracoloda altare e fu allora che mi risamente illese, mi lasciò in uno volsi al Signore dicendo : Signostato di choc che si protrasse re, perché mi hai risparmiato la per alcuni giorni. Ero come invita? Cosa vuoi da me? Forse tontito e avevo smarrito il senso un altare nuovo per questa chiedella realtà. Infatti il tre maggio setta, per sostituire quel tavolo successivo, recatomi come allomalandato? Ebbene, faccio la ra era uso al calvario dissi a promessa di realizzarlo. Ho voce alta : Adesso c’è il funeraimpiegato molti anni per ademle ! Quale funerale? – mi chiese piere alla mia promessa e ciò Giuseppe Alessi che era vicino a perché non sapevo come realizme. Ed io in risposta : Ma il mio! Ma stai scherzando – zare l’opera. Per l’altare ho preso spunto dall’altare delcommentò l’altro- se tu sei vivo e vegeto! Sì-ripresi- so- la chiesa del Carmelo e per volere di Dio due anni fa il no vivo per puro miracolo. Immediatamente dopo il mio trittico è stato realizzato. S.P.
NOTIZIE DALL’ANAGRAFE GLI EVENTI LIETI : NASCITE
Noemi Diecidue di Giuseppe Pietro e di Cinzia Radosta, nata a Palermo il 10 novembre 2017 Ilaria Bosciglio di Giuseppe e di Maria Antonella Vasile, nata a Sciacca il 20 novembre 2017 Adele Pinelli di Giuseppe Antonio e di Cristina Riggi, nata a Palermo il 20 novembre 2017 Giuseppe Traina di Domenico e di Maria Stefania Fiorino, nato a Sciacca il 12 dicembre 2017 Nicole Paci di Fabio e di Antonella Guida, nata a Sciacca il 19 dicembre 2017 Camilla Colletti di Giuseppe e di Lavinia Ferraro, nata a Sciacca il 29 dicembre 2017
MATRIMONI
Antonio Calamo e Angelica Mangione, Agrigento Chiesa di Santa Maria dei Greci, 26 luglio 2017 Andrea Emmanuele e Marzia Miceli, Siculiana Chiesa del Santissimo Crocifisso, 4 agosto 2017 Giuseppe Ciraolo e Cettina Giarra, San Biagio Platani Chiesa Madre, 23 agosto 2017 Pietro Martorana e Rosanna Innamorato, Chiesa Madre di Alessandria della Rocca, 20 settembre 2017 Adriano Musso e Claudia Lo Bue, Siculiana Chiesa del Santissimo Crocifisso, 21 ottobre 2017 Gaetano Contissa e Maria Letizia Ciaravella, Cianciana Chiesa Madre, 8 settembre 2017 Marcos Alcala Savarino e Keyerline del Val Munego Martinez, Municipio di Cianciana 19 dicembre 2017
GLI EVENTI TRISTI :
DECEDUTI
Onofrio Perzia, vedovo Pietra Mannino, nato a Cianciana il 10 febbraio 1928, deceduto il 31 ottobre 2017 Pietro Fucarino, coniugato Erika Schievano, nato ad Agrigento il 12 settembre 1970, deceduto l’uno novembre 2017 Giuseppa Losi, vedova Giuseppe Soldano, nata a Cianciana il 15 dicembre 1935, deceduta il 4 novembre 2017 Pietra Cuffaro, coniugata Antonino Lo Monaco, nata a Cianciana il4 dicembre 1933, deceduta il 17 novembre 2017 Pietro Pace, coniugato Maria Paola Adriana Cognata, nato a Cianciana il 3 giugno 1964, deceduto il 21/11/’17 Gerlando D’Angelo, coniugato Luisa Caruso, nato a Cianciana il 27 settembre 1926, deceduto il 23 novembre 2017 Alfonsa Soldano, vedova Francesco Castellano, nata a Cianciana il primo agosto 1929, deceduta l’8 dicembre 2017 Giuseppe La Mattina, vedovo Rosalia Renna, nato a Cianciana il 2 gennaio 1926, deceduto il 20 dicembre 2017 Rosa Muscardino, vedova Provenzano, nata a Ribera l’11 ottobre 1928, deceduta il 7 gennaio 2018
DECEDUTI FUORI CIANCIANA
Vincenzo Bavuso nato a Cianciana il 2 aprile 1964, deceduto a Calamandrana (Asti) il 18 novembre 2017 Ciro Tornatore, nato a Cianciana l’8 febbraioo 1933, deceduto a Sciacca il 28 novembre 2017 Maria La Corte, ved. Castellano, nata a Cianciana l’1 febbraio 1936, deceduta a Ashton (Inghilterra) il 29/11/ 2017
ABBONAMENTO AL GIORNALE L’abbonamento annuale per 6 numeri costa: Cianciana € 25, Italia € 26, Europa € 32, America, Africa, Australia € 38. Se volete darci di più farete parte dei SOSTENITORI del giornale. Dall’Italia inviare la cifra a Salvatore Panepinto - via Cavour, 4 - 92012 Cianciana (AG) - Conto Corrente Postale n° 000017905977 Codice IBAN IT52 SO76 0116 0001 7905 977 oppure tramite Conto Corrente Banca Popolare Sant’Angelo S.C.R.L. agenzia di Cianciana, Coordinate IBAN IT62 Q057 7282 920C C014 0002 499 Pase IT Car. Contr: 62 CIN Q ABI 05772 CAB 82920 Numero Conto CC0140002499 intestato a Salvatore Panepinto.
La Voce di Cianciana
Numero 6 – Dicembre 2017
MARIO SPOTO, ATTUALE SEGRETARIO COMUNALE DI S. DONATO MILANESE, È IL NUOVO SEGRETARIO E DIRETTORE GENERALE DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI TORINO Mario SPOTO, ciancianese, è nato, secondo di tre figli, nel 1962 da Antonino e Carmela Leone. Ha quattro figli. Vive in provincia di Monza. Conseguita la Maturità scientifica, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo e consegue la laurea In Legge. Per lavoro si sposta in Lombardia, dove svolge la funzione di segretario comunale in parecchi centri. Frequenta la Scuola Superiore Pubbliche Amministrazioni Locali e il Corso di formazione per direttore generale dei comuni. Nel 2007 consegue l’abilitazione alle segreterie di fascia A. Frequenta ancora, come discente e come docente, numerosi corsi di formazione e aggiornamento a Roma e Milano. Segretario comunale e Direttore generale dal 1997 in comuni della provincia di Bergamo e Milano, a Cinisello B., Sesto S. Giovanni, Monza, S. Donato M.. Ha maturato capacità e competenze relazionali in materia di politiche territoriali; diritto urbanistico; gestione del
personale; sistemi di valutazione; organizzazione; ordinamento degli enti pubblici; diritto amministrativo; diritto dell’Unione Europea; servizi pubblici locali; ordinamento dei lavori pubblici; controllo di gestione; pianificazione e controllo strategico; scienza delle finanze; contabilità pubblica; diritto degli enti locali; scienza dell’amministrazione; e capacità e competenze organizzative nella Direzione di organizzazioni complesse e di processi e progetti di rilevante impatto strategico, elaborazione, sviluppo e presidio dei processi di pianificazione strategica, operativa e di programmazione di bilancio; coordinamento e direzione dei processi di controllo (gestione, audit interno, trasparenza, anticorruzione). A metà dicembre 2017 si è insediato come Segretario e Direttore generale al Comune di Torino, essendo risultato primo in una graduatoria di quaranta aspiranti. (e. giannone)
LUIGI POLLARI FIRST OFFICER DELL’AIR DOLOMITI Ha percorso tutti i cieli d’Europa ai comandi di un aereo tipo Embraer 195 come first officer: è Luigi Pollari, ciancianese, nato nel 1989 da Giovanni e Rosalia A. Carubia. Completate le scuole dell’obbligo a Cianciana, Luigi frequenta il Liceo scientifico a Bivona e dopo il diploma di Maturità si iscrive alla Fa-
VENTENNALE DELLA MORTE DI MODESTO ABELLA (CIANCIANA,1910- CALUSCO D’ADDA,1997) “Autentico pittore naif, ha saputo fissare i momenti più salienti … della vita della sua gente…con un tocco apparentemente ingenuo e una grazia lieve che depone della delicatezza del suo animo”. (Eugenio Giannone) Su Modesto Abella cfr. gli articoli di Serafina. Comparetto e di Ezio Martorana sui n° 5 e sgg de La voce di Cianciana, 2010 A destra M. Abella, Chiesa del Carmine (olio su compensato 80 x 70)
coltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, che ben presto abbandona per inseguire e coronare il sogno accarezzato sin da bambino: volare! Frequenta presso l’Aeroclub di Varese il corso ATPL integrato per ottenere tutte le licenze necessarie per essere pilota professionista; poco dopo frequenta un corso per istruttore di volo, attività che ha svolto anche come docente presso lo stesso Aeroclub. Oggi, dopo aver superato una durissima selezione, comprendente test psicologici, psicotecnici e simulazione di volo, è pilota dell’Air Dolomiti, compagnia inserita nel gruppo tedesco Lufthansa che ne detiene il 100% di capitale, e dal luglio 2017 ha trasportato personalmente quasi ventimila passeggeri. Congratulazioni, Luigi, e, come si dice nel gergo dei piloti, Happy Landings! (e. giannone)