La voce di cianciana n6 dicembre2009

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La Voce di Cianciana CONFERITO A DON MARIO BELLANCA IL GRADO E L‟INSEGNA DI

CAVALIERE DI GRAZIA MILITARIS AC HOSPITALARIUS ORDO SANCTAE MARIAE DE BETHLEHEM Il 4 ottobre 2009, solennità di San Francesco D‟Assisi Patrono d‟Italia, presso la Chiesa Santuario “Maria Santissima della Favara” in Contessa Entellina, una delegazione dei “Cavalieri dell‟Ordine Militare Ospitaliero Santa Maria di Betlem” presieduta dal Fiduciario Magistrale Barone Valguarnera, seguita dal Barone Greco e dal maestro Vivona, ha consegnato, unitamente alla Lettera Patente, a Don Mario Bellanca figlio di Angelo, “... Viste le Sue particolari benemerenze...” il grado e l‟insegna di “CAVALIERE DI GRAZIA” conferito da Sua Altezza Imperiale e Serenissima il Sovrano e Gran maestro Angelo Maria Y Amoroso d‟Aragona il 24 giugno 2008, in occasione della ricorrenza di San Giovanni Battista. L’Ordine Militare Ospitaliero di Santa Maria di Betlem, istituito dal Pontefice Pio II il 19 gennaio 1459, celebra quest‟anno il 550° anniversario di fondazione. Scopi dell‟ordine sono : la difesa e la propaganda della Religione Cattolica Apostolica Romana nonché l‟etica universale, la propaganda e l‟aiuto per l‟unità delle varie Chiese Cristiane sotto la suprema potestà del Pontefice ; l‟aiuto alle missioni cattoliche e ai bisognosi nonché l‟interessamento e l‟aiuto per qualsiasi altra opera di alto interesse civile e sociale. E ancora la difesa della libertà e la giustizia umana, l‟incoraggiamento e l‟aiuto per una sempre maggiore diffusione degli studi umanistici, scientifici e delle belle arti; l‟assistenza ospedaliera, la creazione di ambulatori, scuole materne etc. L’Ordine Militare Ospitaliero di Santa Maria di Betlem ha personalità giuridica internazionale. A don Mario Bellanca le più vive felicitazione da parte della redazione della Voce di Cianciana. S.P.

Targa Speciale al Merito del Premio Internazionale “Telamone” a Francesco Cannatella

Il Presidente del CE.P.A.S.A, Paolo Cilona, sabato 28 novembre 2009, ha allestito una magnifica manifestazione culturale, presso il Museo Archeologico Regionale di Agrigento, Sala Zeus, in occasione del Premio Internazionale “Telamone”. Il Premio “Telamone” rappresenta l‟esigenza di legare il presente al passato per affermare “l‟uomocoscienza”, l‟uomo che ha consapevolezza della tradizione e della esperienza odierna in un continuum. Il Premio “Telamone” intende esaltare la vera cultura fatta

non di esibizionismo e di protagonismo, ma di persone che mettono in pratica autentici valori umani per realizzare l‟umanesimo che è l‟eroismo di ogni tempo. Un prestigioso riconoscimento, Targa Speciale al Merito del Premio “Telamone”, è stato assegnato al cav. Francesco Cannatella, Cultore di tradizioni popolari presso l‟Università di Palermo, per i suoi lunghi ed attenti studi sul folklore di Cianciana. La sua trentennale ricerca ha salvato in prestigiose pubblicazioni racconti, preghiere, modi di dire, canti, scioglilingua, indovinelli, proverbi di Cianciana. Attualmente impegnato nel campo dell‟onomastica ha pubblicato i primi due volumi sui cognomi e sui soprannomi ciancianesi, mentre in fase di avanzata ricerca sono i Lessici che presto inizieranno ad essere stampati. Subito dopo la Premiazione, come è ormai tradizione del Premio, la Cerimonia ha avuto un seguito simbolico ed altamente suggestivo, tutti gli insigniti del Premio hanno acceso il Tripode della Pace e dell‟Amicizia tra i Popoli della Terra, auspicando un futuro in nome dell‟Uomo, della Giustizia e della Libertà. Salvatore Panepinto


Avvenimenti culturali

Numero 6 - Dicembre 2009

PRESENTATI IN CIANCIANA I DUE VOLUMI DI FRANCESCO CANNATELLA CIANCIANA ONOMASTICA, I COGNOMI;CIANCIANA ONOMASTICA, I SOPRANNOMI Il 14 dicembre 2009, presso l‟Auditorium “G. Falcone”, con il patrocinio del Comune di Cianciana e della Biblioteca “Paolo Borsellino” sono stati presentati i volumi di onomastica: Cianciana. I Cognomi e Cianciana. I Soprannomi di Francesco Cannatella. Sono intervenuti l‟On. Dott. Salvatore Sanzeri, Sindaco di Cianciana, il Ch.mo Prof. Salvatore D‟Onofrio, Antropologo, Università di Palermo, ed il Ch.mo Prof. Giovanni Ruffino, Ordinario di linguistica italiana, Università di Palermo, e Presidente del Centro studi filologici e linguistici siciliani. Ha coordinato la serata il Prof. Gaspare Albanese, Presidente del comitato culturale della Biblioteca “Borsellino. I libri sono stati interamente finanziati dall‟omonimo Francesco Cannatella, cugino dell‟autore, della Gleenwell, Saint Albans, GB. Nei Cognomi ciancianesi si riscoprono eredità storico-linguistiche dei greci, romani, arabi, spagnoli, francesi persiani e tedeschi, un incontro di civiltà diverse sull‟Isola mediterranea che Cianciana riassume e perpetua nel tempo. Quest‟ultimo studio ci dice come sia possibile ricostruire lo spazio culturale di una comunità, attraverso il sistema dei segni onomastici: la vicenda degli insediamenti e le trame migratorie minori, le dinamiche e la gerarchia dei rapporti parentali, i valori antropologici comunitari con i loro sistemi radicati di pregiudizi e di stereotipi. Per queste ragioni, lo studio dei cognomi non può essere separato da quello dei soprannomi, li ngiurii, che sono opportunamente raggruppati in soprannomi familiari e soprannomi personali. I due volumi del repertorio antroponomastico, pazientemente raccolto dall‟autore, sono un ulteriore omaggio alla Comunità di Cianciana, dopo le sue importanti pubblicazioni di materiali demologici - paremilogici, ergologici, devozionali e di narrativa popolare -, frutto di una attenta ed intensa attività di studio e di ricerca. Non ci desta dunque che rallegrarsi per questo ulteriore prodotto dell‟amore per la propria terra di Francesco Cannatella. Salvatore Panepinto

COGNOMI E SOPRANNOMI DI CIANCIANA a cura di Francesco Cannatella I Lettori che volessero conoscere origine e significato del proprio cognome, del soprannome della propria famiglia o del soprannome personale, possono farne richiesta scritta alla Redazione de La Voce di Cianciana.

I Cognomi CANNATELLA

Origine

Significato PANEPINTO Origine

Significato

Cognomizzazione del termine dialettale cannata nella forma vezzeggiativa cannateddra, piccolo boccale. Cannata deriva dal basso latino canna, kanna, canna. Originario nome di mestiere, legato alla cannata, boccale panciuto di terracotta smaltata internamente e decorata all‟esterno che veniva usato, generalmente, per liquidi ed in particolare per spillare vino dalla botte o per mescerlo. Persona che vende o che produce cannate. Il cognome si origina da un composto di pane con l’aggiunta dell’aggettivo pinto, dipinto, che ricorda il biancore della farina. In origine soprannome o nome di mestiere, dato a chi gestiva un forno ed era capace di sfornare buon pane. Fornaio.

I Soprannomi RICHI Enrico Martorana (1) fu una delle tantissime giovani vittime della prima guerra mondiale. In sua memoria, la famiglia fu indicata come Richi, forma dialettale plurale di Ricu, Enrico. SAGRISTANI Per l‟attività di sagristanu, sagrestano, svolto dal Nostro nella chiesa madre di Cianciana, dove suonava anche l‟organo. (1) Fratello di Pietro, mio nonno materno, che affettuosamente ricordo.


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La Voce di Cianciana INAUGURATO A HODDESDON IL CIRCOLO ADERENTE ALL‟ASSOCIAZIONE SICILIA IN EUROPA

Inaugurata ufficialmente, sabato 31 Ottobre 2009, l'Associazione Sicilia in Europa “Circolo di Hoddesdon”. La manifestazione si é svolta al Village Hall di Hertford Heath, piccolo villaggio distante pochi chilometri da Hoddesdon. Hoddesdon è una cittadina a nord-est di Londra dove risiedono numerosi Italiani provenienti principalmente dalla Sicilia e dalla Campania. Si vocifera che quasi metà della sua popolazione è rappresentata da emigrati Siculo-Campani e di questi più di un migliaio sarebbero provenienti da Cianciana. Questi sono numeri che dimostrano e confermano come purtroppo la nostra amata terra siciliana non è stata in grado di trattenere la sua gente che per diversi motivi ha dovuto abbandonarla. E' stata quindi spontanea e bisognosa l‟idea di creare un‟associazione con l'obiettivo di organizzare manifestazioni ed eventi, principalmente di tipo culturale, che possano unire e rendere coesi tutti i siciliani emigrati in Gran Bretagna. Per realizzare questi progetti abbiamo deciso di aderire a Sicilia in Europa, associazione presente non solo all’estero ma anche in Italia, notando una convergenza di interessi e principi.

La partecipazione così numerosa alla festa di inaugurazione ha dimostrato la volontà diffusa tra la gente di organizzarsi e raggrupparsi, incoraggiando contemporaneamente il nostro lavoro. L'associazione vuole quindi colmare un vuoto che purtroppo da molti anni caratterizzava la comunità Siciliana di Hoddesdon provocando la perdita di valori socio-culturali. Questo problema investe principalmente gli emigrati di seconda generazione che nati e/o cresciuti nel Regno Unito ignorano le tradizioni siciliane e molto spesso parlano in maniera stentata l‟italiano. Si pensa di risolvere il problema stimolando e incoraggiando la contemporanea presenza di bambini, adulti e anziani favorendo ed innescando così colloqui generazionali. E‟ giusto dare spazio ai giovani perché essi rappresentano il futuro che non può costruirsi senza una conoscenza e una presa di coscienza del proprio passato che è ben rappresentato dai più anziani. Alla cerimonia di inaugurazione del

„Circolo di Hoddesdon‟ erano presenti il presidente Europeo di S.I.E. Vincenzo Nicosia e il presidente del „Circolo di Londra‟ Luigi Billé. Dopo il discorso di apertura del presidente del „Circolo di Hoddesdon‟ Salvatore Scimeca, il presidente Europeo V. Nicosia ha voluto salutare il folto pubblico sottolineando l‟importanza che ha la nascita di un‟associazione per tutta la comunità siciliana. Secondo Nicosia l‟obiettivo è creare una confederazione di tutte le associazioni di Siciliani in Europa per essere così presenti là dove vi è il bisogno di rappresentare le problematiche dei Siciliani, che avolte riguardano non soltanto i Siciliani residenti all‟estero ma anche quelli che dopo molti anni ritornano in Sicilia e, paradossalmente, si trovano in una condizione di disorientamento. Ai partecipanti è stata servita la cena (preparata da Giuseppe Sanzeri) e le torte (create da Marianna Alfano) una delle quali raffigurava il logo di Sicilia in Europa. La seconda parte della serata è stata animata da musiche, balli e karaoke. Quattro sono i giovani fondatori del Circolo qui di seguito elencati: Angelo Cicchirillo (tesoriere), Giuseppe Sanzeri (segretario), Leo Abella (vice presidente), Salvatore Scimeca (presidente). Il loro sforzo organizzativo è sempre supportato da collaboratori esterni che con molto impegno e passione si offrono al servizio dell‟associazione per la comunità Siciliana. Vanno sicuramente menzionati per il loro impegno: Daniela Acquisto, Domenico Sanzeri, Eleonora Cannatella, Maria Cicchirillo, Marianna Alfano, Rosetta Tamburello. Chiunque voglia contattare l‟Associazione S.I.E „Circolo di Hoddesdon” può farlo all‟indirizzo e-mail circolo.hoddesdon@siciliaineuropa.eu Il direttivo dell’Associazione sarà ben lieto di ricevere i vostri messaggi.


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Numero 6 - Dicembre 2009

ARTE, CULTURA E TRADIZIONI POPOLARI DEL POPOLO CIANCIANESE NEL NUOVO PORTALE VILLA CHINCANA

Per iniziativa di Dino Vaccaro, ciancianese residente a Trissino (Vicenza) è stato recentemente fondato e messo on line un nuovo portale denominato VILLA CHINCANA, SALOTTO MULTIMEDIALE DI ARTE E CULTURA DEL POPOLO CIANCIANESE. La redazione è costituita dal fondatore Dino Vaccaro e da Pietro e Gaetano Arfeli, Fausto De Michele, Eugenio Giannone, Salvatore Panepinto, Francesco Cannatella, Luigi Amari, Angelo Montalbano, Roberto De Miceli, Agostino D’Ascoli, Mimma Pulizzi, Web Master Alfonso Pace. Ecco gli obiettivi che la redazione del nuovo sito web intende raggiungere : I salotti di “VILLA CHINCANA” sono una sfida culturale che si snoda attraverso le pagine di un blog. Lo potremmo chiamare, “Contenitore Culturale Pluridimensionale”, ma la sua natura, la sua conformazione, la sua particolare propensione dinamica, innovativa, aperta alle continue iniziative culturali, proposte sia dalla redazione che dagli utenti, ne fa un esempio da seguire per chiunque si accodi a questa dimensione artistico-culturale. Noi, che lo abbiamo voluto e lo viviamo con intensità e passione, amiamo definirlo il nostro “Salotto multimediale di Arte e Cultura del popolo ciancianese”. L’organizzazione redazionale è snella ed efficiente, come la grafica del nostro template, che sarà continuamente rinnovata e aggiornata. La partecipazione al blog è aperta a chiunque abbia la volontà di vivere immerso nell’arte e nella cultura, forma che conquisterà sempre più persone che consideriamo la principale fonte di questa realtà. (…) Salotto Culturale di “VILLACHINCANA” è la vetrina che raccoglie opere degli autori, mostre,saggi, antologie… in continuo aggiornamento relativamente all'inserimento di interviste, recensioni a libri e scrittori del nostro territorio. Contiamo inoltre di ampliare le nostre prospettive culturali per ottimizzarle sempre più, considerando inoltre le aspirazioni e le proposte che gli autori vorranno indicarci, per proseguire il nostro cammino culturale, intermediando assieme. Salotto d'Arte Grafica di “VILLA CHINCANA” che propone iniziative volte a coinvolgere i giovani e gli appassionati di grafica in concorsi a tema che vedono premiazioni simboliche ad impegno reale. Inoltre il laboratorio d'arte grafica si occupa di proporre, con mostre online, artisti ed eventi. Per quanto riguarda il programma 2009/2010 sono previste diverse iniziative, successivamente con la collaborazione degli altri settori c'è l'intento di produrre pagine on line particolarmente suggestive in cui grafica, musica e quant'altro rendano più interessante il prodotto e nel contempo permettono agli autori di sperimentare progetti multimediali. Nell’augurare buon lavoro a Dino e a tutta la redazione, invitiamo i nostri lettori a visitare il nuovo portale www.villachincana.it

S.P.

NUOVA MOSTRA A GIARRE (CATANIA) PER ANDREA ARCURI Una nuova mostra per il pittore ciancianese Andrea Arcuri, a riprova del sempre crescente successo e interesse del pubblico. La mostra è ospitata presso la prestigiosa Galleria d’Arte “Firme d’Autore” di Lucia Rocca a Giarre e rimarrà aperta dal 12 dicembre al 19 gennaio 2010. Essa è stata presentata dinanzi ad un attento e qualificato pubblico dal prof. Giannone, che ha sottolineato le coordinate e i temi sui quali si muove la produzione dell’artista ciancianese, mettendone in evidenza il recupero della memoria, che non è fine a se stesso perché diversamente sarebbe operazione sterile, ma sprone verso un futuro più consapevole e teso al recupero di determinati valori che contrassegnano la nostra essenza di uomini; la sicilianità dei soggetti (pittore dialettale, lo ha chiamato), la forza, la spiritualità, la solarità della nostra Isola, colta nell’incanto del suo paesaggio, nella durezza dei suoi volti, nella fantasmagoria del suo folklore; la religiosità e la musicalità, che traspare dalle rappresentazioni. L’arte d’Arcuri è infatti un contrappunto fantastico, magico che ci avvolge e rapisce trasportandoci in una dimensione onirica, che è il tempo di ciò che siamo stati e vorremmo essere ancora. Tempo, colore e musica in lui si fondono a lasciar trasparire l’attaccamento alle radici e alla gioia di un vivere meditato che è anche inno di lode a Dio per la bellezza del creato. Nell’occasione è stato presentata la brochure “Andrea Arcuri, Voci nel silenzio”, curata dallo stesso Giannone. S.P.


Ambiente & Sociale

La Voce di Cianciana

NOZZE D’ORO PER

VINCENZO FARRUGGIA E ANNA GIAQUINTA

Venezia-Chiesa dei Carmini di Santa Margherita 25 ottobre 1959 Castel Brando (TREVISO) 25 ottobre 2009

NOZZE D’ORO PER

ANTONINO DI LETO E ANTONINA RE

Cianciana 28 novembre 1959 Hoddesdon 29 novembre 2009

Sposi Angelo Paci e Rosetta Iacono, Comune di Cianciana I° agosto 2009

Sposi Daniela Genuardi e James Pledger. Hoddesdon-Chiesa ST. Augustines 29 Agosto 2009


Ambiente & Sociale TRE MEDICI IN FAMIGLIA

Laurea in Medicina e Chirurgia (specialistica a ciclo unico) per SERENA CUFFARO conseguita il 20 luglio 2009 presso l'Università degli Studi di Padova, seguendo così le orme dei suoi genitori Caterina Cicchirillo e Stefano Cuffaro.Il suo elaborato finale si colloca nell'ambito della Reumatologia ed il titolo è "Conferma della positività nell'autoimmunità antifosfolipidica : risultati acquisiti nell'arco di un anno in una coorte di 123 pazienti". Voto di Laurea 110/110. “Ho raggiunto questo traguardo - ci scrive Serenacon molti sacrifici, fortunatamente in “breve" tempo, cioè impiegando meno dei sei anni accademici. Infatti sono stata la prima laureata del primo giorno nella prima sessione utile a conseguire il titolo, come mi era stato annunciato in sogno qualche mese prima. Ringrazio la mia famiglia, il mio fidanzato Davide e tutte le persone, vicine e lontane, che hanno creduto in me e mi hanno sempre sostenuta. Grazie a lei invece, per l'opportunità che mi sta offrendo. Serena Cuffaro” (Nella foto in alto la neo dottoressa Serena, in basso con la famiglia e il fidanzato Davide)

Numero 6 - Dicembre 2009

18° compleanno per GIOVANNI GIANNONE festeggiato il 17 novembre 2009

Per Giovanni gli auguri della mamma Antonella Montalbano, con questa riflessione : Tutto ciò che viene alla luce è un dono di Dio. Mio marito ed io siamo orgogliosi di avere con noi questa meraviglia che suscita gioia, amore a noi e a tanti altri. Non c’è cosa più bella nella vita che essere amati e rispettati! A GIOVANNI Sei venuto alla luce sei stato accolto ed amato, accudito e assecondato. Sei la luce, il calore, l’amore che scaturisce il fervore. La tua presenza mi dà vigore. Io vivo e vivrò sempre per te, tutta la mia vita darò per te La mamma Antonella Un saluto per tutti coloro che guarderanno e leggeranno queste mie poche righe. Per loro tutti, vicini e lontani, l’augurio di un buon Natale e un felice Anno Nuovo Antonella Montalbano in Giannone


Ambiente & Sociale

La Voce di Cianciana

Gemelli Callum e Luca Siracusa di Fiona e Tony Siracusa, nati a Welwyn Garden City (Inghilterra) il 10 settembre 2009

Sposi ANTONINO DI CHIAZZA e SUSANNA LA POLLA Toronto (Canada) 12/09/2009

Giuseppe Martorana di Saverio e di Rosalia Carubia, nato ad Agrigento il 29 ottobre 2009

N A S C I T E

Asia Perconti di Giuseppe e di Francesca A.M. Campisi, nata a Sciacca il 23/10/2009

Dario Restivo di Gaetano e di Daniela Pulizzi, nato a Sciacca l’11 dicembre 2009

Presentiamo, come preannunciato nello scorso numero de “La Voce”, la Memoria che il compianto Salvatore Greco rilasciò ad Eugenio Giannone per inserirla nel volume Non Si Passa, edito nel 2003, in occasione del 50° anniversario dell’occupazione delle zolfare di Cianciana. In essa traspare tutta l’umanità e la vis polemica e politica del Greco, che per lunghi anni ha rappresentato La CISL nel nostro paese. MEMORIA di Salvatore Greco Tristi gli anni Cinquanta a Cianciana, soprattutto per i minatori. Ricordo che un picconiere guadagnava 530 lire al giorno e non poteva saziarsi nemmeno di pane. Guadagnavano qualcosa di più i capimastri e i loro vice. I motivi che indussero gli zolfatari all’occupazione furono molteplici, giusti e facilmente arguibili. Il protrarsi dello sciopero aveva favorito l’istituzione di una Commissione paritetica che, per un certo periodo, registrò costi di gestione ed entrate legate allo zolfo e, in sintesi, concluse che 730 lire giornaliere erano il giusto salario per gli operai ciancianesi. Si convenne quel prezzo anche col placet della CGIL, sindacato che ha anteposto alle giuste rivendicazioni dei lavoratori gli interessi dello schieramento di cui era, ed è, espressione, svuotando l’allora piattaforma contrattuale delle motivazioni socio-economiche vere, radicalizzando la lotta politica e ancorandosi a quella che oggi chiamiamo vecchia logica partitica. Quel che ancor oggi non digerisco della condotta di quel sindacato, col quale in seguito abbiamo tanto lottato assieme, fu il voler imporre la sua azione di lotta anche a chi non la condivideva, almeno negli strumenti, impedendo a quanti volevano riprendere il lavoro di calarsi in miniera. Più avanzate erano, invece, le posizioni di Pastore della CISL, col quale il sindacato diventa più moderno, più tecnico. Al termine dell’occupazione, con un salario di 730 lire al giorno, fummo assicurati tutti per una diaria di 400 lire, cioè co me carusi, e in pratica il costo dell’assicurazione venne defalcato sulla paga. Si spiegano così le misere pensioni percepite in seguito. Tempi di indigenza, avvertiti soprattutto dalle donne, che svolsero un ruolo di primo piano durante l’occupazione. Era allora sindaco Pietro Ferraro, che tentò di gestire la vicenda come meglio poté, ma l’opposizione in Consiglio gli fece guerra, strumentalizzando lo sciopero al di là di quelle che erano le reali esigenze e desideri degli zolfatari.


Letteratura

Numero 6 - Dicembre 2009

Ricordo, però, che, a conclusione della vicenda, quando mio padre e qualche altro esercente vollero coinvolgere nella gestione della Giudice Pipitone Strabella (per la quale versavano un estaglio del 7% al proprietario) alcuni esponenti del movimento che decise l‟occupazione, questi si rivelarono inflessibili nei confronti degli operai, confermando il famoso detto “nun jiri adduvatu / nti cu va adduvatu / cà si’ prestu cunsumatu”. Si salvò solo Carmine Lagrimanti (Grimaldi) che aveva un cuore grande così. Le miniere, già in crisi, furono chiuse definitivamente nel 1962 e per tanti ex zolfatari si aprì un altro calvario. Io ho continuato a lavorare nella CISL, nel mio settore specifico.La CISL a Cianciana era arrivata grazie al dott. Chiappisi e ne divenne presto segretario il maestro Nino Cinquemani (10.01.2002).

DELLA COLLANA FRAMMENTI DI MEMORIA, E’ STATO PUBBLICATO IL SECONDO VOLUME DI C’ERA ‘NA VOTA DI GIOVANNI D’ANGELO Come i lettori della Voce sicuramente ricorderanno, nel gennaio del 2008 è stato pubblicato il primo volume di Giovanni D‟Angelo C’era ‘na vota, edito da Il SOLE DI TUTTI. Da alcune settimana è stesso pubblicato il secondo volume della collana Frammenti di Memoria, edito sempre dalla stessa Casa Editrice. Scrive Giovanni D‟Angelo nel preambolo : Continuo nel lavoro intrapreso con la sempre più forte convinzione che è un grande errore storico, oltre che intellettuale e sociale, lasciare svanire circa mezzo secolo della nostra esistenza. Un periodo molto complesso, quello del dopo guerra, che ha visto la nostra società coinvolta in un cambiamento radicale nel modo di vivere, di pensare, di agire. In molto poco tempo la società è passata da un modo di vivere basato su valori tramandatici col comportamento, con l’esempio, con l’insegnamento dei nostri progenitori, frutto di esperienze, di pratica, di rodaggio, ad un nuovo modello di vita basato principalmente sulla contestazione di tutto quello che fino ad allora era stato, se non negato, parsimoniosamente concesso. (…) Valori come solidarietà, umiltà, fiducia, generosità e onesta hanno ceduto il posto ad egoismo, prevaricazione, superbia, insolenza, avarizia, corruzione. Scrive Eugenio Giannone nella nota introduttiva : Giovanni D’Angelo, attraverso una lunga serie di documenti in bianco e nero, che la sua fervida penna ci regala, fa emergere una serie di figure e di situazioni di altri tempi, d’un passato ancora prossimo, che si materializza narrando la storia della comunità ciancianese fatta di mestieranti, di abitudini, di sentimenti genuini, di religiosità e folklore, di motteggi e ingenuità, degli appuntamenti della vita, volti a favorire un rapporto nuovo e diverso con la natura e un più meditato modo di confrontarsi tra individui per riappropriarsi di valori certi, tornare al dialogo tra componenti dello stesso nucleo familiare: Del secondo volume di C’era ‘na vota, impreziosito da alcuni disegni di Vincenzo Ingravidi, la Voce pubblica “LI BAGNI” (pagg. 46-49). S.P. (Nella foto Giovanni d’Angelo con Vincenzo Ingradidi, autore dei disegni del volume)

Li Bagni (I bagni) Fare un bel bagno e farsi avvolgere il corpo dalle sfuggenti carezze delle acque, con una bella nuotata, è cosa piacevole ed accessibile per tutti. Tale piacere, però, non è stato sempre a disposizione di tutti com‟è oggi, anzi era quasi un sogno potersi abbandonare tra le spumeggianti freschezze delle onde marine, lasciarsi cullare, lasciare che il corpo fluttuasse galleggiando sul pelo di una azzurra e immensa distesa di acque salmastre. Le mamme pulivano i corpi dei loro figli quasi ogni domenica, se questi erano particolarmente ubbidienti e l‟acqua era a loro disposizione, altrimenti l‟operazione della pulizia veniva eseguita nelle occasioni di feste solenni o quando certe parti del corpo incominciavano ad emanare qualche spiacevole odorino. Non era molto raro vedere per le strade ragazzini con il moccio sotto il naso, continuamente in fase di discesa, spesso bloccato da un colpo di braccio o di dorso della mano, ormai avvezzi a tale operazione. Non è esagerazione, per nulla; era una triste realtà che sia la mancanza di abbondante acqua a disposizione della famiglia, sia la mancanza di tempo da dedicare a qualche irrequieto piccolo componente della sempre numerosa famiglia, non permettevano di dedicare molto tempo alla pulizia. Spesso i ragazzi appena sfilatisi dal letto, lasciandovi sovente a dormire altri due fratelli, scappavano per le strade a giocare con altri ragazzi,che aspettavano impazienti, senza neppure lavarsi né mani né faccia, con gli occhi cisposi della notte e le unghie bordate da una strisciolina di colore nero fumo. Al bagno… ci si pensava dopo… nelle occasioni importanti. Questa realtà non riguardava tutti ma per molti rappresentava la vita quotidiana. Immaginiamoci, poi, se si sapeva nuotare o stare a galla! Pochi erano quelli che avevano la possibilità di avere a loro disposizione estensioni d‟acqua tali da consentire il galleggiamento o il nuoto; non si conoscevano piscine adatte a tale funzione né, tanto meno, laghi o corsi d‟acqua: il più vicino era il fiume Platani, ma distava ben dieci chilometri dal paese e per allora era un‟impresa molto faticosa potersi recare al fiume senza l‟ausilio di un carro o di un quadrupede; altra alternativa era farsi due ore di strada a piedi, dato che non c‟erano automobili per il trasporto. Tutta questa carenza e l‟eccessiva distanza dal mare facevano sì che una grandissima percentuale di persone ed in particolare di ragazzi non sapesse nuotare e crescesse con un‟avversione naturale verso ciò che non conosceva, in questo caso antipatia verso l‟acqua. Delle ragazze non ne parliamo, non si vedevano quasi mai in giro, “sempri intra, attaccati a la pudia di la matri”, figuriamoci se sapessero nuotare! Molti altri, invece, avevano una naturale attrazione per l‟acqua, erano particolarmente dotati per il nuoto ed erano molto bravi nello stare a galla per molto tempo. Non potendo soddisfare il loro naturale gradimento perché le grandi distese erano molto lontano per i loro miseri mezzi, aguzzavano l‟ingegno e cercavano di trovare piacere nelle piccole opportunità che si potevano avere in paese o nelle sue immediate vicinanze: “li gebbii”e “li brivaturi”. “Li gebbii” erano dei contenitori infossati nella terra, costruiti in solida muratura, atti a contenere una discreta quantità di acqua da potersi utilizzare, all‟occorrenza, nella stagione particolarmente secca, in agricoltura per innaffiare la verdura commestibile e gli alberi di agrumi. Normalmente venivano riempite con acqua piovana, incanalandola dalle grondaie, ma certi proprietari, più accorti di altri, nel periodo estivo, ne facevano altro utilizzo. “Li brivaturi” erano dei contenitori in muratura costruiti sulla superficie, alti circa un metro, alimentati sempre da una piccola ma ricca sorgente


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La Voce di Cianciana

d‟acqua, destinata all‟abbeveraggio degli animali utilizzati nei lavori dei campi o delle greggi; in quel tempo molto numerose. Quindi “unni amuri voli trova locu”, i ragazzi che avevano quella naturale attrazione per l‟acqua e a cui piaceva farsi da questa accarezzare, non potendo trovare niente di meglio, si recavano in qualche posto dove la “gebbia” era utilizzata come piscina per bagnarsi e divertirsi. Il proprietario non glielo faceva fare certo per spirito samaritano ma, seduto nelle vicinanze del grande contenitore, all‟ombra di un frondoso albero, riscuoteva dai ragazzi un compenso in denaro fissando ad ognuno un preciso lasso di tempo nel quale potevano divertirsi e fare i bagni; passato il tempo stabilito finiva il divertimento. Qualcuno rinnovava il pagamento e di conseguenza continuava a sciacquarsi e rinfrescarsi dai cocenti raggi solari, altri, indossata la biancheria, mogi mogi, andavano via, dopo avere salutato il proprietario destandolo spesso dalla abituale quotidiana pennichella. Chi si avvicinava a quella vasca per la prima volta provava un senso di vergogna che lo portava a dirigere, con naturale timidezza, gli occhi verso il suolo dato che i ragazzi, anche di una certa età e piuttosto maturi, facevano i bagni entrando ed uscendo dall‟acqua completamente nudi; c‟era sempre qualche ragazzo, particolarmente vergognoso, che appartatosi dietro uno dei tanti alberi, indossava un primitivo costume, quasi sempre delle mutandine bianche, ma veniva subito preso di mira e criticato, con frasi a doppio senso, tra le risa delle diverse persone che aspettavano il turno per potersi poi bagnare. Questo divertimento continuava per tutta la giornata fino al calar del sole; poi il proprietario mandava tutti a casa, perché doveva pulire l‟acqua (diceva lui). In realtà l’acqua non veniva pulita, ma cambiata ogni due o tre giorni utilizzando una buona e copiosa sorgente. Altri, che non avevano neanche la possibilità di avere le dieci lire a loro disposizione, facevano il bagno negli abbeveratoi, “nta li brivaturi”; ce n‟erano tanti nelle vicinanze del paese ma quella più frequentata era quella che si trovava, e ancora si trova, in contrada sant‟Antonino, scendendo la strada che in ripida discesa incomincia dalla canonica della chiesa madre e conduce alla omonima contrada terriera. E‟ un buon abbeveratoio, lungo sette metri circa e largo uno e mezzo, alimentato da una cannella che non finisce mai di riversare liquido proveniente da una ricca sorgente di acqua potabile, utilizzata da moltissime persone quando in paese ancora non c‟era l‟acqua corrente. Oggi nessuno si sognerebbe neanche di lavarvisi le mani, ma allora era una piscina, bastava fargli una buona pulizia togliendo il muschio, “lu lippu”, qualche pietra, “li rocchi”, infine qualche decina di sanguisughe, “li sanguetti”, (vera tortura per le povere bestie alle quali si attaccavano, sulla lingua, con conseguenti fastidiose malattie), e la piscina era pronta all‟uso. La pulizia veniva eseguita quasi ogni anno dallo stesso gruppo di ragazzi, poi seguito da altri, abituati a fare quel lavoro e conseguentemente a farsi il bagno nella vasca. Quel posto era molto frequentato dai ragazzi, perché gratis e nascosto alla vista delle persone; diversi agricoltori passavano per abbeverare le bestie e quasi tutti rimproveravano i bagnanti, ma questi non davano retta a nessuno anzi, spesso, qualcuno portava a casa qualche sanguisuga attaccata al corpo, facendo correre la mamma all‟immediata ricerca di un medico per toglierla e fare una iniezione disinfettante. Un‟altra “piscina” era l‟abbeveratoio della contrada “Albano”, anche questa copiosa ed ancora oggi in perfette condizioni, alimentata da buona acqua potabile, che in passato ha soddisfatto il bisogno di centinaia di famiglie che vi si recavano a riempire l‟acqua per le quotidiane necessità; “jri all’acqua all’Arbanu”. Infine c‟erano quelle persone che, potendoselo permettere, si recavano al mare a rinfrescarsi e difendersi dalla calura estiva; non erano molte, ma c‟erano anche quelle. Il bagnarsi al mare, in piscina, nelle vasche, è stato da sempre praticato, allora come oggi, un divertimento, un passatempo, una necessità, per dare un po‟ di refrigerio alla pelle scottata dai raggi cocenti del sole, un momento di distensione, di contatto con un liquido familiarmente conosciuto, come se una forza atavica ti spingesse a farlo.

OPERA DEL MAESTRO VINCENZO CHIAZZA COLLOCATA LA NUOVA DEPOSIZIONE SUL PROSPETTO DELLA CONGREGAZIONE DI MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA E GESU‟ CROCIFISSO Da alcune settimane il prospetto della Congregazione di Maria Santissima Addolorata e di Gesù Crocifisso è adornato da un nuovo bassorilievo raffigurante la Deposizione di Nostro Signore, morto in croce, opera del maestro Vincenzo Chiazza, in sostituzione della precedente Deposizione, opera dello stesso autore. Quest‟ultima era stata collocata nel lontano 1982, realizzata, con i pochissimi fonti disponibili, in terracotta colorata a freddo, deteriorata ormai dal tempo e dagli agenti atmosferici che hanno fatto sbiadire i colori. Ricorda l‟autore che era stato l‟allora arciprete Giuseppe Ciaravella a stimolarlo alla realizzazione della stessa. Il Nostro famoso artista, che vive con la famiglia e ha il suo laboratorio nella città di Torino, viene spesso in paese per stare in compagnia della cara mamma anziana e sofferente e sicuramente soffriva nel vedere la sua Deposizione deteriorata. Era stato sollecitato a realizzare un‟opera con materiale più resistente, alcuni mesi fa, dal compianto Angelo Bondì nella sua veste di presidente della Congregazione e più recentemente dal sindaco Salvatore Sanzeri che gli ha messo a disposizione una somma per realizzare una nuova opera. Il maestro Chiazza, pur nella limitatezza della somma concessa, a ennesima riprova che egli lavora solo disinteressatamente e per affetto al suo paese natio, si è messo al lavoro realizzando delle formelle in ceramica del nuovo bassorilievo che, cotte a forno nella città di Sciacca, sono state collocate sopra il portale della Congregazione dall‟artigiano Agostino Pulizzi. Ma le fatiche di Vincenzo non si esauriscono qui : egli, infatti, ha anche restaurato la vecchia Deposizione che sarà collocata, probabilmente, al Calvario. S.P.


Festività

Numero 6 - Dicembre 2009

NATALE 2009 : TORNA LA PASTORALE Ritorna a Cianciana la pastorale, un evento tradizionale che era ritornato due anni fa dopo più di 10 anni di assenza e che non è stato possibile ripetere l‟anno scorso. L‟evento è stato organizzato dai giovani della parrocchia assieme ai ragazzi della Pro Loco. Ovviamente anche quest‟anno si è seguito lo stesso format: nelle sere di novena, dal 16 al 24 Dicembre, dopo la messa e la recita della Novena, la pastorale usciva per le vie del paese, intonando i canti tradizionali natalizi. Questi gli strumenti: quattro chitarre, il triangolo con battente, tradizionalmente chiamato azzarinu, un tamburello, ed infine lu friscalettu e la zampogna egregiamente suonati da Davide Virzì. Davanti al corteo i due ragazzi più piccoli del gruppo portavano una cesta col bambinello verso il quale si polarizzava l‟attenzione durante tutta la serata. Si raggiungeva un altarino diverso ogni sera, che un incaricato faceva trovare addobbato davanti la porta di casa. Raggiunto il luogo e deposto il Bambinello, si procedeva alla lettura di un passo biblico sul mistero dell‟incarnazione di Gesù, cui seguiva qualche minuto di meditazione e di preghiera. E poi via ancora con i canti e le musiche tradizio-

nali. Anche se non richiesti, gli incaricati dell‟altarino non facevano mancare mai qualche dolce, e così si assisteva alla bella alternanza tra i momenti di preghiera e i momenti di festa. La pastorale è stata presente anche all‟apertura del presepe vivente, quando don Salvatore Fiore, accompagnato dai fedeli, dopo la messa della veglia portava il Bambinello presso la grotta del presepe. La pastorale ha collaborato anche nella realizzazione del progetto “Per Donare”, progetto che esprime il concreto esercizio della carità cristiana nei confronti delle realtà più deboli. Il progetto ha visti impegnati i bambini della scuola primaria di Cianciana assieme ai genitori, i quali con lettere, cartoline augurali, palloncini e giocattoli hanno fatto vivere un momento di gioia alle persone anziane di una casa di riposo, precisamente la comunità ”Oasi” di Ribera, donando qualcosa di proprio. Al progetto hanno anche partecipato con entusiasmo alcuni membri delle varie associazione religiose del nostro paese come la Confraternita Maria Addolorata e Gesù Crocifisso, il Rns, il gruppo della consolazione ed alcune catechiste. Sergio Savarino

IL PRESEPE VIVENTE Nel Natale 1223 San Francesco realizza a Greccio con l'aiuto della popolazione locale e di Giovanni Velìta, signore dei luoghi, un presepe vivente con l'intento di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per vedere con i propri occhi dove nacque Gesù. Tutto fu approntato e, con l'autorizzazione di Papa Onorio III, in quella notte si realizzò il primo presepio vivente nel mondo. I personaggi che nella notte del 1223 animarono il "Presepio di San Francesco" sono quelli tramandati dalla tradizione e dalle fonti storiche, gli scritti di Tommaso da Celano e San Bonaventura. Sappiamo tutti in quali misere condizioni nacque il Messia: in una stalla, al freddo, con poca luce, riscaldato da un bue e un asinello. Immaginiamo allora la scena del presepe: in una mangiatoia fredda e buia nasce il Cristo, che ora giace avvolto in fasce; accanto a lui a vegliarlo e ad accudirlo la Madonna e San Giuseppe, e i due animali che riscaldano il pargolo. Immaginiamo adesso l‟arrivo dei pastori e delle varie figure presenti in quel tempo, che vanno a trovare il Bambino e gli portano doni necessari. Immaginiamo tutto il contesto: una Betlemme fatta di gente che lavora, di pastori, di fabbri, artigiani, pescivendoli, pastori, calzolai, fornai, sarti, lavandaie; fatta di chi prega nella sinagoga, di animali in pascolo di bambini a spasso, ma una Betlemme che risente anche della presenza di Roma, in cui anche i soldati romani trovano posto in questa scena. Sappiamo quanto ci è cara tutta questa scena per l‟importanza di ciò che avvenne quella

notte: il Messia, il Salvatore veniva a salvare il mondo in un modo che mente umana non poteva immaginare. Nessuna gloria umana, nessun agio, nessuna ricchezza, ma già nel momento in cui nasceva ci dava questo suo primo insegnamento: la grandezza dell‟uomo e la vera ricchezza non risiedono nel lusso, ma nell‟animo, nel cuore. E‟ una scena in cui i potenti, o meglio prepotenti, vengono esclusi. Vediamo solo gente umile, che lavora e che nel suo poco possedere diventa generosa col Bambino. E‟ per questo motivo che San Francesco volle rappresentare questa scena: per dare modo di vedere con i propri occhi dove e come nacque il Bambino. Ebbene, anche quest‟anno a Cianciana abbiamo avuto la gioia di poter assistere a tutta questa bella coreografia. Presso il quartiere Canalello i giovani del movimento Jeshua, aiutati dall‟associazione Settimana Santa, e guidati come sempre da Don Salvatore Fiore, hanno allestito il presepe vivente presso la salita che porta in Matrice e nelle vie vicine. Era bello arrivare e vedere quella suggestiva atmosfera, dove venivano ricreate le vie del luogo, con le varie figure sopra menzionate. A rendere ancora più suggestivo

tutto questo era una musica natalizia diffusa in tutto il presepe e l‟illuminazione degli ambienti, fatta solo di candele.




La Voce di Cianciana

Numero 6 - Dicembre 2009

NUOVE INIZIATIVE DEL CIRCOLO CULTURALE ALESSIO DI GIOVANNI Tra le iniziative portate avanti in queste ultime settimane dalla nuova dirigenza presieduta da Alfonso Marino, degna di essere nominata è un corso di ballo liscio e latino-americano, i cui destinatari sono i giovanissimi e i non più giovanissimi, nato da una brillante idea del dottor Salvatore Monachino che è riuscito a coinvolgere oltre 100 persone. All’uopo sono state apportate delle modifiche alla struttura del circolo, ricavando in tal modo un grandissimo salone, arredato con specchi e ventilatori, che permette di svolgere agevolmente il corso di ballo, diretto magistralmente dal maestro Giuseppe Puccio di Ribera, unitamente a momenti di aggregazione tra i soci, soprattutto in occasioni festive. Il corso prevede due lezioni settimanali nei giorni di mercoledì e venerdì pomeriggio. Queste iniziative hanno sicuramente portato nuova linfa al circolo, grazie all’apporto di nuovi soci, e soprattutto grazie all’inserimento delle donne. L’andare al circolo è diventata una consuetu-

dine per le varie coppie, il che dimostra che la gente gradisce trascorrere alcune ore serenamente insieme agli amici. S.P.

GIANLUCA ARCURI RICEVE LA VESTIZIONE DELL’ALBA Domenica 20 dicembre 2009, presso la Cappella del Seminario arcivescovile di Agrigento, il nostro compaesano seminarista Gianluca Arcuri, ha ricevuto la vestizione dell'alba. L'alba è una veste sacra di colore bianco e viene utilizzata da tutti i ministri sacri, ordinati o istituiti, per le celebrazioni liturgiche. Per Gianluca, entrato in Seminario nell'ottobre 2008, questo è il primo passo verso il sacerdozio. Il rito è molto semplice e comprende la benedizione della veste e l'imposizione della medesima da parte dell' Arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro. A condividere la gioia del Seminario e della famiglia Arcuri, sono convenuti numerosi ciancianesi. A Gianluca porgiamo i migliori auguri! Che il Signore possa portare a compimento l'opera che ha iniziato in lui! Tommaso Pace

SALUTI ED AUGURI Da Cianciana Angela Salvo con i figli e rispettive famiglie inviano tantissimi auguri ai cari cugini di Adelaide. Da Gentilly (Francia) Ignazio Attardo e famiglia fanno tanti auguri ai vari parenti ed amici disseminati nel mondo. Da Milano Rosetta e Filippo Di Noto, ringraziano Filippo Di Noto e famiglia, abitanti a Vancouver per la bella foto. A loro augurano un Buon natale e un felice Anno Nuovo. Saluti ed auguri anche per Antonino Panepinto e famiglia residenti a Montréal. Da Cianciana Giuseppe Gambino e famiglia fanno i migliori auguri a Ninfa Pensato, Filippo Di Noto, Salvatore Miliano e alle rispettive famiglie. Un saluto anche per i parenti dell’Argentina. Da Cianciana Agostino D’Ascoli e famiglia fanno i migliori auguri al caro amico Pietro Castellano e famiglia, residenti in Germania. Da Cianciana Rosetta e Paolo Termini inviano i migliori auguri agli zii e cugini del Canada e ai parenti della Francia. Da Rosario (Argentina) Domingo Vizzì formula i migliori auguri alla sorella Angela e ai nipoti. Un caro saluto a Francesco Montalbano. Da Cianciana Salvatore Panepinto e famiglia inviano i più cordiali auguri a Olga e Joe Ciaravella, a Nino e Daniela Panepinto, alla famiglia Barbera e alla famiglia Carubia di Adelaide, agli zii e cugini Massaro di Melbourne, a Giuseppe Croce e famiglia, ai cugini Pina e Alfonso Taglialavore, a Domenico Vizzì, alla prof.Pina Cuffaro ringraziandola per il contributo.

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