La Voce di Cianciana n5 Ottobre2011

Page 1

Anno XI - N° 5 – OTTOBRE 2011 Reg. Trib. di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001

SOMMARIO L’ANGOLO DELLA POSTA 2. Lettere lettori. Cognomi e soprannomi NEWS 3. E’ arrivato il nuovo arciprete, don Antonino Martorana.

ATTUALITA’ 4. L’Associazione Settimana Santa al XXV Congresso Eucaristico di Ancona

LETTERATURA 6. La cinniri di mennuli di Giovanni D’Angelo

NEWS 7. Pagina di un diario “africano” di Chiara Arcuri

-ANTONINO MARTORANA NUOVO ARCIPRETEDI CIANCIANA -ALL’ETA’ DI 106 ANNI DECEDUTA PAOLINA CUSUMANO -LO SPECCHIO DI CARTA, RUBRICA DI FRANCESCA PERCONTI -CONCLUSE RICERCHE EQUIPE TEDESCA

AMBIENTE & SOCIALE 8. Case in festa.

ATTUALITA’ 13. Iniziative ANUU - San Giuseppe a Cianciana di Antonella Giambrone

LETTERATURA 10. Lo Specchio di Carta di Francesca

SAGGISTICA 14. Modesto Abella “Le Miniere” di

NEWS 11.Concluse ricerche équipe tedesca.

DALL’ANAGRAFE 15.Notizie dall’Anagrafe

LETTERATURA 12. L’arbitro Davide Prati.-

AMBIENTE & SOCIALE 16.Dolci Vacanze a Cianciana.

Perconti

“L’anziano” di Francesco Dato

della Poesia

Il Salotto

Ezio Martorana

Ricette della nostra cucina.

ANNO 1962 COPPA DELLA MONTAGNA “CIANCIANA INTERPROMOZIONE” In piedi da sinistra : Allenatore Giovanni Spoto, Alfonso Soldano, Baldassare Losi, Giuseppe Montalbano, Vincenzo Forte, Bartolo Colletti, Filippo Di Noto. Accosciati da sinistra : Luigi Ferraro, Angelo Montalbano, Antonino Ciraolo, Giovanni D’Angelo, Vincenzo Gagliano.



News

Numero 5 - Ottobre 2011

PADRE ANTONINO MARTORANA, NUOVO ARCIPRETE DI CIANCIANA sacrato. Durante la solenne celeCianciana-Nel tardo pomeriggio di brazione della Santa Messa don domenica 2 ottobre ha fatto il soAntonino è stato salutato da tutti, lenne ingresso nella nostra cittadina dal sindaco di Cianciana Salvatore Padre Antonino Martorana, nella Sanzeri, dal rappresentante del sinsua nuova veste di arcipretedaco di Santo Stefano Quisquina, parroco di Cianciana. Accompada rappresentanti di associazioni, gnato da tanti sacerdoti è arrivato in etc. E‟ stato il Vicario Generale piazza Convento, salutato dalle dell‟Arcidiocesi di Agrigento, autorità civili, religiose e militari, Monsignor Melchiorre Vutera, a dalla banda musicale e da tantissimi presentare ufficialmente don Antofedeli, molti dei quali provenienti nino Martorana alla comunità parda Santo Stefano Quisquina, ultima sede del suo ministero sacerdotale. Il corteo si è quindi mos- rocchiale e cittadina di Cianciana, dove resterà per nove anni. so, percorrendo la salita Regina Elena ed il corso Vittorio Al termine della messa c‟è stato un momento di fraternità Emanuele II, tappezzati da manifesti di benvenuto, raggiun- nella piazza Aldo Moro. S.P. gendo la Chiesa Madre, gremita di fedeli stipati anche nel

BIOGRAFIA Antonino Martorana è nato a Palermo il 18/01/1962. Ha frequentato il corso di studi nel comune di Cammarata, conseguendo la maturità scientifica, e successivamente ha frequentato il corso teologico presso il Seminario Maggiore di Agrigento. Ordinato Diacono in Agrigento il 01 Luglio 1988 e successivamente ordinato Presbitero nella Chiesa Madre di San Giovanni Gemini il 27 Agosto 1988, da S.E. Mons. Luigi Bommarito.Incarichi Pastorali svolti: Vicario Parrocchiale presso la Chiesa Madre di Alessandria della Rocca; Parroco Nella Chiesa di Santa Rosalia di Bivona; Parroco Arciprete nella Chiesa Madre di Villa-

franca Sicula; Parroco Arciprete nella Chiesa Madre di Montevago; Parroco nella Parrocchia B.M.V. del Carmelo di S. Stefano Quisquina. Ha insegnato religione presso le Scuole Medie di Alessandria della Rocca, Bivona, Villafranca Sicula, Montevago e presso il Liceo Classico di Bivona. Incaricato per la Pastorale Giovanile della Forania di Alessandria della Rocca, dove è anche docente presso la Scuola di Formazione per laici, altresì è componente del Consiglio Presbiterale Diocesano. A partire dal 01 Settembre 2011 è stato nominato, da S.E. MONSIGNOR Francesco Montenegro, Parroco Arciprete della Parrocchia SS. TRINITA‟ di Cianciana, con immissione canonica avvenuta il 02 Ottobre 2011, Festa degli Angeli custodi. S.P.

CELEBRATO A RIVE DE GIER (FRANCIA) IL 150° ANNIVERSARIO DELL‟UNITA‟ D‟ITALIA Con il patrocinio del COM.IT.ES. di Lione, nella prima decade di ottobre sono state organizzate a Rive de Gier delle manifestazioni per celebrare il Centocinquantesimo Anniversario dell‟Unità d‟Italia. Come è noto nella città riparegiana vivono moltissimi italiani, molti dei quali ciancianesi, perfettamente integrati nel tessuto economico e sociale ma che non hanno mai smarrito il senso di appartenenza alla comunità italiana. Molto articolato il programma che ha previsto momenti celebrativi culturali e ricreativi. Dal tre al sette ottobre è stata organizzata una esposizione sulla città di Venezia, con gravures veneziane del 18 secolo e con delle foto su vetro del Carnevale di Venezia. Il giorno dell‟inaugurazione, lunedì 3 ottobre, il professor Fournet-Fayard ha tenuto una conferenza su Venezia; è seguita una degustazione e vendita di prodotti italiani; infine si è avuta la possibilità di assistere al racconto siciliano L’ULTIMA BUMMA raccontato e recitato da Venera Battiato. Giovedì 6 ottobre serata al cinema con la proiezione del film VIVA L‟ITALIA di Roberto Rossellini, cui è seguito un dibattito animato da Claudio Rocco, giornalista e vice presidente del COMITES di Lione. Per finire sabato 8 ottobre, presso la Salle des Fetes Jean Dasté, c‟è stata una cena con ballo, animata dal gruppo Dolce Vita. S.P.


Attualità

La Voce di Cianciana

L’ASSOCIAZIONE SETTIMANA SANTA PARTECIPA AL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE, SVOLTOSI AD ANCONA DAL 3 ALL’11 SETTEMBRE 2011 Rendere visibile nella Passione di Cristo la fragilità uma- perché Gesù, l‟uomo dei dolori, che ben conosce il patire, na, la sofferenza dell‟uomo e della donna di oggi il cui riscaldi di amore la loro sofferenza e doni ad ogni corpo, sollievo e unica soluzione proviene solo dal dono di sé e in qualsiasi modo ferito, sollievo, pace e consolazione”. Gesù flagellato, umiliato, deriso, calunniato e caricato dalla croce rappresenta l‟uomo di oggi caricato dai mali della società odierna. Ognuna delle 14 stazioni racchiudeva in sé un dolore umano, che Gesù ha fatto suo per dare speranza e sollievo. Dalla paura della morte (condanna a morte), cui siamo destinati appena nasciamo, alla caduta di fronte alla depressione di chi non trova lavoro o l‟ha perso (prima caduta). Dal dolore di una madre che piange i figli morti in incidenti o per droga o per violenza (incontro con Maria), alla condizione precaria degli stranieri (Cireneo). Dalla compassione di fronte alla violenza o alla malattia che sfigura il volto dell‟uomo (Veronica), al coraggio di rialzarsi dopo ogni umana caduta dall‟ancoraggio a Dio, al Dio fatto uomo, ecco lo scopo (seconda caduta), dalla caduta dei governi, delle della sfida lanciata dalla Conferenza Episcopale Italiana, monete, delle grandi dinastie economiche che cercain occasione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale, no nel mondo solo ricchezza e gloria (terza caduta) tenutosi ad Ancona dal 3 all‟11 Settembre scorso, al perdono sulla croce (dialogo col buon ladrone). all‟Associazione Europassione per l‟Italia, di cui fa parte Dal vuoto della morte sulla croce, in cui Gesù ci ha attiva l‟Associazione Settimana Santa Cianciana. Rivive- rivelato che il male è la violenza fatta agli innocenti, re nella Passione di un figlio e di una madre, Gesù e Ma- agli ultimi, a chi non ha fatto del male, addirittura a ria, il dolore, la sofferenza, la sfiducia, l‟abbandono, la chi ha fatto del bene agli altri, alla gioia immensa disperazione e della Vita confrontarli con nuova che le sofferenze nasce dell‟umanità odall‟amore dierna è stato un ardito esperimento. Un incrocio tra arte e vita, tra violenza e amore, tra morte e riscat(Risurrezione). to, tra orrore e Ecco che viene luce. Nella vicensottolineato il da delle sofferencoraggio delle ze inflitte ingiudonne, prime testamente e assurstimoni della Ridamente a un uosurrezione, e demo giusto e innogli uomini deboli cente, non si condensano soltanto tutte le ingiustizie e le e semplici, come gli apostoli, che diventano nunzi coragsofferenze dell‟umanità, ma anche tutte le risposte e gli giosi del messaggio di salvezza e di amore di Cristo. Il estremi interrogativi sul male che facciamo e ci facciamo: tutto si conclude con le parole di speranza del Signore: è stato questo il vero significato della Via Crucis di An- “Non temere! Nessuna pietra potrà sigillare per sempre la cona, svoltasi il 6 Settembre, presieduta dal Legato Ponti- tua prigione di morte. Io verrò, aprirò il tuo sepolcro, ti ficio Cardinale Giovanni Battista Re e trasmessa in diret- prenderò per mano, ti richiamerò alla vita, sarò la tua vita ta tv sul canale della CEI TV 2000. Percorrendo le strade se tu lo vuoi. Il tuo pane quotidiano”. Ogni giorno è giordel centro storico di Ancona, dal punto più basso, Piazza no di festa, di gloria e di risurrezione, nonostante i mali del Plebiscito, al punto più alto, dove si trova la Cattedra- del mondo. Emozione, commozione, preghiera, spiritualile di San Ciriaco, si è voluto ricordare quanti sono “nudi tà, sono questi i sentimenti che riempivano gli occhi di e affamati, prigionieri e ammalati, delusi e amareggiati, fedeli e curiosi presenti. Grande stupore è stato, inoltre, poveri e disoccupati, afflitti e separati, e pregare per loro, manifestato dai cardinali della CEI e dal clero marchigia-

News


Avvenimenti Grande è stato il sacrificio e il dono di sé dei membri di Europassione, sia in termini di tempo, di dedizione e cura, come d’altronde avviene ogni anno nelle comunità locali delle varie associazioni, non solo per la gloria di Dio, ma anche per far crescere uomini migliori che con le loro opere diano sollievo a infelici e sofferenti. Un impegno che ha messo a dura prova lo spirito e il fisico, perché è impossibile non restare segnati da un’esperienza simile. Piena soddisfazione, inoltre, per l’Associazione Europassione per l’Italia, nata nel 2005, il cui scopo è “annunciare il messaggio di Cristo attraverso la rappresentazione della sua passione, creare e sviluppare rapporti culturali, filantropici tra tutte le Passioni e i loro membri, realizzare le proprie attività in campo storico, culturale, religioso e turistico” e che a sua volta fa parte dell’Associazione Internazionale Europassion, nata nel 1995 e che riunisce le principali associazioni che in Europa organizzano la “Passione” in forma scenica del sacrificio di Gesù Cristo. L’Associazione Europassione ha attirato per le strade del capoluogo marchigiano cinque mila persone. Sono state coinvolte ben 250 persone tra attori e figuranti non professionisti, tecnici audio e luci, scenografi, truccatrici e costumisti, provenienti dalle 25 associazioni di Europassione, tutti guidati magistralmente dalla regista Dott. Annamaria Ponzellini. L’Associazione Settimana Santa Cianciana, unica associazione in Sicilia a farne parte, presieduta dal Dott. Gerlando D’Angelo, membro anche del direttivo nazionale di Europassione, ha mostrato il suo ricco ba-

Numero 5 - Ottobre 2011 gaglio culturale, religioso, professionale e artistico, al pari delle altre associazioni. La nostra associazione, che da anni si impegna attivamente nella sacra rappresentazione, motivo di vanto per il nostro paese, non si è risparmiata per la buona riuscita dell’evento, anzi ha dato subito prova delle sue ottime capacità, della sua immensa passione per la rappresentazione della Passione di Cristo. Già al casting, tenutosi a Barile (PO) il 19 Giugno, gli attori ciancianesi hanno dimostrato la loro bravura e sono stati scelti per rivestire i ruoli di personaggi principali: Liborio Curaba nel ruolo del Buon Ladrone, Mercurio Campisi nel ruolo di Barabba, Francesca Cicchirillo nel ruolo della Veronica, Marika Sciurba e Elisa Caltagirone nel ruolo delle Pie Donne e Domenico D’Angelo nel ruolo del Flagellatore. A essi si sono aggiunti, come figuranti, Francesco Alfano, Giovanna Ciraolo, Maria Antonina Setticasi, Fabio Albanese e il Presidente Dott. Gerlando

D’Angelo. Un profondo legame si è instaurato tra i partecipanti delle varie associazioni italiane. Durante i due soggiorni ad Ancona per le prove (dal 18 al 21 Agosto, dal 2 al 7 Settembre) è nata una bella amicizia, grazie alla condivisione di emozioni, sentimenti e difficoltà derivanti da questo evento. È stato costruttivo confrontarsi e scoprire quanta passione ci accomuna nella realizzazione della sacra rappresentazione. Questa esperienza lascia nel cuore degli attori, dei soci dell’Associazione, dei ciancianesi presenti ad Ancona e di chi ha seguito la via crucis in tv, un forte entusiasmo e un’emozione intensa che ci accompagnerà nei prossimi impegni futuri, sia nella sacra rappresentazione della prossima Settimana Santa 2012, sia negli eventuali eventi nazionali cui Europassione sta già lavorando, come la prossima Assemblea Nazionale che si terrà a Lizzano (TA) dal 18 al 20 Novembre. Francesca Cicchirillo


Letteratura

La Voce di Cianciana

LA CINNIRI DI MENNULI (LA CENERE DELLE MANDORLE) La necessità di avere addosso indumenti puliti è una esigenza per l’uomo, un dovere verso il proprio corpo, verso la famiglia, verso la società. I nostri progenitori hanno utilizzato tanti mezzi e metodi per togliere lo sporco dai loro indumenti; raschiandoli con un ciottolo, sbattendoli sopra una pietra, strofinandoli con la creta immergendoli in acqua bollente. Altri molteplici metodi, che la fantasia delle nostre progenitrici ha sviluppato nei tempi passati, hanno dato risultati, forse, confacenti con le esigenze dei loro tempi, pur tuttavia non ottimali per le necessità e le aspirazioni, sempre crescenti, che si prospettavano nella società. Le molteplici bottegucce che erano sparse per il paese offrivano pochi prodotti utili per la pulizia dei vestiari; ricordo il sapone semisolido, la liscivia ( “lu sapuni” e “la liscìa” o “scerba”). Questi i prodotti in commercio, presenti e disponibili in tutti i punti vendita del nostro paese. Un altro prodotto era presente in tutte le famiglie, prodotto che ci era stato tramandato dai nostri avi; non si andava a comprare nelle botteghe, ma si preparava in proprio; ma non per tutti. Il prodotto prendeva il nome di “cinniri di mennula”. Per realizzarla era necessaria la materia prima: essere proprietari di mandorli, il cui prodotto era la materia prima necessaria per la realizzazione del nostro detersivo. L’albero in questione, produce una abbondante fioritura, che normalmente avviene nel mese di Febbraio Marzo; su questa fioritura gioca un ruolo importante la temperatura. I fiori producono frutti, composti da piccole gemme, tenere e toste, che vanno ingrossando, col passar dei giorni, fino a diventare una vera mandorla di colore verde, dalla consistenza tenera, dal gusto leggermente acidulo, tradizionalmente buona e piacevole da mangiare, “li mennuli virdi”. Il tempo e l’influenza del calore fanno indurire sempre più il frutto che comincia a sollevare la buccia esterna( drupa), mettendo in evidenza un guscio di colore giallo arancione duro e compatto (nocciolo), molto difficile da aprire a mani nude, che contiene lo spicchio (seme), depositario del tesoro della riproduzione della pianta. La parte esterna, la drupa, ormai secca e dura, veniva raccolta, messa assieme e collocata in una o diverse buche, a secondo dalla quantità del materiale a disposizione; la cavità interrata a forma di semi cerchio, ricolma di “scorci di mennuli”, veniva, poi, ricoperta accuratamente, con i fusti di fichi d’india (“pali di ficu d’innia”) in maniera che tra gli interstizi passasse un poco d’aria. Alla base si incavava una o due piccole canalette, permettendo all’aria di entrare, da sotto, in continuazione, ma con moderatezza, in maniera da permetterne la circolazione in modo continuo ma non eccessivo. Tutto questo veniva preparato dal nonno Salvatore, uomo saggio e avanti negli anni, che aveva ricevuto l’insegnamento, e il metodo di costruzione, dal proprio padre, “ me padri faciva accussì” era solito ripetere. Tutta la costruzione così composta prendeva il nome di “cufularu.” Una certa quantità di paglia e materiale facilmente infiammabile, come paglia secca, pezzetti di legno, “ristuccia” in genere, venivano sistemati alla base della costruzione per dare la possibilità al fuoco di accendere rapidamente e con sicurezza. Da una delle cabalette poste precedentemente alla base veniva introdotto un pezzo di legno ardente; questi una volta arrivato

vicino al combustibile naturale, incominciava a riscaldarlo fino a produrre una fiammella, che alimentata dalla buona aerazione incominciava a bruciare lentamente tutto il contenuto “ di lu cufularu.” Il fumo usciva dalla parte laterale e da quella superiore della costruzione, in continuazione, ma senza provocare fiamme alcune. Questo continuo fumare durava per oltre ventiquattro ore, bruciando internamente la quantità di “scorci” precedentemente sistemate. Finché all’interno c’era combustibile, la lenta ma incessante combustione andava avanti producendo fumo, unico segnale che all’interno il fuoco c stava facendo il suo lavoro. Due, tre volte, durante la giornata, il nonno mi mandava sul posto per controllare “ si lu cufularu fumulìa ancora!” Andavo a controllare con piacere, con la speranza che tutto fosse finito, per dare inizio alla distruzione della piccola cupola, cosa che il nonno, certamente, mi avrebbe permesso di fare. Finito di produrre fumo, segno questo che all’interno non c’era più combustibile e che tutto era stato bruciato, sipassava alla fase successiva: smantellare la costruzione e recuperare il prodotto. Con un forcone venivano tolti i fusti dei fichi d’india, ancora caldi, e messi da parte; si presentavano cotte e di colore giallognolo, ma intatti, venivano collocati in un posticino fuori mano e lì lasciati a marcire, sarebbero diventati nutrienti per la terra. Sotto vari strati di fichi d’india, veniva alla luce un cumulo di polvere di colore latte sporco, evidenziando ancora delle bucce di mandorlo intere ma…trasformate interamente in cenere; facendo attenzione a non disperderla inutilmente, con le mani si amalgamava e si strofinava, in maniera che tutti i grumi venissero frantumati e ridotti in polvere; ogni tanto veniva fuori qualche impurità, come pezzetti di terra o qualche pietruzza; questi venivano tolti e buttati via. Tutto ciò che rimaneva era “ la cinniri di mennula” ottimo detersivo da usare per lavare i panni. Veniva raccolto e deposto, con attenzione, in un recipiente, fino all’ultima piccola quantità, portato a casa e consegnato alle donne. Veniva posto vicino “ a la pila di lavari” e utilizzato all’occorrenza. Era un detersivo naturale, che aveva dato i suoi risultati, molto positivi, per diversissimo tempo; la nostra tradizione, e non solamente la nostra, ci ha, per secoli, tramandato questo metodo per ricavarla e l’utilizzo della stessa per usi domestici. Dava dei risultati eccellenti, specie con i panni bianchi, come camicie e lenzuola; era molto ricercata ed apprezzata. Non tutti si dedicavano alla produzione della stessa e non tutti avevano la possibilità di avere “ li scorci di li mennuli.” Diverse persone, nel periodo appropriato, si dedicavano a raccogliere lo scarto delle mandorle, comprandolo perfino, fino ad averne una grande quantità; trasformatolo in cenere, utilizzando il metodo tradizionale, veniva posto in vendita a chi lo richiedeva, ricavandone un discreto guadagno. Qualche tempo fa, ascoltando una propaganda , ho sentito che una multinazionale metteva in commercio un detersivo composto a base di “cenere di mandorlo!” I nostri avi avevano ragione… come sempre! Tratto da Giovanni D’Angelo C’era ‘na vota (frammenti di memoria) Volume terzo, Edizioni del Calatino


News

Numero 5 - Ottobre 2011 ….PAGINA DI UN DIARIO “AFRICANO”….di Chiara Arcuri

L’ho sempre sognata… immaginata...l’Africa…e finalmente il 18 giugno 2011, grazie alla possibilità datami dall’Associazione” a cuore aperto”(fondata dal Prof.G.Ruvolo, Direttore della Cardiochirurgia del Policlinico di Palermo e la moglie Dr.ssa M.La Rocca),si parte per la lontana Tanzania…Dopo varie soste a Roma, in Egitto finalmente atterriamo a Dar Es Salam,la città più grande della regione e da lì comincia, a mio avviso, la parte più avventurosa del viaggio: la traversata della Tanzania lungo l’unica strada asfaltata del paese che collega Dar ad Ipogolo (meta definitiva). Tutto ha qualcosa di nuovo,di attraente ,di diverso…nei colori…dal rosso intenso di un caldo tramonto ..al giallo pallido dell’immensa savana…negli odori…come quello di legna bruciata di cui profuma persino la pelle dei bambini… Dopo dieci ore di macchina arriviamo ad Ipogolo,un grande villaggio di ventimila abitanti…per lo più bimbi che al nostro passaggio urlano “nzungu”(uomo bianco in swahili) e ci inseguono desiderosi di una fotografia… cosparso di case fatte di fango con tetti di paglia..anche se i più ricchi si avvalgono del privilegio di avere un tetto di lamiera. Ci aspettano tre settimane di lavoro in giro per la varie missioni, a visitare la gente ed a regalare momenti di magia e di allegria ai più piccoli..tre settima-

ne per riflettere su come vive questa gente e come viviamo noi..gente che pur non avendo nulla riesce a sorridere con due labbra trasmettendoti una serenità ed una tranquillità invidiabili. Ho imparato tanto…ho imparato che non serve vivere in maniera frenetica…ho imparato che non è necessario chiedere di più di quello che abbiamo,non ci servirebbe…ho imparato a sorridere un sorriso trasparente, limpido,come il sorriso di chi non ha niente ma riesce a darti tanto. Non dimenticherò mai gli occhi di Alfonsi, un ragazzino di 14 anni affetto da una valvulopatia cardiaca severa che necessita di un intervento immediato che potrebbe effettuare a non so quanti Km di distanza dal suo villaggetto sperduto ...occhi tristi i suoi, grandi, di un nero scuro,come scuro anzi oscuro appare il futuro di questa gente..un futuro appeso a cosa? Ad una consapevolezza che non c’è? Agli interessi dei grandi? Una volta qualcuno disse “…..i grandi sono grandi solo perché gli altri stanno in ginocchio”…e spero tanto che un giorno questa gente possa mettersi in piedi, perché è gente che non bada a fatica, gente che lavora, forse un po’ scomoda per qualcuno..Si dice che chi va in Africa vi lascia metà del suo cuore e che poi debba tornarci a riprenderselo..beh..io spero tanto di tornare laggiù tra i “miei piccoli ometti”a lasciarne un po’ dell’altra metà…E ricordate sempre che gli uomini siamo tutti uguali.…quello che cambia è solo la vernice… Chiara Arcuri

PIODANIMAR VIAGGI

BIGLIETTERIA AEREA, NAVALE,PULLMAN E VIAGGI ORGANIZZATI CORSO F. CRISPI, 108/110 - Ribera Tel. 0925 62653 - Fax 0925 61833

Per i viaggi di nozze in regalo un set di valigie


Ambiente & Sociale

La Voce di Cianciana

NOZZE D’ORO PER I CONIUGI

FILIPPO CASTELLANO E VITTORIA SCARLATA CIANCIANA, 9 SETTEMBRE 1961 LENS (FRANCIA), 9 SETTEMBRE 2011

NOZZE D’ORO PER I CONIUGI

GIUSEPPE PALMINTERI E GIUSEPPA DI NOTO Chiesa Madre di Cianciana,30-09-1961, Hoddesdon (R.U.) 30 settembre 2011

Nella foto in alto Giuseppe e Giuseppa sono festeggiati dai figli Leonardo, Gaetano, la nuora Tania, i nipoti Stephanie e Joe, la sorella Caterina. il cognato Antonino, figli e nipoti.


Ambiente & Sociale

SPOSI 13-10-1951

Numero 5 - Ottobre 2011

NOZZE D’ORO 13-10-2001 NOZZE DI DIAMANTE 13-10- 2011 HAINE ST.PIERRE (BE) MUNICIPIO DI LA LOUVRIERE (Belgio)

NOZZE DI DIAMANTE PER

FRANCESCO MILIANO e MARIA ATTARDO festeggiate al municipio di La Louvière (Belgio) alla presenza delle quattro figlie, tre generi, cinque nipoti, quattro pronipoti, oltre alla cognata e altri due nipoti.

85° compleanno per mastro GERLANDO D’ANGELO festeggiato a Cianciana il 27 settembre 2011. Il signor Gerlando e la moglie Lisa hanno festeggiato altresì il 62° anno di matrimonio il 15 ottobre 2011

NOZZE D’ARGENTO PER

DOMENICO SANZERI E ANTRONINA PROIETTO CIANCIANA 18 SETTEMBRE 1986 CIANCIANA 18 SETTEMBRE 2011


Letteratura

La Voce di Cianciana

NASCITE Vittoria Geraci di Calogero e di Roberta Cannatella, nata a Palermo il 21 giugno 2011.

Kevin Pio Boass di Daniel Fernando e di Antonina Salvatrice Martorana, nato a Sciacca il 20 ottobre 2011

Carmelo Ferraro Noemi Carubia di Cosimo Daniele di Salvatore e di e di Floriana Valeria Taglialavore, Montalbano, nata a Santo Stefano nato a Palermo il 22 Quisquina il 20 agosto 2011 ottobre 2011

A

partire da questo numero LA VOCE DI CIANCIANA si avvale della collaborazione, che siamo sicuri sarà produttiva, di una giovanissima ciancianese, Francesca Perconti che curerà una rubrica dal titolo LO SPECCHIO DI CARTA (arte, cultura e tradizioni). Francesca, che ha espresso il desiderio di voler scrivere per il nostro giornale, di cui diventa redattrice, ha 24 anni e vive a Cianciana. Ha conseguito il diploma presso l'Istituto Magistrale "Francesco Crispi" di Ribera. Studia Lettere Moderne presso l' Università degli Studi di Palermo. Scrive per Oggimedia,un giornale di Catania visibile anche on-line, dove si occupa di arte e cultura.

“LO SPECCHIO DI CARTA”

(arte,

Quante volte abbiamo detto o abbiamo sentito dire:”Sicilia terra di ficu,d’alivi,di suli…e isula d’amuri”? Non è un caso se nominando la Sicilia pensiamo immediatamente a tutto ciò che la riempie e la caratterizza. Ma da cosa prende il nome la nostra terra? Perché la chiamiamo Sicilia? Narra una leggenda che la Sicilia,anticamente chiamata Trinacria (terra dei tre promontori), prenda il nome da una bellissima principessa libanese il cui nome era appunto Sicilia. Quando questa era prossima al compimento dei quindici anni d’età le venne predetta una profezia: avrebbe dovuto lasciare la sua terra prima del giorno del suo compleanno o sarebbe finita per

cultura e tradizioni) a cura di Francesca Perconti

essere mangiata del mostro Greco-Levante (simbolo dell’impero bizantino) che aveva assunto le sembianze di un gigantesco gatto. Per scongiurare il tragico destino toccato alla figlia,il re e la regina la misero su una barchetta e pieni di dolore, perché consapevoli che non avrebbero mai più rivisto la loro figlia, la lasciarono andare. Dopo aver vagato per giorni tra le acque del mar Mediterraneo,e ormai senza viveri,la principessa pensò che ormai era giunta la sua ora. Spinta da venti favorevoli la barchetta approdò su una spiaggia meravigliosa,piena di fiori e di frutti ma completamente deserta. La principessa cominciò a piangere. Il suo pianto giunse all’orecchio di un giovane che si recò sulla spiaggia in suo aiuto. Vedendola disperata egli si chinò per confortarla e dopo che ella ebbe raccontato la sua storia il giovane le raccontò la storia dell’isola,ormai deserta a causa della peste che aveva colpito la popolazione. Sarebbe toccato a loro il compito di ripopolare l’isola. Il giovane decise di ribattezzare l’isola Sicilia come colei che ridiede la vita a questa splendida terra. Francesca Perconti.


News

Numero 5 - Ottobre 2011

CIANCIANA : CONCLUSE LE RICERCHE DELL’EQUIPE TEDESCA, INDIVIDUATI 200 SITI STORICI di Enzo Minio Cianciana e il suo territorio sono una autentica miniera archeologica. Si sono concluse le ricerche archeologiche di una équipe di professori e di studenti dell’università tedesca di Gottingen condotte per quattro settimane nella valli dei fiumi Platani, Magazzolo, sulle propaggini collinari dei Monti Sicani, nei territori compresi tra i comuni di Cianciana, Alessandria della Rocca, Bivona e Santo Stefano Quisquina. Il prof. Johannes Bergemann, che guida da tre anni le delegazioni di archeologi e di studenti che arrivano nel comprensorio per delle ricognizioni archeologiche, ha reso noto che tra il 2009 e il 2011 sono stati individuati complessivamente ben 200 siti storici, con l’aiuto delle foto aree e satellitari, con il sistema geografico digitale, con le pubblicazioni degli scrittori locali e soprattutto con le segnalazioni di molti contadini che hanno una conoscenza dettagliata del territorio. Archeologi e studenti hanno percorso per intere settimane oltre 100 chilometri, con il metodo “survey”, ossia con le ricognizioni sistematiche a tappeto. Nelle tre campagne, l’équipe di Gottingen, con i finanziamenti della GerdaHenkel-Stiftung di Dusseldorf, ha indagato per due terzi un territorio di 300 chilometri quadrati, tra terreni brulli, aree boschive, vigneti, uliveti e frutteti. Sono stati raccolti diverse migliaia di reperti di ceramica che lavati e studiati sono conservati in delle cassette di legno in locali messi a disposizione dal comune di Cianciana. Sono stati indivi-

duati tombe scavate nella roccia, resti di mura, strade, qualche elemento architettonico e dei frantoi. Tutti i reperti individuati vanno dall’età del bronzo al medioevo e coprono un arco di tempo di almeno 3000 anni di storia. “Alcuni siti – ci dice il prof. Johannes Bergemann che ci ha accompagnati per una intera giornata sul vasto territorio dei 4 comuni – sono stati individuati con il Gps dall’équipe dell’università di Bochum, un altro gruppo di archeologi dell’università di Magonza ha condotto una campagna geoelettrica e geomagnetica per preparare prossime campagne di scavi. Nel bacino del fiume Magazzolo vi è un sistema di insediamenti di età romana, con ville rustiche e borghi agricoli nei terreni che mostrano un ricco repertorio di ceramiche. Il più importante insediamento rimane quello della Cianciania, quasi una città romana, a ridosso dell’odierna Cianciana. Una necropoli rupestre preistorica è stata individuata in territorio di Bivona e un insediamento di epoca greca a mille metri di altezza in agro di Santo Stefano Quisquina”. Il prof. Bergemann ha annunciato che la delegazione tedesca, tornando la prossima estate, si occuperà delle zolfare del territorio di Cianciana e che a metà del prossimo mese di novembre il docente universitario sarà a Bivona per un convegno scientifico. Enzo Minio

AMIAMO L’ANZIANO CON RISPETTO Lasciamolo parlare, perché nel suo passato ci sono cose vere. Lasciamolo vincere nella discussione,perché ha bisogno di sentirsi sicuro di sé. Lasciamolo andare tra i suoi vecchi amici, perché è lì che si sente rivivere. Lasciamolo vivere tra le cose che ha amato, perché ora vive di tanti ricordi. Lasciamolo raccontare storie ripetute, perché è lì che si sente protagonista. Lasciamolo gridare anche quando ha torto, perché lui e i bambini hanno la nostra comprensione. Portalo in ferie con te, per non aver rimorso quando non ci sarà più! Lascialo pregare come vuole, perché avverte l’ombra di Dio sulla strada che gli resta da percorrere. Lascialo morire tra le braccia amiche, perché l’Amore che ha dato ai suoi fratelli gli aprirà le porte del paradiso. Gli anziani sono le nostre Radici e danno dei buoni consigli, perché non possono dare cattivi Esempi e vivono di memoria che lascieranno in eredità. Casnate, 15 maggio 2011 Francesco Dato


Letteratura

La Voce di Cianciana

DA ALBUZZANO, PROVINCIA DI PAVIA, CI SCRIVE DAVIDE PRATI, ARBITRO DI PALLAVOLO IN SERIE A ED ARBITRO INTERNAZIONALE DI BEACHVOLLEY, PER FARCI PARTECIPI DELLE SUE GRANDI SODDISFAZIONI. Caro Salvatore, so che come al solito arrivo in ritardo ma forse potrebbe interessarti parte del mio "cammino arbitrale". Come forse ricorderai, dal 2006 sono arbitro di pallavolo in serie A ed arbitro internazionale di beachvolley. Evitando di narrare la stagione invernale 2010/2011, volevo solo dirti che durante l'estate 2011 e per la precisione dal 13 al 19 giugno sono stato convocato ad arbitrare ai campionati del mondo di beachvolley a ROMA. Inutile dirti che, dopo essere stato il 1° arbitro della finale scudetto maschile l'anno precedente a Jesolo, è stato per me come toccare il cielo con un dito. Credo potrai comprendere la mia felicità, quando ti dico che in ordine d’importanza, i campionati del mondo sono secondi solo alle olimpiadi. Ho avuto la fortuna, nonostante fossimo la nazione ospitante, di arbitrare sul campo centrale al foro italico, stadio che, tra l'altro, normalmente vede celebrare la finale degli internazionali d’Italia di tennis. Ho avuto modo di arbitrare le campionesse olimpiche americane Walsh/May, le campionesse del mondo Brasiliane Juliana/Larissa, i campioni del mondo brasiliani Emmanuel/Alison ed i campioni olimpici americani Rogers/Dalhauser. Inoltre ho avuto l'opportunità di stare a contatto con gli atleti e le atlete della nazionale italiana (tra l'altro ad agosto in Norvegia le nostre Marta Menegatti e Greta Cicolari dell'Aeronautica Militare

sono diventate campionesse d'Europa). Naturalmente ho avuto modo di apparire in alcuni incontri in diretta TV. I mondiali sono andati in diretta su La7 e La7d. Alcune gare sono ancora visibili in streaming sul sito della TV austriaca Laola1. Termino poi riportandoti che durante l'estate sono stato anche a rappresentare (a livello arbitrale) l'Italia, in Polonia (a Stare Jablonki nella provincia di Orlen) ed in Finlandia (a Mariehann nelle isole Aland), dove ho avuto l'occasione di arbitrare le tappe locali del FIVB Beachvolleyball SWATCH WORLD TOUR 2011. E' stata una stagione per me densa di soddisfazioni e che mi ha molto arricchito anche dal punto di vista umano. Come arbitro, penso di avere raggiunto il top,la concorrenza per le olimpiadi è spietata e penso che non ci arriverò mai, ma come si dice in questi casi ... mai dire mai. Un abbraccio Davide Prati

Il SALOTTO DELLA POESIA Don Gerlando,

di don Filippo Ferraro. La poesia è inserita nella Volume Rime dello stesso autore, Grafiche Geraci 2006

Sull’ampia scrivania, fatta da esperto fabbro, tra libri di argomento vario, alle preci del Vespro, stava aperto il breviario. Attento l’occhio percorreva il nero solco d’arcani accenti rifiorito; l’anima, assorta nel divin mistero alto, infinito. Fuori, improvviso, esplode un colpo forte, oh, forsennata mano! Oh, gesto pazzo!

Sanguina e tra le braccia della morte cade un ragazzo. E un altro ancora cade, geme e muore… Gerlando corre, chiama, aiuta, assolve. Poi nel sangue anche lui, oh, che dolore! e nella polvere. Gli occhi guardano il cielo e la sua mano aperta sembra benedire ancora… ormai, Gerlando, un mondo più lontano di te s’infiora (1).

Nato a Cianciana il 10 gennaio 1916, ordinato sacerdote in Agrigento il 12 giugno 1941. Vicario parrocchiale per otto anni in Matrice, fino al 1948 e designato parroco del Carmine nel 1949. In vita : preghiera assidua a Dio, servizio caritativo, umile e generoso; evangelizzazione, santificazione delle anime e sacrificio della sua vita e delle sue cose. In morte : dal dialogo con Dio nella preghiera (recitava il breviario) all’aiuto sollecito offerto a un fratello morente, all’immolazione della vita nella sofferenza del martirio, alla beatitudine e alla gloria del cielo. A noi il dovere di ammirarlo, di imitarlo e di adoperarsi per la sua beatificazione. (1) martire del dovere e della carità. Martire il 18 giugno 1949.


Attualità

Numero 5 - Ottobre 2011 ANUU – SEMPRE PIU‟ IMPEGNO NEL SOCIALE

Il Presidente Provinciale dell‟ANUU – Migratoristi Italiani di Agrigento, Girolamo Pace, è stato lieto di accogliere la richiesta del Sindaco di Bivona, l‟On. Giovanni Panepinto, a partecipare come supporto, con il proprio gruppo di Guardie venatorie- ittico-ambientali, alle locali forze di Polizia Municipale, nonché dei volontari della Protezione Civile, in occasione del Primo Festival del Folklore, organizzato nell‟ambito della XXVII Sagra della Pesca Bivona. La manifestazione, oltre a quelli regionali, ha accolto altri gruppi provenienti da diverse nazioni tra cui: Slovacchia, Spagna, Bielorussia e Turchia, oltre a circa 4000 turisti venuti proprio in occasione della manifestazione. Le Guardie Venatorie provenienti dai paesi limitrofi che hanno partecipato all‟evento sono state: Giovanni Maniscalco, Mario Antonio Giannetto e Gaetano Cottone (Burgio),Francesco Russo, Luciano Leo e Giuseppe Leo (Ribera), Luigi Battista (Sant‟Elisabetta), Maria Elena Marchetta,Gabriele Trizzino e Adriano Pitanza (Bivona), organizzatore della manifestazione che ha tenuto impegnati tutti i partecipanti fino a tarda notte. Al termine dell‟evento al Presidente Provinciale e al Presidente del locale circolo, oltre ai ringraziamenti per l‟ottimo

La Festa di San Giuseppe, con riferimento particolare a Cianciana, di Antonella Giambrone, ultiI tre Santi escono dalla casa del superiore e il Bambino viene posto sull'asinello e, con la mano destra alzata, mostra il pollice, l'indice e il medio, cioè Padre, Figlio e Spirito Santo. Giunti davanti al portone del fondaco, S. Giuseppe bussa chiedendo ospitalità che, però, viene rifiutata. Tre volte si ripete questa scena e tre volte il Patriarca viene respinto. Alla fine, il padrone del fondaco, per compassione, apre il portone e fa entrare i tre pellegrini. All'interno trovano un piccolo altare e i santi mangiano ancora una volta: pane, frittata e arancia, mentre una volta veniva cucinata la pasta, spaghetti con aglio e olio. Mentre i Santi sono dentro, ha inizio la cavalcata. Alcune persone, su dei muli, un tempo tutti di colore bianco (muli mirlini), avanzano verso il fondaco. Essi rappresentano dei mercanti che vanno ad acquistare mercanzia in quel paese. Dopo avere attraversato tutta la piazza, giungono davanti al portone del fondaco, chiedendo anch'essi ospitalità. Il denaro offerto dai mercanti costringe i Santi ad uscire per dar luogo ai nuovi arrivati. E' una scena veramente commovente e così scrive il Pitré: "Il popolo lì innanzi accalcato piange di compassione come se la cosa fosse sul serio e le voci di commiserazione si fanno sentire e discernere in mezzo la folla". Sul significato di questa rappresentazione molti sono i dubbi. Non è chiaro a quale fase della vita della Sacra Famiglia, narrata dal Vangelo, si voglia alludere. Forse richiama l'episodio della fuga in Egitto per sottrarre Gesù alla strage degli innocenti voluta

da Erode. Usciti dal fondaco, i tre personaggi si recano sul palco preparato in piazza, dove li attende un altare ben allestito, in compenso della poca ospitalità ricevuta dal padrone del fondaco. Sull'altare sono poste tante pietanze, sia quelle preparate dal superiore sia quelle che la gente porta per promessa o per devozione. Il prete benedice la tavola e ha inizio il pranzo, mentre la banda suona e la folla, tutt'intorno, ammira quelle gustose pietanze. Finito il pranzo, dopo una breve pausa, ci si reca in chiesa per dare inizio alla processione. Ad essa prendono parte sia il superiore della festa dell'anno in corso che quello del prossimo anno, che porta, appesa al collo, la piangia, un'immagine d'argento raffigurante S. Giuseppe. Durante la messa solenne in onore del Santo, La piangia viene ceduta al nuovo superiore che la conserva fino all'anno successivo. Alla processione partecipano anche i Santi che sfilano davanti e, subito dietro a loro, la statua di S. Giuseppe, posta su una vara di legno molto pregiata, risalente al 1917, portata a spalla dagli uomini. La statua è arricchita da nastri a cui i numerosi fedeli attaccano i soldi delle loro prummisioni per le grazie ricevute. La processione, che attraversa tutti i quartieri del paese, si conclude con il rientro del Santo in chiesa e con lo spettacolo dei giochi pirotecnici, allietato dal suono della banda. Concluso lo spettacolo pirotecnico, si riaccompagnano i Santi dalla signora Montalbano, dove si svestono per poi tornare alle loro case. Si riaccompagna il vecchio superiore e, infine,


Saggistica

La Voce di Cianciana

Modesto Abella: “La zolfara” di Ezio Martorana “Appena i zolfatari venivan su il quadro. Il loro colore chiaro dal fondo della «buca» col fiato evidenzia ancor di più l‟oscurità ai denti e le ossa rotte dalla fatidell‟interno, spezzata dai colori ca, la prima cosa che cercavano vivaci delle vesti dei minatori, con gli occhi era quel verde là due picconieri, da un altro uomo della collina lontana, che chiudeche scende le scale col suo carico va a ponente l'ampia vallata…”. in spalla. In basso, a destra, si può Così lo scrittore agrigentino Luinotare la bocca di una galleria gi Pirandello iniziava la novella dalla quale fa capolino un intitolata “Il fumo”, scritta nel “caruso”(ragazzi solitamente tra 1902 e inserita nella raccolta gli otto e i 14 anni), a sinistra Novelle per un anno del 1922. In Abella posiziona le rotaie su cui queste poche parole dell‟autore scivolano due vagoni spinti da siciliano è racchiusa la sofferenaltrettanti operai detti “vagunara”. za degli zolfatari, uomini costretDavanti all‟entrata vediamo un ti a lavorare nelle viscere della uomo ( potrebbe essere il capoModesto Abella MINIERE, olio su tela, 60 x 40 cm. terra in condizioni disumane, mastro) che osserva i lavoratori “imprigionati” nel buio della all‟interno della zolfara, esso miniera che li privava della luce del sole e dei colori vivaci del- tiene in mano la “citalena” (lume alimentato ad acetilene), che la natura. Da ricordare anche i versi di Alessio Di Giovanni che, illuminava ed accompagnava il cammino dei minatori nelle in Voci del feudo del 1938, così scrive: “… ca no pi iddi, pi viscere della terra. All‟esterno la situazione è più definita, gral‟erbi di lu chianu luci lu suli biunnu, a la campìa…”,(trad: che zie alla luminosità data dalla luce del sole che rende i contorni non per loro, per le erbe della pianura splende il sole, alla cam- più marcati, nella parte destra il forno è il protagonista con il pagna…) “…scinninu muti, e quannu amman‟ammanu scum- fumo della combustione che sembra avere consistenza fisica. pariscinu „nfunnu a la scuria, e si sentinu persi…”( trad: scendo- Lo stesso aggredisce la campagna circostante con i suoi eleno silenziosi, e quando pian piano scompaiono in fondo al buio, menti nocivi, danneggiandola e suscitando malumori fra proe si sentono perduti …). Si nota da parte dei due scrittori sicilia- prietari dei terreni circostanti, come narra Pirandello nella noni la volontà di descrivere in maniera realistica la condizione vella “Il fumo”. Scendendo verso il basso, notiamo due uomini psicologica in cui vivevano gli operai di miniera, che i due co- intenti a far colare lo zolfo fuso in apposite formelle di legno, noscevano molto bene in quanto figli di proprietari di zolfare. accanto ad esse troviamo le “pagnotte” ricavate dall‟impasto Pirandello interpreta lo stato d‟animo dei minatori nel momento della polvere terrosa. Veniva fatto all‟interno di una in cui riscoprono la bellezza della luce del sole, mentre il Di “caldarelle”( secchio usato in edilizia), presente fra le mani delGiovanni capta il pensiero di carusi e picconieri mentre si accin- lo zolfataro, il composto poi veniva cotto nei forni perché ricco gono a lasciare la confortante luce del sole per scomparire di zolfo. Vicino ai binari notiamo un picconiere che malvolennell‟insicurezza dell‟oscurità. I medesimi temi sono stati trattati tieri cammina verso la galleria accompagnato da quelli che sain pittura dal nostro M. Abella dal palermitano Onofrio Toma- ranno i suoi fedeli compagni per tutta la giornata lavorativa: selli nel dipinto “ I carusi ” del 1905 custodito nella galleria di piccone e citalena ( questa figura ci riconduce ai versi del Di Arte Moderna di Palermo(olio su tela cm 184 x 334), cruda Giovanni citati in precedenza), alla sinistra del forno Abella “fotografia” del duro lavoro dei carusi, costretti a trasportare posiziona il prodotto finito, lingotti di zolfo accatastati, che sepesanti massi sulla schiena lungo stretti cunicoli. La tela riesce a gnano la fine del ciclo di lavorazione, ma giusto a pochi centicomunicare la sofferenza fisica e la rassegnazione che colpisce i metri il pittore inserisce un “carriaturi” che trasporta il minerale protagonisti. Tomaselli ci mostra semplicemente l‟entrata della grezzo verso la fornace quasi a voler suggerire la continuità galleria, facendoci solo immaginare ciò che succede all‟interno, monotona del processo. Il quadro è realizzato con la tecnica Abella, invece, nel dipinto del 1984 modifica lo stereotipo della dell‟olio su tela, è di medie dimensioni, i colori sono per lo più miniera, cambiandone l‟architettura in base alle sue esigenze. vivaci all‟esterno, mentre l‟interno della cava è formato prevaSecondo la mia lettura, il pittore ciancianese ha voluto rappre- lentemente da colori spenti ad eccezione delle vesti dei minatosentare il ciclo completo della lavorazione dello zolfo, partendo ri, della macchia giallo fluorescente che riconduce allo zolfo. Lo dall‟estrazione da parte dei picconieri, il trasporto all‟esterno spettatore sembra osservare la scena da un‟ altura posizione tramite i vagoni fino ad arrivare alla cottura nei forni che si con- ottimale che permette di avere una visone completa. clude con la fuori uscita del prezioso minerale fuso. Osservando Da notare la presenza, quasi ingombrante delle verdi colline la tela, la prima cosa che colpisce è l‟ampia apertura, incornicia- (paesaggio presente nella novella pirandelliana, citata in preceta da monoliti che danno un tocco di “semplice” eleganza a tutto denza) che ci chiudono l‟orizzonte. (segue pagina seguente)


Notizie dall’anagrafe

Numero 5 - Ottobre 2011

Queste, a mio avviso hanno il compito di far concentrare il nostro sguardo sulla scena principale, che è la zolfara. Di Giovanni Pirandello e Tomaselli, analizzano per lo più la realtà della zolfara, dal punto di vista umano, cercando, come detto di farci comprendere la sofferenza fisica e psicologica dei minatori. Abella invece ci mostra lo stesso tema ma lo affronta in un modo tipicamente “naif”, in quanto vuole semplicemente raccontare come e dove avvenivano l’estrazione e la lavorazione dello zolfo. Queste, a mio avviso hanno il compito di far concentrare il nostro sguardo sulla scena principale, che è la zolfara. Di Giovanni Pirandello e Tomaselli, analizzano per lo più la realtà della zolfara, dal punto di vista umano, cercando, come detto di farci comprendere la sofferenza fisica e psicologica dei minatori. Abella

invece ci mostra lo stesso tema ma lo affronta in un modo tipicamente “naif”, in quanto vuole semplicemente raccontare come e dove avvenivano l’estrazione e la lavorazione dello zolfo. Le figure umane sono presenti come semplici attori, ma non vi è la volontà di mostrare il disagio fisico o psicologico dato dal duro lavoro, nello stesso tempo però la forte presenza umana ci suggerisce l’indispensabilità degli zolfatari nell’attività estrattiva. Abella, come sicuramente molti ciancianesi e non, è stato affascinato dalla realtà mineraria presente nel nostro paese tra gli anni sessanta del XIX sec e cinquanta del XX, tanto da volerla raccontare in due dei suoi dipinti a scopo quasi didattico come si evince anche dalla presenza di tutti gli arnesi di lavoro propri dell’attività estrattiva. Ezio Martorana

NOTIZIE DALL’ANAGRAFE NASCITE Carmelo Ferraro di Cosimo Daniele e di Floriana Montalbano, nato a Palermo il 22 agosto 2011 Alessia Sabella di Domenico e di Daniela Montalbano, nata a Santo Stefano Quisquina il 22 settembre 2011 Matteo Arcuri di Massimo e di Rita Cicchirillo, nato a Santo Stefano Quisquina il 26 settembre 2011 Greca Cusumano di Antonino e di Silvia Masettu, nata a Santo Stefano Quisquina il 13 ottobre 2011 Kevin Pio Boass di Daniel Fernando e di Antonina Salvatrice Martorana, nato a Sciacca il 20 ottobre 2011 Noemi Carubia di Salvatore e di Valeria Taglialavore, nata a Santo Stefano Quisquina il 20 ottobre 2011

GLI EVENTI TRISTI : DECESSI Rocco Croce, nato a Cianciana il 23 aprile 1932, deceduto il 29 agosto 2011 Giovanna Giannone, vedova Gaetano Bondì, nata a Cianciana il 25 febbraio 1927, deceduta il 18 settembre 2011 Maria Rosa Orlando, vedova Antonino Di Maria, nata a Cianciana il 13 novembre 1936, deceduta l’uno ottobre 2011 Alfonso Di Mora, vedovo Leonarda La Corte, nato a Cianciana il 13 gennaio 1924, deceduto il 7 ottobre 2011 Paolina Cusumano, vedova Giuseppe Gagliano, nata a Cianciana il primo gennaio 1905, deceduta il 17 ottobre 2011 Calogero Siracusa, nato a Cianciana il 5 luglio 1954, deceduto il 24 ottobre 2011

DECEDUTI FUORI CIANCIANA Elena Speranza, coniugata Calogero Ciaravella, deceduta a Roma il 12 settembre 2011 Giuseppe Caltagirone,con. Carmelina La Corte, nato a Cianciana il 29/09/1950, deceduto a Saint Martin La Plaine (Francia) il 12 settembre 2011 Margherita Alessi, coniugata Santo Di Maria, nata a Cianciana il primo marzo 1935, deceduta a Rive de Gier (Francia) il 14 settembre 2011

ALL’ETA’ DI 106 ANNI E’ E’ DECEDUTO IL SIGNOR ALFONSO DI MORA DECEDUTA LA NONNA Alfonso Di Mora è nato a Cianciana il DI CIANCIANA PAOLINA 13 gennaio 1924. Fin dalla tenera età ha lavorato in campagna. Per molto CUSUMANO Cianciana 1° gennaio 1905 – Cianciana 17 ottobre 2011, Sposata con Giuseppe Gagliano di cui è rimasta vedova nel 1979 e da cui ha avuto 4 figli: Giuseppe, medico, deceduto nel 1979 all’età di 55 anni; Alfonso, maestro, deceduto nel 1965 all’età di 23 anni; Maria, maestra, che l’ha accudita fino all’ultimo; Gaetano, che vive a Roma dove ha svolto la professione docente. Paolina Cusumano era una coltivatrice diretta e ha dedicato la sua vita al lavoro e all’educazione dei figli; grazie ad una fede incrollabile e con una visione dell’esistenza sempre positiva, ha saputo accettare le dure prove che la vita le ha imposto. Ha saputo intrattenere ottimi rapporti con quanti l’hanno frequentata. Con la sua esistenza ha attraversato tutto il XX secolo. Molta l’amarezza provata durante i due conflitti mondiali. Enzo Minio

tempo si è dedicato alla recinzione di appezzamenti di terreno o collocando pali per le vigne a spalliera, sia a Cianciana che in altri paesi come a d esempio Naro. Ha lavorato altresì presso la forestale di cui ha percepito la pensione. Nel tempo libero realizzava scope, coffe, scupuna ed altro. Era coniugato con Leonarda La Corte, recentemente scomparsa, da cui ha avuto tre figli : Antonino e Benedetto che abitano in Francia e Piera che abita a Parma. Devotissimo a San Giuseppe, dava il suo valido contributo per la preparazione della festa, durante la raccolta per il paese. Tutti ricordano che era proprio lui che accompagnava i Santi Viventi nella tradizionale tuppiatina di lu funnacu. Da buon ciancianese gli piaceva stare in compagnia degli amici, giocando a carte o a bocce, vincendo dei tornei e ricevendo delle coppe. E’ deceduto il 7 ottobre scorso e con lui se ne va un pezzo di tradizione ciancianese. S.P.


La Voce di Cianciana

Numero 5 - Ottobre 2011

DOLCI VACANZE A CIANCIANA Dolci Vacanze a Cianciana per i coniugi Olga e Giuseppe Ciaravella e la nipote Marion, residenti a Guelph, Canada. Nella foto da sinistra Giuseppe, Marion, Sara, Angela, Stefano e Salvatore Panepinto e... dietro la macchina fotografica la signora Olga. RICETTE DELLA NOSTRA CUCINA PASTA CON FAVE E/O RICOTTA 1 kg. di fave verdi tenere 200 gr. di ricotta fresca, formaggio grattugiato: q.b:sale e pepe: q.b:cipolla: q.b. olio: q.b.350 gr. di ditali Prep.: sbucciate le fave e lavatele. Soffriggete in un po’ d’olio la cipolla affettata e le fave; salate e pepate. Cucinatele a fuoco dolce, aggiungendo un po’ d’acqua solo se necessario. A parte lessate la pasta; scolatela non del tutto; rimettete in pentola, versatevi le fave e la ricotta. Amalgamate bene, spolverizzate con formaggio e servite. Ingr.:

CORATELLI Ingr.: interiora di agnello, Budella abbondanti. Sale, pepe, pane, formaggio, menta: q.b. Uova: q.b. Prep.: lavate benissimo e mettete a mollo in abbondante acqua e sale. Sciacquare almeno tre volte. Impastate pane e formaggio grattugiati, menta tritata con l’uovo, come per le polpette di pane, e aggiustate di sale e pepe. Avvolgete l’impasto nella caiula e legatelo strettamente con le budella. Potete cuocerle in un brodetto condito con cipolla, sedano e pelato. Quando l’acqua del brodo sta per bollire tuffatevi i coratelli soffritti. BRODO DI CARNE 500 gr. di carne di vitella (o pollo),2 costolette di sedano, una cipolla, 4 pomodori maturi sale, pepe: q.b. Prep.: fate bollire la carne in una pentola d’acqua e con un mestolo forato schiumate. Aggiungete le carote, la cipolla affettata, il sedano, sale, pepe, e pomodori e portate a cottura. A vostro piacere, unite qualche patata intera e capata. Togliete la carne cotta dal brodo; passate a setaccio gli altri ingredienti, riaggiungeteli al brodo e cuocetevi la pasta (il riso o i tortellini). Se non vi va la pasta, servite il brodo con la carne. Ingr.:

ABBONAMENTO AL GIORNALE L’abbonamento annuale per 6 numeri costa: Cianciana € 24, Italia € 25, Europa € 30 , America, Africa, Australia € 35. Se volete darci di più farete parte dei SOSTENITORI del giornale. Dall’Italia inviare la cifra a Salvatore Panepinto - via Cavour, 4 - 92012 Cianciana (AG) - Conto Corrente Postale n° 000017905977 Codice IBAN IT52 SO76 0116 0001 7905 977 oppure tramite Conto Corrente Banca Popolare Sant’Angelo S.C.R.L. agenzia di Cianciana, Coordinate IBAN IT56 A057 7282 9200 0001 0002 499 BIC PSANIT3PXXX


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.