Cianciana ‘na tuttu lu munnu, tuttu lu munnu a Cianciana! Numero 2 - Aprile 2003
RICORDIAMO, A CHI NON L’AVESSE ANCORA FATTO, DI RINNOVARE L’ABBONAMENTO PER IL 2003. INVITIAMO ALTRESI’ A VISITARE IL NOSTRO SITO WWW.SICILYKULT.NET CHE A GIORNI SARA’ RIATTIVATO In questo numero L’angolo della posta
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Rino Cammilleri scrive a La Voce di Cianciana
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Il voto di Agostino D’Ascoli
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Cianciana e lo zolfo di M. e E. Giannone
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La festa di San Giuseppe
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Gli emigrati si raccontano di Leonardo Marino
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L’abbatti matri di Francesco Cannatella
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Gli Archi di Pasqua di S. Biagio di Biagio Spicola Pag. 13
Presentazione Spuntuna di Zabbara di Padre Ferraro Pag. 7
Il salotto della poesia
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Case in festa
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Morto il cavaliere Antonino Chiappisi
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Briciole di saggezza di Nuccio Mula
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Sostenitori - Almanacco
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Il Pittore Modesto Abella di Serafina Comparetto
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Dolci vacanze a Cianciana - Ricette
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COME ERAVANMO
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Numero 2 - Aprile 2003
La Voce di Cianciana Periodico bimestrale di informazione e di cultura, edito dall’Associazione Culturale “Sicily Kult” di Cianciana. Anno III, numero 2-Aprile 2003 Direttore Responsabile: Enzo Minio Direttore Editoriale: Salvatore Panepinto Progetto grafico e fotografia: Filippo Mattaliano-Studio immagine Redazione: Andrea Arcuri, Antonino Arcuri, Rino Cammilleri, Gaspare D’Angelo, Agostino D’Ascoli, Judith Evans, Gaetana Gambino, Eugenio Giannone, Filippo Mattaliano, Nuccio Mula, Giusy Piazza, Bina Vaiana. Direzione e Redazione: via Cavour, 3 92012 Cianciana (AG) Italy. Tel. 0922-987462 E-mail: s.panepinto@tin.it Conto Corrente Postale n° 17905977 Conto Corrente Bancario: (vedi pagina 16) Autorizzazione Tribunale di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001. Spedizione A. P. art. 2 comma 20/C legge 662 del 23/12/96. Autorizzazione della Direzione Provinciale del PP.TT. di Agrigento, settore commerciale Stampa: Tipografia Geraci - S. Stefano Quisquina (AG). Quanto espresso dai singoli autori, negli articoli firmati, non rispecchia necessariamente l’opinione del giornale. Gli autori che sono del tutto liberi di esprimere il loro pensiero, se ne assumono implicitamente la responsabilità. © Copyright 2002 - Associazione Culturale “Sicily Kult” - Tutti i diritti riservati. Senza il permesso del Direttore Editoriale, la riproduzione totale o parziale di qualsiasi parte del giornale è vietata.
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La Voce di Cianciana
Da Rosario-Argentina Egregio professor Panepinto, ho ricevuto La Voce di Cianciana e ho provato una grande gioia nell’immergermi per un bel po’ nella vita di Cianciana, che non è soltanto la città dove è nato mio padre, ma ha fatto sempre parte della mia storia personale. Lui mi parlava sempre della patria lontana, della Sicilia, del paese. Da bambina ho potuto godere l’appartenenza a questa isola meravigliosa, culla di tante civiltà. Sono fiera di essere argentina e figlia di uno di quegli emigrati che hanno fatto questo paese. Purtroppo l’Argentina e la Sicilia non sono quelle di una volta. Speriamo che le cose si mettano bene. Sono venuta la prima volta a Cianciana nel 1961, al termine dei miei studi di lingua e civiltà italiana, alla “ Dante “ di Rosario, con una borsa di studio. Ci sono ritornata nel 1996 e ’97 con una mia cugina omonima ed ho notato che molto è cambiato. Il vostro periodico mi è piaciuto molto e credo che la formula sia quella giusta per conoscervi e ripristinare i legami con la nostra terra di origine. Vorrei ringraziare l’assessore Lo Presti per gli abbonamenti per noi argentini, che siamo fieri di sapere che un busto di Pirandello sarà collocato in Piazza Italia a Buenos Aires. Mi è piaciuto l’articolo sulla zolfara e quello sull’Argentina, curato da un mio connazionale (Alejandro Di Noto n.d.r.) Insomma una Voce bellissima che mi fa sentire a casa, dove spero di tornare a Pasqua. Grazie mille e cordiali saluti a lei e a tutto lo staff. Josephine Giannone Da Toronto- Canada Ciao Salvatore, Sono Vincenzo Greco da Toronto. Rinnovo l’abbonamento per il 2003 e spero che tutti i ciancianesi facciano altrettanto perché questo piccolo grande giornale, dopo tanto tempo che sei lontano da Cianciana, ti fa sentire vicino.Saluti a te e a tutta la redazione del giornale. Tanti salutini a tutti i miei zii e cugini Greco e famiglie. Grazie e tanti complimenti per il lavoro ben fatto e per la pagina sportiva. Vincenzo Greco Da Torino- Caro professor Totò Panepinto, innanzitutto sento il desiderio di plaudire alla maniera in cui, con i tuoi collaboratori, hai saputo impostare il simpatico notiziario ciancianese, nel quale si può leggere veramente un po’ di tutto, dalle notizie culturali alla spicciola cronaca mensile. Io sono vecchio ormai e, come tu sai, manco dal paesello da moltissimi anni per cui mi è difficile riscontrare nelle fotografie pubblicate volti e sembianze di conoscenti, ma ogni tanto qualcuna capita di ricordarmela, ad esempio la carissima figura di Pietro Giambrone, cui va il mio affettuoso pensiero. Nell’Angolo della posta, invece, mi capita sovente di scoprire un nome conosciuto, come adesso quello di Miguel Angel Milano, da Rosario, che in Torino è stato due volte mio ospite, la prima volta in compagnia dei suoi genitori. Ed ora Totò, perdona questa mia imprudenza, ma vorrei ricordare a tutti i ciancianesi che presso la presso la biblioteca civica del paesello, oltre ai miei due libri di poesie e quello di racconti Cianciana sotto le stelle, è depositata una nutrita raccolta di mie poesie in silloge, qualche aforisma o massima o degli haiku. Nell’approssimarsi della Santa Pasqua, mi sarebbe gradito far giungere i miei auguri più sinceri e festosi a tutta la cittadinanza, nonché ai ciancianesi sparsi nel mondo. Tano Alessi Pag. 2
La Voce di Cianciana
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Da Adelaide- Australia Egregio signor Panepinto, durante una recente visita ad Adelaide, il mio grande amico Dottor Bernardo Barbera mi ha reso noto del vostro giornale. Come nativo di Cianciana ho provato un grande piacere a leggere dei fatti storici e notizie del nostro paese. Anche mia mamma, che è un po‟ anziana, ha provato molto piacere a riconoscere alcuni personaggi del suo paese. Desidero pertanto avere il giornalino per il quale mi abbono. Distinti saluti. Alfonso Reina Da Adelaide- Australia Caro Salvatore, ormai La Voce di Cianciana è un giornale ben affermato e consolidato. Tutti lo aspettiamo con anticipazione. Mi fa piacere vedere come il numero degli abbonati si espanda continuamente. Un caro saluto per te e per tutta la redazione. Dottor Bernardo Barbera Da Toronto- Canada Caro Salvatore, rinnovo molto volentieri l‟abbonamento a La Voce di Cianciana per l‟anno 2003. Questo giornale ci tiene informati su tutto quanto succede nel nostro paese. Avete fatto una bellissima cosa. Mando a te e a tutta la redazione tanti cari saluti. Giuseppe Gambino Da Bivona- Egregio prof. Salvatore Panepinto, ho letto ed ammirato le foto riprodotte sul periodico bimestrale di informazione e cultura La Voce di Cianciana, egregiamente diretto da lei. Sono rimasto commosso e stupefatto nel vedere in prima pagina la mia foto con la scolaresca, addirittura dell‟anno scolastico ‟58-59, sotto il titolo: Come eravamo. Ringrazio sentitamente, anche a nome degli alunni di allora, ormai adulti, la redazione del giornale. Mi sembra, nell‟insieme, un lavoro assai ben curato, interessantissimo, utile per i piccoli e piacevole e, perché no ?, istruttivo per i grandi. E‟ un divertimento dello spirito inoltrarsi nel mondo dell‟arte, della poesia, dei ricordi, degli usi e dei costumi delle nostre genti. Tante, poi, le novità, le curiosità, le rievocazioni, le bizzarrie, gli incontri con i santi, da farne un grandioso, straordinario collage o assemblaggio, unico, di fatti, di nozioni e rievocazioni storiche e folkloristiche. Veramente intelligente questa “ricreazione” di una Cianciana piccola da scoprire grande. Un vivissimo applauso al direttore, alla redazione ed ai sostenitori Saluti e cordialità. Pasquale Sciara
IL VOTO di Agostino D‟Ascoli
“La prossima settimana devi venire con me”- disse la giovane donna al proprio marito – “E dove? – chiese lui – “ Devi accompagnarmi al Santuario della Madonna: ho fatto voto di andarci a piedi e scalza – rispose lei – “Ma il Santuario è molto lontano da qui…saranno almeno dieci chilometri!” …- esclamò lui, un po‟ preoccupato – “Non importa! – rispose lei risoluta – Tu, comunque, potrai venirmi dietro, stando comodamente seduto in groppa al tuo asinello” – concluse – “Va bene!,come vuoi!…- acconsentì l‟uomo che, bonacciona, ingenua e stupidotta non aveva solo l‟espressione del viso. Si ritrovarono così, in quel giorno da lei deciso, in cammino lungo quel viottolo di campagna che portava al Santuario. Lei, a piedi scalzi, precedeva il marito che in groppa al suo asino, la precedeva da breve distanza. In mezzo al quel cammino, il cielo incominciò a riempirsi di nuvolosi, che ben presto iniziarono a pioggerellare. L‟uomo, ingenuo ma previdente, tirò fuori l‟incerata. “Prendi questa e copriti! – disse lui rivolgendosi alla moglie – “No! – rispose decisa quella, senza neanche voltarsi – anche questo fa parte del voto!” Quella pioggerellina, però, si mise man mano a cadere sempre più insistente e consistente, tanto che la poverina ad un certo momento, costretta a coprirsi, si tirò sulla testa un lembo posteriore della sua ampia e lunga veste, lasciando in quel modo gran parte del didietro scoperto. Il marito, notato il gesto, ripropose alla cocciuta ed orgogliosa moglie di coprirsi con l‟incerata. “Se il cielo così vuole, così deve andare!” - gli rispose la moglie a tono deciso Da lì a poco l‟uomo con l‟asinello si vide sorpassare e salutare da un contadino che, in groppa al proprio mulo si dirigeva, così come gli altri, in direzione del Santuario. Il nuovo arrivato mirò la donna che vedeva di spalle, la sorpassò e, voltosi a salutarla, proseguì il suo cammino. “Ma sei proprio scemo! …- sbottò rabbiosa la donna, con il viso arrossato dalla vergogna, girandosi verso il marito che la seguiva da breve distanza – vedevi che avevo la gonna sollevata e non mi hai avvertito dell‟arrivo di quel contadino!…” “Ma che ne so io!…- rispose quello che, come gia detto da stupido non aveva solo l‟aria – pensavo che anche quello facesse parte del voto”.
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SALUTI Da Rosario-Argentina Il dottor odontoiatra Raffaello Fregatane Lattuca saluta con cordialità il professor Antonino Spoto di Cianciana. Da Cianciana Giuseppe Attilio D‟Angelo e famiglia salutano la famiglia di Pino Bondì, abitante ad Hoddesdon ( Inghilterra ), in particolar modo il grande giocatore di calcetto e l‟attrice “Sonia”. Da Cianciana Gli ex alunni Giuseppe Contissa e Lillo Schembri salutano il loro ex- insegnante Pasquale Sciara. Da Palermo– Vincenzina e Vincenzo Di Rosa salutano il fratello Gianni e famiglia, Filippo Di Noto e famiglia, i fratelli Setticasi e famiglie, tutti abitanti a Vancouver (Canada).
Maria Francesca Caltagirone e Pietro Taglialavore (nella foto), titolari del bar Trieste, salutano tutti i loro clienti che aspettano l‟estate prossima
LA FESTA DEL PATRIARCA SAN GIUSEPPE Anche quest‟anno, con i primi tepori di una primavera che si attarda ad arrivare, la festa celebrata in onore del Patriarca San Giuseppe è stata molto partecipata dalla comunità ciancianese, che conserva nei confronti del Santo, patrono della chiesa universale, una sincera devozione. Già da qualche giorno le vie principali del paese erano state addobbate con palme, nastrini ed agrumi e splendidamente illuminate dalla ditta Riolo di Palermo. Si è registrata qualche novità durante la festa di quest‟anno. Per prima cosa San Giuseppe è stato festeggiato nella Chiesa Madre, dove il simulacro è stato portato in solenne processione con fiaccolata la sera del 17 marzo. Il comitato, cui è andato l‟onore e l‟onere di organizzare la festa, era costituito dalla signora Maria Ferraro in Comparetto, per promessa fatta al Santo l‟anno scorso, e dalle assistenti dottoressa Maria Comparetto a da Francesca Marino. I tre Santi sono stati impersonati da Vincenzo SpotoSan Giuseppe, da Giusy Pace- la Madonna e da Luigi Cicero- il bambin Gesù. Tenendo fede ad una tradizione che risale al 1917, i santi si sono recati in casa della signora Elisa Montalbano Pendino per la cerimonia della vestizione. Fu il nonno della signora a comprare i vestiti nuovi per i santi, in sostituzione di quelli vecchi, diventati logori e sciupati, e da allora in poi tali vestiti rimasero in casa sua, successivamente della figlia e attualmente dalla nipote, la quale prepara sempre un piccolo altare con purciddrati, mastazzoli, sfingi, pignulata etc. che vengono assaggiati dai Santi. http://www.sicilykult.net
Successivamente i Santi sono stati portati in processione alla tavola di lu supraiuri, della presidente cioè, allestita in via Donizzetti, dove i Santi hanno mangiato le varie pietanze : broccoli, sarde a beccafico, asparagi, finocchi, zucca, lassani, e tre tipi di pasta, con le sarde, con i broccoli e l‟immancabile minestra di San Giuseppe. Nel primo pomeriggio, come da tradizione, i tre Santi sono stati condotti in corso Vittorio Emanuele per la tradizionale tuppiatina a lu funnacu, quest‟anno al civico 116 della via ( di fronte al negozio Carubia). Per ben tre volte San Giuseppe batte ai battenti del fondaco prima che gli venga concessa ospitalità. Mentre i Santi erano dentro è incominciata la cavalcata. Poi ancora una mangiata per i Santi presso l‟altare di piazza Orologio e in serata la solenne processione del simulacro del Santo, collocato sopra la vara granni, per le vie del paese. Oltre a quella della presidente, altre due sono state le tavole in onore del Santo : la tavola delle famiglie Caruso e Montalbano, per promessa di Gino Caruso e di Antonella Viola, nel cortile Cardinale ( Salita Calvario ) e la tavola della famiglia Alfonso Lo Monaco, per promessa di Giuseppe Gentile, in via don Gerlando Re. Durante i festeggiamenti in onore di San Giuseppe, la comunità ciancianese ha avuto l‟onore di ospitare S.E. Luigi Bommarito, già arcivescovo delle diocesi di Agrigento e di Catania. Attraverso le pagine di questo giornale i componenti il comitato e chi ha realizzato le tavole intendono ringraziare tutte quelle persone che hanno dato il loro apporto per la buona riuscita della festa. Salvatore Panepinto Pag. 4
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FESTA DI SAN GIUSEPPE 2003 Foto numero 1 : I Santi nella tavola della presidente Maria Ferraro in Comparetto, in via Donizzetti.
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Foto 2 e 4 : due momenti della cavalcata. Foto numero 3 : i tre Santi escono dallâ€&#x;abitazione della signora Elisa Montalbano Pendino, dopo la cerimonia della vestizione. Foto numero 5 e 6 : la tavola delle famiglie Caruso e Montalbano, nel cortile Cardinale (salita Calvario). Foto numero 7 : la tavola della famiglia Alfonso lo Monaco, in via don Gerlando Re. http://www.sicilykult.net
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L’abbatti matri
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di Francesco Cannatella
l Venerdì Santo è una ricorrenza cristiana alla quale tutto il popolo religiosissimo di Cianciana si è sempre sentito legato in maniera particolare. Nell‟aria si respira dolore e tristezza, ogni cuore si veste intimamente a lutto e soffre. Corale la partecipazione della gente nel seguire con trepidazione la realistica rappresentazione che i giovani dell‟Associazione Settimana Santa approntano con cura meticolosa: dall‟arresto di Gesù, tradito dal bacio di Giuda, e poi gli alterni momenti del processo con Barabba liberato e con Ponzio Pilato che abbandona un innocente alla crocifissione. Una mesta processione silenziosa segue Cristo che, sotto un pesante legno, si muove verso il monte Calvario, seguito da Maria con gli occhi lacrimosi rivolti al cielo e con il cuore trafitto da infinito dolore per quel Figlio che va a morire per riscattare i peccati dell‟umanità. Le pie donne La confortano ma non riescono a lenire il dolore del suo cuore infranto. Cento soldati romani trascinano, frustano, deridono il Salvatore che, sfinito, cade e si rialza. Simone di Cirene è costretto a caricarsi la croce, poi la Veronica pietosa asciuga il viso a Gesù; ad un tratto una brocca si frantuma e l‟acqua si sparge prima che possa rinfrescare le riarse labbra di Cristo. Lo scenario della processione, che si snoda per le strette vie del paese, è di rara suggestione; i confini ed i limiti della realtà svaniscono ed ogni credente si ritrova immerso in pensieri ed in problematiche a cui solo la Fede può dare risposta. Per dare voce al grande dolore popolare ecco solenne e grave alzarsi l‟Abbatti matri, (Stabat mater), detto popolarmente lu lamentu, (il lamento), canto tradizionale cvhe riempie di commozione ogni animo, coinvolgendo emotivamente uomini e donne. Testimonianza del variegato corpus dei canti di Sicilia, lu lamentu è un canto a cappella, eseguito da un coro composto rigorosamente da uomini, il cui numero non è
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perfettamente definito. Si compone di 11 strofe, dette parti: due, 1-11, la sequenza Stabat mater e l‟impropeia Popule meo, sono in lingua latina di provenienza liturgica mentre le altre 9, 2-10, sono in lingua italiana e trovano la loro origine nei testi della liturgia devozionale. L‟utilizzo di tali lingue, e ancor più il ricorso a una parte iniziale e finale in latino, corrisponde ai canoni e manifesta la necessità di solennizzare il rito nei suoi vari momenti. Il dialetto, quotidiano e familiare, male e non interamente interpreterebbe i sentimenti del dolore del popolo a seguito del Cristo. L‟Abbatti matri viene eseguito esclusivamente durante il Venerdì Santo: nelle tarda mattinata a seguito del Cristo, carico della croce, che si muove stancamente per raggiungere il Calvario del supplizio, ed a sera, seguendo l‟urna con il Cristo deposto. I lamintatura caratterizzano la ricorrenza, offrendo un momento musicale di grande significazione al quale dedicano lunghe e severe prove. Una voce solista intona la parola-chiave con cui inizia ogni parti e su di essa si innesta un contorno a tre voci, che esegue vocali diverse dalla voce principale, chi fa di prima (voce) ha il compito di esporre il testo narrativo mentre il coro ribatte le sillabe di particolare rilevanza. Nello sviluppo della melodia, eseguita ad libitum, manca, talvolta, il naturale rispetto per la correttezza lessicale del testo e si può percepire qualche variazione armonica di tipo arabo. I versi di ogni parti vengono eseguiti senza interruzione, mentre una pausa viene effettuata dai cantori nel passaggio ad un nuovo verso ed una più lunga viene fatta prima di iniziare la parti successiva. La melodia risulta carica di mestizia e di angoscia ed accompagna lo svolgersi di un dramma che indica all‟uomo un percorso di salvezza. Questo lavoro è stato pubblicato ne il Pitré, Quaderni del Museo Etnografico Siciliano, Gennaio-Maerzo 2002
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Stabat mater I Stabat Matre dolorosa Iusta cruce lacrimosa Dum pendeva Filio II Stava Maria dolente Senza respiro e voce Mentre pendeva in Croce Il nostro Redentor III Maria, Maria, eterno sei beata piagate nel mio cuore le nostre pene. IV Ahimè! Chi vede? Langue Maria E per la via vede Il Signor
V Chiodo crudele Mi trafiggi la mano. Che prodigio strano Il mondo Dio creò. VI O cuore mio crudele, quanto peccasti! Allora gridasti: -Muoia Gesù! VII Angioli, voi Dal Cielo scendete E le ali stendete per coprire Gesù. VIII Ammira quel legno di croce Che nel monte Iddio sostiene, morto già fra tante pene ti rammenti il nostro error.
IX Morto è il Signore, peccatore, se tu non piange sei senza cuor. X Ahimè, faccia ai piedi Per udire il tuo dolore Mio tremante cuore Resistere non potrà. XI Populo meo, chi ti fici? Laude e condastaude, risponde, risponde risponde mìi.
PRESENTATO IL VOLUME DI POESIE DI DON FILIPPO FERRARO SPUNTUNA DI ZABBARA sunetti scacciapinseri Cianciana. Nella serata di giovedì 20 febbraio, è stato presentato ad un folto pubblico che gremiva la sacrestia della chiesa del Carmelo, il volume di poesie di don Filippo Ferraro dal titolo Spuntuna di zabbara, sunetti scacciapinseri. La scelta della data non è stata casuale in quanto tale giorno don Filippo festeggiava il suo 79° compleanno, essendo nato a Cianciana il 20 febbraio del 1924. Curatore dell’opera è il professor Eugenio Giannone che, oltre a scrivere la premessa, ha saputo reperire i fondi necessari per la pubblicazione, coinvolgendo un gruppo di amici che in questa sede si intendono ringraziare anche a nome, ovviamente, di don Filippo. Il volume, dedicato al professor Antonino Bellanca ed arricchito da un cenno biografico sull’Autore a cura del dottor Nino Arcuri, è una raccolta di 130 sonetti ( uno dei quali, Povera vecchia, è già stato pubblicato da La Voce ), scritti in un lungo spazio di tempo. Nel sonetto Al carissimo professor Antonino Bellanca, proemio dell’opera, don Filippo enuncia la materia trattata : (…) Nun ci trovi la lingua d’Alighieri, né di L’Abati Meli lu parlari, ma cosi di stu tempu e di stu locu. Punginu un pocu e scaccianu pinseri... Perché Spuntuna di zabbara? Srive Eugenio Giannone nella premessa . “ La zabbara, lo diciamo per i più giovani, è l’agave, la pianta grassa che cresce nelle nostre contrade, ogni dieci anni genera uno scapo, e ha foglie carnose, grandi, lunghe e acuminate con grosse spine (spuntuna). Pungere non per far soffrire e piangere ma per svegliare, suscitare reazione, aiutare a respingere energicamente il male e percorrere decisamente la via del bene, che conduce alla gioia vera e duratura”. Salvatore Panepinto http://www.sicilykult.net
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Nozze D’Oro I coniugi Caterina Cuffaro e Giuseppe Taormina nel giorne del loro matrimonio celebrato nella chiesa Madre di Cianciana il 22 febbraio del 1953. A destra i coniugi festeggiano le nozze d’oro nella città di Adelaide, il 22 febbraio 2003.
Da Adelaide (Australia) Caro professor Panepinto, le mandiamo queste due foto, la prima quando ci siamo sposati e la seconda del nostro cinquantesimo anno di matrimonio. Siamo stati fortunati a raggiungere questa meta. E’ veramente un piacere per noi leggere La Voce di Cianciana, specialmente le poesie siciliane. Mio figlio Alfonso e la sua fidanzata Linda sono rimasti molto contenti del paese di Cianciana e dell’accoglienza di parenti ed amici che hanno incontrato. Per questo motivo essi vogliono calorosamente salutare gli zii Taormina, la famiglia Cuffaro, la famiglia Pendino, i cugini Vaiana e la famigli Rametta. Ricordo perfettamente che quando ci siamo sposati alla chiesa Madre, è stato suo papà a suonare l’organo. Lo ricordiamo come bravissima persona e rispettosa. Un cordiale saluto per lei e tutta la redazione e grazie per il bel lavoro che fate. Vogliamo salutare e ringraziare nostro figlioccio Giuseppe Provenzano e famiglia di Milano. Giuseppe e Caterina Taormina.
Da Cianciana Ai coniugi Caterina Cuffaro e Giuseppe Taormina. La zia Pina Cammarata, i figli Caterina, Anna, Salvatore Pendino con le loro famiglie, i cugini Maria Antonella e Giovanni La Corte tutti insieme fanno i migliori auguri a Giuseppe e Caterina per il loro cinquantesimo anno di matrimonio.
Battesimo del piccolo
Vincenzo La Corte
Chiesa Madre di Cianciana, 1 marzo 2003. Battesimo del piccolo Vincenzo La Corte di Gaetano e di Carmela Alfano. Padrini Vincenzo La Corte e Rosamaria Alfano. I coniugi La Corte colgono l’occasione per salutare: Rosa e Filippo Abella e i figli Maria, Roberto, Alfonso e Clear, abitanti a Luton (Inghilterra); i cugini Francesco Carubia e famiglia, Salvatore Indovino e famiglia abitanti a Wasmes (Belgio); i cugini Pietro Soldano e famiglia, Maria, Enzo, Cristelle e Angela Maragliano abitanti a Haine Saint-Pierre (Belgio).
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La Voce di Cianciana Sposi Melissa Di Rosa e Christian Freeman Vancouver - 23.11.2002 Da sinistra nella foto: Angela e Pietro Di Rosa, Giovanni, papà della sposa, gli sposi, Annamaria madre della sposa, Vincenzina Guastella ed il marito Vincenzo Di Rosa e appena dietro Franco Di Rosa
Il signor Salvatore Traina festeggia il novantesimo anno di età, l’11 aprile 2003. A destra con i familiari in una foto di qualche anno fa. In piedi da sinistra: Leonardo, Marilina e Salvatore Alessi, Fina e Croce Traina, Tanina Montalbano. Seduti da sinistra : Fabio Alessi, Salvatore Traina, Antonina Perzia, Leonardo Vaccaro.
Rubrica di proverbi, motti e modi di dire a cura di Nuccio Mula <<Dall‟immenso ed inestimabile patrimonio della cultura popolare siciliana e nell‟attenta trascrizione fonologica del vernacolo agrigentino, un gustoso zibaldone di cento proverbi, motti e modi del dire che ci aiuteranno a meditare, a sorridere, a vivere meglio>>. “Accattari scorci e bbìnniri gginìsi” Non aver proprio il pallino degli affari (ora sì,cci voli): ma spesso questo riferimento comparativo si usa “preventivamente”, ergo dinanzi ai tanti furbastri che si sentono obbligati, per loro esclusivo lucro, a prospettarci facili ed improbabili guadagni, oppure ad oculato commento di qualche “passo falso” fiutato in tempo. I non previdenti lo usano per piangersi addosso, con amarezza e rabbia, quando il danno è già stato fatto e non resta che manciàrisi ‘u fìcatu a mmuzzicùna. “A ccu‟ mi leva „u pani, cci levu „a vita” Fortunatamente interpretata ed utilizzata - nel più dei casi - solo in linea teorica, la minaccia nasce dalla disperazione più nera, ed è superfluo commentarla. Registriamo solo una variazione nustràli, nel franoso luglio del ‘66: A ccu mi leva ‘a casa, cci levu ‘a vita, che molti ricordano ancora, non per cultura ma per dramma personale, spesso tuttoggi irrisolto. “A megliu palòra è cchiddra c‟on si dici” Spesso è preferibile rispondere con il silenzio alle provocazioni, alle volgarità, alle chiacchiere inutili, a tutte le dimostrazioni di malvagità e di cretinismo: ma andatelo a dire ai protagonisti miliardari della tv-spazzatura e della politica da taverna e vi manderanno, nella più educata - e quindi improbabile - delle ipotesi, a scanciàri. http://www.sicilykult.net
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La Voce di Cianciana
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M
Modesto Abella
odesto Abella nasce a Cianciana il 1° maggio del 1910 e lì vive sino al 1925, anno in cui si trasferisce a Palermo dove conosce e poi sposa Elisa Butticè. Nel 1935 parte per Asmara ( Eritrea ) dove presterà servizio come aiuto Chiesa del Carmine-olio su com- economo, presso il Comune. Nel 1948 pensato-80x70 ritorna a Palermo e collabora alla realizzazione dell’aspetto artistico e pubblicitario della Fiera del Mediterraneo, accanto al professore Gino Morici, di cui esegue il ritratto, anche se non ha conoscenze specifiche nel campo della pittura. Il professore, sorpreso per tanto talento, stimola il neoartista a continuare nella produzione di nuovi soggetti, consiglio che l’Abella accetta. Determinante l’incontro con il gallerista Renzo Meschis il quale, viste alcune opere, gli propone di fare delle mostre nella galleria Ai fiori chiari. Il suo lavoro lo porta a Catania dove svolge le mansioni di segretario alla Biblioteca Universitaria e poi di nuovo a Palermo alla Sovrintendenza ai Beni Culturali e lì rimarrà sino al 1975, anno in cui si trasferirà da pensionato al paese natìo, dove continuerà a svolgere, approfondendola e migliorandola, la sua attività di pittore naïf. Nel 1976 rende omaggio all’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, inviandogli un ritratto che risulta molto gradito. Nello stesso anno fa dono di un altro olio su tela L’incontro alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Palermo. A Cianciana organizza, su richiesta del sindaco, delle mostre di pittura ed inizia il riordino dell’Archivio storico del Comune. Innamorato della sua cittadina, ne illustra con candore gli aspetti religiosi, folkloristici, i mestieri, gli angoli più suggestivi e il dramma dell’emigrazione. Ma non dimentica l’esperienza eritrea e nei suoi quadri, con chiare pennellate, riproduce i paesaggi africani con l’esotica flora e fauna; mentre tratta, con accenti satirici e ironia, come da carattere, i temi della corruzione politica e la perversione del male. Espone ripetutamente con pittori di chiara fama, quali Armani, Benfatti, Boye, Bosic, Chalupova, Caruso, Madè, Guttuso. Lungo è l’elenco delle sue opere ed inesauribile la sua ispirazione artistica. Prendendo lo spunto dalle tradizioni locali, rappresenta le varie processioni che si svolgono nel sue paese natale : la festa di San Giuseppe, Le http://www.sicilykult.net
Palme, il Venerdì Santo, l’Incontro di Pasqua, la festa dell’Assunta. Rappresenta i vari mestieri : il fabbro, il calzolaio, il minatore, il panettiere, il mugnaio, lo strillone, la tessitrice, il maniscalco; i vari lavori che si svolgono in campagna : l’aratura, la semina, la risatina, la pigiatura dell’uva e l’abbacchiatura delle olive. Suggestiva l’interpretazione del tema sull’emigrazione, di cui osserva le varie fasi : arrivo e partenza dalla stazione di Palermo con la classica valigia di cartone legata con lo spago, reale la descrizione della vita dell’emigrante nel posto di lavoro. La sua produzione artistica è stata intensa ed è continuata fino alla fine della sua vita, conclusasi il 21 marzo 1997 a Calusco d’Adda. – Esprimere un giudizio su Abella “ uomo “ è molto difficile- Così ha scritto di lui Gino Morici : “ Aveva una faccia innocentissima ed uno spirito paesano infernale, tale da freddare la gente assolutamente impreparata dal suo candore. Era anche ingegnoso, capace di risolvere tutto e in maniera imprevedibile. Le sue mansioni non furono mai ben definite, ma sempre utilissime, ad ogni modo non avrei mai preveduto di dover rivederlo in veste di pittore naïf “. Chi ha avuto modo di conoscerlo personalmente ha potuto ammirare in lui l’estrosità del suo carattere e la vastità dell’animo suo. Apparentemente mite e tranquillo, ma osservatore attento della realtà locale, con raffinato sarcasmo e, nel contempo, profonda obiettività, riusciva a cogliere il carattere delle persone che avvicinava, dando loro una opportuna collocazione nella graduatoria o classifica che man mano allestiva ( il furbo, il lavativo o il superficiale, l’eloquente, il buono, il generoso ) e di conseguenza agiva. Il suo talento ha trovato espressione non solo nella pittura o nella poesia ma anche in numerosi lavori di artigianato che vanno dalle cinture in cuoio alle valigie, dalle poltrone alle sculture in legno o in pietra. Insomma in qualsiasi circostanza, aguzzando l’ingegno, riusciva a creare, con semplici oggetti, dei capolavori. Amante della buona cucina, amava veder seduti al proprio desco gli amici e quanti gli erano cari e si dilettava a preparare magistralmente meravigliose moribana (composizione con la frutta ). Le sue opere si trovano : Lo stagnone, presso il comune di Cianciana, a cui l’autore ha fatto dono; L’incontro, presso la Galleria d’Arte moderna di Palermo. Le altre numerose opere sono presso collezionisti privati. Fina Comparetto Nel prossimo numero pubblicheremo un giudizio critico sull’arte di Modesto Abella da parte del critico d’arte, nostro redattore, professor Nuccio Mula.
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C
La Voce di Cianciana
La voce di Cianciana 2003 aro direttore, è proprio vero che «lontano dagli occhi, lontno dal cuore». Infatti, da quando ho fatto quella rimpatriata ciancianese, nell‟agosto 2002, non passa quasi mese che non mi chiamino in Sicilia a tener conferenze o a presentare un mio libro.
milleri (con una «emme» sola), lo scrittore più invidiato dagli scrittori (anche da me). Pensa, siamo entrambi autori (anche se di diversa fortuna) sia di casa Rizzoli che di casa Mondadori. La cosa ha dato luogo a parecchi equivoci. Una volta mi telefonò «L‟Osservatore Romano» chiedendomi un parere sulla letteratura poliziesca. Solo quando glielo diedi si accorsero di aver telefonato al Cam-
Devo dunque, smentire l‟antico detto siculo: «facci ca ‘un è vista è disiàta». La faccia che si continua a non vedere viene, ahimè, scordata, e tutt’è bonu e binidittu. Alla «ciancianiàta» di quell’agosto, infatti, è subito seguito un invito a Patti, da parte del vescovo (mons. Ignazio Zambito, che è, tra l‟altro, originario dell‟a voi vicina Santo Stefano Quisquina), il quale suole, ogni anno prima di Natale, riunire i quarantotto sindaci della sua diocesi per ri-
milleri sbagliato, quello con due «emme». Un‟altra volta toccò a «Donna Moderna»: volevano una commemorazione di Elvis Presley. Anche questo equivoco fu subito chiarito. Meno divertente fu quando un lettore si accorse che nel mio libro Doveroso elogio degli italiani il bollino Siae era intestato ad Andrea Camilleri, così che i miei diritti d‟autore finivano a lui: la cosa, buffissima, andò sul «Corriere della Sera» e su «Panorama», corre-
volgere loro una breve allocuzione. Quella volta chiese a me di parlar loro delle radici cristiane dell‟Europa (tema, come sai, alla spinosa attenzione della redigenda Costituzione europea); compito delicatissimo, dal momento che quel centinaio di persone tra sindaci e assessori apparteneva a ogni configurazione politica. La faticaccia è stata lenita, l‟indomani, da una «gita a Tindari», santuario di
data delle due (mia e sua) fotografie. Titolo (azzeccato): «La fortuna in una emme». Ora mi accingo ancora una volta a decollare per il polo universitario di Agrigento, dove parlerò del mio libro Il quadrato magico (Rizzoli), l’unico in cui tocco argomenti archeologici (mi sembra il più adatto, dato il luogo). Ora, se a tutto ciò aggiungiamo quel «Premio Telamone» (di cui è patron il
cui il vescovo in questione ha, ovviamente, le chiavi. E‟ il panorama più bello del mondo, e mi fanno ridere le Seychelles. Quasi immediatamente dopo sono stato chiamato a Caltanissetta per un «incontro con l‟autore» (che in quel caso ero io), con quell‟accoglienza faraonica che solo i siciliani sanno predisporre. Indi, è stata la volta di Marsala, per un convegno sul cosiddetto revisionismo stori-
ciancianese Nuccio Mula) che mi fece scendere al Teatro Pirandello nel Natale del 2001, vedi bene che l’acchianata e scinnuta Milano-Sicilia si sta facendo parossistica. A questo punto sto seriamente cominciando a pensare che forse non è bene morire in esilio (il primo che mi offre, che so, la direzione di un‟importante rivista siciliana magari accetto). Chissà che il Pa-
co. Poi è toccato al Comune di Porto Empedocle, nella cui aula magna ho presentato uno dei miei libri (Gli occhi di Maria, scritto a due mani con Vittorio Messori e pubblicato da Rizzoli). E lì, a due passi da Montelusa e Vigata, ho potuto sbirciare il balcone del mio quasi omonimo Andrea Ca-
dreterno non abbia in disegno di far finire la mia personale parabola là dove è iniziata. Potrei dire, con Pirandello: …e quanta strada ho fatto per ritrovarmi al punto di partenza! Baciamo le mani. Rino Cammilleri
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CIANCIANA E LO ZOLFO Le Caruse di Monica ed Eugenio Giannone Una delle pagine più tristi della storia mineraria ciancianese è rappresentata dal lavoro delle donne in zolfara, le quali ne hanno pure scritto una delle più gloriose, partecipando in modo massiccio allo sciopero del 1953 per la rivendicazione di migliori condizioni di vita e di lavoro, infondendo determinazione nei loro mariti e figli per 45 giorni asserragliati in miniera. Nel 1881 nelle quindici miniere ciancianesi lavoravano 90 donne su un totale di 597 occupati. Esse percepivano un salario di lire 0,70 mentre un picconiere guadagnava 2 lire e un caruso da 0,35 a 1,30. E’ inutile sottolineare come la povertà diffusa costringesse tante “povere figlie di mamma” a sottoporsi a simili, umilianti fatiche e a tanto sfruttamento. Per Vittorio Savorini esse lavoravano generalmente nei mesi estivi ed erano impegnate nel trasporto del minerale dalla bocca della zolfara alla catasta e a far pagnotte, cioè ad impastare la polvere di zolfo. “Però quantunque non siano occupate nei lavori sotterranei, esse si trovano…sempre a contatto di uomini nudi o seminudi, dormono nelle miniere e perdono così fin l‟ultima ombra del pudore”. (Savorini).
L’età di queste sventurate variava dai 9 ai 16 anni. Giunte in età da marito venivano ritirate dalle famiglie, ma il peggio era ormai avvenuto ed esse erano corrotte a tal punto che, per la disistima nella quale erano tenute, si davano al meretricio, cui talvolta erano avviate con violenza. Del lavoro delle donne in miniera, personalmente, abbiamo la testimonianza di un‟unica donna che vi lavorò a far coffe e che ci ha dichiarato che gli uomini le rispettavano perché figlie di loro colleghi. E certamente per le figlie degli zolfatari era così; per le altre non sappiamo se e fino a che punto esagerasse il Savorini, che nel 1881 condusse un‟inchiesta per il Prefetto di Agrigento. Di altre caruse, che vi hanno lavorato fino agli anni dieci del XX secolo, conosciamo solo il nome: la Masa, la „gnura Vittoria, la bella. Alla vicenda umana d’una immaginaria carusa ciancianese la nostra amica Marina Doria ha dedicato un libro soffuso di malinconia e poesia, intitolato Il conto delle lune (Le Nove Muse Editrice, Catania, 2000).
GLI EMIGRATI SI RACCONTANO Quando la televisione o i giornali ci mostrano dei bambini che, in certe parti del mondo, sono schiavizzati dal bisogno e che per poche lire sono costretti a lavorare tante ore al giorno solo per sfamarsi, solo noi minatori lo possiamo capire, perché lo abbiamo vissuto. Sono entrato in miniera all‟età di 11 anni, come carusu di surfara e lì ho fatto una vita molto dura fino all‟età di 16 anni. Dopo sono andato a lavorare in ferrovia come addetto alla manutenzione. Si lavorava di giorno e di notte; a volte capitava di lavorare dalle 9 di mattina alle ore 2 del giorno successivo, ma la paga era sempre per una sola giornata. Era una vita da cani, bastava un niente per essere licenziati. Ci ripetevano : Si nun vi cummeni, pigliati e vi nni jiti ! E a tanti è successo. Ricordo un collega che per essere andato a bere, è stato aspramente rimproverato. Ci controllavano persino quando andavamo a gabinetto. Un giorno mi sono chiesto : ma per quanto tempo devo fare questa vita? Non ho potuto resistere a lungo, per cui sono tornato in paese e mi davo da fare come potevo, lavorando un po‟ qua un po‟ là. Un giorno ebbi la fortuna di fare il manovale al signor Saverio D‟Angelo, lavorando al cimitero, e da allora la mia vita cominciò a cambiare. Il signor D‟Angelo non mi sfruttava e mi diede l‟opportunità di imparare il bel mestiere di muratore, mestiere che ho http://www.sicilykult.net
continuato a fare fino alla pensione. Ho lavorato sodo e non mi sono arricchito, però ho vissuto una vita serena e tutti mi riconoscono di essere stato un buon muratore, e anche oggi che sono pensionato, la gente continua a chiamarmi. Da qui la mia grande gratitudine al signor Saverio D‟Angelo che mi ha saputo forgiare come abile muratore. Un‟altra cosa tengo a sottolineare: ho fatto una vita dura, conquistandomi un posto decoroso nella società, ma non mi vergogno assolutamente dei miei tempi passati, come fa qualcuno. Ho cercato in tutta la mia vita di essere onesto. Siamo molto contenti, mia moglie ed io, di aver partecipato alla festa di San Giuseppe ed alla Settimana Santa dopo ben 41 anni. Io amo tanto Cianciana e sono molto legato alle nostre tradizioni e sarei disposto a prestare la mia opera per restaurare i nostri monumenti che non sono molti. Mi riferisco, per esempio, al portale di Santo Rocco che avrei voglia di restaurare con le mie stesse mani. Ma purtroppo non posso soggiornare in paese per lungo tempo. Spero che intervengano le istituzioni. Mi rincresce vedere che è ripreso il fenomeno dell‟emigrazione: mi piacerebbe che i giovani riuscissero a trovare lavoro qui. Leonardo Marino-Cianciana, 5 aprile 2002 Nella foto i coniugi Maria Montalbano e Leonardo Marino
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Numero 2 - Aprile 2003 SAN BIAGIO PLATANI
GLI ARCHI DI PASQUA
San Biagio è un paese dell‟entroterra agrigentino, a 35 chilometri dal capoluogo, situato sul medio versante di una collina che culmina in contrada Garipi e digrada verso il Platani. Il centro storico è tagliato in due dal corso principale, su cui convengono, in direzione ortogonale, le altre vie dell‟abitato. Le sue origini risalgono al 1635, ano in cui Giovanni Battista Gerardi ottenne la “licentia populandi”. Gaetano Di Giovanni, nella sua opera “Notizie storiche su Casteltermini e il suo territorio”, attribuisce a Mariano Gianguercio, nel 1648 la fondazione dell‟insediamento urbano tenendo conto che nel “Cedolario dei feudi del Val di Ma zara”, comincia proprio allora ad essere citata la “ terra di San Biagio “. Ma la “licentia” fa invece supporre che l‟abitato abbia iniziato a svilupparsi alcuni anni prima, con poche case attorno ad una piccola chiesa. Il paese è conosciuto per le sue tradizioni popolari e per il folklore che esalta in maniera originale alcune ricorrenze religiose di particolare rilievo: Ma la manifestazione più singolare che richiama ogni anno una massiccia presenza di visitatori è certamente quella di Pasqua. La tradizione degli Archi, che ormai caratterizza l‟identità del comune, ha origini remote. Risale alla seconda metà del Seicento, in epoca immediatamente successiva alla fondazione del paese. Una tradizione secolare che si riallaccia al significato della ricorrenza: l‟evento della risurrezione sottolineato dall‟incontro tra Cristo e la Madonna, sotto gli Archi di trionfo, in un tripudio di folla esultante. La manifestazione si concretizza in una vera e propria competizione tra due confraternite “rivali”. Madonnara e Signurara si confrontano in una gara di reciproco superamento. Ma in questi ultimi decenni la festa degli Archi di Pasqua ha avuto un‟evoluzione che le ha conferito un grande effetto spettacolare, al punto di richiamare la curiosità degli studiosi delle tradizioni popolari che hanno scritto pagine interessanti, ricche di documentazioni fotografiche. http://www.sicilykult.net
Inizialmente venivano eretti soltanto i due archi centrali, con i telai triangolari di ferle e con gli intrecci di canne decorati con ciambelle di pane ed orlati di arance. Ora, partendo da questi due elementi originari, posti l‟uno di fronte all‟altro davanti al sagrato della Chiesa Madre, si sviluppa nei due sensi, per un lungo tratto del corso principale, una scenografia che si conclude con i due prospetti di accesso. L‟uno e l‟altro riproducono opere architettoniche spesso realmente esistenti. Ma la bravura degli esecutori si manifesta nell‟attenta ricerca dei particolari, nella tecnica raffinata che esalta persino i dettagli dai singolari effetti plastici e decorativi. Cupole, campanili, volte, rosoni, fatti di canne e di salice, originali lampadari – le nimpe – realizzati con datteri, fontane zampillanti con, al centro, veri e propri monumenti di grande efficacia comunicativa, mosaici raffiguranti episodi evangelici, creati con i prodotti offerti dalla natura. E poi il pane, che assume forme di notevole forza espressiva e costituisce l‟elemento essenziale dell‟addobbo. La preparazione dura almeno due mesi e coinvolge artigiani, casalinghe, operai e professionisti. Giovani e anziani, tutti animati da un impegno collettivo, ma schierati su fronti contrapposti. Una competizione però solo apparente, perché il giorno di Pasqua la conflittualità si attenua e scompare del tutto per lasciare il posto alla comune soddisfazione di avere ancora una volta risposto alle attese dei visitatori. La festa degli Archi di Pasqua di San Biagio, per la sua peculiarità, è una delle più significative espressioni della creatività popolare dell‟isola. Biagio Spicola
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Numero 2 - Aprile 2003
Pisammu li gregni di Felice La Corte China l‟aria cu li gregni strauliati di nda lincavaddrati si levanu li ligami cu mpegni pi avilli di li vestii pisati
Venerdì Santo di Giuseppe Siracusa
Acchiana, scinni va a lu ventu acchiana e scinni a cori cuntentu curri sturnu ndi stu mumentu curri c‟amma fari paglia e frumento
Li vestii nda l‟aria purtati l‟una a l‟atra vennu ncuddranati una a la mani l‟atra a lu firriu pi pisari li gregni si duna l‟avviu Mmenzu ndi l‟aria lu patruni dirigìa tinennu la retina ndi nna mani ndi l‟atra la zotta iddru tinìa sullicitannu li vestii a mani a mani Gridava: a tia sturnu va cu „mpegnu tu mureddru attentu a lu cumpagnu rìi la testa ca si vintìa firria, firria sturnu dicu a tia Va oh cori cuntentu a lu firriu a tia mureddru ca ti guidu jiu curri sturnu c‟amma fari paglia nun rallintari mureddru, chi ti piglia?
La matìna di lu Venni e Santu Sintìvu „na predica a la chiesa, commoventi ca chiancianu li nichi e li granni Ca cunnannaru un omu a la cruci „nuccenti, cu tanti chiova „na li manu Li gregni arrunchiati cu li tradenti e „na li pedi chiantati Cu vuci si dici stati contenti ca ancora sospirava ca era in vita. A li vestii p‟arridducisi a pisari La mammuzza so‟ addulurata, si paglia a frummenti vuglianu fari vidennu lu figliuzzu so‟ Misu a la cruci, cu lu cunnnnà sunnu puntuti Li vestii di lu patruni sullicitati Ca a li tri jorna lu Signori è risuscitatu nda un subitu li gregni su pisati Di tutti quanti nuddru fu punitu ristuccia e spichi su‟ tutti frantumati Ca lu Signori a tutti ha graziatu, paglia e frummentu restanu ammiscati ca lu signori voli essiri prigatu ca pi‟ tutti è lu nostru patri. Cu lu ventu ddr‟ammiscu si spaglia Spartennu lu frummenti di la paglia Po‟ lu patruni distina cu talentu Chiantu vecchiu Pi ognunu lu giustu alimentu Porta indra ndiddru di difora Pi li so bisogni lu frummentu Porta la paglia nda nna paglialora. Pi‟ dari a li vestii nutrimentu
San Giuseppe di Giuseppe Siracusa Ad essiri fideli tutti quanti La festa di San Giuseppi è „na festa granni Pi‟ onorari sempiri stu Santu. Ca tutta Cianciana senza‟mitata s‟impegna Ora ringraziammu l‟assistenti Pi‟ onorari stu granni Santu. E li lavoranti tutti quanti Ogni bisugnusu „na ssi jorna mangia Ca sunnu tutti stanchi Ca ogni tavula chi visita si mangia Ma San Giuseppi è lu patri cchiù granni Ca mentri va vinennu lu bontempu Ca a tutti a manu a manu ricompensa Macari ju era comu a tanti Ora la pinzioni haiu e l‟offerta ci dugnu. Ringraziammu sempiri ca semmu fiduciosi tutti quanti Ringraziammu sempiri stu Santu VIVA LU PATRIARCA SAN GIUSEPPI Ca nni provvidi e sempiri nni pensa Ca pi Cianciana malumunnu manca
Libera traduzione in dialetto della poesia Pianto antico di Giosué Carducci a cura di Maurizio Salvato Lu pedi di granatu Chi tu, stinnennu „a manu, tuccavi c‟‟u pinzeri, allegru e fistaiolu, nti l‟ortu ch‟‟un parlava arreri anniviscìu. Lu suli chi lu „nfascia Lu renni arrè vitali, cci detti nova linfa, ch‟a tia, duci me figliu, nun ti po‟ riscaldari
PER QUASI 50 ANNI ERA STATO IL GIORNALISTA DI CIANCIANA
E‟ MORTO IL CAVALIERE ANTONINO CHIAPPISI Cianciana– Sabato 29 marzo è passato a miglior vita il cavaliere Antonino Chiappisi, deceduto all‟età di 79 anni. Era nato a Sambuca di Sicilia il 20 gennaio 1924. Trascorse i primi anni della sua vita ad Agrigento e Palermo, per poi stabilirsi definitivamente a Cianciana. Per lungo tempo svolse la sua attività lavorativa come impiegato dell‟ECA e, quando l‟ente fu soppresso, entrò in forza al comune di Cianciana, dove ha lavorato fino alla sua collocazione a riposo, avvenuta nel 1987, con la mansione di vice-segretario. Il 2 giugno del 1962 gli è stata conferita dall‟allora presidente della Repubblica Antonio Segni l‟onorificenza di Cavaliere della Repubblica, come dice la motivazione in considerazione di particolari benemerenze. Sposato con la signora Gaetana, ebbe da lei cinque figli di cui andava orgoglioso, prodigandosi per la loro educazione e sistemazione. La sua grande passione fu il giornalismo e, in quasi mezzo secolo di attività, è stato il cronista del nostro paese, scrivendo innumerevoli articoli riguardanti gli eventi della nostra comunità, articoli che sono stati pubblicati ne Il Giornale di Sicilia e ne La Sicilia. Il cavaliere Chiappisi è stato un bravo giornalista e dai suoi scritti traspariva impegno, passione ed attaccamento al proprio paese. Ci è sembrato doveroso dedicare questo breve articolo ad un giornalista che ha dato così tanto, con l‟impegno, per l‟avvenire,di proporre ai nostri lettori qualche suo apprezzato scritto. Salvatore Panepinto http://www.sicilykult.net
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SOSTENITORI DE LA VOCE DI CIANCIANA PER IL 2003 La redazione del giornale ringrazia sentitamente i nuovi abbonati per il 2003. Un particolare ringraziamento va ai seguenti sostenitori: Professoressa Enza Tagliarino-Frosinone Signor Antonino Arfeli-Bibiana (TO) Dottor Antonino Arcuri-Cianciana Signor Gerlando D’Angelo-Cianciana Dottor Bernardo Barbera-Adelaide (Australia) FOOD MARKET-SUPERMERCATO-Cianc. Signor Domenico Alfano-Louisville (USA) Sig. Giuseppe Ciaravella Bondì-Mombaruzzo (AT) Signor Vincenzo Greco-Canada Signor Raffaele Impallari-Cianciana Signor Vincenzo Marino-Merate Ass. Spor. SPORT PROGRESS- Cianciana Dottor Stefano Cuffaro-Pordenone Signor Girolamo La Corte-Como
Dottor Giuseppe D’Angelo-Milano Signor Santo Abella-Grandate (CO) Signor Ignazio Vizzì- Parma Signor Filippo Termini-Parma Signor Anthony Lala- (USA) Signor Giovanni D’Angelo-Cantù (CO) Signor Gaspare Piro-Maslianico (CO) Professoressa Giuseppina Cuffaro-Udine Dottor Gerlando D’Angelo-Cianciana Sind. Giovanni D’Angelo-Cianciana Signor Ignazio Camminano-Nuoro Signor Alfonso Campisi-Genova Signor Salvatore Caltagirone, Comano (Svizzera)
Decessi Giuseppa Roccaforte, vedova Abruzzo, nata a Cianciana il 9-12-1912, deceduta il 12-2-2003 Salvatrice Carubia, nata a Cianciana il 14-10-1909, deceduta il 26-2-2003 Michela Colletti, in Amato, nata a Cianciana il 4-1-1932, deceduta il 3-3-2003 Carmelina Di Filippo in La Corte, nata a Bivona il 5-4-1938, deceduta il 6-3-2003 Pietro Di Maria, nato a Cianciana il 12-6-1933, deceduto il 18-3-2003 Gaetano Tammuzzo, nato a Cianciana il 30-12-1925, deceduto il 23-3-2003 Francesca Di Chiazza, vedova Martorana, nata a Cianciana il 25-11-1921, deceduta il 23-3-2003 Santa Crisostomo, vedova Abruzzo, nata a Cianciana il 9-3-1913, deceduta il 25-3-2003 Antonino Chiappisi, deceduto il 29-3-2003 Angelo Chiazza, nato a Cianciana l’1-4-1921, deceduto il 3-4-2003 Giovanna Taormina, vedova Castagna, nata a Cianciana il 29-10-1925 deceduta il 7-4-2003 Teresa Pendino, vedova Pendino, nata a Cianciana il 2-5-1922, deceduta l’8-4-2003 DECEDUTI FUORI CIANCIANA
Antonino Caltagirone, nato a Cianciana il 19-10-1929, deceduto a Lansarques (F) il 2-3-2003 Salvatore Carubia, nato a Cianciana il 26-9-1918, deceduto a Saint Chamond (F) il 4-3-2003 Girolamo Abella, nato a Cianciana il 16-2-1924, deceduto a Hoddesdon (ING.) il 15-3-2003 Antonina Colletti in Salamone, nata a Cianciana il 13-11-1920, deceduta a Toronto (CAN.) il 21-3-2003 Eloisa Soldano, nata a Cianciana il 16-4-1939, deceduta a Torino il 25-3-2003
Nascite Nel numero scorso erroneamente abbiamo scritto Maria Ferlita. In realtà la bambina si chiama Vittoria. Ci scusiamo per l’involontario errore.
Vittoria Ferlita di Calogero e di Rosa Maria Turturici, nata a S. Stefano Q. il 19 dicembre 2002
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Alessia Maria Buggemi di Antonino e di Giuseppina Tortorici, nata a S. Stefano Q. il 6 febbraio 2003
Cristian Frenna di Pasquale e di Giuseppa Piazza, nato a Sciacca il 4 marzo 2003
Omar D’Ascoli di Agostino e di Narjiss Zahi nato a S. Stefano Q. il 6 marzo 2003
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Nelle foto in alto, cinque esempi di maschio latino, in dolce vacanza a Cianciana in occasione della festa di San Giuseppe, alla quale non assistevano da tantissimi anni. Da sinistra Santo Abella, abitante a Grandate (Como), Alfonso Provenzano lu cantanti abitante a Marfbirg - Germania, Filippo Termini lu batterista abitante a Parma e i fratelli Rosario e Paolo Campisi, rispettivamente di Amburgo e di Levico Terme. Tutti e cinque, si diceva, hanno trascorso qualche giorno nel paese natìo “smogliati” e per farsi perdonare salutano attraverso questo giornale le loro rispettive mogli. Nella foto a sinistra Jean François Arcuri con la moglie Patricia Valleriani e la piccola Sara abitanti a Rive de Gier che, dopo i genitori, hanno voluto trascorrere qualche piacevole giorno nella nostra Cianciana.
Ricette della nostra cucina
Spaghetti a “la milanisa”
E’ il piatto forte della cucina siciliana, la cui origine si fa risalire agli Arabi. Nel palermitano è in salsa verde; qui si riporta la ricetta locale. Garantiamo che si tratta di una vera bomba, eccezionale delizia del palato. Il piatto è tipico del Venerdì Santo. Ingr.: 1 kg. di finocchietti selvatici; 3 acciughe sottosale (o sarde salate); Una cipollina; 400 gr. di sarde fresche; olio, sale: q.b:; 50 gr. di uva passa; 50 gr. di pinoli; una bustina di zafferano; 400 gr. di spaghetti; mollica Prep.: Diliscate acciughe e, a parte, le sarde; fatele a pezzettini. Pulite, lavate e lessate in abbondante acqua salata i finocchi; scolateli e tritateli. In mezzo bicchiere d’olio fate imbiondire, in tegame, la cipolla affettata e scioglietevi le tre acciughe; versatevi salsa e finocchi. A metà cottura aggiungete la sarde fresche, soffritte a parte, pinoli, uva passa, sale, pepe e zafferano. Nell’acqua dei finocchi cuocete gli spaghetti, scolateli e conditeli con la “milanisa”. Spolverizzate con mollica e servite. Minestrone di verdure (o di San Giuseppe) Ingr.:
fave secche, fagioli, lenticchie, cavolfiori, finocchietti selvatici, cavoli spezzettati: q.b.; Olio, sale, pepe: q.b.; Cipolla: q.b.; Miscuglio di ditali e spaghetti sminuzzati
Prep.: Tenete a mollo per una nottata fave, lenticchie e fagioli. Al mattino scolateli e cuoceteli in una capiente pentola, a fuoco dolce e con l’acqua che prendono; a cottura ultimata aggiungete il soffritto di cipolla preparato a parte. In un’altra pentola piena d’acqua, mettete a bollire il broccolo sminuzzato, i finocchi e il cavolo; quando saranno quasi cotti, aggiungete la pasta e fatela cuocere. A cottura ultimata, scolatela a vostro piacere e aggiungete i legumi che avevate preparato. L’abbonamento annuale per 6 numeri costa: per l’Italia € 19, per l’estero € 21. Se volete darci di più farete parte dei sostenitori del giornale. Inviare la cifra a Panepinto Salvatore - via Cavour, 3 - 92012 Cianciana
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