Cianciana ‘na tuttu lu munnu, tuttu lu munnu a Cianciana! Numero 2 – Aprile 2004
RICORDIAMO A CHI NON L’AVESSE FATTO DI RINNOVARE L’ABBONAMENTO PER L’ANNO 2004
LA VISITA DEI FRANCESI A CIANCIANA LA SETTIMANA SANTA ALL‟INSEGNA DELLE NOVITÀ HO VISTO THE PASSION di Rino Cammilleri L‟OROLOGIO di Fausto De Michele In questo numero L’angolo della posta
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Cianciana 2000. Finito il campionato
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Ho visto the Passion di Rino Cammilleri
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L‟orologio di Fausto De Michele
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8 marzo: il carisma della femminilità di G. Gambino Pag. 3
Economia di Cianciana fra „700 e „800
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I francesi a Cianciana
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Il coro polifonico Lu Lamentu in Puglia
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Interviste
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P. Carubia trova i parenti-Il salotto della poesia
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Primo torneo internazionale dell‟amicizia
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Il carnevale
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Case in festa
Cianciana, il paese diventa teatro di Loredana Guida Pag. 7
L‟orgoglio ciancianese di Don Giacomo D‟Anna
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La festa di San Giuseppe
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La traccula di Eugenio Pupello
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Il Platani: dalla sorgente alla foce
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Sostenitori- Anagrafe
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Pag. 19 Ricette-Saluti
Pasqua 1964
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Numero 1 – Febbraio 2004
La Voce di Cianciana Periodico bimestrale di informazione e di cultura, edito dall’Associazione Culturale “Sicily Kult” di Cianciana. Anno IV, numero 2- Aprile 2004 Direttore Responsabile: Enzo Minio Direttore Editoriale: Salvatore Panepinto Progetto grafico e fotografico Filippo Mattaliano, Stefano Panepinto Studio immagine Redazione: Andrea Arcuri, Antonino Arcuri, Rino Cammilleri, Gaspare D’Angelo, Agostino D’Ascoli, Fausto De Michele, Judith Evans, Gaetana Gambino, Eugenio Giannone, Filippo Mattaliano, Nuccio Mula, Giusy Piazza, Bina Vaiana. Direzione e Redazione: via Cavour, 3 92012 Cianciana (AG) Italy. Tel. 0922-987462 E-mail Se volete inviarci un messaggio via e -mail, telefonate al numero di telefono in alto. Vi sarà comunicato l’indirizzo. Conto Corrente Postale n° 17905977 Conto Corrente Bancario: (vedi pagina 16) Autorizzazione Tribunale di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001. Spedizione a regime libero. Autorizzazione della Direzione Provinciale delle PP.TT. di Agrigento, settore commerciale Stampa: Tipografia Geraci - S. Stefano Quisquina (AG). Quanto espresso dai singoli autori, negli articoli firmati, non rispecchia necessariamente l’opinione del giornale. Gli autori che sono del tutto liberi di esprimere il loro pensiero, se ne assumono implicitamente la responsabilità. © Copyright 2004 - Associazione Culturale “Sicily Kult” - Tutti i diritti riservati. Senza il permesso del Direttore Editoriale, la riproduzione totale o parziale di qualsiasi parte del giornale è vietata.
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La Voce di Cianciana
Da Adelaide ( Australia) Caro professore Salvatore Panepinto, rinnoviamo l‟abbonamento per il 2004. Complimenti per quello che fate. Colgo l‟occasione per augurare un felice nuovo anno a lei e famiglia e a tutta la redazione. Veramente avete fatto una cosa importante tenendoci in contatto con il paese natìo specialmente noi che viviamo in Australia, un continente così lontano. Un cordiale saluto a tutti voi. Giuseppe e Caterina Taormina Da Toronto (Canada) Ciao Salvatore, con immenso piacere ti scrivo per ringraziarti tanto per il giornalino e scusami se avevo dimenticato a rinnovare l‟abbonamento. Tanti saluti per te, per tutta l‟azienda, per i parenti e gli amici che leggono questo giornale. Ciao ! Giovanna Perzia Da Bernissart (Belgio) Caro direttore, è sempre con impazienza che aspettiamo l’arrivo de La Voce di Cianciana e questa volta l‟attesa è stata più lunga a causa di uno sciopero della posta belga. Quando è arrivato il giornale per noi è stata la stessa festa, ma questa volta, vedendo la foto pubblicata nella rubrica Come eravamo ho avuto la gradita sorpresa di trovarvi mio padre Nino Di Piazza, inteso terranchiana, che faceva il minatore presso la ditta Schembri. L‟emozione è stata per me molto grande perché sconoscevo l‟esistenza di questa foto e le sarei infinitamente grato se potesse in qualche modo farmela pervenire così da poterla duplicare ed inserirla nell‟album di famiglia. Ricordo che gli amici di mio papà erano Francesco Cilona, suo compare e mio padrino di cresima, Ulisse Giuliano e tanti altri. La ringrazio ancora per averci in questi anni regalato tante emozioni con il suo giornale. Colgo l‟occasione per mandare i saluti a mio zio Gerlando Piazza e famiglia che abitano a Saint Chamond, in Francia.Tanti cari saluti. Santo Di Piazza Da Toronto (Canada) Caro Salvatore, riceviti da me e da tutta la famiglia tanti auguroni a te e a tutta la redazione in particolare al dottor Nino Arcuri, al fratello Andrea Arcuri, a Tanina Gambino etc. Vi invito a continuare a fare tutto questo per noi che siamo sempre attaccati alla nostro paese e così possiamo essere informati su quello che succede a Cianciana e anche negli altri posti dove vivono i ciancianesi . Cari abbracci a voi tutti da me e famiglia. Giuseppe Gambino Da Toronto (Canada) Un ciao Salvatore e a tutti i membri della redazione della Voce di Cianciana. Con piacere, come sempre, rinnovo l‟abbonamento al giornale e vi faccio i migliori auguri. Colgo l‟occasione per salutare tutti i miei zii e cugini Greco di Cianciana e tutti gli amici ciancianesi sparsi per il mondo. Ciao, ciao e a risentirci a presto. Vincenzo Greco
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La Voce di Cianciana
Numero 2 - Aprile 2004
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HO VISTO THE PASSION
o avuto la ventura di essere invitato a una visione riservata del discusso film di Mel Gibson The Passion of the Christ in una defilata saletta milanese; eravamo una decina di giornalisti in tutto, il 25 febbraio, proprio lo stesso giorno dell‟uscita negli Stati Uniti. Poiché i sottotitoli erano ancora in inglese, ho visto il film “vergine”, pari pari come è stato pensato dall‟autore-regista. Posso dire, adesso, che si tratta di un bellissimo film e che è vero grande cinema. E, dopo averlo visto, trovo vieppiù singolari le accuse di antisemitismo che gli sono state rivolte (e senza averlo visto) e che ancora tengono banco. Il film è per tre quarti una trasposizione pedissequa dei vangeli. Anzi, addirittura nella scena dell‟arresto di Cristo nel Getsemani compare il ragazzo che fugge avvolto in un lenzuolo, che è la «firma» dell‟evangelista Marco: un passaggio per nulla essenziale al racconto, che però Gibson ha voluto appositamente inserire. La condanna di Cristo, nel film, è pronunciata da un Sinedrio adunatosi in fretta e furia; dunque, con poche persone. Per giunta, due di loro si oppongono con veemenza. Il «crucifige!» è scandito nel ristretto cortile di Pilato da un gruppetto abbastanza sparuto. Chi ha la peggior parte, nel film, sono i romani, la cui gratuita e ottusa brutalità viene rimproverata da molti degli ebrei presenti lungo la via del Calvario. Ebreo è quel Cireneo che viene costretto ad aiutare Cristo a portare la croce ma che, nel film, fa di tutto per difenderlo dalle frustate continue. Ebrea è la pietosa Veronica, che porge al Cristo un panno con cui detergersi la faccia dal sangue. Poi, ci sono tutti quegli ebrei che nei vangeli stanno dalla parte dei «buoni»: Maddalena, gli apostoli, Maria (quest‟ultima è impersonata da un‟attrice ebrea, Maia Morgenstern). Il problema è che non si può raccontare la passione di Cristo senza descriverne le modalità della condanna, che sono scritte nei vangeli da duemila anni. Dunque, le accuse di antisemitismo sono veramente fuori luogo.
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di Rino Cammilleri
Stupisce che siano state rivolte al solo Gibson e non a tutti quelli che lo hanno preceduto nell‟opera di raccontare i vangeli per immagini: Zeffirelli, Cecil B. De Mille, kolossal come Il re dei re con Jeffrey Hunter o La più grande storia mai raccontata con Max von Sydow. Oppure Ben Hur, che vinse, anzi, undici oscar. Per non parlare del nostro Il vangelo secondo Matteo di Pasolini. Insomma, di film sulla vita e morte di Cristo ce ne sono stati a josa e mai a nessuno è venuto in mente di accusarli di antisemitismo. Cos‟ha di speciale, a questo proposito, quello di Gibson? Il quale non è neppure un film violento (è stato detto anche questo, e sempre senza averlo ancora visto): è solo crudo e realistico, perché un poveraccio frustato col terribile flagrum romano (un arnese di catenelle metalliche terminanti in punte acuminate) non poteva che uscirne come una maschera di sangue. Il film è un film cristiano (questo sì) e rivolto principalmente a cristiani. Questo è il senso della mano di Gibson che, fuori campo, inchioda Cristo alla croce, volendo significare che egli si è caricato le colpe di tutti gli uomini, nessuno escluso. Suggerisco di vederlo tenendo sgombra la mente dalle polemiche, si gusterà un‟opera di straordinaria potenza evocativa e a tratti commovente. Se si ha l‟accortezza di non tener conto dei sottotitoli (si può farne a meno, tanto la storia è notissima) si sentono le parole, in latino e aramaico, così come furono pronunciate duemila anni fa. L‟arte di Gibson è inserita in modo discreto, nella presenza quasi continua del diavolo androgino, in quella di Maria (qui i teologi vedranno la corredentrice che liberamente offre il figlio al sacrificio), nei colori a tratti quasi caravaggeschi, nello struggente volto sofferente del Cristo, preso di peso dalla Sindone, negli esasperati ralenti che scandiscono le cadute di Cristo sotto il peso della croce. Certo, non sarà facile dimenticare l‟infuriare delle polemiche, ma se non le si lascia alla porta del cinema si rischia di perdersi un gran bel film.
8 MARZO: IL CARISMA DELLE FEMMINILITÀ di Gaetana Gambino
ccoci, ancora una volta, alla festa delle donne. Tanto si è già fatto ma tanto c‟è ancora da realizzare. Il sacrificio di 129 operaie americane, bruciate vive nelle loro fabbriche, in quell‟8 marzo 1857, ci appare come la scintilla che fu capace di suscitare un movimento culturale che ha contribuito a riscoprire e attualizzare nel mondo le istanze liberatorie di uguaglianza e progresso, presenti sin dalle prime pagine della Bibbia e apertamente proclamata da Gesù e il suo Vangelo. Passando in rassegna i libri dell‟Antico Testamento, si può rilevare che oltre alle spose dei patriarchi (Abramo, Isacco e Giacobbe) un ruolo pubblico di grande importanza è ampiamente riconosciuto ad alcune donne eccezionali, ricordate e celebrate quali eroine del popolo. Ricordiamo Ester e Giuditta. La prima, entrata a far parte dell‟harem del re Assuero, ottiene per il suo popolo, i Giudei, minacciati di morte, la facoltà di dihttp://www.sicilykult.it
fendersi dai nemici. La seconda, interviene contro Oloferne recidendogli la testa. Degne di nota sono anche Rut e Anna, la madre di Samuele. E Gesù, come si è comportato nei confronti della donna? Nel suo ministero itinerante Gesù ha incontrato diverse figure di donne e in varie occasioni ha attirato l‟attenzione su di loro. Basti pensare alle parabole in cui Gesù ha abbozzato vivaci quadri familiari con al centro la donna che impasta la farina o mette a soqquadro la casa per cercare la moneta smarrita. Gesù ha guarito delle donne malate, ha incontrato donne ritenute peccatrici, come la Maddalena, la quale, ascoltando le parole di Gesù, si siede ai suoi piedi, li cosparge di profumo e versa lacrime di pentimento e di consolazione. Se si pensa che per un rabbino del tempo era disdicevole parlare in pubblico con una qualsiasi donna, fosse pure sua moglie, possiamo misurare la libertà di comportamento di Gesù. (Continua a pagina 20) Pag. 3
La Voce di Cianciana
Numero 2 -- Aprile 2004
UNA DELEGAZIONE DI AMMINISTRATORI FRANCESI A CIANCIANA
BENVENUTI FRANCESI francese, allargata ai nostri compaesani, è stata ricevuta nel comune di Cianciana. A fare gli onori di casa è stato il sindaco Sanzeri, circondato dalla giunta, dalle autorità religiose, civili e militari, da uomini di cultura del nostro paese. In un discorso non scritto ma che gli veniva dettato direttamente dal cuore, il sindaco ha far l‟altro detto ai numerosi astanti: “ Oggi per noi è una giornata bellissima, perché ci dà la possibilità di mettere in mostra tutto il nostro calore nell’accogliere Voi, Autorità francesi, e tutti i nostri compaesani. E’ nostra intenzione intensificare il nostro rapporto con Voi figli, nipoti e pronipoti di quei nostri concittadini che negli anni ’50 e ’60 furono i protagonisti dei viaggi della speranza. Proviamo sempre una grande tristezza nel ripensare a tutte queste partenze. Abbiamo però la consolazione di sapere che i nostri emigrati con il loro lavoro, con la loro rettitudine morale, sono riusciti ad inserirsi perfettamente nel tessuto economico e sociale e ad ottenere il rispetto dei francesi. A Voi, sindaci ed amministratori di Rive de Gier e di La Grand’Croix, va un sentito ringraziamento per aver favorito in tutti i modi l’accoglienza dei nostri compaesani” A sua volta i sindaci francesi hanno speso parole di elogio e di ringraziamento al sindaco di Cianciana e, dopo il tradizionale scambio dei doni, rinfresco per tutti. Salvatore Panepinto
Come certamente ricorderete, nel numero del dicembre 2003 la Voce ha dato la notizia che una delegazione formata dal sindaco Sanzeri, da assessori e da consiglieri comunali, su invito del sindaci di Rive de Gier J.C. Charvin, si era recata in Francia, dal 9 al 14 ottobre 2003, allo scopo di intensificare i legami di amicizia tra i comuni di Cianciana e i comuni di Rive de Gier e di La Grand‟Croix. Come è noto in queste località francesi, negli anni ‟50 e ‟60, si sono insediati numerosi ciancianesi che hanno trovato lavoro nelle industrie locali ed oggi a Rive de Gier vive la più numerosa comunità ciancenese all‟estero, al pari di Hoddesdon in Inghilterra. Nel corso del ricevimento in comune in onore della delegazione ciancianese, il sindaco Sanzeri ringraziò gli amministratori locali per la loro calorosa accoglienza, ottenendo da loro la promessa di venire a trascorrere alcuni giorni nel nostro paese. L‟evento si è concretizzato durante la Settimana Santa, e non si poteva scegliere periodo più bello. Così per Pasqua il nostro paese ha avuto l‟onore di ospitare una delegazione di francesi, costituita dal sindaco di Rive de Gier Charvin, dal sindaco di La Grand‟Croix Sachalon, da assessori, da giornalisti, da funzionari comunali. Hanno partecipato altresì al meeting ciancianese ben due compagini sportive giovanili, il Rive de Gier ed il Lorette, convenuti nel nostro paese per partecipare ad un torneo di calcio. Inoltre, molti nostri compaesani residenti in quella regione, consapevoli della straordinarietà dell‟evento si sono uniti agli amici francesi per trascorrere alcuni giorni nella lori terra di origine e poter riabbracciare parenti ed amici. I ciancianesi hanno accolto tutti da par loro, mettendoci tutta la loro carica umana ed il loro innato senso dell‟ospitalità, in una parola tutta la loro ciancianesità. I francesi hanno così avuto la possibilità di conoscere ed apprezzare la nostra terra, di visitare La Valle dei Templi, Eraclea Minoa, di vedere gli Archi di San Biagio, di assistere alla celebrazione della Passione di Youssef Seghir, giovane giocatore del Rive de Gier ha festegGesù Cristo con personaggi viventi e all‟incontro di giato proprio a Cianciana il suo tredicesimo compleanno Pasqua. Nella serata di sabato 10 aprile la delegazione http://www.sicilykult.it
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Numero 1 - Febbraio 2003
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can‟t re- member exactly when it was, one August I think, but I recall being tucked snugly up in bed one early morning after a late night of drinking and enjoyment. I was drowsy, very tired and needed more sleep. What had woken me I didn‟t know, even the usual noisy and annoying street vendors and their loud hailers couldn‟t have stirred me that morning. It was the ungodly hour of sixthirty by my bedside clock, I groaned and turned over, wanting only to close my eyes and sleep some more then all hell broke loose. A loud explosion shook the house and rattled the windows, jerking me to sit bolt upright in bed, wondering just where the bomb could have struck. Could the IRA have followed me here I wondered? Palestinian terrorist with a grudge against me perhaps? Or worse still, could Colonel Gadaffi have been hell-bent on having fun will my death? I got out of bed and ducked as a second bomb exploded, shaking the ornaments in the room and rattling the windows louder still. I pulled on a pair of trousers and ventured onto the balcony, keeping low for safety and trying to see where the bombs had hit. Another exploded overhead and then another – Hell! It was artillery, cannons and not bombs that were being fired at the town. We were under attack and I didn‟t even know that Italy was at war! Just then, strolling slowly and casually up the road, came a little man playing a noisy drum, hammering away with a gusty and volume that would wake the death and was he concerned? Not a bit, he was loving the attack on the town, celebrating it even, it seemed to me. Then my friend came out to join me, to explain all and to ease my many self promises never to return to this war zone. It was the start of a festival. Who on earth? I asked myself in disbelief. Could start a day of rest, at six-thirty in the morning, in such a mindless and frightening fashion as this? Do they begrudge anyone a lie-in bed? Do they enjoy scaring the wits out of people and animals? Is it some sadistic bent or warped sense of humour that makes them rouse the whole town at that time of day? I recall even today my thoughts then, that both of these events were very big minus points in an otherwise lovely town. My advice to any tourist or visitor to the town – if you want a quite and restful holiday then definitely avoid coming here during festivals! Dave Justice
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La Voce di Cianciana
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on ricordo esattamente quando è stato, credo nel mese di Agosto, ma penso che ero comodamente a letto dopo una notte dedicata al bere e al divertimento. Ero assonnato, molto stanco e avevo bisogno di dormire ancora. Non so cosa mi avesse svegliato : neanche i soliti strilli dei venditori ambulanti mi avrebbero mosso quella mattina. Era l‟ora maledetta delle sei di mattina. Mi lamentai e mi rigirai nella speranza di riaddormentarmi – ma si scatenò il pandemonio. Una tremenda esplosione scosse la casa e fece vibrare le finestre facendomi sedere dritto sul letto, e mi chiesi dove fosse caduta la bomba. Mi chiesi ancora se i guerriglieri dell‟IRA mi avessero seguito fin qui. Oppure erano terroristi palestinesi o, peggio ancora, poteva essere il Colonnello Gheddafi determinato a volere la mia vita. Mi alzai dal letto mentre una seconda bomba esplodeva, facendo ondeggiare i sopramobili della stanza e facendo vibrare ancora più forte le finestre. Misi un paio di pantaloni e mi avventurai sul balcone cercando di capire cosa avessero colpito quelle bombe. Sopraggiunse un‟altra esplosione e poi un‟altra ancora. Erano cannoni e non bombe che venivano sparati, e non sapevo che l‟Italia fosse entrata in guerra! Proprio allora vidi un uomo avvicinarsi lentamente: stava suonando il tamburo in modo da svegliare pure i morti ma, se ne preoccupava ? Per nulla; sembrava stesse godendo e persino celebrando la presa della sua città. Poi si avvicinò un amico per spiegarmi tutto e per calmare tutte le promesse fatte a me stesso che mai sarei ritornato in questa zona di guerra. Ma altro non era che l‟inizio della festa. Chi poteva iniziare una giornata di riposo , alle sei di mattina, in modo così superficiale e spaventoso? Invidiavano qualcuno che stesse riposando a letto? Si divertivano a spaventare a morte persone ed animali? O hanno qualche sadica tendenza o qualche strano senso dell‟umorismo che fa svegliare tutto il paese a quell‟ora del giorno? Tuttora ricordo quello che pensai allora, che entrambi gli avvenimenti erano dei punti negativi in un paese così bello. Il consiglio che dò ai turisti o ai visitatori di questa città – se volete una vacanza tranquilla e rilassante, evitate di venire qui durante le feste! Dave Justice Traduzione: Dott.ssa Judith A. Evans, Università di Bergamo
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La Voce di Cianciana
Numero 1 - Febbraio 2004
ANCORA UN ALTRO ILLUSTRE CIANCIANESE “SCOPERTO” DAL NOSTRO GIORNALE
FAUSTO DE MICHELE DIVENTA REDATTORE DELLA VOCE DI CIANCIANA E‟ con grande piacere che diamo ai nostri lettori la notizia che il dottor Fausto De Michele ha accettato, con immediata disponibilità, il nostro invito a far parte della nostra famiglia che via via si ingrandisce sempre di più, diventando redattore del nostro giornale. Siamo certi che la sua collaborazione garantirà un ulteriore miglioramento alla nostra Voce, grazie al suo contributo, con l‟obiettivo di valorizzare e rafforzare la nostra comune radice culturale. Il dottor Fausto De Michele, di Mario e di Angela Longo, nato a Cianciana il 26 luglio del 1963, è cresciuto ad Agrigento, città nella quale nel 1982 ha conseguito la maturità linguistica presso il Liceo scientifico Leonardo. Nel 1988 ha conseguito, presso l‟Università di Pisa, la Laurea in Lingue e Letterature Straniere. Nel 1997 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Austria, presso l‟Istituto di Letterature Comparate di Vienna. Dal 2001 è Assistente presso l‟Università di Vienna – Facoltà di Comparatistica – e dal 1991 fino ad oggi è Docente di Lingua e Letteratura Italiana presso la facoltà di Romanistica dell‟Università di Graz, sempre in Austria. Ha partecipato in qualità di relatore a numerosi convegni internazionali. Di Fausto De Michele la Voce pubblica un racconto dal titolo La gente di Cianciana,la diaspora, il destino e le sue ironie. Salvatore Panepinto
La gente di Cianciana, la diaspora, il destino e le sue ironie. di Fausto De Michele
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i genitori ciancianesi residenti ad Agrigento. Unico dei tre figli sono voluto nascere a Cianciana per forza, quasi in macchina, per strada, sulla statale 118 corleoneseagrigentina, una notte di luglio, dopo una giornata di solleone e dopo una passeggiata di struscio nel corso principale sotto l‟orologio a vidiri cu c‟è, a spiari chi si dici. Bambino, alle feste comandate, di fronte a tavole imbandite, sono cresciuto ascoltando i racconti delle esperienze fatte in guerra dai miei zii. Lo zio Peppino ufficiale in Russia che sopravvisse alla disfatta sul Don e soprattutto alla ritirata a piedi per cento chilometri con temperature da 40° sotto zero. Mio zio Angelo, paradossalmente il più fortunato, prigioniero degli Inglesi in Grecia. Mio zio Nino caporale in Africa, dove friggeva le uova sui carri armati in miniatura dell‟esercito italiano. Famoso però, soprattutto, perché insieme allo zio Peppino era stato protagonista di una fuga rocambolesca dalla Compagnia Italia, fatta di soldati che furono deportati nella Germania nazista, dove morirono tutti per difendere quello che restava del sogno di un pazzo e che era stato l‟incubo per milioni di persone. Sentivo le storie di quegli eroi di provincia, che adesso più modestamente vendevano bombole o insegnavano a scuola ai bambini, e non sapevo che erano stati più veri dei Rambo di celluloide hollywoodiani. Eroi siciliani, di Cianciana. Protagonisti della storia, di cui non parlano i libri, che il cinema snobba o affida ad attori come Alberto Sordi. Non uomini duri, ma gente modesta che racconta la fame, il freddo della Russia come una guasconata di cui si ride tutti assieme a Natale, tra cannoli, cassate e caffè. http://www.sicilykult.it
Un pendant di questi racconti erano gli incontri curiosi tra paesani: i Ciancianesi, ma anche quelli di Alessandria, Raffadali addirittura con gli odiati-amati Bivonesi. I luoghi di questi incontri fatali? Il mondo. Nelle steppe russe, in una fredda Torino, alla stazione di Salò un momento prima della fine della Repubblica Sociale, in un campo di concentramento Inglese, in Libia, sotto la pioggia di bombe a Monte Cassino, tra i partigiani in Toscana. Quello che mi colpiva era la grande solidarietà e l‟umanità di quegli incontri fra paesani di cui gli zii raccontavano... “a tia ti canusciu, tu si...”; “talè „un si lu frati di Minicu? Cu to frati ficimu li scoli „nsemmula...”; “ti servi cosa?”; “accura cu chisti, ca cca sta finennu a frischi e pirita. Ma quali imperu e imperu, a mia mi pari ca jemmu pi futtiri e fummu futtuti!”; “si vidi a me matri... dicci ca sugnu vivu”. Molti anni fa anch‟io ho vissuto in prima persona, in un momento meno carico di storia, una di queste epifanie. Anch‟io ho avuto il privilegio di sentirmi di Cianciana. Non per merito mio, ma grazie al cognome che porto, al luogo in cui sono nato e alla sua gente. Ho studiato all‟università a Pisa. Pochi soldi. Tenuta da ribelle. Capelli lunghi. Orecchino. Camicie portate fuori dai jeans buoni per quattro stagioni e sempre sdruciti. Tra un‟occupazione della facoltà, una manifestazione, le lezioni, gli esami e un cappuccino, andavo avanti mettendo alla prova i miei principi, cercando la coerenza necessaria per realizzare i mie sogni. Un giorno, dopo un diverbio con il solito professore, imbocco via Ulisse Dini, una stradina che congiunge Piazza dei Cavalieri con Borgo stretto. Zona pedonale. Zona di studenti. Il cuore giovane e multicolore della città medievale. Pag. 6
Numero 1 - Febbraio 2004 Parlo da solo. Scuoto la testa. Adesso torno e a „sto stronzo gliene dico quattro sul muso, a costo di cambiare città e finire per laurearmi altrove. Mi fermo. Mi giro. Torno sui miei passi. Ma sì, facciamo una cosa alla garibaldina, va! Dall‟altra parte della strada, contemporaneamente, entra una pantera della polizia. Due poliziotti controllano la zona. Zona di studenti. Non c‟è da fidarsi. Tutti perdigiorno. Tutti drogati. Gente che va controllata. Mi vedono. La mia tenuta da ribelle li mette in guardia. Guarda quello, il capellone, ma che fa? Parla da solo. E adesso? Ci ha visti. Scappa. Lo sapevo. A questo ora lo sistemiamo. Dopo pochi passi, mi dico. Ma falla finita di fare il garibaldino, incassa e porta a casa. Lui è il professore, ha il coltello dalla parte del manico. Mi giro. Rimbocco via Ulisse Dini. La pantera della polizia è ormai a metà dello stretto budello. Si ferma. “Senta Lei, accosti”. Accosti?! Ma se vado a piedi. E questi ora che vogliono? Un agente, con la faccia raggiante di quello che ha preso un delinquente con le mani nel sacco. Scende dalla macchina. Mi chiede i documenti. In pochissimo tempo attorno alla pantera si forma un capannello di studenti. “Documenti?” “Io ho solo l‟abbonamento dell‟autobus. C‟è la foto, forse va bene lo stesso.” “Non facciamo gli spiritosi, giovanotto. Nome, cognome, data e luogo di nascita”. Gli dico come mi chiamo, di dove sono. Quello ascolta. Siciliano. Lo sapevo. Sospetto. E comincia a parlare con la centrale. “Individuo sospetto fermato in via Ulisse Dini. Nome: Fausto De Michele... D. come Domodossola .... nato a Cianciana...”. L‟agente non finisce di dire Cianciana e si sente dall‟altra parte della ricetrasmittente. “Negativo... Negativo... lo conosco”. Mi conosce!? “U figliu du Baruni”. Veramente mio padre è impiegato statale, stavo per dire. Poi il flash. Il bisnonno, sì, lui era il barone. Ma certo. Quello che aveva studiato medicina e non si era fatto laureare da professori borghesi. Quello che è rimasto famoso nei racconti di famiglia perché faceva mangiare la moglie, non abbastanza nobile per lui, con i servi, ma non si faceva pagare dai suoi contadini malati quando li visitava, anzi gli lasciava i soldi per comprarsi le medicine. Proprio quello. Un‟altra figura storica, un altro Ciancianese. Un altro protagonista di storie da romanzo, di leggende familiari. E mi aveva raggiunto lì a Pisa, a mille e duecento chilometri di distanza, quasi un secolo dopo la sua morte, attraverso una ricetrasmittente gracchiante della polizia, grazie ad un paesano che ne aveva sicuramente sentito parlare solo nei racconti di suo padre. Il capannello di studenti
S A L U T I
La Voce di Cianciana reagì con un boato da stadio. L‟agente diventò verde in volto. “Lei è il figlio del barone De Michele di Cianciana?”. Mi riprendo dalla sorpresa. Mi do un contegno baronale. Mi immagino altrimenti vestito, altrimenti acconciato. “No, veramente io sono solo il nipote”. Sono tutto impettito. Oso. “Senta, chieda al suo collega come si chiama”. L‟agente non sa che pesci pigliare. Adesso sono io che faccio le domande. I ragazzi attorno ridacchiano. Non ne può fare a meno e chiede al collega il nome. Lui risponde orgoglioso. È Ciancianese sa che io, da Ciancianese, devo conoscere la sua famiglia. Io penso, paesa‟ mi stai facendo un gran bel favore, mi sento un re, che dico, mi sento un barone! Continuo con piglio perentorio e baronale. “Ringrazi e mi saluti il suo collega”. Il povero agente, ormai demoralizzato, è ridotto, suo malgrado, ad obbedire ai miei imperativi. Dice. “Ti ringrazia e saluta. Passo e chiudo”. Mi riprendo l‟abbonamento dell‟autobus. Scendo dal podio. Mi secca darmi troppe arie. Grazie a dio sono nato in una repubblica. Quello che sono lo devo solo a me stesso, non al mio cognome che pure porto con orgoglio. Ringrazio con deferenza, guardo il povero agente con un‟occhiata di compassione. Cosa ci vuoi fare. Chi te lo doveva dire, tu volevi beccare un tipo sospetto e sei finito in mezzo a due Ciancianesi. E tu che ne sai di chi sono i Ciancianesi. I discendenti dell‟indomita Kalat Iblatanu, gente che diede filo da torcere perfino allo Stupor Mundi. Gente che c‟èra alla prima e alla seconda guerra. Gente che è andata a giocarsi i polmoni nelle miniere del Belgio e ha sudato sangue negli altiforni inglesi. Gente che sa mangiare fave cotte, bere vino e ballare mazurche per tutta la notte. Gente cresciuta con i racconti di Giufà e l‟odore di zolfo. Gente allegra che sa usare l‟ironia, volontaria o involontaria che sia, come una fiocina. Cianciana, tu non sai nemmeno dove si trova. Mi faccio spazio tra gli studenti. Pacche sulla spalla. Sorrisi di solidarietà. Cerco il primo telefono pubblico. Devo telefonare a mio padre. A lui farà certamente piacere sentire questa storia. E poi voglio dirgli il nome del paesano, per me è solo un suono di un cognome familiare, lui invece, se non lo conosce di persona, sicuramente conosce la sua famiglia. Questa storia è veramente accaduta nell‟86. Purtroppo non ricordo più il nome del compaesano che faceva servizio alla radiostazione della polizia a Pisa. Mi farebbe piacere rintracciarlo. Una storia incredibile? No. Non per i Ciancianesi (o dovrei dire per i Siciliani) abituati a vivere in diaspora per tutto l‟orbe terraqueo.
Da Cianciana - Sara e Salvatore Borsellino fanno i migliori auguri ai genitori Giuseppe e Margherita Gusciglio, abitanti in Canada, in occasione del loro quarantasettesimo anniversario di matrimonio. Da Cianciana - La famiglia di Giuseppe Orlando con la madre Maria mandano i più affettuosi saluti alla zia Pietrina Orlando Reina e a tutti i cugini che abitano in Australia. Da Cianciana - Onofrio Abella e famiglia salutano il fratello Santo e famiglia,specialmente il piccolo Daniele. Da Cianciana - La figlia Francesca, il genero Pietro Taglialavore ed i nipoti fanno i migliori auguri al signor Antonino Caltagirone, abitante a Grenoble (Francia) per il suo compleanno. Da Cianciana - Tanti saluti dalla famiglia Felice Milioto per la famiglia di Giovanni Siracusa di Hoddesdon.
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La Voce di Cianciana
Numero 1 – Febbraio 2004
Nozze D’Oro Nozze d‟oro per i coniugi Girolamo Carubia e Giuseppa Borsellino. Cianciana 2-9-1953, Liverpool (Ingh) 2-9-2003. Nella foto a destra i coniugi Carubia con le figlie Concetta, Ninetta ed Enza. Per gli zii tanti auguri da parte dei nipoti Giuseppina e Joe D‟Angelo, Sara e Salvatore Borsellino.
La signora Maria Comparetto, vedova Lo Monaco, festeggia i 90 anni il 6-1-2004.
Il signor Alfonso Di Mora festeggia i suoi 80 anni il 13 gennaio 2004.
PREMIO INTERNAZIONALE “ NAVARRO” A CHIARA ARCURI Un importante riconoscimento letterario è stato ottenuto sabato 27 dicembre 2003 dalla studentessa e nostra concittadina Chiara Arcuri, secondogenita del dottor Nino Arcuri e della professoressa Anna Maria Provenzano. Grazie alla poesia Il mio mondo, Chiara ha avuto assegnato il premio internazionale “Navarro “, giunto alla V edizione, dalla giuria presieduta dal professor Enzo Randazzo, organizzato dal The international Assiciation of Lions Clubs di Sambuca-Belice. Nel corso dell‟importante manifestazione sono stati inoltre premiati altre importanti personalità : il dottor Lillo Ciaccio, direttore del reparto ematologìa dell‟ospedale di Sciacca, promotore della Banca del Cordone Ombelicale presso l‟omonimo nosocomio; l‟emerito professor Antonino Rodolico, apprezzato chirurgo presso il Policlinico di Palermo; il dottor Gaspare Gullotta, chirurgo presso il nosocomio palermitano e molti altri tra poeti e scrittori sia siciliani che di altre regioni. Ci piace ricordare che un analogo riconoscimento era stato ottenuto dalla sorella di Chiara, Rossella, in occasione della terza edizione del premio svoltasi nel 1997, grazie alla poesia Ho visto la luce con gli occhi di un bimbo. Ecco pubblicata qui a fianco la poesia Il mio mondo. Salvatore Panepinto http://www.sicilykult.it
IL MIO MONDO Il mio mondo è fatto di carta, di fogli sbiaditi, di lettere stanche che danno in fretta in giro al valzer. Il mio mondo è fatto di gesso, di forme perfette, ma fredde di dentro, di bianchi colori, di tenui voci, di lente armonie. Il mio mondo è fatto di sogni, misteriosi e sfuggenti, di grandi chimere e di colori risvegli.
Chiara Arcuri Pag. 8
Numero 1 - Febbraio 2004
La Voce di Cianciana
Lettera di Gaspare D‟Angelo per il direttore Pasquale Sciara Grazie al nostro giornalino, sullo scorso numero nel “Salotto della Poesia” ho “incontrato” il mio maestro elementare Pasquale Sciara. E‟ stato mio insegnante per i primi quattro anni dell‟elementare e incontrarlo dopo 37 anni mi ha procurato una gioia infinita. Lo ricordo per la sua professionalità, la sua carica umana, il rigore morale. Arrivava da Raffadali con la sua giardinetta e sovente portava con sé il suo primogenito Savio. Ha anche educato il nostro orecchio alla buona musica e al canto. Anche certe sue lezioni di geometria erano “cantate”: Fiori di fieno/ricorda che i triangoli/ tre sono/ isoscele, equilatero e scaleno/ fiori di fieno/. Da qualche parte ho letto che i primi sette anni di un bambino sono fondamentali per la sua crescita: grazie prof. Sciara. La ricorderò sempre con tanta stima ed affetto. Gaspare D’Angelo (Bergamo)
LU CARUSU DI SURFARA
CIANCIANA
Lu carusu di surfara, puvureddu travaglia assà e nun canusci a nuddu, pi fari un jornu nni fa tanti di voti e arriva ca si scorda li jurnati.
Ristaru sulu casi unni nascivu a lu me‟ paisi, Cianciana, vicinu di San „Mrasi, spostu a lu sud si misi. Paisi beddru ti lassavu, e ora mi sentu cunfusu, un paisi comu a tìa nun lu trovu, ca unni vaiu vaiu sugnu „nchiusu, s‟arrivu n‟tun paisi novu, mi pari tecchia curiusu, t‟aiu „n menti e mi cunortu. A tempu parteru sti pirsuni cu „na valiggeddra di cartuni pi‟ passari mari e confini arrivannu „n terri lontani, pinsannu sempri di migliurari e „na vita onesta cuminciari. „N cori purtaru ricordi distinti di lu paisi e familiari d‟amici vicini e parenti, e tanti cosi di nun scurdari. Ricordi purtati a la stranìa pinsannuci veni la smania. Purtannu cu natri la cultura e lu rispettu ca semmu purtatura lu nostru modu di travagliatura lu picu e la pala ca cci onura, facennu di tutti li travagli di scartu. Pi‟ nun soffriri famigli. Tanti sacrifici di cuntari ca nun è facili diminticari. All‟esteru l‟emigranti è tutto fari „mparannu tutti li misteri. Scelta nun c‟è, s‟ava aiutari a costu anchi di soffriri.
Nesci di la casa ogni matina pi‟ cumpritari tutta la simana, la so‟ pirsuna è nni la ruvina ca scinni vivo e nun sapi siddu acchiana. Vogliu chiariri li cosi comu stanno, lu pani amaru è propriu a lu funnu, meglio mangiari nna vota l‟annu e no nasciri poveri a stu munnu. Vogliu cumpritari chisti frasi e chiarìri comu stannu li cosi, e lu dicu cu la vucca amara : “megliu porcu ca carusu di surfara”. Stu viaggeddu di pizzu di pizzu e a la vinuta li robbi d‟un tozzu, cussì mi li mettu pi‟ capizzu, dorrmu tranquillu e fazzu „nzoccu pozzu. Nun sugnu pueta e caminu chianu e mi ci firmu Angilu Muntarbanu”. Angelo Montalbano
LA VITA PASSA E MANCU LA VIDEMMU Lu videmmu tutti li jorna ca iemmu finennu a manu giranno. Pi fàrini la casa circammu lu puntu cchiù fermu „mpazzica la casa prestu s‟allavanca, e tant‟assa un ni la gudemmu. Ma semmu natri ca semmu nenti e tempu un nenti la casa lassammu. Giuseppe Siracusa http://www.sicilykult.it
La Voce di Cianciana voglio ringraziari, desideru sti versi pubblicari. Parenti, paisani e canuscenti : Auguri ! Spirannu l‟annu novu migliurari vi auguru a tutti buon procedimentu e l‟annu novu essiri cuntentu. Giuseppe Basilico - Sudafrica Pag. 9
Numero 1 – Febbraio 2004
La Voce di Cianciana
Una giornata particolare: i 50 anni della CGIL a Cianciana e la presentazione del volume di Monica ed Eugenio Giannone Non si passa Alle 16.00 del 20 dicembre la banda musicale cominciò a percorrere il corso intonando delle marce e creando un‟atmosfera di festa e rallegrando i crocchi di persone che, via via, andavano ingrossandosi. Giunta all‟altezza del n° 79 di Corso Vittorio, si sentirono le note del vecchio indimenticato “Inno dei Lavoratori”, che fecero venire i brividi ai meno giovani la cui vita di zolfatari e contadini era stata accompagnata da quella canzone. Giovanni D‟Angelo, il sindaco, On. Dott. S. Sanzeri, gli ospiti, Piero Mangione, segretario provinciale della CGIL, e Carmelo Di Liberto, segretario regionale della stessa Confederazione, salirono al primo piano a scoprire, sotto il tricolore, l‟insegna della nuova sede della Camera del Lavoro di Cianciana, mentre la Banda suonava l‟inno nazionale. La CGIL festeggiava, assieme alla nuova sede dotata di moderni strumenti, i 50 anni di vita nel nostro paese, sempre al fianco dei lavoratori a rivendicare migliori condizioni di vita e di lavoro, più dignità. Giugiu D‟Angelo, che per oltre 30 anni è stato l‟emblema del sindacato a Cianciana, era visibilmente emozionato e i ringraziamenti dei”compagni” e degli amici lo hanno indotto quasi alle lacrime. Giugiu adesso è in pensione, ma è chiaro che continuerà a prestare la sua opera, magari come consulente: che Camera del lavoro sarebbe senza la sua preziosa presenza? Chiusa questa fase dei festeggiamenti, la folla si è spostata al centro sociale per la presentazione del saggio Non si passa di Monica ed Eugenio Giannone, pubblicato col patrocinio della
CGIL, e all‟inaugurazione della mostra Cianciana: uno spaccato d’altri tempi, allestita dall‟ARCI Valplatani. Il colpo d‟occhio era bellissimo. Piante, le foto (100), bandiera italiana, europea e della CGIL e, soprattutto, le quattro bellissime statue di Vincenzo Chiazza (lo scultore ciancianese che vive ed opera a Torino) ad altezza reale e raffiguranti tre picconieri in diversi atteggiamenti e un caruso. Sembrava che parlassero o ascoltassero con attenzione la prolusione del prof. Mario Mallìa, gli interventi degli illustri ospiti (già menzionati) e le testimonianze di chi ha vissuto da protagonista gli avvenimenti del 1953, narrati nel libro. Le foto della mostra sono state donate dall‟ARCI (proprietaria del soggetti) e dai fratelli Salvatore ed Eugenio Giannone (proprietari delle foto) al Comune di Cianciana, che le utilizzerà per il Museo della civiltà contadina e mineraria.Hanno concluso i lavori della partecipatissima giornata i due autori di Non si passa ( che hanno annunciato, tra l’altro, il tema del loro prossimo libro: L‟emigrazione ciancianese, per la quale chiedono testimonianze) e Carmelo Di Liberto, che ha rievocato la storia civile, politica ed economica di un‟Italia appena uscita dalla dittatura e protesa alla conquista della libertà attraverso anche le lotte sindacali di operai, zolfatari, contadini, che non occuparono solo miniere ma anche terre, travolgendo i residui feudali.
Salvatore Panepinto
Un libro di Monica ed Eugenio Giannone STORIE RIBELLI DI ZOLFARE SICILIANE Una parte notevole dell‟attività di Eugenio Giannone quale poeta, narratore, saggista e docente (direi meglio: di educatore) è legata al tema della zolfara siciliana, a rievocarne la civiltà aspra e la cultura, a recuperare la memoria delle lotte sostenute dai minatori della Valle del Platani per cambiare le loro disumane condizioni di lavoro e di esistenza. Alla “civiltà dello zolfo”, se così si può dire, si coniuga buona parte della letteratura siciliana del Novecento, e – volendo andare più indietro – vorrei ricordare le Memorie sugli zolfi siciliani di Michele Amari, ma siamo negli anni Trenta dell‟800. Invece non si può tacere – quando il tema è questo – delle pagine di Napoleone Colajanni e di J. White Mario, del Pitrè in Usi e costumi del popolo siciliano (1887) e ancora della Zolfara di G. Giusti Sinopoli (1986). E non a caso Vincenzo Consolo ha parlato giustamente di http://www.sicilykult.it
una “letteratura dello zolfo” (vedasi la sua Prefazione a ‘Nfernu veru di Aurelio Grimaldi del 1986); e quindi non si può tacere di Alessio Di Giovanni, di Pirandello, di Rosso di San Secondo fino a Leonardo Sciascia, a Mario Farinella e così via. Al tema forte della zolfara si rifà – ripeto – Eugenio Giannone, della cui corposa bibliografia segnalo almeno due titoli: Zolfara, inferno dei vivi (Palermo,1997) e La zolfara e Alessio Di Giovanni (Agrigento, 2001), prima di trattare più direttamente di una sua recentissima monografia scritta insieme alla figlia Monica, qui al suo battesimo letterario. Si tratta del volume Non si passa. L’occupazione delle miniere del 1953. Notizie e testimonianze, pubblicato nel novembre del 2003 e presentato il mese successivo. L‟opera esce come edizione della Camera del Lavoro di Cianciana, congiuntamente alla CGIL di Agrigento e Pag. 10
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Numero 1 - Febbraio 2004 regionale. I due autori, Monica ed Eugenio, aprono il libro con un capitolo introduttivo intitolato “la Sicilia e lo zolfo”. In esso – al di là di una panoramica storica sotto il profilo economico, sociale e della legislazione sulle miniere, condotto con estremo rigore di ricerca e di documentazione -, il filo dell‟indagine conferma che “quella della zolfara è una storia triste di miserie, di sfruttamento, di sofferenze, di morte, di abbrutimento, di negazione della dignità umana, anche degli stessi esercenti che apparivano strozzini agli occhi dei minatori”. E ricorre nel testo un interessante riferimento letterario tratto dalla novella Il Fumo di L. Pirandello. Dopo di che l‟attenzione dei Giannone si focalizza (è il motivo basilare del libro) sulla reazione dei lavoratori e, quindi, sulle lotte dei minatori di Cianciana, che sfociarono in un‟ondata travolgente di scioperi che nel 1953 infiammarono quelle contrade. Ma bisogna saper tenere in giusto conto il quadro storico che Eugenio Giannone aveva già prospettato nel suo precedente saggio Il Fascio dei Lavoratori di Cianciana: 1893-94 (Cianciana, 1997). La storia di quelle lotte sostenute nel 1953 dai 421 zolfatai ciancianesi è narrata nel libro con grande efficacia narrativa, con diligenza storiografica, con penna appassionata e solidale, ma pure con il supporto insostituibile e importante di un‟ampia documentazione di dati, di reperti delle cronache del tempo, di fotografie anch‟esse vigorosamente rappresentative che sono un vero e proprio archivio della memoria. Di grande interesse risultano pure le interviste rilasciate da alcuni dei
protagonisti di quella stagione lontana ormai mezzo secolo, nonché un lungo componimento poetico in dialetto di Giovanni Montalbano sul “La chiusura di li surfari”, dai toni di drammatico realismo innestati su di un modello letterario indubbiamente popolare. Ma potrei ricordare i versi di altri poeti popolari di quelle terre amare, non meno forti e dolenti, e basti per tutti il nome di Giuseppe Pulizzi col volume La Primavera di me nannu del 1993, che ho avuto la ventura di prefazionare. I nostri due Giannone affrontano la parte conclusiva del loro volume non riuscendo ad evitare una venatura di malinconia in penombra. La si coglie, tra l‟altro, in queste parole: “Di tutti quei minatori in paese non rimase quasi nessuno, preferendo i più emigrare in Francia, in Belgio, in Germania,Italia settentrionale, alla ricerca di migliori condizioni di vita e di lavoro”. Ma queste parole aprono una finestra su un‟altra storia: la storia del grande “cammino della speranza” che per molti siciliani è stato un itinerario del dolore. Dove Monica ed Eugenio Giannone chiudono il loro discorso, che è storiografico ma anche umano, vengono alla memoria le pagine di un altro volume, Tutti dicono Germania Germania, le cronache sacrificali dell‟emigrazione siciliana degli anni Cinquanta che Stefano Vilando pubblicò con la Garzanti circa trent‟anni fa, egli poeta originario di Delia, figlio anch‟egli di quella cultura delle zolfare che ha radici profonde nelle terre del Nisseno. Salvatore Di Marco
Delle numerose interviste contenute nel volume Non si passa, pubblichiamo molto volentieri quella rilasciata dal signor Alfonso Abella, recentemente scomparso. Ha aspettato con impazienza la pubblicazione di questo libro. Purtroppo il suo improvviso decesso non gli ha regalato questa soddisfazione. Di lui conserveremo sempre il ricordo di persona affabile ed attiva con molti interessi e un grande attaccamento a La Voce di Cianciana.
Intervista ad Alfonso Abella -Vuol dire il suo nome, età e titolo di studio, per cortesia ? Mi chiamo Alfonso Abella, sono nato nel 1929 ed ho la quinta elementare. -Ha lavorato nelle miniere di Cianciana? Sì, dal 1951 al 1958. -Descriva il suo lavoro. Ero vagonaro: Avevamo i vagoncini, li spingevamo dentro la miniera; poi li portavamo fuori, ai forni dove il materiale veniva fuso. Al bisogno ero anche arditore e facevo balate di zolfo. Lavoravo anche di notte. - Qual era la retribuzione di uno zolfataro agli inizi degli anni ’50? Più o meno 400 lire al giorno. Lavoravo dal lunedì al sabato, otto ore al giorno; dalle ore 6,00 alle ore 15:00, quando si lavorava a giornata. Quando si lavorava a conto proprio (a cottimo) fino a quando si completava il numero dei viaggi. Per raggiungere la miniera impiegavo mezz‟ora. Un chilogrammo di pane costava 130-140 lire e io solo ne consumavo un chilo e un quarto. - Perché occupaste le zolfare? Perché non si riusciva a raggiungere un accordo per un aumento anche lieve della paga. Dopo tanti e tantissimi scioperi c‟è stata la riunione di un Comitato direttivo, che alla fine, dopo le votazioni, ha deciso di occupare le miniere. -Avete tentato di accordarvi con gli esercenti ? Tante riunioni, sedute, appuntamenti a Palermo, alla Regione; ma non si concludeva mai niente. Gi esercenti sostenevano di non potere soddisfare le nostre esigenze perché la paga richiesta era troppo alta, la produzione – sostenevano- era poca e non potevano rimetterci di tasca propria. -Naturalmente aveste l’appoggio di sindacati e partiti ! Sì: c‟erano i socialisti, c‟era la Lega. Ne era segretario Nino Cona, suo vice Nino Arcuri. I partiti di sinistra -E l’Amministrazione comunale…? Il sindaco era il sig. Pietro Ferraro, anche lui esercente e non poteva contraddirsi. Dicevano facciamo, facciamo, ma non si faceva mai niente. http://www.sicilykult.it Pag. 11
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La Voce di Cianciana
-Quale fu l’atteggiamento delle popolazione ciancianese? La popolazione si comportò assai bene. Vede: c‟erano i commercianti: Se noi non lavoravamo, non compravamo e neanche loro potevano guadagnare. Tutti i negozianti… di pane, di stoffa, di pasta…non essendoci soldi…allora erano quasi duecento i minatori a Cianciana e i soldi erano in giro quando c‟era la paga, ogni quindici giorni. Ma era sempre la stessa cosa : i soldi non bastavano. Erano salari di morti di fame: Pagavano a 530 lire quando fu della guerra di Corea perché il prezzo dello zolfo era aumentato. Durò poco perché dopo ci chiamarono e ci dissero che avevano fatto un grosso sbaglio. -La Chiesa ciancianese. Padre Ciaravella era sempre accanto a noi, agli operai. Anche lui è stato qualche volta a Palermo, alla Regione, senza concludere nulla. E‟ sceso in miniera spesso; faceva delle passeggiate e veniva a trovarci. Già il nove novembre è venuto in miniera a portarci medicinali, pastiglie per il mal di testa e altro. Ci infondeva speranza e ci invitava a rispettarci, a trattarci come fratelli. -Il ruolo delle donne in questa vicenda? Importante, sempre davanti a noi. Le donne non potevano essere attaccate, nemmeno dalla forza pubblica. -Segni di solidarietà da altri paesi? Tanti: da Caltanissetta, Aragona, Comitini, Casteltermini… Le donne ci portavano da mangiare. Il mangiare chi ce l‟aveva, l‟aveva; chi non l‟aveva, portava un poco di brodo, un pezzo di pane… Quando i bottegai non poterono più soccorrerci, ci si arrangiava alla meglio. -Come si concluse quella vicenda? Dopo quarantasette giorni di occupazione abbiamo concluso che ci hanno pagato a 400 lire al giorno. Una busta paga che non diceva nulla… solo diceva tante ore a tot lire… ferie non godute. In quelle 400 lire c‟era tutto: ferie, marche da bollo… L‟assicurazione era per ventiquattro giorni al mese, i giorni lavorativi. La domenica non si lavorava, a meno che non ci fosse bisogno; anche il giorno di Natale… ero arditore e bisognava andare. Gli assegni familiari ammontavano a quattromila lire al mese per figlio e ce li pagavano ogni due - tre mesi. La Previdenza sociale diceva di averli spediti… ma li pagavano quando li davano. -A fine anno… Ci fu un‟altra scommessa. L‟occupazione del Municipio perché le cose non andavano…sedute, telefonate…non risolveva niente. -Alcuni di voi vennero denunciati. Tutti, tutti! Centocinquantuno, anche quelli che non avevano occupato. Il maresciallo prese l‟elenco degli zolfatari dall‟Ufficio di Collocamento e tutti gli zolfatari furono denunciati al tribunale di Sciacca. Chi non aveva occupato e riuscì a dimostrare le sue estraneità venne assolto; gli altri ebbero novemila lire di multa e sei mesi con la condizionale. Nel 1958 ho chiuso con la miniera e sono andato all‟estero. -I suoi compagni d’avventura… Molti sono andati in Germania, in Francia, in America, qualcuno in Australia, dappertutto. -E’ vero che i lavori più pesanti o rischiosi venivano affidati… A quelli che erano malvisti. Lavori pesanti, lavori pericolosi: lavori, per dire… dove c‟era puzza di gas, c‟era fumo… -Ricorda qualche episodio particolare? Ricordo che stavamo sempre all‟erta per pericoli di frana; facevamo la guardia a turno. Angelo Nobile dirigeva la lotta ad occupazione avventura. Durante un comizio aveva detto Noi dobbiamo vincere perché abbiamo le armi: la forza del voto. Il brigadiere lo dichiarò in arresto per sobillazione e l‟ha portato in caserma. Duecento metri dopo il maresciallo di Bivona gridava al brigadiere lascialo, lascialo, perché scendeva un fiume di gente verso la caserma: minatori, contadini, commercianti… L‟indomani mattina, siamo partiti in delegazione per Palermo; c‟ero anch‟io e abbiamo parlato con l‟onorevole Ramirez. Non si è concluso niente e nel „58, stufo come tanti altri, me ne sono andato da Cianciana. Nel 1956 i partiti di sinistra, gli zolfatari vinsero alle elezioni amministrative, favoriti anche dalla divisione tra il dott. Chiappisi e il Comm. Cinquemani. -Ha notizia di donne zolfatare? Non ne ho mai viste, ma so che ci hanno lavorato. Mio nonno, morto quarantotto anni fa, mi raccontava che lavorava in miniera lui e mia nonna, sua fidanzata, che faceva pagnotte di 7-8 chilogrammi. Le ho fatte anch‟io. Per guadagnare la giornata di quattrocento lire facevo quattrocento pagnotte al giorno. -Quando vennero introdotti i vagoncini nelle nostre miniere? Non sono in grado di rispondere. Penso attorno al 1930. comunque il lavoro si svolgeva come molto tempo prima. -Adesso cosa fa? Sono pensionato come emigrato; ho una pensione professionale di 480.000 lire e 131.000 me ne dà l‟INPS. Ho la pensione inglese, secondo la normativa europea vigente. (intervista raccolta il 24 agosto 2001)
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Numero 1 - Febbraio 2004 Il Natale dell‟Associazione Antinori
La più bella e poetica festa dell’anno e del calendario liturgico ha avuto quest‟anno uno svolgimento intenso e molto partecipato, sia nelle sue manifestazioni religiose (Novena, Nascita, Epifania) che nei momenti conviviali o di puro divertimento. Le vie del paese erano state addobbate dal Comune con archi di luce di mille colori e piante che assieme alla musica, prettamente tematica e sottilmente diffusa, contribuivano a creare un‟atmosfera particolare, magica. Insomma, anche ad occhio nudo e ad orecchio, s‟avvertiva che era Natale. A renderlo una festa per tutti, e lunga, ha pensato l‟Associazione culturale G. Antinori con la sua presidente, ins. Maria Raffa, e il prof. Giannone, che ha organizzato tre grosse manifestazioni. La prima ha visto esibirsi al pianoforte, in un concerto che ha deliziato i presenti, il M° Ignazio Virzì, il quale ha eseguito brani di sua composizione. Il momento successivo ha segnato la partecipazione massiccia degli anziani di Cianciana alla festa loro dedicata. I “vecchietti” hanno ballato, cantato, giocato a tombola e si sono divertiti ascoltando la musica proposta dalla Sal-
vo Cacciatore Band. In precedenza era stata organizzata la festa dei bambini e dei ragazzi, accorsi numerosi all‟Oratorio giovanile “Don Gerlando Re”. Non poteva mancare la festa dei giovani, che è stata regolarmente celebrata e ha coinvolto giovani e famiglie. Il divertimento era iniziato nel primo pomeriggio, allorché gli atleti delle due società sportive locali, Real Cianciana e A. S. Cianciana 2000, hanno sfilato per le vie principali della città assieme alle majorettes di S.Stefano Q., che li hanno accompagnati fino allo stadio comunale, dove si sono svolti degli incontro di calcio tra giovanissimi e pulcini, con tanto di telecronista, fontane pirotecniche etc. A sera il momento conviviale durante il quale s‟è mangiato il panettone e sono stati premiati gli atleti e le due società sportive. Naturalmente nei primi giorni non sono mancati i Babbi Natale, altre feste e concerti offerti dall‟Amministrazione comunale. Nell‟organizzazione delle sue manifestazioni l‟Associazione Antinori ha potuto contare sulla fattiva collaborazione di Don Giuseppe Pace, di don Salvatore Lucio Fiore (vedi articolo apposito) e sulla Caritas parrocchiale. S. Panepinto
Giufà e l'asino di Agostino D‟Ascoli Giufà aveva un asino che teneva sempre nella stalla, gli dava da mangiare, da bere, lo strigliava e lo trattava con ogni cura. - "Giufà, perché non vendi quell'asino?...Non ti serve a nulla!" - gli ripeteva spesso, ormai da anni, la sua vecchia madre -"Mi serve! mi serve!" - le rispondeva lui, senza aggiungere altro. Una volta alla settimana, Giufà, puliva la stalla e raccoglieva lo sterco in due sacchi che, sistemati sull'asino, andava a scaricare, così come sempre, fuori paese. "Giufà, quell'asino non ti serve a nulla! perché non lo vendi!" -gli dicevano tutti quelli che, per strada, lo vedevano andare tirandosi dietro il suo animale - "Mi serve! mi serve!" -rispondeva lui, come al solito, a quelli ed a tanti altri. Un giorno, alcune persone cercarono, insistentemente, di convincere Giufà a vendere quell'asino che a lui, a dire di tutti non serviva proprio - "Voi non capite nulla! non vi rendete neanche conto di ciò che dite!... - rispose loro l'esasperato Giufà - Se vendo l'asino, con quale mezzo andrò a buttare lo sterco?" - "Lu sceccu di Giufà, mangia caca e nenti fa” (L‟asino di Giufà che mangia, defeca e niente fa) è colui che, per volontà di uno scemo, vive senza lavorare. La cornacchia di Baiona di Agostino D’Ascoli Baiona, un pover'uomo privo di gambe, possedeva una cornacchia che un suo amico gli aveva donato quando quella era ancora tanto piccola da avere solo poche e sparute penne bianche. Lui l'aveva allevata ed il pennuto, diventato adulto e lasciato sempre libero, gli svolazzava allegramente intorno, ricambiando con la propria compagnia l'affetto del suo tanto affezionato e sfortunato padrone, e, come se ne intuisse lo stato di immobilità o volesse mostrargli la propria gratitudine, in quel periodo nel quale maturano i fichi, di tanto in tanto, volava via lontano, per ritornare, poco tempo dopo, recando ogni volta nel becco uno di quei gustosi frutti che andava a depositare tra le mani dello sventurato Baiona, il quale, con non poca meraviglia e soddisfazione, accettava quei frutti che in quel tempo di carestia e di miseria, erano considerati una vera grazia di Dio. Proprio nei momenti in cui Baiona mangiava quei prelibati frutti, la cornacchia gracchiando con veemenza gli saltellava e svolazzava davanti come se esultasse di gioia, soddisfatta, felice, come colui che si vede accettare ed apprezzare un regalo donato con tutto il cuore. Ancora oggi gli anziani, in particolare, quando vedono qualcuno esternare vistosamente la propria euforia, sono soliti dire: "Pari la ciaula di Baiona" (Sembra la cornacchia di Baiona) Baiona, in realtà, si chiamava: Ferdinando Diana. http://www.sicilykult.it
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LE SUORE DELLA BEATA VERGINE HANNO LASCIATO CIANCIANA Il 21 agosto u.s. le Suore della Beata Vergine che hanno a Cremona la loro casa madre, hanno lasciato definitivamente Cianciana. La cittadinanza si è profondamente rattristata per questa partenza inaspettata. A pochi mesi dalla loro partenza tutti noi, che abbiamo conosciuto Madre Adriana, Madre Raffaella e le altre che le hanno precedute, conserviamo dei ricordi personali ed indimenticabili. Ciascuno di noi può narrare una sua diretta esperienza, un particolare sentimento, ma tutti abbiamo in comune, credo, un senso di profondo affetto per queste religiose che hanno speso tutto il loro tempo a lavorare nella vigna del Signore. Il loro motto era “siate forti e coraggiosi, sempre!” Spero che questo sia ancora attuale per tutti noi. Erano venute in paese l‟8 settembre 1996, accolte festosamente dalla Comunità ecclesiale e, in particolare, dall‟eccellentissimo Arcivescovo Carmelo Ferraro, che approvò e benedisse la costituzione della loro piccola comunità. Il parroco don Filippo Ferraro, confortato e sostenuto dal Consiglio Pastorale Parrocchiale e da moltissimi fedeli, bussò insistentemente alla porta di tanti Istituti di Suore. Dopo prolungate preghiere elevate al Signore con fiducia e moltissimi sacrifici (il restauro della casa, l’arredamento delle stanze, la fornitura di utensili indispensabili, le spese di viaggio, le richieste di autorizzazione, la stipula del contratto, etc.) ecco finalmente arrivare a Cianciana tre Suore : Madre Enrica Pagnoncelli da Bergamo, Madre Adriana
Rossi da San Martino del Lago (Cremona) e Suor Benedetta dal lontano Sri Lanka. In seguito sono venute a dare il cambio Suor Maria De Pasquale da Barcellona (Messina), madre Raffaella Canturella da Verona e Suor Loretta dallo Sri Lanka. Per sette anni le Suore della Beata Vergine hanno svolto una intensa e lodevole attività in campo catechistico, liturgico e caritativo. In particolare si sono dedicate all‟educazione dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani; all‟assistenza religiosa in favore degli infermi e degli anziani; alle attività oratoriane e alla preparazione e animazione degli incontri di catechesi e di preghiera nelle famiglie e nei quartieri; al decoro della Chiesa Madre e degli altari e alla preparazione delle celebrazioni liturgiche; alle trasmissioni radiofoniche (preghiera, evangelizzazione, informazione) quando non avevano alcun impegno in parrocchia. Inoltre offrivano amicizia e conforto a coloro che erano tristi, scoraggiati o costretti ad affrontare gravi difficoltà. I fedeli ciancianesi hanno apprezzato molto la presenza e l‟attività delle Suore ed hanno manifestato loro, in diversi modi, il loro affetto e la loro gratitudine. La partenza delle Suore è considerata una grave perdita per Cianciana, come, non molti anni fa, fu ritenuta un grave danno la chiusura dell‟Istituto delle Suore Orsoline del S.S. Crocifisso. Tanina Gambino
DON SALVATORE LUCIO FIORE, DAL NOVEMBRE 2003 E’ IL VICARIO COOPERATORE DI CIANCIANA Don Salvatore Lucio Fiore è nato ad Aragona ( AG.) il 13 dicembre 1974. Mentre era studente universitario al primo anno presso la Facoltà di Architettura dell‟Università di Palermo, ebbe “la chiamata”, manifestatasi in verità altre volte nel corso della sua giovane vita, alla quale rispose Sì. Figlio spirituale di don Ignazio Zambito, oggi Vescovo di Patti (ME.), e di don Franco Giordano, parroco del sue paese e successivamente rettore presso il Seminario Maggiore di Agrigento, il giovane Salvatore entra in Seminario nel 1995. Il 19 novembre del 2001, terminati gli studi, viene nominato presbitero per imposizione delle mani di S.E. l‟Arcivescovo di Agrigento, Monsignor Carmelo Ferraro. Subito dopo l‟ordinazione sacerdotale, don Salvatore viene inviato dall‟Arcivescovo a svolgere il suo ministero sacerdotale presso la Basilica Maria S.S. del SoccorsoChiesa Madre di Sciacca, come vicario-cooperatore (viceparroco). Accolto dall‟arciprete don Alfonso Tortorici e da tutta la comunità, don Salvatore rimane nella città saccente per due anni, dedicandosi in particolar modo alla Pastorale Giovanile, in qualità di assistente spirituale, al coro parrochttp://www.sicilykult.it
chiale, alla catechesi, al gruppo liturgico e al movimento giovanile “ Emmaus “. Terminata l‟esperienza saccente il Nostro è stato trasferito alla parrocchia di Cianciana il primo novembre del 2003, sempre come vicario-cooperatore. Nella nostra cittadina don Salvatore era già stato ripetute volte, grazie alla frequentazione dell‟amico don Mario Giuseppe Carbone, nostro concittadino, avendo così l‟opportunità di conoscere molte persone e di poter ammirare le nostre tradizioni. Dice don Salvatore : “ I Ciancianesi sono molto aperti e generosi e si prestano volentieri per le varie attività riguardanti sia la sfera religiosa che sociale”. Arrivato nel nostro paese, don Salvatore si è subito dedicato ai giovani e ai bambini, per far crescere la comunità, aperta alle direttive del Concilio Vaticano II e del Pontefice Giovanni Paolo II. Esperienza gratificante si sta rivelando la celebrazione eucaristica della domenica con i bambini del catechismo che pregano e lodano il Signore anche con canti mimati. Fra gli impegni futuri di don Salvatore vi è la creazione, già in atto, di un movimento giovanile e il GREST( gruppo ricreativo estivo) per i ragazzi tra i 7 e i 13 anni i quali si daranno appuntamento per due settimane per trascorrere insieme momenti di formazione, di preghiera, di canti, di attività sportive e ricreative. Non ci resta che augurare a don Salvatore buon lavoro. Salvatore Panepinto
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La Voce di Cianciana
Numero 1 - Febbraio 2004
Come abbiamo riferito nello scorso numero della Voce di Cianciana ( Rubrica Case in Festa ), Salvatore Albanese, il 30 ottobre del 2003, si è laureato In Scienze Politiche con la tesi di Laurea La civiltà dello zolfo a Cianciana,relatore il chiarissimo professor Giuseppe Carlo Marino.Il pregevole lavoro si articola in sette capitoli ed è impreziosito, in appendice, da un ricco repertorio fotografico e giornalistico. In questo numero La Voce pubblica la prima parte del terzo capitolo intitolato Economia di Cianciana fra „700 e „800 e la scoperta dello zolfo : Morrison - Di Giovanni. ECONOMIA DI CIANCIANA FRA „700 E „800 E LA SCOPERTA DELLO ZOLFO : MORRISON - DI GIOVANNI di Salvatore Albanese Che Cianciana fosse territorio di miniera ne dà prova in età romana Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” XXXIV Liber, quando parlando della Sicilia la definisce come una terra dove si poteva trovare il piombo, la crisite e l‟arginite. Il Fazello, in seguito, nel “De rebus Siculis Deca I Cap.IV” così si esprime: << Lontano da Bivona tre miglia è una cava d‟oro la quale è posta in un monte chiamato Contubernis >>. Documento importante di queste testimonianze i grossi pezzi di piombo rinvenuti nel territorio di Cianciana, portanti la scritta “L. Planil. F. “, il nome cioè del produttore, nonché un‟ancora che attualmente si trovano nel museo di Palermo. Nel dialetto ciancianese le zolfare si chiamano “Pirrera ” cave cioè di pietra, perché appunto in origine esse erano vere e proprie cave di minerale di zolfo, limitate in estensione e in profondità dove si lavorava, spesso, quasi a cielo aperto, che si abbandonavano quando presentavano pericolo di scrollamento per aprirne altra in luogo vicino. E‟ però nel „700 che affondano le radici, le cause e gli interessi generali che hanno sollecitato la ricerca dello zolfo. Il territorio di Cianciana, composto dai feudi Bivona, Feudotto, Ciancianìa consta di ha 3698 e soprattutto Bissana con i suoi pascoli abbondanti di camerope oltre che incentivare la pastorizia aiutò il sorgere di piccole industrie di corde e granate o scope nel corso dei secoli XVIII, XIX. E‟ del 1840 il possesso da parte della casa commerciale inglese MorrisonLeager e C., nel territorio di Cianciana, di una grande miniera di zolfo che poi non fu più attiva a causa soprattutto della mancanza di una rete stradale che agevolasse il trasporto del prodotto estratto e quindi ricavarne adeguati profitti. Le cose cambiarono quando un intraprendente castelterminese V. di Giovanni chiese alla società inglese il permesso di riattivare la miniera, ottenendo anche i mezzi necessari allo scopo. Così in breve quella miniera, di scarsa o nessuna utilità economica per la società inglese, divenne, per l‟ industria del paese, fonte di prosperità e di considerevoli guadagni e molte altre miniere, nelle vicinanze, furono aperte e sfruttate, prendendo anche il nome dai vari concessionari: Passo di Sciacca, Savarini, Grotticelli, Passatello, Falconera. Fino ad allora l‟economia ciancianese si era retta in maniera alquanto precaria sull‟agricoltura, sulla pastorizia e su una esigua attività commerciale, legata http://www.sicilykult.it
quest‟ultima, per via della scarsa viabilità, solo ai prodotti della terra : grano duro, vino, mandorle, esportati per il tramite di grossisti. Ma l‟agricoltura non poteva offrire una sufficiente garanzia all‟economia perché, mancando le macchine e un ammodernamento delle coltivazioni e delle produzioni, tutto si svolgeva a dorso di mulo e per mezzo del mulo. Inoltre tutto il territorio veniva coltivato in maniera estensiva, con prevalenza assoluta del grano e con la coltivazione della fava come coltura di rinnovo. I coltivatori della terra erano fermi ai vecchi metodi, a superati ordinamenti culturali, guidati solo da un bagaglio di cognizioni agricole secolari, ricevute, tramandate dai loro padri e conservate gelosamente nell‟intimo del loro cuore. Di contro il numero piuttosto rilevante di piccoli proprietari, oppressi per secoli da forme di vita anacronistiche e feudali, vessati da imposizioni e soprusi dai vari “ campieri ” che vigilavano sui latifondi dei grossi agrari, non costituiva elemento di elevazione sociale. Animato com‟era, infatti, da scarso spirito associativo, impensabile anche per i tempi, diffidente nei riguardi del prossimo e verso qualsiasi forma di potere costituito, il ciancianese non sente di far parte dello stato e non si considera assistito e difeso nei propri diritti. Neanche il quadro offerto dalla pastorizia risulta,nei secoli da „700 e „800, incoraggiante. Sebbene il territorio, per la conformazione topografica dei terreni, si presti allo sviluppo della zootecnia, in questo settore non si riscontra alcuna dinamicità. Come dice A. Di Giovanni tutto il paese è circondato da una sconfinata distesa di latifondi “ malinconici e deserti che velano ogni cosa di una tristezza arcana e tragica” . Questi latifondi, di proprietà di ricchi signori in città , venivano concessi in enfiteusi ; l‟enfiteuta coltivava parte del latifondo direttamente, seminandone una parte e un‟ altra lasciandola per pascolo per le proprie mandrie e un‟ altra ancora assegnandola spezzettata ad una serie di mezzadri; i campieri , infine, veri mariuoli assoldati con il compito preciso di salvaguardare gli interessi del padrone e difenderne le mandrie dagli abigeati, andavano maturando comportamenti e mentalità tipicamente mafiosi, cercando di arricchirsi per proprio conto, imponendo la propria supremazia sugli altri, organizzando abigeati e delitti di ogni genere. (continua) Pag. 15
La Voce di Cianciana
Numero 1 - Febbraio 2004
Il Movimento per la Vita
Il dottor Rino Ciancimino con il figlio Ezio
Il Dottor Ciancimino Rino, nato a Ribera il 29/7/1955, si è laureato in Medicina e Chirurgia a Roma presso l‟Università degli Studi «La Sapienza» e, dopo un breve tirocinio, ha subito cominciato a lavorare presso l‟ospedale di Ribera. Specialista in Ostetricia e Ginecologia, dal maggio del 2000 svolge la sua attività presso i Consultori Familiari di Cianciana e San Biagio Platani. A lui che è il presidente del Movimento per la Vita di Agrigento, La Voce ha fatto questa intervista.
Dottor Ciancimino, che cos’è il Movimento per la Vita? E‟ un‟associazione di persone che si organizzano a livello locale e contemporaneamente in una federazione nazionale, ma è anche un popolo di donne, uomini, famiglie e giovani che riconoscono il valore della vita umana, anche se non hanno la tessera del movimento. Per sentirsi Movimento per la Vita, infatti, basta affermare l’uguale dignità di ogni essere umano ed il suo conseguente diritto a vivere dal primo istante fino all‟ultimo (quando Dio vorrà) ed avvertire il desiderio di realizzare questo valore nel proprio ambiente, nella società, nella cultura, nelle leggi, nello Stato. Il valore della vita è così grande che deve appartenere a tutti ed essere forza di unione, non di divisione. Coloro che si organizzano nei Movimenti, Centri o Servizi locali sanno di essere parte di un più vasto popolo che dà loro forza ed autorevolezza ed a questo popolo vogliono dare una voce competente, quotidiana, appassionata, persuasiva. Perciò aderire in modo organizzato e formale al Movimento per la Vita significa rendere più forte la voce del «popolo della vita». Quali sono le basi da cui parte il Movimento? All‟origine c‟è la difesa dei bambini non nati perché il bambino non nato è il modello di ogni non contare dell‟uomo, perciò difendendo l‟uomo nella fase più giovane della sua esistenza si pone una solida base affinchè i principi di uguale dignità e solidarietà verso i più deboli siano affermati nei confronti di tutti gli uomini. Qual è allora lo scopo del Movimento per la Vita? Quello di proteggere concretamente la vita di tanti bambini, ma anche quello di costruire una «cultura della vita» che riguarda l‟intera società. In questa direzione ci sospingono anche due autorevolissimi testimoni della vita: Madre Teresa di Calcutta e Giovanni Paolo II. Qual è il metodo del Movimento per la Vita? Dire la verità, ma senza giudicare le persone, stando accanto alla gente. Per quanto riguarda l‟aborto il Movimento per la Vita è convinto che il figlio non si salva «contro» ma «insieme» alla madre, della quale bisogna raccogliere il desiderio più profondo e più vero. Il Movimento per la Vita propone il valore della vita umana come valore civile, cioè dell‟intera società (e http://www.sicilykult.it
percepibile con la ragione), ma sa anche che la visione religiosa consolida e valorizza ciò che tutti gli esseri umani, in quanto tali, possono intuire. Il Movimento per la Vita sa che il valore della vita va difeso con azioni concrete di solidarietà e che la cultura della vita passa attraverso la mente ed il cuore: grande importanza ha anche quanto viene espresso nella cultura, nell‟insegnamento, nelle leggi, nella politica e perciò cerca di essere presente anche in questi settori. Salvatore Panepinto
Fra le iniziative del Movimento per la Vita: I circa 270 C.A.V. (Centri di Aiuto alla Vita), di cui 2 in provincia di Agrigento; Le Case di Accoglienza in cui le donne assistite possono essere accolte ed ospitate in strutture adeguate alle loro esigenze ed a quelle dei loro bambini (14 di esse sono per ragazzine tolte dal marciapiede); Il Progetto Gemma che fornisce un aiuto economico concreto alle mamme in difficoltà all‟inizio della loro gravidanza; Il Centro Documentazione e Solidarietà per la promozione della cultura della vita; Il Sì alla Vita, mensile di comunicazione sociale; Le adozioni a distanza delle mamme (alle prese con una gravidanza difficile o indesiderata) di 8200 bambini, di cui 115 portatori di handicap; Il Numero Verde SOS VITA 800 813 000, attivo 24 ore su 24 ore e 365 giorni all’anno, al servizio della gravidanza difficile.
Per aiutare il Movimento per la Vita basta diffondere la cultura della vita. Per chi lo volesse, poi, è sufficiente fare anche un piccolo versamento sul conto corrente n. 270 31 426, o procedere all’adozione di una mamma in difficoltà anche con solo 10 euro al mese.
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Numero 1 – Febbraio 2004
La Voce di Cianciana
L’ORGOGLIO CIANCIANESE Chi vi scrive, da Reggio Calabria, da tempo avrebbe voluto dare il suo contributo per “La voce di Cianciana”, giornale che i Ciancianesi residenti e non, attendono e gradiscono, poiché riesce pienamente nel suo intento, che è quello di portare Cianciana in tutto il mondo e tutto il mondo a Cianciana. Da anni ormai alcuni amici mi fanno dono dell‟abbonamento che mi permette di tenere i contatti e venire a conoscenza di tante notizie vecchie e nuove, di tante informazioni della tradizione di ieri e della cronaca di oggi, che forse non potrei apprendere altrimenti. Colgo l‟occasione per esprimere, dopo averlo fatto più volte e di persona, il mio compiacimento e la mia gratitudine al Prof. Salvatore Panepinto, per l‟impegno e la diligenza con la quale dirige questo prezioso strumento di comunicazione tra numerosi “paesani”. Dicevo che avrei gradito dare il mio contributo scritto già da tempo, ma i numerosi impegni e un po‟ di trascuratezza personale non me lo hanno consentito. Lo faccio non tanto perché giornalista, con tanto di iscrizione all‟albo, non tanto perché prete, ma mi si consenta, perché “ciancianese”, almeno di origine. Quanti ricordi belli e tristi, quante esperienze esaltanti e dolorose, quante persone che hanno segnato positivamente la mia vita, riempiono la mia mente e il mio cuore. Per scrivere di tutto ciò sarebbe necessario non lo spazio di un articolo, ma di un libro. L‟occasione di questo mio scritto la colgo dalla celebrazione delle Nozze d‟Oro di due amici Ciancianesi, Domenico Abruzzo e Maria Arcuri, celebrato il 24 gennaio scorso a Rive de Gier in Francia. Alla celebrazione sono stato “amorevolmente” costretto a partecipare insieme a mia madre. Ne parlo non tanto per queste due persone in particolare, ma per quanti all‟estero e fuori Cianciana vivono esperienze lieti del genere, in quanto sono sempre occasioni per rivivere momenti forti di aggregazione e di ritrovo tra Ciancianesi. La stessa esperienza l‟ho fatta a Toronto, dopo la mia Ordinazione Sacerdotale, nel luglio del 1991, allorché mio zio Peppe Gambino ha voluto organizzare una bella festa per il novello prete e poi ripetuta in occasione della festa di sant‟Antonio il 13 giugno 2001, quando i miei cugini Joe e Olga Ciaravella di Guelph (Canada) hanno organizzato dei festeggiamenti in onore del Santo Patrono di Cianciana. L‟avrei sperimentato anche lo scorso anno per le Nozze d‟Oro dei miei zii Giuseppe Gambino e Maria Arcuri, se l‟epidemia Sars non avesse impedito la mia partenza per Toronto. Il cliclè è sempre lo stesso, la partecipazione è quella di più paesani possibile, la scusa è una qualsiasi occasione, il divertimento è sempre assicurato, protagonista delle celebrazioni è la memoria. Infatti mai come in queste giornate si dà spazio ai ricordi di tempi lontani, alle memoria di antichi segni, al pensiero di tanti parenti e amici che sono passati a “miglior vita”. Anche il linguaggio http://www.sicilykult.it
rievoca espressioni ormai perdute e ripropone accenti e modi di dire che ormai nessuno conosce più. E ti fai prendere da una forza nuova che ti spinge a cantare vecchie canzoni e stornelli di altri tempi e i piedi si muovono ad antiche danze e contro-danze, tanto che ti fanno scordare acciacchi e artrosi e ti spingono a muoverti come un “giovanottino” o una “signorinella”. E ti sembra che gli anni non sono passati e ti ritrovi ringiovanito nell‟anima e nel corpo. A Rive de Gier l‟esperienza è stata identica e la partecipazione di tanti amici, mai visti prima, ha dato uno spaccato di vita di una parte del mondo, che così come tante altre parti (pensiamo agli emigrati, oltre che del Canada già citato, dell‟Australia, dell‟Argentina, del Belgio, della Svizzera, ma anche dell‟Italia: Como, Vicenza, Biella, o chissà dove, e per ultimo Reggio Calabria) vivono nella dolcezza di un ricordo e nella speranza di un ritorno (anche per poco tempo). E‟ stato molto significativo che alla celebrazione del cinquantesimo degli Abruzzo, fatta nella chiesetta del piccolo villaggio tutto stile medievale di Trèves (un altro paesino vicino a Rive de Gier) abbia partecipato anche il Sindaco con altri rappresentanti della civica amministrazione e con tanto di omaggio floreale, poiché ci dice l‟attenzione per quanti, con i sacrifici di tutta una vita e con il sudore della propria fronte, hanno contributo al progresso del paese. In una saletta vicina all‟antica chiesa ci siamo poi trattenuti da mezzogiorno fino alle otto di sera per gustare “ogni ben di Dio”, ma soprattutto per stare insieme, cantando e ballando a più non posso. Concludo, rivolgendo un saluto a tutti gli amici vicini e lontani di Cianciana, ringraziandoli per la testimonianza di onestà e di laboriosità che sono riusciti a dare sempre lì dove si sono trovati a vivere, facendo ricadere su tutto il popolo italiano in genere, e siciliano in specie, una scia di stima e affetto internazionale, ed esortandoli ad approfittare sempre delle occasioni di ritrovo, perché sono veramente un “bagno” di ottimismo e di entusiasmo, indispensabili per la salute fisica e spirituale. Non mancate mai a questi importanti appuntamenti che fanno tornare nel passato e contemporaneamente allungano la vita. Il Signore Vi ricompensi per tutti i vostri sacrifici, per le sofferenze di chi è stato costretto a lasciare la propria casa, il proprio paese, i propri affetti, in un tempo quando i viaggi e le comunicazioni, specialmente telefoniche, non erano così facili. Sappiate che nulla è andato perduto, oggi molti di voi siete anziani e un po‟ avanti negli anni, ma avete sulle spalle un bagaglio meraviglioso, quello di una grande esperienza e di una coscienza a posto. Vi accompagni sempre l‟orgoglio ciancianese. Sì, siate come me orgogliosi di essere ciancianesi, perché è una vera fortuna essere di Cianciana. E non vi dimenticate di rinnovare l‟abbonamento! Don Giacomo D’Anna-Reggio Calabria Pag. 17
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Numero 2 - Aprile 2004
A
LA TRACCULA
lla categoria degli strumenti autofoni e idrofoni, quelli cioè costruiti con materiali naturalmente sonori e capaci di risuonare mediante percussioni, scuotimento, pizzico o sfregamento, e che non hanno bisogno di tensione addizionale di corde o di pelle di tamburo, appartiene la “Traccula”, o “Battula”, “Ciaccula”, o meglio “Tabella” (lat. Tabùla), consistente in una tavola rettangolare di misura variabile cui vengono incernierate due o più parti mobili che possono essere costruite da ante di legno, maniglie di ferro battuto oppure da martelletti di legno. Il manico viene forato nella parte superiore della „tabella‟ per ovvia comodità di impugnatura, e,mediante una rapida torsione del polso della mano, sul suo asse verticale, si determina quindi l‟azione percussiva dei battenti (fig. A), cioè il battito alternativo sulla sua superficie delle ante o delle maniglie. In questa categoria di strumenti sonori è l‟azione del sonatore che ha forgiato l‟oggetto ad avere la meglio: la loro origine deriva dall‟estensione della mano che colpisce e batte la materia, oppure quella del piede che la percuote pestandola. Questo idiofono è presente quasi ovunque in Italia, anche se con uso oggi più limitato del passato. Detto anche crepitaloco da Chiesa, l‟uso peculiare riguarda I Riti della Settimana Santa, in sostituzione delle campane, e durante il Triduo delle Tenebre, con funzione prettamente segnaletica per l‟annuncio delle funzioni religiose, e, più genericamente, come giocattolo sonoro. Usato come strumento carnascialesco, ma costruito con altre forme, serve pure per produrre fracasso, ilarità, ecc. in determinate situazioni di massa ( incontri sportivi, cortei di protesta, ecc.) Con riferimento formale con la sfera propriamente religiosa, questo oggetto sonoro ha origine pagane. In certe società primitive tribali, infatti, veniva impiegato a scopo magico-rituale per scacciare gli spiriti maligni e tenere lontano qualsiasi entità negativa e malefica che
Fig A
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potesse turbare l‟ordine sociale. Per il particolare valore simbolico della musica o del suono da essa prodotta, assieme ad altri strumenti che riguardano il mondo pastorale, quale campanacci, raganelle, corni animali, trombe di conchiglia, ecc., la traccula produce una sorta di antimusica. Questa, infatti, si basa essenzialmente su strepiti rituali eseguiti all‟interno di un complesso di manifestazioni che hanno in comune il fatto di essere tutte riconducibili nell‟ambito fenomenico (cosmico, vitale, stagionale, sociale, etico, religioso). Tale complesso rituale riguarda appunto determinante occasioni di espressioni popolare, come il Carnevale, l‟esorcismo delle eclissi di particolari società primitive, le Befanate delle tradizioni popolari toscane, (un‟usanza non del tutto sparita, quella di raffigurare la Befana in un fantoccio di cenci che si porta la notte dell‟Epifania di casa in casa con canti, suoni, balli, fuochi d‟artificio, ecc., in cui si chiedono doni e si ringrazia per essi), e infine il Triduo della Settimana Santa, il cui elemento espressivo fondamentale è rappresentato dal fracasso che genera ilarità, gioia vitale, dolce gaudio, quale preludio pasquale del Cristo Gesù Risorto. Atra caratteristica rilevante, nella quasi tonalità dei casi, è l‟attribuzione privilegiata dell‟uso di questo, e di altri oggetti sonori similari, a classi di età giovanili, bambini o adolescenti: ad essi viene infatti affidato il compito di annunciare l‟inizio delle funzioni religiose. Una variante di questo oggetto sonoro è costituita dalla “ciaccula” o crotalo a tavoletta a percussione reciproca, di forma rettangolare e con due fori all‟estremità, una delle quali costituisce il corpo centrale, prolungato in modo da formare un manico (Fig. A + B). I tre pezzi vengono collegati mediante una cordicella non troppo tesa attraverso i fori, sì da consentire la produzione del suono mediante scuotimento. Eugenio Pupello-Bivona
Fig. B
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Numero 2 - Aprile 2004
SOSTENITORI DELLA VOCE La redazione della Voce ringrazia sentitamente gli abbonati che ci hanno confermato la fiducia, rinnovando l‟abbonamento al giornale per il 2004. Un particolare ringraziamento va ai seguenti sostenitori : Signor Salvatore Caltagirone, Comano (Svizzera) Signor Domenico Alfano,Louisville (USA) Signora Rosa Alfano, Ohio (USA) Signor Giovanni Provenzano, Carate Urio (CO) Dottor Gerlando D‟Angelo, Cianciana Signor Francesco Bellanca, Lucerna (TO) Signor Salvatore Arcuri, Venaria R. (TO) Signor Domenico Arcuri, Torino Signor Santo Abella, Grandate (CO) Signor Giuseppe Gambino, Downsview (Canada) Signor Giuseppe Bellanca, Aruba (Antille Olandesi) DAFFODIL, Piante, Fiori Bomboniere, Cianciana Signor Raffaele Impallari, Cianciana Signor Domenico Piazza, Cianciana Dottor Giuseppe D‟Angelo, Milano Signora Antonella Martorana, Cianciana FOOD MARKET SUPERMERCATO, Cianciana Signora Giuseppina Salvioli Cossen., Palazzo Adriano
Dottor Salvatore Monachino, Cianciana Dottor Girolamo Pellegrino, Palermo Signor Domenico Abruzzo, Rive de Gier (Francia) Signor Luigi Bartolomeo, Maslianico (CO) Signor Giuseppe Bondì Ciaravella, Mombaruzzo (AT) Signor Alfonso Greco, Appiano Gentile (CO) Signor Pietro Vaiana, Cernobbio (CO) Signor Ignazio Cammisano, Nuoro Signor Gaetano Di Chiazza, Torino Signor Giuseppe Greco, Woodbridge (Canada) Signor Vincenzo Marino, Merate (LC) Signor Vincenzo Chiazza, Torino Signora Domenica Bruno Di Maria, Rive de Gier (Fr.) Professoressa Giuseppina Cuffaro-Udine E concludiamo con l‟amico Francesco Taormina di Maslianico, sostenitore anche per l‟anno 2003, non citato l‟anno scorso per una involontaria svista. A lui e a tutti gli altri sostenitori ancora grazie.
NOTIZIE DALL’ANAGRAFE: DECESSI -NASCITE Gaetano Siracusa, nato a Cianciana i1 16 giugno 1933, deceduto a Villafranca Sicula il 17 marzo 2004 Antonino Martorana, nato a Cianciana il 18 settembre 1923, deceduto il 19 febbraio 2004 Francesco Montalbano, nato a Cianciana il 24 marzo 18924, deceduto il 27 febbraio 2004 Francesca Piazza in Pensato, nata a Cianciana il 4 gennaio 1933, deceduta il 28 febbraio 2004 Liboria Schembri, vedova Ficarrotta, nata a Cianciana il 30 gennaio 1922, deceduta il 2 marzo 2004 Salvatore Panepinto, nato a Cianciana il 19 aprile 1928, deceduto il 14 marzo 2004 Maria Anna Caruso in Martorana, nata a Cianciana il 18 agosto 1924, deceduta il 31 marzo 2004 Giovannina Conti in Tambuzzo, nata a Cianciana l‟8 novembre 1921, deceduta il 7 aprile 2004
Emily Pia Di Prazza, di Domenico e di Rosalia Caltagirone, nata a S. Stefano Q. il 22-1-2004
Mirko Paturzo di Aniello e di Lara Frisco di Pietro e di AntoCarla Setticasi, nato a Palermo nella Giambrone, nata a Sciacca il 20-3-2004 il 5-4-2004 http://www.sicilykult.it
Khaled Chougui di Rami e di Isabella Caltagirone, nato a S. Stefano Q. il 17-22004
Francesco Traina di Giuseppe Antonio e di Anna Maria Cusu mano, nato a S. Stefano Q. il 22-2-2004
Giada Di Stefano, di Gaeta- Antonella Ciraolo di Micheno e di Giuseppina Piazza, le e di Deborah Mannino, nata a Palermo il 9-4-2004 nata a Palermo il 13-4-2004
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La Voce di Cianciana
Numero 1– Febbraio 2004
CARISSIMI CIANCIANESI, SE VOLETE PASSARE ALCUNI GIORNI DI VACANZA NELLA NOSTRA DILETTA CIANCIANA E NON AVETE DOVE ALLOGGIARE, NESSUN PROBLEMA! TELEFONATECI ! NOI POSSIAMO TROVARVI UNA CONFORTEVOLE SISTEMAZIONE. CHIAMATECI AL NUMERO DI TELEFONO 0922-987.462
(Continuazione da pagina 3)Il vangelo ricorda che Gesù dona”. Nell‟ambito più vasto dell‟intera società la don-
ha scelto come modello del discepolo autentico il gesto di una donna : Gesù scorge molti ricchi che fanno laute offerte e poi una povera vedova che offre poche monete, tutto quanto possiede. Quella donna non dà il superfluo, ma tutto quello che aveva per vivere. Ma la figura del Vangelo che più di tutte ha realizzato la femminilità è stata Maria: Lei, per dono e per libera scelta ha sperimentato la gioia della maternità e ha reso possibile l‟Incarnazione di Gesù. Era una donna come tutte noi: negli atteggiamenti, nella mente e nel cuore, ha amato e ha sofferto come noi. Il 15 agosto 1988 il Papa Giovanni Paolo II volle scrivere una lettera personale e affettuosa a tutte le donne: “ Mulieris dignitatem “( la dignità della donna) sulla dignità e vocazione della donna: questa è la prima lettera in assoluta di un Papa sulla donna:Al rigo 30 di questa lettera si legge: “ la dignità della donna si collega intimamente con l‟amore che ella riceve a motivo della sua femminilità e altresì con l‟amore che a sua volta
Ricette della nostra cucina:
na ha una missione di fondamentale importanza: assicurare l‟umanizzazione della società stessa perché – scrive il Papa – Dio le affida in modo speciale l‟uomo, l‟essere umano”. Tra i tanti pregi della “ Mulieris dignitatem” ce n‟è uno di particolare rilievo: la sua attualità: Le riflessioni proposte da Giovanni Paolo II suscitano un crescente interesse: infatti la lettera apostolica si cala nel vivo di una questione che ha accompagnato e spesso anticipato le grandi trasformazioni della nostra epoca cioè la ricerca dell‟identità e del ruolo delle donne nella società e nella Chiesa. Egli conferma la centralità delle problematica femminile sia per la comprensione delle vicende umane sia per la realizzazione del piano di salvezza. Il Concilio Vaticano II già nel 1965 lanciava alle donne del mondo contemporaneo un messaggio che terminava così: “ Donne di tutto il mondo, cristiane o non credenti, a cui è affidata la vita in questo momento così grave della storia, spetta a voi salvare la pace del mondo!” Gaetana Gambino
Pasta con fave e/o ricotta
Ingr.: 1 kg. di fave verdi tenere; 200 gr. di ricotta fresca; formaggio grattugiato: q.b.; sale e pepe: q.b.; cipolla: q.b.; olio: q.b.; 350 gr. di ditali. Prep.: sbucciate le fave e lavatele. Soffriggete in un po‟ d‟olio la cipolla affettata e le fave; salate e pepate. Cucinatele a fuoco dolce, aggiungendo un po‟ d‟acqua solo se necessario. A parte lessate la pasta; scolatela non del tutto; rimettete in pentola, versatevi le fave e la ricotta. Amalgamate bene, spolverizzate con formaggio e servite. Domenica Pulizzi, Eugenio Giannone Cianciana I nipoti Montalbano e La Corte fanno tantissimi auguri allo zio Salvatore La Corte, abitante S Da a Caracas (Venezuela), in occasione del suo compleanno che festeggerà il 15 maggio 2004. A Da Adelaide Il dottor Bernardo Barbera manda un caloroso saluto al professor Ferdinando Cuffaro, a Totò Cuffaro, a Totò Greco e famiglia, a Silvestre e Filippo Acquisto e famiglie. L eDaAnna Adelaide Emanuela Campisi in Carubia saluta e ringrazia la sorella Angela ed il cognato Vincenzo U Alfano per averle offerto l‟abbonamento alla Voce. Saluti anche per i fratelli Francesco e Paolo Campisi e abitanti a Como. Un saluto a tutti gli amici conosciuti a Como, a Pina Cannatella, ad Anna Leone e T famiglie a Nina Perzia e a tutta la redazione del giornale. I Da Cianciana Angelo Mattaliano e famiglia salutano Nino Panepinto e famiglia residenti a Montreal.
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