La voce di Cianciana n2 aprile2005

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Cianciana ‘na tuttu lu munnu, tuttu lu munnu a Cianciana! Numero 2 – Aprile 2005

CI PERMETTIAMO RICORDARE, A CHI NON L’AVESSE ANCORA FATTO, DI RINNOVARE L’ABBONAMENTO PER L’ANNO 2005

LA FAMIGLIA TERMINI ABITANTE A PANAMA SICILIA = MAFIA? UN‟ALTRA OPINIONE DI A. GRECO UNA RIFLESSIONE DI FRANCESCO P. PIAZZA IL PAESAGGIO SONORO DELLA SETTIMANA SANTA

L’angolo della posta

IN QUESTO NUMERO Pag 2

La famigla Termini abitante a Colòn- Panama

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Festa della famiglia - Lu lamentu a Montedoro

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Il salotto della poesia

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La festa di San Giuseppe il 13 marzo

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Sicila = Mafia? Un‟altra opinione di A. Greco Pag 12

Il paesaggio sonoro della Sett. Santa di A. Abella

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L‟uomo e la felicità di Francesco Paolo Piazza Pag 13

La Passione di nostro Signore - Anno 2005

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Lu marranzanu : Il mandolino di E. Pupello

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Il pittore Andrea Arcuri - Sostenitori del giornale

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Notizie dall‟anagrafe

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Case in festa

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Dolci vacanze - Briciole di saggezza

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GRUPPO FOLCLORISTICO ANNI ’60. PER I NOMI VEDI A PAGINA 2

http://www.sicilykult.it


Numero 2– Aprile 2005

La Voce di Cianciana

La Voce di Cianciana COME ERAVAMO (foto di copertina)

Gruppo folcloristico anni ‟60 In piedi da sinistra Girolamo Montalbano, Fortunato Montuoro, Luigi Montalbano, Eugenio Giannone, Cosimo Carubia, Alfonso Marino, Franco Cannatella. Nella fila centrale, da sinistra Giuseppina Dato, Periodico bimestrale di informazione e Anna Piazza, Rosanna Montalbano, Tanina D‟Angelo, Giovanna Giudi cultura, edito dall’Associazione Cul- liano, Gaetano Carubia. In prima fila Giuseppina Bongiovanni, Rosetta Montuoro, Anna Croce con Concetta Montuoro e Giuseppina Panepinturale “Sicily Kult” di Cianciana. to ( adesso abitante a Hoddesdon) il giorno della prima comunione. Anno V, numero 2 - Aprile 2005 Direttore Responsabile: Enzo Minio Direttore Editoriale: Salvatore Panepinto Progetto grafico e fotografico Filippo Mattaliano, Stefano Panepinto Studio immagine Redazione: Andrea Arcuri, Antonino Arcuri, Rino Cammilleri, Gaspare D’Angelo, Agostino D’Ascoli, Fausto De Michele, Judith Evans, Gaetana Gambino, Eugenio Giannone, Filippo Mattaliano, Nuccio Mula, Giusy Piazza, Bina Vaiana.

Da Adelaide (Australia) - Caro professor Salvatore Panepinto, ringraziamo lei e tutta la redazione per tutte le notizie che ci fate arrivare nelle nostre case. Anche se siamo fuori dalla nostra terra natia da 45 anni, ci fa sempre piacere ricordare tanti avvenimenti e tanti paesani. Recentemente mi sono commossa nel leggere il racconto di Don Giacomo D‟Anna che ha fatto, insieme alla sua mamma e alla sua sorellina, tantissimi sacrifici a causa della morte del padre. Anche noi siamo rimasti giovanissimi senza il nostro caro papà. Eravamo 6 figli: mia sorella Antonina di 21 anni, mio fratello Ferdinando di 19 anni, io Caterina di 17 anni, mia sorella Maria di 14 anni, mio fratello Salvatore di 12 anni e mio fratello Giuseppe di 2 anni e mezzo. Siamo stati fortunati ad avere Ferdinando come fratello. Lui era il più grande di tutti e si è preso sulle sue spalle tutto il peso della famiglia, prendendosi cura di noi e per questo tutti lo abbiamo come un padre, e gli siamo infinitamente riconoscenti. Cordiali saluti per tutti i parenti ed i ciancianesi. Caterina Cuffaro in Taormina

Direzione e Redazione: via Cavour, 3 92012 Cianciana (AG) Italy. Tel. 0922-987.462 E-mail Se volete inviarci un messaggio via e -mail, chiamate al numero di telefono in alto. Vi sarà comunicato l’indirizzo. Da Grandate (Como) - Caro SalvaLA MIA TERRA tore, un grazie di cuore per gli auguri Conto Corrente Postale n° 17905977 che ci avete inviato in occasione della Tutto io amo della mia terra, Conto Corrente Bancario: Santa Pasqua. Caro Salvatore, allega- le messi che fluttuano al vento, vedi pagina 16 ! ta alla presente troverai la foto ritra- l‟arancio dal dolce profumo, gli sterpi abitati da vespe, ente l‟asilo delle suore Orsoline Autorizzazione Tribunale di Sciacca le acque seccate dal sole, nell‟anno 1962, foto inviatati a suo n° 5/01 del 26/09/2001. tempo dal signor Dino Vaccaro che il monte che pende sul mare, la chiesa dagli arabi segni, ringrazio e che è stata pubblicata dal Spedizione a regime libero. Autorizza- nostro giornale nel numero 5 il volto scavato da fame, zione della Direzione Provinciale delle dell‟anno 2004. Ebbene nella foto il dolore nascosto da veli. PP.TT. di Agrigento, settore commersulla sinistra c‟è raffigurata la maeciale stra Maria Campisi, nata il 4-5-1942 Maria Campisi (nella foto) 16 Aprile 1970 e morta giovanissima il 9-5-1990 la Stampa: Tipografia Geraci - S. Stefano quale è tuttora ricordata per le sue Quisquina (AG). alte doti di insegnante e per tanti bellissimi ricordi. Maria ha lasciato tante Quanto espresso dai singoli autori, negli articoli firmati, non rispecchia necessariamente l’opinione del gior- bellissime poesie, custodite gelosanale. Gli autori, che sono del tutto liberi di esprimere il mente dalla sorella Angela Campisi, loro pensiero, se ne assumono implicitamente la reabitante a Cernobbio, ispirate da una sponsabilità. tenera sensibilità come nella poesia © Copyright 2005 - Associazione Culturale “Sicily La Mia Terra che ti invio e che ti Kult” - Tutti i diritti riservati. Senza il permesso del Direttore Editoriale, la riprodu- chiedo di pubblicare a nome della zione totale o parziale di qualsiasi parte del giornale è sorella Angela che già ti ringrazia vietata. anticipatamente.

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Numero 2 - Aprile 2005 Da Rosario (Argentina) - Illustrissimo, Chiarissimo Assessore dottor Santino Lo Presti, chi scrive è l’Avv. Miguel Angel Milano, da Rosario (Argentina) perché grazie a Lei si presenta per noi la possibilità di ricevere ogni due mesi il giornale La Voce di Cianciana. Tanto io, come tanti altri argentini, abbiamo bisogno di comunicazione con la nostra cara e bella Sicilia, specialmente con la "bedda" Cianciana. Come Lei sa, noi abbiamo lo scambio 4 $=1 €... ossia, dobbiamo lavorare 4 volte per prendere lo stesso di voi. E’ impossibile essere sostenitore. Inoltre, il poter ricevere questo giornale, favorisce anche la relazione con gli altri Ciancianesi nel mondo. Ad esempio, questa settimana ho ricevuto dal poeta Tano Alessi di Torino una lettera dove mi saluta e mi fa sapere di altri Ciancianesi della mia città e della mia regione. Grazie a La Voce di Cianciana ho poputo conoscere il Prof. Fausto Di Michele (il cui nonno era il Barone della città e mio bisnonno il suo cavaliere).

La Voce di Cianciana Mi piace anche sapere tutte le cose che accadono in città e tutto quanto si scrive, incluso le nascite e morti di gente di Cianciana e di discendenti di ciancianesi, i cibi, le storie, e anche, potere io stesso scrivere qualcosa per il Giornale. Caro amico, ... posso dirLe amico????, grazie, grazie a mio nome e specialmente a nome di tutti quelli che, come me, ricevono il giornale. Grazie per la sua buona volontà. Nella mia città ci siamo tantissimi ciancianesi, per questo ho pensato che possiamo anche fare un gemellaggio. Possiamo anche aspettare Lei ed il Prof. Panepinto in questa Rosario, la seconda città dell’ Argentina. Qui sarete accolti con tutti gli onori. La ringrazio nuovamente e la saluto cordialmente. Avvocato Miguel Angel Milano Nella foto l’assessore alle politiche sociali ed emigrazione della provincia regionale di Agrigento, il dottor Santino Lo Presti.

FESTA DELLA FAMIGLIA NEL NOSTRO PAESE Si è svolta a Cianciana domenica 6 marzo ultimo scorso la festa della famiglia, organizzata dal Gruppo Famiglia della nostra Parrocchia, che ha visto la partecipazione accorata di molte coppie di sposi della nostra comunità. In particolare sono state festeggiate tutte le coppie di cui ricorrevano gli anniversari di matrimonio dal 5° ai suoi multipli e cioè 5°, 10°, 15° e così via fino al 60° anno. Un dato degno di nota: la presenza in Matrice di molte coppie di cui ricorreva il 50° anniversario di matrimonio quasi a sottolineare che, nonostante le quotidiane cronache che metterebbero in risalto la crisi dell’istituzione matrimoniale, qui da noi, nel profondo Sud, esso continua a reggere l’urto dei tanti fattori che lo minacciano. Dopo la celebrazione liturgica celebrata dal nostro arciprete Padre Pace, che ha donato a

tutte le coppie una pergamena ricordo, c’è stato un momento di fraternità presso l’Oratorio don Gerlando Re, dove gli intervenuti hanno degustato le prelibatezze ed i dolci preparati per l’occasione dalle coppie stesse. Salvatore Panepinto

SUCCESSO DEL “LAMENTU” ALLA RASSEGNA INTERNAZIONALE VIENNA – MONTEDORO Dopo gli importanti riconoscimenti conseguiti dal nostro gruppo polivocale Lu Lamentu nel corso del 2004, rispettivamente presso l’università di Palermo ed a Sternatia, in provincia di Lecce, un altro importante riconoscimento è stato ottenuto il 23 marzo ultimo scorso a Montedoro in provincia di Caltanissetta. Nel piccolo comune dell’entroterra nisseno si è svolta, infatti, la rassegna dei cori della Passione e Morte di nostro Signore, nel quadro dell’incontro culturale italo – austriaco “ Vienna – Montedoro “ che ha visto la partecipazione di numerosi gruppi tra i quali quello austriaco, della Corsica, della Sardegna, di Caltanissetta, di Montedoro e il gruppo di Cianciana. Notevole l’interesse suscitato dall’esibizione del nostro gruppo polivocale che, pur presentando delle analogie sul piano musicologico con la polivocale di Monte-

doro, si distingue, secondo il parere degli addetti ai lavori, per il profondo pathos che lo pervade. Sotto la guida sia del presidente Dottor Nino Arcuri, redattore della Voce di Cianciana, che ha tracciato gli aspetti musicologici, la storia, nonché l’intercalare del gruppo nel contesto dei riti della Settimana Santa di Cianciana, sia dal direttore artistico dottor Angelo Abella, il gruppo ciancianese ha eseguito tre brani dello Stabat Mater e due inni all’Addolorata. Nel corso della manifestazione c’è stata la consegna di due targhe donate dal comune di Cianciana, rispettivamente al professor Petix, assessore alla cultura di Montedoro, consegnata per mano del consigliere comunale Onofrio Abella, e al professor Garofano dell’Università di Palermo, consegnata dal dottor Nino Arcuri. S. P. Pag. 3


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La Voce di Cianciana

LA FESTA DEL PATRIARCA SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE, FESTEGGIATAO A CIANCIANA IL 13 MARZO

La festa di San Giuseppe a Cianciana è stata celebrata da sempre il 19 marzo, nell’imminenza dell’equinozio di primavera, quando l’imminente rigore dell’inverno viene soppiantato dai timidi raggi di sole, e dalla festosa esplosione dei colori della bella stagione. Nonostante che a San Giuseppe non sia stato attribuito il patronato della città, è considerato dal popolo più che patrono e protettore, e ogni ciancianese, fin dalla nascita, porta nelle sue tradizioni religiose la devozione al glorioso patriarca. A San Giuseppe si ricorre per ogni necessità: vi fa affidamento il bambino, il giovane, il papà e la mamma di famiglia, l’anziano; vi ricorre il povero e il ricco, l’orfano e la vedova; come ad un amico gli si confidano gioie e dolori e gli si chiede, nel bisogno, il sospirato soccorso. Quest’anno, coincidendo la festa con la vigilia della domenica delle palme con cui la Chiesa apre la Settimana Santa, il parroco Don Giuseppe Pace, di comune accordo con i sacerdoti della comunità e del consiglio pastorale, ha deciso di anticipare i solenni festeggiamenti alla domenica 13 marzo. Ricco di forti momenti di fede e di folklore è stato il programma. La festa ha trovato il suo inizio domenica 6 marzo con la giornata dedicata alla famiglia (ricordiamo che San Giuseppe è stato capo e custode della più santa delle famiglie) in cui si sono ricordati gli anniversari di matrimonio e a cui è seguito nell’oratorio “Don Gerlando Re” un momento di festa. Lunedì 7 ha visto la comunità ecclesiale, in particolare i giovani, impegnata nella Via Crucis cittadina portando in processione la croce donata da Giovanni Paolo II ai giovani della diocesi di Agrigento, in occasione della storica visita dell’8 maggio 1993. Mercoledì 9 è stato proiettato il film “Giuseppe di Nazareth” e giovedì 10 con grande partecipazione abbiamo attraversato alcune vie del nostro paese portando in processione il SS. Sacramento, in occasione dell’anno eucaristico indetto dal Santo Padre. Ancora vari momenti forti tra cui la visita agli ammalati e la giornata dell’ammalato, la visita alle scuole e ai giovani della comunità da parte delle suore missionarie. Ma il culmine della festa è stato sabato 12 marzo quando gli

abitanti si sono svegliati con l’alborata, poi per tutto il giorno il comitato ha girato il paese per la questua accompagnato dalla banda musicale. In serata, dopo i Vespri solenni nella Chiesa del Convento, è stata inaugurata una mostra di foto d’epoca di tavole e feste dagli anni ’40 a oggi, santini, statue e quadri riguardanti il Santo, allestita presso la Chiesa del Purgatorio. Domenica 13 marzo, la festa si è svolta come da tradizione: benedizione della Tavola in casa del superiore, raccolta delle offerte nel corso, pigliata di li purciddrati, cavalcata, benedizione della tavola in piazza Orologio, S. Messa solenne e processione. I festeggiamenti si sono conclusi in tarda serata con uno splendido spettacolo pirotecnico, l’entrata del Santo e lo scambio della plangia. La festa di quest’anno ha assunto una particolarità importante per il nostro paese, cioè il gemellaggio con le città e i rispettivi comitati “pro festeggiamenti San Giuseppe” di Favara (Ag) e Casteldaccia (Pa). Il gemellaggio, iniziato a Casteldaccia l’8 agosto 2004 e poi a Favara il 5 settembre 2004, si è concluso a Cianciana appunto domenica 13 marzo 2005. Il gemellaggio si è così svolto: accoglienza dei comitati e dei signori sindaci dei rispettivi comuni in Piazza Aldo Moro e sfilata per Corso Vittorio Emanuele. Alla scalinata dell’orologio, saluto del Sindaco Onorevole Salvatore Sanzeri e scambio di doni tra le comunità, presentazione dell’Inno di Cianciana composto dal maestro Borgia e parole del prof. Eugenio Giannone. Un’altra particolarità è stata, come già accennato sopra, la mostra dal titolo “San Giuseppe nell’arte popolare e nella devozione dei ciancianesi”, più di 400 le foto di tavole e feste, 900 santini raffiguranti San Giuseppe, numerosi quadri e oggetti riguardanti il culto al santo. A portare avanti, con grandi sacrifici e con grande entusiasmo, i festeggiamenti di quest’anno, coadiuvata brillantemente dalle assistenti Giusy Di Liberto e Mattia Miceli e da numerosi amici e parenti, è stata la signora Giuseppina Montalbano in Panepinto che ringrazia tutti per la collaborazione. Il comitato inoltre vuole ringraziare tramite La Voce i signori Pino Palminteri e Nino Cuffaro e tutti i ciancianesi di Hoddesdon per la loro generosissima offerta. L’incarico dei festeggiamenti per l’anno venturo è stato affidato alla dottoressa Maria Comparetto, che sarà coadiuvata da Francesca Marino e da Maria Ferraro. Roberto Di Miceli Pag. 4


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Il comitato 2005 davanti alla tavola esterna, nella scalinata dell’orologio.

La cavalcata di qualche anno fa

LA SETTIMANA SANTA 2005 Il paesaggio sonoro della Settimana Santa a Cianciana di Angelo Abella La Settimana Santa è una ricorrenza cristiana alla quale tutto il popolo di Cianciana è sempre stato legato in maniera particolare. È senza dubbio uno dei momenti più importanti e centrali del calendario annuale. In Chiesa la sera del Giovedì Santo si celebra la messa durante la quale ha luogo il rito della lavanda dei piedi, il quale nella sua simbologia richiama l’istituzione del sacerdozio. Dopo le funzioni religiose, in piazza Aldo Moro che si trova ai piedi della Chiesa, vengono drammatizzati alcuni momenti importanti della Passione di Cristo: l’ultima cena, il tradimento di Giuda, la cattura di Gesù nell’orto degli ulivi, il processo davanti al Sinedrio, a Pilato e la flagellazione. È questa la prima occasione in cui compare il lamentu, canto polivocale altamente drammatico, ricco di toni intensi e tramandato oralmente da generazione a generazione. Esso infatti trova spazio all’interno della scena della flagellazione : quando Gesù viene legato ad un tronco d’albero e frustato dai soldati romani, i lamentatori eseguono Populu meu. A questo punto l’azione teatrale si lega al canto creando un’immagine fortemente drammatica, triste e di rara suggestione. L’intera manifestazione viene realizzata dall’Associazione Settimana Santa. Il Venerdi Santo è il giorno della condanna, della crocifissione e morte di Gesù. Dopo la drammatizzazione della condanna, segue la Via Crucis, un momento che sembra riportarci indietro nel tempo. È come ritrovarsi a Gerusalemme il giorno in cui Cristo viene condannato a morte. Intorno alle ore 11 inizia la Via Crucis : Gesù viene caricato della croce e circondato dai soldati romani, che lo frustano ( i lamentatori intanto eseguono il lamentu, Populu meu), seguono i due ladroni.

Quando il popolo giunge in prossimità di piazza Torre dell’Orologio, la Madonna Addolorata accompagnata da San Giovanni e dalle pie donne (che hanno percorso la Via Cordova) si incontra con Gesù. I lamentatori alla scena che riecheggia l’incontro della Madre col figlio eseguono il piduzzu (strofa di quattro versi)) ahimè che vedo langue Maria: la concomitanza degli aspetti drammatici della scena rappresentata con gli aspetti musicali del lamento sottolinea il significato profondo del testo poetico. Mentre i lamentatori sono impegnati nell’esecuzione del lamento una pia donna con la quartana (brocca in terracotta) offre dell’acqua al Cristo sofferente. A seguire un soldato fa cadere volontariamente la quartana, l’ acqua si sparge senza rinfrescare le arse labbra di Gesù. La Via Crucis prosegue lentamente per la salita Regina Elena; si assiste all’incontro del Cireneo con Gesù accompagnato dal canto O cuore mio crudele. Subito dopo la Veronica col suo velo asciuga il viso di Gesù e mostra a tutti i presenti l’immagine impressa nel velo; viene immediatamente eseguito l’inno Ha, si versate lacrime. Dopo che Cristo cade ormai sfinito in piazza Largo San Gaetano, la via Crucis prosegue per la salita Calvario. Si vede in lontananza il Monte Calvario e la croce; alla vista di tale scenario i lamentatori intonano ammira quel legno croce. Si giunge così al Calvario che si trova in cima ad una collina. Gesù sta per essere crocifisso dai due soldati romani, nel momento in cui i chiodi stanno per penetrare le mani di Gesù i lamentatori eseguono Chiovu Crudeli: anche in questo caso rappresentazione scenica e musica evidenziano ulteriormente il significato intimo del rito. Dott. Angelo Abella

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SETTIMANA SANTA 2005 Con il tradizionale incontro avvenuto in piazza Orologio tra la Madonna e il Cristo Risorto e alla presenza di San Michele Arcangelo e con la successiva processione per le vie del paese, si è conclusa a Cianciana l’intensa Settimana della Passione e Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, iniziata la Domenica delle Palme. Come sempre la comunità ciancianese ha celebrato con grande partecipazione l’evento religioso della drammatizzazione, ormai patrimonio del paese intero. Quest’anno nel giorno di Pasqua, l’onore di portare la plangia e quindi di rivestire la carica di presidente è stato del signor Giovanni D’Angelo, fu Saverio, abitante a Cantù (Como), presente a Cianciana dopo tanti anni con la moglie Giuseppina e con la sorella Gaetana D’angelo, vedova Caltagirone, residente a Lansarques (Francia), anche lei presente a Cianciana dopo tanti anni. Grande è stato il successo per la drammatizzazione delle ultime ore di Cristo, sulla scia delle importanti novità introdotte già l’anno scorso sul piano della scenografia, curata dall’architetto palermitano Marco Martire, sul piano della rielaborazione dei testi, dell’inserimento di nuove scene come ad esempio quella del coro delle voci bianche che dialogava con Cristo, e tutto ciò sotto la direzione artistica del professor Mario Cammarata, confermato nel suo incarico anche quest’anno. E importanti novità sono state registrate anche quest’anno per i numerosi ciancianesi, venuti in tanti dall’Italia e dall’estero, insieme a tanti, tanti turisti. Per cominciare, così come avevamo anticipato nel numero scorso della Voce, tutti i testi drammatizzati sono stati

scritti dal professor Mario Cammarata che ha introdotto anche una nuova scena, un monologo iniziale da parte della Madonna. Con la voce di Consuelo Lupo, nota attrice palermitana che lavora per Rai Tre, è iniziata la drammatizzazione con Maria di Nazareth, madre di Cristo, impersonata brillantemente anche quest’anno da Giovanna Losi, che ha recitato un monologo che ha fatto da prologo all’intera vicenda delle ultime ore di Cristo, culminata con la sua crocifissione. Alcune scene si sono svolte nella scalinata dell’Orologio, oltre al su mensionato monologo di Maria, l’incontro di Cristo con i ragazzi, e l’Ultima Cena. In piazza Matrice si sono svolte le scene del Sinedrio, di Ponzio Pilato, del re Erode, e l’effetto scenografico è stato suggestivo perchè i vari attori confluivano in piazza Matrice provenienti dalle strade adiacenti, mischiandosi tra gli spettatori che affollavano le piazze ed il corso, illuminato da semplici torce. La scena della flagellazione quest’anno si è svolta nella scalinata dell’Orologio. Anche il tempo è stato clemente ed ha favorito il normale svolgimento dei riti. Non ci poteva essere migliore ricompensa per gli amici dell’Associazione Onlus Settimana Santa di cui ricorre proprio quest’anno il trentesimo anno di fondazione. “ A nome di tutti gli associati - ci dice il presidente dottor Gerlando D’Angelo - intendo ringraziare tutti i concittadini di Cianciana, poi i tanti turisti, tutti gli attori, i collaboratori esterni, padre Fiore nella doppia veste di attore e di guida spirituale. Ricordo inoltre ai lettori della Voce di Cianciana che quest’anno abbiamo realizzato un DVD di tutta la Passione. Chiunque può richiederlo telefonando al 0922 - 987.063 o scrivendo direttamente all’Associazione Settimana Santa, Corso Vittorio Emanuele, 92012 Cianciana (AG). Salvatore Panepinto

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ATELIER PER ANDREA ARCURI A SCIACCA IL PROSSIMO 30 APRILE Il pittore Andrea Arcuri continua imperterrito la sua attività artistica aprendo sabato 30 aprile, in concomitanza con il 105° Carnevale di Sciacca, un suo atelier nella città saccente e precisamente al civico 35 di via Incisa, nel centro storico. Sono sempre più frequenti i consensi che l’artista riceve per la sua ormai lunga produzione alla quale si è dedicato con particolare cura negli ultimi tempi. Recentemente ha esposto nel miglior albergo del Principato di Monaco, l’hôtel de Paris, ed esporrà a fine giugno a San Daniele del Friuli, nell’ambito de la Sagra del Prosciutto. Del nostro pittore ha scritto recentemente il noto giornalista e critico Enzo Gonano che così ha commentato le sue processioni, temi ricorrenti nella sua pittura : “ Così, il rispetto della storia è diventato un progetto qualificante nella pittura di Arcuri, che nella processione si manifesta al meglio. Come? Con il bisogno di conferire dignità e vetusta saggezza alla piccola chiesa del paese che si impone, essenziale ed elegante, con la stessa solennità di una possente cattedrale, e che, rappresentando, propria essa, la grandezza immota del tempo, va fiera,

fino a compiacersi, di quel semplice rito che le si rinnova davanti, antico come le sue pietre. Quanto poi al silenzio, chi può giurarlo di sentire uscire dalle bocche tutte eguali dei chierichetti una sola nota musicale? Chi può non ammettere che si tratta, invece dell’effetto di quello stesso fermaimmagine ciccato per il piacere del ricordo? Per saperne di più sull’arte di Andrea Arcuri, visitate il sito internet www.andreaarcuri.it S.P. Processione,olio su tela 40 x50

SOSTENITORI DELLA VOCE DI CIANCIANA La redazione del giornale ringrazia sentitamente gli abbonati che hanno anche quest’anno rinnovato l’abbonamento. Un sentito ringraziamento va ai seguenti sostenitori : DALL’ESTERO Olga e Joe Ciaravella, Guelph (Canada); Di Rosa Gianni, Vancouver (Canada), Vincenzo Miceli,Haine St-Pierre (Belgio); Giovanni Caltagirone,Lansargues (Francia); Carmela D’Angelo, St-Leonard (Canada); Rosario Campisi,Schwarzenbek (Germania); Antonino Marino, Saint Chamond (Francia); DALL’ITALIA Francesco Bellanca, Lucerna (TO); Domenico Arcuri, Torino; Leonardo Marino, Maslianico (Co); Vincenzo Cinquemani, Padova; dottor Giuseppe D’Angelo, Milano; Santo Abella, Grandate (Co); Giuseppe Ciaravella Bondì, Mombaruzzo (Asti); Gaetano Di Chiazza, Torino; Pasquale Termini, Schio (Vc); Gaetano D’Angelo, Cavallasca (C0); dottor Vincenzo Guida, Padova; Ignazio Cammisano, Olbia (SS); CIANCIANA Dottor Gerlando D’Angelo, Ins. Angela Salvo Giambrone, Andrea Carubia, Associazione Theatron, Gerlando La Corte, ragionier Francesco Ciraolo, Alessio Maragliano, dottor Nello Paturzo, professor Giovanni D’Angelo, professor Pasquale Tallo, ditta DAFFODIL, PIANTE, FIORI, BOMBONIERE - Cianciana, DITTA ANTONINO CIMINO, ELETTRODOMESTICI, ELETTRICITA’, ARTICOLI DA REGALO, via Nazionale, 33 Alessandria della Rocca. Pag. 7


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Numero 2 - Aprile 2005

Nozze D’Oro per Vincenzo Cicchirillo e Antonina Di Chiazza Cianciana 19-2-’55 Ashton 20-2-’05

Nozze d’oro per il signor Vincenzo Cicchirillo, (nato a Cianciana il 3-3-’32, emigrato in Gran Bretagna nell’ottobre 1951) e per la signora Antonina Di Chiazza. Cianciana 19 febbraio 1955, Ashton 20 febbraio 2005. I coniugi Cicchirillo sono stati festeggiati dai tre figli Rosina, Pietrina e Giuseppe Antonio, dai generi, dalla nuora e da ben sette nipoti: Gabriella, Paolo, Giuseppe, Carolina, Alessandro, Roberto e Lucia ( foto a sinistra)

Circondato dall’affetto della moglie Pierina, dai figli Salvatore e Giuseppe, dalle nuore Giovanna e Mariella e da tutti i nipoti

il signor Pietro Sanzeri festeggia i suoi novantanni di età Cianciana, 13 febbraio 2005 (foto a destra)

Con il calore delle figlie Rosa ed Enza, dei generi Peppino Cusumano e Piero Raffa e di tutti i nipoti

la signora Rosalia Bondì vedova Chiazza festeggia gli ottanta anni di età Cianciana, 21 marzo 2005

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Numero 2 – Aprile 2005 ERRATA CORRIGE

Marco (non Mario) Pio Alfano di Francesco e di Giuseppina Marino, nato a S. Stefano Q. il 28/01/05

NASCITE

Camille Provenzano di Toni e di Julie Sellier, nata a La Grand Croix il 10-03-2005

Claudina Cecilia Milano di Miguel Angel e Claudia Camicia, nata a Rosario, Argentina, il 16-03-2005

Antonio Raffa di Pietro e di Giovanna Tambuzzo, nato a Arzignano (VI) il 17-02-05

CI SONO DEI CINCIANESI ANCHE A COLON, NELLA REPUBBLICA DEL PANAMA Ultima “scoperta” della Voce: la famiglia Termini che vive a Colòn, nella Repubblica di Panama. A dire il vero è stato Nicolò Termini a scoprire noi attraverso il sito. Ne è nata una corrispondenza e-mail . Abbiamo chiesto al nostro nuovo amico di raccontarci brevemente la sua storia, parlandoci di questa insolita terra di emigrazione per la sua famiglia. Ecco che cosa ha scritto per La Voce il signor Nicolò Termini. Ciao carissimo Salvatore spero che quest’anno ti porti tanta felicitá a te e la tua famiglia. Adesso provo a raccontarti la mia storia. Ti posso dire che mio papa Vincenzo Termini Chichirillo per affari della vita è arrivato a Colón, città del Panama che si trova sulla costa atlantica, nel marzo del 1970. Suo cugino Stefano Raffa e sua moglie erano già qui e lo hanno ricevuto. Da buon italiano lui ha fatto la professione del costruttore. Siccome la famiglia Raffa aveva aperto la pizzeria che si chiamava Tony's Pizza in onore del suo primo figlio Anthony Raffa. Carmela Raffa amministrava e mio papa di notte. Con il tempo la famiglia Raffa decide di trasferirsi negli Stati Uniti e mio padre rimane qua a Colon gestendo la pizzeria. La nostra è stata la prima pizzeria nella cittá di Colón e rapidamente abbiamo ottenuto successo tra i clienti che gradivano tanto il sapore della pizza. In quella epoca mio padre fa la conoscenza di quella che sarebbe diventata sua moglie, la signora Ariadna Garrido. Da lei ha avuto tre figli: Katrina la primogenita, Christella ed io Nicoló. Qualche anno dopo, nel 1973, un consorsio italiano invita mio papa a partecipare alla costruzione nella cittá di Guayaquil, Ecuador di un centro commerciale. Con spirito di avventura e credendo di fare il bene per la famiglia egli decide di trasferirsi portando con lui la mia mamma. Dopo aver completato il centro commerciale,

mio padre decide di ritornare a Panama e inizia a lavorare per un poco di tempo nella Zona Franca. Però, come dice lui, "non c’è nessun padrone meglio di se stesso" per cui ha riaperto di nuovo una pizzeria chiamata Pizzeria Siciliana. Adesso ha un negozio e vende materiale per costruzione.Intanto la nostra famiglia è cresciuta: Katrina si è laureata in amministrazione delle imprese e si è sposata con Mohamed Hachem ed ha un figlio di nome Amir; anche Christella si è laureata e attualmente lavora nella Zona Franca. Maritata con Rodolfo Barquero ha due figli, Enzo Nicoló e Daniela Valentina.E per finire io Nicolò che sto studiando architettura, sposatomi con Michelle Castillo e abbiamo un figlio che si chiama Stefano. Mia mamma lavora nel banco Cuscatlan-Panabank nella Zona Franca. Come puoi vedere mio padre è finito a Colón e si è formato una famiglia piena di amore. Adesso sono 34 anni da quando mio padre ha messo piede in questa terra panamense, lontano della sua famiglia, ed ha cercato di imparare la lingua e anche i costumi di un paese completamente diverso dell’ Italia stessa. Però ci ha parlato sempre delle sue radici, trasmettendoci il sentimento di amore per la sua terra e noi, i suoi figli, ci consideriamo ciancianesi al 100% e trasmetteremo questo sentimento ai nostri figli. Ti saluto Salvatore e buon proseguimento nel tuo lavoro. Nicolò Termini Foto a sinistra Vincenzo Termini, la signora Ariadna e i nipoti. In alto Nicolò Termini, la moglie Michelle e il figlio Stefano

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Numero 2 – Aprile 2005

In questo numero Il salotto della poesia ha il piacere di dare ospitalità ad una bellissima composizione poetica del compianto Gaetano Pulizzi, poeta ciancianese che ha lasciato numerose poesie che meritano di essere pubblicate. La poesia si intitola Li tempi birbanti e narra la vicenda di due amici, entrambi carusi di suirfara, l’autore Pulizzi ed il suo caro amico Alfonso Montalbano, nello sfondo di una giornata particolare : la festa di San Giuseppe di alcuni anni fa. LI TEMPI BIRBANTI di Gaetano Pulizzi Sugnu Tanu Pulizzi di Cianciana. Amici tutti vi pregu d’ascutari! Vogliu parlari a la siciliana di chiddru chi disponi lu mè cori. ‘Un sugnu poeta, vi lu vogliu diri; si fazzu erruri m’aviti a scusari. Ricurdannu scarsizzi e tempi tinti, scrissi ‘sti versi: Li tempi birbanti! Semmu du amici, du senza chiffari: unu malatu, e l’atru macari. Chi vi parissi ‘stu discursu stranu? Tanu Pulizzi e Arfonsju Muntarbanu!

A chiddri tempi, mangiari ‘un s’usava! Ca ‘mmeci di mangiari, s’abballava. Sintiti chi successi ‘na jurnata: ‘sennu di festa, ‘un si mittja pignata. Pi lu pitittu vozimu scappari, e lu pajsi ni misimu a girari. Era lu jornu di San Gisippuzzu, chiddru c’a tutti duna lu panuzzu. ‘Stu santu è patri di li puvireddri pirchì sazzja li lajdi e li beddri.

pi lu pitittu, ci currjamu appressu! Ddru jornu santu chistu si sapiva: ca, unni si trasiva, si mangiava! Però n’atri ‘un sapjamu lu segretu, pirchì cu’ Masi ‘un ci avjamu jutu. A prima tavula, tutti tri trasemmu. Comu faciva Masi n’imparammu. Carduna, sfingi e vinu ni l’offreru. La cucchiteddra: a lu tammurinaru!

Di ddru misteri tuttu n’imparammu! ‘Stu jornu, in ogni casa si Scappammu! ‘Nti sò frati fà cena; Ciccu jemmu! a n’atri scarsi ni vinja Siccomu iddru stava ddra la pena. vicinu, Semmu li vecchi amici di Chista jurnata è tanta e ci chjdemmu ‘na vota; ‘mpurtanti: lu sò tammurinu. ‘un ni pottimu fari ‘na casa pi casa, mangiata: si fannu li santi. Gnaziu n’impristà eramu prisenti a li virtuliddri; tutti banni, C’era, a ddri tempi, un scappammu lesti,comu senza pani,cammisi, tammurinaru du’ fajddri! nè mutanni. di nomu Masi: Lu tammurinu sunava sunava daveru! Taniddru, Fummu nati a lu Vintisè; Finja la missa: Arfonsju era lu cchiù quantu c’era davanti, c’eli tavuli girava. affruntuseddru. ra darrè! Mangiava, viviva, e pani Putiti addumannari si purtava! Li virtuliddri a li vicini purtava Arfunsiddru; c’avivamu li robi cicirini. Vittimu a Masi: girava, sintiti ‘stu discursu ‘ddru mumentu, quant’è beddru! Sta cosa già si sapi, quannu finì la missa, a lu ‘Un era facili fari è tanta chiara: Cummentu. certi cosi: eramu caruseddri Siccomu eranu tempi di livari lu misteri di surfara! prugressu, a Mastru Masi!

Siccomu li tempi eranu birbanti, cu era chiù critinu: era briganti! Chistu, a ddri tempi, putivamu fari: pi lu pitittu, misteri cangiari! Lu primu artaru ficimu vicinu; girammu lu pajsi, a manu a manu. Eramu ‘na la via Cincumani unni ni dettiru lu primu pani. Carduna, sfingi e vinu ni l’offreru; e la cucchiteddra di tammurinaru! Mentri eramu ‘n giru, ddru mumentu, si dicja la Missa, a lu Cummentu. A manu a manu, girammu lu pajsi, vagnannu li mutanni e li cammisi. Ficimu cuntu e dissimu:“Chi cosi!„ “Livammu lu misteri a Mastru Masi!„ Li virtuliddri s’inchjeru di panuzzu: Viva lu pani di San Gisippuzzu! Ni lu spartemmu senza cuntari, a muzzu! Parivamu du cani a lu carnazzu! Vogliu parlari veru cu’ cuscenza: Pag. 10


La Voce di Cianciana

Numero 2 – Aprile 2005 Fu la jurnata di la Pruvidenza! Fini la Missa, e Mastru Masi gira, a li tavuli sunannu cu’ primura. Siccomu prima d’iddru ci arrivaru, ‘un truvà pani di tammurinaru. Iddru ci lu chidja, ca era addriccatu! Ci rispunneru:“Si l’hannu pigliatu!“

avjamu li facci comu babbi! Taddra di cavulu, e pampini di fôra!, ca ci pinsammu comu fussi ora. Quannu ‘un c’era pani: ‘stati e ‘mmernu! Ora ca c’è lu pani, c’è lu ‘mpernu!

caljati e sicchi; cu’ papuzzani: ni sintjamu ricchi! Quannu li favi mangiavamu a bozza, eramu tunni comu ‘na cucuzza. Ni jvamu a curcari, ddru mumentu, e cuminciava lu bummardamentu. Sintivamu rumuri (chi spaventu!) di la Cruci pi fin’a lu Cummentu.

L’insetti arraccamavanu li mura, pì muschi, ‘un ni parlammu addirittura! Atru chi gelatini e li viscotta! La carni cruda ni pariva cotta! Li zorbi, puma d‘ amuri: chi sustanza! Tutti li jorna ni dulja la panza!

Ora, a ‘sti tempi, tutti cosi duci; Cu si sintiva malu, a chiddri tempi, ‘un ci scurava si jttava vuci! ca subitu la festa si faciva. “Comu? Iu sulu sugnu lu Mangianu pavesini Senza midicinali tammurinaru! e liccalicca!, Famigli ‘nteri, si curava; Forsi ca lu misteri e tutti cosi ci parinu picca. curcati a batticulu! lestu a lu campusantu mi livaru?“ Sparti la crapa, lu cani si ‘ni jva. Lu Masi, lestu, A ‘sti tempi boni, c’è cune lu mulu! si misi a girari, fusioni; Livannuccinni picca Sti fatti ì li cuntu sicuru di putirini spissu ni veni di lu mazzu, a li picciotti, ‘ncagliari. ‘ntussicazioni. tuttu lu restu ca si lamentanu tutti, Nascinu tutti lenti si curcava a ghiazzu! comu gatti. Siccomu a n’atri ‘ di carina, Zittitivi! Cuntintativi di un potti truvari, hannu bisognu Parivamu li pisci chissu! arrabbjatu fici mal’affari. di la vitamina! ‘ni la lanna: Li tempi vostri, sù tempi Cu mangia, campa sempri lu patri e matri,li figli di lussu! chiù nutritu! Eramu scarsi, cu ddri e la nanna. Lu scarsu: lentu, poviru, tempi storti. Tutti ‘n un lettu, L’ hatu caputu affamatu! Nascennu scarsi, eramu stringiuti abbrazzati! lu significatu? chiù forti! Senza ‘na stufa, Lu dicu ju Ficimu lu discursu Li taddra e li farrubbi stavamu atturrati. ca sugnu malatu; di lu latru: eranu fini, chistu ju pensu, È megliu Papa ì, chiù sapuriti Tutti a lu scuru; sira e matinu: ca Papa atru! di li pavesini! (‘un ci n’era luci!) ognunu avemmu Si chissi tempi avissiru pi passatempu lu nostru distinu! a turnari, Chistu fattu vi cuntu c’eranu li puci! megliu muriri e vi lu dicu: Li carrarmati e li Sugnu malatu e pregu lu ca malu campari! passà lu tempu disignatura! Signuri, di favi e di ficu! Cimici arraccamavanu ca Iddru sulu a mja Sintivamu:carni, Li ficu e li favi li mura! mi pò aiutari: ova, cu’ sazizza!, sunnu boni Siddru putissi e a n’atri n’aumentava quannu ‘un c’è nenti Chi malu versu pi l’allatbonu caminari, la dibilizza. pi culazjoni! tatura! di ‘n testa mi livassi Eramu beddri, Chi vi parivanu ‘sti tempi cu ficu e farrubbi: ‘sti pinseri! Cu’ favi cotti, d’ora?

S A L U T I

Da Cianciana - Giuseppe Provenzano e famiglia mandano tantissimi saluti alle zie Carmela e Salvatrice Ciliberto e ai cugini Battista D’Angelo e famiglia e a Salvatore Bruno. Da Cianciana - Antonino Tambuzzo e famiglia salutano Giuseppina e Giovanni D’Angelo abitanti a Cantù ( Como ) Da Cianciana - Salvatore Panepinto saluta Alfonso Provenzano e i suoi amici Alfons Bunze e Berndt Sculte conosciuti a Cianciana in occasione della festa di San Giuseppe con un messaggio. Purtroppo la foto è scomparsa dal computer: sarà pubblicata una prossima volta. Da Cianciana - Agostino D’Ascoli saluta il suo caro amico Pietro Castellano abitante a Winnenden ( Germ.) Pag. 11


La Voce di Cianciana

Numero 2 – Aprile 2005

A

SICILIA = MAFIA ? UN’ALTRA OPINIONE di Angela Greco

differenza del dott. Cammilleri io ho visto “reporter” su Rai 3 del 5 gennaio del 2005. Confesso di non avere sentito la necessità di vedere la trasmissione riparatrice organizzata da Rai 2 in tutta fretta forse per sopire gli animi e sedare polemiche. Ho trovato la puntata di “reporter” dedicata alla Sicilia ben condotta, per niente faziosa, costruita da due signore giornaliste di cui una, quella delle interviste, siciliana doc. Non mi sono sentita offesa nel mio essere siciliana da quello che ho visto e sentito, anzi credo che non abbiano detto niente che io non sapessi già, il fatto che se ne riparlasse dopo anni di ottuso silenzio sembrava esorcizzare un fenomeno, quello mafioso che esiste e che impegna in maniera imperante la vita dei siciliani. Sicilia uguale mafia? Certo che no! Io proporrei invece l’interrogativo : la mafia contro la Sicilia? Certo che sì ! E sotto gli occhi di tutti, negarlo non elimina il problema. Forse come ha suggerito tempo fa un noto politico dei nostri tempi dobbiamo imparare a conviverci. Il dottor Cammilleri nel suo articolo sembra suggerire lo stesso consiglio quando afferma che ognuno ha i suoi guai. E i nostri guai cosa vuoi che siano! “ il traffico” “l’Etna” “lo scirocco” e poi noi siciliani siamo in ottima compagnia: con i calabresi, con i campani, con i pugliesi. Con questi cittadini d’Italia abbiamo in comune il fatto che la nostra “delinquenza” non gradisce il contraddittorio anche solo verbale, lo dimostrano i nostri morti quasi sempre uccisi due volte, la prima volta da chi li ha trovati scomodi, la seconda volta perché continuano da morti ad “essere in balia dei mutevoli sentimenti dei mutevoli pensieri di coloro che restano” come ebbe a scrivere Sciascia. Confesso il mio limite interpretativo ma quando nell’articolo del dottor Cammilleri si parla di film d’autore rigorosamente virgolettato, che mostrano degrado e disperazione, a chi si riferisce?, forse al “ Giorno della Civetta” a “Cento giorni a Palermo” a “Cento passi” o all’ultimo in ordine di tempo dedicato alla vita e all’opera, alla morte e purtroppo alla sconfitta di un dol-

cissimo uomo quale fu padre Puglisi? In tempi non lontani alti prelati siciliani asserivano che la mafia non esisteva, che era qualcosa inventata dai comunisti per screditare i siciliani. Si tenta forse di tornare a questa tesi? Già nel rapporto Franchetti – Sonnino, dopo l’unità d’Italia si parla di mafia connivente con un sistema politico corrotto o facilmente corruttibile. Da allora tante altre inchieste sono state condotte e giungono alle stesse conclusioni: non parlarne danneggia solo gli onesti e fa comodo a chi nel silenzio e nell’impunità continua a tenere in scacco un’intera regione. Avallare questa triste zona grigia, di contiguità intendo al sistema malavitoso, fa sì che i nostri giovani crescano convinti che è giusto avere politici che scendono a patti, accettano compromessi, inevitabile quasi sporcarsi le mani, e considerare viceversa giustizialisti chi chiede regole e rispetto per le leggi. E’ giusto di questi giorni, a proposito dell’inchiesta che ha coinvolto il Centro Borsellino, la pubblicazione di una lettera aperta a firma di Manfredi Borsellino, figlio del giudice ucciso. Il giovani Manfredi ricorda gli insegnamenti del padre a proposito del rigore morale nella scelta delle amicizie, rifiutarle se chiacchierate anche se altolocate, il rigore morale nelle scelte di vita. I continui esempi di “mala” politica hanno fatto credere ai nostri giovani che niente potrà mai cambiare. D’altronde qualcuno, forse Sciascia, non ebbe a dire che il male peggiore dei siciliani è stato quello di non credere che le idee possono cambiare il mondo? Il dottor Cammilleri con una pillola di saggezza consiglia a questi giovani di “aiutarsi”così che anche Dio li possa aiutare. Io consiglio loro di diventare siciliani di mare aperto, di staccarsi dallo scoglio ed andare via. Forse potranno essere un po’ meno irredimibili. E’ questa una conclusione tristissima. I nostri giovani dovrebbero lasciare la Sicilia non alla ricerca del Nobel, ma per lasciare alle spalle un tessuto di compromessi, di regole non scritte ma rigorosamente applicate che tarpano le ali. Angela Greco

L’ARCIVESCOVO CARMELO FERRARO INCONTRA I CACCIATORI DELL’A.N.U.U DI CIANCIANA

Il giorno 5 gennaio 2005, Sua Eccellenza Monsignor Carmelo Ferraro Arcivescovo Metropolita di Agrigento, nel quadro di una visita pastorale alla Comunità Ciancianese, ha fatto visita all’Associazione A.N.U.U Migratoristi Italiani di Cianciana. Il Presidente Sig. Girolamo Pace, coadiuvato dal consiglio direttivo e da tutti i soci, ha accolto con commozione e gioia Sua Eccellenza il vescovo, al quale ha illustrato il programma e l’attività che l’Associazione A.N.U.U svolge durante l’anno, nel rispetto della legge e dell’ambiente. Il vescovo, dopo aver ascoltato con interesse, ha ringraziato il Presidente, il Consiglio direttivo ed i Soci, congratulandosi per l’impegno profuso dall’Associazione nell’amalgamare equilibratamente i vari movimenti lucidi

ed associativi in maniera fraterna, nel rispetto reciproco e nella difesa della natura, affinché l’uomo possa dare in eredità ai propri figli un mondo migliore come Dio l’ha donato a noi. L’incontro si è concluso con un momento conviviale. Pag. 12


Numero 2 - Aprile 2005

La Voce di Cianciana

In questo numero di aprile La Voce è lieta di ospitare uno scritto del nostro sostenitore della prima ora, e da oggi sicuramente collaboratore, signor Francesco Paolo Piazza, ciancianese estremamente devoto, sostenuto nelle avversità da una solidissima fede in Dio che lo rende forte per sè e per gli altri. Francesco Paolo trascorre qualche periodo dell’anno nella sua Cianciana, nella casa di campagna insieme alla dolcissima consorte, ma la coppia risiede a Roma.

L’UOMO E’ DA SEMPRE ALLA RICERCA DELLA FELICITA’ TERRENA E CELESTE di Francesco Paolo Piazza Molti uomini sono convinti che la felicità terrena dipenda esclusivamente dalla ricchezza, dal benessere, dal possedere immobili, carriera burocratica, professione redditizia, donne di piacere, carriera politica, rispettabilità, dimenticando che tutto ciò costituisce zavorra per l’anima fedele a Dio. Tali condizioni economiche e socio-politiche allontanano gli uomini dal Creatore e spengono la fede in Gesù, salvatore dell’umanità. Il libero arbitrio concesso da Dio all’uomo, nel valutare autonomamente il Bene ed il Male, lo inorgoglisce al punto tale da dimenticare e da cancellare dalla sua anima la Fede e la Riconoscenza al suo Creatore. L’orgoglio porta alla vanagloria ed alla ribellione contro Cristo, il Vangelo e la Chiesa; si rifiutano i lacci della morale cristiana e si regredisce allo stato istintuale, senza ragione. Le distrazioni terrene allontanano gli uomini dalla retta via cristiana a dalla santità dei costumi. Ai richiami del vangelo per la conversione di tutta la società, molti rispondono con la disubbidienza e la bestemmia. Anche i principi comportamentali, non corretti, sono offesa a Dio, come ignorare il matrimonio e preferire la convivenza. Il matrimonio, fondato sulla indissolubilità del vincolo, è sottoposto a regole morali ben precise ed assimilate dai coniugi e direi quasi connaturati nell’umanità. La convivenza, invece, è sottoposta a regole di comodo e di parte, di durata effimera, senza validità universale. Oggi i matrimoni vengono celebrati per acquisire diritti economici, di successione o di alto tipo. Il legame matrimoniale non ha più l’amore come collante di durata eterna: Si costruisce sull’effimero, perché la durata dell’unione è subordinata all’umore e al capriccio delle parti. Si affronta il matrimonio senza serietà di propositi e senza ferrea volontà di salvaguardarlo dall’imitare gli esempi scandalosi. Il gusto della trasgressione della morale e dei costumi contagia i giovani, pronti definire progresso comportamenti illeciti, suggeriti da correnti di pensiero e da politiche, aventi per scopo principale l’annullamento della famiglia e dell’autorità. La mancanza dell’autorità e di regole universali crea il caos ingovernabile con lo scontento di tutti. Ecco perché il proliferare di varie associazioni per difendere i diritti sociali calpestati dagli amministratori. Una società senza Dio e senza regole è malata, la sua terapia è il ritorno alla moralità cristiana, rifiutata dagli uomini in stato di ribellione alla Grazia di Dio e alla santità dei co-

stumi. Con questo stato di convinzioni, diverse da quelle suggerite dalla Chiesa, la felicità terrena viene inquinata dal peccato ed è compromessa anche quella celeste; tuttavia esistono degli strumenti di salvezza per il ravvedimento e per la correzione della rotta che porta a Dio. Senza Dio l’umanità è come una nave senza pilota in un mare procelloso. L’umanità ha fortemente bisogno dell’aiuto divino per sfuggire a determinate patologie irreversibili che consumano il corpo e rovinano l’anima. L’umanità è legata a doppio filo al Creatore, senza panteismo, l’interruzione del filo significa sprofondare nel precipizio dell’inferno. La fede è la panacea per tutti i disturbi fisici e spirituali dell’uomo; basta affidarsi alla bontà divina, unitamente alle ansie, alle preoccupazioni di ogni genere che quotidianamente ci investono. Gli strumenti che ci avvicinano al Signore e che potenziano la fede sono la preghiera del cuore e quella comunitaria con i fratelli in Cristo, in ogni momento della nostra vita. Gesù non si stanca mai di amarci e di guidarci, mentre gli uomini lo contraccambiano con l’indifferenza e la ribellione. In un rapporto di amore perfetto il pensiero è costantemente rivolto da entrambi alla persona amata; il parallelismo vale anche nel rapporto d’amore fra Dio e le sue creature. La fedeltà al Signore possiamo potenziarla, chiedendo lumi e protezione allo Spirito Santo, perché senza lo Spirito Santo nulla è nell’uomo. Lo Spirito Santo è il consolatore e l’Ispiratore dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Il connubio tra Dio e l’uomo e fra l’uomo e lo Spiriti Santo ci avvicina al Signore Gesù Cristo. La Madonna e i santi, nostri protettori, ci invitano costantemente alla conversione ed a preferire la santità della vita. Con il Signore a nostro fianco potremmo compiere le nostre opere quotidiane secondo la volontà di Dio e procedere nel nostro cammino di fede molto speditamente; le tenebre e le contraddizioni si allontanerebbero dall’umanità e i rapporti d’amore con il prossimo sarebbero facilitati perché Gesù ha detto: “Amatevi gli uni e gli altri”. La convivenza sociale senza controversie ed odio ci permetterebbe di essere felici in terra. Il credente viene spesso tacciato di credulità e bacchettoneria, non pensando che tali giudizi da strapazzo vivono nell’errore. Questo tipo di giudici fanno una specie di terrorismo per allontanare da Cristo più gente possibile. Il cristiano corazzato da vera fede non teme gli attacchi degli increduli ed ama tenacemente il proprio Dio, affidando a Lui il proprio presente ed il proprio futuro, le avversità della vita. L’uomo ringrazia Gesù per le grazie che, giorno dopo giorno, gli concede copiosamente. La Fede è un dono di Dio e non va discussa dalla limitatezza del pensiero e dall’esperienza umana. La Fede o va accettata per le gioie che ci dà o va rifiutata con le conseguenze di perdizione che ne derivano. La Fede è l’anello di congiunzione tra l’uomo e Dio. Pag. 13


La Voce di Cianciana

Numero 2 - Aprile 2005 La Fede sostituisce l’occhio umano per contemplare il Signore e per combattere il male. L’assenza di Fede rende gli uomini vulnerabili e presuntuosi e di conseguenza invisi ai propri simili. Dalla presuntuosità scaturisce ogni forma di egoismo che è l’opposto della generosità e della disponibilità verso il prossimo.Stando con Gesù si rag-

giunge lo stato di beatitudine terrena, premessa per potere aspirare alla beatitudine celeste. Lo stato di beatitudine terrena è esso stesso felicità. Tutti gli uomini, fedeli a Cristo, sono felici in senso lato. Meditazioni di Francesco Paolo Piazza Roma, 16 settembre 2004

IL MANDOLINO di Eugenio Pupello Gli studiosi di musica folk ed etnomusicologi lo ritengono lo strumento cordofono più tipico della musica popolare italiana. Il realtà il mandolino, per quanto riguarda l’aspetto qualitativo del suo uso, ha un ruolo pressoché marginale. Presente per lo più in aree urbane, e presso i ceti artigiani, è quasi sempre uno strumento d’accompagnamento e non ha un proprio repertorio tradizionale. Spesso la sua peculiare funzione è, diciamo, “riempitiva”, volta cioè all’elaborazione dei repertori di successo della musica da ballo e della canzone popolaresca. In ambito di certi organici tradizionali è peraltro entrato in coppia con un altro strumento cordofono popolare, la chitarra battente, e in certe formazioni di complessi d’archi. Oggi non si può dubitare sul fatto che il mandolino, o piccola mandola, come dice il nome, inventata in Italia durante il XVI secolo e mai caduta in disuso, sia un cordofono molto diffuso anche in formazioni orchestrali. Anche se alle sue spalle è presente un’interessante storia costruttiva, altrettanto carente è l’informazione disponibile su questo strumento, così come, per esempio, sulla “chitarra a sei corde”, i quali a quanto pare, risultano fortemente omologati strutturalmente a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Strumento usato specialmente, dicevamo, in ambito della musica folk, il mandolino subì molte variazioni e modificazioni nelle diverse regioni d’Italia. Si conoscono infatti svariate forme di questo strumento: lombardo, napoletano, genovese, padovano, romano, siciliano, ecc. Considerando però due elementi che lo distinguono tra gli altri, cioè l’incordatura e l’accordatura, modelli fondamentali sono per il nord, “il mandolino lombardo o milanese”, e per il sud, “il mandolino napoletano”. Il primo manifesta la sua diretta discendenza dal liuto rinascimentale, ha corde singole di budello che vengono pizzicate dalle dita, cassa poco profonda e piano armonico piatto; il secondo ha invece corde doppie metalliche, pizzicate da un plettro, cassa profonda e

piano armonico piegato poco sotto il ponticello, e tastiera piana con tasti metallici. Questa notevole diversità costruttiva comporta naturalmente una sensibilità per quanto riguarda la tecnica esecutiva, nello stile e nella sua resa fonica. Per il tipico fraseggiato brillante, alla base dell’uso espressivo nei brani musicali lenti e sentimentali, il mandolino napoletano è divenuto da tempo il marchio inconfondibile della presenza diffusa di questo modello anche in aree settentrionali della nazione, anche se con significative varianti morfologiche che hanno notevoli affinità con il violino, con la viola e con il violoncello, sotto forma rispettivamente di mandola e mandoloncello. Una storia completa ed esauriente del mandolino, dalle sue origini ai diversi fenomeni di standardizzazione raggiunte in tempi moderni, non è ancora stata scritta. Una cosa è certamente da tenere in considerazione: il mandolino non è assolutamente uno strumento da strimpellare, uno strumento da barbiere. È vero che nel XIX secolo I barbieri erano spesso sonatori accaniti e persino organizzatori di Associazioni mandolinistiche. Tuttavia le esigenze della vita musicale odierna pongono la figura del mandolinista di fronte a grossi problemi estetici ed artistici. Il mandolino è stato impiegato in orchestre, in musiche di Vivaldi, Mozart, Beethoven, Verdi, Mahler, Prokofiev, Stravinski, ed altri autori moderni e contemporanei. Al mandolinista di oggi perciò si richiede una preparazione musicale completa ed una sensibilità artistica per quanto riguarda l’arte dell’interpretazione e dell’improvvisazione. La sopravvivenza di questo strumento in ambito musicale dipende da tutto questo; il mandolino, insomma, ha già un passato, ma ha e continua ad avere ancor di più un avvenire e un futuro. 1 mandolino napoletano

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La Voce di Cianciana

Numero 2– Aprile 2005 NOTIZIE DALL’ANAGRAFE DECESSI

Carmelo Lala, nato a Cianciana il 3 luglio 1913, deceduto il 2 marzo 2005 Giovannina Carubia, vedova Lo Monaco, nata a Cianciana il 10 marzo 1916, deceduta il 4 marzo 2005 Giuseppa Cuffaro, vedova Martorana, nata a Cianciana il4 gennaio 1914, deceduta il 7 marzo 2005 Leonarda Roccaforte, vedova Monsignore, nata a Cianciana l‟1 maggio 1934, deceduta l‟8 marzo 2005 Giuseppe Cusumano, nato a Cianciana il 10 ottobre 1931, deceduto il 14 marzo 2005 Maria Comparetto, vedova Lo Monaco, nata a Cianciana il 6 gennaio 1914, deceduta il 17 marzo 2005 Maria Leto, vedova Cuffaro, nata a Cianciana il 6 febbraio 1915, deceduta il 20 marzo 2005 Giuseppa Alfano in Lo Monaco, nata a Cianciana il 13 giugno 1931, deceduta il 30 marzo 2005 Salvatore Pendino, nato a Cianciana il 27 gennaio 1931, deceduto il 31 marzo 2005

DECEDUTI FUORI CIANCIANA Dott. Ignazio Gagliano, nato a Cianciana il 13 gennaio 1934, deceduto a S. Giovanni Gemini l‟8/01/05 Rosalia Arcuri, vedova Miceli, nata a Cianciana il 30 ottobre 1914, deceduta a Tuttlingen (Germania) il 24/02/05 Teresa La Corte in Mula, nata a Cianciana il 7 maggio 1921, deceduta a Montréal (Canada) il 2 marzo 2005 Salvatore Bavuso, nato a Cianciana il 20 luglio 1941, deceduto a Milano il 5 marzo 2005 Salvatore Di Noto, nato a Cianciana il 23 gennaio 1923, deceduto a Toronto (Canada) l‟8 marzo 2005 Baldassare Alfano, nato a Cianciana il 9 ottobre 1927, deceduto a Hitchin (Inghilterra) l‟11 marzo 2005 Il dottor Giovanni Caltagirone, di Onofrio è nato ad Agrigento il 3 aprile 1964 ed è deceduto giovanissimo a Cianciana, falcidiato in pochi giorni da un male incurabile, il 21 gennaio 2005. Aveva frequentato L‟Istituto Agrario di Marsala dove ha conseguito il diploma di perito agrario. Ha proseguito gli studi presso la Facoltà di Agraria dell‟Università di Palermo, conseguendo la laurea nel luglio del 1990. Per pochi anni, dal „93 al „96, ha lavorato presso la Coldiretti di Potenza. Poi il trasferimento in Sicilia prima a Riesi (CL) e infine a Cianciana presso la Soat N.68. Pur conoscendolo di vista da tanto tempo, solo recentemente abbiamo conosciuto e frequentato Giovanni, scoprendolo come persona affabile, gentile e ben disposto verso gli altri. Era a lui che spesso chiedevamo consiglio per problemi legati al computer o per stampare alcune pagine del giornale, rimaste parzialmente stampate dalla tipografia. Egli ci accoglieva sempre con gentilezza e alla fine trovava sempre il tempo per venirci incontro. Ci mancherà tanto. A noi non resta che ricordarlo per quello che ha fatto per il nostro giornale. Giovanni lascia gli amatissimi figli Riccardo e Marco e la moglie Antonia Longo, sposata nell‟aprile del „97. Il nostro compaesano dottor veterinario Ignazio Gagliano è deceduto l‟8 gennaio ultimo scorso in San Giovanni Gemini ( Agrigento ) cittadina dove ormai abitava con la famiglia da tantissimi anni. Era nato a Cianciana il 13 gennaio del 1934. Studiò medicina veterinaria presso l‟Università di Messina dove conseguì la Laurea nel febbraio 1960. Sposatosi il 30 dicembre 1961, era in pensione dal 1999 ed era stato capo settore veterinario in provincia di Agrigento presso l‟USL di Casteltermini. Nonostante la vicinanza del paese di residenza, ha apprezzato il nostro giornale che ha sempre sostenuto, essendo attaccatissimo al suo paese di origine dove ha voluto essere seppellito. S.P.

Abitualmente in paese veniva chiamato don Carmelino Lala, non per ostentare titoli nobiliari inesistenti, ma per mettere in evidenza alcune virtù che rendono l‟animo signorile. La sua longevità (nato a Cianciana il primo luglio 1913 ed ivi deceduto 1l 2 marzo 2005) accoppiata alla piena coscienza e al senso di responsabilità, lo rendeva una persona rispettabile. Dal padre Francesco ereditò la laboriosità: esercitò il mestiere di sarto, poi divenne impiegato al Dazio Comunale e, infine, responsabile dell‟Ufficio Anagrafe del Comune. Gestì anche una Agenzia di Viaggi. Dalla madre Rosina Restivo, donna saggia e molto religiosa cercò di mutuare la religiosità e le virtù cristiane. Nella sua vita ci sono stati momenti di grande dolore per la morte di persone care, tra cui la moglie Anna Arcuri, il figlio Francesco, il nipote Elio etc, ma sono stati superati con la fede, con la preghiera. Non volendo seguire i figli trasferitisi in città lontane, godé dell‟assistenza assidua e rispettosa di assistenti ben remunerati e, come angelo buono preoccupato di tutte le sue necessità, della presenza della nipote Suor Rosa Vizzì che egli teneva come una figlia. Purtroppo né lei né gli inservienti poterono evitargli la caduta al Circolo degli anziani, che causando gravi conseguenze, lo portò alla fine. In occasione della morte, i suoi parenti (assente per gravi motivi si salute il fratello Anthony che vive in America) si precipitarono a Cianciana per prendere parte alle eseguie celebrate nella chiesa del Carmelo. Sacerdote Filippo Ferraro

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La Voce di Cianciana

Numero 2– Aprile 2005

DOLCI VACANZE IN TRENTINO E ….

I nostri redattori i proff. Judith A. Evans e Gaspare D‟Angelo hanno trascorso il giorno di Pasquetta in un ristorante tipico con la comunità ciancianese di Levico Terme nel Trentino. “ E‟ stata una bella giornata. Abbiamo respirato doppia aria buona: quella del Trentino e quella di casa nostra in compagnia di amici ciancianesi” ci ha dichiarato Gaspare. Nella foto si riconoscono l‟ing. Paolo Campisi, il dott. Alfonso Piazza, il prof. Giovanni Mula, il dott. Pasquale Guastella , il sig. Salvatore Campisi e le loro famiglie.

A CIANCIANA

In piedi da sinistra Mickael Theodore di Lione, Farid e Salvatore Caltagirone di Rive de Gier, Camille Augier abitante ad Ardèche. Sedute da sinistra Emma Augier di Lione, la mamma Rosetta Caltagirone di Ardèche e Ines Caltagirone di Rive de Gier, in dolce vacanza a Cianciana.

BRICIOLE DI SAGGEZZA. Testi di Nuccio mula Dall‟immenso ed inestimabile patrimonio della cultura popolare siciliana e nell‟attenta trascrizione fonologica del vernacolo agrigentino, un gustoso zibaldone di cento proverbi, motti e modi del dire che ci aiuteranno a meditare, a sorridere, a vivere meglio

Chianci ‘u ggiùstu p’u piccatùri I commenti sarebbero infiniti e ci vorrebbe adeguato spazio per esaminare anche le numerose variabili (ad esempio, l’àrburu pìcca e ‘a rràma arricivi: un ghiornu chiancirà c’unn’avi curpa) ma ci limitiamo a ricordare quella banda di ladri organizzati che ha messo in ginocchio, dopo decenni di malaffare, la nostra Nazione, penalizzando oltremodo, adesso che urge una soluzione - voli diri ora c’o ddannu fu ffàttu, e ppi pigliàricci macàri ‘i spisi, doppu ca chiddri si futteru tutti ‘i grana - gli onesti lavoratori (più tasse), i disoccupati (più crisi), i pensionati (più tagli, puru c’on c’è ‘u rrestu di nenti di livaricci d’a sacchetta, e s’i metti ch’i ped’all’aria cci nesci sulu pruvulazzu). Morale: arrobba tu, ca pagu ìu. Commento popolare, sacrosantissimo: ebbìva ‘sta minchia...e la bbànna ca sòna. Chista è ‘a zzita: orba, ciunca e struppiata Dinanzi a contingenze e circostanze tutt‟altro che positive ed ormai irreversibilmente consolidatesi, fari bburdellu, addivintari un cìfaru e addrumari comu ‘na vampa di focu non serve, purtroppo, a nulla: l’unica risposta possibile è rassegnarsi all‟evidenza. Ma si mastica amaro, e spesso a unu cci ‘mpurrisci ‘u stomacu, per la gioia di medici, farmacisti e sparlitteri.

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