Cianciana ‘na tuttu lu munnu, tuttu lu munnu a Cianciana! Numero 4 - novembre 2001
Caterina Amato festeggia i suoi “primi” 100 anni Riaperta la Chiesa Madre dopo un lungo periodo di restauro La storia di “Piticaneddu”, tipico personaggio ciancianese
In questo numero:
Rubriche:
F. Vincenzo Sedita - sacerdote e poeta
Pag. 3
La posta dei lettori
Pag. 2
La Chiesa Madre dopo il restauro
Pag. 4
An English Abroad
Pag. 5
La storia di Piticaneddu
Pag. 6
Il salotto della poesia
Pag. 7
Don Gerlando Re - un martire ciancianese
Pag. 10
Case in festa
Pag. 8
Il piacere di ritrovarsi
Pag. 12
Almanacco
Pag. 13
Il successo negli USA di Andrea Arcuri
Pag. 14
Briciole di saggezza
Pag. 15
Lillo Pecoraro - batterista per passione
Pag. 15
Ricette nostrane e saluti
Pag. 16
Non possiamo tacere
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' trascorso poco più d'un mese dal fatidico 11 settembre. Quanto è successo a New York e a Washington è un fatto gravissimo, un punto di non ritorno; una di quelle date che cambiano il corso della storia, le abitudini e il modo di rapportarsi delle persone. Settemilacinquecento vittime dicono che nel mondo sono ancora molti i problemi da risolvere e chi si illude di poterlo fare con aerei kamikaze o bombe umane è un pazzo fanatico. La violenza genera violenza, vittime innocenti e non risolve nulle perché innesca una spirale senza fine. Non possiamo consentire che un gruppo di oscurantisti tenga in ostaggio il mondo occidentale, tutto il mondo. Noi non siamo superiori a nessuno come civiltà, ma siamo orgogliosi e gelosi dei nostri valori di civiltà, delle conquiste ottenute nel corso dei secoli, attraverso movimenti culturali quali Rinascimento, Illuminismo e Positivismo. Abbiamo inculcato nei nostri figli i valori della pace e della tolleranza, il rispetto della dignità di tutti gli uomini. Abbiamo appreso che molte divergenze si appia-
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nano col dialogo, che i frutti della pace e della civile convivenza sono inestimabili, irrinunciabili e insostituibili perché "nei periodi di pace crescono le cose piccole, durante le guerre muoiono le cose grandi". Chi ignora questi valori e ricorre alla violenza più abietta e cieca, al terrorismo si pone automaticamente fuori del mondo civile e non merita considerazione o giustificazione; non ci sono ragioni che tengano. Va schiacciato inesorabilmente. Settemilacinquecento morti innocenti, che appartengono a tutti, devono spingerci a riflettere, a produrre uno sforzo che ci consenta di costruire un mondo più bello, più pulito, più giusto, nel quale siano compendiati i diritti e i bisogni di tutti, al di là delle differenze di lingua, razza e religione. Questo messaggio è rivolto alla considerazione e alla riflessione soprattutto dei giovani perché il futuro loro appartiene e perché sappiano costruire una società migliore di quella che stanno ricevendo in eredità. Eugenio Giannone
Numero 4 - novembre 2001
La Voce di Cianciana
La Voce di Cianciana Periodico bimestrale di informazione e di cultura, edito dall’Associazione Culturale “Sicily Kult” di Cianciana. Anno I, numero 4, novembre 2001.
Da Montignies sur Sambre - Belgio. Egregio professor Panepinto, la ringrazio per l’invio dei numeri 0,1,2 de La Voce di Cianciana. Desidero fare l’abbonamento per il vostro interessantissimo giornale che ci permette di mantenere stretto il legame con il paese d’origine. Tanti cari saluti Gabriele Di Chiazza
Direttore Responsabile: Enzo Minio Direttore Editoriale: Salvatore Panepinto Progetto grafico e fotografia: Filippo Mattaliano Redazione: Andrea Arcuri, Antonino Arcuri, Gaspare D’Angelo, Agostino D’Ascoli, Judith Evans, Gaetana Gambino, Eugenio Giannone, Filippo Mattaliano, Nuccio Mula, Giusy Piazza, Bina Vaiana. Direzione e Redazione: via Cavour, 3 92012 Cianciana (AG) Italy. Tel. 0922-987462 Email: s.panepinto@tin.it Conto Corrente Postale n° 17905977 Autorizzazione Tribunale di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001. Spedizione A. P. art. 2 comma 20/C legge 662 del 23/12/96. Autorizzazione della Direzione Provinciale del PP.TT. di Agrigento, settore commerciale Stampa: Tipografia Geraci - S. Stefano Quisquina (AG). Quanto espresso dai singoli autori, negli articoli firmati, non rispecchia necessariamente l’opinione del giornale. Gli autori che sono del tutto liberi di esprimere il loro pensiero, se ne assumono implicitamente la responsabilità. © Copyright 2001 - Associazione Culturale “Sicily Kult” - Tutti i diritti riservati. Senza il permesso del Direttore Editoriale, la riprodu-
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Da Riva del Garda. Caro Salvatore, proprio questa mattina ho ricevuto una copia de La Voce di Cianciana - (settembreottobre) ed ho avuto una strana sensazione. Solitamente la cassetta della posta è piena di avvisi pubblicitari che offrono sconti inimmaginabili oppure “littri di scroccu”. Oggi finalmente una voce (appunto) fuori dal coro. La leggo sempre con molto interesse, intanto perché mi consente di mantenere solido il legame affettivo con la nostra terra, ma anche perché è piena di informazioni utili, circa le nostre tradizioni. Spero che l’esperienza di questa rivista abbia lunga vita e maggiore diffusione possibile. Fino a quando ci saranno Ciancianesi nel mondo, ci sarà di che riempire le pagine de La Voce. Cordialità Dott. Salvatore Albanese Da Rosario - Argentina. Carissimo Salvatore, sono rimasto veramente contento per quello che state facendo con il giornalino La Voce di Cianciana. Tu non puoi credere l’emozione che sento quando leggo tutto quello che c’è scritto, cosa che può sentire una persona della mia età che ha vissuto quei tempi e poi perché stiamo lontano dalla nostra cara Cianciana e abbiamo la nostalgia della famiglia e della nostra gioventù, trascorsa nel paese. Certo i tempi non erano facili, però tutti lo stesso eravamo contenti. Veramente, carissimo Salvatore, tanti auguri a te e a tutti i tuoi compagni che avete avuto la bella idea. Spero che andiate sempre avanti. Vorrei mandare, attraverso il giornalino, i miei saluti al dottor Ignazio Lo Monaco che abita a Venezia, mio vecchio compagno di scuola che non ho più rivisto da quando sono partito ed anche a Paolo Piazza che abita a Roma. Sono sempre in contatto con gli altri amici che abitano nel Canada come Giuseppe Gambino, Giuseppe Gusciglio e tanti altri. Tanti auguri a tutta la compagnia che fa tanti sforzi e sacrifici per tenere sempre aggiornati i connazionali che vivono all’estero. Certamente vi saranno delle persone a cui il giornale non interessa, ma io quando lo ricevo sono felice insieme a tutta la mia famiglia. Un grande bacione da tuo cugino che sempre vi pensa. Domenico Vizzì
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La Voce di Cianciana
Felice Vincenzo Sedita Sacerdote e poeta ciancianese
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acque a Cianciana il 27 febbraio 1716. Studiò nel seminario di Girgenti (Agrigento) e, ordinato sacerdote, ritornò al suo paese dove, dopo la morte dell’arciprete Matteo Majorotta (1743), fu economo spirituale della parrocchia della SS. Trinità ed indi parroco nel 1744 e vi rimase poi come arciprete fino all’anno della sua morte, avvenuta nel 1792. Fu amico del celebre bandito di quel tempo Antonio Di Blasi nativo di Pietraperzia, soprannominato Testalonga, il quale lasciò la testa sul patibolo a Mussomeli il 7 marzo 1767. Il suo parrocato fu dei più luminosi e più lunghi. Per opera sua abbiamo il primo ingrandimento della Chiesa Madre facendo costruire , verso il 1745, il meraviglioso cappellone di stile corinzio. Per opera sua fu fabbricata la chiesa di San Gaetano nel piano omonimo, ora non più esistente, ma nel 1823 ancora in piedi. Incoraggiati da lui i confratelli del Rosario, circa l’anno 1790, ingrandirono la chiesetta del Carmelo che era stata costruita nel 1700 con denaro di Domenico Palermo, rivenditore ambulante, che per grazia ricevuta dalla Madonna per la guarigione della consorte, mise a disposizione della chiesa tutte le sue sostanze. Il Sedita fu buon poeta ed amante delle oneste ed allegre brigate. Egli è l’espressione più bella degli abitanti di Cianciana, i quali sono di spirito attivo e d’ingegno non ordinario. Al Sedita si devono gli incisivi soprannomi ancora vivi e verdi, appiccicati a diverse famiglie. I giovani lo avevano carissimo e gli stavano sempre accanto. Spesso, mentre celebrava la messa, gli rubavano il ferrajolo o il cappello, che davano in pegno per una buona cesta di ricotta, e al parroco poi restava il peso di spegnare la roba sua. E’ ancora viva la tradizione delle famose marce primaverili ed autunnali: i giovani in gran numero, vestiti in elmo, corazza e pantaloni di carta, con sciabole di aloe (zabbàra), agli ordini del capitano don Vincenzo
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partivano marciando alla volta di Alessandria della Rocca, per trovare e salutare quell’altro dotto e buontempone arciprete che fu Don Francesco Paolo Sparacio. Il Sedita fu uomo caritatevole, ma pare non stesse tanto bene in finanze. Scrisse una “ Dissertazione sull’arte magica e congresso notturno delle Lamie “ e, attingendo dalle opere del Tartarotti (1716-1761) “L’inferno riformato, ossia i diavoli cacciati dall’isola”. Il sacerdote Salvatore Mamo (1839-1920), parlando di lui, oltre a sottolineare la vastità dell’erudizione, lo considera “gran poeta siciliano” e ne loda il poema in quattro canti sulle avventure di Testalonga (1774) e le poesie in vernacolo che correvano in diversi esemplari. La sua vita si concluse nella semplicità così come l'aveva trascorsa. Fu seppellito presso il secondo pilastro del presbiterio con una brevissima iscrizione “FUIT SONS” (fu cattivo) scrive nei Cenni storici sul Comune di Cianciana l’organista Stefano Panepinto (1908-1978) e noi osiamo precisare forse perché possedeva sentimenti alieni dalla purità del domma dove la figura del Di Blasi appare come un tipo di qualche cosa di sublime ed eroica da meritare la benedizione. Morì a Cianciana nel 1792. Salvatore Martorana (Milano)
Nella foto il cappellone in stile corinzio della chiesa Madre fatto costruire da padre Sedita nel 1745.
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Dopo il restauro, il 7 di ottobre è stata riaperta al culto la Chiesa Madre
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a notizie storiche si apprende c h e l’attuale centro abitato di Cianciana ha avuto origine da un “casale” chiamato “Sant’Antonio” che sorgeva nell’attuale quartiere Serrone Santo Rocco,chiamato dagli Arabi “Rabato”.Nel 1525 la popolazione d i C a s a l e Sant’Antonio, possedimento del principe spagnolo Diego Giuseppe Lodovico Joppolo, era di 1000 anime circa. Perciò si sentì la necessità di costruire una chiesa. La prima chiesetta fu infatti costruita con le spalle all’oriente ed era ubicata nell’attuale Corso Vittorio Emanuele, all’angolo con la via Fidanza.In seguito, poiché la popolazione andava aumentando sempre continuamente, si venne alla decisione di costruire una chiesa più grande (La Matrice) che fu dedicata alla Santissima Trinità. Tale costruzione avvenne per vivo interessamento del Principe Diego Lodovico Joppolo Spatafora dei Baroni di Spagna e degli eredi del Duca D’Angiò.La costruzione si interruppe nel 1640 e la chiesa (ad una sola navata) in quell’epoca aveva le dimensioni di metri 20,50 per metri 6,50: essa arrivava all’attuale balaustra di ferro.L’arciprete Don Vincenzo Sedita, che resse la parrocchia per molti anni, nel 1745, con grandi sacrifici, fece costruire in Matrice il meraviglioso cappellone in stile corinzio. Nel 1823 ripresero i lavori per in-
grandire ulteriormente la chiesa con la costruzione delle navate laterali,ultimate il 20 Agosto 1824. E' doveroso ricordare tra i tanti il signor Don Pietro Martorana da Cianciana che fece costruire in gesso e ricchi lavor architettonici la volta della Matrice, in origine semplice soffitto di canne. In una lapide a ricordo dietro il confessionale, presso l’altare di Sant’Antonio, si chiedeva un Pater Noster per quel benefattore e tale preghiera si è sempre recitata fino al Concilio Vaticano Secondo. Nel 1929 l’arciprete Chiarenza, con l’aiuto del popolo, fece costruire la bella facciata della Matrice e il nuovo campanile, su progetto del signor Grado da Palermo con un preventivo di spesa di lire 30.000. In effetti si spesero lire 50.000. Poiché le offerte raccolte in paese non furono sufficienti a coprire le spese, l’arciprete Chiarenza fu costretto a vendere il terreno di sua proprietà in Grotte, suo paese natale, a beneficio del popolo ciancianese. Tratto da Stefano Panepinto, Cenni storici sul comune di Cianciana, 2000.
Ecco come doveva apparire ai ciancianesi la chiesa Madre fino al 1929, nei ricordi dell’organista sig. Stefano Panepinto (1908-1978).
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di Dave Justice
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ell, with the troubles at the airport firmly behind me I was finally on the bus and heading through Palermo toward the station. So determined was I now not to let the guntotting Brazilian guards at the airport deter me that I settled back to enjoy the sights. Even the patrolling soldiers - so reminiscent of Northern Ireland in their combat jackets, steel helmets and rifles - hardly raised a second glance from me now. What did open my eyes however, was the lunatic scene outside the station. I stood open-mouthed, staring in amazement at the antics of the drivers. Cars and motor scooters raced around at death-defying speeds, carelessly ignoring the rules of the road and other drivers alike. Never had I seen such mayhem, drivers passed red lights and aimed to hit each other in carefree kamikaze fashion, hell-bent on nudging the other driver out of the way or pushing him off the road. No seat belts were worn and most cars would never have passed an MOT test even if they were completely rebuilt. Pedestrians stepped out in front of cars and the cars actually stopped for them! (Try that in London and see how long you last.) People drank beer in bars and then got in their car and drove off, totally ignoring any drink drive laws in force. Disinterested policemen stood in the shade of the trees and doorways totally oblivious to the rule breaking of the motorists, passing the time instead idling and ignoring all around them. I mused then on the thought of a London policeman spending time here, on his first morning half of Palermo would receive fines and in the afternoon he would probably be found hanged by the neck or face down in a ditch. How strange this land that I had arrived in but - I have to admit - the madcap system appeared to work. So then, when the bus finally arrived, I was on my way to Cianciana a most interesting and scenic ride – until that is – the bus broke down. What followed next could have come straight from a comedy sketch or a Keystone Cops film, funny it was but standing in the scorching sun with no shade to be had, funny it wasn‟t. The problem was lack of water in the tank at the rear of the bus; we had stopped way out in the countryside (I later found out to be close to San Stefano) on the brow of a hill. Passengers offered water from their bottles and baggage, orange squash too was added but to little effect, the water tank to fill was large indeed. Unable to communicate by words, I waved my arms around (as all Italians do) to gain the driver‟s attention and to point out that 500 yards back down the hill was a farmer watering his crops with a hose. I had expected the driver to roll the bus back down to the hose - but no! He walked back to fill his one plastic bottle from the hose and then walked back
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again to the bus to empty it into the tank. Four or five times this was repeated before he too realised that his efforts were futile. In a moment of inspiration, he enlisted the help of three other passengers and attempted to drag the hose up to the bus, this too was futile for the hose was obviously far too short to reach even half way to the bus. I groaned in despair as again the repeated filling of the water bottle began and the walk to the bus and back resumed. Scorched and sunburned, tired and drained I took the driver‟s arms and again with much arm waving made him understand that, he could release the handbrake and roll the bus back to reach the hose. It came then as a most welcome relief for me when finally, after much discussion with other passengers, he relented and did so. About an hour and a half-later, the tank filled and airconditioning cooling the oven-like inside of the bus we were again on our way. What were my first impressions of the town of Cianciana when I finally arrived there? Find out in the next issue of „The Voice of Cinciana.‟
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on i guai dell‟aeroporto fermamente alle spalle, ero finalmente sul pullman che attraversava Palermo per andare alla stazione. Ero così deciso a non lasciare che le guardie brasiliane armate mi scoraggiassero che mi sono adagiato a godere la vista. Neanche i soldati in pattuglia - così simili a quelli dell‟Irlanda del Nord con i loro giubbotti di combattimento, i caschi d‟acciaio e fucili – riuscivano più ad attirare la mia attenzione. Quello che invece attirò l‟attenzione era la scena pazza fuori dalla stazione. Meravigliato, guardavo con la bocca aperta le stramberie degli autisti. Le macchine e i motorini correvano a velocità che sfidavano la morte, noncuranti delle regole della strada. Non avevo mai visto un tale caos, gli autisti passavano tranquillamente col rosso e cercavano di scontrarsi con gli altri come se fossero kamikaze, determinati a farsi avanti spingendo l‟altro fuori strada. Nessuno aveva la cintura allacciata e la maggior parte delle macchine non avrebbe mai superato la revisione anche se fossero state completamente rifatte. I pedoni si mettevano davanti alle macchine e le macchine si fermavano! (Prova a farlo a Londra – non sopravvivi a lungo!) Si poteva bere una birra in un bar per poi mettersi alla guida di una macchina senza nessun rispetto delle leggi in proposito. Disinteressati, i poliziotti stavano all‟ombra degli alberi e portoni, totalmente ignari delle violazione delle regole degli autisti, oziando e trascurando tutto quello che succedeva intorno. Immaginai invece se un poliziotto londinese venisse in servizio qui. Durante la sua prima mattinata, metà Palermo prenderebbe una multa e nel pomeriggio lo avrebbero trovato o impiccato o con la faccia in giù in un fosso.
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La Voce di Cianciana
Numero 4 - novembre 2001 Com‟era strana questa terra dove ero arrivato ma – lo devo ammettere – questo sistema pazzo sembrava funzionasse. Così, quando il pullman arrivò, sono partito verso Cianciana: un viaggio molto interessante e panoramico, almeno finché il pullman decise di non proseguire. Ciò che seguiva poteva benissimo essere una scena dei film dei Keystone Cops, divertente come poteva sembrare. Ma in piedi sotto un sole cocente con nessuna traccia di ombra, non era per niente divertente. Il problema era una mancanza d‟acqua nella tanica nella parte posteriore del pullman. Eravamo fermi in mezzo alla campagna in sommità ad una collina (ho appreso dopo che eravamo vicino a Santo Stefano). I passeggeri offrivano l‟acqua che avevano portato con loro, si è anche aggiunto il succo di arancia ma invano, la tanica era davvero grande. Non potendo comunicare con le parole, gesticolavo con le braccia (come fanno tutti gli italiani) per attirare l‟attenzione dell‟autista su un contadino che, 500 metri dietro, annaffiava la sua terra con una canna. Pensavo che l‟autista avrebbe fatto scendere il pullman giù per la collina - invece no! Ha camminato fino al contadino per riempire la sua bottiglia di plastica di acqua e poi è tornato al pul-
lman per svuotarla nella tanica. L‟ha fatto quattro o cinque volte prima di rendersi conto che i suoi sforzi erano futili. In un momento di ispirazione, ha chiesto l‟aiuto di altri tre passeggeri per cercare di tirare la canna fino al pullman ma anche questo risultò sterile perché la canna era troppo corta e non arrivava neanche a metà. Mi disperavo ancora di più quando vidi che l‟autista riprendeva il suo cammino avanti e indietro per riempire la sua bottiglia di plastica. Cotto e bruciato, stanco e con poche forze, presi le braccia dell‟autista e con tante gesticolazioni gli feci capire che poteva togliere il freno e far scivolare il pullman fino alla canna. Fu un enorme sollievo quando, dopo tante discussioni con gli altri passeggeri, l‟autista si convinse che quella era la cosa giusta da fare. Circa un‟ora e mezzo più tardi, con la tanica finalmente piena e l‟aria condizionata che raffreddava il forno dentro il pullman, eravamo di nuovo sulla strada. Quali furono le mie prime impressioni di Cianciana quando finalmente ci arrivai ? Scopritelo nella prossima uscita di “La Voce di Cianciana.” © Copyright. D. R. Justice 2001 Traduzione di Judith Evans D’Angelo, Università di Bergamo
La storia di Piticaneddru di Agostino D‟Ascoli
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'era una volta un piccolo bambino di nome Piticaneddru (così iniziavano sempre i nostri nonni) che un bel giorno, mentre spazzava il pavimento della piccola chiesa del paese, trovò un soldino... - “Mamma mia!” esclamò contento, girando e rigirando tra le mani, quel piccolo tesoro. "Con questo soldino mi compro?... mi compro?... che cosa mi compro!?..." - mentre pensava a come investire quella monetina, sente la voce di un fruttivendolo - "Pere, mele, arance belle!" "Ecco! vado a comprarmi una pera! - esclamò tra sé il piccoletto, ma poi, pensando che doveva sbucciarla, ci rinunciò. "Forse è meglio una mela?... - ma anche questa doveva essere sbucciata - Allora un’arancia?... Per?... - disse tra sé anche l'arancia..." Il suo pensiero venne interrotto dal grido di un altro venditore ambulante - "Ceci! ceci abbrustoliti!..." - urlava questi. Piticaneddru non ci pensò su due volte, corse subito fuori e con il suo soldino comprò un cece. Fatto, ci si mise a contemplarlo, girandolo, rigirandolo e passandoselo da una mano all'altra. Mentre compiva quell'operazione, il piccolo cece gli sfuggì dalle mani e rotolò giù per terra, andando a finire proprio sotto gli occhi di un vispo galletto, il quale, senza tanti complimenti, ne fece un sol boccone. "Voglio il mio cece!... - incominciò allora a piagnucolare Piticaneddru - "voglio il mio cece!..." - continuò a dire, sempre più insistentemente e pietosamente, tanto da attirare l'attenzione dei passanti e del proprietario del galletto, il quale, gli spiegò che non era più possibile recuperare il cece. "Allora voglio il galletto!... voglio il galletto!... - riattaccò a piangere il piccoletto, con una tale veemenza da commuovere i presenti ed indurre l'uomo a cedergli il galletto. Piticaneddru, contento si mise a girare per le vie del paese, tirandosi dietro il suo galletto legato per il collo. Ad un certo punto, un cagnaccio affamato, uscito improvvisamente fuori da una stalla, si avventò sul malcapitato galletto e se lo pappò - "Voglio il mio galletto!... voglio il mio galletto!" - ricominciò allora a piangere ed a urlare il bambino, riuscendo ad ottenere, pochi minuti dopo, quel cane così come aveva ottenuto il galletto. Ma le sventure di Piticaneddru non erano ancora finite. Poco tempo dopo il bambinello, con quel suo cane che teneva legato al guinzaglio, si incrociarono in una stretta viuzza con un uomo che si tirava dietro un cavallo. Quest'ultimo, non si sa come, si imbizzarrì e con un poderoso calcio colpì il povero cane, che stramazzò al suolo morto stecchito. Fu così che Piticaneddru, con la sua già collaudata tiritera insistente e pietosa, divenne proprietario del focoso e bellissimo destriero. Si trovava a passare, nel frattempo, il principe di Catroccoli, il quale venne subito attratto dalla superba bellezza di quel cavallo - "Che cosa vuoi in cambio del tuo cavallo?" - chiese il ricchissimo principe -. Piticaneddru incominciò a riflettere.
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La Voce di Cianciana
"Dimmi che cosa e l'avrai!" - disse il principe - "Voglio?... voglio?... un cece! - sbottò improvvisamente l'ingenuo bambino - "Un cece?... solo un cece?" - chiese il principe con grande meraviglia. "Sì, sì!... solo un cece! un cece abbrustolito!" - esclamò Piticaneddru sicuro di sé. Poco tempo dopo, su ordine di quel principe, si presentò davanti a Piticaneddru un giovane paggio che recava tra le mani un cuscino di velluto rosso finemente ricamato, sul quale troneggiava e faceva gran spicco un grosso e bellissimo cece abbrustolito. Il fanciullino prese quel magnifico cece e dopo aver ringraziato il principe corse via saltellando di gioia. Fino a pochi anni addietro questa storiella, nata dalla fantasia popolare, era certamente la più conosciuta e raccontata a Cianciana (in tante versioni), sia tra i grandi che tra i piccini. Ancora oggi siamo soliti dire a quel qualcuno che pensiamo ci stia raccontando un fatto più fantastico che reale: "L'abbiamo già sentita la storia di Piticaneddru!" E a chi ha concluso un cattivo affare o uno svantaggioso scambio di merce diciamo invece: "Hai fatto il guadagno di Piticaneddru!".
Lu mafiusu e lu diavulu Di E. Giannone “Iu sugnu mafiusu e mi nni vantu” - Dicìa quann‟era „n vita un priputenti “Cumannu a tutti quanti e „un ajiu scantu, Nenti mi manca e sugnu ‟mpinitenti. Conzu, disfazu e nuddu mi „mpurtuna, Sugnu patruni di vita e di morti Cà tutti l‟autri su‟ veri burduna. Di granni e nichi dicidu la sorti. Zoccu mi piaci, a mia m‟apparteni, Caminu a testa jisata e vajiu dirittu, A cu „un s‟accala mali cci nni veni E po‟ cunsidirarsi un omu frittu”. Quannu si prisintau a satanassu, Cu la mastica so chidìa rispettu; Ma chiddu, ca ddà intra era „n assu, Cci detti „na „nfurcata nni lu pettu. “tu eri capu di li ruffiani, Lu veru civu di li malviventi, Granni nnimicu di li cristiani, La matriperla di li dilinquenti. Ccà, nni stu locu, tu nun cunti nenti, Ha‟ stari mutu, nun ha‟ pipitari; Cu du‟ pidati nta li to pinnenti Ti fazzu li vudedda scuncirtari! Dimostrami ca si‟ razza fitusa Comu a li disarmati fai la guerra! Ti spaccu l‟ossa, t‟inchiu di pirtusa Comu facivi a li „nnuccenti „n terra”. E cuminciàu a dari timpulati, A fallu a feddi e a squartariallu. Chiddu gridava d‟aviri piatati Chiancennu lu „mplurava di lassallu. “Ti lassu, sì, ma ti tegnu d‟occhiu; E si t‟arrisichi ancora a „ncuitari Ti scacciu comu fussitu pidocchiu, Ti mettu nta lu focu a famiari!
Fai schifu a lu munnu e puru a mia Ca, pi sfurtuna me, sugnu diavulu; Mi sentu „n angileddu mmerti a tia Ji ca sbagliavu p‟un mumentu sulu” Lu mafiusu persi la palora; Di tannu si nni sta nti „n agnuneddu Dicennu a tutti quanti “sissignora”, Scantatu comu un miti ciaraveddu.
Una nuova croce per il Crocifisso Risalente al 1670, la chiesa dell'ex Convento è dedicata a S. Antonio da Padova, patrono della città di Cianciana. La chiesa ad unica navata, con particolari stucchi di stile barocco, vede al suo interno la presenza di numerose e bellissime statue di legno tra cui un Cristo, pervenutoci senza la croce, di anonimo autore, avente espressione di resurrezione. Risalente al XVIII secolo (non abbiamo fonti certe), si dice che si trovasse inizialmente nella Chiesa Madre di Cianciana e che successivamente sia stato portato alla Chiesa S. Antonio e lasciato nell'abbandono per molti anni. Nell'anno 2001, per contributo e devozione dei sigg. Angelo Bondì, Calogero Gattuso e Angelo Antonio Pace viene fatta realizzare la croce mancante al Cristo. La croce, di qualità leggera di albero di pioppo, è opera dell'artigiano sig. Antonino Montalbano; il sostegno in acciaio è stato realizzato e donato dall'artigiano sig. Andrea Carubia. Il Cristo in croce viene sistemato sull'altare maggiore la sera del 10 agosto 2001, alla presenza del parroco don Francesco Gambino, grazie alla collaborazione di numerosi giovani che si sono prodigati sino a tarda notte. Erano presenti: Francesco Abella, Gaetano Bondi, Angelo Canzoneri, Andrea Carubia, Antonino Cicchirillo, Francesco Di Maria, Luigi Modica, Angelo Montalbano, Antonino Montalbano, Rosario Pizzo, Domenico Salciccia, Angelo Scardino. A ricordo dei posteri. Angelo Bondì
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La signora Caterina Amato, la nonna di Cianciana, ha compiuto 100 anni il 28 ottobre 2001 Rosselange - Mosella Francia - La signora Caterifigli, i nipoti, i pronipoti e tanti, tanti amici. Da parte na Amato è nata a Cianciana il 28/10/1901.Sposata della redazione de La Voce di Cianciana, le nostre con Francesco Cucuzzella, è rimasta vedova nel più sentite congratulazioni. (s. p.) 1963. Dal matrimonio sono nati Alfonso, Vincenza ed Antonino che abitano in Belgio e Marianna, Salvatore e Giuseppina che abitano in Francia. Si deve a quest’ultimi la decisione di condurre in Francia la propria madre nel 1968. La signora Caterina accettò di buon grado l’iniziativa dei figli, proprio per essere vicina a loro e a tutti i nipoti (la carni è carni e lu brodu si jetta). In Francia Caterina trovò l’America, come dice lei. Del resto cosa le potevano far mancare i suoi figli? Così oggi abbiamo due Ciancianesi centenari: Caterina e Carmelo Contissa che abita a Rive de Gier, come ricorderete .Nonostante la venerabile età, Caterina gode di ottima salute e si è sempre attenuta a certe regole: la mattina niente caffè che beve di pomeriggio con dei biscotti. Non manca mai a tavola un buon bicchiere di vino rosso che accompagna i suoi pasti. Preferisce indossare abiti vivaci e colorati, preferibilmente a fiori. Insomma la signora è “en pleine forme “. Qualche esempio? I suoi capelli sono ancora neri e i denti sono quelli naturali. Tantissime persone hanno festeggiato la centenaria in una capiente sala messa a disposizione dal Comune di Rosselange. C’erano i Cinque generazioni! Nella foto, che risale a qualche anno fa, la signora Caterina Amato (la prima a sinistra) con la figlia Vincenza Cucuzzella (77 anni), la nipote Anna Monaco (51 anni), la pronipote Margherita Amato (35 anni) con in braccio la di lei figlia Laura che oggi ha 6 anni.
Ci scrive la sig. Antonella Piro da Pavia Gentile redazione, sono a chiederLe una cortesia: i miei genitori, Maria Prati e Pasquale Piro (nella foto accanto), nell'aprile 2001 hanno festeggiato il loro 50° Anniversario di Matrimonio, festa che ci ha visti come sempre uniti e che è stata celebrata anche in chiesa con tanto di benedizione, anello, lancio del riso, corteo nuziale pranzo e bomboniere. Tutto ciò è stato, per loro, una soddisfazione grandissima e a completamento sarebbe un onore sapere che anche gli amici e i parenti di Cianciana possano condividere questa gioia. Quindi le chiedo se fosse possibile pubblicare la foto che le invio di seguito, e che li vede sull'altare della Chiesa di Sant'Alessandro Sauli di Pavia il giorno 15 Aprile 2001.
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Numero 4 - novembre 2001
La Voce di Cianciana
Coniugi Giovanni Gattuso, nato a Cianciana l’ 08/01/1922 e Angela Carota, nata a Cianciana il 13/04/1924. Sposi il 03/10/1941. Hanno raggiunto il 60° anno di matrimonio.
15 ottobre 2001: laurea trionfale A Vincenzo Rametta neo dottore in medicina
Dalla città del Santo Alla terra di Sant‟Antonino Si sente una voce del vento Prima lontano e poi vicino. Nella Trinacria olimpica L‟agosto è autunnale Il carro di San Francesco Nel mezzogiorno appare Monte Lauro gioisce e prepara la festa Montevago dai toni felici Di alloro, a Rametta cinge la testa. Al neo dottore in medicina Dalla sponda del fiume Alico a bacio di Cianciana Felibristico augurio: gente sicana. Vincenzo Rametta, dottore in medicina e chirurgia. Padova, 15 ottobre 2001. In questa foto il neo-laureato con i genitori e la so-
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Salvatore Martorana Alias Alico
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Don Gerlando Re un martire ciancianese Parte II
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alla "Storia della parrocchia del Carmelo in Cianciana" a cura del Sac. don Filippo Ferraro: "...don Gerlando Re fu nominato Vicario Cooperatore della Matrice di Cianciana e per otto anni lavorò con grande zelo nel campo dell'apostolato... Si dedicò alla catechesi dei piccoli e dei giovani, fu Assistente della G.I.A.C. (Gioventù Italiana Azione Cattolica) ed anche degli Scouts. Ebbe cura degli ammalati, annunziò con convinzione, fedeltà e coraggio la parola di Dio. Era serio ed austero, ma vivificava le sue conversazioni con sano e piacevole umorismo; era intelligente e riflessivo, molto colto e la sua parola era semplice, chiara, penetrante, convincente". Don Gerlando Re per tutti era un amico che si prodigava in qualsiasi circostanza, per qualsiasi bisogno, dove c'era sofferenza da lenire, un'angustia da consolare, accorrendo anche lì dove c'era pericolo. E vi sono al riguardo tante e significative testimonianze. Mons. Carmelo Territo di Ribera, cappellano a Cianciana nel 1940-41, compagno di seminario di Gerlando Re, in una nota dell’8 ottobre 1998: “Per me, don Gerlando Re è una figura luminosa. E' un Santo! E' pieno di alta spiritualità. Solo così si può spiegare il suo eroico sacrificio.... Don Gerlando Re è degno di essere elevato agli onori degli altari perché Martire della Confessione e del dovere sacerdotale”. Sono trascorsi 50 anni dal suo eroico gesto bagnato di sangue. La Chiesa ufficiale è in cammino per il riconoscimen-
to ufficiale del martirio di questa luminosa figura di sacerdote. La recente costituzione della “Pia Associazione Amici di Padre Re” ha questo scopo: far sì che la luce di fede e di amore di don Gerlando Re brilli come fiaccola ardente, assieme a quella di tutti gli altri santi martiri, per illuminare il cammino della nostra vita ed per testimoniare con ardore il Cristo vivente nella quotidianità del nostro tempo. Sostiene don Stefano Pirrera: “Don Gerlando Re continua a confessare la sua fede come pochi altri fedeli di Cristo. Egli é martire, non per il supplizio subito, ma per il motivo, secondo quando scrisse S. Agostino, Martires non fecit poena, sed causa. Il 17 giugno 1999 la salma di Don Gerlando Re viene traslata dal cimitero alla Chiesa del Carmelo ed il 18, giorno del 50° anniversario della sua morte, alla Matrice nella quale si trova collocata in un sarcofago in marmo. Agostino D’Ascoli
La Commissione "Nuovi Martiri", con nota Vaticana (prot.N.12029/00 del 14-09-2000) ha comunicato alla "Pia Associazione Amici di Don Gerlando Re" che la figura di Don Gerlando Re è stata inserita nel Catalogo dei Testimoni della Fede del XX° secolo, osannati dal Papa Giov. Paolo II°, nella giornata giubilare del 7 maggio 2000, in una solenne cerimonia svoltasi al Colosseo. ll Secolo del Martirio - Pagg.402-403. Mondadori 2000
“Vi darò pastori secondo il mio cuore”
Sarcofago di Don Gerlando Re, collocato nella navata sinistra della chiesa Madre di Cianciana, sotto l’altare di S. Giovanni Battista. (foto Di Mahttp://www.sicilykult.net
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A don Gerlando Re
GERLANDO RE Acrostico* ad endecasillabi* con rime alternate e baciate
Gridavanu li genti cu terruri E li porti chiuivanu cchiù forti. Ristava ntn’u to cori lu duluri, Lassatu nni li strati, pi la morti Assassina di poviri nnuccenti; Nun ti fici scantari ddr’omu armatu Davanti la to porta, ddri lamenti, Ora, avianu bisognu d’un surdatu.. Rumpisti ‘u catinazzu di li porti
Come ogni giorno raccolto in preghiera nella tua stanza lodavi Dio, uno sparo improvviso ti lasciò stupito e capisti allora che bisognava agire. Andasti in fretta a portare Cristo a chi morente invocava aiuto, non ascoltando la folla e i parenti che ti imploravano di tornare indietro. Trovasti la morte per mano di un folle, e il tuo sangue innocente sgorgò lentamente. Moristi da martire ma l’esempio di amore e di carità infinita è vivo nei cuori di tutti i Ciancianesi. Chiara Arcuri
Pino Martorana in ricordo del 50° anniversario della morte, Anagni, Dicembre
Lapide commemorativa del martirio di Don Gerlando Re, collocata in occasione del cinquantenario della morte, all’inizio della via a Lui dedicata (ex via Bondì). Don Gerlando Re seminarista ad Agrigento
* Alcuni lettori ci hanno chiesto il significato delle parole seguenti: Acrostico: componimento poetico in uso fin dall’antichità per cui, leggendo in senso verticale una dopo l’altra la prima lettera di ogni verso, si ottiene una parola, un nome proprio o un motto. Si chiamano acrostici anche le parole generate dalle iniziali di parole singole anziché di versi. Endecasillabo: verso composto da 11 sillabe. http://www.sicilykult.net
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Da Guelph - Canada ci scrivono i signori Olga e Giuseppe Ciaravella Gentilissimo professor Panepinto, nel mese di febbraio di quest‟anno mia moglie Olga ed io siamo andati in gita in Nuova Zelanda e in Australia. Arrivati in Adelaide abbiamo telefonato al nostro parente signor Giuseppe Pulizzi, al quale abbiamo espresso il desiderio di incontrare i compaesani che noi conoscevamo a Cianciana, quando eravamo giovanottelli. Arrivati all‟hotel, sono venuti a prenderci il signor Giuseppe e la sua gentile signora, conducendosi a casa loro, dove ci hanno offerto un bel pranzo. Dopo non ti dico quanti ciancianesi sono venuti a trovarci, alcuni dei quali non conoscevamo nemmeno. Abbiamo provato una grande gioia, ricordando episodi di quanto eravamo bambini e sfogliando le foto del periodo scolastico. Non ti posso spiegare con la penna: è stata una cosa meravigliosa.Ti mando alcune foto che ritraggono parenti ed amici, col desiderio che vengano pubblicate, cosi i ciancianesi che abitano nel mondo le possano vedere. Cogliamo l‟occasione che ci dà La Voce di Cianciana per ringraziare tutti i parenti ed amici di Adelaide che ci hanno accolto con tanto amore e per i preziosi doni che hanno regalato a mia moglie: sono oggetti di collezione che noi apprezziamo tanto. Tantissimi saluti da parte nostra, dei nostri figli Francesca e marito Pino, i nipoti Maria di 3 anni e Giuseppina di un anno e mezzo, di mio figlio Domenico e la moglie Elisabetta.Speriamo di venire a Cianciana nell‟estate del 2002. Speriamo che il nostro San Antonio ci benedica e dia pace a tutto in mondo. Da destra a sinistra: Francesco Martorana, Leonardo Carubia, Giuseppe Pulizzi, Giuseppe Taormina, Giuseppe Ciaravella e Biagio Barba-
Da destra a sinistra: i coniugi Pulizzi, Giuseppe Pulizzi e genero Sebastiano, Biagio Barbaro, Francesco Taormina e Gianni Bubello.
Da destra a sinistra: Olga Ciaravella, Antonina Pulizzi, Maria Ferraro, Santa Pendino, signora Ferraro e figlia e Pendino Maria.
Da destra a sinistra: Pierina Pulizzi, Biagio Barbaro, Leonardo Carubia, Giuseppe Ciaravella, Giuseppe Pulizzi e Maria Pendino. Giuseppe Carubia fra i fratelli Ferraro. Da destra a sinistra: Agostino, Filippo, Gabriele e Pietro.
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La “festa” dei morti
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l 2 novembre a Cianciana, come ovunque, la Chiesa commemora i defunti e nel cimitero, sul cui ingresso un cartello ricorda Fummo come voi, sarete come noi, si ripete ciò che capita dappertutto quel giorno. Come in tutta la Sicilia però, il 2 novembre è più semplicemente la festa dei morti, un'occasione particolare per la gioia dei bambini, ai quali i genitori fan credere che, se sono stati buoni e hanno recitato le preghiere per le anime dei defunti, i morti porteranno dei doni. La sera precedente i bimbi vanno a letto dopo aver pregato e fiduciosi d'essere ricordati da nonni e familiari trapassati. Sul tardi i genitori preparano i piatti con i pupi di zucchero, raffiguranti guerrieri a cavallo, galletti, signorine, arricchiti con castagne, cioccolattini, monetine, tetù, muscardini, frutta martorana etc, e li nascondono nei punti più reconditi dell'abitazione. Al posto del pupo, talvolta, i fanciulli ricevevano, e ricevono, in regalo scarpe, maglioni, giocattoli. La mattina del 2 i pargoli si alzano irrequieti, iniziano la
loro frenetica ricerca e interrogano con lo sguardo i genitori, che li invitano a cercare ancora perché, se sono stati effettivamente bravi, qualche bonarmuzza si sarà ricordata di loro nella notte. E finalmente trovano. E' stato fatto credere che durante la notte i morti sono usciti dalle loro tombe e hanno fatto l'acquisto. Narra il Pitré (G. Pitré, Spettacoli e feste popolari siciliane, Palermo, 1881, pagg. 396-97) che, secondo l'antica e infantile credenza, i morti escono dal Convento di Sant'Antonino de' Riformati, attraversano la piazza e arrivano al Calvario; quivi fatta una loro preghiera al Crocifisso, scendono per la via del Carmelo. E' nel passaggio appunto che lasciano i loro regali ai fanciulli buoni. Nel viaggio seguono quest'ordine: vanno prima coloro che morirono di morte naturale, poi i giustiziati, indi i disgraziati,…, i morti di subito,… e via di questo passo. (e. giannone) (in Thanatos, usi funebri ciancianesi, 1994)
Matrimoni Marcello Tambuzzo e Antonella Ragusa, chiesa S. Maria Nova - Caltanissetta - 22 settembre 2001. Francesco Buscemi e Gaetana Cimino, chiesa S. Antonio - Cianciana - 10 ottobre 2001. Antonino Leonardo Savarino e Fortuna Narducci - Castellammare di Stabia (NA) - 14 ottobre 2001. Pietro Martorana e Salvina Castiglione, chiesa Maria SS. della Confusione - Salemi - 20 ottobre 2001.
Nascite Luca Martorana di Francesco e Antonella Grassadonia - 9 ottobre 2001.
Decessi D’Angelo Rosaria, 01/05/1911 - 28/09/2001 Pecoraro Pietro, 23/10/1933 - 02/10/2001 Cuffaro Assunta, 04/11/1927 - 04/10/2001 La Corte Giuseppe, 01/03/1923 - 25/10/2001 Di Chiazza Antonino, 12/06/1917 - 01/06/2001 Charleroi (Belgio) La redazione de “La Voce di Cianciana” ringrazia sentitamente i seguenti suoi nuovi soGiuseppe Ciaravella - Cianciana. Dott. Enzo Lo Scalzo - Cianciana. Carmela Panepinto - Cianciana.
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Calogero Ferlita - Palermo. Gabriele Di Chiazza - Montignies sur Sambre (BEL). Dott. Girolamo Pellegrino - Palermo. Giuseppe Dublini - Misinto (MI).
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Convinti consensi di pubblico e di critica negli States per il noto pittore
ANDREA ARCURI: GRANDISSIMO SUCCESSO A NEW YORK Con il suo “Canto d’Amore alla Sicilia” ha conquistato le comunità siculo – americane della “Grande Mela”
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on avevo alcun dubbio s u g l i esiti significativi e qualificanti della trasferta statunitense di Andrea Arcuri, confermatosi anche oltreoceano, dopo le sue affermazioni a livello nazionale ed europeo, uno dei più validi Maestri dell’Arte siciliana di questi ultimi anni”. Questo il giudizio del critico d’arte prof. Nuccio Mula nel commentare il grandissimo successo ottenuto, nel mese scorso, a New York, dal noto pittore ciancianese Andrea Arcuri che, in pochi giorni, ha letteralmente “conquistato” i convinti consensi critici degli esigenti ambienti artistici statunitensi ed il cuore di moltissimi rappresentanti delle comunità siculo – americane (tra cui molte originarie del territorio agrigentino). Una collettiva a cura della Missione Albanese presso l’Onu, una personale nel prestigioso Jolly Madison Tower alla presenza di un pubblico esigente e qualificatissimo, un “bagno di folla” nel cuore della sicilianità per un’ultima Mostra presso l’antico ed autorevole Circolo “Santa Margherita Belice” del noto quartiere di “Queens”: questo il bilancio della trasferta artistica negli Usa di Andrea Arcuri – significamente intitolata “Canto d’Amore alla Sicilia” – più volte sottolineata anche dai mass – media newyorchesi, che hanno avuto parole di ammirazione per il particolarissimo stile del pittore ciancianese, riuscito splendidamente a coniugare (ed al di fuori di ogni prevedibile e banale oleografia) figurativismo e simbolo, realtà e ricordo, ambienti e sentimenti dell’ “antica madre” Sicilia, come sottolineato dal prof. Nuccio Mula nei suoi testi critici, particolarmente apprezzati anche nel contesto statunitense. Così Andrea Arcuri nel ricordare la sua esperienza negli Usa: “Ogni momento a New York mi ha gratificato moltissimo, ma la Mostra al Circolo di Santa Margherita Belice rimarrà per sempre indelebile nel mio cuore. Molti margheritesi ormai statunitensi da più generazioni, al solo vedere le mie opere hanno http://www.sicilykult.net
pianto di commozione e di gioia, emozionandomi al punto di far spuntare più volte le lacrime anche a me ed ai miei familiari lì presenti. Tutti hanno accompagnato i figli e i nipotini, condividendo con loro e con me sequenze di memoria collettiva, di nostalgie, di rimpianti ed esprimendo la speranza di tornare a vedere la loro terra o di mostrarla, per la prima volta, alle giovani generazioni che la conoscono solo per sentito dire, o attraverso i giornali, i film, le tv ed il satellite, quindi in maniera parziale e spesso distorta. E’ stata senz’altro la mostra più emozionante della mia carriera: io e la mia famiglia siamo stati letteralmente circondati da un calore umano talmente intenso, sincero e meraviglioso da lasciarci sbalorditi.”. Andrea Arcuri ritornerà presto negli Stati Uniti, per un’altra serie di mostre già da adesso organizzata, con grande entusiasmo, da diverse comunità siculo – americane, sull’eco del grande successo di questo “Canto d’Amore alla Sicilia” riuscito a far breccia anche nel cuore della “Grande Mela” newyorchese. 16 luglio 2001.
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Sabato 7 dicembre alle ore 18,30 il maestro Andrea Arcuri inaugurerà una mostra permanente di pittura in via Incisa a Sciacca. Saranno esposte molte delle opere che hanno qualificato Arcuri in campo nazionale ed internazionale. Presenterà la mostra il noto critico d’arte agrigentino prof. Nuccio Mula.
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Lillo Pecoraro batterista per passione
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illo Pecoraro è nato a Cianciana (AG) il 0909-1962. E' sposato con Fina Termine ed hanno una bella bambina di nome Giulia. Risiede e lavora a Parma. Vecchi bidoni di latta, di plastica, fustini di detersivo... Tutti strumenti a percussione per lui, ancora ragazzino, che percuoteva a mani nude o con due bastoncini di legno, per dare ritmo alle canzonette da lui cantate. (E' nato nel posto sbagliato!) Lillo Pecoraro ha ereditato la passione per la musica dal nonno materno, dai suoi zii: I Montalbano, una famiglia di musicisti. Una bella voce, intonatissimo, tempista, molto abile con il suo strumento: la batteria. Ma non solo con questa, perché all'occorrenza, suona anche il basso e, bontà sua, anche la chitarra e l'armonica a bocca. Poteva, ed ancora può e potrebbe, volendo, imparare a suonare qualsiasi strumento, perché la musica fa parte della sua stessa natura, (altro che averla nel sangue! Ma come già detto: è nato nel posto sbagliato, per sua sfortuna). A quattordici anni, dopo varie esperienze canore, entra a far parte di un gruppo musicale ciancianese: "I Pegaso", prima come cantante e poi anche come batterista. Cantare e suonare: Lillo aveva realizzato il suo
sogno. Bravo per tanti motivi, si sentiva si vedeva, già all'inizio ancora ragazzo, perciò veniva conteso: "Music-Lab-Studios"; "Albatros"; "Gruppo Elettrogeno" e tanti altri gruppi musicali. Nel 1995, per motivi di lavoro si trasferisce a Parma, città della musica per eccellenza, ed entra a far parte di un'orchestrina, nella quale ancora oggi canta e suona la batteria e va in giro per le balere del Nord Italia. Ha suonato e suona anche con altri gruppi: "Mad-Locomotion"; "Magnoni ed i suoi Fratelli" per citarne qualcuno. A Parma Lillo Pecoraro ha registrato due CD con "Camerazi" e "Noway". Forse, entro la prossima primavera, registrerà un CD tutto suo. Intanto, tiene a ringraziare i suoi genitori, da poco tempo scomparsi, che gli comprarono la sua prima batteria e seppero comprenderlo ed aiutarlo a realizzare i suoi desideri, le sue aspirazioni. Ringrazia anche la moglie e la figlioletta per la loro pazienza... Questi artisti!... "Cu nesci arrinesci!". Buona fortuna da tutta la nostra redazione. Agostino D’Ascoli Rubrica di proverbi, motti e modi di dire a cura di Nuccio
A ccu’ mi duna a manciàri, cci dicu “papà” Ma dopo Tangentopoli, i “figli” dei politici sono sempre di meno: e quelli già partoriti hanno iniziato - senza eccezione alcuna - cautelative pratiche di disconoscimento di paternità, comu s’unn’u sapissi nuddru cu cci detti ‘u postu... Noè avia novicent’anni e ancor’avia a mmettiri ggiudizziu La maturità umana non dipende né dall’anagrafe né da qualche dente che spunta dopo gli altri. A proposito: si racconta che quando Noè, nel suo novecentesimo compleanno, fici un fistinu con altri profeti, vedendosi offrire un bicchiere di birra, accompagnato dal famoso motto augurale “Chi beve birra campa cent’anni”, rispose, cu l’occhi di fora e spaventatissimo: ‘Sta minchia! E cchi è vilenu?
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… Due ricette della nostra cucina Sfinci d’uova Ingredienti: ¼ di litro d’acqua, 250 gr. di farina 00, 100 gr. di sugna, 5 uova, 2 buste di lievito Bertolini, sale: q.b., olio abbondante. Fate bollire l’acqua con la sugna e un pizzico di sale, aggiungete a pioggia la farina e lavoratela costantemente con un mestolo di legno, fin quando l’impasto omogeneo non si stacca dal tegame. Togliete dal fuoco e fate raffreddare, aggiungete le uova e il lievito e lavorate bene finché non si ottiene una pasta molto omogenea. Fate bollire l’abbondante olio in un capiente tegame e versatevi, poco alla volta, mezzo cucchiaio d’impasto. Quando le “sfinci” saranno cotte, toglietele dall’olio con una schiumera, poggiatele su un tovagliolo di carta, infine cospargete con zucchero. A vostro piacere, potete aggiungere all’impasto la buccia grattugiata di un limone. Sono tipiche dell’11 Novembre, giorno di S. Martino. Oggi qualcuno ama farcirle. Sfinci di patate Ingredienti: 4 uova, 400 gr. di patate, 50 gr. di sugna, 100 gr. di lievito di birra, un pizzico di sale, la buccia di un limone grattugiata, latte: q.b., olio abbondante. Lessate, sbucciate e macinate le patate. In un tegame unite alle patate la farina e la sugna sciolte e mescolate bene. Quindi versatevi le uova, il lievito, il sale, la buccia di limone, il latte tiepido e impastate fin quando non ottenete un impasto molto omogeneo. In un altro tegame portate ad ebollizione l’olio e versatevi la pastella a cucchiai. Quando le sfinci saranno cotte, toglietele dall’olio e poggiatele su carta assorbente. Quindi cospargete di zucchero. E. Giannone, D. Pulizzi
I lettori salutaDa Cianciana: la zia Pina Cammarata, i cugini Caterina, Anna e Salvatore Pendino cone le loro rispettiva famiglie salutano le famiglie di Caterina e Maria Cuffaro-Taormina abitanti ad Adelaide (Australia), augurando loro buon Natale e felice 2002. Da Alessandria: i nipoti Lidia, Adriana ed Enzo Carbone salutano gli zii Anna e Giuseppe Settecasi e tutti i cugini che abitano ad Adelaide (Australia) con l’augurio di Buon Natale e Felice 2002. Da Cianciana il sig. Giuseppe Provenzano, residente ad Opera (MI) saluta i suoi padrini Tina e Francesco Antinoro che abitano a New York, Anna e Giovanni Gaiteri e i cugini Provenzano che abitano a Givors e a Saint– Etienne (FR). Da Misinto (MI): Mariuccia, Antonella e Giuseppe Dublini salutano e augurano buon Natale ai sigg. Carmela e Giovanni Roccaforte, alla signora Nardina, alla famiglia Lina e Vincenzo Mattaliano, alla mamma signora Assunta e a tutti i conoscenti.
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TO:
Autorizzazione Tribunale di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001. Spedizione A.P. art. 2 comma 20/C legge 662 del 23/12/1996. Autorizzazione Direzione Provinciale PP.TT. Di Agrigento, settore commerL’abbonamento annuale per 6 numeri costa: per l’Italia L. 35.000, per l’estero L. 40.000. Se volete darci di più farete parte dei sostenitori del giornale. Inviare la cifra a Panepinto Salvatore - via Cavour, 3 - 92012 Cianciana (AG) - Conto Corrente Postale n° 17905977 - Conto Corrente Banca Popolare Sant’Angelo, agenzia di Cianciana, ABI-05772 CAB-82920, Conto Corrente n° 101400002499, oppure con assegno bancario (cheque) non trasferibile, intestato sempre a Salvatore Panepinto in busta chiusa. http://www.sicilykult.net
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