Cianciana ‘na tuttu lu munnu, tuttu lu munnu a Cianciana! Anno I - numero 5 - dicembre 2001
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ell’approssimarsi delle festività natalizie e del nuovo anno, la redazione del “La Voce di Cianciana” augura a tutti i suoi lettori Buon Natale e Felice Anno Nuovo. Cogliamo l’occasione per ricordarvi che con questo numero di dicembre si conclude il primo anno di vita del giornale e vi invitiamo a rinnovare l’abbonamento per l’anno 2002.
es fêtes de Noël et de l’année prochaine approchent et la rédaction de « La Voce di Cianciana » souhaite à tous ses lecteurs Bon Noël et une Heureuse Année. Nous profitons de cette occasion pour vous rappeler que par ce numéro de décembre se termine la première année de vie de notre journal et nous vous invitons à renouveler l’abonnement pour l’an 2002.
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t the approach of Christmas and New Year’s holidays, the editorial staff of “La Voce di Cianciana” whish all the riders a Merry Christmas and a Happy New Year. We are taking this opportunity of remembering You that with this number of December the 1st year of live of the paper comes to a conclusion, so we kindly ask You to repeat the subscription for the next year 2002.
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rohe Weihnachten und ein Glückliches Neues Jahr wünscht Ihnen die Redaktion „La Voce di Cianciana“. Hiermit möchte sie auch ihre Leser aufmerksam machen, dass dieses Heft die letzte Ausgabe des Jahres 2001 ist. Sie hofft und wartet, von neuem, auf Ihr Abonament fürs Jahrs 2002. Voraus dankend grüβt sie Sie herzlich.
Un gradito omaggio per i nostri abbonati È un esperimento che iniziamo da quest’anno e che, speriamo, sia apprezzato da tutti voi. Si tratta di un volumetto del noto poeta ciancianese Salvatore Mamo (18391920), la cui presentazione avverrà nel periodo natalizio in un convegno organizzato dalla nostra associazione, con la presenza del curatore, il prof. Gaspare Conte.
In questo numero:
Rubriche:
Il Presepe vivente a Cianciana
Pag. 8
La posta dei lettori
Pag. 4
Salvatore Mamo, il prete-poeta
Pag. 10
An Englishman Abroad
Pag. 5
Soprannomi e Mestieri
Pag. 11
Le associazioni del nostro comune
Pag. 5
Don Giuseppe Carbone
Pag. 12
Il salotto della Poesia
Pag. 6
Racconti - “La coppola”
Pag. 13
Case in Festa
Pag. 9
Eduardo Contissa, pittore argentino
Pag. 14
Briciole di Saggezza
Pag. 15
Ricette nostrane
Pag. 16
Almanacco
Pag. 15
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La Voce di Cianciana
Numero 5 - dicembre 2001
La Voce di Cianciana Periodico bimestrale di informazione e di cultura, edito dall’Associazione Culturale “Sicily Kult” di Cianciana. Anno I, numero 5, dicembre 2001. Direttore Responsabile: Enzo Minio Direttore Editoriale: Salvatore Panepinto Progetto grafico e fotografia: Filippo Mattaliano Redazione: Andrea Arcuri, Antonino Arcuri, Gaspare D’Angelo, Agostino D’Ascoli, Judith Evans, Gaetana Gambino, Eugenio Giannone, Filippo Mattaliano, Nuccio Mula, Giusy Piazza, Bina Vaiana. Direzione e Redazione: via Cavour, 3 92012 Cianciana (AG) Italy. Tel. 0922-987462 Email: s.panepinto@tin.it Conto Corrente Postale n° 17905977 Autorizzazione Tribunale di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001. Spedizione A. P. art. 2 comma 20/C legge 662 del 23/12/96. Autorizzazione della Direzione Provinciale del PP.TT. di Agrigento, settore commerciale Stampa: Tipografia Geraci - S. Stefano Quisquina (AG). Quanto espresso dai singoli autori, negli articoli firmati, non rispecchia necessariamente l’opinione del giornale. Gli autori che sono del tutto liberi di esprimere il loro pensiero, se ne assumono implicitamente la responsabilità. © Copyright 2001 - Associazione Culturale “Sicily Kult” - Tutti i diritti riservati. Senza il permesso del Direttore Editoriale, la riproduzione totale o parziale di qualsiasi parte del giornale, è vietata.
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“Carissimi Ciancianesi, scusate l’irruzione a casa vostra e l’eventuale disturbo, ma irresistibile è il desiderio di comunicare con voi che, quantunque lontani, avvertiamo vicini, così intenso e forte è il vincolo che ci lega alla nostra Cianciana. Per coltivare con amore, tutti insieme, e non rompere il cordone ombelicale delle nostre radici e dar modo a tutti di conoscere quanto accade nella nostra città, abbiamo pensato di dar vita ad un giornale che metta in contatto ed informi tutti i Ciancianesi del mondo”. Se ben ricordate questa era la prima parte della lettera, scritta in quattro lingue, che è stata pubblicata nel numero zero de La Voce di Cianciana, distribuito e spedito nel mese di aprile di quest’anno. Allora il dar vita ad un giornale per i Ciancianesi era una speranza ed una scommessa. Adesso, mentre ci apprestiamo a stampare l’ultimo numero del 2001, possiamo senz’altro affermare che La Voce è una realtà, grazie alla vostra favorevole risposta che ci gratifica e che ci sprona a continuare, con il massimo impegno e con umiltà. Noi cercheremo di migliorare sempre più il nostro giornale. Il 2001 è stato l’anno di fondazione de La Voce di Cianciana e ci siamo impegnati sul piano organizzativo, per cui vi chiediamo scusa per qualche disguido o per qualche involontario errore, ma d’altronde la massaria si conza a li quaranta jorna. Il giornale è stato accolto bene un po’ dovunque e siamo contenti di affermare che ci sono delle bandierine dappertutto: dalla Sicilia al centro e al Norditalia, dalla Francia all’Australia, dal Belgio al Canada etc.In avvenire cercheremo anche di coinvolgere i Ciancianesi di Rive de Gier e di Hoddesdon la cui risposta è stata tiepida. Nel 2002 il giornale continuerà a parlarvi di cronaca, di storia locale, delle nostre feste, delle nostre tradizioni popolari, dei cognomi etc. ed avrà un centro d’interesse ben preciso: la civiltà mineraria ciancianese, legata all’estrazione dello zolfo. Vi invitiamo pertanto a scriverci, a mandarci delle foto, delle testimonianze che concernono le miniere di Cianciana, poiché vorremmo ricostruire questo importante spaccato della nostra storia. La Voce di Cianciana, teniamo ancora a sottolinearlo, è nata per essere il giornale di tutti i Ciancianesi ed è tesa al miglioramento culturale della nostra comunità. L’invio, assieme al numero di dicembre, del libro di Don Salvatore Mamo Lu Vangelu nicu, va in questa direzione e costituisce il nostro regalo, speriamo gradito, di fine anno. Assumiamo l’impegno di spedirvi in avvenire altri libri riguardanti la comunità locale. Il nostro giornale vuole essere un giornale aperto e desideriamo che tutti gli intellettuali di Cianciana e di fuori ci aiutassero ad arricchirlo e a migliorarlo. A conclusione di questo primo anno desidero ringraziare la redazione e quanti hanno fornito la loro fattiva collaborazione per la riuscita del giornale. Un ringraziamento particolare va agli impiegati del comune, dell’ufficio postale, a Gaetano Carubia e al signor Franco Raneri, impiegato al settore commerciale delle poste di Agrigento, i quali tutti mi hanno dimostrato cortesia e professionalità. Cari Ciancianesi, consentitemi infine una nota strettamente personale: voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno espresso le loro condoglianze per la scomparsa della mia cara mamma Angela Di Chiazza, deceduta il 2 dicembre 2001. Salvatore Panepinto
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La Voce di Cianciana
Numero 5 - dicembre 2001
Un giornale di servizio
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i chiude il primo anno del terzo millennio, crediamo, sotto i migliori auspici, per la comunità ciancianese sparsa nel mondo. Era questo il nostro proposito, è stata questa la nostra speranza, è questa l’odierna realtà che vede il nostro giornale arrivare nelle case degli emigrati sparsi in ogni angolo della terra, dall’Italia ai diversi Paesi dell’Unione Europea, dagli Stati Uniti D’America fino alla lontana Australia. Le lettere e le e-mail che riceviamo spesso e che pubblichiamo, con gioia, sono la testimonianza di una iniziativa editoriale, complessa e costosa, ma molto gradita. È terminato un anno di fatica, di prove, di sfide giornalistiche e soprattutto di lavoro disinteressato, per garantire, al di là dell’informazione, soprattutto un sincero tentativo di formazione o per recuperare storia e tradizioni, fede, folklore, immagini fotografiche e personaggi della vita quotidiana di ieri e di oggi che si spera possano tornare utili alla cittadinanza, ma anche alle numerose colonie di emigrati sparsi in tutte le parti del mondo. Le soddisfazioni maggiori ci vengono dai lettori, la cui fedeltà e il desiderio di attesa del giornale è risaputo. Sapere che il
giornale periodicamente è nelle nostre case, in ogni continente, per noi è motivo di grande gioia e di soddisfazione che ci ripaga degli sforzi e dei sacrifici fatti. Per questo, apprezziamo, pure, i vostri contributi, non solo economici, le vostre lettere, le vostre foto e anche le vostre critiche che ci aiuteranno certamente a migliorare perché La Voce di Cianciana oggi è e domani vuole essere, sempre di più una voce libera a servizio di tutta la comunità. Il giornale si è ritagliato un proprio spazio tra i nostri emigrati. Lo testimonia il fatto che riceviamo sempre di più adesioni e consensi per un’iniziativa editoriale che vuole crescere per far conoscere le cultura, le tradizioni, i valori, la fede religiosa, il lavoro e per aiutare, se possiamo, con l’informazione, a risolvere i problemi del nostro territorio e le attese spesso sopite delle nostre popolazioni. Noi siamo al nostro posto, se ci aiuterete, contiamo di fare la nostra piccola e modesta parte. Colgo l’occasione per porgere a tutti, vicini e lontani, le più fervide felicitazioni di buone feste per il Natale ed un felice anno. Enzo Minio
La Voce di Tutti, una Voce per Tutti
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embra facile…fare un buon caffè”, puntualizzava l’omino della Bialetti in una vecchia pubblicità televisiva di quel “Carosello” che accompagnava le serate della nostra infanzia (e poi a dormire di cursa): e la stessa cosa potrebbe replicare Salvatore Panepinto, pervenuto un po’ in anticipo sulle feste natalizie a questo numero di fine anno – e del primo anno della nostra “Voce di Cianciana” – non certo al fine di celebrare trionfi (il giornale è nato per dovere d’impegno – informativo, sociale e culturale – in un contesto che esige e merita la solidarietà di ogni intelligenza che voglia dar “voce” alle realtà ciancianesi: un’ apertura a 360 gradi che, ci si augura, possa finalmente essere accolta da tutti, senza anteporre pregiudiziali di reciproche posizioni e / o incomprensioni) ma per fermarsi un attimo a riflettere sul bilancio di questi mesi in compagnia della “Voce” ed a ricaricare le batterie prima di fùnniri (immaginate un apprezzato docente, che già lavora di suo, a firriàrisi nelle onerose e simultanee mansioni di editore, direttore editoriale, operatore al computer, apprendista tipografo, sbrigafaccende, pagadebiti, factotum e pustèri, con l’arduo compito di trovare il tempo anche per fare il padre di famiglia). A chi cci vòli a ffàri un giurnàli? Così, rivolgendosi a Salvatore Panepinto, gli amici veri, tanti, che – di davanti – in buonafede lo hanno stimolato, non contraddicendo i suoi entusiasmi, a dar corpo ad un giornale e suono alle tante voci della “Voce”; ma anche, non rivolgendosi direttamente a Salvatore Panepinto, e con altra intenzione (magari corredata della solita aggiunta, alla Enzo Biagi, ìu ‘u sapissi fari centu voti mègliu) i pochi non amici (o amici di facciata), prontissimi – di darrè – e spesso in malafede, a demolire iniziative e pagine, senza aver capito che tutte le posizioni e tutte le critiche (anche quelle, a volte ingiustificate o gratuite, su un giornale fatto al massimo da quattro, cinque persone per tutti i ciancianesi) hanno pieno diritto e preciso dovere d’ingresso, come Panepinto ha sempre sostenuto anche dinanzi a censori e perplessi, su questa “Voce”, che accoglie ognuno e non censura nessuno, purchè sottoscriva quel che pensa e scriva senza oltrepassare i limiti del codice penale, del civismo e del galateo: e mi
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pare che ciò, per fortuna, si possa e si debba continuare a chiamare “democrazia”). La “Voce” ha dato una risposta di presenza concreta (non vogliamo presumere in che misura: giudicheranno, ed inappellabilmente, i lettori che si sono avvicinati alle nostre pagine con sincerità e spirito costruttivo) alla nostra Cianciana che necessitava, finalmente, di un giornale, piccolo quanto si voglia o si sottolinei (più o meno maliziosamente), ma libero ed aperto alla libertà: un’esigenza insopprimibile, tant’è che anche Leonardo Sciascia (chi scrive ebbe occasione di ribadirlo al Centro Sociale, nel corso dell’intervento di presentazione ufficiale di questo giornale, il 7 aprile scorso) ebbe più volte parole d’elogio, al pari dei più qualificati studiosi internazionali di massmediologia, sul ruolo della stampa locale, sottolineando altresì (e proprio su un periodico, acutamente intitolato “Malgrado tutto”, della sua Racalmuto) che “l’importante è che ogni giornale di questo tipo resti un giornale locale; che non dia fondo ai problemi del mondo e della nazione, ma che osservi criticamente e onestamente la realtà locale”. Salvatore Panepinto non aveva mai letto questo articolo di Sciascia: eppure, quando si mìsi 'u puci ‘n testa ed iniziò a pensare ed a realizzare la “Voce”, delle suddette finalità aveva già consapevolezza e coscienza, tant’è che ogni pagina, sino ad oggi, lo ha comprovato (e si può sempre migliorare, e lo si deve: ma, ripetiamo, con l’aiuto reale, sincero e libero di tutti, ovvero affinché ogni lettore diventi “interattivo”, quindi fruitore e collaboratore al tempo); e va a testimoniarlo anche l’incessante caparbietà – disinteressata, incrollabile – con cui insiste nel suo impegno, malgrado tutto (ora sì, cci vòli), grazie alle attestazioni di affetto e di stima degli amici di questo giornale: ormai molti, in Italia ed all’estero, e che non gli faranno mai il torto di rivolgergli, anche in buonafede, quell’altra frase, famosissima ed insidiosa al pari di Chi cci vòli a ffàri un giurnàli (e che Salvatore continua a scacciare dalla sua mente negli ormai non rare e giustificabilissime incursioni di “stress editoriale”) ovvero: Ma cu t’u fici fari a ffàri un giurnàli?
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La Voce di Cianciana
Numero 5 - dicembre 2001
Da Gentilly (Francia) - Caro Salvatore, quando, nell’estate 2000, mi parlasti del progetto di creare La Voce di Cianciana ne fui subito interessato. Ora, da quando ricevo il giornale, in ogni numero vi trovo un interesse sempre più grande nel leggerlo. Sono certo che come me molti altri provino la stessa gioia (prova ne sono le lettere che ti pervengono da ogni parte del mondo). Di sicuro tanti altri verranno ad ingrossare il numero degli abbonati. Le notizie storiche di Cianciana e dei suoi monumenti ci rendono più adulti, perché ci fanno conoscere ciò che spesso ignoravamo. In quest’ultimo numero ho avuto la gioia di scrutare le foto dei fratelli Ferraro e del mio amico Giuseppe Pulizzi. Con l’arrivo del 2002 formulo auguri di felicità e d’ogni bene a tutti gli amici e compaesani sparsi nel mondo. A te, caro Salvatore, a te e a tutta la redazione auguri e cordialità. Ignazio Attardo. Da Rio Cuarto (Argentina) - Egregio direttore, abbiamo ricevuto i giornali de La Voce di Cianciana, da parte dei nostri cugini Angela Pendino e Alfonso Setticasi. !! È stato un bel regalo!!. Noi non siamo nate lí, ma abbiamo forti vincoli. Ci hanno raccontato che nostra mamma Maria Grazia e i nostri nonni Luigi Sanzeri e Antonina Gentile, nati tutti tre a Cianciana, sono venuti in America nel 1934, dove sono morti tempo fa a Rio Cuarto, provincia Cordoba, in Argentina. Dopo la loro morte non abbiamo tenuto notizie dei nostri parenti Ciancianesi, ma loro e noi avevamo il desiderio di ritrovarci un giorno. E finalmente quel giorno é arrivato nell’ottobre 1998: noi tre sorelle abbiamo potuto viaggiare e conoscere il paese e la nostra famiglia che ci aspettava: Elisa, Lia, Ignazina, Pino... É stato meraviglioso e in nostro cuore conserva l’affetto che tutti ci hanno dato. Ringraziamo questo giornale per la possibilità che ci dà per esprimere i nostri pensieri e desideri. Salutiamo la nostra famiglia e gli amici Ciancianesi che ci hanno ricevuto tanto bene. Graziela, Anna Lucia e Cristina Ficco Sanzeri . Da Pavia - Egr. Prof. Panepinto e Spett. Redazione, da poco a casa dei miei genitori è arrivato il giornale "La voce di Cianciana" e con affetto e molta nostalgia si leggono volentieri notizie e fatti riguardanti la città natale di mia madre. Parlo di Prati Maria figlia di Arturo Prati ( Antonino di Gioia) e di Rosa Curaba ma anche di mio padre Piro Pasquale che a Cianciana arrivò all'età di tre anni. A Cianciana vissero i loro anni giovanili e forse per questo non l'hanno mai dimenticata; parlo di tutte le ricorrenze, le feste, del cibo, del dialetto, delle vicende vissute ma anche e soprattutto delle persone e degli amici che lasciarono nel 1954, quando decisero di emigrare per trovare lavoro e un avvenire più sicuro. Questa decisione influì poi sul resto della famiglia di mia madre, che si trasferì tutta a Pavia nel 1960 anno in cui nasceva mio fratello Giovanni Piro. La mia carissima nonna Rosa non voleva stare lontana dai suoi figli e perciò lasciò tutto pur di stare con la famiglia unita. Di lei, che è morta sei anni fà, ho un ricordo vivissimo. Soprattutto quando leggo il dialetto ciancianese e le Vostre belle frasi tipiche o anche solo nomi di persona mi tornano in mente storie che mi raccontava in quella Vostra lingua a me così cara e che mi riporta indietro nel tempo e mi fà rivivere la mia fanciullezza, in un clima così pregno di tutta la cultura siciliana e in particolare ciancianese. Le invio con affetto molti saluti e tanti complimenti per il Suo giornale. In fede Antonella Piro Da Misinto (MI) - Abbiamo ricevuto con immenso piacere la vostra rivista e ne sono rimasta entusiasta, e con me anche la mia famiglia. Noi non siamo di Cianciana, ma ci siamo venuti due volte: è proprio bella. Abbiamo trovato gente umile e buona; siete come una famiglia. Al giorno d’oggi , si sa, è difficile trovare ancora certi valori. A Cianciana vivono i miei padrini di cresima: il signor Giovanni Roccaforte e sua moglie Carmela La Corte, di cui sono molto fiera. Quando essi vivevano ancora a Caltagirone io ero piccola e mia madre ha voluto che io fossi cresimata da loro e ancora oggi sono orgogliosissima che essi abbiano accettato di essere con me, nel giorno della cresima. Sono due persone speciali, dal cuore d’oro, sempre pronte al sorriso e ad una parola di conforto; non ci sono parole per descriverle. Grazie a loro ho conosciuto la vostra rivista e vorrei abbonarmi perché mi è piaciuta molto. Vi mandiamo un abbraccio e un grosso bacio. Mariuccia, Antonella e Giuseppe Dublini
1 - Cc’è na cosa quantu un munneddu, c’assimiglia a me frateddu, cu lu labbiru vujtatu c’assimiglia a me cugnatu, cu la mantillina ‘n testa, notti e jornu fa la festa 2 - Haju 'na mannira di pecuri curti, e quannu currinu, currinu tutti.
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Indovinelli a cura di Paolo Termini
3 - Dimmi: qual è lu fruttu virdi o russu, e virdi o russu ti rumpi lu mussu?
Potete trovare le risposte a pagina 16
4 - Cu è ca la notti cerca cumpagnia pari ca chiangi e nveci s’arricria ? 5 - Quannu tu veni ‘nti mia: iu la mettu ‘n culu a tia! Quannu iu vegnu ‘nti tia: tu la metti ‘n culu a mia.
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Numero 5 - dicembre 2001
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ell, finally I arrived in Cianciana and saw little of the town that evening. It was late and we were so tired sleep was all we wanted. Following a meal laced with olive oil, black pepper and other ingredients so alien to us, a cup of coffee so strong that it would burn the hairs off a sailor‟s chest, we retired to bed. I slept the sleep of the dead all night – until that is - about 7.30 in the morning. Bleary eyed and only half awake I was treated to idiot salesmen touring the streets, loudly shouting their wares through megaphones that equalled a ship‟s fog horn in volume. The words muffled and incomprehensible, unlikely to encourage anyone to buy from them, more to throw a bucket of water down on them for disturbing their rest. If I could have had a gun at that time several salesmen would now not exist. Who the hell wants to buy a tee shirt, potatoes or carrots at that time of the morning? I asked myself. Such then was the dawn of my first day in the town I had chosen to holiday in – Cianciana. Read in the next issue of „The Voice of Cianciana‟ how your town was viewed through the eyes of an Englishman abroad. © Copyright. D. R. Justice 2001
La Voce di Cianciana
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rrivato finalmente a Cianciana, quella sera vidi poco del paese. Era tardi ed eravamo così stanchi che volevamo solo dormire. Dopo una cena condita con olio d‟oliva, pepe nero ed altri ingredienti a noi così estranei e una tazza di caffè che era così forte che avrebbe bruciato persino i peli del petto di un marinaio, andammo subito a letto. Dormii profondamente tutta la notte fino alle 7.30 di mattina quando, con lo sguardo annebbiato e ancora mezzo addormentato, ebbi un brutto risveglio. Erano venditori ambulanti che giravano per le strade gridando attraverso microfoni con un volume uguale a quello di una sirena di nebbia. Le parole risultavano confuse, incomprensibili e difficilmente avrebbero incoraggiato la gente a comprare, piuttosto li invitavano a lanciare un secchio d‟acqua per il disturbo. Se avessi avuto un fucile, parecchi venditori probabilmente non esisterebbero più. Chi diamine vuole comprare una maglietta, patate o carote a quell‟ora del mattino? mi chiedevo. Tale fu l‟alba della mia prima giornata nel paese dove avevo scelto di passare le vacanze – Cianciana. Leggete nel prossimo numero di „La Voce di Cianciana‟ come il vostro paese fu visto attraverso gli occhi di un inglese all‟estero. Traduzione di Judith Evans D’Angelo, Università di Bergamo
A.G.E.S.C.I. - Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani - Gruppo Cianciana I
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ata nell‟ottobre del 1962 con la vecchia denominazione A.S.C.I. e A.G.I. ,l‟associazione ebbe la sua sede nell‟ex convento dei frati minori ed offrì ai giovani fin da subito una nuova prospettiva educativa e formativa. L‟iniziativa ebbe subito un gran successo e l‟associazione raggiunse ben presto circa 90 iscritti. Tra i capi di questo primo periodo ricordiamo Giuseppe Provenzano ,Filippo Bellanca, Di Miceli, Salvatore Piazza, Pietro Arfeli, Francesco Cannatella, oggi preside.. Nel 1967, causa l‟emigrazione dei suoi capi, dovuta a motivi di lavoro, l‟associazione chiude i battenti per riaprire 4 anni dopo. Di questo secondo periodo di attività ricordiamo, tra le tante iniziative, il primo raduno provinciale degli scout, svoltosi il 25 aprile 1975, con la presenza a Cianciana di circa 500 scout provenienti dai diversi comuni della provincia di Agrigento. Di questo periodo ricordiamo i capi : Alfonso Piazza, Alfonso Cicchirillo, Vincenzo
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D‟Angelo, Pasquale Sciurba, Giovanni Calcara, Marcello Mamo, Dino Vaccaro, Agostino D‟Ascoli. Poi una lunga pausa di arresto, dovuta ancora una volta all‟emigrazione dei capi, per motivi di lavoro. Nel 1985 l‟associazione riprende la sua attività , con capi ben preparati ed esperti nel settore dei loro compiti, e punta subito alla qualità delle iniziative. Ormai sempre più lo scoutismo a Cianciana era diventato un punto di riferimento per tanti giovani ben disposti ed impegnati ad osservare la legge scout. Tra le tante iniziative realizzate dall‟associazione AGESCI, una in particolar modo ha riscosso un notevole successo e cioè la realizzazione del Presepe Vivente la cui prima edizione risale al Natale 1998, e che tuttora continua. Il Presepe Vivente viene allestito nel quartiere Canaleddru, dove esistono ancora tante antiche casupole, e richiama tantissime persone, contente di visitare i vari ambienti in uno scenario tutto particolare. (s. p.)
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La Voce di Cianciana
La rubrica, in questo numero di fine anno, ospita tre giovani autori e un altro meno giovane. Ci riferiamo a Francesco Cannella, Rossella Arcuri, Roasalinda Reina e Giuseppe Basilico. Francesco Cannella, figlio di Franco e di Maria Greco, è nato il 10 marzo 1978 e vive a Palermo. Ha vinto tre concorsi tra nazionali ed internazionali e 2 premi speciali di riconoscimento artistico. Inserito in 4 antologie per giovani autori, edizione Montredit. Ha partecipato a convegni artistico-culturali presso vari centri culturali, con lettura delle proprie poesie e dibattiti sul ruolo della poesia (e dell‟arte in genere), all‟interno dell‟ambito storico-sociale e meta-culturale della seconda metà del „900. Di prossima uscita un suo libro di poesie inedite dal titolo Feti ansanti. E‟ anche pittore ed impegnato in una “nuova” ricerca artistica nel campo del cinema e del teatro. Sta attualmente lavorando a un progetto prosastico con riferimenti all‟innovazione del romanzo moderno, a cavallo tra fine „800 e i primi 30/40 anni del „900. E‟ in preparazione una nuova opera poetica. Rossella Arcuri, figlia di Antonino e Anna Maria Provenzano, è nata a S. Stefano Quisquina il 5 aprile 1983. Attualmente frequenta il III liceo classico a Bivona. Nel 1997 si è classificata seconda nel terzo Premio Internazionale Navarro, promosso dal Lions Clubs di Sambuca di Sicilia. Nel 2001 ha ricevuto il premio di L. 3.000.000 dal Provveditorato agli Studi di Agrigento, in occasione della V edizione del concorso Memorial Nicolas Green. Rosalinda Reina, figlia di Antonino e Tanina Amato, è nata il 25 maggio 1984. Attualmente frequenta la II liceo classico a Bivona. Giuseppe Basilico è un nostro compaesano che attualmente vive in Sudafrica. Da giovane faceva il minatore nelle miniere di zolfo di Cianciana, per trasferirsi poi, in Inghilterra, dove ha lavorato nelle miniere di carbone ed infine, sempre come minatore, in Sudafrica nelle miniere d‟oro. Una vita trascorsa in miniera.
Cianciana surfarara di Giuseppe Basilico A la matina all’arba mi susiva Di li Prazza lu locu era E a Lisaurri iu carriava Chistu fu versu lu quarantasetti A la surfara cu la citalena jiva Ddra s’aspittava pi quannu eramu tutti Si mancava lu carusu lu pirriaturi nun scinniva A Lisaurri iu carriava Cu ‘chiù mazzata, stirraturi e citalena Scazi e nudi ‘dru iornu mai passava Cu tanti lamenti e senza ‘chiù lena Doppu se’ misi ca alleggiu travagliava Pi lu puzzu lu me distinu era. Spassu ‘un c’era, ddra si carriava, travagliu furzatu di galera Quattordici viaggia lu iornu si faciva Li rocchi di surfaru a li celli si purtava, Pi forza un carrellu lu iornu si inchiva, c’era Peppi Santu ca lu trasportava Versu la stradella Peppi Santu ammuttava Pirchì ddra c’eranu furni e carcaruna Di Saurra pagnotti e rocchi di surfaru si inchiva E me zì Niria focu ci dava
Appena un pani ci ddri sordi s’accattava, lu carrellu pi forza si inchiva, chista è la vita ca si faciva. Finalmenti a cinquantunu vinniru richiesti Però ‘un c’eranu tanti posti Sulu pi li picciotti emigrari Pi l’Inghilterra iri a travagliari Lassammu Cianciana e lu dispirari Pronti pi l’Inghilterra travagliari, pi la minera a travagliu iri ca lu carbuni s’avia scippari Dopu cincanni ci foru richiesti Tanti ficiru dumanna, ma pocu li scelti Pi lu Sud Africa l’oru tirari, sempri in minera travafliari Semmu emigrati pi megliu truvari Cu la spiranza sempri d’arriggirari, ma cu di spiranza vivi, di spiranza mori mentri va beni ‘ni tocca ristari. ———————————— Redazione Voce Cianciana vogliu ringraziari Pi la Voce di Cianciana farimi aviri. Cercu anchi ca m’abbunari A lu cchiù prestu li sordi va’mannari Finemmu sti versi scritti mali Vatri tutti mata scusari, sugnu di quinta elementeri versi, virguli e punti li misi p’addubbari.
Centuvinti liri lu iorni si vusvava
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Numero 5 - dicembre 2001
La Voce di Cianciana
La mia terra
Tu continui a venire
di Rossella Arcuri
di Rosalinda Reina - Natale 1999
Chiusi gli occhi un momento E udii il sibilo del vento, come un amico gli chiesi: -Tu che conosci villaggi e paesi, cercami una terra felice e lontana, fatta di amore, di luce e di mare, ove potere un giorno abitare. Passò l’inverno, freddo e piovoso, la primavera e l’estate afosa, guardavo il cielo, sognavo pensosa ed udii la voce del vento, a me nota. - Mia cara giovane - disseho varcato monti, isole e piane, ho visto luoghi lontani da qui con luci, suoni, colori e virtù. Ma, mia dolce amica, il tuo mondo è qui, questa è la tua terra, infuocata dal sole, questo è il tuo mare dai mille riflessi; apprezza l’amore della gente del sud che tra fatiche, sudori e speranze fa crescere il grano, dalle mille fragranze; in questa tua isola c’è il sole brillante, l’acqua pulita, fresca e zampillante e tanto calore nella gente del sud. Rimasi colpita e guardai il sole, lo vidi profondo, caldo, avvolgente, osservai il mare dai mille riflessi e vidi negli occhi della mia gente lo stanco sudore, la fatica avvilente ma anche speranza, calore e tanto, tanto amore. La voce del vento pian piano svaniva
In questo mondo che era pieno di male, in questo universo sempre colmo di dolore, tu trovasti una vita che era poco dir banale totalmente priva di ogni sublime odore. Azionando come d’un mulino le pale e facendo scattar la scintilla in un motore trasformasti la misera vita materiale rendendola satura di ogni vivo colore. Le cose sembrano esser tanto cambiate, ma invece si continua ancora a soffrire. Non si fa altro che sprecare intere giornate senza poter per niente di bello gioire. Quante sorprese della nostra vita mancate! Quante persone non siamo riuscite a capire! Le nostre vite sono ormai quasi sprecate perché c’è chi non sa che continui a venire.
Lu quatru di la famiglia Maritu = boia di capizzu Muglieri = pistola cu li pedi Figli = nigli Parenti = Tradenti Frati = filari Cugnati = Spati Niputi = corpa di cuti Jenniri = sbirri Nora = grattalora ...e cu pi’ figli e pi’ nori s’ammazza daticcilli ’n testa cu nna mazza. Informatrice Caterina Pendino in Vaiana
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Li Pupi di Francesco Cannella
Quannu lu suli s’ha fattu niuru E li lagrimi ‘n mezzu a li stiddi Arriuniscinu dintra sta notti Scura e sula comu li dulura L’occhi s’agghiuttinu la primura Di stu tempu lassatu sulu E lu ‘nfernudi sti stritti purtuna Lassa li paroli ditti E li virgogna pirciati ‘nta lu cori C’amm’abballari sempri di sta terra China d’affanni e di disgrazi… E lu sangu parisfardatu E li jorna morinu e nun si nni parla Quantu patìu lu silenziu di sti labbra carzarati E di sti amari turmenti sparatuti a li mortie a li santi Quantu spinguli torti sunnu appizati a lu dumani… Ca cunfessanu lu scrisciu di li catini passati Quannu agghijorna semmu tutti accrastati Semmu pupi c’aspettanu l’atri jorna a festa
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La Voce di Cianciana
Il Presepe vivente del quartiere “Canaleddu”
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antasmagorico Natale a Cianciana, dove, per il quarto anno consecutivo, gli Scout del gruppo AGESCI Cianciana hanno allestito il Presepe vivente, lanciando un messaggio di pace e fratellanza tra gli uomini. Si sono superati rivitalizzando un quartiere, “Lu Canaleddu”, deserto perché falcidiato dall’emigrazione, e ricreando un’atmosfera magica, onirica dove prendono corpo ambienti di vita paesana trascorsa, spaccato d’altri tempi con momenti di vita che scandivano le giornate dei nostri predecessori. Capita, così, d’entrare in una stalla dove gli animali da soma gustano la biada, d’imbattersi in pastori che preparano e offrono ricotta fresca ai visitatori. Nella Taverna assisterete alle diatribe tra i seguaci di Bacco che, con la generosità tipica del Ciancianese, vi offriranno un bicchiere di vino novello, mentre il fornaio nella sua bottega vi farà assaggiare il pane appena sfornato con l’olio. E poi il calzolaio con la sua corte di amici chiacchieroni, il
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sarto con la sua stanza-laboratorio e gli apprendisti, il fabbro, il falegname, le comari che tra una ciarla e l’altra ricamano, le lavandaie al lavatoio, le pecore che brucano nel loro angolo, i buoi pazienti e le mucche e, incredibile, l’angolo dello scansafatiche che, incurante del frastuono che lo circonda, si bea della sua pigrizia. Bello l’abbeveratoio dove si dissetano i cavalli. Favolosa la Stalla della Natività, aperta il 24 dicembre allo scoccare della mezzanotte, che fa rivivere con le sue luci fioche la suggestione e l’emozione dell’antica Betlemme. Il Presepe, che richiama migliaia di visitatori, viene animato nei giorni 24-25-26-30 dicembre 2001 e 1 e 6 gennaio 2002, dalle ore 19,00 alle ore 22,00; negli altri giorni è invece possibile visitare solo gli ambienti ricavati nelle case del vecchio quartiere che per l’occasione ha riaperto le sue case polverose, animandosi. Eugenio Giannone
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La Voce di Cianciana
Ci è finalmente pervenuta la foto della “nonna di Cianciana”, la signora Caterina Amato che ha festeggiato i 100 anni il 28 ottobre 2001 a Rosselange, Francia. Da sinistra: Vincenza Cucuzzella, Anna Monaco, la signora Caterina, Milena Pautrot e Marianna Cucuzzella.
Nozze
D’Oro
Hanno festeggiato il loro cinquantesimo anno di matrimonio il 14 ottobre 2001 nella chiesa Madre di Cianciana i coniudi Vincenzo La Corte nato a Cianciana il 18 aprile 1926 e Teresa D’Angelo nata a Cianciana l’11 gennaio 1928.
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La Voce di Cianciana
Don Salvatore Mamo Il prete-poeta ciancianese
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ato a Cianciana nel 1839, don Salvatore Mamo, inteso comunemente patri don Turiddu, con la sua opera poetica si inserisce nel fervido clima culturale che si respirava nella nostra città nell' '800 e continua la tradizione dei preti poeti dell'Agrigentino, che da noi ha il suo antesignano in don V. F. Sedita, vissuto nel '700, del quale il Mamo si considerò discepolo spirituale e del quale, nel 1911, pubblicò il poemetto Le avventure di Testalonga. Ordinato sacerdote a Palermo nel 1862, tornò in paese ad esercitare fino alla morte il suo magistero sacerdotale e a coltivare l'altra sua grande passione, che era la poesia. Per sua opera venne edificato il campanile con le campane della chiesa del Carmine, come le statue di S. Lucia e della Madonna del Rosario, di cui era particolarmente devoto. E' un personaggio singolare, d'indole burbera, allegra, sul quale sono fioriti tantissimi aneddoti. Amava circondarsi di giovani, che cantavano in coro i suoi componimenti. Si spense il 1° gennaio 1920 in seguito ad un attacco di paralisi e dopo aver visto concludersi il primo conflitto mondiale, che tanto lo aveva amareggiato. Don Turiddu scrisse esclusivamente in dialetto, attribuendo alla poesia una funzione etico-sociale. E' un poeta popolare, non nel senso di chi, pur sapendo mettere in rima, non è dotato di una sua cultura, perché, anzi, come si evince dalla lettura delle opere, Mamo aveva
una cultura invidiabile e consolidata; ma nel senso che alla tradizione popolare, alla saggezza della vita quotidiana, ai modi di dire paesani attingeva per la sua ispirazione, per i suoi discorsi. Il sentire popolare, i modi comuni, gli episodi spiccioli giornalieri vengono adornati d'una cammisedda, cioè d'una poesia, e rimandati al popolo, che li recitava e ne traeva insegnamento. Venivano quindi coinvolte tutte le pecorelle della parrocchia: grandi e piccini, uomini e donne, anche se, in verità, nei confronti del gentil sesso non era particolarmente tenero. Da qui e con gli intenti che abbiamo brevemente enunciato le due raccolte de Li cunticeddi di me nanna (Girgenti,1881), Li cunticeddi di lu vecchiu (Cianciana,1911) e Lu Vancelu nicu, fresco di stampa; dal suo amore per Cianciana derivano Lu risentimentu di Cianciana contra un castranuvisi (Girgenti,1879) e Sinnacu egreggiu ( che abbiamo inserito nella raccolta Tre poesie, Bivona, 1989); dalla vis polemica discendono Un viaggiu pri lu 'nfernu (pubblicato postumo dalla scrivente nel 1989) e il Revelabo, del quale auspichiamo la stampa; dal suo amore per la vita e il canto prendono forma gli Strambotti (Bivona, 1988) farciti da ironia tipicamente ciancianese. Di Salvatore Mamo ricordiamo, infine, Poesie sacre (Girgenti,1896) e Sant'Agnesi nti la persecuzioni (Palermo, 1903). (e.g.)
I lettori salutano Da Cianciana, i sigg. Filippo, Francesco, Salvatore e Giuseppe Ferraro con le loro famiglie augurano Buon Anno ai cugini Filippo, Agostino, Carmelo, Pietro e le loro famiglie che abitano a Adelaide (Australia). Da Cianciana, Pina, Gaetana e Salvatore Greco salutano, augurando un Felice 2002, i parenti Gaspare, Giuseppe e Antonina Greco con le loro famiglie; Pasquale Guastella e famiglia, tutti abitanti in Canada; Pino Pulizzi e Famiglia, Biagio Barbaro e Famiglia, il dott. Bernardo Barbera e famiglia, tutti abitanti a Adelaide (Australia). Da Cianciana, Nino Dell’Arte (via Carducci, 4), saluta il cugino Gabriele Di Chiazza che abita a Montignies sur Sambre (Belgio), con i migliori auguri di Buon Natale e Felice 2002.
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Il libro di don Salvatore Mamo “Lu Vangelu Nicu” a cura di Gaspare Conte che verrà presentato nel periodo natalizio dall’Associazione Culturale “Sicily Kult”.
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I soprannomi e i mestieri Di Gaetano Alessi
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ome in tutte le regioni d‟Italia, anche nei paesi e borghi dell‟estesa Sicilia si soleva un tempo affibbiare a moltissime persone dei soprannomi, di svariate estrazioni e significati, onde meglio distinguere un individuo da un altro. E‟ pur vero, però, che certe volte i nomignoli volevano esprimere un significato dispregiativo, così da dimostrare la maggior pecca d‟una persona. Ma è anche vero che quel nomignolo serviva comunque a meglio distinguere la persona stessa e si finiva col dimenticare l‟origine canzonatoria. In genere con il nomignolo si voleva distinguere il mestiere, il carattere, le sembianze, le abitudini e a volte l‟appartenenza di una certa persona ad un preciso ramo della sua famiglia. A quest‟ultimo riguardo, poiché a quei tempi in quasi tutte le famiglie continuavano a ripetersi gli stessi nomi, ad esempio : Francesco il nonno, Francesco il padre e Francesco il figlio, si era sentita la necessità di distinguere meglio i vari Francesco, anche perché poteva capitare che in seno alle grandi famiglie di quei tempi vi fossero tre o quattro cugini con lo stesso nome e cognome. A questo punto subentrava l‟estro degli stessi familiari. La via più semplice era quella di distinguere il ragazzo e la ragazza con l‟aggiunta al suo il nome del padre o della madre. Poteva così capitare che due cugini omonimi venissero chiamati “Domenico di Matteo” e “Domenico di Luca”. A volte, per meglio distinguere i giovani, si aggiungeva pure il nome della madre. Altre volte, invece, i soprannomi e i nomignoli venivano affibbiati alle persone da estranei. Se qualcuno, ad esempio, nel parlare continuava a ripetere “comesichiama” o “nentisacciu” allora era probabile che a tale persona venisse appioppato il nomignolo comesichiama o nemtisacciu. Ad altri venivano affibbiati i nomignoli che potevano distinguerli meglio da cugini o parenti aggiungendo al loro nome quello del mestiere che esercitavano. “Lu viddranu” per chi lavorava in campagna, l‟ortolano per chi lavorava negli orti, “lu surfararu” per chi lavorava in miniera, “l‟urdunaru” per chi trasportava le “valate” di zolfo dalla zolfatara al paese a dorso di muli, “lu carritteri” per chi lavorava col carretto, “lu vanniaturi” per che bandiva gli editti delle autorità e la mercanzia messa in vendita,” lu pisciaru” per chi vendeva il pesce, “lu vardiddraru” per chi
lavorava i basti e gli accessori per bardare cavalli, muli ed asini, “lu putiaru” per chi lavorava in bottega. Per difetti fisici vi erano i nomignoli: l‟orbu, lu surdu, lu sciancatu, lu bruttu, lu sceccu, lu immirutu, l‟occhipicciuli; lu cattivu e la cattiva si riferivano al vedovo e alla vedova. Vi erano poi: cardiddru, passuluni, mitateddra, cincusordi, culuvasciu, cazuni, cavateddru, chianciulinu, ammiglia, naschilordi, neglia, varda, viulinu, cannarozzu, fetu, scorciascecchi, tirrampa, birritteddra, pisciacazi, tinaglia, fufù, bestia, papuri, pauliddru, fesi, tiririddru, ed altri ancora come pumettu e sabina. Inoltre vi erano dei soprannomi che, pur sembrando dei dispregiativi o delle ingiurie, non erano altro che la storpiatura dei veri cognomi che la parlata dialettale modificava. Il Bruno diventava “Viruni”, il Giambrone diventava “Giammariuni”. La maggior fucina di nomignoli, nell‟ameno paesello di Cianciana, era però la miniera di zolfo da cui la maggior parte dei cittadini traeva il necessario sostegno alla propria esistenza. Il lavoro in miniera era davvero durissimo, si lavorava a profondità proibitive, senza l‟ausilio di mezzi meccanici, a volte solo con il solo nutrimento di pane duro e teste di sarde salate, oppure con il solo pane e senza alcun companatico. … Proprio i lavoratori delle miniere, trovandosi spesso a frotte, avevano più di altri l‟occasione di scoprire nel prossimo dei difetti, per cui sovente erano proprio loro ad appioppare qualche nuovo, secondo nomignolo. Va però detto che quasi nessuno in quei paesini di campagna, e così a Cianciana, si faceva scorno del nomignolo che si trovava addosso. Oltretutto questo poteva, a volte, denotare una certa capacità, una certa buona attitudine. Poche volte i nomignoli erano invece oltremodo offensivi ed in tal caso, ovviamente, questi venivano pronunciati alle spalle. Vi erano poi dei soprannomi neutri, che non potevano infastidire nessuno, perché nulla avevano di offensivo, anche se nulla contenevano di elogiativo; vedasi, ad esempio, sala, ricotta, cannariata ed altri. Tratto da Cianciana sotto le stelle di Gaetano Alessi
I lettori salutano Da Torino - Voglio far giungere a tutto lo staff de “La Voce di Cianciana” i miei saluti e gli auguri veramente sentiti in occasione delle sante feste natalizie. Gaetano Alessi. Da Givors (Francia) - Giovanni Gaiteri e Anna Ciaravella salutano Giuseppe Provenzano e famiglia che abitano a Opera (MI), Leonardo Provenzano e famiglia che abitano a Lainate (MI), la cognata Francesca Gaiteri che abita a Bollate (MI) e a tutti i parenti Ciaravella e Gaiteri. Da S. Biagio Platani (AG) - La maestra Giuseppina Riggio Cimino ricambia graditissimi ed affettuosissimi saluti ad Antonino Francesco Taormina abitante a Manslianico (CO).
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La Voce di Cianciana
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MARIO GIUSEPPE CARBONE ordinato sacerdote nella cattedrale di Agrigento
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allorché si apprestava ad organizzare responsabilmente ciò che necessitava per taluni eventi religiosi. Pur avendo avuto, come si è detto, sempre la vocazione, a causa di molteplici fattori, non si decideva a fare il grande passo per prepararsi al sacerdozio. Ma all‟età di 32 anni non ci sono state più remore, il cammino da intraprendere è già segnato e nell‟ottobre del 1994 Giuseppe entra nel seminario di Agrigento, accolto dal Vescovo Carmelo Ferraro e dall‟allora rettore Don Franco Giordano. Nel mese di dicembre dello stesso anno riceve la “Vestizione dell‟alba” cioè indossa la veste bianca per il servizio liturgico. Il 25 novembre 1998 viene ammesso tra i candidati agli Ordini Sacri. Il 10 luglio del ‟99, nella chiesa Madre di Porto Empedocle, diventa lettore ed il 13 aprile del 2000, nella Basilica Cattedrale di Agrigento, viene nominato accolito (colui il quale può distribuire la Santa Comunione, purificare i vasi sacri, aiutare il diacono nel servizio liturgico etc.) Il 26 aprile del 2000 viene ordinato diacono per l‟imposizione delle mani dell‟ Arcivescovo Ferraro. Giuseppe ha svolto il ministero del diaconato prima a Realmonte e successivamente a Campobello di Licata. Durante questo stesso periodo diaconale non è da dimenticare la sua presenza apostolica nella parrocchia di Ismani in Tanzania, per 40 giorni. Giuseppe è stato colpito dai mille problemi di quella popolazione africana che, nonostante tutto, sa esprimere gioia, confortata da una fede incrollabile. Come dimenticare gli occhi espressivi di quei bambini? Anche quest‟esperienza ha rafforzato la fede di Giuseppe. Salvatore Panepinto
Foto Studio Immagine
grigento. Il 19 novembre 2001 nella Basilica Cattedrale di Agrigento, alla presenza di sindaci, di autorità civili e militari, è stato ordinato sacerdote Mario Giuseppe Carbone, insieme ad altri 5 novelli presbiteri, per la preghiera consolatrice e l‟imposizione delle mani dall‟Arcivescovo Monsignor Carmelo Ferraro. L‟evento, molto suggestivo e che ha avuto momenti di intensa commozione, è iniziato alle ore 18,00 in una Cattedrale stracolma di fedeli e si è protratto per tre ore. Numerosa la presenza di Ciancianesi, con in testa il sindaco Mario Re, che hanno voluto così manifestare la loro gioia e la partecipazione ad un evento così importante. Padre Mario Giuseppe Carbone, secondogenito di Giuseppe e di Vita Vaccaro, è nato il 5 agosto 1962 a Marsala, città natale della madre. Nel 1964, quando Giuseppe aveva appena 2 anni, la famiglia Carbone si trasferisce definitivamente a Cianciana. Fin da bambino Giuseppe avvertiva qualcosa di misterioso che lo conduceva sempre in Chiesa. Aveva solamente 4 o 5 anni e già chierichetto serviva la Santa Messa. Egli non è in grado di dire quando fu e in quale occasione ebbe la sua “chiamata”, semplicemente perché egli ha sempre avuto la vocazione. Con la massima spontaneità ed in ogni occasione soleva dire all‟Arciprete Ciaravella : “Patri Ciaravè,jiu vidè parrinu m’ha fari! Ha trascorso la sua vita in chiesa, sotto la guida spirituale dell‟Arciprete Ciaravella e delle suore Orsoline del Santissimo Crocifisso, che lo hanno sempre educato nei sani principi del cristianesimo. Giuseppe ha sempre dimostrato zelo ed un entusiasmo contagioso
A sinistra, padre Carbone e l’Arcivescovo di Agrigento. Sopra, il novello sacerdote con la zia Caterina e la nipote Adriana.
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Numero 5 - dicembre 2001
Cronaca di una festa annunciata
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ianciana, 26 novembre 2001. Già da alcuni giorni a Cianciana si respirava aria di festa: il corso Cinquemani Arcuri, il corso Vittorio Emanuele e la chiesa Madre erano stati addobbati con festoni e con manifesti di augurio. Nel tardo pomeriggio, nei pressi della villa comunale, arriva il novello sacerdote di Cianciana don Mario Giuseppe Carbone, accompagnato dagli altri sacerdoti, ordinati insieme a lui il 19 novembre. Ad accoglierlo la banda musicale, gli scouts e una moltitudine di persone, con in testa le autorità civili, religiose e militari. Don Mario viene calorosamente salutato dal sindaco Mario Re, dagli assessori, dal presidente del consiglio comunale Santo Alfano, da consiglieri comunali, da padre Ferraro e padre Gambino, da parenti ed amici. Si snoda il corteo che raggiunge la chiesa Madre, stracolma di fedeli. Numerosi gli interventi di saluto e di augurio: dal presidente del consiglio pastorale, Silvestre Acquisto, alla maestra Maria Raffa, che ricorda agli astanti la formazione religiosa di don Giuseppe; dal sindaco a padre Pace; dal presidente del consiglio comunale ad Antonino Montalbano; da padre Ferraro alla dottoressa Anna Maria Ligammari etc. Terminati gli interventi e la consegna dei doni, don Mario e tutto il clero si allontanano per la vestizione. Successivamente Don Carbone celebra la sua prima messa. Arriva così il momento dei ringraziamenti: don Mario, visibilmente commosso, ringrazia tutti, soffermandosi a ricordare i genitori scomparsi e don Giuseppe Ciaravella. A conclusione della serata i ringraziamenti di don Carbone con un rinfresco presso il Centro sociale. (s.p.)
La dott.ssa Anna Maria Ligammari ofrre in dono a padre Carbone il calice appartenuto al compianto arciprete don Giuseppe Ciaravella, padre spirituale del novello sacerdote.
La coppola Storie vere... o quasi! di Agostino D'Ascoli
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astro Michele, famoso in paese per la sua testa di grosso calibro, un giorno, deciso a comprarsi una nuova e bellissima coppola, entrò nel negozio di un suo amico. Non era facile trovarne una tanto capiente da poter contenere quel testone, lo sapeva lui, il suo amico negoziante, Dio e, come già detto, il popolo. Infatti non poche ne aveva già provate e riprovate, nel corso di quella oretta trascorsa da quando era entrato - "Nulla da fare!" - sospirò stanco e avvilito l'anziano Peppino, il negoziante, guardando quella miriade di coppole di varie misure, ammucchiate lì, sopra il bancone - "Tutte strette!..." - annuì rassegnato mastro Michele, già pronto per andare via. Fu in quel momento che a Peppino venne in mente di andare a cercare - "Chissà!... Forse forse!..." - dentro quei remoti ed impolverati scatoloni sistemati nel retrobottega. Attendeva pazientemente mastro Michele... - "Ecco! ecco!" - Peppino, dopo una buona mezzoretta, presentare e porgere con aria soddisfatta al suo amico una coppola, dalle dimensioni di una padella, capace di friggere dieci uova in una sola volta - "Perfetta!" - esultò mastro Michele, mirandosi allo specchio - "Perfettissima!... precisa!... Veramente una gran coppola!" - confermò l'altro. A mastro Michele, però, andava bene la coppola, ma non il prezzo che Peppino ne chiedeva. Ebbe, perciò, iniziò un acceso e lungo patteggiamento che durò per parecchi minuti, entro i quali i due non riuscirono a trovare un prezzo tale da fare contenti entrambi. "Basta!... - si incavolò mastro Michele - questa coppola, per me, è troppo cara!" - "Ma quale cara!... - ribatté spazientito il negoziante - ma vai a trovarla una coppola per quella testa!..." - "E tu, - rispose l'altro, già pronto per andare via - vai a trovarla una testa per quella coppola!". http://www.sicilykult.net
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Numero 5 - dicembre 2001
La Voce di Cianciana
Eduardo Contissa, affermato pittore argentino di origini ciancianesi
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n questo numero di dicembre abbiamo il piacere di parlarvi di Rodolfo Contissa e del figlio Edoardo, notissimo pittore argentino, abitanti a Rosario,entrambi nati in Argentina rispettivamente il 3 dicembre 1917 ed il 20 febbraio 1958.Il nonno Giuseppe Contissa, nato a Cianciana nel 1887, emigrò in America nel lontano 1912. Il signor Rodolfo è venuto per la prima volta in Sicilia nel 1994, per tornarvi nell’estate del 2001, accompagnato questa volta dal figlio pittore. Ci dice il signor Rodolfo: “Sono cugino del preside Giuseppe Contisa e con i miei parenti di Cianciana siamo stati sempre in contatto: non mancava mai una telefonata una volta al mese. Mio cugino Giuseppe e la moglie Teresa sono venuti a trovarci in Argentina nel 1978 ed hanno insistito ripetutamente affinché io venissi a trovarli a Cianciana. Ciò è accaduto nel 1994. Adesso, estate 2001, sono tornato con mio figlio Edoardo che aveva il grande desiderio di conoscere personalmente i parenti e di visitare l’Italia, che noi abbiamo sempre considerato come la nostra seconda patria”. Ci dice Edoardo in un italiano abbastanza chiaro: “Ho trovato il paese di Cianciana molto diverso dalla mia città. Si sa Rosario è una grande città moderna, mentre Cianciana ha già 3 secoli e mezzo di vita ed ha un aspetto molto interessante. Ho visi-
tato altri posti della Sicilia, accompagnato dai miei parenti: Agrigento, Sciacca, Caltanissetta etc. e prima di partire vorrei visitare l’Etna, Catania, Siracusa, Taormina. Abbiamo già visitato Roma, Firenze,ospiti dei cugini Sara e Felice Camizzi, Bologna, ospiti del cugino Felice Contissa” Pensando alla sua creazione futura, Edoardo ci riferisce che lo hanno colpito ed interessato alcuni aspetti di Cianciana, in primo luogo il modo tranquillo di vivere della gente, oltremodo gentile ed ospitale; le strade strette e le case che si sviluppano in altezza. Particolarmente interessante è stata la visita a Caltabellotta. Edoardo si ripropone di ritornare al più presto in Sicilia, magari nell’estate del 2002, per una mostra personale di pittura ed in questo senso è già stato molto incoraggiato dal professor Nuccio Mula, che si occupa di lui qui di seguito. Conclude così questa intervista l’artista Edoardo: “Approfitto dell’ospitalità de La Voce di Cianciana per ringraziare tutti i parenti e gli amici che sono stati particolarmente premurosi con noi, e per l’opportunità che il giornale mi dà di essere conosciuto da tutti i Ciancianesi che vivono nel mondo”. Salvatore Panepinto
Nella foto a sinistra il pittore Eduardo con il padre Rodolfo. A fianco il noto quadro “El grito” - acrilico cm. 150x150. Sito web: www.imagenart.net/contissa
E-mail: eduardocontissa@imagenart.net
La parola al critico Julio Eduardo Contissa, Maestro della Luce
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o conosciuto Julio Eduardo Contissa l’estate scorsa, mentre passeggiavo sul Corso (ma già avevo espresso vivo apprezzamento per alcune opere, esposte – con legittimo orgoglio – in una farmacia di suoi parenti, qui in paese). Ho conversato con lui sia per strada sia a casa del maestro Andrea Arcuri, dove ero ospite e nel cui studio Andrea, che quella mattina mi era compagno di passeggio, lo invitò subito, con la squisita disponibilità che lo contraddistingue, per un cordiale interscambio di idee – nel comune linguaggio dell’arte, che superò anche quella volta le distanze geografiche ed espressive – tra due modi pittorici sostanzialmente diversi (ricerca visuale nella concettualità del postmoderno per Contissa, figurativismo felicemente atipico in trasfigurazione di simbologie per Arcuri) eppure riuniti da intenti comuni, sia nell’embrione dell’estro che negli esiti tecnici e compositivi. Non ultimo, quel valorizzare gli aspetti di una Luce che, in entrambi gli artisti ciancianesi, non è mera e funzionale ottimizzazione di aspetti tecnici a beneficio di tonalità, cromatismi ed esiti compositivi, ma sublimazione di luminosità e luminescenze, di irradiazioni e bagliori sia sui supporti strutturali che oltre ed attraverso essi. Come già precisato, l’individuazione di questa carismaticità della Luce (fascinosa e inquietante, a ben pensarci) in Julio diviene soggetto / oggetto di ricerca, laddove l’artista – per una sorta di ineluttabile mutazione creativa (sarebbe più preciso parlare di vero e proprio “transfert”: ma sarò più tecnico nel saggio che dedicherò a Contissa: addentrarmi qui non sarebbe consono al taglio giustamente divulgativo e non specialistico del nostro giornale) diviene una sorta di “cineocchio” (la definizione è di Dziga Vertov, precursore grande maestro del cinema documentaristico e
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d’avanguardia) che, con precisione pazientissima e pressoché perfetta, va a riprendere, quasi al millimetro, l’involversi / evolversi dei processi di composizione e scomposizione della luce attraverso il prisma (a volte anche caleidoscopio) dell’estro; oppure si cimenta a riportare, puntino dopo puntino (tecnicamente si direbbe “pixel”) i flussi d’immagine di uno schermo televisivo (magnifico quel grido di Maradona quasi ad azzannare la telecamera, imprevedibile reazione passata alla storia della tv e che gli azzurri ricordano non proprio con il massimo della gioia…) con un effetto iperrealistico e virtuale, al tempo, che disorienta e sconvolge il fruitore,convinto di trovarsi dinanzi alla fotografia (che peraltro significa, “scrittura della luce”, come attesta l’etimologia) di una tv accesa e che mai, se non dopo un attentissimo esame rivelatore, penserebbe trattarsi di un’opera d’arte. Ed uguale stupore si prova dinanzi alla sua produzione di pittosculture ed installazioni (sempre oculatamente collocate in ambienti atti a testimoniare oltremodo la già rinomata competenza architettonica dell’artista) che coniugano infinite variabili di flussi luminosi ad accattivanti amplessi tra corposità materiche Grazie agli alti livelli del suo intuire e del suo esprimere (celebrato più volte in esposizioni a rilievo nazionale e con il più prestigioso patrocinio delle istituzioni) Julio Eduardo Contissa, in Argentina, ha raggiunto meritata e vasta notorietà, autorevolmente certificata dal punto di vista critico. Ci aspettiamo, adesso, che sia Cianciana a prenderne atto: non mancano spazi e cervelli per organizzare al meglio una grande Mostra personale, andando così ad insignire con un doveroso riconoscimento questo grande artista, rimasto da sempre strettamente legato alle sue radici, anche al di là dell’oceano. Sarà il miglior modo di accoglierlo allorché, come promessoci (e forse già la prossima estate) ritornerà nella terra dei suoi padri, dalla quale l’estro ha senz’altro attinto una delle sue più intense fonti di Luce: quella che penetra con dolcezza non solo nella materia che diviene Arte, ma anche – e soprattutto – nel cuore. Nuccio Mula teorico della comunicazione multimediale e della percezione visiva – critico d’arte.
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Rubrica di proverbi, motti e modi di dire a cura di Nuccio Mula
Cu futti, futti: Ddìu pirduna a ttutti Ma non bisogna scherzare troppo con la misericordia del Padreterno, il quale potrebbe anche unchiàrisi bbonu pi’ bbonu e prendersela sul serio con chi ama abusare, incautamente, della Sua infinita e paziente misericordia: anche perchè, dici l’antìcu, c’è il pericolo che Dio, l’Onnisciente, prenda in parola anche un altro noto proverbio - lapidario e implacabile - a Lui dedicato: ‘U Signuri avi ‘u pedi di chiummu. Cu fa bbèni, mori ammazzatu E’ un po’ la risposta dello scettico a chi va a criticare l’egoismo e la misantropia: ad occuparsi dei fatti degli altri, magari per cercare di risolverli o di mètticci ‘a bbona palora, ci si trova sempre in mezzo ai guai, facendo la canonica fine di chi tenta di separare persone che litigano (scippannu timbulùna di tutt’i latàti) o di chi, dopo tanti e tanti favori fatti al prossimo, per tutta risposta viene bersagliato dall’ “ingratitudine umana” (e cchistu è ‘u rringràzziu). Alzi la mano cu ‘un ci passà macàri ‘na vota! Bon tempu e mmaluttèmpu, ‘un dura tuttu ‘u tempu La vita, come si sa, è ‘na ròta: nessuna situazione è destinata a stabilizzarsi, burrasche ed arcobaleni si alternano imprevedibilmente. Ne consegue - dìci l’antìcu c’on sbaglia ma’ - che vera saggezza è affidarsi pazientemente, come Giobbe, al volere di Dio; e che non conviene gioire troppo delle fortune, nè disperarsi oltremodo nelle disgrazie, poichè, prima o poi, ‘a ròta, come la roulette, inizierà a girare, trascinandosi appresso il nostro destino.
Matrimoni Giuseppe Comparetto e Maria Ferraro - 12 settembre 2001 - chiesa Madre Marsala Alberto Pulizzi e Ornella Santonicco - 11 ottobre 2001 - chiesa S. Sebastiano - Spinazzona (BA)
Decessi
Nascite
Carlino Pietra, vedova Piazza, 21/12/1921 - 07/11/2001 Restivo Rosalia in Borsellino, 12/01/1935 - 09/11/2001 Cuffaro Antonina in Impallari, 09/07/1911 - 29/11/2001 Di Chiazza Angela, vedova Panepinto, 12/12/1912 - 02/12/2001 Carota Angela in Gattuso, 13/04/1924 - 02/12/2001 Carubia Aldo, 21/06/1975 - 03/12/2001
Riccardo Di Chiazza di Gaetano e Sabina Sing - 11 ottobre 2001
Evelyn Fretto di Giovanni e Antonina Ciaccio - 2 novembre 2001
Marzia Mangione di Salvatore e Giuseppa D’Angelo 28 novembre 2001
Gaia Maria Ciaccio di Agostino e Giuseppina Tambuzzo - 7 dicembre 2001
Fateci pervenire le foto dei vostri neonati, saranno pubblicate.
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La Voce di Cianciana
Numero 5 - dicembre 2001
… Due ricette della nostra cucina Mastazzoli Ingredienti: 1 kg. di farina 00, 4 uova, 250 gr. di sugna, 250 gr. di zucchero, 1,5 bustine di pane degli angeli, latte: q.b. Sistemate a fontanella la farina, versatevi la sugna sciolta e mescolate bene. Rifate la fontanella e mettetevi dentro le uova sbattute con lo zucchero e il pane degli angeli. Aggiungete il latte riscaldato e amalgamate finché non ottenete una pasta morbida ed omogenea. Fate riposare per un’ora poi prendete la pasta a pezzetti e con un mattarello stendetele per ottenere una sfoglia spesso circa mezzo centimetro. Tagliate la sfoglia a strisce non strette e sistematevi il ripieno e ricoprite con la stessa pasta della striscia. Date la forma desiderata e passate al forno a 200°. Baccalà fritto Ingredienti: 1 kg. di baccalà sottosale, 150 gr. di farina, olio, sale, pepe: q.b. Pulite il baccalà, tagliatelo a pezzettini e tenetelo a mollo per due giorni, cambiando acqua mattina e sera. Scolatelo, infarinatelo e friggetelo in abbondante olio, aggiustando di sale e pepe. Servite caldo con fette di limone. Cotognata Ingredienti: 1 kg. di mele cotogne (al netto), 1 kg. di zucchero, il succo di due limoni Pulite le mele cotogne, privandole del torsolo, e fatele a pezzettini. Sbollentatele per due-tre minuti in acqua calda, scolatele e passatele al setaccio. Versate in un tegame assieme allo zucchero e fate cuocere fin quando non acquista la giusta densità, mescolando in continuazione. Prima di togliere dal fuoco aggiungete il succo dei limoni. Versate la marmellata calda in barattoli caldi, ricoprite con un leggero velo di zucchero e chiudete ermeticamente. E. Giannone, D. Pulizzi
I lettori salutano Salvatore Panepinto saluta Antonino Panepinto abitante a Montréal (Canada), Giovanni D’Angelo abitante a Cantù (CO), Giuseppe Croce abitante a Fano (PS), la famiglia Barbera abitante ad Adelaide (Australia), gli zii Leonardo e Antonina Carubia abitanti ad Adelaide e Domingo Vizzì abitante a Rosario (Argentina). A tutti un Buon Natele ed un ottimo 2002. Da Cianciana i cugini Concetta e Pino Ciaravella, gli zii Anna ed Enzo Farruggia salutano con l’augurio di un felice 2002 tutti i cugini Ciaravella che abitano in Canada, in special modo la zia Filippa. Soluzione degli indovinelli di pagina 4: 1– Lu cantaru; 2 - Li canala; 3 - Li pipi; 4 - La gatta; 5 - La seggia.
La Voce di Cianciana
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