La voce di Cianciana n6 dicembre2003

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Cianciana ‘na tuttu lu munnu, tuttu lu munnu a Cianciana! Numero 6-Dicembre 2003

Ai cari Ciancianesi ed ai Lettori della Voce di Cianciana, ovunque Voi siate Vi pervengano, da parte di tutta la Redazione del Giornale, i più sinceri auguri di Buon Natale e di un ottimo 2004. Ci permettiamo di ricordarVi di rinnovare al più presto L’ABBONAMENTO PER IL In questo numero Editoriale Pag. 2

L’angolo della posta

Pag. 2-3 La strummula - N. Termini, e i numeri

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Foto alle pareti delle nostre case di Salvatore Panepinto

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Vavaluci scanzirri e crastuna di Francesco Cannatella

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An Englishman in Cianciana di Dave Justice

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Ognuno che passava di Agostino D’Ascoli

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Le minchiate di Nuccio Mula

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12-11-03 per non dimenticare di S. Ragona

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Case in festa

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C’erano una volta di Francesco Dato

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Il Salotto della Poesia

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Sostenitori-Almanacco

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Cianciana si gemella con Rive de Gier

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Come eravamo– ricette

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I seguenti lettori di Cianciana formulano i migliori auguri per le festività natalizie, augurando altresì un prospero, felice nuovo 2004. Buon Natale e felice Anno Nuovo La famiglia Pietro e Francesca Taglialavore per i genitori Rosa e Antonino Caltagirone, per i parenti e per tutti gli amici. Angela Salvo Giambrone con tutti i figli per la famiglia Barbera abitante in Adelaide (Australia), e per il dottor Crisostomo abitante a Battaglia Terme. Onofrio, Gina, Angelo e Gianluca Abella per Annamaria, Rudy e Kevin Chiappisi abitanti a Wasmes (Belgio) Leonarda e Giuseppe Orlando per le famiglie Ferraro, Reina, Orlando e tutti i nipoti abitanti in Adelaide (Australia). Antonella e Luigi Ferraro per Nadia Patrick e Luca Caltagirone abitanti a Mulhouse (Fr.). Giovanna e Alfonso Martorana per lo zio Vincenzo Bavuso e famiglia e per gli zii Giuseppe e Antonino D’Angelo (Canada). Mario Ferraro e famiglia per le famiglie Filippo Ferraro e Vincenzo Bavuso abitanti in Canada. Salvatore Panepinto per Daniela e Nino Panepinto, Salvatore Bruno, Domingo Vizzì, la famiglia Barbera e Pulizzi (Australia), Ignazio Attardo, Alfonso Taglialavore. Felice la Corte e famiglia per i cugini Ferraro abitanti in Australia. http://www.sicilykult.it


Numero 6 – Dicembre 2003

La Voce di Cianciana

La Voce di Cianciana

Cari ciancianesi e lettori della Voce di Cianciana, Periodico bimestrale di informazione e con questo sesto numero di dicembre si conclude il terzo anno di di cultura, edito dall’Associazione Cul- vita del nostro giornale. Ci sembra ieri quando ci siamo imbarcati in questa piccola iniziativa editoriale i cui esiti e sviluppi, non lo turale “Sicily Kult” di Cianciana. nascondiamo, allora ci sembravano molto incerti. Ci chiedevamo : Anno III, numero 6-Dicembre 2003 Come sarà accolta la nostra proposta ? Saremmo all’altezza del nostro compito? La risposta siete stati Voi a darla in tutti questi tre Direttore Responsabile: Enzo Minio anni, incoraggiandoci, sostenendoci, consigliandoci e soprattutto collaborando con noi, attraverso l’invio di testimonianze, di foto d’epoca, di tante poesie e soprattutto di tante bellissime lettere, Direttore Editoriale: pubblicate puntualmente nella rubrica L’angolo della posta, una Salvatore Panepinto delle più apprezzate. Grazie per questa vostra collaborazione e Vi invitiamo a continuare a farlo. Scriveteci ! ricordando che non è Progetto grafico e fotografia: importante la forma, ma la sostanza ed ognuno può comunicare Filippo Mattaliano-Studio immagine qualcosa, a prescindere dal suo livello culturale.Forse è stato proRedazione: Andrea Arcuri, Antonino prio questo il segreto del successo del nostro giornalino, il fatto cioArcuri, Rino Cammilleri, Gaspare è di sentirlo come proprio e che ci ha permesso di fare emergere D’Angelo, Agostino D’Ascoli, Judith talenti nascosti, oltre che a rivisitare la nostra società, attraverso la Evans, Gaetana Gambino, Eugenio scoperta o riscoperta delle nostre tradizioni, del modo di vivere dei Giannone, Filippo Mattaliano, Nuccio nostri avi, delle aspirazioni di una società economicamente povera ma ricca di saggezza e animata da valori incrollabili come il senso Mula, Giusy Piazza, Bina Vaiana. del dovere, la fatica nel lavoro, l’attaccamento alla famiglia, alla Direzione e Redazione: via Cavour, 3 religione. Ogni numero prende corpo a poco a poco interessando tanti ciancianesi, lontani fisicamente ma tutti uniti da questo gior92012 Cianciana (AG) Italy. nale che permette la comunicazione fra loro. Insomma Cianciana Tel. 0922-987462 ’na tuttu lu munnu, tuttu lu munnu a Cianciana. Nell’augurarVi E-mail Se volete inviarci un messaggio via e Buon Natale e un felice 2004, mi si consenta di dirVi che il giorna-mail, telefonate al numero di telefono le avrà vita finchè lo vorrete Voi. Infine sento il dovere di ringraziain alto. Vi sarà comunicato l’indirizzo. re tutta la redazione, i collaboratori, gli impiegati del Comune, dell’ufficio postale di Cianciana e l’Assessore all’Emigrazione delConto Corrente Postale n° 17905977 la Provincia Regionale di Agrigento, dottor Santino Lo Presti che ci Conto Corrente Bancario: (vedi pagina ha consentito di ristabilire un contatto con i nostri emigrati nella lontana Argentina. Grazie ancora. 16) Salvatore Panepinto Autorizzazione Tribunale di Sciacca n° 5/01 del 26/09/2001. Spedizione a regime libero. Autorizzazione della Direzione Provinciale delle PP.TT. di Agrigento, settore commerciale Da Anagni-Frosinone Egregio Direttore, Ringrazio per Stampa: Tipografia Geraci - S. Stefano l’ospitalità ne L’Angolo della Posta, accurzu i complimenti e vegnu Quisquina (AG). subbitu al dunchi : !) Mi debbo “lagnare” (a proposito, ci si può lagnare ne L’Angolo della Posta?!) per la fotografia apparsa nella Quanto espresso dai singoli autori, negli articoli firmati, non rispecchia necessariamente l’opinione del gior- rubrica Come eravamo del N. 5 di ottobre 2003 in quanto iu sugnu nale. Gli autori che sono del tutto liberi di esprimere il vinuto di traverso e i miei ammiratori potrebbero non riconoscermi. loro pensiero, se ne assumono implicitamente la re- Ma…”porca miseria!” (…a proposito, si può dire “porca miseria” sponsabilità. ne L’Angolo della Posta?!) Egregio direttore, vistu ca stavate assis© Copyright 2003 - Associazione Culturale “Sicily satu vicinu a mia, pirchì non mi hai abbirtuto ca stavano scattannu Kult” - Tutti i diritti riservati. la fotografia??? 2) Vorrei augurare Buon Natale e Bonu Annu NoSenza il permesso del Direttore Editoriale, la riproduzione totale o parziale di qualsiasi parte del giornale è vu a tutti li ciancianisi sparsi pi lu munnu e precisamente a : Fofò, vietata. Totò, Nonò, Cecè, Fifì, Tatà, Rorò, Ninì, Pepè, Lillì… ecc…ecc… Pino Martorana http://www.sicilykult.it

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Numero 6 - Dicembre 2003

La Voce di Cianciana

Da Torino- Caro Totò Panepinto, come tu sai io non sono, non lo sarò mai, avvezzo a fare delle sviolinate, ma sento il dovere, o meglio il piacere, di far giungere a te e a tutto lo staff de La Voce di Cianciana gli auguri più che sentiti di Buone Feste Natalizie e per un prosieguo prospero nel nuovo anno del nostro tanto amato giornalino. Ed ora, in armonia coi tempi che corrono – un tempo l‟emigrazione, oggi l‟immigrazione – voglio accludere una mia composizione rivolta al mio povero defunto genitore che, peggio di me, Cianciana dovette lasciare senza che abbia avuto la fortuna di riporvi i piedi. Esaminatela e traetene le conclusioni se vale la pena di pubblicarla o meno. Aggiungo che mi sono permesso d‟inviare al Sindaco Onorevole Salvatore Sanzeri alcuni miei elaborati da assegnare alla Biblioteca Civica, a disposizione di chiunque vorrà leggerli. L‟alta Autorità paesana ha voluto accusare ricevuta del plico e mi ha espresso il desiderio di volermi conoscere alla mia prossima venuta a Cianciana: Per la sua cortesia permettimi ora di ringraziarlo qui pubblicamente. E che dire d‟altro se non abbracciare tutti i Signori Ciancianesi ovunque essi si trovino, ovunque Vi troviate? Un cordiale arrivederci Tano Alessi Da Guelph (Can.)Carissimo Direttore Salvatore Panepinto, rinnoviamo con vero piacere l‟abbonamento al nostro giornale La Voce di Cianciana molto e molto apprezzato nella nostra famiglia. Cogliamo l’occasione di questa breve lettera per fare i migliori auguri, oltre che a tutti voi, a tutti i parenti ed amici. Olga e Giuseppe Ciaravella Da Rosario ( Argentina ) A La Voce di Cianciana, Me dirijo a Uds. con el fin de agradecerles el envìo del periodico “LA VOCE DI CIANCIANA”, el cual esrà muy bien hecho y es una forma màs de estar informados y conectados con nuestros primos hermanos, sobrinos, etc.,o sea, un poco màs cerca de todos, ya que no podemos viajar para vernos por razones economicas, mis felicitaciones para tota la gente que trabaja en este diario, avanti. Cada vez que recibo La Voce me pongo tan contenta, como asì tambien mis hijos, porque lo leo y recuerdo a mis abuelos cuando contaban anècdota o a mi mamà hablar en Italiano, y como ya no los tengo me hace muy bien estar comunicados de esta forma. Desde ya espero seguir recibièndo, asì continuar agiornados con lo que succede y poder hacer esas recetas tan ricas. También son los deseos y opiniòn de las familias Lomascolo y Gentile. Los saludo a Tutti y fuerte, abrazos para toda “ LA VOCE DI CIANCIANA “. Angela Alicia Migliorati Versione italiana Da Rosario (Arg.) A La Voce di Cianciana, mi rivolgo a Voi per ringraziarvi per l‟invio del giornale “La Voce” che è molto ben fatto, ci informa e ci mette in relazione con i nostri parenti, così siamo un po‟ più vicini a tutti, perché noi per motivi economici non possiamo viaggiare. I nostri complimenti a tutta la gente che lavora in questo giornale. Avanti! Ogni volta che ricevo La Voce sono tanto contenta, come pure i miei figli, perché leggendola ricordo i miei nonni quando raccontavano degli aneddoti e mia madre quando parlava in italiano. Adesso essi non ci sono più e mi fa molto piacere essere aggiornata con questa forma. Spero di continuare a riceverlo per poter essere informata su quanto succede e per poter preparare le tanto buone ricette che voi pubblicate. Questi sono anche i desideri e le opinioni delle famiglie Lomascolo e Gentile. Saluto con un forte abbraccio tutti quelli de La Voce di Cianciana. Angela Alicia Migliorati Da Misilmeri (PA) Caro Salvatore, (non so se posso darti del caro figlioccio come usavo ai tempi del liceo visto la notorietà internazionale meritoriamente conquistata) leggere e visionare “La Voce di Cianciana” ha la magia di rinnovare tutte le dolci sensazioni di una volta, quelle intime ed ancora integre e genuine che rimangono latenti ma stabili nell‟incoscio ed in tutti gli altri sensi e che si attivano come tasti di un pianoforte in un notturno concerto allorché una foto, un detto, una storia o solo un dettaglio le richiama e le vivifica. L‟effetto è portentoso, il rilassamento è taumaturgico, il piacere è totale: il pensiero corre, ma con carattere meno assoluto, a quella mai sopita sensazione della mia infanzia ed a ciò che procurava mangiare un pezzetto dell‟allora semisconosciuta cioccolata che mia nonna tirava fuori dal cassettone con antica sacralità, sbianchita per il lungo tempo ivi trascorso ma di sicuro effetto rigenerante e che accompagnata dalle parole “nun ni spiari chiù” era significativo del suo potere medicamentoso e che pertanto andava consumata a piccole dosi ed una tantum perché non procurasse “addriccamentu”. Di tutto questo, a te e agli altri compartecipi del giornale e delle altre iniziative, non si potrà essere mai abbastanza grati. Cosimo D’Angelo Da Torino Ciao Salvatore, come va? Io mi trovo a Torino e spesso visito il vostro sito. Complimenti ! Spero che tu continui a ricordare mio padre in qualche tuo articolo. Complimenti ancora per il giornale. Ciao e a presto. Rudy Chiappisi

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La Voce di Cianciana

FOTO ALLE PARETI DELLE NOSTRE CASE L‟esigenza di rendere accogliente la propria abitazione, il posto in cui si vive, circondandosi di immagini, di simboli, di raffigurazioni inerenti alla propria vita, al proprio vissuto o al vissuto dei propri avi, è antica quanto l‟uomo. Ricordiamo che fin dalla preistoria l‟uomo è riuscito a rappresentare con perizia e talvolta con arte, scene legate alla propria vita, incidendo o disegnando le pareti delle caverne che abitava, realizzando così delle immagini alcune delle quali, sfidando un lunghissimo lasso di tempo, sono pervenute fino noi. Ci riferiamo, ad esempio, alle grotte dell‟Addaura e di Niscemi nel monte Pellegrino o alla grotta dei Genovesi nell‟isola di Levanzo, tanto per restare nella nostra Sicilia. Esigenza di ogni tempo, dunque, rimasta immutata nei vari secoli, avvertita maggiormente presso le classi agiate, nobili benestanti, uomini di potere i quali tutti, pur di tramandare il loro ricordo, si facevano raffigurare con statue o con dipinti. Cose da ricchi, comunque! Nel secolo XIX la scoperta della fotografia, grazie al concorso di diversi scienziati, cambiò il volto della nostra società, sempre più legata alle immagini. Gli effetti di tale invenzione, le fotografie appunto, cominciarono con il passare del tempo ad essere sempre più popolari, alla portata di tutti. Esse cominciarono a comparire in ogni casa, attaccate alle pareti degli angoli più accoglienti, insieme a qualche immagine sacra, come ad esempio “La Sacra Famiglia”, “L‟Angelo custode” etc. Foto di gruppo o foto di singole persone. Per quanto riguarda queste ultime, i più anziani sicuramente ricorderanno che esse venivano collocate alla parete in due posizioni diverse : nella prima la cornice era collocata in maniera parallela alla parete, agganciata ad un chiodo; nella seconda la foto era posizionata in maniera obliqua. In quest‟ultimo caso la cornice poggiava, nella sua parte inferiore, su due o tre chiodini collocati preventivamente alla parete e che ne costituivano il punto di appoggio, mentre la parte superiore era staccata dalla parete, sorretta da alcuni centimetri di spago legato ad un chiodo. Vista di fianco la foto inserita nella cornice veniva a disegnare un triangolo con il lato più corto costituito dallo spago. Queste http://www.sicilykult.it

due posizioni erano dovute al caso? Assolutamente no. Esse avevano un preciso significato, codificato nella società. Ci troviamo di fronte ad uno di quei casi in cui una data cosa, a seconda della sua posizione, ci comunica qualcosa e “ parla da sé “. In buona sostanza, la foto collocata in posizione obliqua si riferiva a persone viventi, mentre la foto in posizione parallela alla parete si riferiva a persone decedute. Inventiamo una situazione : una persona si reca a fare la sua prima visita ad una famiglia. Viene ricevuta in una stanza alle cui pareti sono collocate delle foto di singole persone nelle due posizioni che già conosciamo. Per appagare qualche sua curiosità, l‟ospite, indicando una foto in posizione obbliqua, poteva fare tutta una serie di domande ma adoperando il tempo al presente : Cu iè ? Quant’anni avi ? Unni sta ? Chi vi veni ? Etc. ( Chi è ? Quanti anni ha ? Dove abita ? Qual è il vostro rapporto di parentela ? Etc.) E indicando una foto in posizione parallela alla parete, avrebbe potuto chiedere, adoperando un tempo passato : Cu era ? Quant’anni avìa quannu murì ? Comu si chiamava ? Chi misteri facìa ? Etc. ( Chi era lui ? Che età aveva quando è morto ? Come si chiamava ? Qual era il suo mestiere ? ) Con il passare degli anni questa usanza, lentamente, è caduta in disuso. In conclusione non ci sembra del tutto azzardata l‟ipotesi che il detto siciliano mettiri cu li spaddri a lu muru che oggi ha l’identico significato dell‟italiano “ mettere con le spalle al muro “ e cioè costringere a fare qualcosa che si vorrebbe evitare, qualche decennio fa avesse un significato diverso e cioè “ far morire “ Chiffà mi vo’ mettiri cu li spaddri a lu muru ? cioè mi vuoi far morire? Perché, appunto, morendo, bisognava cambiare la posizione della foto. Salvatore Panepinto

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ou will notice a change to the title of this page, from “An Englishman Abroad” to “An Englishman in Cianciana.” This is due to a copyright conflict and it means that I will also have to alter the content of the page away from my diary but, I will still be able to write about how I view things here in the town and surrounding areas. It is appropriate then for me to mention the olives now that they are being harvested. Not just olives though, almonds, grapes, figs and more, the local produce so dear to the hearts of all Sicilians. The produce that is lovingly tended through the growing season by small-plot farmers with a piece of land given over to producing the stable diets for the coming year. It has always amazed me that such trouble and care is taken to plant, nurture, to harvest and process these produce when for me, to buy it in a supermarket seems far, far easier. I realise too though, and congratulate these hardworking people on their efforts and the results of their labours, that the growing of these produce is simply the means of bringing many benefits to them and their families and friends. I watch the way that people are together, working hard in a common cause to harvest and process the fruits and nuts, people talking, helping each other and generally being a team. This then doesn‟t end with the harvest, the wine and olive oil produced serve then the reason to eat together and be together on an ongoing basis with the wine, cooking and nuts again serving to provide more than simply a good taste in food. This produce also serves as gifts, handed over freely and lovingly in the hope that it pleases the recipient and – in just about every case it does exactly that. I then see the harvest not simply as a gathering of the fruits and nuts but a reason and common cause that helps to bind the community together, that strengthens family ties and the family unit, that brings people outside and together rather than have them struck in front of a television lazing around and producing little or nothing. For to work the land, as each plot-holder can testify, is better and healthier exercise than ay gymnasium can offer. Whichever harvest you care to mention the benefits are the same, people and nature working in harmony to produce far more between them than any preaching, instruction or counselling could ever achieve. Dave Justice

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oterete un cambiamento al titolo di questa rubrica: da An Englishman Abroad (Un Inglese all‟estero) a An Englishman in Cianciana (Un Inglese a Cianciana). Questo è dovuto a un conflitto dei diritti di autore e comporterà anche un cambiamento nel contenuto della pagina anche se potrò sempre scrivere la mia opinione sul paese e le zone circostanti. E‟ opportuno in questo periodo parlare di olive visto che c‟è la raccolta. Ma non solo di olive ma anche di mandorle, uva, fichi e tutto il prodotto locale così caro al cuore dei siciliani. I prodotti amorevolmente curati durante tutte le stagioni dai contadini con un piccolo pezzo di terreno dedicato ai bisogni di prima necessità per l‟anno a venire. Mi ha sempre stupito il fatto che si prenda così tanta cura per piantare, crescere, raccogliere e conservare questi prodotti quando per me sarebbe molto più facile andare a comprarli al supermercato. Mi rendo conto però - e per ciò mi congratulo con queste persone per i loro sforzi e i risultati dei loro lavoriche questo lavoro viene fatto per il beneficio delle loro famiglie e dei loro amici. Osservo il modo in cui la gente lavora duramente, tutti insieme per la raccolta e la conservazione di questi frutti aiutandosi a vicenda in un lavoro di squadra. Ma non finisce con la raccolta – i prodotti, il vino e l‟olio non servono solamente come base per mangiare bene ma servono anche come scusa per mangiare tutti insieme, per trovarsi . Servono anche come regali, dati liberamente e amorevolmente nella speranza che piacciano – e nella maggior parte dei casi piacciono davvero. Quindi vedo la raccolta non semplicemente come una raccolta dei frutti ma un motivo per una causa comune che aiutano a tenere insieme la comunità, che rafforzano i legami di famiglia, che portano insieme la gente così le persone non stanno a casa davanti alla televisione senza fare niente, senza produrre niente. Lavorare la terra, come possono testimoniare i contadini, è meglio e più sano che andare in qualsiasi palestra. Qualsiasi raccolta che sia, i benefici sono sempre gli stessi – la gente e la natura che lavorano in armonia per produrre più di quanto possono ottenere le prediche e l‟istruzione. Dave Justice Traduzione di Judith Evans, università di Bergamo

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Diario giurgintanu Di Nuccio Mula

“Comu iucammu? A fari minchiati” Caro diario, è il sabato del villaggio, “c‟un suli ca pica”. Compro un quotidiano. Uno qualsiasi, “sunnu tutt‟aguali”. Le solite minchiate da ogni colonna. Chiudo il giornale e lo fiondo nel cassonetto. “Mi stuffa”, non voglio pensare. Non stamattina. Arrivo alla Bibbirrìa. C‟è don Turiddru, seduto “davant‟o scaluni d‟a so‟ casa”. Con lui, altri tre “compari di chiàcchiari persi”. Ma stavolta non parlano: stanno giocando a carte, e con gran foga. “Chi avemu?”, esordisco. “Nenti, prevessù, passamu tempu a fari minchiati”. “Minchiati lassu e minchiati trovu”, penso: ma replico, tanto per dire due parole, “in effetti, iùcann‟e carti si passa „u tempu…e chi è, scupa, scupuni, briscola…e chi carti su‟, ca mi pàrinu tecchia strèusi…dunni li capitàstivu, nn‟e quacchi tabacchinu d‟o tri‟?” “Prevessù, mancu Lei pari, ca dicinu ca è allittràtu…Nàvotri stamo iocando a “far minchiate”…‟u voli capiri? E ora „un zi nichiassi, chiedo scùsi, ca lassàmu „a partita all‟urtimu giru e avemu cosi trùbbuli…” Dopo un mesto saluto ai quattro contendenti “ca si scassanu d‟arrìdiri” a mio discapito, con il capo ricolmo di cenere me ne torno a casa, un po‟ mortificato; ma il cervello – “mi canusciu bonu, quannu mi mettinu un puci „n testa – comincia a frullare: ed arrivato nel mio studio, inizio le ricerche. “Dizionario della lingua italiana” di Nicolò Tommaseo, con la collaborazione di Bernardo Bellini, 1861 circa. Una miniera. “E allura „i minchiati cci ann‟a essiri puru”. E vai. Volume XII, pagina 305, dopo “minato, minatore e minatorio” (omissis) ed un‟inopinata latitanza di “minchia”, “Minchiate. S .f .pl Gioco composto di novantasette carte, delle quali 56 si dicono cartacce, ed una che si dice matto. Egli si fa al più in quattro persone, o in partita di compagni a due a due ( e questo è il

vero gioco), ovvero ciascheduno da per sé separatamente. Basta libri. Computer. Internet. Digito “minchiate”. Ecco trenta pagine Di “minchiate”, appunto. Tra la prevedibile dovizia di siti porno e qualche www di trivialità, la grande scoperta. Eureka. “Minchiate Etruria”. “Antiche minchiate fiorentine”. Ci sono persino le “mini- minchiate” (“noi siamo piccole, ma cresceremo…). Tutte pregevoli riproduzioni di tarocchi del „700: ma la storia delle “minchiate” è ancora più antica (ci avrei giurato, anche senza l’ausilio di Internet). “ „O discursu “. “Le Minchiate” erano , “nel Rinascimento, in Toscana, un mazzo di carte che univa alle figure dei Tarocchi quelle zodiacali, raggiungendo un totale di 96 carte”. Altre interessanti notizie via web: “Secondo un libretto pubblicato a Firenze nel 1820 che si rifà ai più antichi, le Minchiate sarebbero nate ad opera di un gruppo di fiorentini, appassionati di aritmetica, che non sapevano come passare il tempo (e quindi “ci squagliava à iurnata a fari minchiati”, n. d. r.). Ed infine, l‟apoteosi: “A Firenze nel XV secolo, Naibbe e Tarocchi si fondono in un mazzo, le Minchiate, destinato ad avere grande fortuna fino ai nostri giorni”. Non avevo alcun dubbio in proposito, caro diario: anche perché la minchiatologia, specie dalle nostre parti, è talmente attecchita, nei secoli – ed anche fuori dai tavoli da gioco, ovvero senza bisogno di referenti toscani ed etruschi – che, “senz‟offisa pì nnùddru” e considerato, ad esempio, il livello di professionalità e la capacità di insegnamento “ab immemorabili” della nostra classe politica, “arrivat‟a minchiati, ccà a Giungenti putemmu fari scola a tuttu „u munnu”. Nuccio Mula

Rubrica di proverbi, motti e modi di dire a cura di Nuccio Mula ‘UN SI CRID’O SANTU, S’ON ‘ZI VID’’U MMRACULU Miracoli, ovunque. E miracolati, a bizzeffe. Il Terzo Millennio - più o meno giubilare – ha n‟anticamera straboccante di similari fenomenologie. Che inquietano, a volte; ed in altri casi suscitano, più che altro, vivissima e sconcertata curiosità. Come nel caso di quel tizio che, interrogato sul perché osannasse pubblicamente un certo Santo dai notevoli carismi di taumaturgo, rispose subito : “ picchì mi fici addivintari chéccu”, precisando subito agli stupefatti, occasionali compagni di chiacchiera portapontina, che non di nemesi o scherzo ultraterreno si trattava, ma di miracolo effettivo, seppure in versione ridotta, che il miracolato soggiungeva, e molto esplicitamente, picchì iu avi ca era mutu nna trentina d’anni. A proposito di checchi : pare che, tempo fa, un tizio che, per varie ragioni, cc’i avìv’a ffari un discurseddru a unu di chisti, incrociandolo gli abbia detto, mittènnu ‘i man’avanti e come preliminare d’intesa : “ Cc‟i l‟avi un‟uràta di tempu pì‟ pparlari cincu minuti cu‟ mmìa? “. http://www.sicilykult.it

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Nozze D’Oro per Benedetto Martorana e Maria Leone 25-10-1953 25-10-2003

Nelle due foto centrali i due neo laureati di Cianciana: Salvatore Albanese (a sinistra con i genitori Piera e Alfonso e con Stefania Leto) dottore in Scienze Politiche con la tesi ―La civiltà dello zolfo a Cianciana‖, Palermo 30-10-2003. A destra Marcello Martorana (nella foto con la fidanzata Rossella Arcuri) dottore in Scienze Politiche, con la tesi ―La modernizzazione parassitaria: il caso Cianciana‖, Palermo 30-10-2003. A sinistra i comitati per le feste in onore dell‘Immacolata Concezione e di Santa Lucia Vergine e Martire 2003. Verso destra Maria Antonella Vaiana, presidente del comitato per la festa dell‘Immacolata, tra le assistenti Giuseppina Pullara e Angelica Dato. Verso sinistra Massimo Schembri presidente del comitato della festa di Santa Lucia tra gli assistenti Giovanni Caltagirone e Benedetto Provenzano che ha a fianco la moglie Rosa. http://www.sicilykult.it

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Numero 6 – Dicembre 2003

In questo numero Il salotto della poesia ha il piacere di ospitare quattro composizioni : Brutte Giornate di Gaspare D‘Angelo, La notti di Natali di Pino Martorana, A mio padre di Tano Alessi e A Maria SS. Consolatrice, tratta dal volume Canticchiando con il cuore di Pasquale Sciara, per la prima volte ospite del Salotto. Pasquale Sciara, direttore didattico in pensione, è nato a Raffadali ma abita a Bivona. Nella sua lunga carriera ha insegnato anche a Cianciana. Di Gaspare D‘Angelo pubblichiamo altresì un articolo intitolato Ricchi di Metafore che affronta il tema del rapporto tra i giovani e la poesia, nella nostra società post-industriale. Siamo contenti di dare le notizie che Gaspare D‘Angelo, nostro redattore, per l‘anno scolastico 2003-04 è anche professore a contratto di didattica della lingua inglese presso l‘Università agli studi di Bergamo e che egli ha devoluto all‘Associazione Amnesty International la somma di 400 €, sulla base delle vendite dell‘ultimo suo volume All’ombra delle piazze. Ci congratuliamo con Gaspare per il nuovo prestigioso incarico e per la sua generosità.

LEZIONE DI POESIA C‘è una ricchezza che non si può quantificare col denaro. L‘altra mattina sono stato invitato al Liceo Scientifico Statale di Lovere perché, in una classe avevano dato come traccia per una prova scritta, l‘analisi testuale di una mia poesia Brutte giornate. I ragazzi vogliono chiedere all‘autore, in carne ed ossa -―più carne che ossa‖ ironizzai subito-, come nasce una poesia , perché quella poesia finisce proprio con quell‘ultima strofa, ecc. ecc. Pensai che era molto positivo che dei ragazzi di quindici/sedici anni fossero così interessati alla poesia poiché, come tutti sanno, in un‘epoca come la nostra , su questo argomento, è più facile monologare che dialogare. Evidentemente, c‘è chi vuole ancora credere - continuai a pensare - che ci sia ancora spazio nella nostra frenetica società semplicemente per fermarsi a riflettere, per indagare (da lettore o da chi produce testi) sia al centro che alla periferia di noi stessi. Questi ragazzi, pensai , sono ancora interessati alla parola scritta, con tutte le sue sfumature, alla scelta appropriata dei termini che spesso diventano allusioni, coi versi che sono allo stesso tempo trionfo dei segni ma anche enigma. Cos‘altro potrò dire a questi ragazzi? mi chiedevo, mentre costruivo il mio discorso-lezione nella mia mente. Parlerò a loro anche del verbo, dell’oscurità simbolica del verbo che meglio rappresenti il tentativo di una resistenza lucida, disperata, che non sia rinuncia al desiderio del raggiungibile e dell‘irraggiungibile allo stesso tempo, ecc. ecc. Parlerò di tutto questo e di altro ancora, mi dicevo. Dirò loro che è bello credere che l‘urlo della parola ritrovi presto robustezza semantica per ricominciare... a comunicare. Ma improvvisamente ebbi un attimo di esitazione. Il dubbio cominciò ad insinuarsi e mi ricordai di Lawrence Ferlinghetti, grande poeta della Beat Generation americana (che ho avuto l‘onore di conoscere ad un Premio Mondello) che diceva, già diversi decenni fa, che ― la poesia ha bisogno di uscire dal libro, dall‘aula scolastica per essere letta http://www.sicilykult.it

ed apprezzata.‖ Mi ricordai del professore anticonformista del film L’Attimo fuggente che fece strappare le pagine di critica dal libro dei suoi studenti perché non è certo attraverso gli assi cartesiani che i fruitori di poesia apprezzano un testo. Sebbene io a scuola continuo ad andarci dalla tenerissima età di sei anni, per la prima volta provai una fortissima emozione, ed una sorta di preoccupazione diversa: per la prima volta venivo chiamato in una scuola come ‗poeta‘ e notai subito che i ragazzi proprio in quella veste mi osservavano, mi scrutavano, mi chiedevano. Fortunatamente non feci nulla di tutto quello che mi ero costruito mentalmente. Fu una discussione dentro un‘aula scolastica ma allo stesso tempo fuori dalla stessa e, con un linguaggio a loro vicino, dissi tutte quelle cose di cui sopra con tono non accademico. Alla fine ci fu anche una piacevole inversione di ruoli: io diventai un fruitore, un lettore dei loro testi- perché c‘è sempre qualcuno a qualunque età che scrive poesie!- mentre gli stessi studenti leggevano le loro cose. Quando tornai a casa fu un piacere leggere qualche commento ‗critico‘ sulla mia poesia fatto da questi studenti. Uno di loro aveva scritto che Brutte giornate “ fa proprio riflettere e procura un senso di malinconia‖ mentre un altro commenta progresso/regresso, uguale, diverso/lo stesso così: ―Con questa affermazione l‘autore vuole indicare che in questi anni c‘é stato progresso dal punto di vista tecnologico ma la società non è migliorata‖ e un altro ancora: ― le parole sono di razza i lucidi vigliacchi indicano la mentalità dei responsabili di questa vicenda che intendendosi, appunto di ‗razza‘, considerano i nomadi diversi, inferiori, da eliminare‖. Allora penso che può ancora avere un senso dare ascolto a questi giovani , alla parola urlata, dipende da tutto quello che di positivo sapremo loro proporre. Gaspare D’Angelo Pag. 8


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Numero 6 - Dicembre 2003 LA NOTTI DI NATALI

A MIO PADRE

Signuri, quannu nasciri vulisti Dintra ‗na grutta, ‗nt‘a ‗na mangiatura, lu sceccu cu lu vò, tu cci mittisti, cu li re maggi e ‗ntunnu li pastura;

Padre mio Clemente,* la notte scorsa in sogno t‘ho veduto e pur avendoti un tempo conosciuto delle sembianze tue nulla ho ricordato. Avendo quindici mesi appena Quando tu, rammaricato, ci lasciasti in paese e per l‘America partisti. Ivi, dopo mesi di tribolazioni in mare aperto, ammalato giungesti e di attendere al lavoro non potesti infatti avvenne presto il giorno che moristi. Or io dubbiosamente mi chiedo : ma quel che in sogno m‘è apparso eri veramente tu o non invece colui che la psiche mia immaginare ha voluto? La mamma, che da tempo ormai è pur essa in cielo volata, raccontarmi soleva ch‘io da bimbo, non più vedendoti, sempre ti chiamavo, che dinnanzi alla soglia della misera terrana casetta, in terra sdraiato, ad aspettarti stavo e non vedendoti giungere piangevo. Poi, com‘è or facile intuire, non più vedendoti cessai di chiamarti. Evidentemente le tue sembianze in me son transitate velocemente nell‘oblio. Eppure, credimi, padre mio, la notte già trascorsa eri o non eri tu che me ne importa? Ho visto te, mio padre, sì eri tu ! ed in tua paterna compagnia. ho trascorso la notte più bella e lieta che ci sia.

‗Na stiddra cu la cuda misa ‗ncelu diciva a tutti ca ora finarmenti lu suli squaglia ‗a nivi e puru ‘u gelu pi dari cchiù caluri a tutti i genti; Nn‘u celu : gloria e paci nni stu munnu ! Mai cchiù li guerri, ‗i schiavi e li sfruttati Pi d‘accussì dicisti, nicu e biunnu, davanti a ricchi e poveri ammiscati. Lu sceccu s‘allarmàu, si misi ‗nfunnu : ―Lu sacciu‖-dissi- l‘omini cu sunnu!!‖ Pino Martorana - Anagni

BRUTTE GIORNATE Brutta giornata oggi.

In Vietnam ed Afghanistan. E a Auschwitz...suonavano il Di esplosivo è imbottita la bam- piano bola: prima di gasare i bambini non c‘è più posto per fiabe e prima che la colonna di fumo sogni. salisse...lenta. Sono di razza i lucidi vigliacchi che ci regalano favole moderne. Brutta giornata domani (?) ——————————Rom e sinti agli incroci ——————————autostrade telematiche ——————————progresso/regresso ——————————uguale, diverso, lo stesso. Perché, bambini non vi piacciono Brutta giornata ieri. le favole moderne ? Yankee e russi donavano Gaspare D’Angelo caramelle esplosive A MARIA SS. CONSOLATRICE

Parafrasando la “Salve Regina” Salve, Regina e madre pietosa, vita, dolcezza e nostra speranza, Te invochiamo gementi, piangenti, poveri esuli, figli di Eva. Rit. O madre santa, o dolce pia, dolce Maria, prega per noi

Tano Alessi, Torino 15-7-2003 * E’ il nome del padre

fonte di amore, bontà infinita, vieni, soccorri il nostro desio. Rit: o madre santa… Vergin potente e nostra avvocata, volgi or ora lo sguardo benigno, mostraci il frutto : Gesù benedetto dolce, clemente, o Consolatrice. Rit. O madre santa… Pasquale Sciara

In questa valle di lagrime e pianto, Te sospiriamo, Te sola preghiamo, http://www.sicilykult.it

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Numero 6 – Dicembre 2003

La Voce di Cianciana

CIANCIANA SI GEMELLA CON RIVE DE GIER Su invito del sindaco di Rive de Gier Jean Claude Charvin, una delegazione di amministratori comunali di Cianciana, guidata dal sindaco onorevole Salvatore Sanzeri e costituita dagli assessori Cosimo D‘Angelo e Domenico Piazza, dal presidente del consiglio comunale dottor Gerlando D‘Angelo e dai consiglieri comunali Calogero Gattuso e Paolo Ferraro, si è recata dal 9 al 14 ottobre 2003 nella città francese dove, come è noto, risiedono tantissimi ciancianesi. Gli ospiti sono stati accolti con tanti onori dagli amministratori locali, con in testa il signor sindaco Monsieur Charvin. Scopo della visita la volontà comune di rafforzare sempre più i legami tra i due comuni, siano essi di natura culturale, economica, turistica, sociale ed umana. In realtà gli scambi e le frequentazioni tra le due città non sono mai mancati. Ricordiamo che nel 1996 la corale Cantores Dei si era recata in Francia per far conoscere alla valle del Gier la nostra musica popolare, e ancor prima, nel 1990, dei giovani sportivi di Cianciana avevano avuto la possibilità di disputare degli incontri di calcio e più recentemente, come ricorderanno i nostri lettori, nel mese di maggio di quest‘anno, l‘esperienza si è ripetuta : 12 giovani calciatori, guidati dall‘allenatore Angelo Alba, hanno partecipato ad un torneo internazionale nello stadio di calcio di La Grand‘Croix-Lorette, a pochi chilometri da Rive de Gier. A sua volta Cianciana in una occasione ha ospitato i giovani atleti francesi. Ma ormai i tempi sono maturi per rinforzare ancor di più i rapporti tra le due città, creando le basi per un gemellaggio, anche se di gemellaggio vero e proprio non si può parlare come ha spiegato, nel corso di una riunione svoltasi nel comune di Rive de Gier, il funzionario Monsieur Nicolas Gourbière : ― La differenza in termini di abitanti tra le due comunità non consente di stabilire un vero e proprio gemellaggio, è meglio parlare di scambi amichevoli ―. La delegazione ciancianese ha vissuto questi quattro giorni in maniera intensa, visitando industrie, cantine, monumenti, assistendo anche a spettacoli musicali o sportivi. Ma il momento più bello è stato il ricevimento offerto dal comune a cui hanno partecipato anche numerosi emigrati ciancianesi. A dare il benvenuto agli ospiti è stato come sempre il sindaco Charvin . ― Le nostre due culture sono vicine e si ritrovano senza alcune difficoltà. I ciancianesi del nostro comune sono dei riparegiani a tutti gli effetti ed hanno contribuito allo sviluppo con il loro lavoro nelle vetrerie e nella siderurgia, fin dal loro arrivo in Francia. Mi auguro a partire da questo incontro di rinforzare i nostri legami di amicizia ―. Poi è stata la volta del sindaco di Cianciana : ― Noi cercheremo con questi incontri di riprendere il contatto con le nostre radici, per non dimenticare da dove veniamo. A voi originari di http://www.sicilykult.it

Cianciana dobbiamo qualcosa. Verso di voi abbiamo un obbligo storico : quello di non essere riusciti a trattenervi da noi per mancanza di lavoro. Ringraziamo di vero cuore gli amministratori comunali di allora e di oggi per l‘ospitalità che hanno dato e che continuano a dare ai nostri ciancianesi per un loro migliore inserimento nel tessuto socio-economici e culturale – e rivolto agli amministratori riparegiani – Vi aspettiamo a Pasqua nel nostro paese ―. Infatti è stato stabilito che gli amministratori di Rive de Gier, insieme ad un gruppo di sportivi, ricambieranno la visita nella prossima Pasqua. Cianciana li aspetta. Salvatore Panepinto

A sinistra il sindaco di Rive de Gier Jean Claude Charvin, con il sindaco Sanzeri.

Sopra in casa di ciancianesi. Sotto al ristorante.

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Numero 6 - Dicembre 2003

B

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I giochi di una volta LA STRUMMULA (CUCUZZARA)

occia di varia grandezza (grossa anche quanto una palla da biliardo, talvolta a forma di pera) del cui centro veniva piantato un chiodo d‟acciaio (pizzu o pizzabancu), attorno al quale si avvolgeva la corda (lazzu, rumaneddru) per farla girare. Sfioccata ad una delle estremità, la corda recava un grosso nodo, rafforzato da una piastrina di cuoio o una moneta bucata, nell‟altra. Generalmente per migliorare aderenza al pizzu, dal quale si iniziava l’avvolgimento della mazzata, il fiocco veniva inumidito con la saliva. La strummula poteva essere lanciata a la ‘n capu o a la ‘n sutta: nel primo caso all‟impiedi, dall‟alto verso il basso, a martello; nel secondo, piegati, in modo orizzontale. In ogni caso bisognava lanciarla e ritirare lu rumaneddru in modo da impedirle il moto rotatorio e farla girare più rapidamente possibile. Alcuni ragazzi erano così bravi che la “cucuzzara” emetteva un ronzio simile a una mosca e appariva quasi ferma, piantata sul terreno, mentre sembrava colorarsi

di cerchi concentrici, dovute alle striature del legno. Sulla “musca” si collocava un po‟ di saliva che, difficilmente dopo il primo impatto con l‟attrezo, veniva schizzata. Andava sotto chi, lanciando la strummula, si scostava di più della merca prestabilita o la faceva sculazzari, non la faceva cioè girare. I vincitori rilanciavano, la prendevano sul palmo della mano con un buffetto e, fin quando girava, la lasciavano cadere su quella di chi stava sotto. A chi non riusciva di prendere in mano la biglia era consentito avvicinarla a quella avversaria, guidandola col laccio per farla toccare. Incattivendo il gioco, si stabiliva che chi andava sotto doveva subire n. X colpi di pizzu sulla strummula. Era questo il motivo per cui molti ragazzi inchiodavano piastre metalliche o tacce sul dorso del giocattolo o addirittura avevano un boccino, spesso di fico, per ricevere i colpi di pizzabancu. Si giocava anche a squadre. Tratto da CIURI DI STRATA di Eugenio Giannone

PREMIATO ALLE OLIMPIADI DI MATEMATICA

NICOLO‟ TERMINI, IL CAMPIONE DEI NUMERI “Quando mi sono reso conto del livello di preparazione dei partecipanti ero sicuro che non avrei ottenuto risultati strabilianti. Nel momento in cui mi hanno comunicato l’esito delle prove e sono venuto a conoscenza di aver vinto la medaglia di bronzo sono rimasto senza parole. Un’emozione così non la proverò mai più”A parlare è Nicolò Termini, di Filippo e di Maddalena Provenzano, studente, nell‟anno scolastico appena trascorso, della V B del Liceo scientifico Maria Luigia di Parma, città dove i Termini abitano da molti anni. Nicolò, che ha avuto da sempre la passione per la matematica, ha partecipato alle Olimpiadi nazionali di matematica che si sono svolte il 9 maggio scorso nella città di Cesenatico, classificandosi nella terza fascia di premiazione. Ben 300 sono stati i ragazzi arrivati da tutte le regioni italiane e di questi 150 sono stati i premiati : 25 hanno avuto la medaglia d‟oro, 50 quella d‟argento e 70 quella di bronzo. Nel mese di novembre Nicolò aveva partecipato presso il suo istituto ad una prima selezione denominata “ I giochi di Archimede “e superata questa prova ha avuto accesso alla selezione provinciale e indi alla gara nazionale. Parma aveva la possibilità di inviare alle Olimpiadi di matematica solo tre ragazzi tra cui Nicolò che, prihttp://www.sicilykult.it

ma della gara, insieme ad altri partecipanti delle province limitrofe, ha partecipato ad uno stage gratuito svoltosi presso la facoltà di matematica dell‟Università di Parma. Nicolò è partito per Cesenatico da solo ed ha affrontato la prova che consisteva nelle risoluzione di sei esercizi riguardanti geometria, statistica e logica. Dice ancora Nicolò . “Le Olimpiadi di matematica mettono alla prova non solo le nozioni acquisite da noi alunni sui banchi di scuola, ma testano anche la preparazione extrascolastica che affonda le radici nelle pura passione per la materia che va conosciuta, studiata ed amata”. Emozionato e felice una volta rientrato a scuola Nicolò ha saputo di essere stato annoverato tra i vincitori. S.P. Pag. 11


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Numero 6 - Dicembre 2003 Escargot in salsa girgentana

Vavaluci scanzirri e crastuna di Francesco Cannatella La scienza presenta nuove scoperte con ritmo frenetico, non si ha il tempo di conoscere l‟ultima che essa risulta già superata ; di questo passo, agli scienziati resterà ben poco da inventare e, fra qualche anno, dovranno dedicarsi al ripasso o saranno mesi, mischini !, in cassa integrazione. A tutte le invenzioni e ad ogni loro componente è necessario dare un nome e, di conseguenza, le lettere dell‟alfabeto vengono continuamente impastate per figliare nuove parole. Oramai il dizionario della lingua italiana serve solo alle persone che parlano di pane e di vino; tanti altri vocabolari specialistici sono stati compilati, uno per ogni scienza, ma è consigliabile non metterci piede se proprio non se ne ha bisogno, vi si trovano parole che fanno fumuliari la testa. Eppure in questa realtà, in cui tutto l‟esistente viene TACchiato ed il tempo finemente sminuzzato, mirando a definire in maniera precisa ogni cosa, c‟è chi, pur esistendo da milioni d‟anni, rischia di perdere nome ed identità. Parlo delle chiocciole e delle lumache, oggi genericamente chiamate vavaluci. Pochi sanno distinguere un vavaluci da un picchipàcchiu od uno scanzirru da un attuppateddu e da un crastuni. Certo per una civiltà che si nutre di conoscenze internettiane, proiettata negli anni luce degli spazi siderali, è difficile distogliere lo sguardo dal monitor per interessarsi di molluschi che stricano per terra.Quando il tempo si misurava in anni, tra uomini e vavaluci c‟era uno stretto legame, poi la gente abbandonò i campi, la crita sporcava il lucido delle scarpe, e prese l‟abitudine di fare la spesa nei supermercati. Fu così che dei nostri Gasteropodi si fece di ogni erba un fascio, un mischiare capre e cavoli. Per fare chiarezza i vavaluci potrebbero costituirsi in Comitato ed organizzare manifestazioni di piazza, ma le loro deboli voci non attirerebbero l‟attenzione popolare, attratta dall‟ultimo Challenger in partenza per Giove, e la protesta non avrebbe l‟onore della prima pagina; i massmedia non sposerebbero la causa in quanto poco utile alla tiratura dei quotidiani ed allo share di prima serata. Tanto tempo è passato da quando il vavaluci era : Prelibatezza alimentare. Le prime piogge autunnali segnavano il risveglio dei vavaluci e con la loro prima uscita a riveder le stelle dopo il lungo letargo estivo, annidati nel terreno; tirate fuori le antenne, essi si muovevano affamati per il paradiso dei campi, divorando tenera erba. Le prime piogge erano attese anche dagli uomini, consapevoli delle abitudini dei vavaluci ; era festa, grandi e piccini, armati di paniere, sciamavano per i campi, prima del sorgere del sole, e raccoglievano vavaluci, scanzirri, e crastuna che venivano poi alimentati per qualche giorno con crusca, una dieta necessaria per liberare il loro intestino dalla terra ingerita che guastava il sapore della carne, rendendola amarognola. Piato ghiotto con olio, aglio crudo e sale ed

erano sonore sucate! Umile compagno di gioco. I contadini nel rompere il maggese, dissodando i terreno, trovavano tra le zolle rivoltate qualche vavalici che, al ritorno dai campi, divenivano regalo per i fanciulli. Credenza voleva che, ripetendo ad libitum : Affacci li corna cà veni to’ pa’ ( Metti fuori le antenne chè viene tuo padre), essi avrebbero costretto il loro giocattolo ad uscire dalla conchiglia e ciò, casualmente tra urla di incredula felicità. Poca cosa rispetto ai moderni videogiochi, ma tanto bastava ad una società genuina. Importante per l’areazione del terreno. Infatti, attraverso le numerose gallerie che i vavaluci scavavano per interrarsi, l‟aria giungeva negli strati profondi del terreno, rendendolo più fertile. Medicamento per l’ulcera. Si riteneva che ingeriti dei vavaluci vivi, la loro bava avrebbe “foderato” lo stomaco umano, rendendolo inattaccabile dalle secrezioni gastriche. Mezzo linguistico-offensivo. Tirato in ballo nei litigi umani per insultare pesantemente. Infatti, dare del vavaluci a qualcuno significava dirgli : Vavusu, porta’ncoddru e strica ‘n terra, cioè moccioso dalla bocca bavosa, marito che porta sulle spalle il peso del tradimento della moglie ed, infine, uomo senza orgoglio, pronto a sottomettersi, cioè, sommando in una parola, cornuto, in tempi in cui le corna erano peggio della malaria, dalla quale, in fondo, c‟era speranza di guarire. Termine di paragone nei detti della cultura popolare : Fari la fini di lu vavaluci – Fare la fine della chiociola, indicava una fine ingloriosa, una sconfitta bruciante come quella del vavaluci, messo a cuocere sulle braci. Fungi, vavaluci e granci, spenni assà e nenti mangi – Funghi, conchiglie e granchi, spendi molto e niente mangi. Portate da servire per diletto. Vavaluci a sucari e fimmini a vasari, nun ponnu mai stancari – Chiocciole da succhiare e donne da baciare, non possono mai stancare. Due verità da non dimostrare. Mestiere che dava da vivere al vavaluciaru, il chiocciolaio. Anche il cercare ed il vendere chiocciole era occupazione, per chi non ne aveva più redditizie, da cui trarre il pane quotidiano. Tenuti nelle carteddre, ceste di canne intrecciate, i vavaluci entravano in letargo e potevano essere venduti a distanza di tempo dalla raccolta. Chiocciole e lumache costituiscono una famiglia composita i cui membri, diversi per odore, colore e sapore, oltre che per grandezza, caratteristiche ed abitudini, hanno tanto di nome e di cognome : Limax cineroniger, Arion ortensis, Agrolimax agrestis, per citarne qualcuno, ma non amano ostentare titoli e si contenterebbero di essere ricosciute e chiamate con il nome dialettale. Chissà se è cosa seria, in tema di rispetto delle minoranze, proporreun “Progetto vavaluci” per un Museo vivente?

GLOSSARIO Vavaluci chiocciola, Helix nemoralis, (Vavaluci da bava e luci, bava che luccica). Picchipàcchiu, chiocciolina, Helix nemoralis, ed anche l‟intingolo di pomodoro che accompagna come condimento la preparazione dei picchipàcchi. Scanzirru, chiocciola, Helix aspersa. Martinaccio dal guscio marrone, striato di giallo. Attuppateddru, marinella, Helix naticoides, così chiamato perché, durante il letargo, tappa (attuppa) l’apertura del nicchio con una membrana mucoso-calcare. Dopo la pioggia, perduta la membrana, viene chiamato scanzirru. Crastuni, chioccioline, Helix pomata. Durante i mesi estivi, vive nell‟umidità dei muri a secco o sotto i cespugli. Questo saggio è stato pubblicato ne Il Pitrè – Quaderni del Museo Etnografico Siciliano, Aprile – Giugno 2002. http://www.sicilykult.it

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Numero 6 – Dicembre 2003

La Voce di Cianciana

OGNUNO CHE PASSAVA… Racconto Di Agostino D’Ascoli Fave, ceci, pomodori, cavoli, lattughe, meloni... ed ancora alberi di pere, mele, susine... un vero e proprio giardino, quel piccolo podere di proprietà di compare Michele, attraversato da un viottolo che, sembrava a quell'uomo, fosse più trafficato del corso principale del suo paese - "Sempre gente, che viene e che va, anche di notte, per quel dannato viottolo..." - si lamentava sempre ed a ragione, perché quella gente di passaggio, in assenza di compare Michele, un pò di questo ed un pò di quell'altro, ogni anno, di tutto quel ben di Dio non gli lasciavano "Un cavolo!". Il pover'uomo non ne poteva più e doveva trovare al più presto una soluzione, se non voleva schiattare di rabbia. Sopportava ormai da anni: lui seminava, zappava, sudava e faticava come un mulo, e gli altri raccoglievano e mangiavano - "Ladri! farabutti!... Tutta colpa di quel dannato viottolo!" – Una situazione insopportabile, insostenibile... Avesse potuto recintarlo quel suo piccolo podere... avrebbe innalzato muri alti quattro metri e, sopra questi, altri due metri di rete e filo spinato. Ma, in quel tempo ormai lontano, compare Michele, a causa delle sue misere condizioni economiche e con quattro figliole da campare più lui e la moglie, non poteva permettersi di comprare neanche pochi metri di spago. "Eliminare quel viottolo?... Ma siete pazzo? - si sentì rispondere compare Michele da quell'impiegato comunale, al quale era andato a rivolgersi con la speranza di essere compreso ed aiutato a risolvere quel suo grande problema "Almeno deviarlo?" chiese supplicando compare Michele - "Non si può! non si può!... assolutamente!" - concluse l'impiegato, senza mezzi termini, congedando il povero e indignato contadino. "Non è possibile!" - gli disse risoluto l'ingegnere. "Deviare un viottolo?... ma è assurdo!... assurdissimo!" - sbottò, l'avvocato. Compare Michele non sapeva più a quale santo votarsi. "Venderò quel podere e con i soldi che ne ricaverò, comprerò un pezzetto di terra in cima ad una montagna!" decise, ormai giunto al limite della sopportazione, e l'avrebbe fatto veramente ed al più presto se la maggiore delle sue quattro figliole, Mariuccia, una ragazza tanto bella quando

virtuosa e saggia, non gli avesse promesso che, da lì a qualche giorno, avrebbe risolto lei la situazione. "Quanto può una gonna, neanche cento paia di pantaloni" si suol dire al mio paese, e compare Michele, non solo conosceva questo antico detto, ma ne comprendeva a pieno, anche il significato, avendo a che fare, in casa, con cinque donne. Perciò si lasciò facilmente convincere dalla sua figliola e le diede piena fiducia. Mariuccia, bella, attraente e spigliata per come era, altro che impiegati comunali, avvocati e ingegneri, poteva turbare, ammaliare e convincere... Chiunque, insomma, che fosse sensibile alle grazie di una donna, avrebbe fatto carte false pur di farle un favore... e senza che lei promettesse... Infatti! Si mosse anche il Sindaco… Quel dannato viottolo, venne deviato. La deviazione, però, provocò non poche polemiche da parte di quei contadini, perché il nuovo percorso li portava a fare un lungo giro. Lamentele e proteste che non servirono a nulla, perciò per ripicca qualcuno di quei contadini mise in giro voce che Mariuccia, la figlia di compare Michele, con le "buone maniere" aveva corrotto chi di dovere. Non era vero e nessuno in paese ci credeva, però tutti lo dicevano e raccontavano, come se avessero visto. Compare Michele era tranquillo per quello e per altro e non se la prendeva per quelle stupide dicerie che qualcuno, di proposito, gli faceva arrivare alle orecchie. Anzi tutte le volte che qualcuno gli chiedeva qualcosa in merito alla questione del viottolo, lui risoluto rispondeva : - "Megliu aviri 'na figlia buttana, ca un violu 'n'mezzu lu tirrenu!" (Meglio avere una figlia puttana, che un viottolo in mezzo al podere) Tutti in quel paese compresero il significato di quel suo detto e capirono in quale disperata situazione si era venuto a trovare compare Michele, in quegli ultimi anni. Gli diedero ragione, perché molti di loro erano coscienti di avere torto, perciò nessuno si permise più di parlare male di Mariuccia. Tutti salvi, infine: capre e cavoli... e tutto il resto.

Siracusa, 25 ottobre 2003. Organizzata da Pietro Gambino e da Gaetano Carubia, presidente delle Confraternita di Maria SS. Addolorata, giornata di pellegrinaggio per molti ciancianesi che di buonora, riempiendo tre pullman, sono partiti alla volta del Santuario della Madonna delle lacrime di Siracusa, per partecipare all‟incontro regionale dei gruppi di preghiera, nel cinquantenario della lacrimazione della Madonna. I pellegrini hanno assistito alla Santa messa nel Santuario, gremito un ogni ordine di posti, cripta compresa mentre tanti assistevano alla Messa esternamente attraverso le immagini di uno schermo gigante. Molto interessante è stato l‟intervento del nostro concittadino, dottor Rino Cammilleri, nostro redattore e autore, fra l‟altro, insieme al dottor Vittorio Messori del volume Gli occhi di Maria (Rizzoli) il quale ha parlato delle più importanti manifestazioni mariane nel corso dei vari secoli. In serata c‟è stata una partecipata fiaccolata dei pellegrini per le vie della città, dal Santuario alla casa della lacrimazione.

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Numero 6 - Dicembre 2003

La Voce di Cianciana

12 NOVEMBRE 2003 – PER NON DIMENTICARE Mercoledì scorso, l‟Italia è stata colpita da un grave lutto. In una simile circostanza le parole non servono ad alleviare il dolore, però voglio rivolgermi alle famiglie colpite da questo gravissimo evento. Ciò che arriva senza essere chiamato è destino al quale nessuno di noi può sfuggire. Il destino è un mare senza sponde che con improvvisa furia ci sommerge e ci annulla. La perdita dei nostri eroi italiani ha annullato tutti noi. Ma la morte non ci porta via completamente le persone amate : rimangono le loro opere che ci incitano a continuare. Vorrei essere, cari familiari dei caduti, vicino a tutti voi, in un momento così penoso. Mi rivolgo soprattutto a quei bambini che hanno perso i loro papà . Siate fieri di loro ! Spero che il loro ed il vostro sacrificio possa mettere fine a questi episodi barbari e sanguinosi. Mi auguro che la strage di Nassirya possa fare riflettere

il mondo intero e che non ci siano più atti sanguinosi. Spero che queste famiglie non restino sole con il loro dolore e che, dopo i solenni funerali, lo Stato continui ad aiutarle non solo economicamente ma anche moralmente. Propongo alle autorità competenti che il 12 novembre 2003 venga sempre ricordato con delle manifestazioni pubbliche, con la presenza dei familiari delle vittime, per non dimenticare gli eroi che per portare un sorriso ai bambini iracheni, hanno trovato la morte, lasciando la solitudine, il dolore e un grande vuoto nei loro cari. Concludo dicendovi : Coraggio, non abbattetevi e siate fieri dei vostri cari, morti con dignità e da eroi per il bene comune: La Pace. Saverio Ragona, classe III^ B della Scuola Media Statale “ Salvatore Mamo “ di Cianciana

Tra il passato che non muore mai, e il futuro da vivere. C‟ERANO UNA VOLTA ! Nel raccontare le cose che non ci sono più, quelle in via di estinzione e quelle che cambiano, come questo Mondo che faccio fatica a capire e nel quale sono accadute tante cose, è emersa tanta ipocrisia, la corsa a dominare in casa d‟altri, mi vengono in mente le crociate, guerre di popoli cristiani alla conquista del Sepolcro di Cristo e della Terra Santa, per sfuggire dalla dominazione degli infedeli. Gli ultimi avvenimenti in Iraq hanno dato una scossa a tutta l‟opinione pubblica e politica italiana : tanti morti e tanto dolore hanno risvegliato negli Italiani disaffezionati l‟Orgoglio che si chiama PATRIA. ( Senso di Appartenenza al destino comune) Spesso nel mio piccolo parlo di appartenenza, cercando di non dimenticare e di valorizzare, il nostro paese nativo, la nostra Sicilia e la nostra ITALIA, Ma non sempre è possibile accettare ed adeguarsi alle guerre sbagliate, senza tenere conto dell‟opinione dei popoli. Volendo dare uno sguardo al nostro passato, non voglio dire che si stava meglio quando si stava peggio, e non voglio sembrare patetico se dico che nel passato la gente era più Genuina, diversa, come diversi erano i bisogni quotidiani. A quei tempi i poveri apparivano più o meno per quello che erano, ognuno indossava quello che aveva, con dignità e rassegnazione, si accettava con spirito evangelico le proprie condizioni, ognuno indossava il proprio costume che li differenziava: il Dottore e il Contadino, il Minatore e l‟Artigiano, l‟Insegnante, il Dotto e l‟Ignorante. Mio Padre era un operaio e mi spiegava che lui aveva un principale e non un padrone, a differenza di altri tesserati in sezioni politiche. Divise e copioni diversi dunque, per recitare sul palcoscenico della Vita. http://www.sicilykult.it

Erano tempi duri che ti forgiavano il carattere e che educavano le coscienze. Erano altri tempi e altre esigenze; ma anche al giorno d‟oggi, bisogna pensare che ci sono, in ogni cosa e in ogni parte del mondo, alcuni più a Sud, e altri più a Nord di noi, divise e copioni diversi I primi sono più poveri, i secondi sono più ricchi. ( in India, a Calcutta, si ha la raccolta differenziata dei rifiuti, differenziata perchè sono due discariche diverse, una per i poveri l‟altra per i ricchi; così i poveri possono andare a scavare tra i rifiuti dei ricchi per sopravvivere). C‟è tanta povertà e violenza nel mondo da farci riflettere, per sapere accettare gli uni e gli altri senza l‟obiettivo del profitto, convivere senza ordinare la ”Pace”: Sicuramente noi oggi viviamo bene e meglio rispetto a metà del „900: in quel periodo storico bisognava fare enormi sacrifici e privazioni, ora c‟è una grande confusione legata all‟incertezza del domani, perché, purtroppo nel nostro bel paese, l‟Albero che si coltiva di più e quello della cuccagna. Cambiano i tempi e molte ideologie sono morte, altre sono moribonde, la violenza, gli interessi personali spesso prevalgono sui sentimenti di solidarietà. C‟è dunque bisogno di risanare moralmente la Società, recuperare i valori della convivenza e del volersi bene, altrimenti l‟uomo sarà vittima di se stesso…… Auguriamo ai potenti della terra di governare il mondo, non con l‟amore per la forza , ma con la forza dell‟Amore, verso il domani di pace e serenità .. Francesco Dato - Grandate (Co)

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La Voce di Cianciana

Numero 6 - Dicembre 2003

SOSTENITORI DELLA VOCE La redazione della Voce ringrazia sentitamente i seguenti sostenitori del giornale:

PER L’ANNO 2003 Coniugi Rocco e Nina Ficara, Toronto (Canada); Signori Tanino e Rino Dizenobbia, Aylesbury (Inghilterra); Dottor Fausto De Michele, Vienna (Austria); Signor Joe Ciaravella, Ghelph (Canada).

PER L’ANNO 2004 Signor Francesco Piazza, Roma; Signor Onofrio Guida, Como; Signor François Arcuri, Rive de Gier (Fr); Signor Francesco Miliano, Haine-St.-Pierre (Belgio); Signor Ignazio Attardo, Gentilly (Fr.); Signor Gaspare Lo Monaco, Verbert (Germania); Signor Antonino Gambino, Genova; Dottor Nicolò Chiappisi , Giaveno (To); Signor Antonino Amato, Castelfiorentino (Fi)

NOTIZIE DALL’ANAGRAFE D E C E S S I

Gaetana Mamo, nata a Cianciana il 14-5-1923, deceduta il 2-11-2003 Antonina Ciaravella, vedova La Porta, nata a Cianciana il 13-7-1924, deceduta il 16-11-2003 Giuseppe Di Chiazza, nato a Cianciana il 3 gennaio 1921, deceduto il 20-11-2003 Gaetana Martorana, nata a Cianciana il 21-11-1922, deceduta l’1-12-2003 Antonina Soldano, vedova Scardino, nata a Cianciana il 17-2-1911, deceduta il 2-12-2003 Deceduti fuori Cianciana Benedetto Provenzano, nato a Cianciana il 27-2-1923, deceduto a Hoddesdon (Ingh.) il 28-10-2003 Giuseppa Cuffaro, ved. Giovenco, nata a Cianciana il 27-8-’14, deceduta a Cattolica E.il 7-11-2003 Professor Cosimo Re, nato a Cianciana il 14-1-1921, deceduto a Cattolica Eraclea il 14-11-2003

NASCITE Martina De Michele di Fausto e di Herqueta, nata a Vienna il 3 dicembre 2003

Dalia Lionti di Isidoro e Maria Rosa Spataro nata a Palermo il 25-09-2003

Alessio Maragliano di Antonio e di Sonia Alessandra Mendola, nato a Ribera il 10-10-2003

Salvatore Restivo, di Gaetano e di Daniela Pulizzi, nato a Sciacca il 13-10-2003

A sinistra: Giorgia Karipidis, di Charalampos e di Angela Bondì, nata a Palermo il 18-10 -2003

A destra: Giorgia Angela Maria La Corte di Gaetano e di Carmela Alfano, nata a Palermo il 2-11-2003 http://www.sicilykult.it

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Numero 6– Dicembre 2003

La Voce di Cianciana

Carissimo professore, sarei veramente lieto se potesse pubblicare su "La Voce di Cianciana" la foto qui allegata. Si tratta degli alunni della 1a Elementare del 1959 con la maestra Giuseppina Rampello. Poichè non riconosco alcuni dei miei compagni le sarei grato se inserisse la e-mail:ottaviomiatto@libero.it, affinché chi si riconoscesse me lo possa segnalare. Io sono l'alunno in piedi della 1a fila in alto a destra. Ringraziando anticipatamente porgo i più distinti saluti. Salvatore Arcuri

Ricette della nostra cucina:

Pasta “’ncaciata”

Ingr.: gr. 400 di spaghetti, broccolo da 1 kg., una cipolla, Sale, pepe: q.b., 50 gr. tra uva passa e pinoli, 5-6 cucchiai di salsa, pecorino: q.b., pasta di salsiccia fresca: q.b. Prep.: portate a metà cottura il broccolo in acqua bollente e salata al punto giusto; scolatelo e fatelo a pezzettini. In una capiente padella fate imbiondire la cipolla affettata e la salsiccia screpolata; aggiungete quindi il broccolo, uva passa, pinoli, salsa già pronta, sale e pepe e continuate la cottura. Nel frattempo preparate gli spaghetti, scolateli e conditeli col preparato. Spolverizzate con abbondante formaggio, mescolate e servite. Se volete, potete passare il tutto al forno per pochi minuti e spolverizzare con mollica. E’ un piatto forte, molto consistente, preparato tra novembre e marzo, quando abbondano i cavolfiori o broccoli (in dialetto “rosa di vrocculi”). Eugenio Giannone, Mimma Pulizzi L’abbonamento annuale per 6 numeri costa: per l’Italia € 20, per l’estero € 22. Se volete darci di più farete parte dei sostenitori del giornale. Per l’Italia inviare la cifra a Salvatore Panepinto - via Cavour, 3 - 92012

17905977 - Conto Corrente Banca Popolare Sant’Angelo, agenzia di Cianciana, ABI-05772 CAB-82920, Conto Corrente n° 101400002499. Per estero vi consiCianciana (AG) - Conto Corrente Postale n°

gliamo di effettuare il versamento adoperando i seguenti codici, perché la spedizione costa molto poco: codice BIC PSANIT3PXXX; codice IBAN: PAESE CIN1 CIN2 ABI CAB CONTO IT 56 A 05772 82920 000010002499 Presso banca popolare Sant Angelo, Cianciana. http://www.sicilykult.it

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