Poesia Il bianco e l’impuro
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Dale Zaccaria
Il bianco e l’impuro
Titolo | Il bianco e l’impuro Autrice | Dale Zaccaria In copertina | Foto di Tomas di Terlizzi Testi | Dale Zaccaria © Siae 2018 ISBN | 978-88-27830-38-3 ©Tutti i diritti riservati all’Autrice. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’Autrice. Youcanprint Self-Publishing Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy www.youcanprint.it info@youcanprint.it Facebook: facebook.com/youcanprint.it Twitter: twitter.com/youcanprintit
Alla memoria del Maestro Giorgio Barberi Squarotti e al mio amore dedico
PREFAZIONE di Antonio Sette
Il libro che ci offre Dale è una contrapposizione di colori, emozioni, sentimenti, stati d’animo, situazioni che racchiudono la sua più intima condizione amorosa ma al contempo, condizione universale dell’esistenza umana. Il rimando diretto all’opera petrarchesca Rerum Vulgarium Fragmenta segna la genesi di questa raccolta dove l’impostazione del frammento poetico risulta molto efficace per conferire grande vigore all’intero componimento: la poesia fatta a frammenti o frammentaria, tramandata in pochi frammenti o sentimento amoroso frammentato, fatto in mille pezzi indica la continua sofferenza dell’animo umano. L’intera raccolta è incentrata sulla contrapposizione semantica tra due colori primari, il rosso e il bianco: dove il rosso 7
indica il colore della passione, l’amore, il sangue, la sofferenza, lo sfruttamento delle donne-bambine, il dolore per la nascita di una nuova vita in Madre Terra. Il bianco indica la purezza, il colore perlaceo della luna, la rosa bianca colore neutro e somma di tutti i colori primari. Fin dalla prima poesia la condizione umana è paragonata al viaggio in mare, percorso incerto, periglioso, condizionato dagli ostacoli del fato: l’incendio del cuore passione amorosa in contrasto con il mare di pace apparente tranquillità diretto rimando al verso leopardiano “m’è dolce il naufragrar in questo mare”. Il termine “pace” oltre ad indicare il senso di infinito è in diretto rapporto di assonanza con il termine “pece” con connotazione negativa: l’animo umano resta invischiato in un orizzonte incerto e intricato. Nella lirica successiva la scrittrice si rivolge direttamente 8
alla sua Musa la poesia la esorta a resistere e a lanciare una sfida contro il Tempo distruttore con le sue “briglie d’oro” in contrapposizione all’immagine del “bianco scudo d’innocenza”. Lo scudo è simbolo di difesa personale ma anche universale per tutta l’umanità contro i pericoli e le ingiustizie della vita. Il “bianco scudo” è identificabile anche nell’immagine della luna e al suo colore perlaceo che condiziona tutte le vicende umane sulla terra. Molto suggestiva l’immagine della “lama affilata dell’eterno” allegoria personificata della Morte che sopraggiunge e falcia la vita senza limitazioni. L’autrice conferisce alla poesia grande valore educativo, modello di bellezza per tutte le generazioni successive, cercando di diffondere la sua lirica nei luoghi più impervi nei cuori più insensibili è riuscita a scalfire le “impavide tiranne”. Molto evocativa 9
l’immagine delle “vecchie matte” che si protrae al di fuori dello spazio e del tempo poetico. L’immagine tradizionale del folle è colui che non riesce a reprimere i propri impulsi arrivando a confessare le verità più sconcertanti, oscene fuori dalla scena o fuori dal concetto di ragione. L’immagine della “vecchia” può essere anche identificata nell’allegoria personificata della Morte: l’autrice arriva a conoscere la morte per rinascere a nuova e più autentica vita. In Autoritratto prevale la costruzione per antitesi: un continuo accostamento di immagini di significato contrapposto “la pura e la ribelle” colei che darà la pace ma che non vuole soccombere, colei che conferisce valore alla poesia ma che dona forza per alimentare la fiamma passione amorosa , la tempesta e la rabbia la vita paragonata sempre al viaggio in 10
mare in contrasto con la dolcezza e i moti soffi del vento. La figura del moto soffio del vento contiene un doppio significato semantico: come brezza marina che racchiude un senso di delicatezza e freschezza o come vento impetuoso che spinge la nave in tempesta come la vita in balìa agli ostacoli del fato. L’autrice si identifica nella donna pronta ad ogni lotta ma allo stesso tempo una donna sola davanti alle sconfitte della vita. La poesia su Stefano Cucchi denuncia di una sofferenza della collettività ma anche del dolore privato dai familiari per l’ingiustizia subìta. L’autrice si identifica in questo dolore identificandosi nell’immagine delle “mani da ragazzo” simbolo di purezza visione cristiana simbolo di pace, mani che spezzano il pane simbolo di eucarestia in contrasto con le ingiustizie della vita come la morte di Stefano, crimine ingiustificato. La bellezza 11
dell’amore è condizionata dalla dimensione divina “i cieli hanno più coraggio” verità divina in netto contrasto con la dimensione terrestre finta menzognera. Il senso di peccato nella sporca menzogna terrestre racchiude il simbolo del peccato originale macchia indelebile che sporca l’animo umano in netto contrasto al senso di purezza conferito dall’amore. Il ricordo di Stefano continua a vivere nelle persone che restano: la madre, gli amici, i parenti e nell’autrice che si identifica in loro e prova in prima persona la sofferenza per tutte le ingiustizie della vita. Nella poesia successiva la scrittrice si rivolge direttamente alla sua Musa, identificandola come la rosa di tutte le rose, la più bella nel suo giardino privato, erba di campo, il silenzio che sopraggiunge dopo la pioggia. Il livello semantico si sposta dalla dimensione di purezza rappresentato dalla rosa 12
bianca a quello della fecondità e procreazione rappresentato dal verde campo e della Madre Terra. La pioggia dopo il temporale porta il silenzio nella natura dove tutto tace, la pioggia è simbolo di purezza, purificazione dal peccato originale, da tutte le colpe commesse dall’animo umano durante l’esistenza terrestre. L’autrice si rivolge al suo amore, al ricordo della vita passata a presente e all’interrogativo sul senso della vita, alla continua ricerca e identificazione della sua Musa in ogni cosa terrestre che la circonda. In Madre Terra torna l’immagine di fecondità e procreazione: attraverso una serie di personificazioni l’autrice si identifica in terra che genera la vita, in sentinella a guardia dei pericoli e minacce del fato, in luna piena simbolo di fecondità e influsso su tutti gli astri dell’universo, consolatrice ma al 13
contempo non misericordiosa, in verde campo che genera la vita, in margherite che hanno occhi per guardare il sole come girasoli simbolo di pienezza e vitalità. In gitana torna il tema degli ostacoli del fato pietre del mondo che ostacolano la vita umana, la ancorano alla superficie terrestre e la intrappolano in un profondo baratro senza uscita. La sua anima è fatta per volare e non per restare tra i problemi e gli orrori dell’esistenza umana. L’immagine dell’anima sottile è in netta contrapposizione alle pietre pesanti del mondo per continuare nella lirica successiva con l’immagine della Morte che falcia gli essere umani senza distinzioni “avrà per ognuno la sua spada e giudizio” liberatrice di tutti i mali terrestri. Il diretto rimando è al verso petrarchesco “la morte vien dietro a gran giornate” il concetto del fuggire della vita in rapporto 14
alla minaccia della morte che sopraggiunge e può falciare l’esistenza in qualsiasi momento. In Bodhisattva l’autrice mostra la bellezza di tutta la sua poesia attraverso la concezione della dottrina buddhista: come percorso progressivo di perfezione spirituale per il raggiungimento dell’illuminazione e pace interiore. L’autrice si rivolge direttamente alla sua Musa esortandola a conferire grande valore alla poesia per resistere al Tempo distruttore e sconfiggere definitivamente la Morte. Molto efficace la personificazione in rima “di bluse e di rose” per comprendere la coscienza della sua Musa, l’io poetico deve fare entrare nella sua mente tutta la luce e l’intelletto per il raggiungimento della perfezione. Nelle poesie successive tutto ciò che possiede l’io lirico è la sua poesia intesa come unico elemento metalinguistico: strumento di 15
passaggio dalla dimensione terrena a quella spirituale, come mezzo di purificazione da tutte le colpe, ingiustizie e scelte sbagliate compiute degli esseri umani. Nella poesia successiva attraverso una seria di personificazioni l’autrice si identifica prima in notte per il riposo, poi in acqua per dissetare e rinfrescare, poi si pone al fianco della sua Musa come difensore personale, infine si identifica in vento, cielo e giorno e nell’immagine dell’Amore come allegoria personificata. Il tema dell’ingiustizie della vita torna anche nelle poesie successive soprattutto nella serie delle poesie frammento: la forza del male non è il male di per sé ma rendere il male una cosa normale da parte di tutti gli esseri umani: “Le persone cattive indossano un abito e vanno sempre pettinate di un’infelicità e bruttezza” è evidente il contrasto tra il tema dell’essere e quello 16
dell’apparire ciò che non si è realmente. Il tema dell’apparire risulta come degenerazione del bene: costituito principalmente da una profonda infelicità e bruttezza, degenerazione della felicità e bellezza. L’autrice esorta il suo pubblico a difendere i più deboli, i più poveri somma di semplicità e purezza in un mondo fatto di ingiustizie e cattiverie dove nasce e si annida unicamente l’impuro il male . Nella lirica successiva l’autrice si presenta in un profondo dissidio interiore tra principio di ragione e passione amorosa “sono fatta di carne e sentimento” tutta la poesia è incentrata sulla contrapposizione semantica tra il colore bianco riferimento di purezza e spiritualità verso Dio e il tema dell’impuro, come macchia indelebile dell’animo umano, come sporcizia somma di tutte le colpe del presente simbolo del peccato originale . In 26 donne bambine 17
l’autrice si rivolge direttamente al suo interlocutore facendolo riflettere sull’esistenza della vita ma soprattutto sul tema dell’emigrazione e sfruttamento delle ventisei donne provenienti dalla Nigeria, private della loro infanzia e femminilità. L’immagine delle donne bambine che arrivano dal sole della Nigeria è messa in netto contrasto alla visione della terra, simbolo di speranza e sopravvivenza, ma con connotazione negativa: una terra insensibile alle difficoltà e sofferenze della vita “terra della vostra poco umanità”. Attraverso la figura dell’iperbole l’autrice pone l’interrogativo sulle vite delle ventisei donne bambine e lo ribalta direttamente al suo interlocutore: gli interrogativi sui loro nomi, i loro occhi e le loro vite vengono riproposti al lettore in chiave di dialogo diventando interrogativo universale. Inizialmente l’io poetico 18
si identifica in un “noi” collettivo per interrogare successivamente un “voi” che è carnefice e pienamente colpevole. Nella lirica The beginning per piano solo, la poetessa si rivolge direttamente alla sua Musa definendola vera e unica essenza di vita “giorno di tutti i giorni” in contrasto a “notte di tutte le notti” e “seme del mondo” come procreatrice di vita e garante per tutte le generazioni successive. È importante da sottolineare il termine in inglese “the beginning” inteso come inizio per la nascita di una nuova vita in diretto rapporto di antitesi con il termine “end” ovvero la fine della vita e di tutte le sofferenze terrene. Il termine “end” in inglese però, può essere inteso anche con connotazione positiva ossia il fine della vita, lo scopo primario dell’esistenza terrena: l’amore e la procreazione che racchiudono i due
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temi iniziali sui quali è incentrata tutta la poesia. La costruzione per antitesi torna anche nei versi successivi dove la Musa della scrittrice è intesa come unica amante allo stesso tempo “tempesta e riposo” acqua dolce che disseta e lunga pazienza. Ritorna l’immagine della vita come viaggio in mare condizionato dagli eventi sfavorevoli del destino e dagli imprevisti della natura come la tempesta che spinge sempre più lontano la barca l’amore dell’io poetico che resta in balìa delle onde. In battaglia di donna, l’autrice si rivolge direttamente alla sua Musa confessando tutto il suo amore definendosi come protettrice al suo fianco per la battaglia e l’affermazione dell’emancipazione femminile e di tutto il genere umano “E’ forza di madre che calpesta la terra”. Nel distico finale l’autrice si identifica nell’immagine delle mani unite nel 20
presente con grande valore simbolico: come mani che si stringono in segno di saluto, mani che si stringono l’un l’altra per farsi forza, mani che si congiungono in segno di preghiera visione di cristianità . Dall’immagine della mani si passa infine a quella degli occhi proiettati verso il futuro dove l’io poetico si identifica in un “noi” collettivo per garantire l’unione, la forza, lo sguardo e quindi la riflessione su tutte le generazioni successive. L’immagine degli occhi ritorna anche nella poesia successiva in Ti auguro: la poetessa dona alla sua Musa gli occhi per vedere tutta la bellezza del mondo, la sensibilità di toccare il cuore degli esseri umani solo con parole vere, di sorridere e gioire delle cose più semplici, umili e belle, di avere ogni giorno grande soddisfazione per i gesti di carità “pane e verità”. La poesia viene intesa come unico rifugio dalla confusione del mondo, 21
dalle ingiustizie della vita, come unico mezzo di sollevamento dalle zavorre colpe degli esseri umani e avvicinamento verso Dio. Molto evocativa la rima baciata cosa-rosa che mostra il contrasto tra il lato materiale del mondo e il dubbio dell’esistenza umana in contrapposizione alla bellezza e unica certezza della Rosa, autentica testimonianza di purezza e bellezza universale. Nelle ultime due poesie frammento torna il contrasto tra dimensione terrena e spirituale attraverso una serie di anafore e ripetizione di due o più parole “sono nata lo stesso giorno di Simone de Beauvoir, sono nata per le donne, sono nata libera”. È importante da notare il riferimento all’immagine della de Beauvoir importantissima scrittrice e saggista francese, maggiore esponente dell’esistenzialismo e compagna di Jean Paul Sartre, fondatrice del movimento 22
femminista, simbolo di lotta e rivoluzione. La poesia si conclude con la ripetizione “che non è questo mondo che non è questa vita” dove l’io poetico si identifica con la legge divina che si distacca completamente dalla dimensione terrestre per condannare le ingiustizie commesse dagli uomini. Nell’ultima poesia frammento l’immagine della “rosa bianca rosa rosa” è simbolo di bellezza e somma di tutti i colori primari: la grazia, la bellezza, il silenzio e l’innocenza sono gli elementi fondamentali che costituiscono tutta la poetica dell’opera. Nella poesia Donna la scrittrice si rivolge direttamente alla Donna: espressione universale dell’immagine femminile, la esorta ad andare sempre avanti contro tutti coloro che non l’hanno saputa amare, l’hanno violata o sfruttata, la paragona alla forza di una scogliera sul mare che è in grado di 23
placare anche le onde più impetuose le difficoltà della vita la paragona ad una giovane bambina “legata alle stelle” la esorta a trovare il suo cammino lungo le avversità del destino, Donna come frutto e procreazione di vita, in grado di generare una nuova pelle e quindi di rinascere con una corazza più forte, Donna paragonata alla forza della luna piena, influsso sulla terra e su tutti gli astri, Donna che è stata creata e al tempo stesso uccisa dalla crudeltà dell’uomo, Donna che rimarrà nella storia di tutti e cantata nella poesia universale come fonte di vita per l’intera umanità. Antonio Sette laurea in lingue e letterature moderne nel 2007, laurea specialistica in studi letterari e linguistici nel 2009, laurea magistrale in filologia moderna nel 2012. 24
IL BIANCO E L’IMPURO
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L’incendio del tuo cuore amore mio è un mare di pace.
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Mia poesia resisti, con le tue mille briglie d’oro tese di bellezza il bianco scudo d’innocenza la lama affilata d’eterno e meraviglia, resisti.
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Ho messo la poesia dove la poesia non c’era ho dato il cuore impasto a delle impavide tiranne a delle vecchie matte e dopo esser morta son ritornata nuova pura e sincera. 28
Autoritratto C’è in me la pura e la ribelle colei che dà la pace colei che non vuole soccombere sono l’incendio e la forza la poesia e la fiamma la tempesta e la rabbia la dolcezza e i mille moti soffi del vento sono la guerriera pronta ad ogni lotta la donna sola davanti alla disfatta. 29
Stefano Cucchi Stefano, lo diranno le tue mani da ragazzo che le ingiustizie durano il tempo che non dura l’amore, che i cieli hanno piÚ coraggio delle poche verità degli uomini, e che tu cammini e vivi negli occhi di una donna, che ti è madre amica sorella.
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