Cent'anni dalla Grande Guerra (2)

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la cronologia 1915 DA GUERRA LAMPO A GUERRA DI TRINCEA

Le battaglie dell’Isonzo

Doveva essere una «guerra lampo». Già la Germania, nel 1914, si mosse contro la Francia secondo un piano che prevedeva lo svolgimento della guerra in condizioni di estrema mobilità e di breve durata: il tempo di entrare in profondità nel territorio nemico e di distruggere, per mezzo di potenti offensive, l’esercito avversario. Ma sul fiume Marna i Francesi riuscirono ad arrestare l’avanzata tedesca. Gli eserciti contrapposti furono, così, impegnati in una lunga guerra di logoramento che ebbe la trincea come protagonista principale. Anche i generali italiani, un anno dopo, quando l’Italia dichiarò guerra all’impero austro-ungarico, erano convinti di giungere presto ad una gloriosa vittoria. Venne sferrato un poderoso attacco sulle Dolomiti, in Carnia e sul Carso per sconfiggere l’esercito avversario e conquistare le terre irredente (Venezia Giulia, Istria e Trentino Alto Adige); ma presto la guerra si trasformò in un logorante conflitto, anche perché gli Austriaci controllavano saldamente le postazioni strategiche dei territori da loro occupati. Sul fiume Isonzo si combatterono ben 12 battaglie. Ebbero carattere di guerra di posizione e di trincea. Gli obiettivi territoriali raggiunti furono trascurabili e le perdite di uomini e materiali ingenti. In queste battaglie combatterono moltissimi soldati di Dardago, di Budoia e di Santa Lucia, molti 2°

furono i feriti e i morti. Solo nelle prime quattro battaglie dell’Isonzo, quelle del 1915, persero la vita almeno sei nostri compaesani. Molti di più, purtroppo, nei successivi tre anni di guerra. Vivere e combattere in trincea deve essere stata un’esperienza inimmaginabile, angosciante. Le poche immagini che sono giunte fino a noi, i ricordi e i diari di chi quell’esperienza ha vissuto, ce la descrivono come una specie di inferno, fisico e psichico. Vivere in uno spazio molto limitato, tra promiscuità e sporcizia, sperando di non essere colpiti dal fuoco avversario e pregando di non essere mandati alla conquista della trincea nemica

23 giugno Si svolge la Prima delle undici battaglie dell’Isonzo con l’obiettivo di conquistare Gorizia. Questa grande battaglia costa all’Italia circa 15.000 uomini. 7 luglio Terminate le operazioni belliche offensive, iniziano a essere tristemente famosi i toponimi attorno a Gorizia: i monti Sabotino, Oslavia, Podgora, San Michele. In Francia, a Chantilly, si svolge la prima conferenza tra alleati per decidere la preparazione degli eserciti inglesi, francesi, russi e italiani a un’incisiva offensiva. 18 luglio Il generale Cadorna si ostina contro il Monte San Michele, uno dei pilastri dell’offensiva austro-ungarica, e così inizia la Seconda grande battaglia dell’Isonzo, che termina il 4 agosto, dapprima con la conquista della posizione, e poi con l’alternanza di risultati, dalla perdita alla riconquista e ancora a una nuova perdita causata dalla mancanza di cannoni. I soldati non possono sostituire le armi pesanti. A metà agosto, un successivo intervento sui Monti Santa Maria e Santa Lucia non porta a conclusioni favorevoli; più a settentrione si occupa la Conca di Plezzo. 21 settembre La Bulgaria decide la mobilitazione generale. 25 settembre Inglesi e Francesi stabiliscono di scatenare la loro offensiva. 6 ottobre L’esercito austro-ungarico attacca la Serbia, assalita tre giorni dopo anche dai Bulgari. [segue a pagina 16]

A sinistra. I luoghi delle Battaglie dell’Isonzo. La linea tratteggiata indica le posizioni delle nostre truppe durante i combattimenti del 1915.

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