la cronologia 1916 15 maggio -15 giugno Offensiva austriaca in Trentino (Strafexpedition); conquista e successiva perdita di Asiago. Molte truppe italiane vengono spostate dal Carso all’Altipiano di Asiago. Il fronte sostanzialmente non cede.
Le portatrici carniche accompagnavano il ripido percorso anche con il lavoro a maglia.
LA DONNA SUL FRONTE DI GUERRA
Il coraggio e la generosità delle ‘portatrici carniche’ Se gli uomini furono gli indiscussi protagonisti della Grande Guerra, un ruolo fondamentale per le sorti del conflitto lo ebbero anche le donne, spesso dimenticate dai libri di storia. È il caso delle «portatrici carniche», eccezionali figure femminili di umili origini che con il loro contributo permisero agli Alpini di mantenere le loro postazioni, sul fronte italo-austriaco della Zona Carnia, quella fascia di territorio tra il Monte Peralba e il Montemaggiore, ossia tra le sorgenti del Piave e quelle del Natisone, comprendente le Valli dell’Alto Tagliamento, del Degano, del But e del Fella. La storia della «portatrici carniche» si colloca tra l’agosto del 1915 e l’ottobre del 1917. In quel periodo l’Esercito Italiano era così schierato: due Armate (1° e 4°) sul fronte Trentino; due Armate (2° e 3°) sul fronte delle Alpi Giulie; un Gruppo Speciale al centro (XII Corpo d’Armata), in Carnia; una riserva d’Esercito tra Desenzano, Verona e Bassano. Grande importanza aveva la Zona Carnia, talmente vitale da essere posta alle dirette dipendenze del Comando Supremo. Era formata da 31 battaglioni con un contingente medio di 10-12 mila uomini che dovevano essere giornalmente vettovagliati, oltre che con viveri, medicinali, vestiario, con rifornimento di munizioni e attrezzi vari. Quella Zona, tristemente famosa in cui perirono anche tanti nostri paesani, come abbiamo già avuto modo di riferire, era priva di mu4°
lattiere e teleferiche, cosicché poteva essere raggiunta soltanto a piedi attraverso irti sentieri con il trasporto a spalla. Il Comando Logistico della Zona e quello del Genio furono costretti a chiedere aiuto alla popolazione civile, poiché tutti gli uomini adulti erano alle armi. A casa rimanevano soltanto donne, vecchi e bambini, e furono proprio le donne a rispondere in massa: a Timau e Cleulis, frazioni del Comune di Paluzza, ne vennero rapidamente chiamate a raccolta un centinaio, alle quali in brevissimo tempo se ne aggiunsero molte altre. Sulla scia di quell’esempio, in tutte le località carniche prossime al fronte si formarono folte schiere di portatrici, che superarono le 2000 unità. Questo numeroso gruppo volontario di donne, di età compresa tra i 12 e i 60 anni, della forza pari a quella di un battaglione di circa 1.000 soldati, offrì un servizio davvero insostituibile. Basti ricordare che nel 1916 occorreva far pervenire giornalmente ai reparti al fronte 150.000 litri d’acqua, 70.000 quintali di alimenti, 23.000 quintali di legname, circa 1.000 quintali di munizioni, migliaia di sacchi di posta, … Le donne non furono mai militarizzate, ma la disciplina ferrea che si autoimponevano durante le marce fu esemplare. Furono dotate di un libretto personale di lavoro, sul quale i militari, addetti ai vari magazzini, segnavano le presenze, i viaggi compiuti, il materiale trasportato in ogni viaggio, e munite di un bracciale rosso con stampigliato lo stesso numero del libretto
29 giugno A San Martino del Carso la guerra diventa più crudele: scoppia il primo episodio di «guerra chimica». Gli Austriaci aggrediscono di notte le nostre linee colte di sorpresa dall’uso dei gas asfissianti. A nulla servono i tentativi di resistenza, oramai i veleni sparsi nell’aria distruggono le forze dei nostri soldati che escono dalle trincee per respirare. Poche ore dopo due reggimenti ungheresi assalgono le trincee italiane e decapitano a colpi di mazza di ferro 6000 fanti italiani, intossicati dal gas. I sopravvissuti vanno al contrattacco e riprendono il monte. In agosto A Pola, è impiccato Nazario Sauro, catturato con il suo sommergibile. Inizio di agosto Il papa Benedetto XV rivolge un appello di pace ai belligeranti. La Romania entra nel conflitto con l’Intesa. 4 agosto Inizia un attacco a Monfalcone. 6 agosto Si scatena la battaglia in campo aperto: le truppe italiane conquistano il Monte San Michele e il Sabotino. L’azione si protrae fino al 10 agosto con combattimenti sempre più duri. Sulla Quota 85 del Carso, mentre inizia la VI Battaglia dell’Isonzo, muore Enrico Toti, il bersagliere romano, mutilato di una gamba, che scaglia contro il nemico la sua stampella in una estrema reazione, quando già la vita gli viene meno. 9 agosto La Terza Armata, condotta da Filiberto di Savoia, occupa Gorizia. 11-16 agosto Ha luogo un’altra offensiva: le truppe italiane sottraggono una larga striscia di terra, oltre Gorizia, agli Austriaci. Vittorie incontestabili, pagate a prezzo altissimo: 6.310 morti, 32.784 feriti, 12.127 dispersi e prigionieri.
24 > 25