Cent'anni dalla grande guerra (8)

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L’A N N O D E L L’ I N VA S I O N E

1917, l’inizio dell’occupazione nemica Erano gli ultimi giorni di ottobre e i primissimi di novembre del 1917 e nei nostri paesi circolavano voci di un’imminente invasione nemica. Si vedevano già passare lungo le vie le nostre truppe, in parte disarmate, con gli autocarri in fuga verso il Piave, e i profughi provenienti dai paesi del resto del Friuli oramai invaso dal nemico, diretti soprattutto in Toscana (35.000), in Lombardia (21.000), nell’Emilia (20.000), in Piemonte (12.000), in Liguria (8.000), e nel vicino Veneto (6.000), ma anche nel Lazio e in Campania (5.000),1 lasciando alle spalle fatiche, stati d’animo e ricordi. Portavano con loro impresse nella memoria scene strazianti di tanti cadaveri, lacerati dalle granate nemiche o allineati e coperti di fango, infilzati con le baionette o sdraiati con la bocca spalancata per i polmoni intasati di gas, o, ancora peggio, fucilati per punizione dopo la disfatta di Caporetto. Si trattava di un enorme movimento che coinvolgeva centinaia e migliaia di persone tra soldati e profughi. All’alba del 5 novembre, il 2° Reggimento Bersaglieri, in collegamento con il 50° e il 227° Fanteria, ripiegò da Sequals verso Polcenigo, mentre il giorno seguente, «alle ore 5 il Reggimento Savoia Cavalleria partì da Aviano per concorrere con il resto della 3a Divisione di cavalleria alla protezione sul fianco sinistro delle due Divisioni di Fanteria che scendevano dalla Carnia. Per Castello d’Aviano, Santa Lucia di Budoia, si portò a San Giovanni di Mezzo».2 Nel frattempo le truppe nemiche erano oramai alle spalle, dirette a raggiungere il Piave e a sfondarne le linee. I Colli di Santa Lucia e in particolare la zona di Polcenigo furono protagonisti di un’importante operazione di retroguardia, una delle ultime battaglie dopo la ritirata di Caporetto, determi8°

Tra i soldati tedeschi e austro-ungarici vennero diffusi i primi volantini informativi plurilingui (Archivio storico Giovanni Bufalo).

nante per la buona riuscita del ripiegamento italiano, soprattutto della 4° Armata che si stava ritirando dal Cadore. Vennero utilizzate, per la prima volta massicciamente, anche le autoblindomitragliatrici. La posizione fu attaccata dalle truppe avversarie, arrestate prima dal fuoco e poi da un contrattacco operato da un reparto dei Bersaglieri. Esaurite le munizioni e, avendo il nemico sfondato le ali, il battaglione fu costretto a portarsi sempre combattendo sul costone ad occidente 56 > 57


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