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«LE MEMORIE» DI
Antonio Parmesan Ora la guerra è finita e la Patria non è più sotto il pericolo di essere minacciata dal barbaro nemico, noi figli d’Italia abbiamo saputo difenderla, noi abbiamo combattuto con tutte le forze del nostro corpo per difenderla e per distruggere quel barbaro nemico che da lunghi anni odiava e cercava di distruggere la nostra cara Italia. La guerra è stata molto lunga, molto sanguinosa, l’Italia piange i suoi 600.000 morti, ma questi eroi non sono morti, loro saranno in eterno tra noi, perché le loro memorie le serberemo in eterno. Noi superstiti della Grande Guerra quando ci troveremo in età avanzata, parleremo di loro e ai giovani, nostri nipoti e pronipoti, racconteremo quanto grande è stato l’eroismo di questi poveri morti. Noi che abbiamo avuto l’onore di combattere al loro fianco, noi che abbiamo medicato le loro ferite, noi che abbiamo visto la terra tinta col loro sangue, noi che abbiamo raccolto i brandelli della loro carne e sepolto i loro miseri cadaveri, mai cancelleremo le loro memorie. In tutti i paesi e le città d’Italia innalzeremo dei monumenti e su di essi vogliamo incisi i nomi di tutti i nostri morti, noi dobbiamo rispettare e amare questa bella terra d’Italia che con tanto eroismo loro morirono per difenderla e per unire ad essa Trento e Trieste che si trovavano sotto il dominio del barbaro austriaco. Con la loro morte loro coronarono la grande Vittoria delle armi italiane. Il 4 novembre in tutta l’Italia si festeggerà l’anniversario di questa grande Vittoria, il nostro pensiero volerà dal Trentino all’Isonzo e dal Carso al Sacro Piave, dove vedremo in eterno molti e molti Cimiteri di guerra e ricordiamoci che in questi Cimiteri riposano coloro che tutto diedero per il bene e per la grandezza della nostra bella e cara Patria. Dobbiamo ricordarci di loro e pregare il buon Dio invocando la pace delle loro Anime. Ricordiamoci ancora di coloro che morirono durante la terribile prigionia e che per loro sfortuna si
trovano sepolti in terra straniera privi di un fiore o di qualche piccola croce che loro meritano in segno di riconoscenza. Poi ancora ricordiamoci di molti altri che dai loro superiori furono dati dispersi e non possiamo sapere dove trovarono la morte e dove riposano i loro poveri corpi. *** Partito da Cuneo, a mezzanotte arrivo a Torino e passeggio con tutti gli altri per la città. Al mattino del 9 aprile 1919 la tradotta è pronta e si parte per Vercelli, Novara e Milano. Qui abbiamo due ore di fermata ed io entro in città e arrivo fino in piazza del Duomo. Si riparte ci fermiamo a Treviso, da qui si parte presto e il giorno 10 alle 8 di sera arrivo a Dardago dove trovo tutta la mia famiglia. Per festeggiare il mio ritorno alla vita borghese mando a prendere un bicchiere di vino e lo bevo in allegria coi miei genitori, con mia moglie e i miei bambini. Mi sembra un sogno di trovarmi libero fra loro. Vedendomi di nuovo sano e salvo fra loro il mio cuore piange di gioia, vorrei raccontare tante cose ma le mie forze non lo permettono. Mia madre e mia moglie mi parlano di patimenti, delle sofferenze che dovettero patire durante l’anno d’invasione. Mio padre mi racconta quanto faticosa è stata la sua vita durante l’anno che è stato profugo, così sento che per colpa della guerra tutti indistintamente abbiamo dovuto soffrire. Ora però è finito il nostro soffrire ed io riprenderò il mio lavoro e cercherò di essere utile alla mia famiglia. Ma molti e molti dovranno soffrire ancora, soffrono molti vecchi genitori che restarono senza l’aiuto di qualche loro figliolo. Soffriranno molte povere vedove che trovandosi senza marito dovranno lottare per il mantenimento delle loro creature. Soffriranno anche molti bambini che perdendo il loro padre si trovano senza conforto e senza la protezione e il bacio paterno. Così ebbero fine i 42 mesi che ho avuto l’onore di servire la bella e cara Patria italiana. ANTONIO PARMESAN
14°
Cartolina spedita da Antonio Parmesan ai famigliari.
Grazie, Antonio! Un sentito ringraziamento a Franca Catullo e al marito Mario Asti per aver messo a disposizione il «Diario di guerra» di nonno Antonio Parmesan Danùt e il relativo materiale fotografico. Le testimonianze e i fatti narrati da Antonio, apparsi in ogni inserto, ci hanno accompagnato lungo tutto il cammino di questi tragici avvenimenti.
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