l'Artugna 102_2004

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Anno XXXIII · Agosto 2004 · Numero 102

Periodico della Comunità di Dardago · Budoia · Santa Lucia

Spedizione in abbonamento postale art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone.

Faèrs e ciarbonèrs A ti, furlana! Da Dardago... a Sambuco, luogo del Piemonte La comunità in festa


di Roberto Zambon

[ l’editoriale ]

Si sono svolte le elezioni amministrative nel nostro comune. Nelle pagine interne ne sono riportati i risultati. Qui vogliamo soffermarci su un aspetto che esula dal voto. Ci riferiamo alla larga partecipazione di candidati a questa «sfida» democratica. Quasi 50 persone, suddivise in ben quattro liste, si sono proposte agli elettori per entrare a far parte del consiglio comunale. Questo rinnovato interesse per la cosa pubblica va senz’altro letto positivamente perché sta a significare che non è vero che tutti

Crescere vuol dire

vostre capacità. Sarete i benvenuti e potrete contribuire alla crescita di tutti. Un discorso a parte meritano anche le numerose famiglie che in questi ultimi anni sono venute ad abitare tra noi trasferendosi da altri centri della provincia di Pordenone o anche da città più lontane. Ce ne sono molte in tutti e tre i paesi. Purtroppo, salvo alcune lodevoli eccezioni, difficilmente assistiamo ad un'integrazione tra i «vecchi» abitanti e i nuovi arrivati. Non è che ci sia diffidenza od ostilità; manca l’interesse reciproco a fare comunità. E ciò è un male perché questa indifferenza fa venir meno quel sano spirito di paese basato sulla conoscenza,

lavorare insieme pensano solo a se stessi disinteressandosi della comunità in cui vivono. O almeno, dovrebbe essere così, anche se questo ragionamento cozza contro la realtà di alcune associazioni che fanno fatica ad andare avanti per la mancanza di collaborazione. Infatti un po’ tutte le realtà associative del comune di Budoia, chi più chi meno, si lamentano della scarsità di collaboratori. Alcune realtà, purtroppo, hanno già chiuso i battenti (Gruppo Famiglia di Dardago) mentre altre, come il CFD di Dardago, hanno dovuto ridimensionare i loro impegni per lo stesso motivo. Ciò comporta un impoverimento della comunità perché un’associazione operante è comunque motivo di crescita mentre la sua chiusura rappresenta una sconfitta per la collettività. Questo vuol essere un invito a quei lettori, giovani e meno giovani, che sentono di poter dare qualcosa per il loro paese. Entrate nelle associazioni, date un po’ del vostro tempo e delle 2

sul sorriso quando ci si saluta per strada, sulla solidarietà. Riteniamo che sia compito di tutti, dall’amministrazione comunale alle parrocchie, dalla scuola alle associazioni, operare per favorire l’integrazione tra gli abitanti. Le difficoltà delle Associazioni coinvolgono anche i prossimi festeggiamenti per la festa dell’Assunta. Il CFD ha deciso, per quest’anno, di non organizzare il Dardagosto e la parrocchia, in collaborazione con altre associazioni e l’aiuto dell’amministrazione comunale ha predisposto una serie di manifestazioni per non lasciar morire la lunga e bella tradizione della sagra della Madonna d’Agosto. La partecipazione alle riunioni preparatorie è stata abbastanza incoraggiante anche se sono mancati i giovani, forse non coinvolti a sufficienza. Ciò deve impegnare noi tutti nella continua ricerca di collaborazione nella convinzione che crescere vuol dire lavorare insieme.


Carissimi fratelli e sorelle delle nostre comunità, siamo giunti al nostro appuntamento annuale del cuore dell’estate, la Pasqua dell’estate. In Maria Assunta in anima e corpo, si manifesta pienamente la vittoria pasquale di Cristo, si compiono i misteri della nostra salvezza, si rivela il volto dell’umanità quale Dio l’ha concepito nella prima creazione e quale si manifesterà in ciascuno di noi nell’ultimo giorno. Cosa succederà domani. Stiamo vivendo un momento di grande paura e incertezza e confusione. Cerchiamo di percorrere un po’ di passato per capire o cercare di capire il momento attuale. La vita dopo la seconda guerra mondiale era faticosa; tanti emigravano per cercare il pane,

la lettera del Plevàn

il posto sicuro e qualcuno per trovare la fortuna all’estero. Oggi la situazione si è capovolta. Vediamo arrivare nel nostro paese e in Europa persone per lo stesso motivo. Proprio l’Italia che non garantiva il lavoro oggi ha bisogno assoluto di manodopera perché manca. Mi sorge spontanea la domanda: «Cosa abbiamo fatto in questi anni? In che cosa abbiamo progredito?». Mi viene in mente la piramide e mi domando qual è più importante la punta o la base? Che base abbiamo attualmente nella nostra società? Quando si parla dell’Italia e dell’Europa si pensa subito alla democrazia, al rispetto dell’uomo, i suoi diritti, alla civiltà; insomma sembra un paradiso terrestre! Ma la realtà non è così. Ci stiamo allontanando dal vero motivo di essere uomini italiani o europei perché viviamo sulla punta della piramide e crediamo di essere a posto con noi stessi. L’Europa, fra poco, segnerà un altro passo. La nuova Costituzione che sarà firmata a Roma, culla della civiltà, manca però del più importante riconoscimento: le radici cristiane. Senza Dio non c’è futuro e non si arriva lontano. Invochiamo l’aiuto del Signore su noi tutti, sui nostri governanti, sulle nostre famiglie, su noi stessi. L’Assunta può essere l’occasione per richiamare il valore della persona umana – corpo e spirito – nella luce del mistero di Maria, glorificata con il Figlio, nella gloria del Padre uniti dall’amore dello Spirito. Alla Santa Trinità chiediamo di rivalutare le nostre radici, il nostro credo senza paura, la nostra vita vissuta con Dio, per Dio, in Dio, legati ai nostri fratelli, senza distinzione, per una nuova umanità più giusta, più unita, più cristiana. Sia lodato Gesù Cristo, con l’augurio di buone ferie non solo a quanti ci raggiungono, ma anche a coloro che lasciano brevemente i nostri paesi per un meritato periodo di riposo. VOSTRO DON ADEL

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NASCITE

[ la ruota della vita]

Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di... Lorenzo Bastianello di Fabio e Roberta Favaro – Milano Maria Franceschi di Stefano e Susanna Coassin – Pordenone Matteo Della Putta di Antonio e Michela Barraco – Dardago Emma Cadelli di Stefano e Barbara Piccini – Budoia Martina Arcicasa di Angelo e Marisa Basso – Budoia Marco Besa di Corrado e Donatella Buttignol – Santa Lucia Erika Zambon di Rino e Natalia Kobylina – Dardago Sofia De Vecchi di Severino e Sara Barosco – Santa Lucia Adele Angeli di Giordano e Monica Zambon Palathin – Trento Andrea Sogne di Marco e Chiara De Robertis – Vimodrone (Mi) Alvise Busetti di Paolo e Giorgia Angelini – Mestrino (Pd) Giovanni Zambon di Francesco e Marina Andreollo – Mestre (Ve)

M AT R I M O N I Hanno unito il loro amore. Felicitazioni a... Federico Scussat con Carmen Mirela Gogu – Santa Lucia Donald Bernardini con Angela Andreazza – Budoia Mauro Cigana con Stefania Lina Rita Zambon – Budoia Luca Zuccato con Giovanna Zanelli – Budoia Manuel Brotto con Lucia Vuerich – Budoia

L A U R E E , D I P LO M I Complimenti! Lauree Lucia Vuerich – Economia aziendale – Budoia Giuliano Piovesan – Scienze statistiche ed attuariali – Budoia Federica Zanolin – Relazioni pubbliche – Budoia Licenza Elementare Chiara Baracchini, Gianluca Bortolini, Alice Braido, Iulia Claudia Bratosin, Tarren Jamal Bryant, Alessandra Carlon, Riccardo Cozzi, Lundy Lee Davis, Raffaele Davide Fossa, Matteo Fucci, Giulia Gambron, Andrea Morson, Petru Andrei Otava, Domiziana Quaia, Andrea Danielle Villegas, Martina Zanchetta, Valentina Zanchetta, Federica Zanetti. Licenza Media Inferiore Matteo Boem, Fabio Carlon, Martina Stella Carlon, Luisa Del Puppo, Francesco Elia, Maximin Govorkov, Elisa Lachin, Cristina Lauritano, Sara Roskovitz, Maria Assunta Sommario, Kristof Springolo, Eleonora Usardi, Fabrizio Vatta, Alexandra Vrinceanu, Francesca Romana Zambon. Licenza Media Superiore Pierluigi Ceccato – Liceo scientifico Elena Del Maschio – Liceo scientifico Francesco Fort – Liceo scientifico Chiara Ianna – Liceo scientifico Alessandro Las Casas – Liceo scientifico Jessica Zambon – Liceo scientifico Sara Zambon – Liceo scientifico Laura Ianna – IPSIA abbigliamento e moda Giorgio Zambon – Istituto d’arte Ramor Dedor – Ragioneria

IMPORTANTE Giungono talvolta lamentele per omissioni di nominativi nella rubrica «la ruota della vita». Ricordiamo che la nostra fonte di informazioni sono i registri dell’Anagrafe comunale. Pertanto, chi è interessato a pubblicare nominativi relativi ad avvenimenti fuori Comune o relativi a particolari ricorrenze (nascite, nozze d’argento, d’oro, risultati scolastici ecc.) è pregato di comunicarli alla Redazione. I nominativi pubblicati sono pervenuti in Redazione entro il 31 luglio 2004. Chi desidera usufruire di questa rubrica è invitato a comunicare i dati almeno venti giorni prima dell’uscita del periodico.

DEFUNTI Riposano nella pace di Cristo. Condoglianze ai famigliari di… Primo Guglielmin di anni 92 – Dardago Giovanni Rizzo di anni 85 – Santa Lucia Giovanni Battista Melconi di anni 74 – Dardago Marcello Carlon di anni 78 – Budoia Ada Rosa Bortolini di anni 82 – Dardago Luciano Bastianello di anni 75 – Dardago Giusto Ponton di anni 89 – Dardago Pierluigi Zambon di anni 57 – Dardago Walter Del Zotto di anni 62 – Budoia Lucia Battistuzzi di anni 88 – Brugnera Cesare Girelli di anni 82 – Budoia Mery Berton di anni 49 – Dardago Eleonora Gazzetta di anni 91 – Dardago Francesco Guglielmin di anni 87 – Dardago Eugenio Donadel di anni 84 – Coltura Maria Bocus di anni 70 – Buia Alessandra Bonin di anni 33 – Cologno Monzese (Mi) Filippo Carlon di anni 83 – Budoia Mario De Luna di anni 31 – Budoia


Periodico quadrimestrale della Comunità di Dardago, Budoia e Santa Lucia (Pn)

In copertina

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Crescere vuol dire lavorare insieme di Roberto Zambon

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La lettera del Plevàn di don Adel Nasr

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La ruota della vita

L’Immacolata de l’altarol del Brait. Statua lignea. (foto di Vittorio Janna)

La Ida la ne conta... di Ida Rigo

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La comunità in festa di Gianfranca Portaluppi

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Son dudi a votà

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L’angolo della poesia

’N te la vetrina

Faèrs e ciarbonèrs di Anna Pinal con informazioni di Lidia Basso

anno XXXII

agosto 20 04

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102 sommario

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Direzione, Redazione, Amministrazione tel. 0434.654033 · C.C.P. 11716594 Internet www.naonis.com/artugna

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e-mail l.artugna@naonis.com Direttore responsabile Roberto Zambon · tel. 0434.654616

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Per la redazione Vittorina Carlon Impaginazione Vittorio Janna Ed inoltre hanno collaborato Alessandro Baracchini, Adelaide Bastianello, Ennio Carlon, Francesca Fort, Espedito Zambon, Chiara Janna, Francesca Romana Zambon

A ti, furlana! a cura di Vittorina Carlon Da Dardago... a Sambuco, luogo del Piemonte a cura della redazione Fascino e incanto dell’architettura spontanea di Leontina Busetti

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Maria, dolce sguardo materno di Maria Assunta Gambarini

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Corsi e ricorsi storici di Mario Cosmo

Stampa Arti Grafiche Risma · Roveredo in Piano/Pn

Autorizzazione del Tribunale di Pordenone n. 89 del 13 aprile 1973 Spedizione in abbonamento postale. Art. 2, comma 20, lettera C, legge n. 662/96. Filiale di Pordenone. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione di qualsiasi parte del periodico, foto incluse, senza il consenso scritto della redazione, degli autori e dei proprietari del materiale iconografico.

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Lasciano un grande vuoto... Cronaca Inno alla vita I ne à scrit Festeggiamenti per l’Assunta Bilancio


Faèrs e ciarbonèrs di Anna Pinal con informazioni di Lidia Basso

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I carichi faèr (faggio) e ciàrpin (carpine) scendevano sulle sloithe, fatte scivolare piano a zigzag, lungo le traighe fin sul ciamador. Lì era tappa, con una generosa bevuta d’acqua fresca, da quella fontanella che tuttora zampilla per ricordarci storie antiche di mestieri dimenticati: i ciarbonèrs. Ad alcune sloithe veniva aggiunto il carrello a due ruote, e il carico di legna poi proseguiva più scorrevole lungo la strada sterrata – allora era poco più di un viottolo – per due o tre chilometri fino a casa, era legna da segare e spaccare per fa fòc. Ma la quantità maggiore di tronchi e rami si fermava. Era quella destinata a trasformarsi in carbone. In parte scendeva sul ciamador anche per via aerea, spedita in basso da una rudimentale ingegnosa teleferica, la sloitha serviva in alto principalmente per il trasporto del legname dal punto di taglio, fino alla partenza della teleferica dei carichi legati. L’abbattimento di alberi era tenuto rigidamente sotto controllo. Paolo Basso affiancato alla Guardia forestale di Aviano, era incari6

cato di sorvegliare che non si superassero i limiti consentiti e misurava il cubaggio delle cataste di pertinenza dei ciarbonèrs. I tronchi per il calore erano quantità notevoli di piante abbattute, e la vigilanza doveva essere scrupolosa,

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prima che finissero sotto i cumuli delle poiate. Erano le camere di combustione a forma di cono, costruite con un’impalcatura di circa quattro metri di diametro in basso e due metri in alto. Dentro c’erano pezzi di tronchi di mezzo metro al massimo, spaccati in quattro, il tutto ricoperto e avvolto con foglie, terra e terriccio che rendevano il cono tutto impermeabile come fosse sotterrato, con in cima lo sfiato del camino. Da qui si rovesciavano le braci che producevano la combustione lenta. Dopo due settimane, il carbone era fatto. Da ottanta quintali di faèr e ciarpin, si traevano dieci quintali di carbone odoroso e tintinnante. La combustione doveva essere alimentata e sorvegliata giorno e notte, per due settimane intere. Se accadeva che nella copertura si verificava qualche spaccatura, bisognava intervenire e tamponarla prontamente, per non provocare un incendio e compromettere irrimediabilmente il risultato. Il lavoro si svolgeva preferibilmente in luna calante. All’interno della costruzione ogni pezzo di

mentato e poi tappato. Nella seconda settimana, la combustione proseguiva come dentro a un vulcano attivo, tra scoppiettii e sbuffate, fino al momento di esaurirsi e spegnersi. A colpi di badile si demoliva quello che restava del cono, e il carbone era lì, cristallino, pronto a raffreddarsi. Erano tempi di lavorazione lunghi, a partire dal taglio del legname, l’accatastamento per i controlli, la discesa in basso e la preparazione per la carbonaia: tutto a braccia, senza guanti, senza elmetto; lavori di una fatica al limite della brutalità. Abbattere tronchi, orientarne la caduta, sfrondarli, dimensionarli a tronchetti, legarli e caricarli sulla teleferica e farli partire; poi slegarli all’arrivo, e dividere i grossi a spicchi. Ecco i ciarbonèrs. Paolo Basso era lì a misurare le cataste: inflessibile? Avrebbe voluto. Quella legna era l’unico pane per alcune famiglie. C’era il rischio che se la carbonaia avesse preso aria, la combustione avrebbe fiammeggiato e invece di carbone si sa-

FOTO SOPRA: PAOLO BASSO FOTOGRAFATO DAVANTI LA SUA ABITAZIONE IN COMPAGNIA DELLA GUARDIA FORESTALE DI AVIANO. FOTO DELLA PAGINA ACCANTO: I NOSTRI PROTAGONISTI IMPEGNATI A MISURARE UNA CATASTA DI LEGNA. 3 DICEMBRE 1959. (FOTO GISLON · AVIANO) PROPRIETÀ DI LIDIA BASSO.

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tronco era appoggiato all’altro, mentre al centro, due pali di circa due metri, formavano il camino di alimentazione. Per mettere in piedi la costruzione, ultimarla, ricoprirla e renderla impermeabile, occorrevano tre giorni di lavoro. Nella prima settimana, ogni otto ore il camino veniva aperto, ali-

rebbe prodotto cenere. Paolo conosceva questi rischi e fingeva di non vedere qualche catasta un po’ fuori misura, così applicava un metro più generoso di quello ufficiale. La Guardia forestale non faceva caso a queste strane sviste. Di chi sono quelle foreste sul Sauc, lassù? del Signor Dema7

FOTO 1: PRIMA FASE DI PREPARAZIONE DELLA CATASTA: I PEZZI DI FAGGIO DI VARIE DIMENSIONI. FOTO 2: I TRONCHI, PIÙ GROSSI AL CENTRO E SOTTILI E IRREGOLARI VERSO L’ESTERNO, FORMANO LA CATASTA A CONO ARROTONDATO. FOTO 3: LA CATASTA È RICOPERTA DI RAMETTI E DI UN SOTTILE STRATO DI TERRICCIO. FOTO 4: LA CATASTA IN PIENA ATTIVITÀ DI CARBONIZZAZIONE. (LE FOTO NUMERATE SONO TRATTE DA «I CARBONÈRI» DI LUCIANO BORIN IN «I MESTIERI NELLA TRADIZIONE POPOLARE VENETA»).


nio? Che strano padrone. Che venisse lui a fare lo strozzino. Paolo non aveva cuore di pretendere sempre, col metro spianato, la misura «stretta» e puntigliosa, per fatiche rischiose ed estenuanti. Il rifugio dove quei ciarbonèrs vegliavano la carbonaia, dormivano e cucinavano la polenta, è ancora oggi allo stesso posto e si chiama Rifugio con la erre maiuscola. Perché tutto è maiuscolo: l’eleganza di un ambiente luccicante, i menu raffinati, il servizio inappuntabile. I ciarbonèrs dal volto bruno non oserebbero nep-

a tutte le altitudini, assenza di volatili, assenza di farfalle... Che eli drio fa... Che tempi, i nuovi tempi, ignorano la povertà, ridicolizzano la semplicità, la nostra miseria può essere solo racconto esilarante. Qualcosa di cui sorridere, di impossibile, di non realistico, un incredibile scherzo del passato. Facciamo parte del divertimento. Persino i giovani, che sono sempre i più sensibili, giocano con la miseria nei loro travestimenti, con il «look» dei poveri legnaioli: pantaloni cascanti, sbracati e fuori misura, strappati sulle

pure varcare la soglia, intimiditi e stralunati da un cambiamento che li sgomenterebbe, li renderebbe increduli e sospettosi... Era la nostra casa, il nostro rifugio... Penserebbero: e noi avremmo forse dovuto essere penalizzati per qualche quintale di legna in eccesso, tagliato con le nostre braccia con grande fatica, sulla terra di tutti e quindi anche nostra? L’acqua fresca ristoratrice è ancora quella: ma c’è scritto «non potabile». Direbbero: ma cos’hanno combinato? Anche tutto intorno è diverso, andirivieni di auto molleggiate come lettighe per passeggeri delicatissimi, boschi inselvatichiti

ginocchia, gilè sbottonati e bisognosi di bucato, scarponi deformati e infangati... Finzione ignobile di fatiche mai avvicinate, neppure con il pensiero. Paolo Basso che era di statura alta, al vedere i giovani di oggi, tanto più alti di lui, che lo sopravanzano di un bel po’, si sentirebbe piccolo, ma penserebbe ...se i des a fà legne ’sti cà i ciaparave la polmonite, se i spacas i thocs i se screvarave i brath al primo colpo ...i a magnat massa merendine, invethe de polenta e fadia.

NOVEMBRE 1959. I CIARBONÈRS CON PAOLO BASSO E LA GUARDIA FORESTALE. (FOTO GISLON · AVIANO) PROPRIETÀ DI LIDIA BASSO.

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Già nel 1454, a soli tre decenni e poco più dall’avvento della dominazione della Serenissima in Friuli, un decreto del Consiglio dei Dieci citava tra gli abitanti della città lagunare i friulani, in numero tanto rilevante da identificare con il nome della regione di provenienza calle e fondamenta in cui abitavano I friulani dimoranti in calle dei furlani e da costituire una loro confraternita nella chiesa di S. Giovanni di Gerusalemme, nei pressi della Fondamenta dei Furlani. Anche per i nostri compaesani Venezia fu la mèta più ambita per vivere e lavorare, così doveva essere per i protagonisti del fatto che ci apprestiamo a raccontarvi. La trascrizione del documento è stata gentilmente messa a disposizione dal prof. Stefano Piasentini, studioso veneziano con radici materne budoiesi, cui va il nostro cordiale ringraziamento per la collaborazione. Il fatto, accaduto nel XVIII secolo, si svolse a San Giminian, esattamente sotto il porteco del forner in calle de’ Favri. Protagonisti: una coppia di giovani sposi, in attesa di un bimbo, Domenica Burigana di Dardago e Osvaldo Del Maschio di Budoia, fachin a la bottega da caffè sotto le Procuratie, detta dal Furlan, abitanti in Corte scura a S. Giminian; Zuane Oseleto e Gregorio, barcaioli della nobildonna Cornelia da Lezze; un gruppo di testimoni.

UN FATTO DI CRONACA NERA A VENEZIA, NEL ’700

A ti,

furlana! a cura di Vittorina Carlon da documentazione di Stefano Piasentini

14.8.1766 – Giacomo Cagnolini, professore di chirurgia dichiara di essere stato chiamato l’11 scorso alle 2 di notte a visitare donna Menega dal Maschio, gravida di 5 mesi, in corte scura a s. Gimignano. La trovò a letto in preda a convulsioni e spasimo e perciò le prelevò del sangue. Aveva anche la bocca piena di sangue e contusioni al ventre (parte ipogastrica dx.) e alla «glucia (?)». Gli disse di aver ricevuto un forte schiaffo e che perciò aveva il sangue alla bocca e un calcio alla parte ipogastrisca che la fece cadere a terra. C’è da temere che la misera infeIice possa abortire. Ora ha la febbre, ma non è in pericolo di vita. Raccontò che l’incidente le occorse alle ore 24 di quello stesso giorno in corte scura sotto il portico. L’AC Domenico Trevisan, informato, manda un suo agente a casa della donna. 14.8.1766 – Giobatta Tron, coadiut. del NH Gius. Querini, notaio degli AC, si reca in corte

oscura, entra in una casa e, salite 3 scale, vede una donna di 30 anni giacente a letto e la interroga: 1. Nome e cognome e generalità? «Mi chiamo Menegha Burigana qd Domenico, moglie di Sgualdo Dal Maschio, nativa di Dardago, abitante in questa città da circa anni 5». 2. Perché è a letto? Lunedì 11, giorno del’ingresso del reverendissimo piovano di s. Giminian, «mi atrovavo per accidente sotto il portico del forner in calle de’ Favri al qual sottoportico cioè alla riva eravi un barcarol in una gondola che non conobbi, ma doppo il fatto fu rilevato da mio marito per nome Zuanne Oseletto barcarol del NH Priamo Lezze. Questo vedutami sotto il portico mi disse: Furlana fermeve. Credevo volesse qualche cosa da me con chè era mi fermai e venuto in terra principiò a dirmi che andassi con lui che voleva sodisfarsi meco e in tal dire mi afferò per la mano et io gli risposi che sono una donna onorata e cercavo di liberarmi da lui anzi facendo forza


gli diedi una gomiata nel petto e gridavo aiuto e allora questo tutto ad un momento mi diede una potente schiaffa nel viso e una peada nel ventre tutto che mi vedesse gravida come sono in cinque mesi e continuando a chiamar aiuto mi diede due altre peade nella coscia et si che dal dolore e di nuovo caddi a terra e lui partì subito et io da me stessa agiutandomi andai per li fatti miei a casa» 3. Lo conosceva prima? «Mai più l’ho veduto e quel giorno voleva come dissi, offendermi nel’onore e perciò passò a maltrattarmi come dissi e sono in periculo di abbortire» 4. Quando l’afferrò disse altro? «Signornò bensì quando mi maltrattava mi disse più volte: A ti furlana» 5. Presenti? «Non vi era alcuno tutto che abbiamo chiamato agiuto» 6. Gli è stata ricercata la pace? No. 7. Cosa vuole? «lo, sono da 3 giorni in qua in un letto, col timor di abortire e perciò desidero essere rissarcita de miei danni e nel resto lascio che faccia quanto crede la Giustizia e solo gli dico che mio marito rillevò che il mio offensore fu detto Oseletto dalla... del bacino del NH sudetto Lezze mi pare di nome Anzola» Convocato Sgualdo Dal Maschio di Lunardo, nativo di Budogia, resid a Ve, da circa 15 anni «facchin in bottega daII’aque all’insegna del re di Francia», racconta il fatto. Il barcaiolo è Zuanne OseIetto, barc. di Cornelia da Lezze. Teneva stretta sua moglie e voleva condurla alla malvasia. Dice che non c’erano presenti al fatto, «bensì eravi poco lontano un tal Nadal di Ziani fachin al ponte delle Campane, ma non andò egli ad assister per quanto mi disse per timore li sucedesse a lui qualche disgrazia». Fu una tale Anzoletta, serva della detta nobile a dirgli che era stato Oseletto.

Interr. di Anzola fu Giulio Rotta, moglie di Francesco Imperato, nativa di Ve. resid. in calle dei Favri. Racconta che il giorno dell’ingresso del pievano di s. Giminian, andò a casa sua Sgualdo «fachin a la bottega da caffè sotto le Procuratie, detta dal Furlan» solito andare da lei per portarle il caffè, chiedendole il nome del barcaiolo solito andare «al feral» servendo la padrona. Lei gli disse che era OseIetto. Sgualdo allora le raccontò l’accaduto. Ieri Sgualdo era tornato per sapere dalla donna come si chiamava e le aveva detto che la moglie era andata a messa ma era subito tornata a letto. Non sa di preciso se Oseletto sia il responsabile. Aggiunge che poi Sgualdo le disse di essersi informato meglio e che l’offensore non era OseIetto ma il suo collega del quale non sapeva il nome. Interr. di Natale de Zan, nativo di Torre presso Pordenone, resid. a Ve. da circa 30 anni, facchino presso il portico del Forner in calle dei Fabbri a s. Giminian. È amico di Sgualdo e conosce da diverso tempo Meneghina. È a conoscenza dei fatti Quella sera tornando a casa, nel sottoportico del Forner, vide un barcaiolo che scalciava donna Meneghina dicendole «fia d’una fatta e ditta». Pensò di dirgli: Che bella cosa che avevu fatto a maltrattar quella donna. Quello non rispose e andò per i fatti suoi senza più farsi vedere. La donna si alzò e piangendo gli raccontò cosa era accaduto. Dice di non aver riconosciuto il barcaiolo, ma Sgualdo gli disse che era quello di Cornelia Lezze. Non c’erano altri presenti. Ha parlato per «semplice amicizia» verso Sgualdo, senza altro interesse. Interr. Sgualdo: conferma quanto già detto. Non aggiunge altro. L’offensore della moglie era stato pubblicamente indicato essere Oseletto. Quando però tornò da Anzola, lei gli disse che 10

non era stato Oseletto ma Gregorio, barcaiolo da poppa. Serti vociferare su Oseletto da Maria Pelini resid. in calle dei Preti e calle Campane e Anzola Calzetta che sta di fronte a detta Maria. Interr. di Anzola fu Santo Valsecchi moglie di Carlo Buzon detta Pelini, lavorano di perle ma al presente senza mestiere, resid. sotto il portico del Forner calle dei favri. Conosce di vista Menega. L’accaduto le fu raccontato da sua figlia Maria Elisabetta Buzon. La figlia era in casa di sua zia Laura Angeli fruttivendola e sentì il trambusto, ma non disse il nome del barcaiolo. Lì di solito stavano i barcaioli della ND Lezze. Interr. di Rosa moglie di Gaetano Raimondi, nativa di Bologna


resid. a Ve. da 18 anni, di professione calzetta. Dice di aver sentito del fatto e del responsabile per strada, mentre tornava a casa. Non sa il nome del barcaiolo. 26.8.1766 – Giacomo Cagnolini dichiara fuori pericolo d’aborto la donna, partita da Ve. il giorno prima (25.8)

«Brutta buz... ». Non vide altro essendosene andata a casa. Nesson presente al fato. Ignora il motivo per cui la donna fu aggredita. Dove sono ora i due? Ha sentito dire che la furlana «se n’è andata via, non sa dove e il barcaiolo non lo ha più visto a quel sottoportico dove era solito stare.

17.9.1766 – Interr. di Laura figIia di Santo Valsecchi, moglie di

Bernardo Angeli fruttiv. in calle dei fabbri. Dice di conoscere benissimo Menega come «buona furlana... ed è qualche tempo che non la vedo più e ho inteso dire che sia andata al suo paese col marito». Ha inteso dire che il barcaiolo responsabile fosse Gregorio. Sa che a Ve. è restato Toni Maschio «se non fallo il nome», furlano che sta in corte scura e serve nella bottega di caffè sotto le procuratie vecchie e forse può sapere qualcosa. Sa anche che il barcaiolo è poi stato licenziato dai Lezze. lnterr. di Elisabetta figlia di Carlo Buzon fabbro. Vede il barcaiolo Gregorio dare una spinta alla furlana. Sentì la donna dire «Baron» al suo aggressore e lui

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Che cosa accadde a Menega? Riuscì a dare alla luce il bimbo che attendeva? I registri di battesimo di Dardago ci confermano che la donna riuscì a portare a termine la gravidanza, nella tranquillità dei luoghi natali (ben oltre il termine! Al momento del fattaccio testimoniò di essere gravida in cinque mesi), cercando di scordare quei momenti e di cancellare quell’espressione sprezzante con cui era stata appellata dal barcaiolo. Il 2 marzo 1767, infatti, nacque Angela Del Maschio Muner.


Nel precedente numero del nostro periodico, parlando dell’inaugurazione dei lavori di restauro del Teatro di Dardago, abbiamo riferito un fatto curioso tratto dagli «Atti di Morte» del nostro archivio parrocchiale: muore in casa di Batta Stefinlongo di Budoia un certo Giammaria Giordano di 39 anni, proveniente da Sambuco in provincia di Cuneo, giunto in paese per rappresentare «La passione di Gesù» con la sua «cassa optica». Incuriositi, abbiamo contattato don Franco Martini, parroco di Sambuco, per metterlo al corrente di questo fatto relativo a un predecessore dei suoi parrocchiani e per avere eventuali informazioni sul «nostro» Giammaria Giordano. Molto cortesemente, don Franco ci ha risposto dopo aver interessato il sindaco Giovanni Battista Fossati. Il parroco ci ha inviato anche una sua poesia che volentieri pubblichiamo nella nostra rubrica. Di seguito riportiamo le loro lettere che ci fanno conoscere meglio Sambuco, i suoi abitanti e le loro tradizioni.

Dal registro degli Atti di Morte della Pieve Santa Maria Maggiore. 2 luglio 1793. Giammaria F. di Giovanni Giordano di Sambucco, luogo del Piemonte, come apparisce dalle sue Fedi di Batt.o e da varj suoi Passaporti, d'anni 39, che girava con una Cassa Optica dimostrando la Passione di Gesù Xto, si malò in Casa di Batta Steffinl.o di Budoja, e fu prevenuto dalla morte in questa decorsa notte senza Sag.ti, ai quali peraltro si disponeva; e fu il suo cadav.o in questa sera sepolto in questo Cimit.o col rito Eccl.o.

Da Dardago...

a

Sambuco

[ luogo del Piemonte ]

DON FRANCO MARTINI PARROCO DI SAMBUCO E NOSTRO CORTESE INTERLOCUTORE.

SAMBUCO, 23 MARZO 2004

SAMBUCO, 28 MARZO 2004

Spett. Redazione, vi ringrazio vivamente per avermi mandato notizia circa quel sambucano morto a Budoia. Ho riferito ai miei parrocchiani dell’accaduto. Allego notizie raccolte dal sindaco su questo fatto. Ottima la pubblicazione de l’Artugna, ho molto apprezzato. In cambio vi mando una mia composizione che per me è molto significativa! Grazie ancora! Se passate di qui la porta è aperta!

La famiglia dei Giordano, una delle tante, è documentata in Sambuco a partire dalla metà del 1500. Giordano provenienti da Sambuco vivono attualmente in Svizzera, Francia ed in molti luoghi d’Italia. È, tuttavia, particolarmente interessante la notizia che un Giovanni Maria (Francesco?) Giordano, figlio di Giovanni, sia morto il 2 luglio 1793 in provincia di Pordenone, forse portato così lontano dal vento della Rivoluzione Francese. Pare fosse un uomo di spettacolo, anzi un vero «artista

DON FRANCO

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di strada». Il fatto è di notevole fascino, ma non deve suscitare meraviglia: era, infatti, comportamento comune alla gente della nostra montagna occitana, e quindi anche di quella di Sambuco, il gusto per l’avventura, l’interesse per l’arte e le sacre rappresentazioni, la grande capacità di adattamento per procurarsi di che vivere. Che il nostro compaesano Giordano esercitasse l’arte dello spettacolo anticipatore del cinema è fatto suggestivo che ben si inquadra nella nostra tradizione culturale. A Sambuco è ben documentata la sacra rappresentazione della Passione di Cristo. A Sambuco si teneva abitualmente la Baja. A Sambuco erano molto apprezzati lo scoppio dei mortaretti per allietare le feste. A Sambuco si amava molto la musica: ed era tradizione suonare non solo l’organo in chiesa, ma pure l’oboe ed il violino. Sambuco ebbe pure una banda musicale apprezzata. Da tutto ciò è possibile capire come non sorprenda la morte di «un artista di strada» originario di Sambuco in terra così lontana da casa. Faceva parte dell’arte dell’arrangiarsi ed ancor più del gusto di viaggiare e di scoprire il mondo che era ed è una passione della nostra gente di montagna. Passione che sgorga dal nostro desiderio autentico di vivere e di interpretare il mondo, tutto il mondo, come se fosse casa nostra e quindi, la casa di tutti. Dichiarando la mia disponibilità ad ogni forma di collaborazione, cito un episodio del 1727: Ordinato di Consiglio.

«La passione del Venerdì Santo: costo lire 60; Per le spese fatte per travi, assi, chiodi, tapezzerie, vestimenta, colori, carta indorata, polveri di colore ed altri ingredienti previsti per la rappresentazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo il tempo della Settimana Santa, il venerdì mattina». È un bel modo di rievocare la «Cassa optica della passione di Gesù» del 1793 di Giovanni Maria Giordano di Sambuco. Cordialmente GIOVANNI BATTISTA FOSSATI

Dopo più di 200 anni dalla morte di un «sambucano» a Budoia abbiamo riallacciato i rapporti tra i nostri paesi, tanto distanti ma, in fondo, con tante cose in comune. Ringraziamo don Franco Martini e il sindaco Giovanni Battista Fossati per la loro gentile collaborazione. Chissà che, in futuro, non ci sia l’opportunità di rinsaldare questa nostra conoscenza. A CURA DELLA REDAZIONE

MOMENTI DI VITA LAVORATIVA A SAMBUCO, PAESE OCCITANO DELLA VAL STURA IN PROVINCIA DI CUNEO.

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Fascino e incanto dell’architettura spontanea di Leontina Busetti

La proprietà è privata, ma il territorio, l’ambiente, il paese è pubblico, e più questo è piccolo, maggiore è la partecipazione della gente di paese a questo bene. Perciò quando c’è un mutamento, come la costruzione o il restauro di un edificio, scattano i giudizi: più per partecipazione che per invidia, come spesso s’insinua, ma ogni persona di paese sente di dover dire la sua. E il giudizio, la critica (non dimentichiamolo) sono sempre costruttivi. Ma c’è una differenza fondamentale: quando sorge una casa nuova, la modifica che viene portata all’ambiente circostante viene accolta con una certa avversione, anche antipatia; spesso s’è rovinato un campo. E a riprova della funzionalità delle case di recente costruzione, poco dopo sorge la «dependance» per gli attrezzi, la legna, un altro garage. Si parte con l’idea di villa o villetta poi si trasforma un’opera di architettura spontanea che, con il passare degli anni, s’inserisce nella storia del paese. Ma tutto cambia quando c’è un restauro. Negli ultimi anni, poi, sono recuperi veri e propri. E qui scatta sincero, direi quasi affettuoso, il compiacimento: come fosse il risanamento di un malato terminale. Le pietre ben fugate che riappaiono, nessuna

trasformazione sostanziale, un piacevole rinnovamento di balconi e portoni e all’interno, ben mascherato, tutto quello che serve di questi tempi. Se poi l’abiterà una coppia giovane con la speranza dei figli, è il massimo del compiacimento paesano. E in effetti questi recuperi, oltre a un valore estetico, hanno una loro reale funzionalità. Le case vicine, le case «a corte» (quelle all’interno dei cortili) sono le antesignane delle attuali e ambite case a schiera. La vicinanza, inoltre, non pone problemi di socializzazione e comunicazione, né altera l’ambiente circostante. Ogni vendita di immobile vecchio è un’attesa e una speranza, e le case chiuse e abbandonate da decenni nei nostri paesi sono molte. Pagheranno l’ICI? Al comune l’ardua sentenza.

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FOTO IN ALTO: SASSI A VISTA NELL’EX CASA CARLON SACON A BUDOIA. FOTO 1: RECUPERO DI CASA A CORTE IN VIA DELLA LIBERAZIONE, A SANTA LUCIA. PROPRIETÀ DI ORFEO GISLON BODOMAN. FOTO 2: EX STALLA IN CIANISELA DE VIA ROJAL A SANTA LUCIA. PROPRIETÀ DI DANILO FORT. FOTO 3: RECUPERO IN VIA DEI COLLI A BUDOIA.

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In occasione dei festeggiamenti dell’Assunta, viene inaugurato il restauro della «Madonnina del Brait». Riportata allo splendore originale, la statua viene collocata nella nuova cappella feriale della chiesa di Dardago.

È accaduto a novembre 2003. Una domenica uscendo di chiesa dopo la funzione sono stata fermata da una donna, la quale accudisce amorevolmente il capitello dove è collocata la «Madonnina» sita in via Brait. Mi chiese cortesemente se davo una rinfrescata alla statua.

Maria,

dolce sguardo materno Io lì per lì rimasi sbalordita, ad un compito assai complesso; con infinito piacere lo feci perché avevo avuto altre esperienze di restauro. Mi disse che era in legno, non volevo crederci. A vederla sembrava fosse in gesso o vetroresina. Inizialmente portai a casa gli «Angeli» e in effetti constatai che il materiale era proprio in legno pregiato per cui era impossibile dare una rinfrescata – innanzitutto perché sono stati riverniciati parecchie volte e il risultato si è visto, formandosi delle crepe in generale; le muffe, i tarli avrebbero fatto il resto. Per un buon risultato di lavoro, venni a una conclusione: decisi di togliere il tutto. A dicembre portai a casa la «Madonna» proseguendo il lavoro. Man mano che procedevo, mi sono accorta che la Madonna e gli angeli avevano subìto una trasformazione cambiando persino l’espressione del volto. A questo punto mi sono fermata a riflettere. E mi sono chiesta: «Se la lasciassimo al suo legno naturale che la vedano tutti nel suo splendore e capolavoro per l’artista che l’ha eseguita nel tempo, nella sua costruzione di vari pezzi». Non me la sono sentita di ricoprirla dipingendola. 15

Ho chiamato in visione il parroco don Adel e alcuni membri del Consiglio Pastorale. Hanno constatato tutti il buon risultato del valore acquisito. E con ciò sono passata alla fase finale. La statua è stata trattata con delle vernici antitarlo, della cera d’api messa a caldo ed una vernice opaca. Il restauro è stato molto lungo per via delle varie asciugature dei pezzi, ma ne è valsa la pena per l’esito finale. MARIA ASSUNTA GAMBARINI

ITER DEL RESTAURO Prima fase Sverniciatura e scrostatura di tutti i residui del vecchio colore; rimozione di viti e chiodi arrugginiti; smontaggio dei vari pezzi. Seconda fase Ricostruzione dei vari pezzi mancanti; sostituzione di viti e chiodi, incollatura e carteggiatura.


Nei programmi delle liste che si sono presentate alle elezioni comunali del 12-13 giugno 2004 a Polcenigo, il Palazzo Fullini-Zaia, attualmente in gran parte inutilizzato, la fa da protagonista, infatti nella lista «Progetto Comune», che ha perso, si era scritto: «Ritenendo Palazzo Zaja un patrimonio da salvaguardare, collaboreremo con i privati nel reperire fondi per il suo recupero. Qualora l’immobile si degradasse nel tempo per mancanza di investimenti, ci adopereremo per il suo acquisto e per l’eventuale restauro,

mantenendo le attività commerciali e utilizzando la parte restante per uso pubblico e spazi espositivi». Nelle liste collegate «Ritroviamo Polcenigo» e «Insieme per Polcenigo», che hanno vinto, c’è la frase... « – trovare una soluzione per il riutilizzo di Palazzo Zaia, sia per il suo valore storico, che ne fa il cuore del CENTRO, sia perché costituisca il nucleo portante del recupero dell’intero comparto. A tale scopo ci sarà un impegno per l’acquisizione dell’immobile ricercando finanziamenti sovracomunali». L’imponente immobile, sovrastante la Piazza Plebiscito, era stato già qualche anno fa alla attenzione dell’Amministrazione Comunale, più precisamente 137 anni fa. Nell’archivio di famiglia, infatti, ho trovato copia del seguente documento che un mio avo materno, Giuseppe Curioni, indirizzò alla Amministrazione Comunale del tempo.

Corsi e ricorsi

storici PALAZZO FULLINI-ZAIA PRESTIGIOSO EDIFICIO CHE SI AFFACCIA SULLA PIAZZA PRINCIPALE DEL BORGO. COSTRUITO NEL TARDO ‘600 DALLA FAMIGLIA FULLINI, RICCHI COMMERCIANTI E POI ANCHE CONTI DI CUCCAGNA, ZUCCO E PARTISTAGNO (VEDI SCHEDE STORICHE DI EDIFICI DI ERMANNO VARNIER E, DI MAURIZIO GRATTONI D’ARCANO, L’ARTICOLO «L’INCANTO DI UN FEUDO ALL’INCANTO «IN POLCENIGO-STUDI E DOCUMENTI IN MEMORIA DI LUIGI BAZZI, MAGGIO 2002) SI DICE SU PROGETTO DELL’ARCH. DOMENICO ROSSI DI MORCOTE. IMPONENTE PER LA RICCHEZZA DEGLI ELEMENTI ARCHITETTONICI CHE LO CARATTERIZZANO, COME È NELLO STILE DELLE CASE PATRIZIE VENETE, PRESENTA UN AMPIO INGRESSO BALCONATO E, AL PIANO NOBILE, UN SALONE, STANZE DECORATE A STUCCHI E SOFFITTI DIPINTI.

di Mario Cosmo

Al Nobile Signor Conte Giacomo Dr. Polcenigo sindaco del Comune: All’oggetto di conservare al centro di questo paese uno dei suoi principali ornamenti, e procurare al Comune un Locale magnifico, che possa in Esso concentrarsi l’Ufficio di Amministrazione e le scuole tutte, il sottoscritto propone all’onorevole sindaco del Comune l’acquisto del Palazzo Fullini; Esso abbraccia Rimessa, Caneva e Macello, da una parte e di fronte Corte, Stalla, Orto e Scuderia, il suo prezzo sarebbe di appossimative Italiane Lire 10.000. Il prezzo deve essere pagato in un sol volta, ovvero in rate non minori di Lire 2500, entro 15 o 20 anni, verso l’annuo interesse nella ragione del 5%; Possesso imme16

diato e garantito dai Venditori per l’Ipoteche che lo gravitano. Secondo l’opinione dello scrivente questo acquisto offrirebbe al Comune. A. Locali opportuni e decorosi, a sufficienza nel piano Nobile dalla parte di mezzogiorno e sera per l’Ufficio d’Amministrazione. B. Nel medesimo piano verso i monti e levante due locali grandi, ventilati, con lume abbondante, per le scuole maschili di seconda e terza classe. C. L’Ufficio e le scuole sarebbero tra loro divise da un’ampia sala che offrirebbe per le sedute del Consiglio, e le elezioni una impareggiabile comodità. D. La scuola di prima classe e la femminile verrebbero collocate nel primo piano.


Dopo ciò questo stabile darebbe le seguenti utilità 1° Nel terzo piano senza alcuna riduzione e riparo, un’opportunissimo alloggio per le famiglie dei maestri, che unitamente all’uso della cucina e tinello, posti nel primo piano, ed al godimento della corte e di porzione dell’orto, dovrebbero pagare un annuo affitto di It.

Lire

400.00

2° Le sei bellissime camere poste nel piano superiore offrirebbero un annuo affitto di

Lire

20.00

3° Il piano terra, con le camere sopra la rimessa darebbe alloggio per il Cursor Comunale che dovrebbe corrispondere annue

Lire

60.00

4° Si avrebbe l’affitto del macello in

Lire

40.00

5° La rimessa servirebbe per una Bottega e le camere sopra la Caneva un opportuno alloggio per un artiere che darebbe l’annuo affitto

Lire

80.00

6° Piano terra a levante e mezzogiorno colle due stanze (erano il mezzà) offrirebbe alloggio pel bidello

Lire

10.00

– I SUOI AVI PRESENTI A POLCENIGO ALMENO

DELLA CONTESSA ELENA POLCENIGO (PER LA

........... 20.00

Produrrebbe quindi un’annua rendita di It.

Lire

630.00

Si riporta l’annua rendita lorda di

Lire

630.00

Dalla quale si sottrano per spese di Prediali annue di riparazioni annue Totale

Lire

£ 78.00 £ 72.00 150.00

Resta un’annua rendita depurata di It.

Lire

480.00

La quota capitalizzata al cento x cinque forma una somma di

Lire

9.600

Cosiché con un Disavanzo di

Lire

400

Prega lo scrivente che l’Onorevole Sig. Sindaco voglia sottoporre alla considerazione della Giunta Municipale questo informe progetto, ed incaricare tosto l’Onorevole Sig. Ingegnere Dr. Quaglia della redazione di formale e regolare progetto d’acquisto e riduzione per poter trattare con li Venditori, Nobili Eredi Fullini, al più presto, perché non approfittino di altra ocasione di vendita. Polcenigo li 26, 5,1867 GIUSEPPE CURIONI ASSESSORE COMUNALE

Il Palazzo Fullini è censito nella mappa di Polcenigo alli Ni 3066 3067 3095 3149 3150

Casa con portico di Pert. casa casa Scuderia e fienile Orto

0.34 colla rendita di 20 91 24 1.94 Pert. 3.63

GENEALOGIA CFR. LIBRO POLCENIGO-STUDI E DOCUMENTI IN MEMEORIA DI LUIGI BAZZI PAG. 104

Lire

Il Comune avrebbe proveduto ad una assoluta necessità, col massimo decoro, e con soddisfazione generale. Si fa osservare finalmente che nessun locale come questo si presterebbe alla distribuzione delle occorrenti Latrine. Sorge la dificoltà dopo tutto questo, di sopperire alla spesa della radicale sua riduzione, ma lo scrivente ritiene che colla vendita della Casa Comunale, allora inutile possesso, si andrebbe a provvedervi del tutto.

DAGLI INIZI DEL ’700, NOTAI DI PROFESSIONE – SPOSA NEL 1844 TERESA SPILIMBERGO, FIGLIA

7° Medesimo piano verso mezzogiorno e sera il Corpo di Guardia e Magazzino affitto 8° La stalla la rimessa e porzione dell’orto dovrebbero offrire un affitto almeno di

GIUSEPPE CURIONI (1810-1892) GIÀ POSSIDENTE

£ 131.95 21.12 11.83 15.21 8.59 £ 188.70

ED ALBERO GENEALOGIVO ALLEGATO)

Come andò a finire? In quella occasione, non ne sappiamo ad oggi il perché, il Comune non è intervenuto ed il Palazzo è passato in proprietà prima alla famiglia Zaro, dal 1870 al 1888, poi, fino al 1900, alle famiglie Chigi/Giovannelli e quindi agli attuali proprietari, la famiglia Zaia.

Come andrà a finire questa volta? Senza aspettare i posteri speriamo di vedere presto questo Palazzo, come dice bene il mio avo «uno dei principali ornamenti di Polcenigo» riprendere il ruolo economico e di rappresentanza che gli compete.


La Ida [

PARTE SECONDA

]

di Ida Rigo

la ne conta… SOPRA: CON LA MUSSA PERINA, NEL 1952, A POLCENIGO. A SINISTRA: LA IDA A 25 ANNI.

Me mare, mi e me fradel son tornath in Francia. Savè come che l’è, là in’ à lavà pissot me mare con sie fioi. E me pare, i era in dodese fradiei e suors. Uncoi pì de un o doi le femene no le vol. La domìnia me pare al diseva: «Ti, Andreana, ripòsete». Al ciapava i sie fioi e se dheva a dhuià intei prath e al ne giudava a fà le lession de scola. A Nadal ‘ntel camin se trovava doi, tre bagigi, doe naranthe e qualche caramela. ‘L è vignut la guera; me pare ‘l à perdhut dut quant. Son vignudi a stà coi nostre fituai ‘nte la ciampagna de me pare. Von sempre magnàt benon, ma schei no i n’era. I nostri fituai i feva pan ’ntel for a legne e i copava i vedei, chela volta i era boins, i beveva lat de l’armenta. 1943. Bombardamenti, partigiani ecc. ecc. Me nono e me nona i era co’ nealtre in via Geromina. Me pare ’l à deciso da dhì co’ l’organisasion «TOT» in Russia a guadagnà un franco. Me pare ‘l à fat doe guere: chela del 14-18 e la seconda guera mondial. Me pare el parlava sete lingue; la «TOT» lo veva metut in prima linea con tante nathionalità de prigionieri. ’L è stat via tre ains. E la posta no la rivava spes. 1945. Una nót d’invèr, me mare la sent clamà: «Andreana,

Andreana son ca!». Tutti in piè; se dormeva ’ntel blaver. Me pare ’l aveva un pastran russo e al se gratava. Me pare ’l aveva tót 30 rifugiati ’nte la nostra fatoria. I dormeva ’ntel stale. Duth i é vignuth a bussàlo. E dopo al ne à contàt: «Al primo an ere ’ntuna fameia de Kiev; là steve benin, magnave pan bon co’ l’oio de girasol. Ma dopo la «TOT», «S.S.» e la Gestapo i à ordinà che stes coi prigionieri parché ere el capo. E de nót se dormeva un sora ’l altre». E al contava che chi che moreva moreva da fan e no dal freit. «Signore mio Dio fa cessare le guerre nel mondo!...». «Dopo, – al dis me pare Isidoro, – duth i à savùt che la guera l’era finida. E l’è stat la ritirata: un da ‘na banda l’altro da l’altra». E me pare al se à trovà misol ch’el ciaminava su ’na strada da tante ore gelada e plena de neif. Nol ’veva orloio, nol saveva che ora che l’era. Pore on!... E nol saveva dove che ’l dheva; ’l à tiràt fora dal pastran russo ’na crosta de pan. ’L aveva freit e scominthiava l’imbrunì. A un therto momento passa un camion, «Jesus, te ringrathio...». Me pare el riconos che i era bersalieri italiani. Al thia pì ch’el pol: «Son taliàn! Son taliàn!». Al camion che ’l deva pian al se ferma; i tol sù me pare. «E dopo – 18

el diseva me pare – no me ricorde de gnent. Me soi trovàt ’nte un ospedal e i me curava; ere congelàt e i me à dat da magnà. Dopo i me à mandàt ’ntun ospedal a Karlesmhe e da lì soi vignùt a ciasa su un treno merci». Al podeva morì, ma Gesù ’l à vedùt che ’l era un on bon. I me noni i era in via Geromina. Me nona, vist che ’l era un bon pastran russo de lana, l’à dita: «Sato che bele e quante s’ciapinèle che fathe, Andreana! Vae a mètelo a moio ’ntel fos.» L’indoman, Mare mea santissima!... Vae par tò al pastran russo: cuert de pidòi de guera! «Nona, nona, vien a vede!». Me nona l’ à dit: «’L è pidòi bianchi co’ la cros negra su la schena. ’L è pidòi de guera, nina!...». L’avòn brusàt! Gigi e la Santa i dheva su e dho da Dardac a Sathil. In via Geromina se aveva tredese bestie ’ntel stale e ancia ’na bela musseta, la Perina. Mi veve tanta gola da dhì sù a Dardac cò la careta e la Perina. El nostre fitual al me prepara la mussa e la careta e mi, contenta, monte su. «Paronthìna, se no la va la i dàe do tre sbachetade!» Mi sì pensave a le sbachetade: ere contenta da dhì in careta! Veve fat un bel toc de strada. Dopo un toc la s’à stufàt: Frrr! La se buta par tera! E mi: «Pore be-


stia, l’è dhuda in svanimento!». Desmonte dhò, carethe la Perina e thie: «Sù, Perina! Sù, sù, Perina!» e torne a carethala. «Pore bestia, la sta mal!». La dhent ‘ntei ciamp chi rideva, chi se scoconava! E mi ài thiàt: «L’è dhuda in svanimento!». La dhent la rideva de pì anciamò. E i me à it: «Nina, dài do tre bone sbachetade, la se tira sù». L’ai fat. Eco, la se à tiràt sù (se veit che la stava meio), ma, apena che ere in careta la torna a sbufa e la se buta dhò. ’Sta volta sì che l’è dhuda in svanimento! Ere disperada. «Cossa faio ades?». Torna a dà sbachetade e la se tira sù. Fioi mies, dopo un toc la torna a butàsse par tera. Ai vedùt Dardac in cartolina! Passa un on che se cognosseva. «Ida, la guide mi.» E mi i ài dit: «Porteme a ciasa da me mare!». Rivada a ciasa ài contà a me mare che la Perina l’era dhuda in svanimento tre volte. Duth che i ridea, che i me toleva in giro. Da chel dì ài dita: «Basta musse par mi!». E i ains i è passadi. L’invèr se dhuiava spes a la tombola ’ntel stale de la Giovana Caporal. La Resi l’aveva el cartelòn. ’Ntel stale ’l era cialt e la starnidura de le bestie l’era de foie de ovre, le saveva da bon. E i ains i passava. Se pensava ai morosi. Co me nona se dheva ’ntel stale, l’inver, de me agna Silia, mare de la Gemma. La Gemma la me veva dit: «Se te plas un fantàt, te tòcia dài la cariega». Me plaseva chel de Pala, Ferruccio Zambon. E i vigneva in fila Ferruccio e Alfredo Zambon. Da la via Geromina dheve sù a Dardac in bicicleta. Ma fermave ’nte la contrada de la Rossa e rivava Checo, chel de Cucola che ’l stava in via Riveta, al me diseva: «Ida, soto ca? Voto che te la conte giusta? ’Na volta i fantath i aveva le scarsele plene de florun e i ciantava «Il cacciatore del bosco» pa le contrade; uncuoi i à le scarsele plene

de schei e i è col muso duro!». Ài dita: «L’è vera chista ca, Checo! Soi vignuda sù parché se bala da Cilo Colus, col gramofono. Tasòn; no i à da savè nissun!». Ancia in timp de guera se balava de scondiòn. Guai se i lo saveva! A me suor Linda i plaseva balà; la partiva a piè, in banda la ferovia, da S. Odorico fin a S. Luthia e dopo la ciapava i trois fin a Dardac da so nona. Me nona co vigneva Ferruccio no l’era mea tant contenta! La me diseva: «Lui nol è par te e ti no te sò par lui! Ti, Ida, te

ALLA SANTISSIMA NELLA PRIMAVERA DEL 1954.

varda al gial, ma bisogna vardà ancia al puliner!» e mi taseve. Ere su la terassa dei me noni e vedeve Ferruccio e Alfredo che i dheva in dho. Ai clamat la Gemma: «Gemma, i é dhudi dhò!» E a me nona: «Nona, dame al vaso del lat che vae a tò al lat co’ la Gemma». Me nona: «No ocor, in’ ài abastantha!». «E ma mi, nona, voi risi col lat». «Alora ciapa al vaso e va in lateria.» Me nona la tirava la lana de feda, benon lavada, coi scardath de fer e dopo la filava col fus. Savèo che glen da lana, cialda! La feva i caltheth. Un dì la dis a Bepi Carlon Salute, so nevodo: «Vinto, Bepi, a solthame la blava del ciamp de la Lama?». «Vigne, vigne, agna Santa!». Me nona la s’inciaminava bonora ’ntel ciamp de la Lama co’ la 19

sapa (volèo che la parte co’ le man in man?). Ale thinque la cominthiava a sapà; al sol al vigneva sù e sù. «Vae dintor co’ Bepi! Se sa, ’l aveva el stale da finì». Al ciamp a le diese ’l era sapàt. «Soto ca, Bepi? Ai beldhà finìt; voto che stae ca a vardà le mont?» Me nona Santa la riva a ciasa e la se met a thiàme: «Ida, cossa àto fat? Ah, le me pite! Cossa èlo? Ah, Maria, la me à copà le pite!». Veve vist ’nte la vetrina ’na soto sgnapa; no la me plaseva, cussì i la veve butada a le pite.

LA IDA CON I SUOI FAMIGLIARI NELL’ESTATE DEL 1958.

Le pite le era cioche; le ’ndeva da ca e de là, ma no l’è morte. 1937. Me nona la ciantava ancia; la se tirava dongia la cuna de Alfredino e la ciantava: Nina nana, bambin de cuna che la nona la se consuma, che la giata la miagolèa, che la pita la scocodèa. Al me nino al se ’ndomenthava a la Ida la dheva a duià schei. 1946. Al me bon papà ’l è tornà via par guadagnà un franco par la fameia, in Inghilterra come capo cantier e dopo in Svizzera. In Svizzera al ne à fat dhì mi e la Iolanda. Mi ’veve sempre chela idea da studià da infermiera. La Iolanda l’era sarta e la creava modei de vestiti e l’ è ’na gran poetessa. CONTINUA...

[

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I BAMBINI CON I LORO GENITORI DOPO IL PRIMO INCONTRO CON GESÙ. I NEO COMUNICATI SONO DA SINISTRA GIANLUCA LUCCHETTA, FEDERICA SANTI, PIER GUGLIELMO VENTURATO, SERENA CERON, MAURO PETRETTI, VALENTINA BELLEBUONO, MARCO BORTOLINI, DAVIDE BOEM E MANUEL DEL MASCHIO. LI ACCOMPAGNA LA CATECHISTA GIANFRANCA PORTALUPPI.

La comunità

in festa di Gianfranca Portaluppi

La comunità di Dardago e Budoia il giorno 30 maggio 2004 alle ore 10,30 ha festeggiato i ragazzi che ricevono il Sacramento Eucaristico, durante la S. Messa celebrata da don Adel nella chiesa di S. Andrea a Budoia. La celebrazione è stata intensa e toccante, particolarmente al momento centrale della Messa (Incontro con Gesù nell’Eucaristia). I bambini erano intorno all’altare, come gli apostoli con Gesù nell’ultima cena. I genitori dietro di loro come angeli custodi, Dio ha donato loro questo bene prezioso, responsabili della crescita e educazione, hanno scelto di educarli nella fede in Cristo e con il sacramento del Battesimo sono diventati figli di Dio e i nostri fratelli, ed ecco che chiedono per i loro figli l’incontro con Gesù (Eucaristia) il primo di tanti altri. La chiesa era gremita di parenti e paesani a condividere la gioia dei ragazzi. La cerimonia è stata ravvivata dal coro, tutti si sono impegnati. I genitori emozionati dietro i loro figli li guardavano con gli occhi lucidi. La domenica prima della Comunione i bambini con i genitori, hanno partecipato al Ritiro Spirituale nella sede «Madonna pellegrina» di Pordenone. La giornata è stata serena, abbiamo condiviso il pranzo e discusso sulle nostre incertezze e preoccupazioni, sul futuro dei figli e della comunità. Il ritiro spirituale con i genitori è stato preparato da don Adel e il catechista Guido Stella, che gentilmente ha dato la sua disponibilità e la testimonianza, di quanto una persona può cambiare mettendo al primo posto Gesù. Il peso della famiglia e del lavoro diventa leggero, cambia il senso della vita. Il ritiro spirituale dei bambini è iniziato con la proiezione di diapositive inerenti alla parabola del chicco di 20

grano, riflessioni e provocazioni fatte dalle catechiste Gemma Taverna e Gianfranca Portaluppi. La Messa è stata preparata dai bambini anche le preghiere, tutto si è svolto con gioia e armonia. Durante l’anno i genitori hanno partecipato a tre incontri con argomenti di riflessione. Il primo argomento era inerente alla Riconciliazione: Gesù ci parla. Parla Gesù tramite le testimonianze e gli scritti, il vangelo: (Gesù dice io sono la via e la vita, chi crede in me vivrà in eterno). Dice ancora con le parabole: (se una sola delle mie pecore si perde, lascio tutte le altre per salvarle). Gesù è venuto per chi non crede, per chi è disperato e oppresso, per chi ha il cuore duro. Gesù dice: (avete visto un medico che cura uno che è sano, se mai curerà uno che è ammalato). Il secondo argomento era inerente all’invito che fa Gesù: Gesù c’invita a seguirlo. Siamo troppo orgogliosi e poco fiduciosi da riporre la nostra vita in Gesù. In che modo possiamo seguirlo? Accettiamo il suo invito? Che posto occupa Gesù per noi? Cerchiamo di cambiare le nostre abitudini che ci portano ad allontanarci da Lui? Perché l’Eucaristia, perché sempre? Ci amiamo veramente, amiamo il prossimo? Il terzo argomento era inerente a Gesù che si fa scoprire: Gesù ci ascolta. Nel vangelo Gesù ascolta chi soffre e cerca chi si perde. La preghiera fatta con cuore sincero è il filo diretto che ti porta a Dio. La parola di Gesù è la chiave che apre la porta del cuore. Questa è solo una piccola parte delle riflessioni, fatte dai genitori durante gli incontri e, spero tanto, che siano state d’aiuto e di stimolo a continuare a condividere con la comunità il senso della vita in Gesù nostro salvatore.


Il 12 e il 13 giugno si svolgono le elezioni amministrative. Per la prima volta siamo chiamati a votare anche nella giornata di sabato. L’affluenza nei nostri paesi è buona anche se non si raggiungono le alte percentuali delle elezioni del passato. Per quanto riguarda le elezioni comunali si assiste ad una novità: l’«apparentamento» di due liste che appoggiano uno stesso candidato sindaco. Di seguito riportiamo i risultati di questa tornata elettorale.

LA GIUNTA COMUNALE AL COMPLETO. DA SINISTRA: MAURIZIO CARLON, BARBARA MARIA GIANNELLI, IL SINDACO ANTONIO ZAMBON, IL VICE SINDACO GIACOMO DEL MASCHIO E PIETRO IANNA.

Son dudi a votà COMUNALI Lista Uniti al Centro per Budoia Budoia Democratica Proposta Civica Impegno Democratico Schede bianche Schede/voti nulli

(A) (A) (B) (C)

Totali

Voti

%

Composizione del nuovo Consiglio Comunale

446 386 330 91 31 35

33,81 29,26 25,02 6,90 2,35 2,65

Sindaco eletto: Zambon Antonio Candidati sindaco eletti consiglieri: Bastianello Giancarlo, Scussat Massimo

1319*

100

Uniti al Centro per Budoia · Ianna Pietro, Del Maschio Giacomo, Bortolini Renato, Fregona Davide Budoia Democratica · Giannelli Barbara Maria, Carlon Maurizio, Carlon Omar Proposta Civica · Basso Luigi, Zambon Cristian, Foscarini Novino

(A) Candidato sindaco: Zambon Antonio (B) Candidato sindaco: Bastianello Giancarlo (C) Candidato sindaco: Scussat Massimo * Altri 176 voti sono andati ai soli candidati sindaci, senza voto di lista.

Il sindaco ha scelto i seguenti Assessori: Del Maschio Giacomo (Vice sindaco), Ianna Pietro Giannelli Barbara Maria, Carlon Maurizio.

PROVINCIALI

EUROPEE

Lista

Voti

%

Margherita Forza Italia Democratici di Sinistra Lega Nord UDC Alleanza Nazionale Cittadini per la Pace Cittadini per il Presidente Pensionati Italia dei valori Altri Schede bianche Schede nulle

211 209 203 183 115 95 68 51 38 24 85 58 39

15,30 15,16 14,72 13,27 8,34 6,89 4,93 3,70 2,76 1,74 6,16 4,21 2,83

1319*

100

Totali

* Altri 117 voti sono andati ai soli candidati presidenti, senza voto di lista.

21

Lista

Voti

%

Uniti per l’Ulivo Forza Italia Lega Nord Alleanza Nazionale Rifondazione Comunista UDC Feder. Verdi Lista Pannella Italia dei valori Altri Schede bianche Schede nulle

424 326 167 104 78 57 43 40 31 85 52 36

28,36 21,81 11,17 6,96 5,22 3,81 2,88 2,68 2,07 9,16 3,48 2,41

1495

100

Totali


UN ACCORATO APPELLO AI LETTORI

Se desiderate far pubblicare foto a voi care ed interessanti per le nostre comunità e per i lettori, la redazione de l’Artugna chiede la vostra collaborazione. Accompagnate le foto con una didascalia corredata di nomi, cognomi e soprannomi delle persone ritratte. Se poi conoscete anche l’anno, il luogo e l’occasione tanto meglio. Così facendo aiuterete a svolgere nella maniera più corretta il servizio sociale che il giornale desidera perseguire. In mancanza di tali informazioni la redazione non riterrà possibile la pubblicazione delle foto.

’N te la vetrina

NELLA FOTO: ANNO SCOLASTICO 1948/49, CLASSI PRIMA E SECONDA, DARDAGO, MAESTRA SILVANA. PRIMA FILA IN ALTO DA SINISTRA: RENATO ZAMBON BISO, CORRADO ZAMBON TARABIN, PAOLO BOCUS FRITH, GIULIO (?), GIANCARLO BOCUS FRITH, RENATO RIGO BARISEL, BRUNO ZAMBON TRUCIA, EMILIO NAIBO, VALERIO ZAMBON PALA. FILA CENTRALE DA SINISTRA: GERMANO ZAMBON TARABIN, GINO PELLEGRINI PANTHA, ENRICO SPINA TAVAN, GRAZIELLA CECCHELIN TRANTHEOT, WANDA GAMBARINI PUINA, LUISA BOCUS FRITH, PAOLO ZAMBON PINAL. FILA IN BASSO DA SINISTRA: RITA ZAMBON TUNIO, CARLA PARMESAN THELOT, LUCIANA VETTOR CARIOLA, SILVANA ZAMBON PALA, LUIGINA ZAMBON (?) PINAL, ADA ZAMBON PINAL, LUIGINA ZAMBON THAMPELA, PIERA ZAMBON SCLOFA, GIOVANNA ZAMBON THAMPELA, BRUNA CECCHELIN TRANTHEOT. (FOTO DI PROPRIETÀ DI GIOVANNA ZAMBON)

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DARDAGO 1951: GIANNI E PIETRO, «COSTRUTTORI» DI CARRETTI, CAMPANILE E CANONICA. (FOTO DI PROPRIETÀ DI MARIA RIGO MOREAL)

I SOLDATI DEL COMUNE DI BUDOIA COINVOLTI NELLA TERRIBILE ESPERIENZA BELLICA. (FOTO DI PROPRIETÀ DI LETIZIA FEDRIGO DEL MASCHIO)


L’angolo della poesia CARA L’ARTUGNA

SOLITUDINE

Cara l’Artugna, che se vede ancora dopo un fià temp che no la me rivava, a ricordar la dhent e i luoc sì cari, un là che la vita nostra se passava.

Una stradina sale contorta fra poche case di pietra; per essa, sotto il peso di una gerla carica di legna, una donna anziana, segnata dalla fatica. Ormai il sole sta scendendo dietro le montagne; l’aria è fresca. Depone la cesta ed entra contenta in quel casolare dove la polenta sta sbuffando sul fuoco. Qualche giro ed è pronta in tavola, povero cibo di montagna, unito ad un pezzo di formaggio e un po’ di burro. Di fronte a lei una sedia vuota, assenza di una presenza con cui era solita condividere la vita di ogni giorno, verso cui andava tutta la sua attenzione, il suo amore. La sera trascorre in quel silenzio dove ogni cosa le parla di lui, anche quel letto dove erano soliti assopirsi dopo le fatiche del giorno. Si corica così in quella stanza illuminata dalla debole luce della luna, inviando verso il soffitto un tenero bacio a quel marito, ... anche se non c’è più.

Bela ‘sta volta, fata coi colori e con notizie nuove ancor pì bele, co Padre Marco proclamàt beato, in tempi duri sempre a Dio fedele. Quanta arte e che passion par nostre glesie, che dhent puoreta volea che fosse bele e grande e le impleniva a le funthiòn, co messe e vespri, funthiòn tanto bele. Plase veder la storia dei lavori fati con arte e col pi grant amor, muciando i puoci schei che ognuno dava, pa far bela la casa del Signor. Me plas ància veder le bele foto, che ricorda persone a tuti care, un modo pa’ restar sempre leadhi e in ogni temp savesse sempre amà. PADRE LUIGI RITO COSMO

PER UN ATTIMO Il mare è tuo piedistallo, ma chi sei tu, qui davanti e d’intorno, totale e senza nome? Siamo estranei in silenzio. Posso far domande a te che non ti presenti e sei tutto esibizione? Somma di tutti i nomi?

14 OTTOBRE 1993

DON FRANCO MARTINI

Le tue brezze mi toccano, Dio e siamo uno, per un attimo solo. Un fremito. Il mare vede e non spiega nulla di te, ti sostiene e aspetta che io capisca. ANNA PINÀL

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Lasciano un grande vuoto...

Maria Dal Col Bastianello

Giovanni Zambon

È già trascorso un anno da quando Maria Dal Col Bastianello ci ha lasciato. A Dardago la ricordano in molti, con simpatia, come anche i suoi amici di Roma, dove ha speso buona parte della vita. Le figlie con profondo rimpianto, in unione a tutta la famiglia, le hanno dedicato una Santa Messa di affettuosa memoria.

Nonno Giovanni ci ha lasciato alla bella età di 93 anni, il 17 gennaio. Era un uomo rispettoso, devoto e instancabile lavoratore; affettuoso e paziente con i nipoti e i pronipoti. In tutti noi ha lasciato un grande vuoto. Lo ricordiamo con affetto.

Cronaca Cronaca

I FAMIGLIARI

Viva i fumeti!

Creatività, abilità grafiche e capacità di lavorare in gruppo hanno premiato i giovani fumettisti di casa nostra: Silvia Signora, Matteo Signora, Irene Panizzut e Eugenio Belgrado, che hanno vinto il primo premio ex equo al Concorso per ragazzi «Viva i fumetti», bandito dal Comune di Pordenone e dall’Associazione Vivacomix. Per il prossimo numero ci hanno promesso un assaggio dei loro disegni. Complimenti, ragazzi! I FUMETTISTI DI CASA NOSTRA. DA SINISTRA: MATTEO SIGNORA, EUGENIO BELGRADO, IRENE PANIZZUT E SILVIA SIGNORA.


ATTORNO ALL’ALTARE APPENA INAUGURATO, IL GRUPPO ALPINI DEL COMUNE IN MEMORIA DI QUANTI NON SONO PIÙ PRESENTI.

Nóf altar a Val de Croda

Nel 1984 l’allora Capo Gruppo degli Alpini Nando Carlon, proponeva l’erezione di un Cippo a tutti i Caduti, in località Val de Croda, sopra l’abitato di Dardago, luogo caro alla nostra gente, in un periodo di miseria, ove mancava tutto; da lì, partivano per la fienagione e il taglio dei boschi, cosa ormai andata in disuso, vuoi anche per il poco amore per la montagna. Dopo vent’anni, l’attuale Direttivo, presieduto da Mario Andreazza, per ricordare il sacrificio di quanti hanno sacrificato la vita per la Patria, ha ritenuto di innalzare un altare in pietra, benedetto da don Adel, il 2 maggio sotto una pioggia insistente che però non ha rovinato la suggestiva cerimonia, che per necessità, è stata celebrata sotto il patio del ristorante «il Rifugio» con la gente sotto i capienti ombrelloni messi a disposizione dal gestore. Con il sindaco Antonio Zambon, erano presenti il vice Comandante dei Carabinieri di Polcenigo mar.ca. Dino Rampazzo e il Presidente della Sezione A.N.A. di Pordenone cav. uff. Giovanni Gasparet. Presente anche una delegazione del gruppo gemellato di Milano Crescenzago. Per gli Alpini del Gruppo un altro tassello importante va

a comporre un mosaico di volontariato e di amore per la comunità, volto a tenere alto non solo il prestigio dell’Associazione ma anche a salvaguardare quei valori ed ideali importanti per non dimenticare la nostra storia, le nostre tradizioni, i nostri avi. Un grazie sentito va a quanti hanno lavorato e in modo particolare all’Alpino Alfredo Zambon per aver creato con le sue mani la croce e la targa in bronzo (cappello alpino con la penna mozza) posta sul frontale dell’altare. MARIO POVOLEDO

Regole nóve in Comun

È stato approvato il nuovo regolamento comunale di polizia urbana, mentre ha subìto delle modifiche quello di polizia rurale. Nel primo, esplicitate in 49 articoli, si evidenziano le norme che regolano il vivere civile: dalle qualità dell’ambiente urbano alle attività rumorose, dalla sicurezza nei centri abitati alla tutela degli animali. Ne citiamo alcune. È obbligo: tenere costantemente puliti tutti i luoghi privati in vista al pubblico, i portici, le scale, i cortili; salvaguardare il decoro e l’immagine urbana; in caso di nevi26

cate, i proprietari sono tenuti a sgomberare dalla neve gli accessi alle proprietà private senza riversare sul suolo pubblico la neve dei cortili. Altre disposizioni riguardano il divieto di trasporto di materie liquide e solide provenienti da fognature. È vietato l’utilizzo di macchine e attrezzi rumorosi dalle ore 22.00 alle 7.00 del mattino e, nei mesi estivi, anche dalle 13.00 alle 16.00, per il riposo pomeridiano. È pure vietato bruciare rifiuti di giardinaggio ad una distanza inferiore a 100 metri da abitazioni e strade. In tutto il territorio comunale è vietato maltrattare, molestare e abbandonare animali domestici. Chiunque vìoli le disposizioni è soggetto a sanzioni che variano dai 25 ai 500 euro. Ben 53 sono gli articoli del secondo regolamento che trattano norme collegate a pascolo, caccia, pesca, alla proprietà. Altre disposizioni riguardano acqua, strade, fossi, piante.

Un per de scarpe a paron Sempre attiva è la collaborazione delle nostre parrocchie alle iniziative umanitarie proposte dalle missioni diocesane. Lanciato dalla signora Lora Quagiotto della


Parrocchia del Sacro Cuore di Pordenone, la domenica delle Palme, l’appello alla partecipazione al «Progetto scarpe», il cui obiettivo consisteva nel dotare ogni bambino della missione di un paio di scarpe con l’inizio della scuola, è stato colto con generosità dai parrocchiani. Dalla missione la religiosa responsabile esterna il suo entusiasmo con la seguente espressione: «Desidero ringraziare di cuore tutte le buone e brave persone che hanno risposto a questo nostro appello…». Non dimentichiamoci che le parrocchie sono coinvolte già da sei anni nel progetto «Adozioni a distanza». Chiunque può partecipare all’iniziativa con il contributo di 5/6 euro al mese. E.A.

Bravi, canais!

Ottima rappresentanza budoiese alla Libertas di Porcia. Appassionati di pattinaggio fin da piccolissimi, Matteo Signora e i fratelli Elisa e Luca Bocus giocano con la Libertas di Porcia, allenata da tredici anni dal pattinatore azzurro pluridecorato, Elio Zonca, pure nostro compaesano per aver sposato Edda Zambon, campionessa di velocità sul ghiaccio. Elisa è al suo primo anno a livello competitivo e fa ben sperare dopo essersi classificata al 2° posto nella gara svoltasi in questi giorni a Occhiobello mentre Luca e Matteo sono oramai degli esperti conoscitori di podi. Quest’anno, il veterano Matteo conquista il quinto titolo di campione regionale di corsa su pista e strada; correndo sulle cinque ruote in linea, giunge primo nelle varie distanze e si classifica per la partecipazione ai campionati italiani che si tengono a Bellusco

PER QUEST’ANNO SCOLASTICO I RAGAZZI DELLA MISSIONE, SODDISFATTI, POTRANNO CALZARE IL LORO PRIMO PAIO DI SCARPE.

(Mi), nel mese di giugno. Ha modo di confrontarsi per la prima volta su scala nazionale e molto dignitosamente riesce a raggiungere un posto a metà della classifica nazionale. Questo successo è la somma di altre affermazioni. Matteo vinse il suo primo titolo regionale nella Categoria Giovanissimi, nel 2000, appena un anno dopo il suo ingresso in squa-

dra. Nei due anni successivi confermò il titolo nella Categoria Esordienti, partecipando a cinque trofei nazionali e a uno internazionale, e nel 2003 in quella dei Ragazzi, fino ad arrivare a quest’ultima vittoria che gli ha aperto nuove esperienze sportive a livello nazionale. In attesa di altri successi, a tutti e tre congratulazioni ed auguri!

I COMPONENTI DELLA SQUADRA BUDOIESE DI PATTINAGGIO – MATTEO SIGNORA, ELISA BOCUS E LUCA BOCUS – CON IL LORO ALLENATORE, SIGNOR ELIO ZONCA E I LORO GENITORI, ALLA GARA DI OCCHIOBELLO. (FOTO DI MANLIO SIGNORA).


Da Budóia in Quatar

Inno alla vita

PRIMO RUI CON LE MAESTRANZE LOCALI, CHE HANNO SUBITO FRATERNIZZATO CON LUI, CREANDO UN’ATMOSFERA DI COLLABORAZIONE.

Una nota azienda di Fiume Veneto specializzata nella progettazione e costruzione di mezzi leggeri e pesanti per il settore rifiuti urbani, ha inviato negli Emirati Arabi, e più precisamente alla città di Doha, capitale del Quatar, alcuni mezzi per il lavaggio e la disinfezione dei cassoni porta rifiuti, inviando sul posto un nostro concittadino per istruire il personale locale e per collaudare secondo le loro vigenti disposizioni in materia i mezzi richiesti. Per questo delicato incarico si è recato nel Quatar il nostro concittadino Rui Primo, dipendente

Sono Alvise Busetti Caporal Giachetina, ho ricevuto il S. Battesimo il giorno 11 luglio 2004.

Lucia Vuerich e Manuel Brotto nel giorno del loro matrimonio svoltosi il 19 giugno a Budoia.

Sono 60 gli anni di matrimonio per Rosina Ariet e Alberto Collela. Congratulazioni e auguri dalle sorelle e dai nipoti tutti.

Sofia Sanson riceve il battesimo da don Adel tra le braccia della madrina e sotto gli sguardi amorevoli di mamma Chiara e papà Alessandro.


tecnico della suddetta azienda. Dovendo tra breve ritornare sul posto per ulteriori motivi di lavoro, formuliamo sentiti auguri a Primo per il suo viaggio in Quatar. FORTUNATO RUI

Umberto Coassin e Aldo Del Maschio. La redazione augura al nuovo direttivo un proficuo lavoro nella speranza che un sempre maggior numero di giovani entrino a far parte della famiglia dei donatori di sangue.

AFDS Budoia – Santa Luthia La sezione di Budoia-Santa Lucia dell’AFDS rinnova il consiglio direttivo. Presidente è Pietro Zambon; vice presidente Pietro Del Maschio; rappresentante dei donatori, Eligio Carlon. Consiglieri: Valerio Arlati, Maurizio Carlon, Flavio Del Maschio, Gian Pietro Fort, Fabio Scussat. Revisori dei conti sono

«Conosciamo il Friuli» co’ la Pro Loco Domenica 2 maggio 2004 la Pro Loco organizza una gita a Villanova e Bordano nell’ambito delle uscite «Conosciamo il Friuli». A Villanova scendiamo nelle grotte, impresa abbastanza impegnativa, tanto che alcune persone vi rinun-

ciano. Ci rechiamo poi a Tarcento per visitare il duomo che, purtroppo, è chiuso. Arriviamo a Bordano con mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia. Nel paesino, famoso in tutto il mondo per i dipinti sulle facciate delle case, è stata recentemente costruita la «Casa delle farfalle», dove i fantastici lepidotteri provenienti da tutto il mondo ritrovano il loro habitat naturale riprodotto nei fedeli dettagli. L’ultima tappa è Venzone, dove troviamo un po’ di pioggia che non ci impedisce la visita al duomo e alla pittoresca cittadina medievale, duramente colpita dal terremoto del 1976 e magistralmente ricostruita. MARTA ZAMBON

Congratulazioni a Bruna Fabbro e Umberto Coassin per il raggiungimento del loro 40° anniversario di matrimonio, attorniati dall’amore dei figli e dei nipotini.

Il 5 gennaio, Vincenza Ianna Del Zotto ha spento le 90 candeline. A festeggiarla i figli Costantina e Graziano con i loro famigliari; si è unito con il cuore alla festa anche il terzo figlio, Giovanni, impossibilitato a raggiungerla. Girolamo Zambon (Momi Pinal Riveta) con la moglie Maria Dematteis nel 56° anniversario di matrimonio.

Auguri dalla Redazione!


Cara l’Artugna, sono Loredana Carlon Fassiner, figlia di Oscar e della «maestra Eutimia». Da tantissimi anni ci siamo trasferiti a Genova e da casa nostra passavano spesso i compaesani che si imbarcavano per il nord e sud America. Ora ho saputo che il comune di Genova, in concomitanza di Genova 2004, città europea della cultura, organizza un museo permanente dell’emigrazione. Infatti dal porto di Genova, dalla fine dell’800, si sono imbarcati circa 4.000.000 emigranti provenienti da tutta Italia. Per questo museo cercano documentazioni che vanno dalle fotografie, alle lettere, alle carte d’imbarco, a qualsiasi altra cosa inerente all’emigrazione. C’è qualcuno interessato a partecipare all’iniziativa? Leggo sempre la rivista che arriva alla mamma e mi piacerebbe che con le copertine faceste un bel poster da appendere. Pensate potrebbe essere fattibile? Un affettuoso saluto a tutti. LOREDANA CARLON FASSINER

P.S. Dimenticavo una cosa essenziale, gli indirizzi!

Tanti cari saluti e auguri a tutti MARIUCCIA ZAMBON-GERENZANO · VARESE

Complimenti vivissimi per il lavoro svolto. È stupendo! Grazie a tutti. FLAVIA ZAMBON · MILANO

Grazie di cuore per l’Artugna BRUNO E SANDRA VAGO · BUDOIA

Quando nella mia casa arriva l’Artugna è come se entrasse un raggio di sole. Questa luce mi unisce a voi. Grazie. MARIO FORT PITUS · MILANO

Con l’augurio più cordiale di un buon lavoro. Un altro anno con noi. Munsingen, 4 aprile 2004

Cara l’Artugna, continua nel tuo cammino per tanti anni ancora, ed io sarò sempre contenta di riceverti con tanta nostalgia anche qui in Svizzera. Invio il contributo per l’abbonamento. Nell’attesa del prossimo numero, ricevete, voi tutti della redazione, i miei cari saluti. Bravi! CARLA DEL MASCHIO

Autorità portuale di Genova Ufficio Stampa Tel. 0039 010/2412330 Fax 0039 010/2412397 emigrazione@porto.genova.it www.porto.genova.it

[...dai conti correnti]

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Genova, 17 maggio 2004

Cara Loredana. Pubblichiamo volentieri la sua lettera sperando che qualche nostro lettore sia interessato ad inviare a Genova documentazione sull’emigrazione. È certamente interessante l’idea di creare un museo dell’emigrazione. Gli italiani sono stati per decenni un popolo che cercava lavoro in terra straniera anche oltre oceano. Ora, per fortuna, l’emigrazione è solo un ricordo. Non bisogna dimenticare! Il museo serve anche per questo. Come redazione ci impegnamo a fornire quanto abbiamo in archivio che riguarda l’emigrazione «nostrana» attraverso il porto di Genova.

Grazie, signora Carla. Sono proprio le attestazioni di affetto dei lettori – come la sua – che ci spronano a proseguire. Contraccambiamo i saluti. 30

SILVANA BOCUS PISU · SUSEGANA

In memoria di Giuseppe Bastianello. MARIA VIDALE BASTIANELLO · VENEZIA

A tutti tante cose belle. MARIA ANGELIN · TRIESTE

In memoria dei propri cari defunti. CAMILLO ZAMBON · TRIESTE

In memoria di Ferdinando Rigo. NATALE DE MARCHI · SANTA LUCIA


festeggiamenti PER L’ASSUNTA PROGRAMMA RELIGIOSO SABATO

14 ore 17.00 ore 18.00

DOMENICA 15 ore 10.30

Confessioni Santa Messa Prefestiva Messa solenne accompagnata dalla corale «S. Maria Maggiore»

PROGRAMMA RICREATIVO SABATO

7 ore 21.00 · in piazza Esibizione del Gruppo Folcloristico «Terghi» di Tblisi (Georgia) e del Gruppo Folcloristico Danzerini Maniaghesi DOMENICA 8 ore 21.00 · in piazza Serata danzante con l’orchestra «Alto Gradimento» MARTEDÌ 10 ore 21.00 · in chiesa Concerto d’organo del professor Milko Bizjak (Slovenia) Benedizione della statua restaurata della Madoneta del Brait MERCOLEDÌ 11 ore 20.30 · al campo di bocce di Dardago Torneo amatoriale GIOVEDÌ 12 ore 20.30 · al campo di bocce di Dardago Torneo amatoriale ore 21.00 · in piazza Emozioni in musica con i «Blue Moon» VENERDÌ 13 ore 20.30 · al campo di bocce di Dardago Torneo amatoriale ore 21.00 · in piazza Concerto di canti religiosi a cura del gruppo «Stella del Mattino» SABATO 14 ore 21.30 · in piazza Rappresentazione della commedia Hanno rapito mia moglie a cura delle compagnie teatrali «CIBÌO» e «L’allegra brigata» DOMENICA 15 ore 17.00 · in piazza Giochi popolari per i ragazzi ore 21.30 · in piazza Rappresentazione teatrale Il mondologo di Arlecchino a cura della «Compagnia Attori e Cantori» DAL 7 AL 15 AGOSTO Pesca di Beneficenza presso i locali della canonica. Il ricavato sarà destinato al restauro della Chiesa. Mostra fotografica Paesaggi greci del fotografo Cesare Genuzio presso i locali dell’asilo.

bilancio Situazione economica del periodico l’Artugna

ERRATA CORRIGE Nell’articolo «Le opere di Tita Soldà Maniach» nel n. 101 de l’Artugna, uscito a Pasqua, ho erroneamente attribuito il bassorilievo, che rappresenta una figura femminile che abbraccia un’urna funeraria (non c’era, però la fotografia), alla famiglia di Costante Besa. Correggo: questo bassorilievo appartiene alla famiglia Rizzo Pol. La famiglia di Costante Besa è ricordata con una figura, a dimensioni quasi naturali, di Cristo intero e non a bassorilievo nell’atto di benedire: un’immagine essenziale, sobria ma non comune, forte e non invadente, un Cristo giudice e non inquisitore. LEONTINA BUSETTI

Periodico n. 101

entrate

Costo per la realizzazione + sito Web Spedizioni e varie (bustoni ecc) Entrate dal 1/04/2004 al 10/07/2004 Contributo Comune di Budoia

4.050,00 415,00

Totali

4.465,00

31

uscite 3.579,00 895,50

4.474,50


Pietre, scrigni di vita O La pietra racchiude, conserva, protegge. La vita, radicata ai valori cristiani, sèguita nelle nostre comunità come la spontanea piantina di asplenium viride, divenuta uno dei simboli del nostro ambiente, che continua a fissarsi saldamente nei muri delle antiche cente.


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