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Lettera ad un ragazzo del futuro

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La Cronaca

La Cronaca

punire oppositori politici, ebrei, rom, omosessuali ma anche persone disabili e senzatetto.

Tra gli oltre quattromila italiani internati, si annovera sventuratamente anche il nostro concittadino Angelo Sanson, nato il 13 gennaio 1924, il cui destino purtroppo negò sogni e progetti di vita. Era figlio di Adriano Sanson e di Domenica Panizzut conosciuta come la Nina comare per la sua professione di levatrice comunale lasciatale in eredità dalla madre Caterina Del Maschio. Deportato nel lager come prigioniero per motivi politici, Angelo subì sicuramente le efferatezze perpetrate agli sventurati prigionieri: dal lavoro di quindici ore il giorno, scavando fosse per poi richiuderle, al traino di carri con carichi pesanti costretti e minacciati contemporaneamente a cantare (definiti con sarcasmo umiliante ‘cavalli cantanti’); dalla morte per soffocamento tra gli escrementi ai pericolosi esperimenti medici di vivisezione, di reazioni ad alcuni veleni e vaccinazioni; dal patire gravi sevizie e violenze al sopportare condizioni igieniche e sanitarie tali da favorire epidemie; dal trasporto degli internati ai forni crematori e ad ogni altra sorte di orrori. Ricompensato con cibo scarso, al limite della fame. Angelo fu assassinato il 27 dicembre 1944.

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Ai genitori, uniti al loro secondogenito Daniele Anselmo (Nello per i familiari), straziati dal dolore, non rimasero che cinque cifre impresse nella loro mente: 40093, il numero di matricola dell’amato figlio.

A seguito di quella tragedia, il padre Adriano non visse a lungo, morì a soli sessant’anni nel 1955, mentre la madre continuò ad aiutare le partorienti a dare alla luce i loro figli fino ai primi anni del Cinquanta del Novecento, e nel 1962 si spense a sessantaquattro anni, portando con sé il suo immane dolore.

Nel giorno della Memoria la nipote, figlia di Nello, così ricorda lo zio con suo scritto posto accanto alla Pietra d’Inciampo.

Ciao zio, porto il tuo stesso nome, solo al femminile, e il tuo stesso cognome e, anche se non ti ho mai conosciuto, ti ho sempre ricordato teneramente nelle mie preghiere.

So che questa «pietra d’inciampo» non potrà renderti giustizia per quello che ti è stato tolto, ma so anche che sarà, comunque, motivo di gioia e di consolazione. Ben tornato a casa!

ANGELA SANSON

di Pietro Del Maschio

Riportiamo un pensiero (datato il giorno di Pasqua) scritto da uno studente dodicenne per la commemorazione delle vittime dell’Olocausto, nella ricorrenza internazionale della Giornata della Memoria, il 27 gennaio.

Budoia, domenica 4 aprile 2021 Caro ragazzo del futuro, qualche tempo fa era la giornata della Memoria per ricordare e onorare milioni di persone vittime dell’Olocausto, ed è di questo che ti vorrei parlare...

L’Olocausto fu la persecuzione degli Ebrei durata sei anni; tutti gli ebrei, o le persone riconducibili alla religione ebraica, furono in costante fuga perché appunto perseguitati dai nazisti. Una volta catturati, gli Ebrei erano portati in campi di sterminio dove venivano marchiati per sempre non solo nell’anima ma anche sulla pelle, perché veniva loro stampato col fuoco un numero sul braccio e da quel momento in poi erano privati di tutto: di un nome, dei capelli, dei vestiti, del rispetto e della dignità. Furono anni molto difficili per loro.

Durante questa giornata della

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