Rhino

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L’arma a tamburo del terzo millennio Dopo circa 170 anni, la rivoluzione copernicana arriva anche nel mondo delle armi a tamburo, ribaltando la posizione della canna da sopra a sotto e schiudendo nuovi orizzonti. Dalla Armi Sport, in anteprima assoluta per la nostra rivista, ecco il Rhino nella versione con canna da 4 pollici

testo e foto di Gianfranco Peletti

P

er descrivere correttamente il Rhino è indispensabile fare un breve excursus storico sul revolver e le sue caratteristiche, rimaste più o meno invariate per circa 170 anni. Il primo revolver “moderno” è quello brevettato nel 1836 da Samuel Colt (mod. Paterson), un revolver a singola azione in cui bisognava armare manualmente il cane per potere esplodere il colpo. Altre aziende iniziarono la produzione di questo tipo di arma, con le sole differenze tecniche del senso di rotazione del tamburo e successivamente della doppia azione. Tutte però avevano il tamburo fisso nel castello e, per caricarle e scaricarle, si doveva agire tramite uno sportellino ribaltabile posto

sul lato destro, inserendo o disinserendo un colpo per volta, operazione che limitava molto la velocità di caricamento e scaricamento del revolver. L’evoluzione successiva avvenne nel 1875, con la Smith & Wesson mod. Schofield, un’arma a tamburo con il castello basculante in cui i bossoli venivano espulsi automati-

“Il primo revolver “moderno” è quello del 1836 di Samuel Colt (mod. Paterson), un revolver a singola azione in cui bisognava armare manualmente il cane per potere esplodere il colpo. Altre aziende lo produssero, con le sole differenze del senso di rotazione del tamburo e della doppia azione”

Si notano i perni solidali al tamburo e la forma esagonale dello stesso con le camere di cartuccia in corrispondenza degli angoli

Lato sinistro del Rhino

camente al momento dell’apertura, lasciando le sei camere del tamburo vuote e pronte per essere ricaricate (questo sistema fu successivamente adottato anche dalla Casa produttrice britannica Webley, che lo mantenne in produzione fino alla fine della Seconda guerra mondiale). Ulteriori evoluzioni furono il tamburo ribaltabile, la doppia azione e, verso la fine del secolo, nel 1895, il revolver Nagant. La particolarità di questo revolver è nel tamburo che si sposta in avanti e, grazie a una apposita munizione con un colletto di diametro inferiore a quello della cartuccia e la palla annegata nel colletto, lo fa entrare nella canna. Al momento dello sparo, il bossolo si dilata aderendo alle pareti sigillando la canna garantendo la tenuta dei gas da fuoriuscite laterali, sfruttando tutta la pressione per lanciare la palla. Tale caratteristica ha fatto sì che questa tipologia di revolver sia stata utilizzata fin di recente, in quanto è l’unico che può essere efficacemente silenziato mediante l’applicazione di un appo-

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Armi corte

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058 sito dispositivo sulla canna. Successivamente non sono più state fatte modifiche strutturali, limitandosi ad aggiornamenti in cui però la struttura e la filosofia del revolver sono rimasti praticamente invariati fino ai nostri giorni, in cui entra in scena il Rhino, che è l’oggetto della nostra prova (la sua storia è descritta nel box a parte). Qualcosa è cambiato Quando ho ricevuto l’incarico di recarmi ad Azzano Mella, alla Armi Sport della Chiappa, pensavo ad una prova dove talvolta è difficile scrivere cose diverse dagli altri giornalisti, perché si tratta di armi tradizionali che rientrano in una tipologia consolidata nel tempo. E invece ho avuto la piacevole sorpresa di trovare una vera novità, un’accoglienza e una disponibilità che mi hanno permesso di entrare nella filosofia del progetto. Arrivato allo stabilimento sono stato accolto da Cinzia Pinzoni (la responsabile commerciale) che si è messa a disposizione per mostrarmi lo stabilimento e mi ha fornito tutto il mateLe Rhino 2 e 4 pollici: appare evidente la differenza dimensionale, grazie anche alla ridotta impugnatura in neoprene

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Lo sguscio ambidestro per il pollice in una corretta impugnatura dell’arma

riale necessario per l’articolo, unitamente all’architetto Antonio Cudazzo (l’autore dell’idea di quest’arma) e Riccardo Bonometti, il responsabile dell’assemblaggio e montaggio del Rhino. L’arma da provare è un’anteprima assoluta, in quanto si tratta del nuovissimo modello con canna da 4 pollici, catalogato proprio in questi giorni, che dovrebbe essere commercializzato in Italia verso la fine di settembre di quest’anno. Aperta la scatola, ci si rende conto che la forma e la fisonomia sono quelle tipiche di quest’arma ma qualche cosa è differente. Estratto il Rhino dalla custodia, rimango colpito dalla sua leggerezza che contrasta con l’aspetto solido e massiccio; solo dopo averlo impugnato, osservandolo da vicino, capisco che cosa mi aveva colpito a prima vista. Dove normalmente c’è la canna vi sono invece due ampie finestre in una bindella che è quella della linea di mira. Pri-

Il segnalatore “a bandierina” segnala il cane armato e sporge per consentire di controllare in modo tattile in caso di luce insufficiente

ma di fare altre osservazioni, metto in pratica il primo fondamentale della sicurezza (“Non esistono armi scariche se non dopo avere verificato di persona”), ribaltando il tamburo verso l’esterno per verificare che non contenga cartucce e qui trovo un’altra differenza. Anziché il solito pulsante a slitta da spingere o da

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059 Tre uomini e un’idea La storia ha inizio nel 2002, quando Emilio Ghisoni, che è l’ideatore del Rhino, sottopone al suo amico, architetto Antonio Cudazzo l’idea di realizzare un revolver di tipo completamente nuovo e rivoluzionario. Ghisoni è un inventore noto nel mondo delle armi per avere dato alla luce progetti innovativi come l’Mtr8, il 2006, l’autorevolver e alcuni prototipi di semiautomatiche con alimentazione “coassiale”, sia a chiusura geometrica sia con chiusura a massa. Ad Antonio l’idea piace molto, ma è perplesso per la somiglianza di questo progetto con quello degli altri prodotti della Ma.Te.Ba e in particolare con il Revolver 2006 M. Inoltre, questo tipo di prodotto era destinato a un mercato ristretto che giustificava solo una produzione artigianale, ma non di tipo industriale. Dopo qualche gior-

no, recuperando il concetto di canna bassa del 2006M e alcune sue vecchie sue riflessioni sulla ergonomia e compattezza dei revolver, Cudazzo ritorna da Ghisoni con degli schizzi, proponendo nuovi canoni di ergonomia e compattezza per un revolver destinato alla difesa personale. Ghisoni era perplesso per le argomentazioni di Cudazzo, in particolare nutre forti dubbi sull’impugnabilità di un’arma che sposta il punto di contatto tra l’eminenza tenale della mano e l’elsa dell’impugnatura, ben al di sopra della canna. Alla fine della discussione nata da questo fatto, nemmeno mostrando i disegni del progetto, Emilio cambia idea e rimane arroccato sulle sue posizioni. Cudazzo non si dà per vinto, e si ripresenta da Ghisoni qualche giorno dopo con un modello scolpito nella cera. Il modello

è per Ghisoni come il dardo di cupido: s’innamora dell’idea e si mise mette a disposizione per lo sviluppo del revolver, conservando gelosamente nel frigorifero il modello, che essendo in cera, si deformava facilmente per il caldo estivo e per il fatto che continuava a rigirarlo nelle mani per provare l’impugnabilità su cui aveva avuto grandi dubbi. Il concetto del nuovo revolver Rhino rappresenta l’apice del genio congiunto di Ghisoni e Cudazzo, si arricchisce e si sviluppa giorno per giorno grazie al confronto, alle disquisizioni, alla collaborazione e comunione di idee. Nel 2006 vengono prodotti i primi prototipi funzionanti ma purtroppo Emilio si ammala gravemente e muore il 24 aprile del 2008. La Far League (società creata per la produzione del revolver) si ritrova proprietaria di progetti

e brevetti, ma, non più sostenuta dal genio di Ghisoni, deve cercare un produttore all’altezza delle aspettative che possa adeguatamente sviluppare e industrializzare il progetto del Rhino. Dopo vari tentativi, alla fine dell’anno la svolta decisiva: Cudazzo ha un incontro con Rino Chiappa, proprietario dell’omonimo gruppo e finissimo tecnico, che coglie immediatamente la genialità del “Concept” del revolver Rhino (“nomen omen”, direbbero i latini), crede nel progetto e si appassiona a sua volta a questa sfida per lui nuova (il suo lavoro è basato prevalentemente sulle repliche delle armi western). Insieme rielaborano il progetto, sviluppano il revolver con canna da 2” e progettano tre nuove versioni con canna da 4, 5 e 6” per il tiro sportivo, trasformando l’idea in realtà.

Vista superiore dell’arma in cui è evidente la ridotta larghezza del tamburo, che avvicina l’ingombro a quello di una pistola semiautomatica

Evidenziati dalla freccia rossa la sede di blocco anteriore del tamburo e la sferetta caricata dalla molla

“Prima di fare altre osservazioni, metto in pratica il primo fondamentale della sicurezza (“Non esistono armi scariche se non dopo avere verificato di persona”), ribaltando il tamburo verso l’esterno per verificare che non contenga cartucce” premere, vi è una leva che fuoriesce dalla parte posteriore del fusto (in fianco al cane) che va abbassata per sbloccare il giogo del tamburo e farlo ruotare. Dopo aver effettuato questa operazione, passo a esaminare l’arma con attenzione, iniziando dal castello che è di tipo chiuso interamente realizzato in Ergal, con un ottimo livello di finitura.

Visto da vicino Sulla parte superiore è ricavata la linea di mira (il fusto della 2” è diverso da quello degli altri modelli), con una tacca micrometrica che consente la regolazione dell’alzo e della deriva, fissata con una spina elastica e montata in un’apposita sede ricavata dietro alla scanalatura della parte superiore del castello che prosegue Armi corte

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Il fusto, ricavato dal pieno mediante macchinatura, con le incisioni al laser della marca, caratteristiche, numero di matricola e di catalogo, all’inizio dell’assemblaggio dei componenti

con una cavità nella parte superiore che in chiusura viene impegnata da una sfera caricata da una molla che, in unione con il perno posto all’estremità della stella di espulsione, lo blocca posteriormente al centro dello scudo. La canna in acciaio è solidamente alloggiata e fissata, mediante un sistema a vite, nella sede ricavata nella parte bassa anteriore del castello, con la parte centrale in linea perfetta con il percussore di tipo lanciato, posizionato nella parte inferiore del castello, e di un apposito foro ricavato nello scudo in acciaio. La parte anteriore è la prosecuzione speculare di quella posteriore, ed è inserita sulla canna e bloccata in sede mediante appositi bloccaggi. Il fusto è lo stesso per i modelli a 3, 4, 5, e 6 pollici, con la variabile della parte anteriore che si monta sulla canna, ottimizzata per la stessa, con il modello da sei pollici che, oltre alla slitta Picatinny inferiore, ne ha una anche nella parte superiore, ideale per il montaggio di un’ottica, di un Red Point, o altro per agevolare il tiro alle lunghe distanze. L’impugnatura è realizzata in due pezzi e successivamente incollata diventando un pezzo solo, lavorata all’interno per essere infilata come un guanto sul calcio della pistola, al quale viene fissata mediante una vite posta al di sotto della stessa, con una sede che evita qualsiasi sporgenza. Catena di scatto È l’altra particolarità esclusiva di questo revolver: è altamente ingegnerizzata e completamente diversa da qualsiasi altra arma di questo genere. Il cane ester-

Un Rhino due pollici con la meccanica già montata. La lunga leva diritta sotto al cane è la leva di armamento del cane interno

con un manicotto, sulla cui estremità è installato un mirino a rampa del tipo “Baughmann”, fissato con due spine elastiche. Una cartella sul lato destro, fissata con quattro viti Allen, copre la meccanica (alloggiata nel castello e nell’impugnatura) e il lato destro dell’impugnatura. Nella parte posteriore del castello è inserito, mediante un incastro a coda di rondine, uno scudo di acciaio che chiude il tamburo posteriormente. Il tamburo, costruito interamente in acciaio ha una forma esagonale che, nonostante il calibro, riesce a contenere la larghezza

in soli 36 millimetri; ha la particolarità di avere i perni di rotazione facenti parte integrale dello stesso, mentre la stella posta all’estremità dello stelo di espulsione è forata per potersi posizionare nell’apposita sede nella parte superiore del tamburo. Quest’ultimo è montato su un giogo (anch’esso in acciaio) molto robusto,

I tre tipi di impugnatura che si possono montare sui Rhino

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061 Lo scudo in acciaio inserito dietro al tamburo

no, mediante una leva di armamento a scorrimento verticale, trasferisce il movimento a un leveraggio che arma o disarma il cane interno, posizionato praticamente al centro della cartella della meccanica, al di sotto del perno centrale di blocco posteriore del tamburo. Questo meccanismo ha tre tipi di sicure, tutte automatiche, che agiscono in parte come quelle dei revolver convenzionali, quando il tamburo non è perfettamente chiu-

ampiamente personalizzabili, a richiesta del cliente. Che può scegliere anche il mod. 200 DS (il due pollici) in sola doppia azione, scelta importante per chi utilizza l’arma esclusivamente per difesa personale. Produzione computerizzata In questa fase di analisi dell’arma oggetto della prova, sono rimasto affascinato dai procedimenti di lavorazione che avvengono interamente all’interno della Chiappa, dove un tecnico seduto al computer invia alle varie macchine automatiche a controllo alfanumerico il disegno in Cad 3D e la macchina fornisce il pezzo finito, con una qualità di lavorazione eccezionale. Spettacolare la lavorazione del fusto, dove si parte da un massello di Ergal che la macchina

gira e rigira, fino ad arrivare al pezzo finito (si vede nella fotografia durante l’assemblaggio). Altro particolare curioso è che alla fine del percorso di tutte queste macchine che lavorano con una precisione estrema (vi è un apposito ufficio di controllo in una stanza con temperatura e umidità controllate, dove un braccio meccanico tipo robot, con un microscopico raggio laser all’estremità, gira tutto intorno al pezzo da controllare per verificarne le quote, con la tolleranza di micron), l’elemento finale della catena è una macchina umana; si chiama Riccardo Bonometti: solo dopo il suo “OK”, l’arma viene preparata per lo stoccaggio e la vendita. La prova a fuoco Dopo la visita allo stabilimento, lo smontaggio e l’analisi dell’arma e delle sue componenti, siamo passati alla fase della prova pratica, che alla fine è quella che è in grado di dire se l’arma è valida o no, e siamo scesi nel tunnel dove si effettuano le prove, che è posizionato sotto

“Spettacolare la lavorazione del fusto, dove si parte da un massello di Ergal che la macchina gira e rigira, fino ad arrivare al pezzo finito (si vede nella fotografia durante l’assemblaggio)” so e quando la camera di cartuccia non è perfettamente allineata con la canna; il blocco di sicurezza del cane, inoltre, è dato dall’impossibile contatto dello stesso quando il grilletto non è premuto e, solamente quando il grilletto arriva a fine corsa, il cane, attraverso uno spostamento assiale, è in grado di colpire il percussore lanciandolo in avanti. Il grilletto è molto comodo, piuttosto diritto con una superficie di appoggio ampia e con gli spigoli arrotondati: è agevole da utilizzare in singola e in doppia azione, anche per chi non ha le mani grandi. La corsa complessiva in doppia azione è di 11 mm e di 2 mm in singola, con vite di regolazione di fine corsa (trigger stop) nella parte anteriore del grilletto. L’arma è commercializzata con un peso di scatto di circa 4.800 grammi in doppia azione e circa 2.200 grammi in singola, pesi

Due belle fondine in cuoio prodotte dalla Radar. Quella per il porto all’interno dei pantaloni (inside) è fornita di serie insieme all’arma

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Una bella vista dell’arma che evidenzia la meccanica e, con le linee rossa e verde la differenza di posizione della canna tra un revolver tradizionale e il Rhino

allo stabilimento. Il tunnel è organizzato con una stanza tipo ufficio che precede la camera dove si effettuano le prove, che è affacciata su di un tunnel della profondità di 50 metri, con il bersaglio scorrevole che si può posizionare alla distanza voluta, sempre ben illuminato grazie a un sistema di luci che lo segue. Per la prova abbiamo utilizzato 200 cartucce di marche diverse, Fiocchi con palla Soft Point da 158 grani in .357 e Fiocchi Golden Target con palla ramata tronco conica da 148 grani (cartucce con gli inneschi privi di piombo) in cal. 38 Special, Sellier & Bellot con palla blindata da 158 grani e Winchester Super X con palla JHP da 158 grani. Dopo aver indossato cappellino, cuffie e occhiali, posizionato le scatole di cartucce e riempito il tamburo con le Fiocchi in 357, con il bersaglio posto ai canonici 25 metri di distanza, ho impugnato l’arma seguendo le istruzioni fornitemi dall’architetto Antonio Cudazzo, che mi ha suggerito di non mettere le dita nella

“Pensando a qualche trucco con le cartucce, passavo alle Winchester prima e alle Sellier & Bellot dopo, sempre con la stessa sensazione e qui capivo che le cartucce erano normali: era l’arma a essere diversa” zona sottostante al tamburo, perché avendo la canna posizionata al di sotto vi potrebbe essere la remota possibilità di una cartuccia difettosa con conseguente fuoriuscita dei gas. Ho anche pensato che se avessi portato i guanti avrei sofferto meno, vista la leggerezza

del revolver e la consistenza del calibro. Ho armato il cane per sparare in singola azione e, presa la mira, mentre premevo il grilletto, ero pronto alla solita legnata nella parte centrale della mano, dove si stringe l’arma. Partito il colpo, pensavo di avere sbagliato la scatola delle cartuc-

Riccardo Bonometti mentre ci sta assemblando l’arma per le fotografie

Il volantino pubblicitario americano che usa Einstein e la sua teoria della relatività per spiegare i nuovi concetti introdotti dal Rhino

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063 Chiappa Firearms Rhino 40 DS cal. .357 Magnum

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PREZZO

982 euro L’autore mentre sta sparando in singola azione. Si nota il cane che è abbassato, mentre quello interno è armato

Cinzia Pinzoni, responsabile commerciale, durante la prova di tiro, che evidenzia il modo perfetto di impugnare il Rhino. Il suo motto è conoscere quello che si vende

Il bersaglio dell’autore alla fine della prova

Produttore: Armi Sport Snc, via Milano 2, Azzano Mella (BS), tel. 030.974.90.65, www.chiappafirearms.com Distributore per l’Italia: Far League, via del Mare 243, Milano, tel. 02.848.930.34, www.farleague.it, info@farleague.it Modello: Rhino 40 DS Tipo: pistola a rotazione Calibro: .357 Magnum

Meccanica: telaio chiuso, tamburo basculante sul lato sinistro Numero colpi: 6 Scatto: singola e doppia azione Cane: esterno e interno azionato da barra di caricamento Percussione: indiretta mediante cane interno e percussore flottante ubicato nel fusto Sicure: automatica al percussore mediante spostamento del cane

ce e di avere utilizzato quelle in .38 Special, per cui ribaltavo il tamburo (che, tra l’altro, per la tipologia del giogo si ribalta a 110 gradi) e guardavo le cartucce che erano in .357 magnum; PerLa vite di regolazione del fine corsa del grilletto che agisce anche sull’ancoretta di posizionamento del tamburo, come sicurezza di un perfetto allineamento tra camere di cartuccia e canna

interno; al tamburo, se non è completamente chiuso; al tamburo, se non è perfettamente allineato con la camera di cartuccia alla canna lo scatto non funziona Canna: lunga 4” (10,16 mm), a 6 righe con passo destrorso di un giro in 24” Lunghezza totale: 220 mm Altezza massima: 140 mm (con impugnatura in legno di tipo medio)

plesso, richiudevo il tamburo e sparavo gli altri 5 colpi, sempre con la stessa sensazione di sparare in cal. 38 Special. L’architetto Cudazzo e un tecnico della Chiappa, erano dietro al vetro e mi guardavano sorridenti, con aspetto sornione. Pensando a qualche trucco con le cartucce, passavo alle Winchester prima e alle Sellier & Bellot dopo, sempre con la stessa sensazione e qui capivo che le cartucce erano normali: era l’arma a essere diversa! Sembra incredibile, ma l’avere la canna che si trova al di sotto della zona tenale della mano cambia completamente il comportamento dell’arma, in quanto il rilevamento è assente e il rinculo avviene nella zona di appoggio dell’impugna-

Mire: tacca di mira regolabile in elevazione e derivazione intercambiabile; mirino intercambiabile Larghezza massima: 36 mm Peso: 836 grammi Materiali: ergal e acciaio; guancette in noce con zigrino antiscivolo Finitura: anodizzazione pesante bianca o nera Numero del Catalogo nazionale: Cat. 18467 (arma sportiva)

tura, nella zona centrale del palmo, trasmettendo al tiratore una sensazione completamente diversa da tutte le altre finora provate. Rinfrancato dal fatto che potevo sparare senza timore di essere “calciato” dal Rhino, iniziavo delle serie regolari, effettuando le solite prove, due mani, sola mano forte e sola mano debole, sempre senza problemi e quando alla fine della prova, sparando con le cartucce in calibro .38 Special, mi sembrava di sparare con una cal. 32 da tiro, pensando che sparare con cartucce in .38 Special wadcutter deve essere come sparare con una cal. 22. In conclusione, visto che gli americani hanno realizzato la pubblicità della Rhino scomodando Einstein e la sua teoria della relatività, posso azzardare la formula che il Rhino rappresenta per il mondo dei revolver quello che Glock ha rappresentato per il mondo delle pistole semiautomatiche: una vera rivoluzione. M C

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