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L’industria delle
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Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi
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Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale DL 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB Milano
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Intervista al Ministro Maurizio Martina
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sommario intervista Intervista al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina .......................................................................................... 3 Expo: l’adesione degli Stati Uniti è di importanza strategica ................ 5 Expo 2015 e la scuola italiana ................................................................... 5
export
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Crescono le esportazioni di salumi anche in un anno difficile come il 2013.................................................................................................. 6 Export Cina: primo via libera ai salumi cotti ............................................ 9 Export in breve ............................................................................................. 9 Industria alimentare: nel 2013 tiene solo l’export..................................... 10
mercati I consumi dei salumi nel 2013: i dati Nielsen............................................. 11 Continua la collaborazione tra ASSICA e Nielsen ................................... 11
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Export salumi: positivo trend in quantità e valore
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Export Cina: via libera ai salumi cotti
in primo piano Direzione e amministrazione
L’etichetta che verrà: incontro dibattito ASSICA .................................... 13
Milanofiori, Strada 4 Palazzo Q8
economia
20089 Rozzano (MI) Tel. 02 8925901 (6 linee) Fax 02 57510607 Direttore responsabile Aldo Radice Coordinamento redazionale Alfredo La Stella Redazione Andrea Aiolfi Giada Battaglia Loredana Biscione Silvia Bucci Davide Calderone Laura Falasconi Silvia Follini Tiziana Formisano Gianluigi Ligasacchi Monica Malavasi Fabio Onano Giovannibattista Pallavicini Giulia Rabozzi Michele Spangaro Maurizio Tarallo Stefania Turco Registrato presso il Tribunale di Milano in data 24 gennaio 1951 con n. 2242 Impaginazione
Confindustria: investire in capitale umano per arginare la crisi ............ 13
comunicazione Il tour SalumiAmo® con Bacco: a Milano e Modena le prime due tappe ................................................................................... 18 Il 48° vinitaly si conferma asset strategico per un comparto con export +7,3% ....................................................................................... 19
attualità Collegato agricoltura: un’opportunità per il riassetto del settore........ 20 Disegno di legge italian quality: i lavori proseguono al Senato............ 22 Tempo di assemblee................................................................................... 22
Europa Appello delle Confindustrie italiana e tedesca al Consiglio europeo . 25 Clonazione animale e nuovi prodotti alimentari ................................... 25 L’Efsa e la clonazione animale ................................................................. 26
fiere e manifestazioni A Città del Capo la prima edizione del Food Hospitality World Africa. 28 Prossime fiere e manifestazioni di settore................................................. 28
prodotti tutelati Prosciutto di Parma: flessione del mercato interno, bene l’export....... Prosciutto di San Daniele: rispondere alla voglia di qualità in tempo di crisi........................................................................................... ISIT porta le denominazioni tutelate a Nutrimi 2014................................ Il Prosciutto Toscano dop sempre più in alto.......................................... Salame Piemonte verso l’igp....................................................................
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consigli di lettura Mangiare bene? Le 7 regole per riconoscere la buona cucina.......... 34
aziende informano Columbia: il culto della “fetta perfetta”.................................................. 34
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SalumiAmo® con Bacco: Milano e Modena le prime due tappe
Studio ABC Zone Via Angelo Moro 45 20097 San Donato Mil. (MI) Tel. 02 57408447 Fax 02 57401807 Stampa Reggiani S.p.A. Via Dante Alighieri, 50 21010 Brezzo di Bedero (Va) Tel. 0332 549533 Fax 0332 546426 Pubblicità ASSICA SERVICE Srl Milanofiori, Strada 4 Palazzo Q8 20089 Rozzano (MI) Tel. 02 8925901 (6 linee) Fax 02 57510607 lastella@assicaservice.it
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Sul numero di luglio de L’Industria delle Carni e dei Salumi lo speciale ingredienti, aromi e additivi, con analisi e commenti sulla situazione e sulle prospettive di questo settore.
intervista di Alfredo La Stella
Intervista al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina Alcune domande al rappresentante di uno dei Dicasteri strategicamente più importanti per il nostro settore Lei è a capo di un Dicastero ritenuto tra i più importanti della nostra economia. Quali sono le principali e prioritarie politiche per il rilancio del settore agroalimentare italiano, il secondo comparto per importanza nell’industria italiana? Il sistema agroalimentare è una vera e propria risorsa per il nostro Paese, rappresenta oltre il 17% del Pil nazionale e ha registrato nel 2013 una crescita quasi del 5% nell’export arrivando a superare la soglia di 33 miliardi di euro. Ma oltre a questi risultati, ci sono ancora enormi potenzialità che il settore può sviluppare. Per questo servono interventi concreti per valorizzare e massimizzare le possibilità di crescita che il comparto offre per il rilancio di tutta l’economia italiana. Intendiamo portare avanti azioni importanti sviluppando un progetto condiviso con tutti gli attori in campo. Gli obiettivi principali riguardano innanzitutto un’accelerazione dell’attuazione a livello nazionale della riforma della Politica agricola comune 2014-2020 per chiudere il primo pilastro entro la prima metà di maggio. È una partita fondamentale che vale 52 miliardi di euro. Dobbiamo sfruttarla al meglio. Con “Campolibero”, un piano di interventi che abbiamo presentato proprio nei giorni scorsi, vogliamo affrontare nodi cruciali del comparto. Sicurezza, competitività, lavoro, semplificazioni e spending review sono le parole d’ordine. Vogliamo migliorare e ampliare questo progetto con la collaborazione di tutti attraverso una call aperta fino al 30 aprile. L’agricoltura e l’agroalimentare italiano hanno bisogno di un grande disegno complessivo che vogliamo costruire insieme. C’è bisogno di stabilità politica e di un rinnovato clima di fiducia per avviare la stagione delle riforme. Crede che questo Governo possa garantire queste condizioni? Non possiamo più perdere tempo, il Paese, la situazione economica che stiamo vivendo, ci impongono un cambio di passo che riesca a ridare slancio alla nostra economia. La chiave fondamentale però è fare squadra, lavorare insieme ad un piano strategico per la ripresa, nel quale il settore agroalimentare sia centrale. Il Governo si sta impegnando con l’entusiasmo e l’ambizione giusti per raggiungere traguardi importanti. Ora si tratta di concretizzare quello che abbiamo indicato, rendere operative le scelte che vogliamo compiere con coraggio. Secondo Lei, quali opportunità per le aziende italiane attive nel settore Food, può offrire la vetrina dell’Esposizione universale del 2015? È stato stimato che l’incremento di valore aggiunto che produrrà Expo 2015 è pari a 10 miliardi di euro. Un dato che ci fornisce già la portata di questa grande sfida che l’Italia si prepara ad affrontare. L’esposizione di Milano sarà un’occasione straordinaria per tutto il Paese e ho intenzione di lavorare fino all’ultimo giorno affinché all’interno di questa incredibile piattaforma l’agroalimentare italiano sia protagonista assoluto. Per 6 mesi ospiteremo quasi 150 Paesi che si confronteranno sulla sfida alimentare del futuro, sarà un’opportunità che dobbiamo sfruttare al meglio. In questa direzione va anche la firma del protocollo con Expo Spa e Padiglione Italia che ci consentirà di costruire percorsi di protagonismo diretto del settore agricolo e agroalimentare all’interno dell’Esposizione. Abbiamo messo in campo molti progetti per tutte le filiere del comparto che riguardano innovazione e impresa. In particolare, abbiamo previsto bandi specifici sulla ricerca, sulla formazione e per le start up del settore. Expo è un momento fondamentale anche per costruire una visione strategica dell’agroalimentare da qui ai prossimi anni e per lasciare un’ eredità
per il Paese che sia anche sociale. Il progetto che stiamo portando avanti con il Ministro Giannini va in questo senso: sviluppare un progetto sperimentale di educazione alimentare nelle nostre scuole significa lasciare un’impronta culturale importante alle nuove generazioni. Fra pochi mesi avrà inizio il semestre europeo a guida italiana. Quali opportunità rappresenta per il nostro Paese questo periodo? Il semestre europeo di Presidenza italiana rappresenta un’occasione fondamentale per rafforzare il lavoro che l’Italia sta portando avanti nella tutela degli interessi nazionali. Per questo motivo, per quanto riguarda il settore agricolo, ci impegneremo per definire disposizioni mirate a fornire adeguate garanzie di trasparenza rispetto alla produzione e commercializzazione dei prodotti di qualità. Questo semestre dovrà darci anche la possibilità di affrontare alcune questioni strategiche per il comparto, penso ad esempio alla riforma del regolamento del biologico, dei sistemi di controllo fitosanitari, l’Ocm ortofrutta e la possibile riapertura del dossier sugli Ogm. La Presidenza Italiana è un’eccezionale opportunità ed è essenziale che venga messa in forte relazione con un altro grande appuntamento come Expo 2015. Abbiamo intenzione di dedicare il Consiglio informale dei Ministri dell’Unione europea, previsto a fine settembre, proprio alla grande sfida che l’esposizione universale ci pone davanti: “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”. Nell’ambito della filiera suinicola stanno funzionando da diversi anni le Commissioni Uniche Nazionali che hanno il compito di formulare previsioni settimanali sui prezzi di compravendita; il ruolo del Ministero, attraverso il prezioso apporto di Borsa Merci Telematica Italiana, è molto significativo e apprezzato dagli operatori. Ritiene che simili esperienze debbano essere valorizzate? Le Commissioni Uniche Nazionali rappresentano uno strumento importante per tutti gli operatori del settore e l’esperienza della Cun Suini è stata presa a modello per altri comparti proprio perché costituisce una novità a livello europeo ed è espressione del grado di maturità dei rapporti interprofessionali tra le varie parti della filiera. Bisogna proseguire su questa strada con un atteggiamento responsabile e con un approccio aperto e innovativo. Il Ministero sta lavorando per estendere questa esperienza anche ad altri settori cercando di adattare questo strumento alle diverse realtà produttive. Il confronto dei produttori e degli imprenditori del comparto può produrre un innalzamento della qualità delle trattative commerciali. La filiera suinicola nazionale mostra da tempo segni di sofferenza e non riesce più a creare valore: quali sono gli interventi che il suo Dicastero pensa di mettere in campo per affrontare tale situazione? Quello suinicolo è un settore importante dal punto di vista economico, ma anche per l’impatto che ha su tutta la filiera delle carni e per questo il Ministero gli ha sempre riservato una speciale attenzione.
CHI è MAURIZIO MARTINA Maurizio Martina è nato a Calcinate (BG) il 9 settembre del 1978, sposato e padre di due figli. Dopo essersi diplomato all’Istituto tecnico Agrario di Bergamo, consegue la laurea in Scienze Politiche. Dopo un inizio come Consigliere comunale, nel 2006 assume la carica di Segretario Regionale dei Democratici di Sinistra in Lombardia. è tra i fondatori del Partito Democratico. Negli anni successivi, attraverso le primarie, viene eletto alla guida del Partito Democratico Regionale Lombardo. Nel 2010 è eletto Consigliere della Regione Lombardia, incarico riconfermato nelle consultazioni popolari del febbraio 2013. Durante i mandati di Consigliere Regionale Lombardo è stato componente della Commissione Affari Istituzionali e della Commissione Attività Produttive. Il 3 maggio 2013 ha giurato come Sottosegretario di Stato del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del Governo Letta. Sempre in quell’anno gli viene conferita la delega a presiedere la Commissione di coordinamento per le attività connesse all’EXPO Milano 2015. Il 22 febbraio 2014 ha giurato da Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali nel Governo Renzi.
Continua a pag. 5 Aprile 2014
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intervista Segue da pag. 3
È fondamentale intervenire in maniera costante, soprattutto con azioni a sostegno delle produzioni Dop e Igp. Sono molti gli strumenti in campo da perfezionare e utilizzare per la crescita del suinicolo.
Ad esempio, sono disponibili risorse per un piano di promozione generale delle carni italiane, un progetto che prevede un’azione coordinata dei principali segmenti, in cui gli attori delle diverse filiere sono chiamati ad agire in modo cooperativo per elaborare un piano di lavoro
nel quale vorremmo coinvolgere anche gli addetti alla distribuzione. Per quanto riguarda in particolare il settore suinicolo, stiamo lavorando per assicurare il regolare funzionamento delle tre Cun suini e riattivare e mettere a disposizione le risorse per il Fondo di garanzia istituito presso Ismea facilitando così l’accesso al credito delle aziende. Si sta lavorando poi con la filiera per determinare un percorso di valorizzazione delle carni. L’obiettivo è quello di individuare l’operazione più efficace per dare un valore aggiunto ai tagli di carne freschi degli animali della filiera certificata per i prosciutti Dop e Igp. Ma grande importanza ha anche un altro progetto che prevede l’istituzione di un sistema di qualità alimentare nazionale, con lo scopo di valorizzare anche la filiera non certificata. Quest’anno inoltre verrà concluso il piano tecnico-informatico alla base della classificazione delle carcasse,
un’azione delicata ma non più rinviabile, un passaggio obbligato per l’effettiva applicazione del pagamento del suino a peso morto. Stiamo lavorando ad un solo progetto che ci consenta di rielaborare in modo unitario i vari sub-progetti per poi finanziarne il completamento. Il Ministero sta analizzando anche la fattibilità di un programma per il suino cosiddetto leggero, quale alternativa, soprattutto per i comprensori dove non viene allevato il suino pesante e riteniamo che entro l’anno si avranno i risultati dell’analisi svolta. Cosa ne pensa dell’e-commerce del food. Sarà la nuova frontiera degli scambi commerciali internazionali? L’e-commerce rappresenta una sfida importante che il nostro Paese deve affrontare per non rischiare di rimanere indietro in un settore che rappresenterà sempre di più un canale importante per la crescita del nostro commercio e soprattutto per lo sviluppo delle nostre esportazioni agroalimentari. Il nostro sistema agroalimentare vale ora oltre 260 miliardi di euro, un’ottima base di partenza da cui partire per lavorare su nuovi canali di sviluppo all’interno dei quali non possiamo non considerare l’e-commerce. Dobbiamo avere il coraggio di fare scelte strategiche in questo campo, per questo motivo farò in modo che su questa tematica ci sia un’attenta discussione anche in vista del semestre europeo.
novità Expo
EXPO: l’adesione degli Stati Uniti è di importanza strategica
Expo 2015 e la
scuola italiana
Un programma di educazione alimentare che coinvolgerà l’intero sistema scolastico nazionale. Visite didattiche e percorsi dedicati agli studenti all’interno dell’area che ospiterà l’Esposizione Universale. È stato presentato a Roma il Progetto Scuola di Expo Milano 2015.
147 il numero record partecipanti ufficiali all’evento
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Gli Stati Uniti d’America hanno firmato il contratto di partecipazione a Expo Milano 2015. Con l’adesione degli USA sale a 147 il numero dei Partecipanti Ufficiali all’evento. “A quasi 400 giorni dell’apertura di Expo 2015 – ha dichiarato il Commissario Unico Giuseppe Sala – arriva la bella notizia della firma del contratto di partecipazione degli Stati Uniti d’America. Ancora una volta, grazie al Governo italiano e al Presidente del Consiglio per il lavoro straordinario in vista del grande evento del 2015”. Il padiglione americano, il cui concept architettonico – American Food 2.0 – richiama la struttura di un granaio, svilupperà il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” in modo innovativo, per offrire ai visitatori soluzioni e strumenti in grado di rispondere a due delle principali sfide con cui si confronta quotidianamente la popolazione mondiale: la sicurezza alimentare e la promozione di stili di vita salutari, argomenti su cui l’Amministrazione Obama ha mostrato negli anni grande sensibilità. “Sono orgoglioso – ha affermato il Ministro Martina – del risultato raggiunto per Expo con l’ufficializzazione della partecipazione degli Stati Uniti, perché si tratta di un riconoscimento importante per la manifestazione e per l’Italia. Siamo convinti che il contributo in termini di contenuti al dibattito che verrà da un protagonista così importante all’interno dello scenario globale, non potrà che arricchire il confronto. Credo che vadano proprio in questo senso le parole pronunciate dal Presidente Obama e del Segretario Kerry sull’opportunità di Expo”.
Cuore pulsante del Progetto Scuola è la forza educativa e culturale del tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” che apre la riflessione sul diritto a cibo sano e sicuro per tutti e alimenta il dibattito globale attorno alla sostenibilità ambientale. Ecco perché, a partire dal prossimo anno, i Ministeri dell’Istruzione e dell’Agricoltura avvieranno un progetto sperimentale per inserire nelle scuole italiane uno specifico programma di educazione alimentare. Secondo le stime, saranno circa due milioni gli studenti, italiani e stranieri, che visiteranno Expo Milano 2015. Sensibilizzarli alle problematiche che la manifestazione affronterà e renderli protagonisti nell’elaborazione dei contenuti è uno dei pilastri fondanti il Protocollo d’Intesa siglato lo scorso dicembre da Miur ed Expo 2015 S.p.A., in accordo con il Padiglione Italia. Il Progetto Scuola entra nel vivo delle attività, sviluppandosi attraverso cinque filoni principali: • Progetti didattici innovativi e concorsi di idee sui temi di Expo. Sarà bandito unconcorso per la realizzazione di prodotti basati sull’utilizzo delle tecnologie digitali riguardanti il diritto a un’alimentazione sana, sicura e sufficiente per il pianeta. •P iattaforma web “Progetto Scuola”. I contenuti prodotti dalle scuole per Expo Milano 2015 saranno condivisi attraverso le piattaforme web del Progetto Scuola. • Coinvolgimento e partecipazione delle scuole a Expo 2015. •P ercorsi dedicati nel sito e presenza nel Padiglione Italia. All’interno del sito espositivo verranno individuati itinerari di visita dedicati alle scuole, in particolare nel Padiglione Italia. •S cambi e gemellaggi. Sarà aperto un bando per favorire il coinvolgimento attivo e l’incontro degli studenti tramite scambi e gemellaggi tra scuole/università italiane e internazionali.
Aprile 2014
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export di Ufficio Economico ASSICA
Crescono le esportazioni di salumi anche in un anno difficile come il 2013 Positivo trend dei volumi inviati e buoni risultati soprattutto in termini di valore se più lontani e lo stanno facendo senza rinunciare alla qualità e alla tradizione delle nostre produzioni. Ma tutto questo rischia di non bastare. Manca infatti un sistema Paese che sostenga adeguatamente i nostri sforzi. La impossibilità – nonostante le tante risorse impegnate – di debellare definitivamente alcune malattie veterinarie negli allevamenti italiani limita la gamma dei prodotti esportabili e i Paesi di destinazione e ci espone Lontano dai tassi di crescita a 2 cifre che avevano cacontinuamente al pericolo di chiusura dei mercati extra ratterizzato il biennio 2012-2011, in un contesto difficiUE comportando ogni anno perdite per la filiera suinile, caratterizzato soprattutto nella prima parte dell’anno cola che si possono prudenzialmente stimare in circa da un brusco rallentamento degli scambi commerciali a 250 milioni di euro di mancate esportazioni. livello mondiale e in particolare europeo, il settore ha I maggiori costi di energia, lavoro, burocrazia rendono i dunque registrato un discreto trend dei volumi inviati e nostri prodotti meno competitivi di quelli dei nostri prinun buon risultato in valore. cipali competitors europei. Manca, poi, una strategia di lungo periodo che, attraNel corso dell’anno è tornato a crescere anche l’imverso un adeguato stanziamento di risorse e profesport: +9,2% in quantità per 43.930 ton e +9,2% in sionalità, assicuri che gli accordi raggiunti in ambito valore per 175,8 milioni di euro. comunitario o nazionale si concretizzino in aperture Export salumi 2013/2012 (tonnellate) effettive per tutte le aziende del comparto e per tutti 2012 138.311 i prodotti. Troppo spesso, assistiamo, 143.515 2013 infatti, all’imposizione, da parte dei Paesi terzi, di vin0 coli burocratici che di fatto svuotano gli accordi di apertura dei mercati, rendendo impossibile o economicaExport salumi 2013/2012 (.000 euro) mente insostenibili le esportazioni”. 2012 1.118.721 0
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Export salume per salume
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Le esportazioni del settore, in termini di fatturato, hanno dunque mostrato un passo in linea con quello dell’industria alimentare (+5,8%) e decisamente più brillante di quello del Paese sostanzialmente stabile rispetto al 2012 (-0,1%). “Nell’anno più difficile dall’inizio della crisi per l’economia italiana e per i consumi interni – ha commentato Lisa Ferrarini, Presidente di ASSICA – l’export ha rappresentato senza dubbio l’unica forza trainante del settore. Come gli altri settori dell’alimentare, stiamo guadagnando posizioni sui mercati esteri, aumentando la quota di export sul fatturato e riavvicinandoci alla media del manifatturiero e lo stiamo facendo nonostante norme specifiche per il settore ci penalizzino più degli altri comparti. Le nostre aziende, inoltre, stanno intercettando con successo la domanda dei Paesi più promettenti anche
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Nonostante questo aumento, il saldo commerciale del settore ha registrato un ulteriore importante incremento (+5,1%) superando 1 miliardo di euro.
quello verso i Paesi terzi. Fra i mercati UE bene la Germania (+2,2,% in quantità e +7% in valore); la Francia (+5% e +5,9%); l’Austria (+13,6% e +6,2%) e il Regno Unito (+1,7% e +3,7%). Fra i Paesi terzi che hanno chiuso con un +5,5% in quantità per oltre 12.000 e un +6,2% in valore per 149,4 milioni di euro, determinanti sono state, ancora una volta, le spedizioni verso gli USA che hanno sfiorato le 5.240 ton (+6,9%) per circa 67 milioni di euro (+7,5%). Una performance importante che avrebbe potuto essere ancora migliore se l’introduzione di controlli sanitari per la Listeria su tutte le partite di merci provenienti dall’Italia non avessero – nell’ultimo trimestre – reso particolarmente onerose e lunghe le procedure per esportare. Molto buoni anche i risultati di Giappone (+6% e +4,2%), Brasile (+15,9% e +16,8%) e Federazione Russa (+24,2% e +24,2%). Il 2013 è stato un anno molto positivo anche per le esportazioni di salami, che hanno superato le 24.900 ton (+4,6%) per 246,6 milioni euro (+7,2%). Un risultato al quale hanno contribuito – soprattutto in termini di fatturato – le esportazioni verso la UE che ha chiuso con un +5,1% in quantità e un +8% in valore. All’interno della mercato unico decisivi i risultati di Germania (+6,8% per 8.065 ton e +11,1% per 77,7 milioni di euro) e Francia (+12,4% in quantità per oltre 1.960 ton e +9,9% per 18,4 mln di euro) rispettivamente primo e terzo mercato di riferimento, mentre fuori dal mercato comunitario fondamentale è stato il trend della Federazione Russa (+67,3% e +87,3%) seconda piazza extra UE di riferimento. Vivace e dinamico il trend delle esportazioni di prosciutti cotti che, grazie ad una domanda rimasta sostenuta nell’arco dei 12 mesi, ha registrato un +8,2% in valore per 91,4 milioni di euro e un +20,1% in quantità per circa 15.000 ton. Un risultato, questo delle quantità, che sembra risentire di un errore nei dati ISTAT. Errore che non inficia il giudizio complessivo dato che – secondo una stima ASSICA – dovrebbe essersi comunque registrato un +8% in quantità e un +8,2% in valore. Molto positivo il trend degli invii verso i partner comuni-
Driver fondamentale per le nostre esportazioni nel 2013 sono stati i prosciutti crudi stagionati, tornati a mostrare – dopo un incerto 2012 – un buon passo soprattutto in termini di fatturato. Gli invii di prodotti con e senza osso, assieme a coppe culatelli e speck, hanno infatti evidenziato un 2013-2012 esportazione salumi +3,9% in quantità per oltre (valori espressi in tonnellate e migliaia di euro) 59.170 ton e +5,7% in valoExport 2013 Var. % 2013-2012 re per 605,4 milioni di euro. Il saldo commerciale della quantità valore quantità valore categoria ha registrato un 59.174 605.367 3,9% 5,7% ulteriore importante incre- Prosciutti crudi mento, arrivando a 551,6 Mortadella, wurstel, 31.567 111.915 -1,6% 2,1% milioni di euro dai 530,6 del cotechini e zamponi 2012 (+3,9%). 24.945 246.591 4,6% 7,2% Ancora una volta le due voci Salsicce e salami stagionati doganali ricomprese nella Prosciutti cotti 14.996 91.378 20,1% 8,2% categoria hanno evidenziato 3.804 29.528 -12,1% -6,4% un andamento divergente: Pancette un segno positivo i prodotti Bresaola 2.956 53.773 6,0% 7,9% senza osso, un segno negaAltri salumi 6.073 43.576 4,8% 8,4% tivo i prodotti in osso. Incrementi sono stati regiTotale salumi 143.515 1.182.128 3,8% 5,7% strati sia nell’export verso i partner comunitari sia in Fonte: elaborazioni ASSICA su dati ISTAT
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Risultato positivo per le esportazioni di salumi nel difficile 2013. Secondo le elaborazioni ASSICA sui dati ISTAT le spedizioni dei prodotti della salumeria italiana hanno superato quota 143.500 ton (+3,8%) stabilendo un nuovo importante record in valore: 1,182 miliardi di euro (+5,7%).
export tari che avrebbero registrato un +20,7% in quantità e un +7,1% in valore (+7% in quantità e +7,1% in valore considerando il dato normalizzato) grazie alle performance della Francia (+10,5% e +11,7%) e Germania (+5,9% e +4,8%). Ottimi gli scambi con i Paesi terzi: +14,7% per 1.390 ton e +15,8% per 11,8 milioni di euro che hanno visto una buona crescita di USA (+11,2% in quantità per 495 ton e un +14,5% in valore per 3,2 milioni di euro) Federazione Russa (+190,2% per circa 170 ton e +155% per 1,4 milioni di euro) e Giappone (+13,4% e +42,6%). Luci e ombre per mortadella e wurstel che - dopo una serie di risultati importanti - si sono fermate a 31.570 tonnellate, registrando un -1,6% in quantità ma sono aumentate in valore raggiungendo i 111,9 milioni di euro (+2,1%). Penalizzato dal confronto con il buon 2012 il risultato ha rispecchiato la frenata del mercato comunitario (-4,7% in quantità per 24.480 ton e un +0,9% in valore per 89,4 mln di euro) che ha visto un calo diffuso nei volumi inviati verso i nostri partner comunitari con le importanti eccezioni di Croazia prima piazza di riferimento con 4.270 ton (+3,8%) per 7,1milioni di euro (+33,1%) e Germania al terzo posto fra i mercati di destinazione con 4.080 ton (+6,1%) per 19,6 milioni di euro (+4,6%). Si è mantenuta vivace, invece, la domanda dei Paesi terzi: +10,8% per circa 7.100 ton e +7,1% per 22,5 milioni di euro che ha tratto forza dalla crescita della domanda proveniente da tutti i Paesi dell’Est Europa, in particolare dalla Bosnia Erzegovina (+5,9% e +9,8%) oltreché da altri importanti mercati quali Stati Uniti (+6,9% e +8,3%) e Hong Kong (+11,5% e +26,2%). Anno in salita anche per le esportazioni di pancetta stagionata che, sfavorite dal confronto con l’ottimo 2012, sono scese a 3.800 tonnellate dalle 4.330 del 2012 (-12,1%) per un valore di 29,5 milioni di euro (-6,4%). In flessione sono risultati sia gli invii verso la Ue, (-8% per 3.160 ton e -1,7% per 24,9 mln di euro) a causa della contrazione registrata dall’Austria (-75,7% in quan-
2013 - Ripartizione export salumi Mortadella, wurstel, cotechini e zamponi 22%
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2013-2012 principali Paesi di destinazione dei salumi italiani (valori espressi in .000 euro)
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Fonte: elaborazioni ASSICA su dati ISTAT
e +11,1%) - hanno mostrato un discreto andamento le esportazioni verso i principali mercati comunitari, cresciute del +4,8% in quantità per 2.460 ton e del +7,1% in valore per 44,2 mln di euro. Brillante anche il trend evidenziato dalle esportazioni verso i mercati extra UE che hanno segnato un +12% in quantità per circa 500 ton e un +11,8% in valore per 9,6 milioni di euro grazie ai progressi di mercati dal grande potenziale come la Federazione Russa (+92,1% e +99,8%) e il Libano (+54% e +55,3%).
da una parte il calo in quantità degli insaccati cotti (soprattutto wurstel), dei salami e dei prosciutti cotti; dall’altro i progressi soprattutto in valore dei prosciutti crudi stagionati e della bresaola.
Export nella UE
Bene infine il Belgio (+2,2% per 6.630 ton e +1,8% per 70,7 mln di euro, mentre hanno chiuso in contrazione le spedizioni verso la Spagna (-11,7% per 4.070 ton e -2,4% per circa 18 mln di euro).
2013 discreto per le esportazioni di salumi verso la UE che nel corso dell’anno ha completato l’allargamento ad est con l’ingresso della Croazia. Nonostante le difficoltà riconducibili ad una situazione economica ancora critica – soprattutto nell’area euro – e a consumi ancora deboli, l’export dei salumi ha registrato un +3,1% in quantità per 115.310 tonitaliani (in quantità) nellate e soprattutto un +5,6% in valore per 920 milioni di euro. All’interno della UE sono Prosciutti crudi risultate determinanti per i 41% nostri prodotti la domanda tedesca e quella francese ma un contributo positivo in termini di fatturato è arrivato da tutti i nostri principali partner commerciali.
Molto buona, dunque, la performance verso la Germania che con un +4,7% Bresaola Pancette 2% Prosciutti cotti per oltre 30.760 ton e 3% 8% +7,9% per 276,5 mln di Fonte: elaborazioni ASSICA su dati ISTAT euro si è confermata nostro principale partner commertità e -73,9% in valore) sia quelli verso i mercati extra ciale sia in quantità sia in valore, grazie al buon andaUE, fermatesi a 643 ton (-28,1%) per 4,6 milioni di euro mento degli invii di tutte le principali categorie di salumi. (-25,7%) a causa del calo del Giappone (-31,9% in quantità e al – 30,3% in valore). Discreto il risultato della Francia che han chiuso il periodo con un +2,6% per oltre 25.880 ton e un +5,9% in Buon risultato, infine, per la bresaola che ha chiuso valore per 210,4 milioni di euro, grazie ai buoni risultati di l’anno con un altro importante progresso: +6% in quanprosciutti crudi stagionati, prosciutti cotti e salami. tità per 2.960 ton e +7,9% in valore per 53,8 milioni di euro. Anno complesso per le esportazioni verso il Regno UniNel complesso dei dodici mesi- spinte dai progressi di to che ha evidenziato una flessione in quantità (-3,9% Germania (+7,2% per 690 ton e +5,2% per 12,8 milioni per circa 12.400 ton), ma un progresso in valore (+2,3% di euro), Regno Unito (+7,6% e +10,5%) e Belgio (+48% per 128,1mln di euro). Un risultato che ha rispecchiato Altri salumi 5%
Positivi in valore anche i contributi di Austria (-0,2% per 9.200 ton e +1% per 66,7 mln di euro) e Croazia (-4,4% in quantità per oltre 5.700 ma +8,5% per 16,3 mln di euro), grazie ad una domanda tornata ad orientarsi verso prodotti a maggiore valore aggiunto.
Export nei Paesi extra UE 2013 positivo per gli scambi con i Paesi extra UE. Nonostante il confronto con un 2012 decisamente più brillante, senza la Croazia e alle prese ancora con difficoltà legate alle barriere sanitarie, le esportazioni dei nostri salumi hanno superato il traguardo delle 28.200 ton (+6,4%) e i 262,7 milioni di euro (+5,8%). Fondamentali per il nostro export sono state le spedizioni verso gli Stati Uniti, primo mercato di destinazione con circa 6.330 ton (+7,4%) per 73,5 milioni di euro (+8%). Ottime su questo mercato le performance di tutte le principali categorie di salumi: prosciutti crudi stagionati +6,9% per 5.240 ton e +7,5% per 67 milioni di euro; prosciutti cotti +11,2% per circa 495 ton e +14,5% per 3,2 milioni di euro e mortadella +6,9% per 437 ton e +8,3% per 2,1 milioni di euro. Performance, questa, penalizzata – nell’ultima parte dell’anno – dai rallentamenti burocratici e dagli alti costi derivanti dalla decisone delle autorità americane (FSIS) di sottoporre a campionamento per la ricerca di Listeria monocytogenes tutte le partite di prodotti in arrivo dall’Italia. Nel corso dell’anno soddisfazioni sono arrivate anche dalla esportazioni verso la Federazione Russa (+49,3% in quantità e +54,6% in valore) ottimo mercato per tutti i nostri salumi, il Brasile (+19,5% e +20,7%) e la Bosnia Erzegovina (+16,4% e +38,7%). Bene, in termini di fatturato anche Libano (-5,4% in quantità e +2,5% in valore) e Canada (-0,2% ma +4%) che hanno evidenziato qualche problema in termini di volumi. In difficoltà sono apparsi, infine, gli invii di salumi verso la Svizzera il Giappone e Hong Kong. Aprile 2014
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export di Giada Battaglia
Export Cina: primo via libera ai salumi cotti Si amplia la gamma di prodotti esportabili La lunga negoziazione del Ministero della Salute con la “General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine“ (AQSIQ) ha portato a fine marzo all’apertura del mercato cinese ai prodotti a base di carne suina, di origine italiana, sottoposti a trattamento termico. Un piccolo ma significativo passo, a conclusione di una trattativa avviatasi nel 2004, che consente ad un primo gruppo di aziende di ampliare la gamma dei salumi esportabili. Il via libera riguarda alcuni degli stabilimenti visitati 8 anni fa dalle Autorità sanitarie cinesi, che si aggiungono ai 32 prosciuttifici autorizzati ad esportare, già dal 2008, il prosciutto crudo stagionato almeno 313 giorni. Nel 2013 l’esportazione in Cina dei prosciutti crudi ha creato un giro d’affari di circa 700 mila euro con l’invio di circa 59,7 tonnellate di salumi (dati Assica). “Questa è una apertura significativa, sebbene purtroppo ancora limitata, per le nostre aziende. Ringrazio il Ministero della Salute, e in particolare il Dipartimento della Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza Alimentare, per il continuo impegno per le specifiche negoziazioni con le Autorità sanitarie cinesi” ha affermato Lisa Ferrarini, Presidente di Assica. “I nostri prossimi traguardi sono due: di riportare a breve
le Autorità cinesi in Italia per una nuova missione, al fine di ottenere l’autorizzazione ad esportare per altre aziende italiane, e di rendere esportabili gli altri prodotti a base di carne suina stagionati, quali salami, coppe, pancette, nonché la carne suina fresca” ha continuato il Presidente. Ma quale sarebbe il potenziale mercato cinese se ci fosse un’apertura completa a tutti i salumi e a tutto il sistema produttivo italiano? Per fornire una prima valutazione delle potenzialità oggi inespresse dell’export in Cina, l’ufficio economico di Assica ha considerato il dato di Hong Kong, dove è oggi possibile esportare tutta la salumeria italiana, moltiplicato per 5, quante sono le principali aree di penetrazione commerciale individuate dallo studio “Esportare la Dolce vita 2013” di Confindustria e Prometeia. Queste aree, particolarmente favorevoli all’importazione di prodotti di fascia medio alta come i salumi italiani, sono state selezionate tenendo conto del livello di urbanizzazione, del reddito disponibile, del consumo pro-capite delle famiglie urbane e delle condizioni geografiche. Si tratta tre municipalità (Shanghai, Pechino e Tianjin) e due province (Zhejiang e Guangdong). Ordinando le
province e le municipalità cinesi in base a quota di popolazione urbana, reddito disponibile pro-capite e consumo pro-capite delle famiglie urbane, infatti, queste cinque aree selezionate risultano sempre occupare le prime cinque posizioni. A Hong Kong, nel 2013, sono stati esportati oltre 5 milioni di euro. Ciò significa che, potenzialmente, una completa apertura dell’export verso la Cina potrebbe comportare un aumento dell’export di almeno 25 milioni di euro nel breve periodo. A questo andrebbe aggiunto il fatturato che potrebbe generare l’export di carne fresca e congelata: già oggi la Cina e Hong Kong (considerati insieme) sono i principali importatori di carne suina dall’Unione europea: oltre 1 milione di tonnellate di carne suina viene inviato dai Paesi europei nei porti dell’Estremo Oriente. Un business a cui l’Italia partecipa molto marginalmente a causa della persistenza in alcune Regioni di patologie veterinarie che gli allevatori non paiono in grado di debellare.
in breve
Export usa: corsi di formazione per servizi veterinari e aziende sulla gestione di listeria
Convegno dell’agenzia “Nuove opportunità di
Rientrano nell’ambito delle iniziative adottate dal Ministero della Salute per dimostrare l’equivalenza dei sistemi di controllo italiano e statunitense i corsi di formazione sulla gestione di Listeria monocytogenes organizzati per i Servizi veterinari e per le aziende abilitate all’esportazione di prodotti a base di carne negli USA. Il 16 e il 17 aprile, a Parma, Victor Cook – microbiologo americano già ispettore FSIS – esperto del comportamento biologico di Listeria monocytogenes nell’industria alimentare – ha illustrato ad una affollata e interessata platea la biologia di Listeria, le potenziali fonti di contaminazione, le strategie volte al controllo di questo patogeno all’interno degli stabilimenti di produzione, di disosso e di affettamento. Ha inoltre approfondito le modalità di campionamento e di analisi per la ricerca di Listeria monocytogenes. ASSICA, con i Consorzi del prosciutto di Parma e San Daniele, ha fornito supporto logistico e organizzativo alla missione in Italia di Victor Cook, il quale ha avuto modo di visitare alcuni impianti di trasformazione delle carni suine per analizzare i processi produttivi dei nostri salumi e mettere a confronto la gestione del rischio Listeria negli impianti italiani e in quelli americani.
Si è svolto il 26 marzo il Convegno “Nuove opportunità di sviluppo in Canada”. L’iniziativa, dedicata al Ceta e alle relazioni Italia-Canada, è stata organizzata dall’Agenzia Ice e dalla Camera di Commercio Italiana in Canada - west (Icc) in stretta collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Ambasciata del Canada in Italia, Confindustria e lo Studio legale associato Nctm. L’appuntamento ha voluto offrire un’ulteriore occasione per illustrare i termini dello storico accordo Ceta tra Ue e Canada e soprattutto mettere in luce i benefici che la ratifica dello stesso genererà per le due economie. Ampio spazio è stato dato all’analisi delle opportunità di sviluppo a disposizione delle aziende italiane in Canada in molteplici settori economici, anche in considerazione delle significative novità che verranno introdotte nei prossimi mesi attraverso l’implementazione del Ceta. “Siamo certi - ha dichiarato il presidente dell’Agenzia Ice, Riccardo Monti - che questo accordo darà enorme impulso alle già ottime relazioni economico - commerciali con il Canada sia in ambito europeo che in riferimento all’Italia”.
ispettori coreani in Italia
Missione degli negli stabilimenti di lavorazione di carne suine
A distanza di tre anni dalla precedente, si è svolta nelle scorse settimane una missione in Italia degli ispettori dell’Animal and Plant Quarantine Agency (QIA) e del Ministero dell’Alimentazione (MFDS) della Corea del Sud finalizzata all’approvazione degli stabilimenti di lavorazione/trasformazione delle carni suine, che avevano presentato istanza nel 2013. La visita in Italia delle Autorità coreane è stata occasione per rinnovare la manifestazione del nostro interesse all’ampliamento della gamma dei prodotti suini ammessi all’importazione in Corea del Sud, al fine di aprire il mercato anche alle carni fresche, alle frattaglie e ai prodotti di salumeria con stagionatura inferiore ai 400 giorni. Pur non potendo pronunciarsi ufficialmente su tale richiesta, la delegazione coreana si è impegnata a presentare le istanze italiane alle proprie Autorità.
ice sulle sviluppo in Canada”
Programma di formazione sul mercato usa organizzato da ice e Confindustria
L’Agenzia ICE, in collaborazione con Confindustria, ha elaborato un programma di formazione sugli Stati Uniti dedicato alle imprese non ancora presenti in tale mercato o che hanno necessità di consolidare la propria presenza. I seminari sono preparatori ad un programma promozionale che si svolgerà negli USA, programmato dal Ministero dello Sviluppo Economico alla luce del futuro accordo di libero scambio UE-USA (TTIP). Sono previsti diversi incontri studiati specificatamente per i singoli settori del made in Italy con il fine di illustrare le opportunità che deriveranno dal TTIP, le caratteristiche del mercato americano e per fornire indicazioni commerciali. Di seguito il calendario dei seminari ancora da effettuare relativi al settore agroalimentare: Verona, 29 aprile (con focus su vino e distillati); Parma, 12 maggio; Napoli, 9 giugno.
Aprile 2014
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export di Luigi Pelliccia, Federalimentare Servizi
Industria alimentare: nel 2013 tiene solo l’export Scenario difficile in attesa di tempi migliori Il 2013, invece di recare qualche ristoro, si è rivelato come l’anno peggiore nel lungo percorso di crisi attraversato dal Paese. Il PIL ha raggiunto quota 1.560 miliardi con cali significativi sull’anno precedente, pari al -0,4% in valori correnti e al -1,9% a valori costanti. Per il secondo anno consecutivo, nemmeno il tasso d’inflazione è riuscito ad assicurare il segno “più” in valori correnti al prodotto interno lordo. Ne è uscito così un taglio di tale aggregato in valuta costante di 8,5 punti rispetto all’ultimo anno pre-crisi, il 2007. Ma c’è di più. Per trovare un livello del PIL nazionale a valori costanti analogo a quello espresso nel 2013 occorre risalire molto indietro, all’anno 2000. Il Paese quindi, per tredici anni, ha camminato in tondo, senza crescite di fondo, per ritrovarsi al punto di partenza in termini di ricchezza prodotta. In questo quadro, va sottolineato ancora una volta il fatto che le previsioni economiche ufficiali siano state puntualmente contraddette da sviluppi peggiorativi della realtà. Nel 2012, ad esempio, era stato previsto un calo del PIL del -1,5%, contro il -2,4% verificato a consuntivo, mentre sul 2013, fin quasi a metà anno, autorevoli fonti indicavano un calo atteso del PIL contenuto nel -0,6%. Mentre gli aggiornamenti a consuntivo hanno portato a un taglio, come detto, più di tre volte superiore, pari al -1,9%. Né questa cattiva abitudine mostra di cambiare, in presenza di una previsione ufficiale di crescita del PIL 2014 del +1,1%, a fronte di un aumento assai più probabile attorno al +0,6%. Anche nel 2013 l’industria alimentare nazionale ha confermato, comunque, il suo ruolo di sostegno anticiclico fondamentale. Il fatturato del settore ha raggiunto i 132 miliardi di euro, con un aumento del +1,5% sul 2012 legato, tuttavia, solo all’effetto prezzi, stante il calo della produzione in termini quantitativi. L’export 2013 del settore ha raggiunto la quota di 26.179,7 milioni di euro, con un incremento in valore del +5,8% sul 2012.
In quantità, il progresso è stato del +1,7%. C’è da dire che il +5,8% appena citato reca un indebolimento di trend, dopo il +6,9% registrato nel 2012 e i consuntivi a due cifre del 2011 (+10,0%) e 2010 (+10,2%). La dinamica dell’alimentare si è confrontata con l’assoluta stagnazione registrata in parallelo dall’export complessivo del Paese (-0,1%).
2013 - Principali prodotti esportati Acque minerali e gassose 2,4% Acquaviti e liquori 2,8% Alcol etilico 0,2%
Vini, mosti, aceto 20,9%
Pasta 8,3%
Dolciario 12,2% Zucchero 0,8% Carni preparate 5,3% Ittico 1,0%
Alim. Animale 2,0%
Le esportazioni alimentari nella Comunità euroOli e grassi pea si sono fermate su 7,3% un +4,8%, confermando Lattiero-Caseario Trasfor. frutta Trasfor. ortaggi 7,8% un passo più lento del 9,1% 4,3% mercato “domestico” Fonte: elaborazioni Federalimentare su dati ISTAT della UE rispetto a quelli gnazione evidenziata nel corso dell’anno (+1,4%). extraeuropei. I mercati più importanti del continente sono stati tutti, Ancora, sul fronte dei mercati extra-europei, hanno “tecomunque, orientati in positivo. La Germania ha senuto” gli Emirati Arabi Uniti, con un +27,0%, mentre gnato un +5,0%, la Francia un +2,6% e il Regno Unito l’Arabia Saudita è arretrata su un +13,5% finale, dopo un +5,8%. gli spunti più brillanti mostrati nei tendenziali precedenti.
Nel periodo 2000-2013 l’export dell’industria alimentare ha registrato una crescita del 112,7%
Gli USA si sono stabilizzati su un +5,4%. Mentre la Cina ha mostrato una progressiva, preoccupante involuzione, chiudendo con un +7,5% contro le dinamiche attorno al +18% di metà anno. La Turchia ha chiuso con un interessante +18,4%, mostrando tuttavia, anch’essa, un netto arretramento rispetto ai tendenziali immediatamente precedenti. Il Giappone ha confermato in chiusura la sta-
(numeri indice 2000 = 100)
10
Riso 1,9% Molitorio 1,0%
Birra 0,5%
2000-2013 Export industria alimentare ed export totale industria 220 215 210 205 200 195 190 185 180 175 170 165 160 155 150 145 140 135 130 125 120 115 110 105 100 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Fonte: elaborazione Federalimentare su dati ISTAT
Caffè 4,0%
Altre ind. alimentari 13,5%
export industria alimentare export totale Italia
La Russia ha mostrato un’ottima accelerazione, con un +24,4% finale, frutto di una crescita sempre più brillante nel corso dell’anno. Spiccano piuttosto, con quote assolute ormai non più marginali, i trend dei mercati emergenti della fascia mediterranea: Tunisia (+52,0%), Algeria (+47,8%) e Libia (+32,8%). Mentre il Sud Africa si distingue come uno dei mercati emergenti più interessanti, con una quota annuale ormai ben sopra i 100 milioni e un trend del +24,0%. A livello di comparto, i tendenziali più performanti sono stati evidenziati, fra i principali esportatori, da: l’”alimentazione animale” (+21,5%), le “acque minerali e gassose” (+12,1%), le “acquaviti e liquori” (+10,6%), l’”ittico” (+10,0%), gli “oli e grassi” (+7,7%) e l’”enologico” (+7,3%). Il peso dell’export alimentare italiano si è confermato, in definitiva, molto discontinuo nelle grandi aree di mercato del mondo e bisognoso di promozione adeguata, specie sui mercati più lontani. L’import 2013 dell’industria alimentare ha complessivamente raggiunto la quota di 19.433,9 milioni di euro, con un aumento del +4,1% sull’anno precedente. Ne è uscito un saldo di settore di 6.746 milioni di euro, in crescita dell’+11,2% su quello del 2012.
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013 2014
In ogni caso, l’export alimentare ha messo a segno un andamento premiante sul lungo periodo. Nel confronto 2000-2013, l’export dell’industria alimentare ha registrato, infatti, una crescita del +112,7%, con oltre 64 punti di vantaggio rispetto al +48,4% registrato dall’export totale del Paese.
mercati
I consumi dei salumi nel 2013: i dati Nielsen
-8,0 %
Dist. Moderna 68% -4,2 %
Normal Trade 32%
Normal Trade
Var. % anno precedente
Peso % Valore
Take Away
-10,6%
10%
Assistito
-7,6%
90%
-1,1%
47%
-6,8%
53%
Take Away Dist. Moderna Assistito
Fonte: Nielsen Market Track
In termini di aree geografiche, mentre nel Nord Italia le performance negative sono più “contenute”, il Centro e il Sud trainano il trend del mercato, territori italiani maggiormente caratterizzati dalla presenza di superette o negozi specializzati, e in cui il Discount viene vissuto quasi al pari delle insegne della gdo.
-7,8%; valore -7,3%). Seguono però anche, tipologie “meno nobili” come mortadella (trend: volume -6,1; valore -4,9%) e salame (trend: volume -7,9%; valore -6,1%), che sino a poco tempo rappresentavano l’eccezione di uno scenario negativo ma che durante i primi mesi del 2014 iniziano a subire le conseguenze dell’incremento dei prezzi al pubblico, sia di base sia del promozionale. Nella Grande Distribuzione la crisi non risparmia nemmeno la categoria dei wurstel, in leggera flessione (trend: volume -0,6%;
valore -0,9%) che tuttavia trovano buoni risultati nel canale Discount (trend: volume +5,6%; valore +3,4%) in cui si concentra ben il 30% delle loro vendite. Sempre nella Grande Distribuzione, tra le eccezioni troviamo invece lo speck (trend: volume +1%; valore +1,1%), “rilvale” del crudo in termini di €/kg, e i precotti che hanno chiuso il Natale 2013 sul totale Italia (sia GDO sia Normal Trade) con trend positivi (a volume +0,9%; a valore +1,7%) grazie ad un allargamento dell’offerta.
Sia il Banco Taglio sia l’Asporto confermano perfomance negative (rispettivamente a volume -7,9% e -2,6%; a valore -7,2% e -2%), con unica eccezione della categoria degli Affettati e del Cubettato che nella Distribuzione Moderna sono sostanzialmente stabili. In generale sia il Banco Taglio sia l’Asporto vivono un periodo di aumento dei posizionamenti di prezzo ad eccezzione degli Affettati, categoria in cui prosegue la crescita della leva promozionale.
D
OMINAZ EN I
ON
E D’ORIG I
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che sempre più sfruttano il momento “crisi” continuando ad attirare consumatori attraverso la leva della freschezza dei prodotti o della presenza sempre maggiore del Banco Assistito.
PROTETT
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Il mondo dei Salumi chiude ancora l’anno con performance negative sia a volume (-5,8%) sia a valore (-5,4%). I punti di vendita che per primi incidono su tali performance sono i negozi di prossimità come le Superette e i Liberi Servizi (trend: volume -6,8%; a valore -6,4%), seguiti dai Negoni Tradizionali (trend: a volume -8,9%; a valore -8%), come Salumerie, Formaggerie o piccole Alimentari, subendo la concorrenza dei Discount
Peso % - Valore
NE
Salumi: quali sono le perfomace della categoria? La categoria dei Salumi vale 6,6 miliardi di € con una vendita sull’anno di 420 milioni di Kg. Il 68% delle vendite si concentra nella Grande Distribuzione mentre un 32% nel Canale Tradizionale. Il Banco Assistito veicola il 65% del giro d’affari della categoria a Totale Italia, l’Asporto il restante 35%.
Vendita di salumi per canale di vendita
A
Nonostante la crisi continui a colpire le performance dei prodotti del largo consumo, il mondo del fresco/freschissimo chiude ancora l’anno con trend positivi confermandosi come il macro comparto a cui le famiglie italiane non rinunciano, nè riducono la spesa. I reparti che ne beneficiano sono quelli della frutta/verdura sia confezionate sia sfuse, le uova, la panetteria e la rosticceria, ma anche il banco pesce e il reparto della gastronomia (con crescite a doppia cifra). Nell’ottica del risparmio, gli italiani rinunciano ad un pasto fuori casa e confermano i loro consumi sia per i prodotti che si prestano alla preparazione in casa sia per quelli gia pronti, con maggiore contenuto di servizio e con una battuta di cassa che non “pesa” eccessivamente. In sofferanza invece il il reparto della carne piuttosto che la pasta fresca, ma anche il mondo dei formaggi e dei salumi.
Tra le tipologie, sono prioprio le più importanti a registrare perfomance negative, come il cotto (trend: volume -5%; valore -4,6%) e il crudo (trend: volume
Continua la collaborazione tra
ASSICA e Nielsen
La collaborazione tra ASSICA e Nielsen per il servizio “Osservatorio Salumi” è arrivata all’11° anno. Realizzato nel 2003 quando insieme a Nielsen Store Audit ASSICA ha definito e “costruito” uno strumento che consentisse un confronto paritetico con la Distribuzione. In tutti questi anni questo servizio ha permesso ad alcune delle aziende associate ad ASSICA di lavorare sui rispettivi mercati con uno strumento operativo che rendesse più equilibrato il confronto con la Distribuzione. è stato inoltre riconfermato, per le aziende che aderiscono all’Osservatorio Salumi per il 2013, anche l’importante accordo sul servizio Folder@net ASSICA per monitorare ogni giorno l’attività promozionale dei volantini distribuiti dal Trade e poter giustificare e certificare gli investimenti sul punto di vendita regolati dalle fatture promozionali. Un servizio utile e importante con un livello di investimento opzionale, riservato solo agli associati ASSICA e che consentire una certificazione per segmento del peso imposto e peso variabile.
Una stagionatura così lunga ha un gusto tutto particolare È il territorio appenninico che segue il corso del Panaro, tra le province di Modena, Bologna e Reggio Emilia che dona al prosciutto di Modena Dop quel gusto assolutamente caratteristico dal sapore dolce e intenso. Come unici sono gli ingredienti che lo compongono: coscia di suino italiano, sale e i suoi 14 mesi di stagionatura minima. Perchè solo un prosciutto così è crudo, è buono, è Modena.
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Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali
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in primo piano di Silvia Bucci
L’etichetta che verrà: incontro dibattito ASSICA Nutrita partecipazione delle aziende ASSICA per le importanti questioni trattate nel convegno Dal 13 dicembre prossimo, diventeranno obbligatorie le nuove regole introdotte dal Regolamento U.E. n. 1169/2011 sull’informazione al consumatore. In vista di questa prossima scadenza, il 12 marzo scorso ASSICA ha organizzato un incontro dibattito con le aziende associate dal titolo “L’etichetta che verrà” per fornire alle aziende un quadro completo della disposizioni in materia di etichettatura. All’incontro dibattito sono intervenuti in qualità di relatori Gabriella Pecorini Dirigente, Divisione XII, Direzione Generale per la politica industriale e la competitività Ministero per lo Sviluppo Economico, Simona Giorgetti, Funzionario, Divisione XII Politiche delle industrie alimentari, Ministero Sviluppo Economico, Roberto Copparoni Dirigente, Direzione Generale della sicurezza degli alimenti e della nutrizione, Ministero della Salute. Dopo la breve introduzione di apertura del Direttore di ASSICA, Davide Calderone, ha preso la parola per primo Copparoni che ha illustrato le iniziative della Commissione in merito agli “Sviluppi recenti del Regolamento 1169/2011”. In particolare si soffermato sul problema dell’origine e del discusso “Traffic light” inglese. Per quanto riguarda l’origine, il regolamento prevede che la Commissione adotti atti di esecuzione relativi: ✓ all’indicazione del paese d’origine o il luogo di provenienza per le carni suine, ovi-caprine e di pollame; ✓ all’indicazione del paese d’origine o il luogo di provenienza di un ingrediente primario quando diverso da quello del prodotto alimentare; ✓ all’indicazione obbligatoria per le carni usate quali ingrediente. Il primo di essi, il regolamento 1337/2013 è stato emanato lo scorso dicembre e ha disciplinato l’indicazione di origine della carne suina fresca. La valutazione di impatto effettuata dalla Commissione in merito all’indicazione di origine, evidenzia la necessità di trovare un equilibrio tra l’esigenza dei consumatori di essere informati e il costo aggiuntivo per gli operatori e le Autorità. La Commissione attualmente sta valutando anche un progetto di norma di attuazione del comma 3 dell’art. 26 riguardante l’indicazione di origine volontaria. L’obbligo di riportare il Paese d’origine o il luogo di provenienza di un alimento scatta quando sono riportate in etichetta indicazioni, come dichiarazioni, termini , grafici, simboli o immagini, sono chiaramente destinati a dare informazioni sul Paese di origine o il luogo di provenienza. Non rientrano in questo caso, le dichiarazioni geografiche che fanno riferimento a ricette o a specifiche pratiche di produzione in alcuni Paesi o luoghi ben note ai consumatori normalmente informati e ragionevolmente avveduti. Come sottolineato da Copparoni, il tema è molto delicato e presenta diverse criticità.
Un altro problema attualmente in discussione è quello dei “Traffic light” inglesi, su cui lo Stato italiano ha presa una netta posizione di contrarietà. Lo schema a semaforo anche se volontario, ha un forte risalto sui canali di comunicazione istituzionale che può tradursi in una notevole pressione nei confronti delle aziende, anche solo sotto il profilo della persuasione Il sistema che tende a distinguere gli alimenti in buoni e cattivi, rischia di penalizzare proprio i tradizionali prodotti italiani. Il tavolo dei relatori Dopo Copparoni, è intervenuta Gabriella Pecorini per illustrare “L’attuazione del Regolamento (UE) 1169/2011 in Italia: gli interventi per razionalizzare la normativa nazionale”. L’argomento è delicato in quanto dal 13 dicembre 2014, le disposizioni nazionali incompatibili con il Regolamento 1169/2011 saranno automaticamente disapplicate. è quindi necessario intervenire per assicurare che la normativa nazionale in materia di etichettatura sia armonizzata con il regolamento per assicurare e per adottare il relativo sistema sanzionatorio. Il Legislatore nazionale dovrà dichiarare: ✓ quali norme nazionali sono assorbite dall’applicazione del Regolamento; ✓ quali norme nazionali sono implicitamente abrogate in quanto contrastano con il regolamento; ✓ quali norme nazionali sono da considerarsi vigenti in quanto compatibili con il Regolamento; ✓ aggiornare le predette norme armonizzandole con il Regolamento. Gabriella Pecorini ha poi confrontato l’elenco delle indicazioni obbligatorie per i prodotti preconfezionati del decreto legislativo 109/1992 con quelle del regolamento 1169/2011, evidenziandone le differenze. Ha esaminato anche le disposizioni per i prodotti non preconfezionati, la cui disciplina, ad eccezione delle indicazioni sugli allergeni, contenuta nel regolamento, è rinviata al legislatore nazionale. In chiusura, ricollegandosi all’intervento del rappresentante del Ministero della Salute, ha espresso la posizione anch’essa estremamente critica, del Ministero dello Sviluppo Economico sui “Traffic light”. La proposta del Regno Unito infatti, rappresenta un precedente che rischia di differenziare il modo di rappresentazione delle etichette degli alimenti all’interno degli Stati membri, disattendendo l’obiettivo principale del regolamento 1169/2011 che è l’armonizzazione delle informazioni sui prodotti alimentari nel mercato interno europeo. Il Vicepresidente della Commissione europea responsabile di industria e imprenditoria Antonio Tajani ha avviato le procedure per
l’apertura di un caso EU Pilot nei confronti della Gran Bretagna che consentirà di valutare gli elementi per l’apertura di una procedura di infrazione. L’ultimo intervento è stato quello di Simona Giorgetti, che ha trattalo le “Disposizioni in materia di carne nel Regolamento U.E. 1169/20011”. La definizione di “carne” non è stata modificata ed è ancora quella introdotta nel nostro ordinamento dal decreto legislativo n. 181/2003. Vengono invece introdotte novità per quanto riguarda alcune indicazioni obbligatorie previste dall’allegato VI, che dovranno accompagnano la denominazione di vendita: proteine aggiunte, acqua aggiunta,etc. Altra novità riguarda i budelli per insaccati. Infatti, dovrà essere specificato quando non è commestibile. Simona Giorgetti ha affrontato anche il tema sempre oggetto di dibattito, dell’indicazione di origine delle carni fresche e della carne come ingrediente nei prodotti trasformati. Per le carni fresche, il regolamento di esecuzione n. 1337/2013, emanato nel dicembre scorso, ha definito le modalità di indicazione dell’origine ed ha già suscitato molte discussioni. Infatti il 6 febbraio scorso, il Parlamento europeo ha adottato una mozione per modificare il regolamento 1337/2013 con l’introduzione dell’obbligo di indicazione anche del luogo di nascita dell’animale in aggiunta al luogo di allevamento e di macellazione. La CE deve decidere come e se dare seguito. Per quanto riguarda l’indicazione di origine della carne nei prodotti trasformati, è stata pubblicata sul sito della DG SANCO, la relazione al Parlamento europeo e al Consiglio sull’indicazione obbligatoria del Paese d’origine o del luogo di provenienza per le carni utilizzate come “ingrediente”. Ci sono forti divergenze tra Stati membri e all’interno dei singoli Stati membri sull’opportunità di elaborare un Regolamento esecutivo che modifichi (in senso restrittivo) le disposizioni vigenti. Terminate le esposizioni, si è aperto un animato dibattito con le numerose aziende presenti, stimolate dall’interesse delle questioni trattate.
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economia
Confindustria: investire in capitale umano
per arginare la crisi
Più istruzione innalza il Pil: +15% in 10 anni Investire in capitale umano per arginare la crisi. È questa la ricetta presentata nella ricerca “People first. Il capitale sociale e umano: la forza del Paese” in occasione del convegno biennale del Centro studi tenutosi a Bari lo scorso 28 marzo. Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia l’aumento in dieci anni del grado di istruzione italiano al livello dei Paesi più avanzati innalzerebbe il Pil fino al 15% in termini reali, 234 miliardi tradotto in cifre, con un guadagno di 3.900 euro per abitante. Puntare sul capitale umano è dunque secondo Confindustria “la più importante politica industriale” che si possa attuare anche perché “nell’economia della conoscenza fallire in questo investimento significa andare indietro, non rimanere fermi”. “In Italia tanti e per molto tempo hanno pensato di vivere nel Paese dei balocchi” ha spiegato il direttore del Centro studi di Confindustria Luca Paolazzi. “La crisi è stata un brusco risveglio ma ancora non sappiamo come uscirne. Ripartire dal capitale umano – ha proANN ASSICA:Layout 1
3-03-2014
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seguito Paolazzi – è la risposta come dimostrano i numeri”. Secondo gli esperti di Viale dell’astronomia infatti “studiare conviene”. La laurea aumenta la probabilità di trovare lavoro, oltre che il reddito (e la carriera) anche nel nostro Paese, dove il tasso di occupabilità dei laureati è il 40% superiore a quello dei diplomati ma questo - non bisogna illudersi - non risolve tutti i problemi del nostro Paese. Gli italiani sono sempre più istruiti e in modo meno diseguale ma la rincorsa è incompleta e restano troppi gli abbandoni scolastici. Inoltre, l’Italia resta caratterizzata da un nodo nel passaggio tra scuola e lavoro come dimostra il fatto che tra i 20-34enni
In Italia ancora pochi laureati (Paesi OCSE, popolazione 25-34 anni per massimo titolo di studio conseguito, quote % 2011)
secondario inferiore
secondario superiore
terziario (I-II livello)
Corea
2,0
34,2
63,8
Giappone
n.d.
41,3
58,7
Regno Unito
15,7
37,4
46,9
Stati Uniti
11,0
45,9
43,1
Francia
16,7
40,3
43,0
Spagna
35,2
25,6
39,2
OCSE
17,7
44,1
38,6
UE-21
16,3
48,1
35,5
Germania
13,2
59,1
27,7
Italia
28,7
50,3
21,0
Fonte: Centro Studi Confindustria People first. Il capitale umano e sociale per l’Italia
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economia laureati o diplomati solo il 52,3% lavora entro tre anni dalla conclusione del proprio percorso di formazione, contro il 74,9% della media europea e l’88,4% della Germania. L’analisi condotta dal CSC evidenzia, poi, come un altro problema cruciale sia rappresentato dal corto circuito di bassa istruzione e alta diseguaglianza. “La mobilità sociale resta un punto debole per l’Italia” ha - spiegato Paolazzi - chi ha già genitori laureati ha molte più probabilità di laurearsi rispetto a chi ha genitori con un titolo di studio di grado inferiore. In Europa vi è una chiara correlazione positiva, si legge nella ricerca, tra i titoli di studio dei genitori e quelli dei figli. La ripartizione dei figli dei laureati è in Italia simile alla media europea e anche tra i figli dei diplomati italiani si osservano percentuali molto
La mobilità sociale resta un punto debole per l’Italia vicine a quelle dell’Ue. La principale differenza tra Italia ed Europa si riscontra tra chi proviene da famiglie con bassa istruzione: in Europa il 18% dei figli di persone con al più la licenza media raggiunge la laurea, mentre nel nostro paese questa percentuale si ferma al 9%, la metà. In questo quadro l’anello debole della catena risulta essere la scuola media. La scuola secondaria di primo grado, infatti, “una volta raggiunta la scolarizzazione di massa, sembra aver smarrito la propria vocazione origi-
A R O M I
E
naria: quella di garantire un bagaglio adeguato di conoscenze e di orientare le scelte scolastiche successive”. “Oggi per contro - ha sottolineato Paolazzi - la scuola media è il luogo dove si creano le prime disuguaglianze fra studenti sulla base della loro origine economico-sociale e culturale, disuguaglianze destinate a esplodere nella secondaria di secondo grado. è quindi urgente che essa ritrovi la missione di garantire a tutti una formazione di base di qualità”. Non è quindi un caso che l’Italia detenga anche il primato negativo nella Ue per i Neet cioè i giovani che non lavorano e non studiano. Nel nostro Paese i “neet” sono 2.250.000, pari al 24% degli italiani tra i 15 e i 29 anni, e il costo annuale del fenomeno è particolarmente significativo. Secondo il Csc se i giovani che non lavorano e non studiano entrassero a far parte del sistema produttivo, si potrebbero guadagnare più di 2 punti di Pil, che corrispondono a circa 32,6 miliardi”. Una situazione, questa, complicata dall’alto numero di abbandoni scolastici: nel 2012 il 17,6% dei 18-24enni italiani non aveva un diploma e non frequentava una scuola o un corso di formazione, contro una media europea del 12,8%. Ciò “fa sì che circa la metà dei Neet appartenga al sottogruppo che l’Ocse definisce ‘left behind’, ovvero quelli che, in mancanza di sufficiente preparazione e competenze, sono ‘lasciati indietro’ e rimangono disoccupati per lunghi periodi”. Insomma l’Italia non brilla né per la quantità né per la qualità dell’istruzione. La crisi ha aggravato il quadro già difficile perché ha ridotto l’occupazione, cruciale per l’acqui-
I N G R E D I E N T I
sizione delle competenze, ha demotivato le persone, ha diminuito l’investimento delle famiglie in istruzione. Una spirale che è tra le cause della bassa crescita. Dall’analisi del Centro studi di Confindustria, emergono infine “sette lezioni” da ricordare. La prima è un avver-
Il capitale umano è “la più importante politica industriale” che si possa attuare timento: “la materia prima del capitale umano, cioè la popolazione, tende a diminuire, invecchia ed è mal utilizzata”. Tra l’altro “l’immigrazione la tiene su”. Seconda lezione: “La scuola italiana non è immobile e immutabile”, tra “forti progressi e gravi lacune”: nel sistema italiano le scuole medie sono «l’anello debole», mentre alle superiori gli istituti professionali rappresentano il “tracollo”. La terza: “l’Università resiste alle forme e ai cambiamenti”, la quarta: “Studiare conviene anche in Italia”. La quinta lezione è: “per aumentare il capitale umano migrazione e lavoro sono altrettanto cruciali”. L’Italia attrae poche persone altamente qualificate, “si fa poca formazione” e così l’Italia rimane indietro denuncia Confindustria. Sesta lezione: “I valori contano quanto i saperi”: oltre alle conoscenze servono valori come fiducia e cooperazione. E la settima ed ultima lezione: fondamentale “la collaborazione tra mondo dell’istruzione e imprese”.
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comunicazione di Monica Malavasi
Il tour SalumiAmo con Bacco: a Milano e Modena le prime due tappe ®
IVSI e FEDERDOC insieme per la campagna europea Top of the DOP “Quando i grandi salumi incontrano i grandi vini, nascono aperitivi indimenticabili”. Con questa idea, nasce SalumiAmo® con Bacco in tour, un’iniziativa che rientra nella campagna europea Top of the DOP, promossa da IVSI - Istituto Valorizzazione Salumi Italiani e da Federdoc - Confederazione nazionale dei Consorzi volontari per la tutela delle denominazioni dei vini italiani. Entrambi gli Enti hanno già realizzato molti programmi di promozione, sia in Europa sia nei Paesi terzi, ma è la prima volta che collaborano insieme al fine di rafforzare la propria presenza su mercati importanti, puntando sulla formazione, sull’informazione e su abbinamenti in grado di coinvolgere tutti i sensi.
SalumiAmo® con Bacco in quattro città italiane: Milano (27 marzo), Modena (2 aprile), Lecce (15 maggio) e Roma (21 maggio) La campagna Top of the DOP – della durata di 3 anni e con un budget complessivo di 1.650.000 € – beneficia di contributi dell’Unione europea e dello Stato italiano e ha l’obiettivo di valorizzare e promuovere i salumi e i vini a denominazione d’origine in Italia, Germania e Inghilterra.
Francesca Romana Barberini con Francesco Pizzagalli e Riccardo Ricci Curbastro
Corradino Marconi, Lorenzo Beretta, Emore Magni
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“Gli ormai noti aperitivi SalumiAmo®, oltre ad essere un’esperienza sensoriale, sono anche un momento di formazione e un modo di fare cultura – ha affermato il Presidente di IVSI, Francesco Pizzagalli. La scelta delle location nelle quattro città italiane, non è affatto casuale. I nostri aperitivi, non solo sono momenti in cui si esalta il gusto ma hanno anche una forte connotazione informativa. Questo è il motivo per cui si svolgono in luoghi ricercati, veri e propri templi del sapere, come le librerie (Milano e Lecce), i musei (Roma) o, come nel caso di Modena, caffè letterari”. Il via quindi a Milano, il 27 marzo, presso la libreria Feltrinelli RED di P.zza Gae Aulenti, la nuovissima piazza milanese, sfida architettonica e luogo dallo spirito europeo che riprende l’antico concetto della piazza come spazio dedicato alle attività produttive e ricreative. Nuova la sede e nuova la location: infatti, per la prima volta, i salumi e i vini sono andati in libreria. Nell’incontro “Aspettando SalumiAmo® con Bacco”, Francesca Romana Barberini, autrice e noto volto televisivo, ha intervistato il Presidente di IVSI, Francesco Pizzagalli, il Presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro, e i Presidenti dei Consorzi di tutela di Mortadella Bologna, Corradino Marconi, del Salame Cac-
L’incontro “Aspettando SalumiAmo® con Bacco”
ciatore, Lorenzo Beretta e il direttore del Consorzio Prosciutto Toscano, Emore Magni. Una chiacchierata quest’ultima che ha consentito di approfondire, conoscere e apprezzare al meglio i salumi e i vini italiani, eccellenze del nostro patrimonio gastronomico. Cristian Broglia, chef di ALMA, Scuola Internazionale di Cucina Italiana con sede a Colorno, ha interpretato i salumi in gustosi e ricercati finger food che arricchivano la degustazione dei salumi al naturale, abbinati al Brunello di Montalcino e al Franciacorta. A seguire il vero e proprio aperitivo SalumiAmo® con Bacco aperto al pubblico milanese che ha risposto entusiasta all’evento apprezzando la qualità indiscutibile di questi prodotti del made in Italy.
L’aperitivo SalumiAmo® con Bacco
Dopo Milano è stata la volta di Modena, il 2 aprile, allo storico Caffè Concerto, luogo letterario e prestigioso, nella piazza principale di Modena dove c’è la famosa Ghirlandina, simbolo della città. Francesca Romana Barberini, nel suo particolare “talk show”, ha coinvolto Anna Anceschi – Direttore del Consorzio Prosciutto di Modena, Ermi Bagni – Direttore del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi, Roberto Belli – Presidente del Consorzio Salumi Tipici Piacentini, Paolo Ferrari – Presidente del Consorzio Zampone Modena Cotechino Modena, Gianluigi Ligasacchi, Direttore del Consorzio Mortadella Bologna e Tito Tortini – Presidente del Consorzio Culatello di Zibello. I Rappresentanti dei Consorzi hanno raccontato il forte legame che hanno i loro salumi con il territorio di appartenenza – ribadendo come il gusto e il profumo di ogni singolo salume sia legato all’aria e alle nebbie delle rispettive aree di produzione – e approfondito l’attività svolta da un consorzio di tutela per far sì che il prodotto rappresentato sia tutelato, sicuro e apprezzato in tutto il mondo. Anche a Modena lo chef Cristian Broglia di ALMA ha interpretato i salumi protagonisti abbinati al Chianti Classico, al Lambrusco di Modena e al Prosecco di Conegliano Valdobbiadene. Fervono già i preparativi per organizzare le prossime tappe di Lecce – all’Ombra del Barocco della libreria Liberrima – e Roma, presso il Museo Macro. Negli appuntamenti SalumiAmo® con Bacco si scopre che il vero lusso è concedersi un gesto semplice: una fetta di salume e un bicchiere di vino! “Questo format
SalumiAmo®...
Il 48°
sarà replicato anche a Londra e in tre città tedesche (Amburgo - Berlino e Monaco di Baviera) per coinvolgere i consumatori – ha affermato il Presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro. Per gli operatori del settore, invece, nella campagna Top of the DOP sono previsti dei seminari di degustazione e la partecipazione alle edizioni tedesca e inglese della manifestazione fieristica Simply Italian”. Oltre ai numerosi eventi, la strategia della campagna triennale Top of the DOP passa anche per il web con una piattaforma dedicata, il presidio sui social media e grande interazione con gli utenti e i food blogger. Per essere sempre aggiornati visitate i siti: www.topofthedop.it o www.salumi-italiani.it
...con Bacco
Sopra: piazza Grande a Modena e due finger food della serata: paninetti con Cotechino Modena IGP, mousse di robiola e cipolle rosse in agrodolce al miele; Pancetta piacentina DOP con spuma di broccoli e pepe rosa su pane carasau
Tito Tortini, Anna Anceschi e Ermi Bagni
La Barberini intervista Paolo Ferrari e Roberto Belli
vinitaly si conferma asset strategico per un comparto con export +7,3%
Pinot Grigio e Prosecco i vini italiani più apprezzati all’estero. Le catene europee ed USA sempre più interessate al vino italiano Il mondo del vino per quattro giorni si è dato appuntamento
alla media di un pessimo 2013.
a Verona con la 48ª edizione di Vinitaly. Il più importante
Dall’altra, emerge forte il segnale che la grande distri-
Salone internazionale dedicato a vini e distillati rappresenta
buzione europea ed americana sono pronte a veicolare
un comparto che in Italia nel 2013 ha superato i 5 miliardi
sempre maggiori quantità di vino italiano. In Germania,
di export, in crescita del 7,3% sull’anno precedente (fonte
infatti, l’Italia è il primo Paese importatore, preceden-
Vinitaly su dati Istat, Assoenologi). L’Italia del vino è, infatti,
do Francia e Spagna. Nei supermercati USA, siamo il
il primo esportatore del mondo con una quota del 21% del
secondo Paese con una quota del 28,3%, dopo l’Au-
mercato internazionale. “Il vino è stato e sarà anche in futu-
stralia, distaccando di ben 22 punti la Francia. E anche
ro un grande ambasciatore del Made in Italy nel mondo2 ha
nel Regno Unito siamo il secondo Paese con una quota
dichiarato Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole
del 17%, precedendo California e Francia.
alimentari e forestali. Quali i vini italiani più apprezzati all’estero? Bianchi più Due i messaggi positivi emersi a Vinitaly dalla ricerca pre-
dei rossi e bollicine innanzitutto. In Germania la parte
sentata a Veronafiere dall’Istituto IRI, focalizzata sul mer-
del leone la fanno il Prosecco Frizzante e il Prosecco
cato interno e, per la prima volta, anche su vino italiano e supermercati esteri. Da una
Spumante. Negli USA i più venduti sono Pinot Grigio, Chianti, Valpolicella/Ripasso/Ama-
parte si segnala l’aumento delle vendite di vino nei supermercati nei primi mesi del 2014
rone oltre spumanti e Prosecco. E anche nel Regno Unito al primo posto c’è il Pinot Grigio
che potrebbe portare ad una ripresa del mercato interno, dopo anni di stasi. I vini in
seguito da Prosecco e Sangiovese.
bottiglia da 75 cl hanno recuperato 3 punti percentuali nel primo bimestre 2014 rispetto
di Augusto Cosimi
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attualità di Giovannibattista Pallavicini
Collegato agricoltura: un’opportunità per il riassetto del settore Dopo solo poche settimane, il disegno di legge “in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività” dell’agricoltura prende già decisivo slancio sotto la guida del Ministro Maurizio Martina Un progetto complesso, articolato e operativo su più fronti. Così si potrebbero riassumere i 23 articoli che, per ora, compongono il testo del c.d. collegato agricoltura (disegno di legge collegato alla legge di stabilità 2014) attualmente all’esame della Commissione agricoltura e produzione agroalimentare del Senato chiamata ad avviare per prima i lavori di esame e conversione in provvedimenti normativi del testo proposto dal governo. Un provvedimento che interviene su grandi tematiche chiave della produzione di base del nostro Paese e che coglie diverse opportunità ambiziose. Un progetto che richiede un grande impegno e sul quale il Governo con il Ministro Martina cerca tempi di attuazione rapidi perché le misure previste sarebbero in grado di dare finalmente risposte concrete ed efficaci alle tante richieste che da più parti provengono ormai da lungo tempo ai vari governi che si sono avvi-
cendati nel nostro Paese: sburocratizzazione, sostegno all’internazionalizzazione, razionalizzazione di enti e controlli. Un impegno che al Senato certamente
Meno burocrazia, controlli più razionali, più incentivi all’export non manca e che il Senato non manca di dimostrare al punto da nominare relatore in Commissione per il disegno di legge, lo stesso presidente della Commissione, il senatore Roberto Formigoni. I lavori sul disegno di legge potranno dunque beneficiare anche della sua lunga esperienza alla guida di una delle Regioni (la Lombardia) con la maggior contribuzione al sistema agroalimentare nazionale. Temi ambiziosi dicevamo quelli affrontati dal collegato agricoltura, temi di grande
importanza non solo per le imprese agricole, ma ci permettiamo di sottolineare, anche per le imprese agroalimentari, indispensabile anello di filiera per quella produzione di base che destina oltre il 70% della propria produzione (e in comparti come il nostro anche il 100%) alla trasformazione industriale. E allora di seguito oltre a evidenziare le importanti iniziative che si prefigge il ministero di Maurizio Martina, ci permettiamo di proporre anche le opportunità ulteriori che si potrebbero cogliere con piccolissimi interventi sul testo per sfruttare al meglio l’occasione di rilanciare un sistema produttivo tutto insieme e non solo attraverso il sostegno ai singoli anelli della sua filiera. Il testo del collegato apre con alcune previsioni volte alla semplificazione burocratica e alla razionalizzazione dei controlli per le imprese agricole. L’evidente necessità di alleggerire il peso burocratico dei controlli è qui ottimamente interpretata perché le soluzioni descritte non intaccano minimamente l’eccellenza di quelle garanzie per operatori e consumatori che rendono l’Italia uno dei sistemi agroalimentari più sicuri. Le proposte mirano invece ad un’ottimizzazione dei controlli per evitare duplicazioni inutili e liberare risorse a cui assegnare ulteriori controlli laddove serve.
Buone misure, alcune da estendere a tutta la filiera agroalimentare Condividiamo a tal punto l’idea e la scelta fatta per la sua attuazione da sentire il desiderio di chiedere a gran voce che tale misura venga estesa anche alle aziende agroalimentari. In questo modo tutto il sistema produttivo nazionale potrà beneficiarne, guadagnando in efficienza e forse potrà avere anche qualche vantaggio in termini di competitività delle nostre imprese. Il testo prosegue poi con misure volte a sostenere l’internazionalizzazione, prevedendo forme di credito di imposta per le imprese impegnate sui mercati esteri. Anche in questo caso è per noi fondamentale che la misura possa essere fruita anche dalle imprese agroalimentari, tra le realtà più attive sui mercati esteri e, in alcuni settori come il nostro, oggettivamente le uniche. È altrettanto fondamentale che gli incentivi vengano assegnati direttamente alle aziende o a loro forme di business aggregato; ci permettiamo di dire che la previsione contenuta nell’at20
tuale formulazione, che prevede di rendere fruibile l’agevolazione anche per forme associative di rappresentanza, ci vede fermamente contrari: le risorse pubbliche disponibili per questi investimenti sono poche, lo sappiamo, ed è questo il momento giusto per disintermediarne l’assegnazione direttamente ai beneficiari, evitando inutili dispersioni lungo la catena burocratica di coordinamento non indispensabile per trasferirle. Sempre in tema di internazionalizzazione si prevede poi l’istituzione di un marchio per il made in Italy agroalimentare. Marchio privato e volontario, ma che ciò non di meno preoccupa per i suoi profili di potenziale incompatibilità con il diritto comunitario. Da troppo tempo l’Italia si trova a gestire una pluralità di procedure di infrazione con l’Europa, proprio sul tema del marchio “made in Italy” e deve sostenerne anche le corrispondenti sanzioni economiche. Comprendiamo l’intento di difendere la produzione nazionale, ma suggeriamo di profondere invece le energie del Paese sul piano europeo (nell’imminente semestre di presidenza peraltro) per sostenere e attuare la proposta di indicazione del “made in” a livello europeo. Tale misura a livello comunitario costituirebbe una regola certa e comune a tutti gli operatori dell’area di mercato unico competitivo con cui le aziende si devono necessariamente confrontare e offrirebbe spazi certi anche allo Stato Italiano per incentivare e divulgare la conoscenza sul made in Italy. Il collegato affronta anche il tema del riordino degli enti vigilati dal Mipaaf. Tema su cui anche il parlamento ha provato a lavorare nei mesi passati per dare una struttura più semplice ed efficiente al ministero. Ben venga dunque la traccia segnata dal provvedimento con la lungimirante previsione di destinare una parte dei risparmi di spesa allo sviluppo. Temi dunque di ampia portata e altrettanto forte impatto sul sistema nazionale, che propongono e affrontano una serie di positive opportunità per il nostro Paese. Ne ribadiamo un’altra, che riteniamo fondamentale recuperare: cogliamo l’opportunità, che non si intravedeva da anni, di fare non un provvedimento per l’agricoltura di base e altre misure separate per l’industria agroalimentare di trasformazione, ma un unico provvedimento che complessivamente approcci entrambi gli anelli della filiera come un unico sistema agroalimentare che deve recuperare in competitività a tutti i livelli.
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attualità di Giovannibattista Pallavicini
Disegno di legge italian quality: i lavori proseguono al Senato La Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato prosegue il ciclo di audizioni delle parti interessate prima di avanzare nel lavoro d’aula sul progetto istitutivo di un marchio identificativo della qualità italiana Dopo la presentazione in aula avvenuta lo scorso novembre 2013, il Senato prosegue i lavori di esame del disegno di legge “istitutivo del marchio Italian Quality per il rilancio del commercio estero e la tutela dei prodotti italiani”, presentato dall’on.le senatrice e vice presidente del Senato Valeria Fedeli e dall’on.le Senatore Massimo Mucchetti presidente della Commissione Commercio, Industria e Turismo in qualità di primi firmatari. Il provvedimento è attualmente affidato all’esame della Commissione Industria, Commercio e Turismo per le fasi preliminari all’eventuale avvio dell’iter in aula. Proprio nell’ambito di tale esame preliminare, la Commissione ha ritenuto necessario procedere all’audizione delle parti
interessate dall’applicazione del provvedimento, qualora venisse approvato. Ricordiamo che il disegno di legge prevede la costituzione e registrazione di un marchio collettivo detenuto dallo Stato Italiano e che potrà essere adottato dalle imprese italiane che ne rispetteranno i requisiti di uso e concessione. I requisiti prevedono la possibilità di usare tale marchio per quei prodotti che riportano la marcatura “Made in Italy”, che come previsto dalle vigenti norme europee identifica tutti i prodotti la cui ultima trasformazione o lavorazione sostanziale ed economicamente giustificata è avvenuta in Italia, e che hanno subito in Italia almeno un’ulteriore e precedente lavorazione rispetto all’ultima. Lo Stato mediante il Ministero dello Svi-
luppo Economico viene incaricato di vigilare sul corretto uso del marchio Italian Quality con facoltà di revocarne l’uso laddove riscontrasse violazione delle condizioni di utilizzo. Le audizioni finora condotte hanno evidenziato alcune perplessità da parte delle rappresentanze del mondo industriale che si sono espresse e hanno portato il proprio contributo ai lavori della Commissione, evidenziando in alcuni casi che a fronte della bontà dell’intento di valorizzare la produzione italiana, la soluzione adottata rischia di generare effetti contrari. Tra i punti critici maggiormente evidenziati vi è il pericolo che il consumatore possa essere indotto in confusione tra i due marchi “Italian quality” e “made in Italy” e possa finire per non riconoscere all’indicazione made in Italy il valore che storicamente si è prodotto nei secoli passati, secondo le specifiche tradizioni produttive di ogni territorio. Altre preoccupazioni sono state espres-
se con riferimento alla compatibilità di un tale strumento con l’ordinamento comunitario dal momento che altre esperienze analoghe da parte di altri Stati membri sono state archiviate negativamente per effetto dell’applicazione del principio della libera circolazione delle merci sul territorio comunitario. Infine si è portato all’attenzione dei senatori la necessità di recuperare un ruolo e un peso rilevante nel dibattito europeo in corso per sostenere con priorità le proposte volte a rendere obbligatoria l’indicazione “made in” su tutte le merci comunitarie, strumento che potrebbe al contempo essere rispettoso del contesto europeo in cui si opera, costituire una base di regole comuni indispensabile al nostro tessuto produttivo per affrontare senza ostacoli burocratici alla competizione il confronto con i concorrenti di altri Paesi europei e infine rappresentare uno strumento che dia la possibilità di riflettere la realtà della qualità della produzione nazionale.
TEMPO DI ASSEMBLEE Assemblea federalimentare Parma, 5 maggio 2014 All’interno della manifestazione CIBUS si svolgerà l’assemblea annuale alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e del Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo Paolo De Castro.
Assemblea CLITRAVI Bucarest, 14 - 16 maggio 2014 Bucarest farà da cornice quest’anno all’Assemblea Generale del CLITRAVI. I lavori si svolgeranno dal 14 al 16 maggio prossimo e permetteranno, come di consueto, di approfondire le numerose e importanti problematiche di interesse del nostro settore che sono attualmente oggetto di discussioni e decisioni da parte delle Istituzioni comunitarie a Bruxelles.
Assemblea CONFINDUSTRIA Roma, 28 – 29 maggio 2014 Il prossimo 28 maggio alle ore 15.00 si terrà la seduta privata dell’Assemblea di CONFINDUSTRIA, presso l’Auditorium della Tecnica (Roma - Viale Tupini 65) – cui farà seguito la seduta pubblica il giorno 29 maggio alle ore 10.30, presso l’Auditorium Parco della Musica (Roma - Viale De Coubertin 30).
Assemblea ASSICA Roma, 16 giugno 2014 L’Assemblea Generale dei Soci ASSICA si svolgerà quest’anno il 16 giugno a Roma, presso la sede di Confindustria. Prevista, come di consueto, la partecipazione di Autorità del mondo economico e politico. 22
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NATO PER RESISTERE Fino a ieri di Klinker non volevamo nemmeno sentirne parlare. Poi abbiamo trovato quello che fa per noi. Così da oggi i nostri clienti possono richiedere una pavimentazione in Klinker con tutta la sicurezza e l'affidabilità a cui li abbiamo abituati con le nostre superfici in resina. Qualcuno dirà che era ora ma volevamo essere assolutamente certi della qualità di ciò che vi offriamo. Perché se c'è una cosa che abbiamo in comune con i nostri nuovi pavimenti in Klinker è la testa dura.
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europa di Michele Spangaro
Clonazione animale e nuovi prodotti alimentari
Le proposte della Commissione europea te al mercato dell’UE. Per “nuovo prodotto alimentare” si intende in genere un prodotto alimentare non ancora utilizzato in misura significativa per il consumo umano nell’UE prima del maggio 1997, ossia prima dell’entrata in vigore del Regolamento attualmente in vigore, e in particolare i prodotti alimentari derivati dall’applicazione di nuove tecniche e tecnologie, quali i nano materiali. Il primo esperimento di clonazione animale, la famosa pecora Dolly La Commissione europea ha adottato a dicembre 2013 tre progetti legislativi sulla clonazione animale e nuovi alimenti che rafforzeranno la sicurezza giuridica in questi ambiti. Due proposte proibiranno l’uso della tecnica della clonazione per gli animali d’allevamento e l’importazione di cloni di questi animali nella UE. Si proibirà anche la commercializzazione di alimenti derivati da cloni di animali( latte, carni ecc.). Le proposte legislative della Commissione europea proseguiranno il loro iter legislativo in sede di Parlamento Europeo e Consiglio dell’UE, in vista dell’entrata in vigore delle disposizioni nel 2016. La Commissione europea ha presentato lo scorso 18 dicembre tre importanti proposte legislative con lo scopo di conferire maggiore certezza giuridica al settore alimentare. Si tratta della Proposta di Direttiva sulla clonazione di animali delle specie bovina, suina, ovina, caprina ed equina allevati e fatti riprodurre a fini agricoli – COM(2013)892 -, della Proposta di Direttiva relativa all’immissione sul mercato di prodotti alimentari ottenuti da cloni animali - COM(2013) 893 - e Proposta di Regolamento relativo ai nuovi prodotti alimentari COM(2013) 894 - .
CLONAZIONE Nell’UE non si effettuerà la clonazione a fini agricoli né tali cloni saranno importati finché persistono preoccupazioni sul piano del benessere degli animali. Il primo progetto di direttiva prevede un divieto temporaneo di utilizzare le tecniche di clonazione negli animali da allevamento, nonché di immettere sul mercato cloni animali e cloni embrionali vivi. Il secondo progetto di direttiva garantisce che prodotti alimentari quali carne o latte derivati da cloni animali non siano immessi sul mercato dell’UE. La clonazione non sarà tuttavia vietata per fini come la ricerca, la conservazione di razze rare e di specie minacciate di estinzione o l’uso di animali per la produzione di prodotti farmaceutici e di dispositivi medici, nei casi in cui l’uso di tali tecniche possa essere giustificato.
Sono inoltre previste disposizioni specifiche per i prodotti alimentari non ancora commercializzati nell’UE, ma che vantano un uso sicuro storicamente comprovato in Paesi terzi. Il progetto di legge si ripropone anche di tutelare l’innovazione. In base al nuovo sistema, in caso di innovazione comprovata da nuovi sviluppi scientifici, l’impresa alimentare che presenta la domanda deterrebbe l’autorizzazione alla commercializzazione per 5 anni prima che altre aziende possano iniziare la produzione.
Appello delle Confindustrie italiana e tedesca al Consiglio europeo Le politiche del rilancio industriale per crescita e occupazione Un appello all’Europa perché metta al centro delle politiche il rilancio dell’industria, a favore della crescita e dell’occupazione. Il vertice bilaterale italo-tedesco, svoltosi lo scorso 17 marzo a Berlino, è stata occasione di confronto per le imprese: le confindustrie di Italia e Germania hanno firmato una dichiarazione congiunta.
CONTESTO La clonazione degli animali è una tecnica di riproduzione degli animali relativamente nuova. La clonazione non comporta alcuna modificazione genetica. Un clone non è un OGM. Le tecniche di clonazione non migliorano le prestazioni di un animale. Ciò nonostante, gli allevatori possono valutare se ricorrere alla clonazione al fine di aumentare la quantità del materiale riproduttivo (sperma o embrioni) di un animale di particolare pregio. Oggi la clonazione non è utilizzata per la produzione alimentare. Nell’UE la commercializzazione di prodotti alimentari derivati da cloni richiederebbe attualmente, a norma del vigente Regolamento sui nuovi prodotti alimentari, un’autorizzazione prima dell’immissione sul mercato basata su una valutazione scientifica della sicurezza alimentare effettuata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Finora, nessun operatore del settore alimentare europeo o straniero ha presentato domanda di autorizzazione all’immissione sul mercato di prodotti alimentari derivati da tecniche di clonazione.
NUOVI PRODOTTI ALIMENTARI
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha concluso che non vi è alcuna indicazione di una differenza sul piano della sicurezza alimentare tra la carne e il latte di cloni e della loro progenie e la carne e il latte degli animali allevati con metodi convenzionali. L’EFSA ha tuttavia individuato rischi relativi al benessere degli animali legati alla scarsa efficacia della tecnica di clonazione. Nel 2012, con l’ultimo aggiornamento del suo parere sulla clonazione degli animali, l’EFSA è giunta alla conclusione che, malgrado l’aumento delle conoscenze scientifiche disponibili sulla clonazione, l’efficienza di quest’ultima rimane comunque scarsa rispetto ad altre tecniche riproduttive.
Nell’ambito della Proposta di Regolamento, i nuovi prodotti alimentari sarebbero soggetti a una più semplice, chiara ed efficiente procedura di autorizzazione centralizzata a livello UE, che dovrebbe consentire ai prodotti alimentari sicuri e innovativi di accedere più rapidamen-
I ricercatori utilizzano i cloni in determinati studi. Il materiale riproduttivo (sperma ed embrioni) e i prodotti alimentari (carne, latte) derivati da questi cloni non sono immessi sul mercato.
La posizione delle imprese è chiara: non c’è ripresa senza il rilancio del manifatturiero. La dichiarazione congiunta ci concentra su sei punti in cui in particolare si chiede di sostenere l’obiettivo di incrementare il contributo dell’industria al 20% del Pil dell’UE entro il 2020, attraverso la definizione di un’ambiziosa e coerente strategia di politica industriale che includa una nuova governance industriale europea, che possa dare una chiara priorità alla competitività e di porla al centro di tutte le politiche dell’Unione. In aggiunta si chiede di porre la competitività industriale al centro del nuovo pacchetto energia e clima 2030, adottando un approccio integrato che prenda in considerazione i tre pilastri della politica energetica: sostenibilità, competitività e sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Infine, le due organizzazioni imprenditoriali si sono appellate all’Europa perché si sostenga un’importante agenda di liberalizzazione commerciale, per prima cosa intensificando gli sforzi per raggiungere un ambizioso accordo commerciale con gli Stati Uniti.
Aprile 2014 25
europa
L’EFSA e la clonazione animale La clonazione animale consiste nel realizzare la copia di un animale essenzialmente uguale all’originale. La tecnica più comunemente usata è il cosiddetto trasferimento del nucleo di cellule somatiche o SCNT. Essa consiste nel realizzare una copia genetica di un animale sostituendo il nucleo di un ovulo (cellula uovo) non fecondato con il nucleo di una cellula del corpo (somatica) di un animale in modo da ottenere un embrione. L’embrione viene quindi impiantato in una madre surrogata, nel cui grembo si sviluppa fino alla nascita. Per molti anni le piante sono state prodotte con la clonazione, prelevando una piccola parte da una pianta e riproducendo con essa una nuova pianta e questo è stato fatto su scala commerciale più ampia per un certo periodo per alcuni tipi di frutta e verdura, ad esempio per le banane. Più recentemente questa tecnologia è stata applicata agli animali (dal 1996 con la nascita della pecora Dolly). Le tecniche di clonazione vengono impiegate anche in alcuni Paesi al di fuori dell’Unione europea e varie autorità per la sicurezza alimentare hanno già emanato pareri scientifici sull’argomento.
Ruolo dell’EFSA In Europa le decisioni riguardanti eventuali misure o azioni da intraprendere circa la produzione, la vendita o l’immissione sul mercato degli alimenti vengono prese dalla Commissione europea e dagli Stati membri dell’UE in quanto gestori del rischio. Il ruolo dell’EFSA nell’ambito della sicurezza alimentare umana e animale è invece quello di eseguire valutazioni del rischio e fornire consulenza scientifica obiettiva a sostegno di tali decisioni. Il parere scientifico dell’EFSA contribuirà a fornire indicazioni ai gestori del rischio per qualsiasi futura misura dell’UE relativa ai cloni animali, alla loro progenie e ai prodotti da essi derivati, quali carne e latte. A luglio del 2008 l’EFSA ha adottato un parere scientifico sulle implicazioni della clonazione animale per la sicurezza alimentare, la salute e il benessere animale, e l’ambiente. Nel 2009 e nel 2010 l’EFSA ha adottato dichiarazioni scritte in cui si confermavano le conclusioni e le raccomandazioni del parere del 2008. Il parere ed entrambe le dichiarazioni sono stati emanati in esito a richieste di consulenza in merito da parte della Commissione europea.
Parere EFSA del 2008 Dal parere del comitato scientifico dell’EFSA emergono alcune fondamentali conclusioni, tra cui: ✓ le incertezze nella valutazione del rischio emergono a causa dell’esiguo numero di studi disponibili, delle ridotte dimensioni dei campioni esaminati e, in generale, per l’assenza di un approccio uniforme, che consentirebbe invece di affrontare in modo più soddisfacente tutte le problematiche inerenti al parere. Ai fini del parere, inoltre, vengono presi in considerazione soltanto suini e bovini, le due specie di animali per cui sono disponibili dati adeguati; ✓ si è riscontrato che la salute e il benessere di una proporzione significativa di cloni, principalmente durante il periodo giovanile per i bovini e il periodo perinatale per i suini, sono stati influenzati negativamente, spes26
2008 erano ancora valide. Ha inoltre rilevato che non erano ancora a disposizione dati sufficienti per poter stabilire se le conoscenze correnti su bovini e suini potessero essere applicate alla clonazione di altre specie.
Dichiarazione scritta EFSA del 2010
so in modo grave e con esito fatale; ✓ il trasferimento del nucleo di cellule somatiche (la tecnica più comunemente usata per la clonazione di animali) ha comunque prodotto anche cloni sani di suini e di bovini e prole sana, simili alle controparti convenzionali, sulla base di parametri quali le caratteristiche psicologiche, il comportamento e lo stato clinico; ✓ nulla lascia supporre che esistano differenze in termini di sicurezza alimentare nella carne e nel latte dei cloni e della loro progenie rispetto a quelli di animali allevati in modo tradizionale. Tale conclusione si basa sull’ipotesi che la carne e il latte derivino da animali sani, soggetti ai controlli di sicurezza alimentare del caso; ✓ non è previsto alcun impatto ambientale, ma i dati disponibili in proposito sono limitati. L’11 gennaio 2008 l’EFSA ha pubblicato una bozza di parere da sottoporre a consultazione pubblica. Tutte le parti interessate sono state invitate a fornire il proprio contributo scientifico alla consultazione sulle implicazioni della clonazione animale per la sicurezza alimentare, la salute e il benessere degli animali e sull’ambiente, durante la quale l’EFSA ha ricevuto 128 contributi (285 se si contano anche i commenti ripetitivi) provenienti da 64 parti interessate (comprendenti singole persone, organizzazioni non governative, organizzazioni industriali ed enti di valutazione nazionali). Tutti i contributi sono stati esaminati nel corso di un’apposita riunione del gruppo di lavoro del comitato scientifico, prima di portare a termine i lavori sulla bozza di parere. Un gruppo del comitato scientifico con mansioni redazionali , assieme ad alcuni membri del gruppo di lavoro, ha ulteriormente lavorato alla bozza, tenendo conto delle prove a disposizione e dei contributi ottenuti con la consultazione pubblica. Il parere è stato adottato nella sessione plenaria del comitato scientifico di luglio 2008.
A settembre 2010 l’EFSA ha pubblicato una successiva dichiarazione scritta in merito alla clonazione animale, dopo la relativa convalida da parte del suo comitato scientifico, il quale ha convenuto che non sono emersi nuovi dati scientifici che inducano a riconsiderare le conclusioni e raccomandazioni emerse dai lavori già condotti in campo dall’Autorità. La dichiarazione si basa su un riesame degli esiti delle più recenti ricerche scientifiche condotte sui cloni animali e sulla loro prole, provenienti da: ✓ letteratura scientifica sottoposta a revisione paritaria, pubblicata successivamente alla dichiarazione EFSA del 2009; ✓ informazioni raccolte durante il recente invito a presentare dati, ricevute da centri di ricerca europei e altri soggetti; ✓ ulteriori discussioni con esperti scientifici di clonazione animale.
Parere etico Anche il Gruppo europeo sull’etica nelle scienze e nelle nuove tecnologie (GEE) a gennaio del 2008 ha fornito un parere sugli aspetti etici della clonazione animale per scopi di produzione alimentare, a integrazione del lavoro svolto dall’EFSA, nel cui mandato, prettamente scientifico, non rientra l’esame di aspetti etici, morali o altrimenti sociali. Nel parere del GEE si conclude che “considerato l’attuale livello di sofferenza e di problemi di salute delle madri surrogate e degli animali clonati, il GEE esprime i propri dubbi sul fatto che la clonazione animale per scopi alimentari sia eticamente giustificata. L’ulteriore ricerca scientifica chiarirà se questo valga anche per la prole. Attualmente il GEE non vede argomentazioni convincenti per giustificare la produzione di alimenti da cloni e dalla loro prole.” Il GEE individua inoltre le eventuali azioni da intraprendere nel caso in cui, in futuro, gli alimenti ottenuti da cloni animali vengano introdotti in Europa.
Dichiarazione scritta EFSA del 2009
Altre informazioni sulla clonazione
A giugno del 2009 l’EFSA ha reso nota una dichiarazione in cui si forniva un ulteriore parere scientifico sulla clonazione animale. Dietro richiesta della Commissione europea, l’EFSA ha indagato sulla salute e il benessere dei cloni nell’arco della loro esistenza e sulle cause di malattia e mortalità durante il periodo di gestazione e nelle prime fasi di vita. Ha inoltre esaminato fino a che punto le attuali conoscenze sulla clonazione di bovini e suini possano essere applicate anche a pecore, capre e galline.
La clonazione replica la struttura genetica dell’animale da cui è stata prelevata la cellula per riprodurre un clone. I cloni sono in realtà dei gemelli o delle copie che condividono lo stesso corredo genetico. La clonazione è diversa dalla modificazione genetica: quest’ultima, infatti, altera le caratteristiche degli animali modificando direttamente la sequenza del DNA.
Per soddisfare la richiesta, l’EFSA ha preso in considerazione ogni nuova evidenza scientifica resasi disponibile dalla pubblicazione del parere nel 2008 e le informazioni raccolte in esito a un invito a presentare dati. Nella dichiarazione l’EFSA ha confermato che le conclusioni e le raccomandazioni contenute nel parere del
La clonazione è stata sviluppata come tecnologia potenzialmente in grado di produrre piante e animali di alta qualità. Se il clone proviene da una razza esente da determinate malattie, la malattia può essere sradicata dalla razza. Inoltre si potrebbero sistematicamente riprodurre le razze migliori, nonché carne e altri prodotti della più alta qualità. I potenziali benefici, tuttavia, devono essere rapportati agli eventuali rischi. L’EFSA non si è formata un parere sui benefici della clonazione.
fiere e manifestazioni
Città del Capo la prima edizione del Food Hospitality World Africa A
Prossime fiere e manifestazioni di settore
Farà il suo primo ingresso il 26 maggio 2014, a Cape Town, organizzata da Fiera Milano e Fiera Milano Exhibitions Africa, che da 15 anni organizza Good Food & Wine Show, evento che si distingue nel panorama africano come la più prestigiosa manifestazione culinaria. La manifestazione del food, drink and hospitality sbarca quindi in Sud Africa, un Paese in forte via di sviluppo. Con un PIL di 508 miliardi di dollari nel 2012 è il Paese africano più prospero e sviluppato il Paese vive una sostanziale liberalizzazione degli scambi commerciali dopo il 1994. In particolare attraverso i Trade, Development and Cooperation Agreements la gran parte delle tariffe imposte sugli scambi commerciali con l’Europa è stata eliminata. Considerevole, infine, l’incremento della spesa per i consumi di prodotti alimentari e bevande: rispettivamente +9,7% e +13,4% entro il prossimo anno. Per ulteriori informazioni visitare il sito www.fhwexpo.com
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Prosciutto di Parma: flessione
del mercato interno, bene l’export Il 2013 conferma la sostanziale tenuta della produzione degli ultimi anni Il Prosciutto di Parma chiude il 2013 con un giro di affari complessivo di 1,5 miliardi di euro e una produzione di circa 9 milioni, un livello quantitativo ormai stabile da qualche anno. Nonostante l’Italia si confermi il primo mercato di sbocco per il Prosciutto di Parma con il 72% della produzione assorbita, nel 2013 l’intero comparto del prosciutto crudo ha registrato una flessione dei consumi che ha interessato sia le produzioni tutelate sia quelle non tutelate, anche se le quote di mercato e i prezzi al consumo non hanno subito particolari variazioni. “L’Italia vive un quadro congiunturale ancora preoccupante sotto molteplici aspetti e ciò ha avuto un impatto anche sulle vendite del nostro prodotto. Sicuramente il miglioramento dell’offerta di credito alle imprese, unitamente al recupero della fiducia da parte di imprenditori e consumatori, sono un requisito necessario per un ritorno alla crescita” – ha dichiarato Paolo Tanara – presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma. “Le criticità del mercato interno sono state fortunatamente controbilanciate dalle ottime performance dei mercati internazionali che rappresentano una vera e propria boccata di ossigeno per l’agroalimentare e il Prosciutto di Parma in particolare. All’estero possiamo inoltre contare sulla forza attrattiva del nostro prodotto
tutelato che esercita un grande interesse nei consumatori perché sinonimo di qualità, genuinità e tradizione”. Nel 2013 sono stati esportati complessivamente 2.500.000 prosciutti con la corona per un incremento pari al 2% e un fatturato alla produzione di 237 milioni di Euro. Si tratta del quarto anno consecutivo in positivo per le esportazioni del Prosciutto di Parma che proseguono nel processo di crescita che nel lungo periodo sta dando risultati davvero importanti. Nel corso dell’ultimo decennio infatti l’export del Parma è cresciuto di ben 900.000 pezzi. Il contributo maggiore alla crescita è stato dato dal mercato europeo (+3%), mentre è stabile l’area extraeuropea (-0,4%). Nonostante le difficoltà, gli USA si confermano il primo mercato export del Prosciutto di Parma con circa 500.000 prosciutti esportati, sempre seguiti da Germania (450.000) e Francia (420.000) che fanno registrare un discreto aumento, mentre in calo troviamo Regno Unito. è importante ribadire che per la crescita delle esportazioni di Prosciutto di Parma il segmento del preaffettato continua a rappresentare un tassello fondamentale. In termini di risultati, sono stati oltre 1.400.000 i Prosciutti di Parma affettati per la produzione di circa 73 milioni di
vaschette certificate Parma, con un leggero incremento complessivo rispetto all’anno precedente. Il mercato italiano ha assorbito il 26% della produzione, registrando un calo del circa 4% che rispetta la situazione economica generale del Paese. Le esportazioni invece sono in crescita del 2,5% per un totale di 56 milioni di vaschette pari a oltre 1.000.000 di prosciutti affettati. In particolare nell’area extraeuropea assistiamo a un forte incremento del preaffettato (+17,5%) con un’impennata delle vendite di vaschette negli Stati Uniti (2.590.000), in Canada (350.000), Giappone (560.000) e in Russia con 550.000. Si conferma invece una situazione di difficoltà nell’area europea, ad eccezione della Francia che tiene molto bene con 8 milioni di vaschette all’attivo.
Prosciutto di San Daniele: rispondere alla voglia di qualità in tempo di crisi
I dati 2013 confermano l’andamento positivo per questa importante DOP Crescita del fatturato del 4% sul 2012, con un giro d’affari alla produzione pari a 330 milioni di euro, esportazioni sostanzialmente stabili che incidono per circa il 13% dei volumi venduti, destinati per il 60% ai paesi UE. Questi i dati che fotografano l’andamento della DOP friulana nel corso del 2013, rispecchiando, di fatto, l’andamento dei consumi alimentari nello stesso periodo: una maggiore ricerca della qualità anche in tempo di crisi, resa economicamente possibile dalla riduzione delle occasioni di consumo.
Il comparto del prosciutto di San Daniele chiude con una sostanziale tenuta un anno molto difficile, sia per l’andamento economico generale che per singoli casi isolati di crisi. Nel 2013 quattro prosciuttifici su 31 hanno fermato la produzione. Escludendo dall’analisi l’incidenza di questi casi aziendali, a cui si deve un calo netto della produzione del -9,1%, il fatturato del distretto nel 2013 ha misurato un +4%. Altri dati molto significativi, ancor più rilevanti se considerati nell’ambito della congiuntura economica, sono stati la crescita netta del +14,3% sul 2012 della produzione del prosciutto di San Daniele affettato in vaschetta, pari ad oltre 14 milioni di confezioni prodotte e certificate, e una molto positiva tenuta dell’export. I dati 2013 confermano che oltre il 12% del San Daniele DOP viene affettato e venduto in vaschetta, mentre l’export, come indicato, si mantiene al 13% sul totale della produzione nonostante il mancato apporto commerciale delle aziende in difficoltà. Il Consorzio del Prosciutto di San Daniele gode insomma di buona salute ed è in grado di far fronte a contraccolpi non di poco conto, come quelli congiunturali e specifici che hanno interessato il settore lo scorso anno, e la DOP friulana viene sempre più identificata come un
campione di eccellenza di cui l’Italia va fiera nel Mondo. “L’impegno continuo del Consorzio è quello di trasmettere al consumatore i valori che rappresentano l’etica del prodotto e di chi lo realizza, rendendolo di fatto inimitabile” – sottolinea Mario Cichetti, direttore del Consorzio. “Il nostro impegno nel contrastare la contraffazione, su cui istituzioni e media sono concentrati, coincide con la divulgazione sempre più ampia di questi valori per renderli “sapere comune”. Sempre più persone devono conoscere la totale naturalità degli ingredienti del San Daniele e il rigoroso controllo cui è sottoposto lungo tutta la filiera (allevamenti, macelli e prosciuttifici), che è esclusivamente italiana” continua Cichetti. Il Consorzio punta da sempre sulla qualità e, già prima che il mercato cominciasse a dare segni negativi, ha messo in campo progetti e risorse proprio per dare al consumatore un chiaro segnale che era nel suo interesse puntare su prodotti dell’eccellenza italiana come il San Daniele. “Il gusto e la salute non sono sacrificabili neanche in tempo di crisi, anzi, è proprio in momenti come questi che diventano fondamentali” conclude Mario Cichetti. Aprile 2014 29
A new vision of the meat industry
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Meat-Tech 2015 cambia lo scenario dedicato alle tecnologie e ai prodotti per la lavorazione, la conservazione, il packaging e la distribuzione delle carni, offrendo una visione d’insieme straordinariamente dinamica ed efficace per sviluppare nuovi business. Grazie alla contemporaneità con IPACK-IMA e le sue correlate Fruitech Innovation e Dairytech, Meat-Tech beneficerà di un pubblico altamente qualificato e internazionale. A questo panorama si aggiungono le fiere internazionali Intralogistica Italia, Converflex e Grafitalia. Una nuova opportunità sta per aprirsi, partecipate a Meat-Tech: una fiera di portata eccezionale, all’interno di un evento mondiale unico nel suo genere. Connected events:
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prodotti tutelati di Andrea Aiolfi
isit porta le denominazioni tutelate a nutrimi 2014 Gusto e benessere: un binomio che fa gola! I salumi italiani DOP e IGP sono stati protagonisti del Forum di Nutrizione Pratica, svoltosi a Milano il 3 e il 4 aprile presso il prestigioso Centro Congressi Palazzo delle Stelline. L’Istituto, dopo le positive esperienze legate alla partecipazione degli ultimi congressi della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione (SISA), dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) e della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), ha deciso di proseguire nel percorso di corretta informazione rivolto ai medici e ai consumatori. Con la presenza all’evento si è voluto ribadire iI messaggio che i salumi italiani rappresentano una categoria “rinnovata”: con meno grassi, meno conservanti (sale, nitrati e nitriti), più proteine, possono trovare il giusto spazio all’interno di un’alimentazione sana ed equilibrata.
L’evento Nutrimi, giunto alla sua 8° edizione, è divenuto un punto di riferimento per chi - comunità scientifica, media, consumatori e istituzioni - vuole essere aggiornato sui trend legati a Nutrizione, Alimentazione e Salute. A parlare dei prodotti tutelati è stato Massimo Lucarini, CRA-NUT (Centro di Ricerca per Gli Alimenti e la Nutrizione), durante la sessione plenaria “Eccellenze alimentari italiane e sana alimentazione: la prevenzione inizia dalla ‘nostra’ tavola”. L’intervento, partendo dalla constatazione generale del sempre crescente interesse per tematiche quali alimentazione e salute a livello istituzionale e dei consumatori, era principalmente focalizzato sulla componente lipidica e il contenuto in sale dei salumi italiani. I cambiamenti di composizione riscontrati dimostrano che l’applicazione delle acquisizioni scientifiche e tecnologiche, con-
sentono di produrre salumi con caratteristiche qualitative che rispondono meglio alle nuove esigenze nutrizionali del consumatore, senza rinunciare al gusto, alla qualità e la sicurezza dei prodotti, principali obiettivi dell’industria alimentare italiana. Al termine della relazione, i partecipanti si sono trasferiti nello spazio dedicato alla pausa nutrizionale, dove - grazie anche alla rilassante vista sul Chiostro seicentesco con il giardino della Magnolia - hanno potuto degustare i prodotti DOP e IGP dei Consorzi associati ad ISIT, accuratamente presentati su vassoi di ardesia, e ricevere il materiale informativo sulle produzioni tutelate.
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prodotti tutelati
Il
prosciutto toscano dop sempre più in alto
Salame piemonte verso l’igp
Nel 2013 cresce la produzione che segna +15% rispetto all'anno precedente
Riprende l’iter nazionale per il riconoscimento europeo di questa tipica produzione
La produzione del 2013 del Consorzio del Prosciutto Toscano DOP ha raggiunto il suo valore più alto con oltre 390.000 cosce, con un valore al consumo di oltre 60 milioni di euro, con una crescita rispetto al 2012 del 15,4%. Il comparto del preconfezionato che ha fatto registrare, nel 2013, una produzione di vaschette che si attesta oltre i 2.700.000 pezzi. “Un risultato molto importante – afferma Cristiano Ludovici, Presidente del Consorzio Prosciutto Toscano – che conferma la capacità degli operatori toscani di rispondere fattivamente alle richieste del mercato”. Il Prosciutto Toscano raccoglie sempre più consensi: qualità, territorio, tracciabilità un gusto unico sono gli elementi che contribuiscono al successo di questo prodotto. Invitiamo tutti a seguire il Consorzio del Prosciutto Toscano su Facebook e su Twitter anche se il modo migliore per conoscere ed apprezzare il Prosciutto Toscano è sicuramente quello di assaggiarlo.
Produzione Prosciutto Toscano DOP numero cosce
450.000 400.000 350.000 300.000 250.000
Studio Guidotti
200.000 2004
2008
2011
2012
2013
Dopo il tentativo di qualche anno fa di registrare questa pregiata denominazione di salumeria come denominazione d’origine protetta (tentativo non andato a buon fine anche a causa del cambiamento dei regolamenti che disciplinano le DOP e IGP a livello europeo), il Consorzio Salame Piemonte riprova ad affrontare la sfida del riconoscimento comunitario, scegliendo questa volta la strada dell’IGP. La conquista del riconoscimento comunitario riparte quindi dall’iter nazionale di valutazione del dossier che ha già raccolto l’assenso della Regione Piemonte e vede ora il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali impegnato nella fase di nazionale a cominciare dalla riunione di accertamento il 4 aprile. Completato questo primo passo della fase di verifica nazionale, il disciplinare concordato all’esito della riunione dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale per l’avvio della necessaria procedura di opposizione nazionale prevista dal Reg. UE 1151/12 che limita ad un periodo di 30 giorni dalla pubblicazione ufficiale la possibilità per qualunque soggetto interessato di presentare osservazioni. Terminata anche tale successiva fase, il dossier potrà essere inoltrato agli uffici comunitari per la fase europea conclusiva dell’iter di registrazione della IGP.
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consigli di lettura
MANGIATO BENE? Le 7 regole per riconoscere la buona cucina
Il libro che svela i segreti dei critici gastronomici Tutti oggi danno voti e giudizi a ricette, menu, chef e ristoranti; le guide gastronomiche non bastano più. Ma in questo universo di foodies, gourmet e recensionisti selvaggi, di chi ci si può fidare? Dove sono i criteri di valutazione? In questo libro appassionato e utile Roberta Schira, con anni di esperienza di cultura del cibo e critica gastronomica, svela le 7 regole universali e sempre valide per riconoscere e valutare la bontà di un’esperienza gastronomica. Una volta che lo avrete letto, anche voi sarete in grado di esprimere un parere attraverso un voto, da 0 a 10 su un’apposita scheda in fondo al libro. Ma questo libro va oltre il prodotto, questo libro è sulla teoria del cibo e della ristorazione. Il processo logico sul giudizio sul cibo è straordinariamente recente: non ci si mette a disquisire di equilibrio tra acido e amaro nel dopoguerra. Non ci si pone il problema della freschezza dove il cibo non c’è neppure stantio. Forse ha ragione Appelbaum: la ‘rivoluzione alimentare’ che ha coinvolto metà globo in questi venti anni e che ha portato al moltiplicarsi infinito dei ristoranti, in realtà ha moltiplicato la disuguaglianza sociale. Forse è inutile cercare regole intorno a una teoria della ristorazione e della buona cucina, forse è meglio che restiamo tutti semplici amanti della buona tavola,
senza affannarci a capire, dare un parere, conoscere chi e cosa sta dietro il piatto di spaghetti, chi produce quel vino, quell’olio, quel pane. Per tutti gli amanti della buona tavola, si ineggia alla consapevolezza della buona cucina condivisa: dal ristorante blasonato, alla trattoria fuori porta sino al pranzo della domenica a casa di amici. Il giudizio sul cibo non per avere ‘potere su’, ma per avere ‘potere di’. Cambiare le cose, far conoscere i meritevoli, aiutare chi non ha voce, muovere il mercato: questi sono gli obiettivi e le conseguenze del raccontare il mondo della ristorazione. E farlo nella consapevolezza che possiamo sbagliare, nella visione non di onnipotenza ma di un compito da eseguire con responsabilità. Chi è l’autrice Roberta Schira è scrittrice, pubblicista e gourmet. Ha pubblicato una dozzina di libri, dai trattati di antropologia alimentare al romanzo, dalla Cucinoterapia a Le voci di Petronilla sino al Bon ton a tavola, l’ultimo uscito con Salani. Per la sua formazione è considerata ‘psicologa del gusto’; scrive di cultura e critica gastronomica per il Corriere della Sera e altre testate nazionali. È tra le poche firme italiane del sito di cultura del cibo www.finedininglovers.com, promotore dell’evento The Fifty Best Restaurants in The World.
Editore: Salani Editore Autore: Roberta Schira Pagine: 223 Prezzo: € 14,50
COLUMBIA: il culto della “fetta perfetta” Columbia ha da sempre una precisa ambizione: costruire le migliori affettatrici manuali a volano 100% made in Italy. Dal 1949 conserva l’abilità artigianale necessaria a fabbricare e assemblare ogni parte di macchine perfette, straordinariamente precise e sicure. I materiali impiegati, ghisaalluminio e acciaio Durochrom per le lame, mantengono intatte qualità e durata. La produzione è tutta incentrata sul modello “Columbia 2002-2V” e sul modello “Columbia 2002 manuale”, ovvero due affettatrici, una semiautomatica elettromagnetica e una completamente manuale, a volano, realizzate per il taglio universale dei salumi. L’estetica, che fa del modello 2002 manuale un oggetto di culto, è esaltata dalla vasta gamma di colorazioni personalizzate. Negli ultimi anni Columbia ha deciso di giocare la sua partita
da protagonista con un piano di sviluppo sia su scala nazionale che internazionale. Parte del Gruppo Gnodi (www. gnodiservice.it), una delle principali realtà italiane operanti nei servizi di fornitura e manutenzione di cucine per ristorazione professionale, Columbia sta vivendo oggi una seconda giovinezza. Ma nella moderna sede di Somma Lombardo, il nuovo è arrivato solo là dove necessario: nella migliore rete commerciale e di assistenza, in grado di affiancare il cliente prima e dopo l’acquisto. Seguendo i dettami delle più moderne tecniche di marketing, è stato implementato un accurato servizio personalizzato nella consapevolezza che al giorno d’oggi non è più semplicemente sufficiente realizzare un prodotto di qualità superiore, ma è necessario affiancare i clienti durante ogni fase del processo di fornitura. Gli esperti tecnici Columbia sono quindi in grado di assistere il cliente all’inizio, offrendo una valida consulenza al fine di individuare il modello più appropriato ad ogni specifica esigenza, ed alla fine, garantendo una presenza costante anche durante eventuali necessità di interventi manutentivi. Dopo aver conquistato il gradimento delle migliori insegne della GDO e dei più prestigiosi operatori nel mondo Gourmet/Deli le affettatrici Columbia si stanno imponendo non più solo per le loro caratteristiche tecniche ma anche per la loro ormai distintiva funzione di uso. Columbia crede comunque sempre negli originali ideali di lentezza, perché solo prendendosi tutto il tempo necessario è possibile raggiungere la perfezione. Per informazioni: www.columbia-affettatrici.it
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Aziende informano
Borsa Merci di ParMa
La Borsa Merci di Parma è stata istituita dalla Camera di Commercio nel 1967. Prima di spostarsi nell’attuale sede presso Fiere di Parma, dove sono ospitate anche le CUN, ha operato all’interno della stessa Camera di Commercio. è aperta il venerdì, dalle 9 alle 15.30. Nel corso delle contrattazioni sono rilevati i prezzi di undici tipologie di prodotti agroalimentari: salumi, carni fresche suine, suini, carni grassine, derivati del pomodoro, foraggi, granaglie farine e sottoprodotti, zangolato, siero di latte, formaggio e uve. Numero e qualità dei prodotti rilevati ben rappresentano l’importanza della piazza di Parma legata alla straordinaria vocazione agroalimentare del suo territorio. I listini settimanali dei prezzi rilevati sono pubblicati sul sito Internet www.borsamerci.pr.it. Presidente delle Commissioni Prezzi della Borsa Merci è il Segretario Generale della Camera di Commercio o un suo delegato. L’Ufficio Borsa Merci si trova nella sede della Camera di Commercio di Via Verdi, nel centro storico di Parma.
Le Commissioni Uniche Nazionali
Modalità di ingresso alla Borsa Merci
La “Commissione Unica Nazionale dei tagli di carne suina” e la “Commissione Unica Nazionale grasso e strutto” si riuniscono settimanalmente a Parma. Le Commissioni Uniche Nazionali (CUN) nascono in attuazione del Protocollo d’intesa sottoscritto il 5 dicembre 2007 dal tavolo tecnico della filiera suinicola. Le due CUN operano il venerdì mattina parallelamente alle attività della Borsa Merci; il loro compito è di prendere atto di una panoramica del mercato dei tagli di carne suina e di grasso e strutto, fissandone i relativi prezzi per la settimana successiva. L’attività di segreteria è svolta da Borsa Merci Telematica Italiana, su incarico del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Nella localizzazione, di 1.200 mq, sono disponibili: • n. 400 posti auto • 90 box • area ristoro
Tariffe 2014 • biglietto di ingresso singolo: € 11,00 • abbonamento dal 1/1 al 31/12/2014: € 453,84 + IVA • box dal 1/1 al 31/12/2014: € 1.342,00 + IVA
Sede contrattazioni: Borsa Merci della Camera di Commercio presso Fiere di Parma • Via Fortunato Rizzi 67/a • 43126 Parma
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Abbiamo messo insieme il meglio della creatività italiana e della tecnologia tedesca. Ora siamo uno dei più importanti gruppi di ricerca e produzione di film barriera per imballaggio alimentare. La nostra filiera produttiva va dalla realizzazione del laminato flessibile e termoformabile, alle buste sottovuoto neutre e stampate. Diventa anche tu più grande e più forte. Scegli Niederwieser Group.
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