L'Industria delle Carni e dei Salumi - 05/2019

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Carni Salumi

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ANCHE NEL 2018 IN CRESCITA L’EXPORT DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE

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FEDERALIMENTARE: GLI STATI GENERALI DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE MAG G I O 2 0 1 9 N ° 0 5


L’industria delle

Carni Salumi e dei

MAGGIO 2019 N°05

Direzione e amministrazione Milanofiori, Strada 4 Palazzo Q8 20089 Rozzano (MI) Tel. +39 02 8925901 (6 linee) assicaservice@assicaservice.it www.assica.it Direttore responsabile Alfredo La Stella Redazione Andrea Aiolfi Giada Battaglia Loredana Biscione Silvia Bucci Davide Calderone Laura Falasconi Tiziana Formisano Gianluigi Ligasacchi Monica Malavasi Sara Margiotta Fabio Onano Giovannibattista Pallavicini Fiorella Palmieri Stefano Parisi Viviana Romanazzi Andrea Rossi

SOMMARIO primo piano Federalimentare: gli Stati generali dell’industria alimentare........................................................ 3

La carne e la salute del cuore....................................................................................................... 7

mercati L’export 2018 dell’industria alimentare........................................................................................ 8

intervista Intervista a Giorgia Vitali nuovo presidente del CLITRAVI............................................................ 10

Francesca Senna Michele Spangaro Stefania Turco Registrato presso il Tribunale di Milano in data 24 gennaio 1951

eventi TUTTOFOOD: la partecipazione di ASSICA, fra incontri e seminari............................................... 13

comunicazione I salumi emblema dell’antispreco................................................................................................. 14

con n. 2242 Impaginazione Studio ABC Zone Via Angelo Moro 45 20097 San Donato Mil. (MI) Tel. +39 02 57408447

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economia Indagine CsC sulla produzione industriale................................................................................... 17

sanitarie in breve Le sostanze aromatizzanti............................................................................................................ 17

La Commissione attua il piano d’azione per l’economia circolare................................................ 18

prodotti tutelati Salumi DOP e IGP: tradizione e creatività in cucina..................................................................... 19

20089 Rozzano (MI)

Salumi Piacentini DOP: il 2018 si conclude con un incremento della produzione......................... 21

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Foto di copertina collage di immagini Shutterstock Chiuso in tipografia il 16 maggio 2019

L’export nell’industria alimentare

Europa

La Mortadella Bologna IGP vince la tappa del gusto................................................................... 21

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Antibioticoresistenza ambientale................................................................................................. 16

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La carne e la salute del cuore

alimentazione 4.0

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Reggiani S.p.A.

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carni sostenibili

fiere e manifestazioni IFFA 2019: la tradizione incontra l’high-tech................................................................................ 23 Vinitaly: vini italiani in calo nella GDO mentre crescono le vendite online .................................. 23

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Conclusa l’edizione 2019 di TUTTOFOOD


primo piano di Laura Falasconi

Federalimentare: gli Stati generali dell’industria alimentare Il food ritorna cuore del Made in Italy e chiede alla politica un piano strategico per la crescita sui mercati internazionali Oltre 56mila imprese per un fatturato che supera i 140 miliardi di euro, di cui quasi 35 derivanti dalle esportazioni, con un trend in continuo aumento che nel 2018 ha segnato un +2,8% rispetto al 2017 e un +25,2% rispetto al 2013. Il food&beverage rappresenta ormai il secondo settore manifatturiero in Italia. Forte di questi numeri contenuti nel Rapporto sull’Industria alimentare in Italia, stilato dalla Luiss Business School e presentato a Roma in occasione del 1° Convegno di Federalimentare “Industria alimentare: cuore del Made in Italy” lo scorso 8 maggio, il Presidente di Federalimentare Ivano Vacondio ha chiesto alla politica maggiore attenzione, in particolare nel sostegno all’internazionalizzazione. Siamo ambiziosi - ha detto il Presidente di Federalimentare - vogliamo arrivare nei prossimi 2 anni al traguardo di 50 miliardi di fatturato export. Ma per far questo è importante abbandonare le ideologie e abbracciare gli accordi di scambio bilaterali come abbiamo fatto nel caso del Canada e del Giappone. Così come dobbiamo affrontare il problema del mercato russo che non possiamo abbandonare. Nel mondo esiste un nuovo approccio al cibo che

non coinvolge solo le élite, ma anche la classe media nei paesi emergenti ed è lì che abbiamo la possibilità di crescere in maniera significativa a doppia cifra. Chi compra cibo italiano lo compra perché ha bisogno di status, perché siamo un’eccellenza come mostra anche l’andamento del turismo enogastronomico. Il nostro mondo è fatto di grandi imprese, aziende multinazionali ma anche tante PMI. C’è un dato sorprendente: l’export è cresciuto più nelle PMI che nelle altre imprese. In realtà questa crescita della propensione all’export delle PMI si spiega con il fatto che “i consumi nel nostro Paese vanno male - ha detto Vacondio - e così gli imprenditori hanno cercato fuori dai confini nazionali delle opportunità. Essere piccoli e medi ha dei vantaggi: maggiore flessibilità, maggiore possibilità di fare innovazione di prodotto”. L’export è una chiave di volta per tutto l’agroalimentare; per questo Vacondio ha rivolto un appello al mondo politico: “Qui la politica ci deve aiutare, non ce la facciamo più e qui voglio essere molto chiaro: alla politica non chiediamo soldi, sappiamo che non ci sono, chiediamo di essere accompagnati all’estero” ha detto il Presidente di Federalimentare. “In questi mesi mi sono reso conto dell’impor-

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tanza delle Ambasciate che dovrebbero avere anche addetti specializzati nel Food and Beverage”. Sono tante le minacce che ostacolano il raggiungimento dell’obiettivo dei 50 miliardi di export, minacce che richiedono una grande attenzione della politica. A preoccupare Federalimentare è soprattutto la revisione dei codex. L’etichetta fronte pacco è un problema più grande dei dazi “perché è il vero grande attacco alla dieta mediterranea. Mettere su un prosciutto o sul parmigiano reggiano un bollino rosso con scritto nuoce alla salute è un grande problema. Ha sottolineato Vacondio: “al riguardo devo ringraziare il Parlamento tutto per aver votato all’unanimità una mozione che impegna il Governo a difendere in tutte le sedi la nostra posizione. Ma non sarà sufficiente perché occorre fare delle alleanze per vincere questa battaglia.” Quindi il Presidente ha affrontato temi sensibili per Federalimentare e al centro del dibattito politico. In primis il Made in Italy. Il made in Italy - ha sottolineato - è un valore per molti settori. Oggi il Made in Italy è un marchio; però, spesso, si confonde Made in Italy con materia prima. La materia prima è come quando si lavora una pietra preziosa, arriva grezza, la dobbiamo lavorare per aumentarne il valore con ricette innovative, tecniche produttive e garanzie di sicurezza. Le polemiche che periodicamente emergono non vanno nella direzione giusta. Anche l’industria tifa per la materia prima nazionale, ma il Made in italy è merito anche degli imprenditori che lavorano la materia prima e la trasformano e dei collaboratori che sono in grado di fare cose straordinarie.

DA ASSICA, FORTE APPREZZAMENTO PER GLI STATI GENERALI DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE Da Nicola Levoni, Presidente di ASSICA e vicepresidente di Federalimentare, grande sostegno e forte apprezzamento riguardo agli “Stati generali dell’Industria alimentare”, evento che si è tenuto lo scorso 8 maggio a Roma. La presentazione di uno studio LUISS sull’industria alimentare quale cuore del Made in Italy è stata l’occasione per ribadire le numerose e ambiziose sfide che il secondo settore manifatturiero del Paese si trova davanti, specie sui mercati internazionali. I dazi e le barriere non tariffarie, le misure di etichettatura “a semaforo”, gli attacchi mediatici all’industria alimentare e le difficoltà persistenti dei consumi interni sono stati i temi su cui il Presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, ha ingaggiato tutti i relatori intervenuti ricordando come ci si aspetti dalla politica azioni volte a valorizzare i nostri prodotti e a contrastare chi li squalifica e li demonizza. “Condividiamo pienamente il messaggio del Presidente

È poi passato al tema della rappresentanza. “Sulla rappresentanza noi auspichiamo maggiore coinvolgimento e collaborazione tra agricoltura e industria. Fare filiera fra mondo produttivo primario e noi, non è solo auspicabile ma necessario per migliorare la qualità e corrispondere le aspettative dei consumatori. Noi riteniamo giusto e doveroso fare filiera, però, dobbiamo essere chiari: questa necessità di fare business di filiera non può essere confuso con la rappresentanza all’interno delle istituzioni. La rappresentanza del Food and beverage spetta a Federalimentare che è parte di Confindustria.”

Vacondio - ha affermato Nicola Levoni - e, come asso-

IVA, altro tema caldo. Le clausole di salvaguardia devono essere rimosse. A fronte di consumi che vanno male, l’aumento dell’IVA esaspererebbe i problemi. L’idea di accettare l’aumento dell’IVA in cambio di un taglio del cuneo fiscale secondo Vacondio non va bene, perché non è una misura opportuna in un contesto di consumi depressi e perché avvantaggerebbe solo i lavoratori dipendenti, lasciando fuori pensionati e disoccupati ecc. Con riferimento al rinnovo del contratto, il Presidente ha fatto un appello alla compattezza del mondo industriale e dopo aver ricordato che industria

auspicio per le prospettive future del nostro settore.

ciazione di categoria, non possiamo che sostenerlo con un impegno fattivo in ogni occasione in cui si affrontano i temi e le sfide di settore. L’attenzione che ci è stata dimostrata, citando i prosciutti come prodotti simbolo della dieta mediterranea, patrimonio culturale mondiale a cui non si può pensare di imporre bollini e semafori, ci richiama ancora più ad un impegno in prima fila”. Commentando in particolare poi il dettagliato intervento del Ministro Centinaio, Nicola Levoni ha voluto sottolineare che i primi risultati fin qui raggiunti sono di ottimo

“Le parole del Ministro Centinaio confermano le già positive indicazioni venute da atti di impegno concreto verso l’agrifood nazionale: un approccio integrato e di filiera, un approccio che guarda a creare nuovo business ed eliminare fardelli, come nel caso dell’accordo per esportare le carni suine in Cina che il Ministro Centinaio ha citato, non può che trovare il nostro positivo favore e riscontro; si tratta di parole da non sottovalutare né per il Presente né per i positivi sviluppi futuri a cui stiamo lavorando” ha così affermato il Presidente Levoni.

Continua a pag. 4

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primo piano Segue da pag. 3 e sindacati gestiscono insieme e con successo alcuni organismi di welfare si è rivolto ai sindacati, auspicando un accordo al quale occorrerà lavorare molto perché la piattaforma proposta è troppo onerosa e non è in linea con l’accordo Confederale. Concludendo il suo intervento, il Presidente di Federalimentare ha ricordato che “come Paese abbiano un problema: il debito pubblico. Paghiamo 70 miliardi di interessi sul debito pubblico. Se si lavora per pagare gli interessi, i soldi per gli investimenti non ci saranno mai”. Bisogna, quindi, raccontare al Paese la verità. Se dobbiamo cercare di risanare bisogna invertire la rotta. Noi vorremmo essere al centro del Paese per quel che riguarda investimenti e crescita. La politica non crea ricchezza, ha il

diritto di distribuire ricchezza ma la ricchezza la producono le imprese e gli investimenti. In questo Paese vince chi dice cose forti, ma l’emozione non può prevalere sulla ragione. Governare significa a volte prendere decisioni contro la maggioranza, ma nell’interesse generale del Paese. Quindi ha lanciato un appello ai presenti: “Anche noi dobbiamo smettere di delegare alla parte del Paese meno laboriosa e lungimirante la rappresentanza dei corpi intermedi. Noi dobbiamo mettere a disposizione del Paese le nostre competenze. Essere élite non è solo un privilegio, ma è una grande responsabilità. Chi ha competenza ed esperienza metta a disposizione le sue capacità per servire il Paese.”

in Europa. L’auspicio quindi è quello di avere un accordo con il Regno Unito che preveda un’Unione doganale o un mercato che comprenda anche il Regno Unito, perché dovranno essere fatti i controlli di tutti i prodotti che entrano in Europa. Sul fronte del Bilancio comunitario il punto più delicato, secondo Tajani, è quello relativo alla PAC (politica Agricola Comune): “Noi abbiamo bloccato il dibattito legato alla riforma della PAC e il Parlamento non ha votato in seduta plenaria la riforma della PAC perché non ci piaceva né il bilancio né i contenuti. Il rischio è che con la Brexit ci sia un taglio alla PAC e che ci sia una PAC non orientata alla politica agroindustriale, ma sia troppo ambientalistica. Tutti vogliamo l’economia verde, ma attenzione l’estremismo ambientalista non fa bene né all’ambiente né all’industria”. Positiva la maggiore dotazione - 10 miliardi in più - dei fondi destinati all’innovazione e la ricerca del settore agricolo e agroalimentare. Bene l’approvazione della direttiva sulle Pratiche Commerciali Sleali. Una direttiva sollecitata e attesa dal mondo agroalimentare perché nel complesso “il danno generato dalle politiche commerciali sleali è di oltre 10 miliardi l’anno e i costi aggiuntivi per chi le subisce ammontano a 4,4 miliardi”. Al riguardo l’auspicio è quello che gli Stati Membri facciano la loro parte recependo rapidamente il testo comunitario.

dare alla UE serve un Commissario italiano in un settore che si occupi dell’economia reale (industria, agricoltura, commercio internazionale). L’Italia - ha detto - può essere capofila nel settore agroalimentare, di tutti i Paesi che hanno una florida industria agroalimentare per condizionare le scelte della Europa e trovare soluzioni bilanciate. Servirà poi una politica industriale europea forte perché l’Europa senza industria e senza impresa è destinata a precipitare in una crisi economica profonda e questo vale anche per il nostro Paese. Senza impresa non c’è lavoro e senza lavoro non c’è né libertà né dignità.

Centinaio: un cambio di passo per vincere sui mercati internazionali Intervenendo al dibattitto il ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio ha spiegato la sua visione dell’agroindustria, del ministero e

Tajani: vigilare nella prossima legislatura sui temi importanti per l’agroindustria Il Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha ricordato l’importanza dell’Industria alimentare e le tante battaglie già affrontate dal settore alimentare in ambito europeo. “Abbiamo cercato di esservi vicini in tante battaglie e continueremo a vigilare nella prossima legislatura sui tanti temi importanti per la nostra agroindustria”. Due i fronti delicati: quello commerciale e quello del bilancio. Sul fronte commerciale, Tajani ha ricordato l’importanza degli accordi che l’Europa ha definito o sta definendo con importanti partner extra Ue in particolare Canada, Messico, Giappone, Mercosur, Nuova Zelanda e Australia anche in un’ottica di difesa del Made in Italy dall’italian Sounding. Ha poi sottolineato la necessità di intervenire sul fronte Brexit. Avere una frontiera flessibile fra Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda - ha sottolineato - non significa che questa debba essere una groviera destinata a danneggiare la agricoltura e la industria agroalimentare italiana ed europea. Il rischio è che possano arrivare in Europa animali o prodotti di origine animale dai Paesi dell’Est Europa o dell’America o dagli Ex Paesi sovietici che non sono sottoposti ai necessari controlli che ci sono

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E a proposito di concorrenza sleale e tutela del “Made in Italy” il presidente ha richiamato la prossima Commissione UE ad un impegno ancora più deciso per combattere la contraffazione. Come sarà necessario mantenere fondi per promuovere l’industria di qualità, con l’obiettivo di rafforzare la presenza del prodotto comunitario di qualità al di là dei confini. Infine, Tajani ha sollecitato il governo italiano “qualunque esso sarà” a chiedere un portafoglio economico, perché per interesse nazionale e per contributo che l’Italia può

del futuro. Partendo dai numeri dell’industria alimentare, Centinaio ha detto che questa è un punto di forza del nostro settore, spiegando che: “Quando parlo di nostro settore, penso all’agrifood con una visione nuova, un settore che questo ministero vuole considerare a 360 gradi rispetto al passato. Quando sono arrivato al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (poi del Turismo) - ha spiegato - mi è stato detto “noi siamo Il ministero dell’agricoltura”, le aziende agroalimentari sono un’altra cosa. Le aziende

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primo piano dell’agroalimentare sono un interlocutore, ma in alcuni casi sono un avversario. Io per formazione professionale arrivo da un’azienda che trattava agroalimentare - mi sono chiesto perché L’industria agroalimentare deve essere una controparte di questo Ministero? Il primo obiettivo che ci siamo dati, quindi, con tutto lo staff è stato quello di darci una visione diversa rispetto al passato. La visione che l’industria agroalimentare è uno dei punti di arrivo del mondo agricolo del nostro Paese. Lo sappiamo tutti che molto spesso i prodotti allevati pescati e coltivati nel nostro Paese finiscono non direttamente sulla tavola, ma in una azienda di trasformazione e di conseguenza deve esserci un rapporto di collaborazione, interlocuzione e non di scontro fra il mondo agricolo e quello agroalimentare e per questo abbiamo cercato di lavorare per far ragionare. Noi abbiamo lavorato per cercare di far collaborare due mondi diversi. Abbiamo così iniziato a lavorare ai tavoli di filiera. Il primo aperto è stato quello della pasta e del grano ma poi ci sono stati altri esempi come quelli della carne suina. L’obiettivo è quello di avere al tavolo di filiera tutte le componenti fino ad arrivare alla distribuzione anzi al consuma-

tore finale per creare il confronto.” Il Ministro Centinaio ha poi sottolineato come il suo ministero non possa essere inteso come separato da tutto il resto dell’economia italiana; l’economia del nostro Paese non la si migliora solo abbassando le tasse o facendo dei provvedimenti che si ricorderanno negli anni, ma anche creando rapporti, la si migliora anche cercando di far capire che l’agroalimentare italiano è un agroalimentare di qualità che è riconosciuto in tutto il mondo. L’economia del nostro Paese la si migliora anche andando in giro per il mondo e cercando di aprire nuovi mercati. “L’accordo con la Cina, per cui siamo stati molto criticati - ha proseguito il Ministro - è stato un accordo importante per i produttori di arance e per i produttori

di carni maiale. Se le aziende sono accompagnate dalla classe politica i mercati si aprono, e più la classe politica è alta più c’è interesse nei confronti dell’interlocutore (questa è la lezione che abbiamo imparato dagli altri Paesi). Per questo nelle prossime settimane saremo in Cina, ma saremo anche in Giappone al G20 agricoltura. Perché ci devi essere, perché facendo così ti conoscono e conoscono il nostro Paese. Le aziende più grandi possono andare anche da sole sui mercati più lontani, ma i più piccoli devono essere accompagnati. L’obiettivo è far sì che tutti possano avere le stesse possibilità”. La presenza conta anche quando si parla di etichettature. In Italia e in Europa si parla di etichettatura, ma sono sempre di più i Paesi in linea con la proposta italiana. Il Ministro Centinaio ha ribadito che il suo obiettivo è far si che quando un alimento è prodotto in Italia venga tutelato. Con riferimento all’etichettatura a semafori, si è ricordato che l’Italia sta facendo un grande lavoro, mentre qualcun altro ha fatto un lavoro a tutela delle proprie multinazionali e non della salute dei propri consumatori. “Se ci sono Paesi che vogliono tutelare le proprie multinazionali penalizzando aziende italiane e l’agrifood italiano noi non ci stiamo” – ha asserito con forza il Ministro Centinaio. Fondamentale inoltre è l’abbinamento dell’agroalimentare al turismo. Questo – ha sottolineato il Ministro - non è un capriccio di Centinaio. Non è un caso infatti che al G20 in Brasile dell’anno scorso i 20 ministri agricoltura più importanti al mondo nel loro documento finale abbiano indicato che il turismo nelle aree rurali serve a migliorare l’agricoltura di quei Paesi, ma serve anche a migliorare il turismo e a far conoscere quelle aree meno famose allora siamo sulla strada giusta. Se si pensa che 85% dei turisti americani venuti l’anno scorso nel nostro Paese, tra i primi 3 motivi di scelta dell’Italia, ha indicato l’agroalimentare, se si pensa che l’enoturismo è stata considerata uno degli strumenti emergenti, si ha la sensazione di essere sulla strada giusta. Un altro elemento: l’ultimo sondaggio nel Regno Unito sulla conoscenza delle varie cucine nel mondo dice che la cucina italiana è la più conosciuta e copiata al mondo. L’agroalimentare italiano deve e può diventare uno dei punti di forza della nostra economia. Allora servono iniziative promozionali, un cambio di passo, perché mentre si promuove l’agroalimentare italiano si promuovono i territori dai quali proviene l’agroalimentare e quindi quello che si produce nel nostro Paese. Concludendo il suo intervento il ministro ha lanciato un appello a fare sistema. “Fare sistema - ha detto - è stato un concetto abusato, però siamo in un momento in cui c’è mentalità giusta c’è opportunità c’è voglia di fare coordinamento, c’è voglia di promuovere, c’è la volontà di far in modo che nell’agroalimentare non ci siano più contrapposizioni, ma anzi il settore sia un esempio per tutti” . “Del resto, quando l’export del Paese segnava un meno, l’Export dell’agrifood mostrava un segno più, perché voi imprenditori avete trainato l’economia del nostro Paese nonostante il nostro Paese”.

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“Il mio obiettivo, quando vado al Ministero - ha terminato - è quello di non essere il fardello delle aziende italiane, ma essere il Ministero che aiuta e agevola le aziende italiane. Ed è questa la promessa che vi faccio essere sempre dalla parte delle nostre aziende e portare il mondo agricolo a non considerarvi più un nemico, ma un interlocutore privilegiato”. Concludendo i lavori il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia ha detto: “L’industria alimentare italiana è un fiore all’occhiello dell’intero apparato produttivo nazionale, quell’eccellenza dell’imprenditoria che esprime una dimensione paese, aiuta a costruire una percezione dell’Italia e del made in Italy migliore di quanta ne abbiamo noi”. “È il secondo settore manifatturiero dopo quello dei macchinari, con una proiezione sui mercati internazionali che continua a crescere nonostante le difficoltà congiunturali che stiamo vivendo”, ha sottolineato il presidente di Confindustria. Non solo: le aziende di Federalimentare sono la riprova “quando entrano in gioco armonia, gusto, tecnologia entra in gioco l’Italia. I mercati globali sono di nicchia e i mercati di nicchia sono per noi italiani”. Agroindustria, trasformazione e distribuzione rappresentano una filiera importante, ma è finita l’epoca dell’autosufficienza, da soli possiamo fare tanto, ma non ce la faremo. “Bisogna riportare - ha detto Boccia - l’attenzione su un progetto di medio termine per il Paese, uscire dal presentismo, con la politica che recuperi il suo primato, in Italia e in Europa. Siamo il secondo paese manifatturiero con gli handicap che abbiamo, dal costo del lavoro al total tax rate, se solo rimuovessimo questi gap potremmo essere tra i primi paesi industriali al mondo. È la sfida che Confindustria lancia alla politica”.

Tavola rotonda Si è poi svolta una tavola rotonda, moderata dal giornalista Nicola Porro, con Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Gianni Pietro Girotto presidente della Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato, Raffaele Nevi membro della Commissione Agricoltura della Camera e Ivano Vacondio presidente di Federalimentare. Gli autorevoli relatori intervenuti hanno dibattuto dei principali temi di attualità per il settore agroalimentare: dalle sfide competitive in Europa e nel Mondo, agli scenari e alle lezioni impartite dalla Brexit, dalle misure per sostenere e accompagnare le imprese all’estero difendendo il valore del Made in Italy, fino alla necessità nazionale di creare maggior coordinamento delle politiche e migliori opportunità di sfruttare le naturali sinergie che si vengono a creare fra aziende del sistema agroalimentare.

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La carne e la salute del cuore L’informazione sulla relazione tra consumo di carne e salute del cuore è spesso fuorviante. Il messaggio che arriva è che la carne non fa bene al sistema cardiocircolatorio per il suo contenuto in grassi saturi. Ma la carne è amica del cuore più di quanto si pensi L’informazione sulla relazione tra il consumo di carne e la salute del cuore è oggi confusa e fuorviante. Il messaggio che arriva è che la carne non fa bene al sistema cardiocircolatorio per il suo contenuto in grassi saturi e colesterolo, causa di malattie cardiache. In realtà è stato dimostrato che la carne è amica del cuore più di quanto si pensi. L’esame di 54 studi presenti in letteratura scientifica ha evidenziato ad esempio che la carne rossa magra, privata del grasso esterno visibile, non aumenta il colesterolo cattivo LDL e nemmeno quello totale, additando invece tra le cause di maggior introito di grassi saturi cibi malsani come snack veloci, olii e alimenti trasformati. Al contrario la carne rossa magra consumata all’interno di una dieta varia ed equilibrata è stata associata a una riduzione del colesterolo cattivo, sia nei soggetti sani che con ipercolesterolemia. Oggi sappiamo inoltre che tanti nutrienti e sostanze bioattive della carne hanno un ruolo fondamentale proprio nel corretto funzionamento del sistema cardiocircolatorio e intervengono nella riduzione del colesterolo ematico. Ne sono un esempio minerali come lo iodio e il selenio che proteggono il cuore, oppure la vitamina B12, la cui miglior fonte è proprio la carne rossa ed una sua carenza causa un aumento dell’omocisteina nel sangue, predisponendo ad un maggior rischio di infarto e ictus. La carne contiene anche acidi grassi omega 3 a catena lunga EPA e DHA, di cui è nota la loro attività per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e devono essere necessariamente assunti attraverso i cibi che li contengono (carne e soprattutto pesce, mentre sono assenti nei vegetali), in quanto la sintesi nel nostro organismo non è efficiente. Oggi il contenuto in acidi grassi polinsaturi nelle carni non è più prerogativa degli animali alimentati al pascolo, ma anche nell’allevamento controllato, attraverso un’alimentazione mirata, come ad esempio l’integrazione con semi di lino nei mangimi, è possibile arricchire le carni di questi grassi benefici. Anche il coenzima Q10, sostanza bioattiva della carne ad attività antiossi-

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la pressione sanguigna, concludendo che l’assunzione di carne rossa in questi quantitativi, molto vicini a quelli previsti dalla dieta mediterranea, non influenza negativamente i fattori di rischio di malattie cardiovascolari, anzi sono protettivi.

dante, interviene nel corretto funzionamento del sistema cardiocircolatorio, in quanto aumenta la forza pompante del cuore e viene attualmente impiegato proprio nel trattamento delle patologie cardiovascolari. Tra le sostanze bioattive della carne troviamo anche l’acido linoleico coniugato CLA, la taurina e la carnitina, che insieme agiscono attivamente nella riduzione del colesterolo e prevengono le patologie cardiovascolari.

cun danno all’organismo e non influenza lipidi e lipoproteine nel sangue né

Se per la carne rossa non ci sono problemi nelle dosi raccomandate, per la carne bianca invece anche un consumo più elevato è stato associato ad un ridotto rischio di patologie cardiovascolari, ed è risultato addirittura protettivo contro diabete e cancro. In virtù di queste recenti scoperte quando mettiamo nel piatto un bel pezzo di carne, è giusto essere consapevoli che anche la salute del cuore ne sta traendo beneficio.

È interessante notare che se da un lato è vero che la carne rossa magra privata del grasso visibile non aumenta i fattori di rischio cardiovascolari, è anche vero però che le sostanze bioattive benefiche per la salute del cuore si trovano proprio nel grasso, perché sono di natura lipidica, come il coenzima Q10, i CLA e gli EPA e DHA. Questa è un’ulteriore conferma della recente rivalutazione del grasso, alla luce degli ultimi studi che smentiscono che i grassi saturi aumentino il rischio di patologie, tra cui quelle cardiovascolari, rivelandone invece anche le proprietà antitumorali. Di qui l’importanza di non scegliere solo carni magre, ma di orientarsi anche e soprattutto verso carni ben marezzate, cioè con un bel grasso di infiltrazione diffuso all’interno della fetta che le dà un aspetto marmorizzato, così da non perdere queste componenti positive. Una meta-analisi sistematica di studi randomizzati e controllati ha mostrato che il consumo uguale o maggiore di mezza porzione al giorno di carne rossa non arreca al-

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mercati di Luigi Pelliccia - Federalimentare Servizi

L’export 2018 dell’industria alimentare Superata la quota di 33 miliardi di euro Le esportazioni dell’industria alimentare hanno raggiunto l’anno scorso la quota di 33,2 miliardi di euro, con un +3,4% circa sull’anno precedente. Il passo è rallentato, dopo il +7,0% (rivalutato) del 2017, ma le performance sul passo lungo dell’industria alimentare rimangono largamente premianti. Dal 2007, ultimo anno pre-crisi, l’export ha segnato infatti un aumento del +81,7%, contro il +28,5% del totale industria. Ne esce un differenziale di oltre 53 punti. L’incidenza export/fatturato 2018 ha raggiunto così il 23,7%, con un salto di dieci punti percentuali rispetto alle incidenze export-fatturato poco superiori al 13% registrate dal settore all’inizio dello scorso decennio.

Export alimentare dei principali prodotti - mondo - Anno 2018 8,9 0,1

1,8

15,2

3,2

0,4 0,5 2,6

0,8

3,2

1,3

%

16,1

Crescite dell’export significative, nel confronto 2018/17, sono state messe a segno da molti mercati emergenti. Fra questi: l’Egitto (+46,7%), l’Ucraina (+40,9%), la Lettonia (+27,1%), la Nigeria (+20,1%), le Filippine (+24,9%), la Bulgaria (+26,3%), la Nuova Zelanda (+20,9%) e il Vietnam (+24,8%).

0,9 5,9

10,5 4,9

4,2 2,8

Trasfor. Frutta

Prodotti zootecnici

Lattiero-Caseario

Prodotti forestali

Oli e Grassi

Prodotti pesca e caccia

Alim. Animale

Riso Molitorio Pasta

2,0

7,6

Prodotti vegetali

5,6

0,4

0,9

Dolciario

Vini, Mosti, Aceto Birra Acquaviti e Liquori Alcool etilico

Zucchero

Acque minerali e gassose

Carni preparate

Caffè

Ittico

Altre Ind. Alimentari

Trasfor. Ortaggi

Fra gli sbocchi maggiori, va sottolineata la crescita forte e stabile della Polonia (+9,9%). Mentre in leggero assestamento si sono rivelati i trend della Germania (+2,1%), della Francia (+4,2%), del Regno Unito (+2,4%) e degli USA (+3,9%). La Russia ha chiuso stagnante (+1,1%), mentre la Cina, con -2,1%, ha evidenziato un trend cedente. La UE ha perso il vantaggio mostrato negli anni precedenti rispetto al passo complessivo dell’export e si è fermata sul +3,3%, appena sotto la media mondo.

revole alla nostra offerta. Esso, infatti, vede il cibo sempre meno aderente al ruolo primario di fonte di sostentamento, e sempre più come occasione di consumo differenziato, diretto ad appagare bisogni più complessi, come qualità, tipicità, esperienza culturale. In altre parole, le classi medie che stanno crescendo in molti paesi, sia per impatto demografico che per capacità di acquisto, si stanno orientando verso approcci al cibo che un tempo caratterizzavano le élites.

A livello di singoli comparti, il passo espansivo 2018 è stato frutto di andamenti prevalentemente positivi. Ha fatto grosso spicco, soprattutto, il trend delle “acquaviti e liquori” (+25,3%), seguite a distanza dalla “birra” (+11,3%), dalle “acque minerali e gassose” (+9,1%) e dall’”alimentazione animale” (+8,4%). Solo l’”alcool etilico” (-27,2%) e lo “zucchero” (-7.7%) hanno evidenziato trend fortemente negativi, seguiti dalla flessione più contenuta degli “oli e grassi” (-4,6%), penalizzati dalla negativa annata olivicola.

In altre parole, il cibo si sta rivelando sempre più come un elemento “multidimensionale”. Una domanda mondiale sempre più interessata alle eccellenze alimentari, attenta prioritariamente alla distinzione e alla qualità, pare tagliata apposta per una filiera come quella italiana. Che vede l’agricoltura al vertice UE per valore aggiunto, e vede l’industria alimentare pure al vertice UE per numero di prodotti di origine certificata.

È chiaro che la stagnazione del mercato interno spinge le prospettive di medio-lungo termine del Made in Italy più che mai oltre confine. Ed è chiaro, altresì, che il contesto che si sta aprendo, soprattutto sui mercati maturi, è favo-

Il Made in Italy agro-alimentare si rivela perciò come un’attività di enorme valore strategico, sempre più integrata al turismo, alla cura del territorio e dei beni culturali, e anche a forme di intrattenimento e uso del tempo libero. La pro-

Inc % Export Ind. Alimentare/Export Totale Italia 7,40 7,20 7,00 6,80 6,60 6,40 6,20 6,00

mozione dell’agro alimentare deve basarsi quindi su una strategia di comunicazione che consideri in modo unitario l’impresa e i prodotti, la cultura, il territorio, lo stile di vita, gli eventi, il turismo. Bisogna tener conto, infine, che i consumatori sono sempre più digitalizzati, fanno parte di community digitali, e possono trasformarsi in preziosi “influencer” del loro gruppo di riferimento. Sono stati ricordati prima lo slancio mostrato dall’export alimentare sul passo lungo e il suo passo premiante rispetto all’export complessivo del Paese. Ma va pure detto, adesso, che l’industria manifatturiera italiana nel suo complesso mostra una incidenza del proprio fatturato export su quello totale pari a oltre il 35%. Il confronto con l’incidenza del 23,7% del “food and beverage” prima citata evidenzia il gap e, in parallelo, le grandi potenzialità ancora inespresse del food and beverage nazionale. La rincorsa dell’alimentare ha bisogno, perciò, di non essere frenata da ostacoli impropri. Fra questi, vanno annoverati in prima linea: i macroscopici fenomeni della contraffazione, con un Italian Sounding arrivato ormai a quota 90 miliardi di euro; gli ostacoli non tariffari, come le malaugurate “etichette a semaforo” e quelli legati a pretestuose misure igienico-sanitarie; gli ostacoli tariffari, che mostravano minore irrequietudine fino a qualche anno fa, e stanno riemergendo in modo pericoloso. Infine, va ricordato il perdurare intollerabile dell’embargo su un mercato strategico ed estremamente promettente come quello russo. Il caso della Russia è clamoroso. Questo mercato, che cinque anni fa stava entrando fra i top ten, dopo l’embargo decollato nell’agosto 2014 è scivolato al 15° posto tra gli sbocchi della nostra industria alimentare. A fianco, l’export nazionale nel suo complesso, che nell’ultimo anno pre-embargo si poneva all’8° posto tra i fornitori esteri del mercato russo, è scivolato al 13° posto.

5,80 5,60 5,40 5,20 5,00

2007

2008

2009

2010

Fonte: Elaborazione Federalimentare su dati ISTAT

8

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

A fine 2018, l’export agroalimentare sul mercato russo si è attestato a quota 506 milioni di euro, con una forbice rispetto al “tetto” del 2013 di circa 50 milioni in valore assoluto. Ma è un gap solo apparente. Se si stima un prudenziale aumento medio del 10% annuo dal 2014 al 2018 dell’export di settore su questo mercato (il quale cresceva al tasso medio del +24% nel quadriennio precedente l’embargo!), si arriva infatti alla perdita cu-

Maggio 2019


mercati Variaz % Export Ind. Alimentare ed Export Totale Italia su anno precedente 17,5 15,0 12,5 10,0 7,5 5,0 0,0 -2,5 -5,0 -7,5 -10,0

Var% Ind. Alimentare su anno precedente

-12,5

Var% Totale Italia su anno precedente

-15,0 -17,5 -20,0 2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

Fonte: elaborazione Federalimentare su dati ISTAT

Maggio 2019

Ancora una volta, in chiusura, va segnalata la grande dipendenza del comparto aggregato delle carni dal mercato “domestico” della Comunità. Il quale, nel 2018, ha raggiunto la quota di 1miliardo 320milioni, con una incidenza del 77,1% sull’export totale di comparto. Ne è uscito un alleggerimento marginale rispetto al 77,9% della quota UE emersa nel 2017. E questo, quando il complesso del “food and beverage” italiano nel 2018 ha trovato nella Comunità il 62,4% del suo export totale. È evidente perciò che la diversificazione dei mercati, per il comparto, seppure ostacolata sul fronte extra-comunitario da freni daziari e soprattutto extra-daziari, appare più che mai come una scommessa irrinunciabile.

Caffè

Tot. Bil. Commerciale

-17,5

Tot. Agroalimentare

-15,0

Tot. Ind. Alimentare

-12,5

Altre Ind. Alimentari

-10,0

Oli e Grassi Lattiero-Caseario

-7,5

Trasfor. Frutta

-5,0

Trasfor. Ortaggi

0,0 -2,5

Ittico

2,5

Carni preparate

5,0

Zucchero

7,5

Prodotti forestali

10,0

Prodotti zootecnici

12,5

Prodotti vegetali

15,0

Dolciario

17,5

Guardando al fronte specifico delle “carni preparate”, l’export complessivo ha raggiunto la quota di 1.719 milioni di euro, con un aumento marginale, pari al +0,7%, sull’anno precedente. Si è trattato di un passo riflessivo e deludente, se paragonato al +6,2% registrato nel 2017, e poi al +4,7% del 2016, al +5,7% del 2015 e al +3,5% del 2014. Il trend di settore, perciò, diversamente dagli anni precedenti, non si è affiancato a quello dell’industria alimentare nel suo complesso, ma se ne è distaccato, considerando che l’export 2018 del “food and beverage”, pur rallentando, ha comunque registrato un +3,4%. Fra le componenti principali dell’export

Sul fronte dei “prosciutti cotti” la classifica delle destinazioni principali ha ribadito la leadership della Francia che, con 38,5 milioni, ha segnato un solido +8,5%, a conferma del passo espansivo segnato nel 2017 (+12,6%). Hanno fatto seguito la Germania, con 26,7 milioni (+5,3%) e, a distanza, il Regno Unito, con 15,1 milioni (-15,8%). Da segnalare il crollo della Spagna, che copriva il terzo posto ed è scivolata nettamente, con un -75,9%.

% Export Alimentare per prodotti MONDO - ANNO 2018/17

Pasta

La prima voce dell’import è stata rappresentata dal comparto degli oli e grassi, che hanno registrato una quota di 3.543 milioni (-12,1%), seVar guita dal lattiero caseario, con 3.128 milioni (+1,4%). L’ittico e il dolciario si sono 27,5 posti al terzo e quarto posto, rispetti25,0 vamente, con 2.611 milioni (+3,1%) e 22,5 2.103 milioni (-2,5%). 20,0

Molitorio

Le tre principali provenienze dell’import di settore sono risultate cedenti. La Germania, primo fornitore, ha chiuso con una quota import di 3.662 milioni di euro, in flessione del -1,4%. La Francia si è fermata a 2.789 milioni (-0,7%). La Spagna, infine, con una quota di 2.763 euro ha mostrato un calo del -11,9%, ed è scivolata al terzo posto.

Le destinazioni dell’export aggregato del comparto carni hanno mostrato un quadro molto diversificato. La Germania si è confermato il maggiore destinatario, con 367,5 milioni e un assestamento del -0,8%, dopo il brillante +9,7% dell’anno precedente e il +3,9% del 2016. Ha fatto seguito la Francia. Questo sbocco, con 315,4 milioni (+6,0%), è apparso stabilmente in crescita, dopo il +7,1% del 2017 e il +8,0% del 2016. Infine, il Regno Unito, con 172,7 milioni, ha segnato una erosione del -1,7%, dopo il +3,3% del 2017 e il +4,9% del 2016.

Riso

Sul fronte opposto, quello dell’import alimentare, va detto che esso, nel corso del 2018, ha mostrato un progressivo indebolimento. Esso ha chiuso infatti a quota 21.838,4 milioni di euro, con un calo del -1,5% sul 2017. Ne è uscito per l’industria alimentare un saldo positivo di 11.371,2 milioni, in aumento del +14,1% su quello dell’anno precedente.

Tot. Primario

In ogni caso, stante il datato fallimento del rinnovo dell’accordo multilaterale WTO, è evidente che, oggi, la strada privilegiata per risolvere i nodi commerciali è quella degli accordi bilaterali e delle connesse salvaguardie su qualificati elenchi di prodotti (come avvenuto con gli accordi recenti raggiunti dalla UE con Canada e Giappone). Essa va perseguita con grande determinazione e senza incertezze.

di comparto, va segnalato che i “prosciutti stagionati” si sono fermati a quota 757,1 milioni di euro, con un simbolico +0,1%, dopo il +4,0% del 2017. Mentre i “prosciutti cotti”, con 133,4 milioni, sono scesi del -11,4%, rimbalzando in modo speculare dopo il +11,4% dell’anno precedente. Le “salsicce e salami” hanno raggiunto i 317,9 milioni, mettendo a segno un tasso espansivo del +3,0%, comunque in flessione dopo il +8,0% dell’anno precedente. Mentre le “mortadelle, wurstel e altri insaccati cotti” hanno raggiunto i 137,7 milioni, con un +4,1%, che ha replicato il +4,2% del 2017. La “bresaola” ha segnato quota 63,2 milioni, con un -2,2%, dopo il +6,4% del 2017. Infine, gli “altri salumi a base di carni suine” hanno raggiunto quota 122,1 milioni, con un +6,6%. Mentre le “altre preparazioni a base di carne suina” hanno toccato i 72,4 milioni, con un +13,6%.

Prodotti pesca e caccia

mulata di una quota di esportazioni potenziali prossima a 1 miliardo di euro. È un gap enorme e inaccettabile.

Sul fronte specifico dell’export di “prosciutti stagionati”, il 2018 ha visto il sorpasso della Francia, che ha primeggiato con 154,7 milioni (+4,6%), precedendo il leader storico, la Germania che, con 147,2 milioni, è scesa del -6,1%. Hanno fatto seguito gli Stati Uniti, con una quota di 100,0 milioni e un buon +7,8%, dopo il +2,5% del 2017 e il -7,9% del 2016.

Acque Minerali e gassose

2011

Alcool etilico

2010

Acquaviti e Liquori

2009

Birra

2008

Industria enologica

2007

Alim. Animale

-22,5

Va sottolineato che i primi tre destinatari hanno coperto la metà (49,8%) dell’intero export di comparto, incrementando addirittura il peso evidenziato nei due anni precedenti. Si tratta di una dipendenza schiacciante e in parte discutibile, stante la necessità strategica di diversificare rischi e sbocchi commerciali. Seguono comunque per importanza, fra le altre destinazioni, gli Stati Uniti, che confermano il 4° posto, e poi il Belgio e la Svizzera. In particolare, gli USA, con 117,8 milioni, hanno mostrato un brillante +9,6%, dopo le oscillazioni del biennio precedente, espresse dal +5,3% del 2017 e dal -5,6% del 2016. Si ricorda che essi venivano da trend assai marcati, come il +22,9% del 2015 e il +18,4% del 2014. Belgio e Svizzera hanno raggiunto, a loro volta, quote, rispettivamente, di 95,3 milioni (+2,7%) e 82,2 milioni (+0,1%).

-20,0 -22,5 -25,0 -27,5 -30,0 Fonte: elaborazione Federalimentare su dati ISTAT

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intervista di Michele Spangaro

Intervista a Giorgia Vitali nuovo presidente del CLITRAVI Con grande soddisfazione di ASSICA, Giorgia Vitali è stata nominata, nel corso dell’Assemblea generale dello scorso aprile, Presidente del CLITRAVI, la Federazione europea per l’industria della trasformazione della carne, per il triennio 2019-2022. Giorgia Vitali rappresenta la terza generazione di un’Azienda familiare legata al territorio, come nella migliore tradizione italiana. La storia del salumificio Vitali SpA inizia nel secondo dopoguerra quando era solo una bottega in un piccolo paese dell’Appennino bolognese, dove il fondatore dell’Azienda mise in pratica quanto aveva appreso negli anni precedenti lavorando come norcino. In pochi anni la macelleria fu trasformata in un piccolo macello e salumificio e negli anni 80 venne ampliata l’attività acquistando uno stabilimento interamente dedicato alla stagionatura del prosciutto crudo. Nel tempo il prosciuttificio è cresciuto, sono stati acquisiti ulteriori impianti ed oggi la tradizione di allora si coniuga perfettamente con stabilimenti moderni, efficienti e tecnologicamente all’avanguardia, capaci di conquistare i mercati globali. Le abbiamo fatto alcune domande per capire meglio i suoi programmi futuri, come intende caratterizzare i suoi tre anni alla guida della nostra Associazione europea, e per parlare un po’ dell’Europa.

Innanzitutto come si sente ad iniziare questa nuova avventura? Sono molto motivata e consapevole del lavoro e delle responsabilità che ci attendono. Ringrazio i miei colleghi del CLITRAVI per la fiducia e ASSICA per il costante supporto di questi anni. La mia elezione rappresenta un progetto per il futuro che mi impegnerò a realizzare, con il contributo di tutti. L’obiettivo è portare il CLITRAVI dove merita, renderlo un interlocutore trasparente, credibile e professionale per tutti i livelli istituzionali dell’UE. Le Istituzioni europee valutano i progetti e obiettivi in base alla credibilità degli interlocutori e alla fattibilità delle iniziative. Io voglio che il CLITRAVI sia un interlocutore credibile, come lo è da sempre ASSICA sia a livello nazionale che europeo.

Lei da anni partecipa attivamente alle riunioni del CLITRAVI in qualità di rappresentante politico di ASSICA. La vostra Associazione europea cosa può fare di più e meglio? CLITRAVI deve investire maggiormente nella comunicazione, mettendola al centro delle proprie attività, e dialogando in modo costruttivo, con gli altri attori del sistema produttivo e con le Istituzioni UE. I temi su cui siamo chiamati a rispondere sono tanti: dagli aspetti salutistici al benessere animale, dalla nutrizione all’impatto ambientale, all’etichettatura. Siamo, infatti, di fronte a un consumatore più consapevole e attento a stili alimentari salutari, desideroso di conoscere il “dietro le quinte” dei prodotti, compresi i sistemi di allevamento e il benessere animale. Queste nuove “sensibilità” del consumatore dovranno trovare un giusto spazio nella strategia e nei messaggi della nostra comunicazione. Questo non sempre è stato fatto, e non sempre è stato fatto bene. Ma in CLITRAVI abbiamo anche esempi positivi da cui trarre ispirazione.

Per esempio? Le pratiche commerciali sleali nei rapporti con la Grande Distribuzione Organizzata. Se ora abbiamo una Direttiva europea è merito del binomio ASSICA-CLITRAVI. I veri traini che hanno portato a questo risultato storico,

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per nulla scontato e atteso dieci anni. Vorrei che questo modo di operare si ripetesse più spesso in futuro.

Se le dico Europa, qual è la prima cosa che le viene in mente? Senza dubbio “Mercato Unico”, “European Single Market”, come lo chiamano a Bruxelles. Il CLITRAVI lavorerà attivamente alla costruzione delle politiche europee del settore che, è importante ricordare, non possono prescindere da un solido Mercato Unico, prerequisito irrinunciabile per affrontare le sfide del futuro e sul quale bisogna ancora lavorare. C’è bisogno di una migliore implementazione della legislazione vigente e di una maggiore armonizzazione del quadro normativo, per far fronte, soprattutto in questo momento, alle pressioni del nazionalismo economico che portano ad una pericolosa distorsione della concorrenza riducendo drammaticamente la competitività delle nostre Aziende. Consapevoli che le iniziative nazionali difficilmente scompariranno, il mercato dell’agro-alimentare, così come l’Europa intera, si trova ad un bivio: andare avanti, con risoluzione e determinazione, o ricadere nella mediocrità.

Sono passati quasi venticinque anni da quando è stato realizzato il mercato unico al quale si decise di dare il via nel 1987 per arrivare nel 1993 alla sua costruzione istituzionale. A questo punto dell’integrazione europea, l’importanza del “Mercato Unico” non dovrebbe essere, tra i cittadini e i Governi, un concetto ormai assimilato e non più in discussione? Così dovrebbe essere. Ma la frammentazione del mercato unico è un rischio concreto. Oggi si rischia di azzerare uno dei più profondi e prolungati processo di liberalizzazione commerciale della storia. Le continue legislazioni nazionali, spesso in contrasto con le norme UE, la Brexit e i ripensamenti su Schengen vengono interpretati come segnali che validano questo scenario. È quindi il momento giusto per ribadire e mettere al centro del dibattito i traguardi che l’UE ha raggiunto grazie all’integrazione commerciale iniziata nel 1957. Saremmo costretti ad ammettere che, oltre la profonda integrazione commerciale, oltre le tariffe, il mercato unico ha favorito gli scambi commerciali fra gli Stati membri accrescendoli del 109% in media per i beni e del 58% per i servizi. Dal 1990 al 2015 il mercato unico europeo ha aumentato il prodotto interno lordo dell’intera Unione dell’1,7% mentre il Pil pro capite per ogni cittadino europeo è cresciuto di oltre 1000 euro l’anno grazie agli effetti del libero scambio. Il consumo medio delle famiglie europee è aumentato di oltre 600 euro l’anno e si parla di oltre 3,5 milioni di posti di lavoro aggiuntivi creati dal Mercato Unico. Per quanto riguarda le esportazioni di beni tra Stati membri, si registra una crescita dell’oltre 6% tra il 1995 e il 2015 con un’incidenza sul Pil aggregato dell’Unione europea che è passata dal 14,2 al 20,8%. Oggi la percentuale media degli scambi dei beni intra-UE costituisce il 31,1% del Pil dell’Unione europea; I dati recenti ci dicono inoltre che nel 2017 gli scambi di merci tra gli Stati membri dell’UE (commercio intra UE) sono stati valutati, in termini di esportazioni, in 3.347 miliardi di euro, ossia superiori del 78% al livello delle esportazioni dell’UE-28 verso Paesi terzi, pari a 1 879 miliardi di euro (scambi extra UE). Gli scambi intra UE-28, anch’essi misurati in termini di esportazioni, sono cresciuti in tutta l’UE-28 del 7,4% tra il 2016 e il 2017;

Colpa dei politici se l’opinione pubblica sta perdendo fiducia nell’ideale europeo? Non voglio né personalizzare né generalizzare; diciamo che la politica fatica a valorizzare i lati positivi di questa Europa. Stiamo vivendo anni di innegabili difficoltà e questo inevitabilmente porta a ricercare un colpevole. L’Europa è tutt’altro che perfetta, ma quello che dobbiamo fare è lavorare insieme per migliorarla. Dobbiamo capire quali sono gli obiettivi importati da perseguire e focalizzarci su questi.

Quali possono essere? La nascita di una potenza che possa dialogare a pari livello con Cina e Stati Uniti. Inutile ripiegarci su noi stessi, dobbiamo guardare al resto del mondo. Di fronte a una Cina così forte economicamente e in rapida espansione, di fronte ad un’America nazionalista, a un Medio Oriente in crisi, ad una Russia sempre più influente noi dovremmo unire le forze. Da soli possiamo poco di fronte a questi giganti economici e politici, perché la concorrenza non è più tra i singoli Paesi ma tra l’Europa e il mondo esterno. L’Europa, però, deve agire unita. Non dimentichiamo che in termini geopolitici, l’Unione europea è l’unica potenza mondiale in fase di poderosa espansione. Nell’ultimo quarto di secolo si è trasformata da una zona di libero scambio costituita da dodici piccole nazioni, schiacciate tra due blocchi imperiali, a un colosso formato da ventotto Paesi e popolato da mezzo miliardo di persone. La maggior parte delle quali condivide un’unica moneta e un’unica frontiera. Il percorso d’integrazione è difficile, le opinioni pubbliche sono impaurite e in parte scoraggiate? Ebbene sì. E non è neppure da escludere che ci attendano scossoni ancor più violenti di quelli che abbiamo subito nel corso degli ultimi anni. Ma se si staccano gli occhi da Continua a pag.12

Maggio 2019


SOLUZIONI PER WÜRSTEL, MORTADELLE E SALAMI COTTI Gli insaccati cotti sono molto conosciuti sia in Italia che all’estero: uno spuntino con un panino a base di mortadella, würstel o salame cotto è un piacevole rituale per tutti noi. La loro caratteristica è un giusto rapporto tra carni magre e parti di grasso, macinate più o meno fini per i salami cotti, mentre per würstel e mortadelle si esegue una minuta macinazione. I Würstel li troviamo in diverse specialità: Bratwürst, Wienerwürst, Meraner, Lyoner, Pariser, Cervelade, Rohwürst, Bruhwürst, Kochwürst, Weisswürst, Munchener Weisswürste, Hot dogs. Le mortadelle sono caratterizzate da un colore rosa vivo uniforme, un gusto delicato, un profumo intenso e una perfetta combinazione tra pepe e spezie. I salami cotti sono realizzati con tagli di carne selezionati, arricchiti con aromi e spezie che conferiscono sapori e profumi tipici delle zone di produzione. Europrodotti ha realizzato soluzioni per caratterizzare e valorizzare ogni vostro insaccato cotto. Propone una vasta scelta di aromi che con il giusto dosaggio possono aiutarvi ad offrire nuovi sapori, giocare sulle sfumature di “affumicato”, riscoprire e valorizzare tutte le qualità di ogni singolo prodotto. I vostri insaccati cotti potranno così soddisfare le tendenze nutrizionali moderne.

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intervista

attualità

Segue da pag.10 liberalizzazione commerciale portata avanti dalla Commissione europea, che deve continuare a promuovere gli interessi dell’industria e della manifattura europea.

Come giudica la politica commerciale dell’UE?

Twitter prima o poi qualcuno finirà col ricordare che gli Stati Uniti ci hanno messo più di un secolo a instaurare il dollaro come moneta unica. E che, da quelle parti, per mettersi d’accordo sull’assetto istituzionale c’è voluta una guerra civile, oltre a decenni di trattative non sempre edificanti. L’UE è il primo tentativo nella storia di creare un insieme sopranazionale in tempo di pace, senza armi e senza minacce, sulla base della libera adesione dei popoli.

Dialogare con le grandi potenze mondiali significa anche avere rapporti commerciali con loro? Per dare più opportunità ai nostri gruppi di esportare prodotti abbiamo bisogno di accordi commerciali che aggiungano valore. Il commercio deve essere globale, libero e rispettoso, senza dumping, incentivi sleali o trasferimento tecnologico forzato. Non mi piacciono le azioni unilaterali. Abbiamo bisogno di Istituzioni europee forti e consapevoli del proprio ruolo, che ci mettano in condizione di competere non gli uni contro gli altri all’interno dell’Unione europea, ma insieme, all’estero, a parità di condizioni con i nostri concorrenti extra-europei. La congiuntura resta particolarmente complessa, ma la strada è quella giusta e non dobbiamo fare passi indietro. Quindi, con lo sguardo rivolto al prossimo ciclo istituzionale, CLITRAVI continuerà a sostenere l’agenda di

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In questi anni la politica commerciale dell’Unione europea ha fatto moltissimo per tutelare gli interessi industriali, economici e strategici europei, basti pensare agli accordi di libero scambio con Canada e Giappone, alla riforma del sistema di difesa commerciale, al quadro UE per monitorare gli investimenti esteri, sostenuti e approvati in un contesto estremamente complicato sia sul fronte esterno che sul fronte interno. Con un numero sempre crescente di accordi di libero scambio, la futura strategia commerciale dell’UE deve concentrarsi maggiormente sull’applicazione e l’esecuzione. Sempre più Governi dei Paesi terzi – nonostante abbiamo firmato degli Accordi con l’UE – continuano a fare un uso strumentale delle misure SPS (veterinarie e fitosanitarie). Si tratta di vere e proprie barriere non tariffarie che ci fanno molto male. Allo stesso tempo, l’UE deve continuare a perseguire il suo ambizioso programma bilaterale, concludendo i negoziati in corso (Mercosur, restanti paesi ASEAN) e ratificando quelli su cui si è già trovato un accordo (Giappone, Singapore, Vietnam).

Un ultimo proposito come nuovo Presidente del CLITRAVI? Voglio impegnarmi affinché il CLITRAVI contribuisca a trovare risposte comuni a problemi comuni. Il primo è la necessità di costruire una politica industriale europea ambiziosa di lungo termine, che consideri il settore alimentare per quello che è, il primo settore manifatturiero europeo.

Il Centro di collegamento per l'industria della lavorazione della carne nell'Unione europea (CLITRAVI) è l'organizzazione professionale il cui scopo è quello di rappresentare l'interesse dell'industria europea della lavorazione della carne fondata nel 1958. L'obiettivo principale del CLITRAVI è proteggere e sostenere l'interesse legittimo dell'industria europea della lavorazione della carne. È impegnato in un dialogo costante con la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Consiglio dell'Unione europea, il Comitato economico e sociale europeo, l'EFSA e altre organizzazioni internazionali.

Maggio 2019


eventi di Fabio Onano

TUTTOFOOD: la partecipazione di ASSICA, fra incontri e seminari All’Academy del padiglione cinque appuntamenti per gli operatori del settore Si è conclusa lo scorso 9 maggio l’edizione 2019 di TUTTOFOOD. ASSICA ha partecipato alla fiera con una presenza istituzionale e attraverso l’organizzazione di seminari e incontri dedicati ad operatori e visitatori. Cinque gli appuntamenti realizzati, che hanno offerto lo spunto di riflessione per diversi temi, affrontando anche argomenti tecnici, utili alle aziende del settore carni e salumi. Il primo è stato un incontro con Andrea Bertaglio, autore del libro “In difesa della carne”, che durante un talk-intervista ha raccontato il lavoro svolto per scri-

vere il libro, pubblicato lo scorso autunno. Nel suo testo l’autore racconta il punto di vista di allevatori, produttori e di chi segue una dieta onnivora. L’obiettivo era ribaltare stereotipi e luoghi comuni, dimostrando che il mondo dell’allevamento, nonostante i problemi da correggere, non è affatto così eco-insostenibile come lo si vorrebbe dipingere. Una risposta alle tante trasmissioni televisive che, sull’onda emotiva di un sensazionalismo veg-animalista, hanno spesso attaccato con fake news e senza alcun dato scientifico uno degli ambiti più importanti e rappresentativi del made in Italy, raccontando, da dentro, come stanno veramente le cose. Il secondo appuntamento è stato con il Presidente dell’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani (IVSI) Francesco Pizzagalli, che ha presentato il progetto “Il Manifesto IVSI: la carta dei nostri valori”. L’incontro è servito per raccontare alla stampa e alle aziende del settore quali sono i 7 valori su cui si fonda il documento, ideato e pubblicato da IVSI, e come è possibile aderire in qualità di azienda. La carta enuncia principi, valori e caratteristiche che fungono da linea guida per le aziende del settore, così il Manifesto rappresenta un modus operandi applicato e condiviso dalle aziende, che decidono volontariamente di farne parte. Si tratta del primo progetto nato per un intero settore, che affronta i temi della responsabilità sociale d’impresa, della sostenibilità e dell’innovazione, con l’obiettivo di innalzare ancora una volta la qualità delle produzioni made in Italy. Nei giorni di fiera è stato anche presentato l’elenco delle prime 12 aziende aderenti, ma la lista di produttori che chiedono di poterlo sottoscrivere sta aumentando costantemente. Il 7 maggio si è parlato di etichettatura con l’Avv. Silvia Bucci, Responsabile dell’Area GiuridicoSanitaria di ASSICA. Il seminario “Informazione al consumatore e indicazione di origine: novità e nuove proposte di legge” è stato l’occasione per fare chiarezza sul tema dell’indicazione di origine e le norme relative che regolano il comparto

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dei prodotti a base di carne. L’incontro ha aiutato i partecipanti a fare il punto sullo stato dell’arte, con approfondimenti e riferimenti specifici, per fornire un supporto concreto nell’attività di tutti i giorni. Gli ultimi due appuntamenti sono stati dedicati all’export, con la Responsabile dell’Area Export di ASSICA Giada Battaglia, che ha curato il seminario “L’autorizzazione AEO (Authorized Economic Operator): perché e come ottenerla?” al mattino e quello “Esportare i salumi e la carne fresca in Giappone: nuove opportunità per le imprese derivanti dall’Accordo di Partenariato Economico” al pomeriggio dell’8 maggio. Nel primo ha presentato la figura dell’Operatore Economico Autorizzato, cioè l’operatore che, rispettando specifici requisiti dettati dalla normativa doganale, può ottenere numerosi benefici e agevolazioni volti a velocizzare e ridurre i controlli in dogana, costi e tempi di attesa per la movimentazione delle merci e a creare un rapporto privilegiato con le Dogane. Come descritto durante il seminario, a cui hanno partecipato diversi rappresentanti di aziende presenti in fiera, il percorso di autorizzazione costituisce spesso una delle maggiori motivazioni per rinunciare alla richiesta perché viene percepito come troppo impegnativo: nel suo intervento la D.ssa Battaglia ha però spiegato che in realtà è meno invasivo di molti altri processi collegati ad altre autorizzazioni rilasciate dalla Pubblica Amministrazione e consente, a procedura ultimata, notevoli vantaggi per l’azienda. Nel secondo incontro è stato fatto un focus sul Giappone, a seguito dell’entrata in vigore nel 1° febbraio scorso dell’Economic Partnership Agreement-EPA proprio fra UE e Giappone: un’intesa importante che mira a una profonda integrazione commerciale ed economica tra i due partner attraverso l’azzeramento della quasi totalità dei dazi doganali, l’eliminazione di barriere tecnico-normative e l’armonizzazione di standard tecnici e che assicura la tutela di oltre 200 Indicazioni Geografiche europee - di cui 45 relative a prodotti dell’agroalimentare italiani. Il seminario ha spiegato come si siano aperti nuovi spazi per le aziende che sapranno operare nel quadro del regime preferenziale, ma ha affrontato anche il tema delle procedure da utilizzare, delle regole di origine preferenziale e dell’onere della prova dell’origine. Un incontro interessante per inquadrare le dinamiche dell’export in Giappone e rendere più chiare procedure altrimenti molto complesse. Quella appena conclusa è per ASSICA la quarta partecipazione alla fiera TUTTOFOOD.

CHIUDE TUTTOFOOD 2019 CHE SI CONFERMA PIATTAFORMA INTERNAZIONALE PER L’AGROALIMENTARE Terminata la settima edizione di TUTTOFOOD, sempre più hub internazionale e player globale per un settore strategico per l’economia italiana come l’agroalimentare. Un ruolo sistemico sottolineato dalle presenze istituzionali del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio. Sono stati 82.551 gli operatori presenti (+3% rispetto all’ultima edizione), 21% dei quali esteri provenienti da 143 Paesi, con 12 new entry (in particolare da America Centrale, Medio Oriente e Nord Africa) che hanno incontrato i 3.079 brand italiani e internazionali presenti in manifestazione. I primi 10 Paesi esteri di provenienza sono, in ordine, USA, Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Cina, Canada, Benelux, Giappone e Federazione Russa. Importanti e apprezzate le delegazioni dei buyer, anche grazie al fine tuning realizzato con ITA/ICE Agenzia. Sono più di 1.414 giornalisti e 325 blogger italiani ed esteri accreditati. Grande affluenza anche negli oltre 250 eventi collaterali organizzati in mostra, come quelli dedicati a blockchain, retail e intelligenza alimentare. Tra i padiglioni e gli stand gli espositori hanno messo in mostra prodotti della tradizione affiancati alle novità dei superfood, in un contesto caratterizzato dal forte ritorno dell’utilizzo e valorizzazione di materie prime di pregio. Un’edizione, questa, all’insegna del cibo di qualità e dell’innovazione di prodotto, ma anche della salute, della corretta nutrizione e della sostenibilità. Molto riuscita è stata anche l’iniziativa Milano Food City, il “fuorisalone” a cui TUTTOFOOD ha contribuito con un ricco palinsesto di appuntamenti caratterizzati da grande riscontro di pubblico. L’appuntamento con l’ottava edizione di TUTTOFOOD a Fieramilano dal 17 al 20 maggio 2021.

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comunicazione di Tiziana Formisano

I salumi emblema dell’antispreco In Salento IVSI sostiene il progetto LeftOver Lovers contro lo spreco alimentare nel settore della ristorazione al futuro. Il Manifesto IVSI è quindi una carta che enuncia principi, valori e caratteristiche che fungono da linea guida per le aziende che decidono di aderirvi e sottoscriverlo; un modus operandi applicato e condiviso dai Consorziati dell’Istituto, che decidono volontariamente di farne parte” ha affermato il direttore di IVSI, Monica Malavasi.

Il progetto LoL, che si svolge durante il mese di maggio nel territorio salentino, è stato presentato il 30 aprile a Otranto. A rappresentare l’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani, il direttore Monica Malavasi.

Presente all’evento inaugurale lo chef Cristian Broglia - nominato SalumiAmo Ambassador nel 2018 che ha dimostrato quanto sia attuale in cucina il detto medievale “del maiale non si butta via niente”. Nel suo intervento ha illustrato le “buone pratiche” per non sprecare i salumi in cucina, nemmeno una fetta di salame!

“Abbiamo accolto con entusiasmo la proposta di Lucia Dal Negro (founder dell’agenzia De-LAB) di partecipare al progetto LeftOver Lovers in Salento, perché crediamo nell’importanza dell’innovazione sociale e della lotta contro il Food Waste (tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU). Come Istituto Valorizzazione Salumi Italiani promuoviamo la sostenibilità e la responsabilità sociale attraverso il Manifesto IVSI che si fonda su 7 valori: Storia e tradizione, Informazione e cultura, Qualità e sostenibilità, Legame con il territorio, Stile di vita italiano, Gioco di squadra e Orientamento

“Con gli avanzi di salumi come il prosciutto cotto, il salame, la mortadella ed anche la bresaola si possono preparare tanti piatti sfiziosi come panzerotti, torte salate o gustose frittate. I famosi ‘fondi’ dei salumi, come quelli del prosciutto crudo ad esempio, sono perfetti sia tagliati a cubetti come ingredienti per una zuppa sia inseriti nell’impasto della focaccia. Se invece avanzano delle fette di salume si possono usare per condire una pizza. Qualsiasi utilizzo sicuramente non deluderà il palato, rallegrerà il pasto ed eviterà sprechi inutili di cibo” ha affermato lo chef Cristian Broglia.

OTRANTO

LeftOver Lovers Un progetto nato per sensibilizzare IN SALENTO il settoredella RISTORAZIONE turistica sul tema DEGLI SCARTI A L I M E N TA R I

> CASTELLO

30 APRILE

#LoL#LeftOverLovers#GoodSalento

L’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani (IVSI) è partner dell’iniziativa LeftOver Lovers (LoL), in inglese “Gli amanti degli avanzi”, promosso dall’agenzia De-LAB che nasce dall’idea di responsabilizzare il settore della ristorazione ed i loro clienti sperimentando modi innovativi e strumenti partecipativi per ridurre le quantità di cibo ordinate o avanzate nel piatto, a partire dall’uso delle FoodieBags.

2019

h 10:00 - 12:30

di OTRANTO

PER INFORMAZIONI :

>

info@delab.it

“Tutto quello che sappiamodel F U T U R O è che sarà D I V E R S O ”

P.F. Drucker

UN PROGETTO DI

CON IL PATROCINIO DI

COMUNE DI OTRANTO

INIZIATIVA REALIZZATA CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI, FORESTALI E DEL TURISMO

E CON IL CONTRIBUTO DI

CON IL SUPPORTO DI

Archeoclub d’Italia - Otranto PUNTA AD EST

Alcuni momenti della presentazione del progetto LeftOver Lovers, avvenuta il 30 aprile nella splendida cornice del Castello di Otranto. All’incontro sono intervenuti: Mimina De Donno - Assessore all’Ambiente e al Turismo del Comune di Otranto, Lucia Dal Negro e Elisabetta Pesenti - CEO e PM De-LAB, Monica Malavasi - Direttore Istituto Valorizzazione Salumi Italiani, Alice Corinaldi - Global Compact Network Italia, Sara Tortorella, Presidente ArcheoClub Otranto. A seguire “buone pratiche in cucina” e suggerite dallo chef Cristian Broglia e la degustazione SalumiAmo®.

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alimentazione 4.0 Prof. Em. Giovanni Ballarini - Università degli Studi di Parma

Antibioticoresistenza ambientale

indipendentemente dall’uso degli antibiotici mento delle deiezioni animali e dei terreni del loro smaltimento.

Perspettive dell’antibioticoresistenza

Antibioticoresistenza fenomeno antichissimo Una recente trasmissione televisiva ha diffuso la notizia che nelle carni di animali, anche di allevamenti nei quali non si usano antibiotici, vi sono batteri antibioticoresistenti. Risultati ampiamente prevedibili se non scontati perché da tempo è nota la normale diffusione dei batteri antibioticoresistenti, indipendentemente dall’uso degli antibiotici e anche quando questi non sono usati nell’uomo e negli animali. Che vi siano microrganismi che producono antibiotici e che siano antibioticoresistenti è un fenomeno antichissimo, che probabilmente risale all’inizio della vita sulla terra (Perry J., Waglechner N., Wright G. - The Prehistory of Antibiotic Resistance - Cold Spring Harb Perspect Med. - 6 Jun, 2016). Batteri resistenti ad antibiotici ßlattamici, tetracicline e glicopeptidi presenti in campioni di trentamila anni fa del permafrost dell’alto nord canadese e risultati analoghi si hanno studiando il permafrost siberiano. Geni di resistenza agli antibiotici (ß-lattamici, fosfomicina, cloramfenicolo, aminoglicoside, macrolide, sulfamidici, chinoloni, tetraciclina e vancomicina) sono presenti nel microbioma intestinale di una mummia andina precolombiana di Cuzco, in Perù (980 - 1170 d. C.) e nel microbioma orale di quattro scheletri umani adulti provenienti da un monastero medievale (circa 950 - 1200 d. C.) dimostrando che una resistenza agli antibiotici aminoglicosidici, ß-lattamici, bacitracina, batteriocine, macrolidi e altri ha un’origine antichissima. Anche quello che si ritiene il più antico batterio conservato nella National Collection of Type Cultures (NCTC) del Regno Unito, una Shigella flexneri e che nel 1915 uccise un soldato durante la prima guerra mondiale, molto prima della scoperta e dell’uso di antibiotici, risulta resistente alla penicillina e all’eritromicina.

Origine dell’antibioticoresistenza Oggi è certo che l’antibioticoresistenza ha una storia evolutiva che inizia molto prima dell’era degli antibiotici e che la naturale produzione di antibiotici è stret-

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tamente legata all’antibioticoresistenza. L’antibioticoresistenza nasce negli stessi microrganismi che, producendo gli antibiotici usati nella competizione con altri microrganismi, producono anche i geni della resistenza per non essere danneggiati dagli antibiotici da loro stessi creati e per questo gli antibiotici e l’antibioticoresistenza sono un fenomeno naturale largamente diffuso nei terreni e in ogni ambiente. L’insieme dei microrganismi (microbioma) presenti negli uomini e animali e nei diversi ambienti, unitamente al complesso dei geni di resistenza agli antibiotici (resistoma) hanno una diversità e un’estensione che testimonia la loro lunga storia evolutiva. L’attuale aumentata diffusione della resistenza agli antibiotici è un problema che sta raggiungendo i livelli di crisi in conseguenza della pressione selettiva che con gli antibiotici l’uomo esercita sui microbiomi presenti nei diversi ambienti, animali e umani. Per questo una migliore conoscenza dei microbiomi e dei resistomi ambientali è importante per intervenire sul sempre più grave fenomeno dell’antibioticoresistenza dei microrganismi patogeni che hanno una crescita che supera quella della scoperta di nuovi farmaci, minacciando di porre fine all’era antibiotica e mettendo in crisi un’età senza pari nella medicina moderna. Oggi pensare di perdere l’arma degli antibiotici sarebbe inconcepibile, per cui è necessario conoscere come siamo arrivati all’attuale situazione e come si è ampliata la resistenza, in relazione anche all’inquinamento antibiotico ambientale.

cloache e chiaviche, impianti di depurazione ecc.) delle acque nere di fogna dove arrivano gli antibiotici usati dall’uomo (Almakki A., Jumas-Bilak E., Marchandin H., Licznar-Fajardo P. - Antibiotic resistance in urban runoff - Sci. Total Environ., 13 Feb 2019. Auguet O., Pijuan M., Borrego C. M., Rodriguez-Mozaz S., TriadóMargarit X., Giustina S. V. D., Gutierrez O. - Sewers as potential reservoirs of antibiotic resistance - Sci Total Environ. 15 Dec. 2017). In modo analogo sono è da considerare il ruolo dei microbiomi, resistomi e biofilm degli impianti di tratta-

Anche eliminando ogni trattamento degli animali con antibiotici, è la loro somministrazione all’uomo che attraverso le acque di scolo sta modificando l’antibioticoresistenza ambientale che a sua volta si riflette sui vegetali e su gli animali. Questo fenomeno deve essere considerato in relazione alla preoccupante epidemiologia delle malattie infettive e la mortalità stimata a causa della resistenza antimicrobica nei prossimi decenni. È nell’ambiente modificato dall’uomo che è necessario identificare tutti i serbatoi di batteri resistenti e geni di resistenza per completare la nostra conoscenza del ciclo epidemiologico e della dinamica dell’antibioticoresistenza, come già segnalato (Martinez Jose L. Via Partigiani d’Italia, 6 Via Partigiani d’Italia, 6 TRAVERSETOLO (PR) ITALY in the - The role 43029 of natural environments 43029 TRAVERSETOLO (PR) ITALY Tel. +39 0521 342184 Tel. +39 0521 342184 evolution of resistance traits in pathogeFax 342185 Fax+39 +39 0521 0521 342185 nic bacteria -e-mail: Procgr.system@tiscali.it Biol Sci., 276, Jul 22, e-mail: gr.system@tiscali.it 2009, pag. 2521–2530). www.grsystem.it www.grsystem.it

PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE IMPIANTI PER L’INDUSTRIA ALIMENTARE DELLA MACELLAZIONE

PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE IMPIANTI PER L’INDUSTRIA PLANTS ALIMENTARE DELLA MACELLAZIONE ENGINEERING AND CONSTRUCTION SLAUGHTERING FOR FOOD INDUSTRY ENGINEERING AND CONSTRUCTION SLAUGHTERING PLANTS FOR FOOD INDUSTRY

Antibioticoresistenza ambientale: ruolo delle acque di scolo Poche sono le odierne conoscenze sull’antibioticoresistenza ambientale naturale e soprattutto su come in questa stanno agendo gli antibiotici che, dopo la loro somministrazione all’uomo o agli animali, attraverso le loro deiezioni liquide e solide, arrivano nelle acque, terreni e ogni tipo d’habitat. Le concentrazioni antibiotiche sono minime, ma sono capaci di modificare i microbiomi ambientali, soprattutto dei biofilm che si sviluppano negli ambienti (condotte e tubature degli scoli,

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economia a cura del Centro studi Confindustria

Indagine CsC sulla produzione industriale Inizio anno altalenante con crescita nei primi due mesi e calo a marzo e aprile La produzione industriale italiana è stimata in robusto aumento nel primo trimestre 2019 (+1,1% congiunturale, dopo -0,9% nel precedente), grazie alla dinamica estremamente positiva registrata in gennaio e febbraio. Il calo rilevato in marzo e aprile riporta però in territorio negativo la variazione acquisita nel secondo trimestre (-0,9%).

Indagine rapida CsC

(variazioni % salvo diversa indicazione) indice grezzo

indice corretto per i giorni lavorativi grezzo

La dinamica dell’attività nei primi mesi dell’anno è spiegata in gran Aprile parte da fattori temporanei, soprattutto la ricostituzione delle scorte, che tenderanno a rientrare nei mesi primaverili. La domanda interna è ancora debole mentre quella estera stenta a ripartire. Le indagini qualitative condotte presso gli imprenditori manifatturieri e presso le famiglie confermano un quadro sostanzialmente debole e con prospettive non favorevoli.

Come sta andando la produzione industriale in Italia Il CsC rileva una riduzione della produzione industriale dello 0,5% in aprile su marzo, quando è stimato un calo dell’1,0 su febbraio. Nel primo trimestre 2019 si registra una variazione di +1,1%, dopo il -0,9% rilevato dall’ISTAT nel quarto 2018. La variazione acquisita nel secondo trimestre è di -0,9%. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, arretra in aprile dell’1,1% rispetto allo stesso mese del 2018; in marzo è stimata scendere dell’1,5%

Var. % congiunturale

Var. % tendenziale

Livello (2015=100)

Var. % congiunturale

-4,6

1,5 (-2)

106,3

-1,0

0,1

2,0

-1,1 (+2)

106,0

-0,5

-0,3

Var. % tendenziale Marzo

destagionalizzato

ordini

annuo. Gli ordini in volume diminuiscono in aprile dello 0,3% su marzo (-1,2% su aprile 2018), quando sono aumentati dello 0,1% su febbraio (-2,7% annuo). Il calo dell’attività stimato in marzo e aprile annulla quasi la metà del recupero che era stato registrato nei primi due mesi dell’anno (+2,7% cumulato). Nel primo trimestre l’incremento della produzione industriale rimane robusto e contribuisce positivamente alla variazione del Pil che, secondo le stime preliminari, è stata di +0,2%. Parte debole, invece, il secondo trimestre, per il quale è stimata una variazione acquisita negativa (-0,9%), che appare più in linea con la dinamica degli indicatori qualitativi. Le oscillazioni dell’attività industriale nei mesi recenti sono spiegate, in parte, da una ricostituzione delle scorte nel primo bimestre e da una conseguente stasi nei due mesi successivi, in un contesto di domanda giudicata debole e calante. Le scorte delle imprese erano state ampiamente utilizzate a fine 2018 quando, secondo la Contabilità Na-

zionale, avevano contributo negativamente (-0,4 punti) alla variazione del Pil nel trimestre (-0,1%). La recente dinamica della produzione industriale è coerente con le informazioni qualitative rilevate dall’ISTAT presso le imprese manifatturiere: il clima di fiducia ha continuato a diminuire in aprile (settimo calo consecutivo, minimo da quattro anni); in particolare, negli ultimi due mesi i giudizi sui livelli di produzione sono peggiorati e, contestualmente, le scorte sono state giudicate in calo. Anche tra le famiglie la fiducia è tornata a scendere negli ultimi tre mesi, raggiungendo i minimi dall’estate 2017, per il peggioramento di tutte le principali componenti dell’indice. Il contesto economico è ancora fragile, caratterizzato da una domanda debole, specie nella componente interna (che conta per circa due terzi della produzione totale). In prospettiva gli indicatori anticipatori (ordini, fiducia, attese) non lasciano intravedere significative svolte.

SANITARIE IN BREVE SOSTANZE AROMATIZZANTI Aggiornamento del Ministero della Salute Recentemente il Ministero della Salute ha emanato la nota 0022653-15/04/2019-DGISAN-MDS-P avente come oggetto “Prossimo aggiornamento della lista dell’Unione di sostanze aromatizzanti di cui al regolamento UE n.872/2012 che istituisce l’allegato I del regolamento CE n.1334/2008”. Con la suddetta nota, il Ministero informa che lo scorso 29 marzo 2019 il Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti ed i mangimi (PAFF) della Commissione europea ha approvato la modifica dell’allegato I del regolamento CE n.1334/2008 per quanto concerne la sostanza appartenente al gruppo FGE 217, “Furan-2(5H)-one” (FL n.10.066). Tale sostanza, essendo stata valutata genotossica in vivo da EFSA, sarà eliminata dall’elenco dell’Unione con la pubblicazione del nuovo provvedimento in Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, prevista in questo mese. Nel testo del provvedimento approvato dal PAFF, che modificherà il regolamento UE n.872/2012, non è previsto un periodo transitorio per lo smaltimento degli alimenti contenenti la sostanza in questione per cui tali alimenti saranno considerati illegali, a partire dall’entrata in vigore della nuova disposizione.

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Europa a cura della Commissione europea

La Commissione attua il piano d’azione per l’economia circolare Le sfide per spianare la strada verso un’economia competitiva e a impatto climatico zero A marzo la Commissione europea ha pubblicato una relazione completa sull’attuazione del piano d’azione per l’economia circolare adottato nel dicembre 2015. La relazione presenta i principali risultati dell’attuazione del piano d’azione e delinea le sfide aperte per spianare la strada verso un’economia circolare competitiva e a impatto climatico zero, in cui la pressione sulle risorse naturali e di acqua dolce e sugli ecosistemi sia ridotta al minimo.

Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile, ha dichiarato: “L’economia circolare è fondamentale per immettere la nostra economia su un percorso sostenibile e per realizzare gli obiettivi mondiali di sviluppo sostenibile. Questa relazione mostra che l’Europa sta aprendo la strada al resto del mondo. Allo stesso tempo occorre fare di più per fare in modo che l’aumento della nostra prosperità avvenga entro i limiti del pianeta e per trovare l’anello mancante dell’economia circolare, in modo da evitare di sprecare le nostre preziose risorse”.

Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l’occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha dichiarato: “Questa relazione è molto incoraggiante. Dimostra che l’Europa è sulla buona strada per generare investimenti e creare posti di lavoro e nuove imprese. Il futuro potenziale di crescita sostenibile è enorme e l’Europa è sicuramente il luogo migliore in cui un setto-

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re industriale rispettoso dell’ambiente possa crescere. Questo successo è il risultato della collaborazione tra portatori d’interessi e responsabili decisionali europei”.

PASSAGGIO DALL’ECONOMIA LINEARE ALL’ECONOMIA CIRCOLARE A distanza di tre anni dalla sua adozione, il piano d’azione per l’economia circolare può essere considerato pienamente completato. Le 54 azioni previste dal piano sono state attuate o sono in fase di attuazione. Secondo le conclusioni della relazione, l’attuazione del piano d’azione per l’economia circolare ha accelerato la transizione verso un’economia circolare in Europa, che a sua volta ha contribuito a riportare l’UE su un percorso favorevole all’aumento dell’occupazione. Nel 2016 oltre quattro milioni di lavoratori hanno trovato impiego nei settori attinenti all’economia circolare, il 6% in più rispetto al 2012. La circolarità ha inoltre schiuso nuove opportunità commerciali, dato origine a nuovi modelli di impresa e sviluppato nuovi mercati, sia all’interno che all’esterno dell’UE. Nel 2016 le attività circolari come la riparazione, il riutilizzo o il riciclaggio hanno generato quasi 147 miliardi di euro di valore aggiunto, registrando investimenti pari a circa 17,5 miliardi di euro.

Strategia dell’UE per la plastica La strategia dell’UE per la plastica nell’economia circolare è il primo quadro strategico a livello dell’UE che adotta un approccio basato sul ciclo di vita dei singoli materiali al fine di integrare le attività di progettazione circolare, utilizzo, riutilizzo e riciclaggio nelle catene del valore della plastica. La strategia delinea una visione chiara e comprensiva di obiettivi quantificati a livello dell’UE - che prevedono, tra l’altro, la riutilizzabilità o riciclabilità entro il 2030 di tutti gli imballaggi di plastica immessi sul mercato dell’UE. Per stimolare il mercato della plastica riciclata, la Commissione ha avviato una campagna di impegno volontario in materia di plastica riciclata. Settanta imprese hanno già assunto impegni, grazie ai quali il mercato della plastica riciclata crescerà almeno del 60% entro il 2025. Tuttavia, vi è ancora uno scarto tra l’offerta e la domanda di plastica riciclata. Per colmarlo, la Commissione ha lanciato l’alleanza circolare sulle materie plastiche dei principali portatori d’interessi del settore che forniscono e utilizzano plastica riciclata. Le norme relative agli articoli di plastica monouso riguardanti i 10 prodotti più frequentemente trovati sulle sue spiagge collocano l’UE in una posizione di primo piano nella lotta mondiale ai

rifiuti marini. Le misure, tra le altre cose, vietano determinati prodotti in plastica monouso (per esempio cannucce e posate) per i quali sono disponibili alternative e la plastica oxo-degradabile, proponendo azioni per altri prodotti, ad esempio obiettivi di riduzione del consumo, requisiti di progettazione e regimi di responsabilità estesa del produttore.

Innovazione e investimenti Al fine di accelerare la transizione verso un’economia circolare è essenziale investire nell’innovazione e sostenere l’adattamento della base industriale europea. Nel periodo 2016-2020 la Commissione ha intensificato gli sforzi su entrambi i fronti, destinando alla transizione un totale di oltre 10 miliardi di euro di fondi pubblici. Al fine di stimolare ulteriori investimenti la piattaforma per il sostegno finanziario all’economia circolare ha redatto raccomandazioni finalizzate a migliorare l’attrattiva finanziaria dei progetti riguardanti l’economia circolare, coordinare le attività di finanziamento e condividere buone pratiche. La piattaforma collaborerà con la Banca europea per gli investimenti al fine di fornire assistenza finanziaria e sfruttare le sinergie con il piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile.

Trasformare i rifiuti in risorse Solidi ed efficienti sistemi di gestione dei rifiuti sono presupposti essenziali dell’economia circolare. Nel luglio 2018 è entrato in vigore un quadro legislativo rivisto sui rifiuti volto a modernizzare i sistemi di gestione dei rifiuti che comprende, tra l’altro, nuovi e ambiziosi tassi di riciclaggio, chiarimento della qualifica giuridica per materiali riciclati, misure rafforzate di prevenzione e gestione dei rifiuti anche per i rifiuti marini, gli scarti alimentari e i prodotti contenenti materie prime essenziali.

Progettazione circolare e processi di produzione La progettazione intelligente all’inizio del ciclo di vita di un prodotto è essenziale per garantire la circolarità. Con l’attuazione del piano di lavoro sulla progettazione ecocompatibile 2016-2019 la Commissione ha promosso ulteriormente la progettazione circolare dei prodotti, insieme agli obiettivi di efficienza energetica. Attualmente le misure sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica relative a molti prodotti includono norme riguardanti specifiche per l’efficienza dei materiali, come la disponibilità di parti di ricambio e la facilità di riparazione e di trattamento alla fine del ciclo di vita. In un apposito documento di lavoro dei suoi servizi la Commissione ha inoltre analizzato le sue politiche per i prodotti, con l’intenzione di sostenere i prodotti circolari e sostenibili.

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Europa Responsabilizzazione dei consumatori Per passare a un’economia più circolare è necessario che i cittadini si impegnino attivamente a cambiare i propri modelli di consumo. Le metodologie per calcolare l’impronta ambientale dei prodotti e delle organizzazioni, sviluppate dalla Commissione, consentono alle imprese di rilasciare dichiarazioni ambientali affidabili e comparabili affinché i consumatori possano effettuare scelte consapevoli.

Forte coinvolgimento dei portatori d’interessi Il coinvolgimento dei portatori d’interessi è fondamentale per la transizione. L’approccio sistemico contemplato dal piano d’azione ha fornito alle autorità pubbliche, agli attori economici e sociali e alla società civile un quadro da riprodurre per incentivare i partenariati tra diversi settori e lungo le catene del valore. Il ruolo della Commissione nell’accelerare la transizione e nel guidare gli sforzi internazionali volti a promuovere la circolarità è stato anche riconosciuto dal Forum economico mondiale 2019, in occasione del quale la Commissione ha ricevuto il premio The Circulars nella categoria Settore pubblico.

Sfide aperte Oggi l’economia circolare è una tendenza mondiale e irreversibile. Ciononostante, molto deve essere ancora fatto per potenziare l’azione sia a livello dell’UE sia a livello mondiale, trovare l’anello mancante e ottenere il vantaggio competitivo che l’economia circolare porterà alle imprese dell’UE. Saranno necessari maggiori sforzi per attuare la legislazione riveduta sui rifiuti e sviluppare i mercati delle materie prime secondarie. Inoltre, il lavoro avviato a livello dell’UE su alcune questioni (come sostanze chimiche, ambiente non tossico, marchio di qualità ecologica ed ecoinnovazione, materie prime essenziali e fertilizzanti) deve subire un’accelerazione se l’Unione vuole trarre il massimo vantaggio dalla transizione verso l’economia circolare.

L’interazione con i portatori d’interessi suggerisce la possibilità di esaminare alcuni ambiti non ancora contemplati dal piano d’azione per completare l’agenda in materia di circolarità. Sulla base dell’esempio della strategia europea per la plastica nell’economia circolare, molti altri ambiti ad elevato impatto ambientale e alto potenziale per la circolarità, come il settore IT, l’elettronica, la mobilità, l’ambiente edificato, il settore minerario, dei mobili, degli alimenti e delle bevande o il settore tessile, potrebbero beneficiare di un analogo approccio olistico.

Contesto Nel 2015 la Commissione ha adottato un nuovo e ambizioso piano d’azione per stimolare la transizione dell’Europa verso l’economia circolare inteso a rafforzare la competi-

tività a livello mondiale, incentivare la crescita economica sostenibile e favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Si prevedeva che le azioni proposte avrebbero contribuito a “trovare l’anello mancante” del ciclo di vita dei prodotti incrementando il riciclaggio e il riutilizzo, a vantaggio sia dell’ambiente che dell’economia. L’obiettivo era quello di contribuire a ricavare il valore e l’impiego massimi da tutte le materie prime, i prodotti e i rifiuti, favorendo il risparmio energetico e riducendo le emissioni di gas a effetto serra, beneficiando di un sostegno finanziario a titolo dei fondi SIE, di Orizzonte 2020 e dei fondi strutturali dell’UE e di investimenti nell’economia circolare a livello nazionale. Un quadro completo dello stato di attuazione del piano d’azione è presentato nel documento di lavoro dei servizi della Commissione che accompagna la relazione.

prodotti tutelati

Salumi DOP e IGP: tradizione e creatività in cucina 4 showcooking con la Scuola di cucina di Sale&Pepe svelano golosi percorsi di gusto per apprezzare al meglio queste eccellenze gastronomiche che nascono dalla tradizione e dalla cultura dei territori. L’obiettivo di questo percorso formativo è quello di trasferire una maggior conoscenza del valore dei prodotti della salumeria italiana DOP e IGP che da sempre fanno parte della nostra tradizione gastronomica e costituiscono una valida garanzia per il consumatore, sempre più attento alla ricerca di prodotti alimentari tipici e di qualità. I salumi DOP e IGP sono così buoni e pratici che si tende normalmente ad associarli a un consumo “a fornelli spenti”, consumati in purezza per apprezzarne piena-

di Andrea Aiolfi

mente il gusto o come ingredienti di appetitosi panini, ideali in ogni momento della giornata. Tutto vero, ma nel primo dei 4 showcooking la chef della scuola di cucina di Sale&Pepe ha regalato ai partecipanti nuovi spunti creativi per realizzare ricette semplici e gustose per gratificare il palato (e la vista) e perché no, sorprendere gli amici in una cena conviviale. Protagonisti e ricette del primo showcooking: finto sushi all’emiliana con Mortadella Bologna IGP, crostini con Prosciutto di Carpegna DOP caramellato e pinoli, ciambella al Salame Felino IGP, Culatello di Zibello DOP con micca, burro aromatizzato e giardiniera. Prossimi eventi: • martedì 4 giugno con Bresaola della Valtellina IGP, Coppa di Parma IGP, Prosciutto di Modena DOP e Salamini Italiani alla Cacciatora DOP • martedì 1 ottobre con Capocollo di Calabria DOP, Prosciutto di San Daniele DOP, Salame di Varzi DOP e Speck Alto Adige IGP • martedì 5 novembre con Coppa Piacentina DOP, Cotechino Modena IGP, Prosciutto Toscano DOP e Salame Brianza DOP

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CAMERA DI COMMERCIO DI PARMA Sede delle Commissioni “tagli di carne suina” e “grasso e strutto” La Borsa Merci di Parma è stata istituita dalla Camera di Commercio nel 1967. Prima di spostarsi nell’attuale sede presso Fiere di Parma, dove sono ospitate anche le CUN, ha operato all’interno della stessa Camera di Commercio. è aperta il venerdì, dalle 9 alle 15.30. Nel corso delle contrattazioni sono rilevati i prezzi di undici tipologie di prodotti agroalimentari: salumi, carni fresche suine, suini, carni grassine, derivati del pomodoro, foraggi, granaglie farine e sottoprodotti, zangolato, siero di latte, formaggio e uve. Numero e qualità dei prodotti rilevati ben rappresentano l’importanza della piazza di Parma legata alla straordinaria vocazione agroalimentare del suo territorio. I listini settimanali dei prezzi rilevati sono pubblicati sul sito Internet www.borsamerci.pr.it. Presidente delle Commissioni Prezzi della Borsa Merci è il Segretario Generale della Camera di Commercio o un suo delegato. L’Ufficio Borsa Merci si trova nella sede della Camera di Commercio di Via Verdi, nel centro storico di Parma.

www.borsamerci.pr.it

Sede contrattazioni: Borsa Merci della Camera di Commercio presso Fiere di Parma Via Fortunato Rizzi 67/a 43126 Parma

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Le Commissioni Uniche Nazionali La “Commissione Unica Nazionale dei tagli di carne suina” e la “Commissione Unica Nazionale grasso e strutto” si riuniscono settimanalmente a Parma. Le Commissioni Uniche Nazionali (CUN) nascono in attuazione del Protocollo d’intesa sottoscritto il 5 dicembre 2007 dal tavolo tecnico della filiera suinicola. Le due CUN operano il venerdì mattina parallelamente alle attività della Borsa Merci; il loro compito è di prendere atto di una panoramica del mercato dei tagli di carne suina e di grasso e strutto, fissandone i relativi prezzi per la settimana successiva. L’attività di segreteria è svolta da Borsa Merci Telematica Italiana, su incarico del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.


prodotti tutelati di Fiorella Palmieri

La Mortadella Bologna IGP vince la tappa del gusto Per la partenza bolognese del Giro d’Italia non poteva mancare una grande eccellenza del territorio, ideale per la dieta degli sportivi: la Mortadella Bologna IGP L’avventura del Giro d’Italia quest’anno è iniziata dal centro di Bologna: una festa tutta rosa che non poteva non coinvolgere anche il prodotto simbolo della città, la Mortadella Bologna IGP. La regina rosa dei salumi, infatti, è stato uno degli sponsor di questa edizione per le due tappe felsinee. Piazza Maggiore si è davvero tinta di rosa sabato 11 maggio e domenica 12 maggio. Nell’area hospitality Puccini, tutti gli ospiti si sono concessi un gustoso spuntino con questo alimento tradizionale e genuino, con un apporto nutrizionale ideale per l’alimentazione degli sportivi. La Mortadella Bologna IGP può infatti rientrare a pieno titolo all’interno di un sano regime alimentare abbinato ad un corretto esercizio fisico che - nel caso degli sportivi - è in grado di fornire le molecole utili per la funzione dell’organismo, incrementare la massa muscolare, ottimizzare il lavoro fisico e reintegrare le perdite di acqua e sali minerali. In particolare le caratteristiche nutrizionali della Mortadella Bologna IGP garantiscono un adeguato sostegno di proteine di qualità, non solo nella fase di allenamento, ma anche

nel periodo post gara per il recupero. La Mortadella Bologna IGP è molto ricca di ferro biodisponibile, necessario al trasporto dell’ossigeno muscolare per garantire una corretta attività sportiva. Inoltre la percentuale di grassi contenuti in questo salume si è notevolmente ridotta negli anni, così come il suo contenuto di sale, garantendo in questo modo un apporto di questi nutrienti adeguato alle esigenze dell’atleta e non eccessivo. Sono stati due giorni ricchissimi. Sabato 11 maggio, dalle ore 13 alle ore 20 in area hospitality è stato possibile degustare la Mortadella Bologna IGP in purezza ed assistere allo show del bar tender Bolognese Alex Fantini, che ha realizzato i palloncini edibili alla Mortadella Bologna IGP. Nel frattempo, nell’area partenza la Pink Bike del Consorzio e la mascotte Mortadellina facevano divertire grandi e piccini con foto e giochi. L’appuntamento si è replicato domenica 12, dalle ore 9 alle 13. L’evento è arrivato in un anno particolarmente importante per il Consorzio, quello dei suoi 18 anni, e i più fortunati tra il pubblico sono stati omaggiati delle magliettine di Mortadella in edizione limitata con il logo del compleanno.

SALUMI PIACENTINI DOP: IL 2018 SI CONCLUDE CON UN INCREMENTO DELLA PRODUZIONE PER COPPA PIACENTINA, PANCETTA PIACENTINA E SALAME PIACENTINO Buone notizie dal Consorzio Salu-

mi DOP Piacentini che ha chiuso il 2018 con un bel segno più sulla produzione. Infatti, per quanto riguarda i dati produttivi del 2018 dei prodotti piacentini DOP confezionati, troviamo al primo posto il Salame Piacentino con un totale di circa 550.920 kg, seguito da Coppa Piacentina con 463.956 kg e infine Pancetta Piacentina con 349.751 kg. Parlando invece di prodotto affettato, fra le più consumate troviamo la Coppa Piacentina con ben 361.814 kg di prodotto, a seguire Pancetta Piacentina con 289.475 kg ed infine con una sostanziale differenza rispetto al prodotto confezionato il Salame Piacentino che, affettato, presenta un dato piuttosto basso pari a 142.249 kg. Notevole, dunque, è stato l’incremento rispetto all’anno precedente, che riporta dei dati di produzione complessivi pari a 598.751 kg per il Salame Piacentino DOP, 692.788 kg per la Coppa Piacentina DOP e 590.368 kg per la Pancetta Piacentina DOP.

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Il prossimo obiettivo per il Consorzio Salumi Piacentini DOP sarà quello di espandere l’export anche in Germania e Francia. Un Consorzio, quello dei Salumi Piacentini DOP, che custodisce un vero e proprio gioiello della Salumeria Italiana, in quanto è l’unico ad avere ben tre prodotti di denominazione di origine protetta: Coppa Piacentina DOP, Pancetta Piacentina DOP e Salame Piacentino DOP. Un Consorzio che, anche se relativamente piccolo, è riuscito a distinguersi e a farsi conoscere per le sue eccellenze nel Made in Italy.

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Nel numero di ottobre

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EXPORT SALUMI: RAGGIUNTO L’OBIETTIVO DI 1,5 MILIARDI APRILE 2018 N°04

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fiere e manifestazioni

IFFA 2019: la tradizione incontra l’high-tech

Conclusa la sei giorni di Francoforte dedicata alla trasformazione della carne

tempo IFFA rappresenta un appuntamento per tante famiglie, in quanto molte aziende sono a gestione familiare da generazioni. Ogni tre anni si ritrovano qui per costruire insieme il futuro: industria della carne, costruttori di macchinari, aziende di confezionamento, fornitori di spezie, rivenditori e macellai”.

Benvenuti nel futuro; l’industria nel segno dell’innovazione

IFFA, la fiera internazionale dell’industria della carne, ha mostrato nel corso di sei giornate come il settore si sta preparando ad affrontare il futuro. Dalla smart meat factory ai nuovi trend nel settore del packaging e alla sicurezza alimentare, dal clean labelling ai crescenti requisiti in materia di qualità della carne: gli espositori hanno risposto alle richieste dell’industria della carne e del settore delle macellerie artigianali. E tutto in un clima particolarmente favorevole agli investimenti. “Ancora una volta IFFA ha dimostrato di essere non solo una delle nostre fiere più tradizionali, ma soprattutto l’evento globale per eccellenza del settore. Sette visitatori su dieci provenivano dall’estero. All’interno dei padiglioni, nelle corsie e presso gli stand si respirava un’atmosfera fantastica”, ha sintetizzato Wolfgang Marzin, Presidente del Consiglio Direttivo di Messe Frankfurt. “Allo stesso

La digitalizzazione come tema trainante del settore pone la smart meat factory al centro dell’attenzione. Soluzioni automatizzate e software rendono la produzione e i processi negli stabilimenti di lavorazione della carne più intelligenti. Anche la sicurezza alimentare continua a essere un tema centrale. L’obiettivo è quello di sostituire le attività manuali con processi automatizzati. A tal proposito le aziende presenti in fiera hanno presentato soluzioni completamente automatizzate per porzionare e posizionare nelle vaschette bistecche o salumi tagliati a fette tramite posizionatori o robot industriali. Nel settore dedicato al confezionamento sono state presentate inoltre soluzioni intelligenti per proteggere un alimento prezioso come la carne. Molto importanti in questo ambito sono la conservazione delle risorse e la sostenibilità, due temi che spaziano dall’efficienza energetica dei macchinari e delle catene produttive fino al packaging a impatto zero sul clima. Nel complesso le prospettive per l’industria complementare nel settore della carne sono positive: la produzione mondiale di carne dovrebbe registrare una crescita annua del 5% fino al 2027.

La carenza di manodopera specializzata Una sfida che si trovano ad affrontare sia i produttori di macchinari che le macellerie artigianali: ovunque si registra infatti la carenza di manodopera specializzata e la difficoltà a reperire giovani collaboratori. Le aziende devono investire sempre più nella digitalizzazione, nell’automazione e nella robotica, che consentono di alleggerire il lavoro e semplificare ogni livello del processo di lavorazione della carne.

4 – 9. 5. 2019 Frankfurt am Main

I NUMERI DI QUESTA EDIZIONE

• Circa 67.000 visitatori da 149 Paesi = +7% (2016: 62.440 da 142 Paesi)/grado di internazionalità dei visitatori: 70%

• 1.039 espositori da 49 Paesi (2016: 1.036 da 51 Paesi) /grado di internazionalità degli espositori: 62%

• 120.000 metri quadrati di superficie espositiva (+ 9%)

VINITALY 2019: VINI ITALIANI IN CALO IN GDO MENTRE CRESCONO LE VENDITE ONLINE

di Augusto Cosimi

Nel 2018 una flessione della vendita Vini in GDO del 3,8% a fronte di un aumento del 18% sul canale e-commerce, secondo i dati della Ricerca IRI presentata al 53° Vinitaly a Verona. Bene spumanti e bio, tengono i vini Doc, calano Igt, generici e brick Nel 2018 il mercato del vino italiano nella Grande Distribuzione ha registrato una flessione del -3,8% a volume pari a 619 milioni di litri, ma un incremento a valore + 3,4% per 1,902 miliardi di euro, dovuto all’aumento medio del prezzo del 7,4% causato sia dalla scarsa vendemmia del 2017 che dalla riduzione delle promozioni a scaffale di 2 punti. È quanto emerge dalla Ricerca IRI sul mercato del vino nella grande distribuzione nel 2018 presentata al 53° Vinitaly. Altra tendenza di rilievo è che i consumatori nei supermercati preferiscono vini Doc e Docg, spumanti, vini a marca privata e vini bio. Tra i vini più venduti ai primi posti della classifica nazionale si trovano Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo, con buone performance di Muller Thurgau (+3,9%) e Primitivo (+17%). Nella speciale classifica dei vini “emergenti”, cioè a maggior tasso di crescita, va sottolineato l’exploit del Lugana (+22%), un bianco doc prodotto soprattutto nelle provincie di Brescia e Verona, che conquista il primo posto con un aumento a volume del 22,1% nel 2018 (e a valore del 24,2%). Crescono in modo rilevante Passerina (+15%) e Ribolla (+14%) ed entrano tra i top 15 Grignolino, Cerasuolo, Refosco e Aglianico. Il canale e-commerce segnala invece una netta espansione. Basta un dato: lo scorso anno i ricavi di vini e spumanti hanno registrato una crescita del 18% sull’online e un calo del 3,8% sui canali fisici. Il dato è basato sulle vendite registrate su Amazon e altre 11 piattaforme di e-commerce di aziende retail. Va anche sottolineato che sulle piattaforme web i prezzi medi dei vini sono più alti, quindi c’è una maggiore marginalità. E anche se la quota di mercato dell’e-commerce, per il segmento vino, è solo dello 0,5% il potenziale di crescita è enorme. Basti pensare alla comodità di poter ordinare 24 ore su 24, e alla diffusione degli strumenti di acquisto: negli ultimi due anni sono triplicati gli ac-

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quisti da mobile. Infine, c’è una questione generazionale, i millennial (18-35 anni) fanno acquisti quasi esclusivamente online. Per quanto riguarda i formati, cala ancora il brik col - 5,6% mentre continua a crescere il bag in box col + 10,3% (a volume). Va sottolineata, inoltre, la crescita costante, negli ultimi anni, degli acquisti dei vini a marchio del distributore (MDD), cioè di quei vini che le cantine italiane producono su incarico delle insegne distributive. La quota di mercato del vino MDD è arrivata al 14% di tutto il vino venduto nella Grande Distribuzione per un valore di 156 milioni di Euro. I soli vini Doc e Docg a marca del distributore sono cresciuti dell’8%. IFFA. Unadelfiera leade Aumentano sensibilmente, inoltre, vini e spumanti biologici, rispettivamente 18% e dell’11,8%, ma le vendite nei supermercati sono ancora limitate a circa 5 mondiale, un focus: l milioni di litri l’anno. Si prevede, infine, una ripresa nel 2019. I dati relativi alle vendite neiproduzioni mesi di Dalle man gennaio e febbraio 2019, infatti, vedono i vini a denominazione d’origine aumenalle soluzioni tare del 5,3% (bottiglia da 0,75), mentre il totale del vino confezionato cresce high-tec dell’1,7% (a volume).

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piattaforma delle inno GLI ITALIANI E IL VINO presenta le tendenze L’88% degli Italiani ha consumato vino nell’ultimo anno. È quanto emerge dall’inper prossimi tre ann dagine “Mercato Italia – Gli Italiani e il vino” realizzata da Vinitaly conil’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor che traccia il profilo dell’approccio al vino riuniscono e dello stato di salute del mercato interno del primo Paese produttore al mondo.gli esperti Per la maggior parte degli intervistati il vino è tradizione, eleganza e cultura, al dell’industria, del com contrario dei superalcolici, associati a divertimento e monotonia, o della birra, dell’artigianato – per dove prevale il matching con amicizia e quotidianità. Si beve meno vino – il 26% di volumi ridotti rispetto a vent’anni fa – ma lo fanno nuovo pad praticamente tutti e in modo più responsabile: la media è di 2-4anche bicchieri anel setti-

mana, consumati soprattutto a casa (67%) in particolare dai baby boomer (55-73 anni, al 93%), ma è rilevante la quota di tutte le generazioni, con i millenial (18-38 anni) che evidenziano già un tasso di penetrazione pari all’84%. www.iffa.com Dato in aumento sia a casa che fuori casa. Si beve meno, dunque, ma il mercato del vino tiene e produce un valore al consumo che, secondo l’analisi, è stimato dall’Osservatorio in 14,3 miliardi di euro (dato 2018). Nel confronto tra i top mercati per consumi, visitatori@italy.messe l’Italia si è posizionata al 4° posto dopo USA, Francia e Regno Unito.

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