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Cogito ergo spreco: il passo incerto nella lotta al “food waste”

L’Osservatorio internazionale di Waste Watcher indaga il peso specifico del fenomeno

595,3 gr di Waste Watcher / Spreco Zero attraverso i dati del nuovo monitoraggio che ha indagato i comportamenti dei cittadini di nove Paesi del mondo. Lo studio da anni si pone, infatti, l’obiettivo di esplorare i comportamenti dei cittadini di Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti d’America (USA), Sudafrica, Brasile, Giappone e ovviamente Italia. In uno scenario socioeconomico fortemente caratterizzato dall’incertezza generata dall’aumento del costo della vita da un lato e da una – apparente? – attenzione ai temi connessi alla sostenibilità dall’altro, prendere atto del peso specifico del fenomeno “food waste” genera inevitabilmente un senso di smarrimento. Insomma, “fra il dire ed il fare, c’è di mezzo… il mare”. Un mare di rifiuti, che potrebbero essere invece risorse, come ad esempio: frutta fresca, cipolle, pane, insalata e verdura; in ordine decrescente i prodotti occupanti le prime posizioni della grigia classifica de “i cibi più sprecati dell’anno”

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6 lettere - orizzontale: “Consumo eccessivo o inutile di beni o risorse”.

Se questa fosse la definizione (offerta direttamente dal dizionario “Treccani”) del quesito di un cruciverba: “spreco” sarebbe la soluzione. Purtroppo, quello che invece questa parola rappresenta è un annoso problema. La definizione di spreco ha infatti diverse accezioni, materiali e figurate, ma quella che ci interessa si trova proprio fra le prime suggerite dalla celebre enciclopedia italiana. Val la pena leggerla: “Nell’ambito della sostenibilità dello sviluppo, lo spreco è riconducibile all’eccessivo uso delle risorse del pianeta e all’iniqua distribuzione dei consumi [...]. Lo spreco alimentare – eccoci arrivati! – […] porta a eliminare come rifiuti tonnellate di prodotti commestibili (food waste) e a perdere ingenti risorse alimentari (food losses) nel corso delle diverse fasi di produzione, con la conseguenza di condannare milioni di individui alla denutrizione e altrettanti alle malattie dovute all’eccesso di alimentazione”. In sostanza: lo spreco alimentare è un grave inciampo del progresso che riguarda tutti gli uomini, pur contemplando prospettive antipodali. Da un lato la fame, dall’altro l’eccesso. Concretizzando e, allo stesso tempo, dando volume all’entità dello spreco alimentare possiamo dire che nel 2022 – anno di ripresa post pandemia – abbiamo gettato 75 grammi di cibo al giorno, quindi 524,1 grammi settimanali, il 12% in meno rispetto all’anno scorso ma comunque un quantitativo ingiustificabile. Soprattutto se lo convertiamo in euro: vale infatti 6,48 miliardi di euro lo spreco del cibo nelle case e oltre 9 miliardi lo spreco di filiera. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio internazionale

Cos’è lo spreco alimentare?

Per comprendere al meglio cosa si intende per spreco alimentare partiremo da una sua definizione. Con tale espressione si intende la diminuzione in termini di quantità e qualità del cibo (prodotti edibili agricoli, forestali o marittimi) dovuta a decisioni o azioni intraprese lungo la filiera agroalimentare dai rivenditori, dagli operatori della somministrazione alimentare e dai consumatori (HLPE, 2014). A livello italiano, la legge “Gadda” determina i confini dello spreco alimentare riconducendoli all’“insieme dei prodotti alimentari scartati dalla catena agroalimentare per ragioni commerciali o estetiche ovvero per prossimità della data di scadenza, ancora commestibili e potenzialmente destinabili al consumo umano o animale e che, in assenza di un possibile uso alternativo, sono destinati a essere smaltiti […]”.

Proseguendo, l’analisi dell’Osservatorio propone anche l’identikit dello “sprecone”. Lo spotlight mette in evidenza come le famiglie unipersonali o senza figli consumano di più di quelle con figli, ben il 12%. Da un punto di vista geografico, il Sud si dimostra meno virtuoso, registrando un +18% di affinità con lo spreco, rispetto al Centro-Nord. Sono inoltre i comuni di media dimensione – compresi

Combattere fra 30.000 e 100.000 abitanti – a essere meno efficaci nella lotta allo spreco alimentare, generando più rifiuti dei grandi centri abitati. A questo punto, un altro elemento genera un non indifferente senso di spaesamento. A sprecare più cibo sono i soggetti appartenenti al ceto “popolare” e “medio-basso”, con quote rispettivamente pari al +7% e +12%. Tant’è.

Scarsa attitudine alle logiche “anti-spreco”? Scarsa percezione del problema? Forse. O magari anche. Ma perché si spreca così tanto cibo? L’eco di questo quesito, passando attraverso l’indagine di cui stiamo parlando, è giunta ai consumatori stessi i quali si sono riconosciuti in queste motivazioni: 47% “me ne dimentico e scade/si deteriora”, 46% “portando a casa frutta e verdura, vanno a male”, 35% “non so conservare i prodotti” e 32% “non piacciono gli avanzi”. Altre risposte meritano tuttavia attenzione. Ma alla stessa domanda? Quasi. Un secondo quesito si è preoccupato di chiedere ai rispondenti: “perché gli ALTRI sprecano?” Ed ecco che, considerando che siamo tutti “gli altri” di qualcuno, le risposte si fanno più interessanti; loro: acquistano troppo (48%), se ne dimenticano (44%), calcolano male il necessario (41%), non sanno conservare (35%) e non gradiscono gli avanzi (32%).

Insomma, il rapporto degli italiani con lo spreco alimentare può senz’altro miglio-

86% Mangiare prima il cibo deperibile

86% Valutare attentamente quantità necessarie prima di cucinare 85% Conservare il cibo avanzato, se si cucina troppo

85% Mangiare quanto preparato, avanzi inclusi 85% Alimenti scaduti da un giorno: controllare se ancora buoni e consumare % Sempre + Spesso

41% Acquisto periodico prodotti a lunga scadenza

36% Organizzazione frigorifero/dispensa per scadenza dei

36% Acquisto di piccoli formati

34% Lista

33% traffico aereo 24% Acquisti più oculati e riduzione sprechi per risparmiare 22% Aumento acquisti da produttori locali/KM0 57 42 34 36 32

52% Aumento rifiuti (mascherine e guanti) 49 34 27 32 25 rare. A beneficiarne sarebbe l’ambiente, la società e anche i portafogli, L’Osser-

40% In blu Dati febb 2021 Periodo rilevazione 17–19 Gennaio 2022 CAWI Universo di riferimento: Popolazione italiana 18 Campione: 1200 casi, con quote rappresentative per genere, età e area di residenza 48% 52% 8% 13% 16% 19% 16% 27%

Aumento shopping online (corrieri, imballaggi…) 18-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65+

35% 26% 19% 20% 24% 11%

Aumento della domanda energetica delle famiglie Nord Ovest Nord Est Centro Sud Isole

Minore ricorso trasporto pubblico

Aumento rifiuti take vatorio offre anche la possibilità di dare uno sguardo oltre i confini dello stivale.

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