Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – 70% NE/VI - Anno 45 - N. 06 Agosto-Settembre 2017 - Mensile
2017
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Agosto Agosto-Setembre Settembre
Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
Il viaggio in Senegal del portiere della Spal
Gomis e i suoi fratelli
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di Damiano Tommasi
editoriale
Agitare prima dell’uso L’inizio della stagione ci ha riservato momenti di tensione, suspense e qualche delusione figlia dell’attesissimo 2 settembre a Madrid. Il 4 agosto è emersa chiara la posizione di politica sportiva della maggioranza di quel che resta del Consiglio Federale: dei calciatori si può fare a meno!
La situazione, comunque, non sembra del tutto aggiustata… anzi. Lega A e Lega B sono ancora in stato di agitazione e il 2 settembre di Madrid sembra averci messo tutti in attesa, in suspense mondiale, perché il timore è che in Russia si rischi di non andare.
In quel momento è ritornato a galla il malumore di inizio estate in Lega Pro. Liste ridotte, fideiussioni ballerine, scadenze ancor più ballerine e fondo di solidarietà a rischio deragliamento ci hanno spinto a proclamare lo stato di agitazione in vista della prima di campionato. Il confronto interno e la decisione del presidente Gravina di aggiustare liste e norme hanno permesso al campionato di Serie C (bentornata vecchia C!) di iniziare e a noi di terminare la protesta. Perché in un contesto che dovrebbe vederci tutti dalla stessa parte (migliorare i nostri campionati) abbiamo visioni così opposte? Ma soprattutto perché serve sempre agitarsi per ottenere le cose “normali”?
Consoliamoci con la qualificazione di diritto dell’Under 21 per il prossimo biennio e con l’apparente accelerazione del movimento femminile. Sara Gama alla commissione femminile ci auguriamo possa dare una direzione logica allo sviluppo di una disciplina che può solo crescere. Ma in generale, cosa dovrebbe accadere per trovare a livello dirigenziale quella lungimiranza tipica dello sport dove i risultati si costruiscono guardando lontano? Non possiamo agitarci ad ogni delibera o decisione inaccettabile, o forse è proprio scritto nelle indicazioni, agitarsi prima dell’uso?
L’estate, a dire il vero, ci ha visto tutti allineati su altre scelte. I 5 cambi nei dilettanti e in via sperimentale in Lega Pro così come l’introduzione del VAR in Serie A sono state novità condivise ed effettivamente nella direzione di migliorare il nostro sport.
Concludo ringraziando, a nome di tutta l’AIC (sarà ripreso anche nelle prossime pagine), Morgan De Sanctis che ha intrapreso una nuova esperienza professionale all’A.S.Roma lasciando a tutti noi in eredità la sua carica, la sua energia e il suo essere stato uomo AIC per 13 anni! Grazie e in bocca al lupo!
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Poste Italiane SpA – Spedizione
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regole del gioco di Pierpaolo Romani Quando il calcio è “ossigeno”
serie B di Claudio Sottile
Simone Romagnoli: la filosofia della difesa
speciale di Nicola Bosio
Ritiro AIC 2017 per calciatori “senza contratto”
come stai? di Claudio Sottile Andrea Catellani
scatti di Maurizio Borsari
intervista
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di Gianni Grazioli
primo piano di Nicola Bosio Consiglio Direttivo AIC
calcio e legge di Stefano Sartori
Schema Licenze Nazionali Stagione 2017/18 Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
foto redazione e amministrazione
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Questo periodico è iscritto all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana
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calcio e legge di Stefano Sartori
Il contratto preliminare nei trasferimenti internazionali
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Una sola gamba e grinta da vendere
femminile di Claudio Sottile e Pino Lazzaro Elisa Mele
io e il calcio di Pino Lazzaro Gigi Datome
internet tempo libero
Organo mensile dell’Associazi
one Italiana Calciatori
Agosto Settembre
editoriale di Damiano Tommasi
“Potete viaggiare quanto volete, ma non dimenticate dove siete nati”: la parola ad Alfred Gomis, portiere della Spal e fratello di Lys e Maurice (che difendono i pali di Paganese e Nocerina), che ha trascorso le vacanze in Senegal alla riscoperta delle sue radici ed ha girato un documentario sul razzismo.
Agosto Settembre Agosto-Setembre
– 70% NE/VI - Anno 45 - N. 06 Agosto-Settembre
Il viaggio in Senegal del portiere della Spal
2017
sommario
2017
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in Abbonamento Postale
Gomis e i suoi fratelli
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2017 - Mensile
l’intervista
di Gianni Grazioli
Lys e Maurice difendono i pali di Paganese e Nocerina
Gomis e i suoi fratelli Alfred, il portiere della Spal, ha trascorso le vacanze in Senegal alla riscoperta delle sue radici ed ha girato un documentario sul razzismo “Potete viaggiare quanto volete, ma non dimenticate dove siete nati”. Alfred Gomis ha raccontato la sua Africa attraverso un video girato a giugno in Senegal dove è tornato dopo 15 anni per riscoprire le sue origini e capire com’è oggi la situazione nel paese natio. Il portiere della Spal, 24 anni, ha poi diffuso attraverso twitter il suo personale documentario, ricco di emozioni e attraverso un post, visitando Gorèe, ha consegnato al mondo il suo messaggio. “È un’isola al largo della costa di Dakar, nota per essere stata fino a metà dell’Ottocento il punto di partenza degli schiavi africani diretti in America. Vederla con i miei occhi e conoscerne la storia è stato davvero un pugno nello stomaco, pur con la consapevolezza che, per fortuna, l’uomo è riuscito a porre fine a questo vergognoso fenomeno. Oggi, però, resta ancora molto da fare e il razzismo continua ad essere il nemico numero uno da sconfiggere per cominciare a pensare di vivere in un mondo unico, aperto e senza barriere”. Alfred ha lo sguardo buono, dolce e intelligente, scaltro ma senza malizia come vorrebbe la moda oggigiorno. Parla chiaro, senza reticenze.
“La globalizzazione ha modificato il mondo nell’ultimo decennio, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che un tale cambiamento porta con sé. L’Europa dovrebbe lavorare unita e compatta nell’affrontare il problema dei migranti economici e dei profughi invece, a parte l’Italia e poche altre eccezioni, la maggior parte degli stati europei se ne lava le mani e chiude le porte”. Secondo te l’Italia è un paese razzista? “No, emergono ogni tanto alcune situazioni spiacevoli ma più per ignoranza o per rabbia repressa”. Hai mai subìto forme di razzismo? “Sì, mi è capitato ma ho cercato di non farci caso e di non darci peso”. Quando subisci un torto preferisci dimenticare o perdonare? “Dipende da che tipo di torto. Da ragazzo ero molto impulsivo, ma negli anni ho imparato a essere più riflessivo”.
Alfred ha tre fratelli, tutti portieri: Lys difende la porta della Paganese, Maurice quella della Nocerina. Anche loro hanno iniziato nelle giovanili del Torino: Lys (il più vecchio, classe ’89) ha vestito le maglie di Casale, Ascoli, Trapani, Frosinone e Lecce; Maurice (classe ’97) ha giocato con Delta Rovigo, Mestre e Cuneo. C’è poi il piccolo David, otto anni, che gioca in una squadra di Cuneo.
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Quali sono i valori in cui credi? “Alla famiglia in primis. Sin da piccolo si è instaurato un legame forte con i miei genitori e i miei fratelli. Che si è rinsaldato ancora di più un anno e mezzo fa quando, im-
provvisamente, è venuto a mancare mio papà”. Già, il papà anche lui ex portiere, ovviamente. Un legame forte con il genitore che era venuto in Italia nel 1996 per cercare lavoro. “Qualche anno prima aveva fatto un provino con il Rapid Vienna. Era un buon portiere, purtroppo ha dovuto abbandonare l’idea di fare il professionista in Europa a causa di un infortunio al ginocchio. Una volta arrivato in Italia e trovato lavoro, lo abbiamo raggiunto a Cuneo”. Alfred è un libro aperto. E segue con attenzione ciò che accade nella vita di tutti i giorni. In che rapporto sei con la religione? “Sono cattolico, anche se non molto praticante. Penso che esista un Essere superiore che si chiami Dio, Allah o Buddha. E soprattutto cerco di rispettare i dieci comandamenti”. Leggi i giornali? Non solo quelli sportivi… “Di solito leggo i quotidiani locali delle città in cui mi trovo a giocare. Quelli sportivi non li seguo molto. Non guardo mai le pagelle. Grazie ai social sono comunque sempre informato su tutto ciò che accade nella vita quotidiana, calcio compreso. Preferisco sfogliare un libro”. Quali sono le tue letture preferite?
l’intervista
Alfred Gomis è nato a Ziguinchor, città del Senegal sudoccidentale, capoluogo della regione omonima, il 5 settembre 1993. Cresciuto nel vivaio del Torino, viene ceduto in prestito al Crotone (Serie B) per il campionato 2013/14, al termine del quale rientra in casa granata per essere nuovamente ceduto in prestito all’Avellino (B) l’anno seguente. Con gli irpini disputa un ottimo campionato (viene considerato il miglior portiere della serie cadetta) ed il Torino, sempre proprietario del suo cartellino, lo cede in prestito prima al Cesena (B), poi al Bologna (A) quindi alla Salernitana (B). Da quest’anno veste la maglia della Spal con la quale ha esordito nella massima serie a San Siro contro l’Inter. È stato convocato da Luigi Di Biagio per uno stage con l'Under 20 e da Massimo Piscedda per due amichevoli della B Italia. Ora è arrivata anche la prima convocazione con Nazionale del Senegal per l’incontro con Capo Verde valido per le qualificazioni al mondiale russo del 2018
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amarcord l’intervista
“Ho appena finito di leggere Shantaram di Gregory David Robert. In genere leggo un po’ di tutto, dai romanzi ai gialli. Mi piace variare”. C’è un cantante o un gruppo che apprezzi in particolare? “Mi piace ascoltare la musica in genere: rock, pop, rap africano e francese, anche la musica italiana i cui testi sono più facili da capire. Anche se parlo quattro lingue (italiano, inglese, francese, senegalese ndr) è l’italiano la lingua con la quale sono cresciuto e mi trovo a mio agio. Ma se proprio devo fare un nome allora dico Coldplay”. Dimmi il titolo di un film che ti è particolarmente piaciuto. “American History X, un film di qualche anno fa che mi è rimasto molto impresso”. Qual è il tuo sport preferito dopo il calcio? “Il pallone mi ha attratto sin da piccolo, non ho mai avuto altre passioni sportive. Seguo qualche volta in tv le gare della Moto Gp e ogni tanto un po’ di basket”. Il tuo idolo sportivo? “Cassius Clay, ovvero Mohamed Ali. Un grande campione nello sport e nella vita”. Dimmi i nomi di altri tre sportivi che ti hanno colpito. “Mike Tyson, Francesca Schiavone e Carlos Puyol. Il primo è nato povero e si è riscattato diventando campione del mondo di pugilato. Purtroppo però non è riuscito a gestirsi bene fuori dal ring. La Schiavone ha dimostrato che si possono
ottenere grandi risultati dopo tanti anni di gavetta. Puyol è stato per oltre un decennio il leader indiscusso del Barcellona degli invincibili. Una grande carriera calcistica anche in Nazionale e mai una volta fuori degli schemi”. E veniamo al calcio. Chi è stato il tuo primo maestro sul rettangolo verde? “Angelo Benucci mi ha allenato quando ero nei pulcini del Torino. E’ stato il primo a credere in me e a ipotizzare una carriera da professionista. Ha seguito tutto il mio percorso di crescita e ci sentiamo ancora oggi”. In famiglia siete quattro maschi, tre dei quali giocano in porta.
“Lys, che gioca ora nella Paganese in serie C, è stato l’apripista. Ma io a Cuneo quando ho iniziato a giocare facevo l’attaccante. Un giorno non si è presentato il portiere e mi hanno messo tra i pali. E’ stato amore quasi a prima vista ed è andata bene. Maurice gioca anche lui in porta con la Nocerina. Il piccolo David ha 8 anni, una passione sfrenata per il pallone. Gioca in porta ma anche fuori in una società di Cuneo. Vedremo fra qualche anno quale ruolo gli piacerà di più…”. Chi è stato il modello di portiere a cui ti sei ispirato? “Ho cercato di imparare da tanti portieri. Da tre in particolare. Buffon, il più forte in assoluto tra i pali, Neuer che ha stravolto il ruolo del portiere giocando alto, e Van der Sar. L’olandese è stato uno dei primi a fraseggiare con il resto della squadra, senza improvvisare strane scorribande in stile Higuita”. È partito il campionato e tu sei tra i protagonisti insieme alla Spal. Come vivi questa serie A? “Serenamente. Ferrara è una citta passionale ma tranquilla. L’ambiente è ottimale per giocare a calcio”. Dove può arrivare la Spal? “Siamo partiti bene, ma è prematuro dir-
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l’intervista
Tu hai doppio passaporto. In passato sei stato vicino alla convocazione con l’Under 21 azzurra. E ora ti è arrivata la prima convocazione con Nazionale del Senegal per l’incontro con Capo Verde valido per le qualificazioni al mondiale russo del 2018. Soddisfatto? “Moltissimo. Difendere i colori della mia terra sarà un onore e un privilegio. Ma prima ci sono altre partite importanti con la Spal”.
lo. Sappiamo che in A non ci sono partite facili. Viviamo alla giornata e poi alla fine faremo i conti. L’obiettivo principale è rimanere in A”. E la concorrenza di Meret? “Stimolante. L’anno scorso Alex ha fatto molto bene. Quando rientrerà in gruppo per allenarsi sarà una bella sfida. Nel frattempo cercherò di far valere le mie qualità e di dare il massimo”. La Spal ti ha acquistato a titolo definitivo dal Torino. “Ringrazio la società che ha creduto in me. Sono felice perché dopo tanti anni in prestito (Crotone, Avellino, Cesena, Bologna, Salernitana ndr), ora posso mettere radici qui: sapere di far parte di un progetto sportivo è uno stimolo psicologico non indifferente. Ringrazio per questo anche i miei agenti, Giacomo e Giovanni Branchini”. In campo ti diverti? “Certamente. Ogni giorno mi alleno con la stessa voglia di giocare che avevo da bambino. Se non scendi in campo con lo spirito giusto e gli allenamenti iniziano a pesarti, anche il tuo rendimento in partita sarà condizionato”. Per stare tanti anni ad alti livelli cosa serve? “Tanta forza mentale oltre alle qualità
che madre natura ti ha dato”. Quali sono le doti di un portiere? “Costanza, tranquillità e un po’ di sana pazzia. Capacità di trasmettere serenità ai compagni e mai sentirsi appagati”. Quando ti segnano un gol cosa provi? “Fastidio, ma non vado fuori di testa anche se l’errore è mio. Però ti assicuro che non né una bella sensazione girarti e vedere la rete gonfiarsi”. Cosa ne pensi dei ritiri? Sono da abolire? “Qui a Ferrara da qualche anno allenatore e giocatori hanno abolito il ritiro che precede le gare casalinghe. Mi sembra un’ottima idea, un’assunzione di responsabilità da parte del gruppo”. La ricetta vincente da dove incomincia, dalla società? “Per ottenere dei risultati è importante che ci sia un filo diretto tra società, staff tecnico e giocatori”. Chi vincerà il campionato? “Non saprei e non mi riguarda. Io e i miei compagni lottiamo per altri risultati e siamo concentrati solo su quelli”.
Cosa ne pensi delle cifre da capogiro che ci sono state nell’ultimo calciomercato? “Il calcio è diventato un affare globalizzato e un business come gli sport professionistici americani. Cinesi e arabi hanno investito molti capitali e giocoforza le cifre sono lievitate per chi gioca ad alti livelli. Sino alla fine del secolo scorso il calcio era uno sport prevalentemente europeo e sudamericano, ora è diventato davvero mondiale”.
amarcord l’intervista
nerale preferisco la carne ai primi piatti”. Amore, denaro, salute, successo: in che ordine li metti? “Salute, successo, amore, denaro”. Come passi le giornate fuori dal campo? “Mi piace vivere la città dove gioco e visitare i posti più caratteristici. Anche i dintorni quando c’è un po’ più di tempo”. Cosa hai studiato? “Ragioneria. Purtroppo non mi sono diplomato. E’ una lacuna che prima o poi vorrei colmare. I miei genitori mi ripetevano sempre: il calcio è un sogno, la scuola una certezza”.
Per chi tifi nella vita? “Per le persone che, a costo di grandi sacrifici, provano a realizzare i propri sogni e a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati”. Ti piace la buona cucina? Quale piatto in particolare? “Apprezzo molto la cucina italiana, che reputo la migliore al mondo. Però anche alcuni piatti della cucina senegalese che prepara mia mamma sono speciali, ad esempio il pollo fritto è delizioso. In ge-
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Ti definiresti un uomo felice? “Si, sono un ragazzo fortunato come dice la canzone di Jovanotti”. Ritieni di aver raggiunto le mete che ti eri prefisso? “Sono un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ma in generale credo di sì. Sono ambizioso”. Tutti abbiamo un sogno nel cassetto: il tuo qual è? “Siccome sono un po’ scaramantico non te lo dico, perché magari poi non si realizza”.
6 righe… Ranking
di Damiano Tommasi
La qualificazione al mondiale di Russia2018 si sta rivelando, come previsto, complicata e a rischio sorpresa (negativa). Il presidente Tavecchio ha invocato la rivisitazione del ranking per far valere la nostra storia, le quattro stelle e la tradizione. Un po’ come se davanti ad un professore durante l’interrogazione, non sapendo rispondere alla domanda, si ricordasse come… “però l’anno scorso avevo la media dell’8!”. Meritocrazia all’italiana. 10
La scheda Stagione
Squadra
Cat.
P.
2017-2018
SPAL
A
4
G. 0
01/2017
SALERNITANA 1919
B
21
0
2016-2017
F.C. BOLOGNA
A
0
0
2015-2016
A.C. CESENA
B
38
0
2014-2015
AVELLINO
B
31
0
2013-2014
F.C. CROTONE
B
40
0
2012-2013
TORINO FC
SG
28
0
2011-2012
TORINO FC
B
1
0
2010-2011
TORINO FC
SG
16
0
regole del gioco
di Pierpaolo Romani
Vita, speranza, riscatto, integrazione
Quando il calcio è “ossigeno” Non è un momento facile per lo sport italiano. Anche per il calcio. A partire dalla nostra Nazionale. La mancanza di una visione e di un progetto che in tempi medio-lunghi sia in grado di allevare una nuova generazione di validi giocatori, grazie anche al contributo di quelli ormai prossimi al fine carriera o già fuoriusciti dal
rettangolo verde, stenta a vedersi. Lo scenario che si presenta agli occhi del grande pubblico è quello di un calcio sempre più dominato dal business e dall’interesse ad occupare posizioni di potere, che hanno spinto, e spingono, alcuni personaggi a cambiamenti di schieramento repentini e piuttosto imbarazzanti. Non bisogna tuttavia guardare solo al lato critico delle cose. In questa rubrica abbiamo sempre cercato di raccontare il calcio positivo, quello fatto da atleti, professionisti o dilettanti, che credono nei valori dello sport e nel rispetto delle persone, che sentono e trasmettono passione, che pensano che lo stare insieme per dare un calcio ad un pallone possa allontanare paure e sospetti rispetto a chi è diverso da noi, possa far scoprire quanto sia importante misurarsi con i propri limiti e scoprire i propri talenti, sentirsi uniti per
raggiungere un obiettivo comune. Diversi calciatori, molti di più di quanto si pensi, hanno testimoniato e testimoniano che prima di tutto viene la persona anziché il personaggio. In tal senso una storia particolarmente significativa ci arriva dal Sud America. Siamo in Argentina. “Lulo”, Alejandro Benitez, giocatore di Serie C del Club Centreal di Lorroque, è un attaccante che segna tanti goal. Ha da poco superato i 30 anni. Potrebbe giocarne ancora cinque o sei e sperare in un salto di carriera. Invece, quando scopre che il suo nipotino di nove mesi ha bisogno di un trapianto di fegato che i suoi due genitori non possono donargli, Lulo prende tutti in contropiede. Si offre lui, consapevole che dopo l’intervento chirurgico non potrà più giocare a pallone, lo sport che lui ama più di ogni altra cosa. Dice ai medici: prendete una parte del mio fegato. L’operazione riesce. Il nipotino Milo è salvo. “È stato il giorno più bello della mia vita. Più bello che
segnare il goal più importante” - ha dichiarato Benitez a cui migliaia di tifosi di tutta l’Argentina hanno tributato un affetto incredibilmente forte. Il calcio positivo esi-
ste anche in altre parti del mondo e restituisce speranza laddove per molto tempo violenza, guerre e terrorismo hanno seriamente minacciato di spegnerla. È il caso dell’Iraq. Dopo quattro anni in cui, per disposizione della Fifa, in tutto il paese non si è più svolta alcuna partita ufficiale per motivi di sicurezza, recentemente a Bassora si è disputato un match tra la nazionale di casa e quella giordana. Gli iracheni hanno vinto per una rete a zero. Anche in altre due città irachene si è tornati a aprire gli stadi: Erbil e Karbala. Non si può ancora giocare a Baghdad. Migliaia di tifosi fanno viaggi anche di quindici ore in autobus per essere presenti sugli spalti e sostenere i loro beniamini. Uno di loro, intervistato da un giornale locale ha dichiarato: “Prima potevo guardare le partite solo in televisione. Oggi, invece, sono qui allo stadio. Il calcio per noi è ossigeno”. “I talenti non si trovano soltanto nelle scuole calcio, talvolta arrivano anche con il barcone”. Così Mario Beretta, già allenatore del Torino e di altre squadre professionistiche italiane e straniere, e attualmente responsabile del settore giovanile del Cagliari, ha commentato la sua esperienza vissuta durante una giornata in Sardegna in cui su un campo di calcio si sono disputate diverse partite che hanno coinvolto circa cento giovani ragazzi africani giunti sulle nostre coste sui barconi gestiti dai trafficanti. Per diversi di questi ragazzi, visti e selezionati anche da ex calciatori del Cagliari, il calcio può significare un cambiamento radicale della loro esistenza. Può voler dire avere una professione, poter contare su uno stipendio. Pensare di organizzarsi una nuova vita. Coronare un sogno. “Il calcio unifica. È il nostro riscatto” - ha dichiarato uno di loro. “Lo sport è un veicolo di integrazione vera” - ha sostenuto convintamente Beretta. 11
serie B
di Claudio Sottile
Simone Romagnoli, difensore dell’Empoli
La filosofia della difesa “Torrone, Torrazzo, Tognazzi”, è il refrain delle sue parti. Un trinomio che gli appartiene. Perché è duro (se lo fanno arrabbiare), perché è alto 1,93 cm, perché recita la parte (del duro). Si chiama Romagnoli, gioca ad Empoli ed è di Cremona, terra di difensori. Prima di lui Aristide Guarneri, grande Inter che fu. Sarebbe anche patria di filosofi: Apollinare Offredi, Luigi Guido Grandi, Baldassarre Poli. Ma Simone, studente della “Statale” di Milano proprio in Filosofia, a ‘sto giro preferisce la rete da proteggere piuttosto che il velo di Maya da infrangere: “Sono a meno sette esami, vado pianino, ma cerco di finire”. E con che filosofie sono state prese la sconfitta del Carpi, tua squadra fino al 20 luglio, fermato dal Benevento ad un passo dalla A e la discesa proprio dalla massima serie dell’Empoli? “La delusione quando si retrocede è ancora maggiore, rispetto a quando sfuma una vittoria ai playoff, perché è un qualcosa che hai e che ti scappa. Invece quando perdi una finale, come è successo al Carpi, si è ad un passo dal sogno, ma è diverso. Ho vissuto i primi giorni a Carpi, ed effettivamente il nuovo mister Antonio Calabro aveva dato una bella ventata di entusiasmo. Empoli è in una situazione un po’ di transizione, è un momento importante
in cui cementare per il futuro, perché la squadra è ancora in costruzione, è una fase importante e delicata”. Le tue favorite per un posto al sole? “Quest’anno è particolarmente indecifra12
bile, sulla carta non c’è l’Hellas Verona di turno, anche se magari ci sarà una squadra che parte e saluta tutti. Palermo e Pescara sono pericolose, come il Foggia e la sua rosa rodata. Il Carpi può fare bene, ha entusiasmo, corsa e sta inserendo giovani bravi, nonostante le cessioni può dire la sua. E non dimentichiamo il Parma”. Manca l’Empoli. “Noi siamo in una fase di assemblaggio, cerchiamo di capire come va, senza fare grossi proclami, fari spenti, perché quando si cambia molto non puoi avere grosse certezze. Dobbiamo valutare di giorno in giorno”. Ti dispiace non avere avuto un’occasione in A, dopo 37 partite complessive giocate a buoni livelli? “Sicuramente sì, l’ambizione è quella di tornarci, soprattutto visti gli anni scorsi in cui tra i campionati disputati in B due li ho vinti e in uno ho disputato la finale playoff. In A col Carpi si sono fatti 38 punti, che sono tanti e sarebbero equivalsi alla salvezza negli ultimi anni di A, era dal 2006/2007 che non si retrocedeva con una quota così alta L’ambizione è quella di giostrare sul massimo palcoscenico. Ma ho trovato un club che mi ha voluto fortemente, è una società molto importante, sono venuto con tanto entusiasmo”.
Simone Romagnoli quale età sta vivendo? “Quella della piena maturità, ho 27 anni, io non mi pongo limiti. Ci sono esempi di giocatori che sono arrivati ai massimi livelli a 34 anni. Porsi limiti riduce le proprie potenzialità, uno cerca di fare il massimo, i limiti sono un freno”. Dalle parti del “Castellani” spesso sono emersi giovani poi saliti alle massime ribalte. “Da noi c’è n’è più di uno di ragazzi bravi, non so se possono esplodere quest’anno, ma sicuramente potranno fare bene nei prossimi anni e potranno avere una buona carriera. Preferisco non fare nomi, perché essendo ragazzi hanno bisogno di tempo e lavoro per maturare e capire l’importanza del sacrificio. Se una cittadina di neanche 50.000 abitanti arriva in finale del Torneo di Viareggio ed in finale dello Scudetto Primavera, vuol dire che qualcosa c’è” La tua carriera è legata indissolubilmente alle gesta di Zdenek Zeman, tuo mentore a Foggia e Pescara. “Il suo calcio è ancora motivo di ispirazione per i migliori tecnici del mondo”. Ed il Milan, tua culla calcistica, ritornato in auge dopo periodi un po’ arrugginiti? “Mi fa un bell’effetto. Ho inanellato mezzo anno negli Allievi e tre anni in Primavera, di
serie B
cui l’ultimo in cui ero in contatto con la prima squadra. Non posso dire di avere vissuto l’ambiente Milan vero e proprio, bensì un po’ di riflesso. Fa piacere vedere l’entusiasmo di tutti i milanisti che si sono risvegliati, dopo anni nei quali un pochino soffrivano. C’è un fervore pazzesco ed è molto bello. Anche il Milan avrà bisogno di tempo, è bello però che sia tornata la passione”. Vestiti da Oracolo di Delfi: lo Scudetto lo vincerà… “Potrebbe esserci la sorpresa del Napoli”.
Simone Romagnoli è nato a Cremona il 9 febbraio 1990. Cresciuto nelle giovanili della Cremonese, passa al vivaio del Milan e arriva fino alla prima squadra senza peraltro mai esordire in A. Ceduto in prestito al Foggia di Zeman (Lega Pro), segue l’allenatore boemo a Pescara (in B) e ottiene la promozione in A. Inizia la stagione successiva in Abruzzo e a gennaio viene ceduto in prestito allo Spezia (B). Passa quindi al Carpi (sempre in B) e ottiene la sua seconda promozione in Serie A. Da quest’anno è in prestito all’Empoli. Ha vestito sei volte la maglia dell’Under 21.
Istituito dal San Raffaele in collaborazione con AIC
Università del Calcio: al via il II Anno Accademico Primo ed unico corso di studi completamente dedicato al calcio. Confermate le condizioni agevolate riservate a tutti gli associati AIC. Fischio d’inizio per il secondo Anno Accademico (2017/2018) del corso di studi in “Scienze Motorie curriculum Calcio”, istituito dall’Università Telematica San Raffaele Roma in collaborazione con l’Associazione Italiana Calciatori. “L’esperienza di questo primo anno accademico da poco concluso ci conferma un’esigenza di professionalizzazione del sistema “calcio” da parte di molti giovani. Il Calcio, infatti, inteso come fenomeno sportivo, tecnico, sociale e manageriale, sviluppa una richiesta di professionisti e manager sempre crescente che deve trovare un riscontro sicuro in ambito accademico” - ha dichiarato l’avv. Fabio Poli Presidente del corso e direttore Organizzativo AIC. “L’obiettivo del percorso di studio” - prosegue Poli – “è quello di formare un professionista in ambito calcistico. Non un
allenatore, ma un operatore preparato che contribuisca a far progredire ulteriormente il processo di professionalizzazione attualmente in atto nel mondo dello sport, in generale, e del calcio, in particolare. In considerazione di questi obiettivi e del suo alto valore accademico, questa iniziativa formativa ha ricevuto il patrocinio del CONI, della Federazione Italiana Gioco Calcio, della Lega di Serie A, Serie B, Lega PRO, LND, AIA e dell'AIAC”. Conferma le parole di Fabio Poli anche il Presidente dell’Università Telematica San Raffaele Roma, Sergio Pasquantonio: “Abbiamo pensato a un corso di laurea diverso, che dello sport e del Calcio in particolare approfondisce gli aspetti organizzativi e gestionali, e che attraverso un percorso di formazione qualificato sappia creare le professionalità di cui il sistema calcio nella sua varietà ha biso-
gno. Le iscrizioni del primo anno ci dicono che abbiamo preso la strada giusta”. I 200 studenti iscritti al primo anno del Corso di Laurea (unico in Italia) dell’Università Telematica San Raffaele Roma hanno frequentato le lezioni on line ed in presenza, tenute da docenti “tradizionali” e da esperti del mondo del calcio, ed hanno proficuamente sostenuto gli esami nelle sedi di Roma, Milano, Catania e nella straordinaria sede del Centro Tecnico Federale FIGC di Coverciano. Alcuni esami si sono svolti nella sala del Museo del Calcio. Tutti gli studenti sono seguiti nel loro percorso di studi da un tutor dedicato. Da quest’anno, nell’ottica di supportare ancora meglio gli associati AIC iscritti, tra i tutor è stato inserito Filippo Corti, un excalciatore professionista. A tutti gli associati AIC è garantito uno sconto del 20% sulla quota annuale di iscrizione [2.000 € invece che 2.500 €]. 13
speciale
di Nicola Bosio
A Coverciano dal 20 luglio al 5 agosto
Ritiro AIC 2017
per calciatori
Seguendo un copione ormai ampiamente collaudato, l’edizione 2017 del “ritiro precampionato” targato Associazione Italiana Calciatori ha vissuto le solite tre intense settimane di lavoro in campo e sui banchi dell’aula magna del Centro Tecnico Federale di Coverciano, abbinando preparazione fisica e Corso Uefa B. Un impegno senza dubbio notevole, sotto tutti i punti di vista, ma che alla fine, a detta di tutti, si è trasformato nella solita positiva esperienza che ha permesso ai partecipanti non solo di trovarsi pronti da un punto di vista fisico/atletico in caso di chiamata da parte di qualche club, ma anche di “portare a casa” il famoso “patentino di allenatore”, opportunità da sfruttare per continuare a restare nel mondo del calcio con altro ruolo qualora gli eventi, di qualsivoglia natura, portassero ad appendere le scarpe al chiodo. Dopo oltre quindici anni “spesi” ad organizzare il ritiro AIC per calciatori “senza contratto”, e dopo averli vissuti tutti in prima persona dal “di dentro”, diventa difficile raccontare qualcosa di nuovo, di non ancora scritto, di non ancora “provato”. 14
Eppure ogni anno cambiano i protagonisti di questo ritiro, 60 (e passa) calciatori che transitano in quel di Coverciano, sui campi della “casa della Nazionale” e sulle sedie dell’aula magna per uscire, dopo tre settimane, preparati per un nuovo con-
tratto e con un diploma di allenatore in mano, casomai la carriera dovesse prendere altre strade. Lo staff rodatissimo, bene o male, non cambia (se non per qualche elemento che va e che torna), la macchina organizzativa
“senza contratto”
che lavora dietro le quinte (dall’albergo alla cucina, dai giardinieri alla logistica) ha spostato solo qualche virgola, ma sostanzialmente è la stessa. Fondamentale, da questo punto di vista, poter contare su chi ha già “sperimentato” questo ritiro perché, come sempre c’è da sottolineare, in realtà è moltiplicato per tre: tre gruppi da 20, tre squadre, tre staff, tre diversi modi di lavorare, ma tutti uniti dallo stesso spirito e dalla stessa logica, tutti insieme per arrivare allo stesso traguardo. E la macchina deve funzionare alla perfezione altrimenti tutto si complica e persino un “banale” lavaggio saltato dalla lavanderia
potrebbe provocare un intoppo di non facile soluzione. Ma quando c’è serietà, collaborazione e professionalità, rischi di questo tipo difficilmente si corrono, soprattutto se si può contare su un gruppo di calciatori straordinari e partecipi sotto tutti i punti di vista.
Giornata tipo E così, ogni volta il racconto/resoconto di questo ritiro somiglia straordinariamente a quello dell’anno prima, e così via all’indietro nel tempo, fino al primo raduno che l’AIC, molti anni fa, in accordo col Settore Tecnico, pensò di organizzare abbinando
Prima fila in alto da sinistra: Correa, Bremec, Marino, Anedda, Lebran, Vitiello, Rossini, Adailton, Luciano, Defendi, Benedetti, Mounard, Ciccone, Marolda, Tozzi Borsoi, Perna, De Giosa. Seconda fila da sinistra: Giuffrida, Faisca, Rantier, Martinelli, Musetti, Capelli, Della Rocca, Dal Rio, Cortese, Buda, Miglietta, Casadei, Orlando, De Angelis, D’Alterio, Checcucci, Niccolini. Terza fila da sinistra: Raveggi (fisioterapista), Frosoni (fisioterapista), Giuliattini (medico), Papini (preparatore atletico), Sorbi (allenatore), Donati (allenatore), Cacciatori (allenatore), Rubenni (medico), Bosio (coordinatore AIC), Savarese (coordinatore staff), Pilotto (allenatore), Orrù (magazziniere), Petranzan (preparatore atletico), Di Salvo (fisioterapista), Cannavacciuolo (preparatore atletico), Maestripieri (allenatore), Girolami (magazziniere), Romeo (coordinatore AIC). Quarta fila da sinistra: Gorzegno, Lambrughi, Cellini, Gambadori, Coppola, Biasi, Del Sante, Bellazzini, D’Alessandro, Sereni, Lanzaro, Benussi, Mancini, Cardin, Ottonello, Ghosheh, Lo Bue. Ultima fila da sinistra: Budel, Pozzi, Chevanton, Ledesma, Giacomazzi, Russo, Costi, Gualdi, Pane, Amelia, Modesto, Zavatti, Corti, De Leidi.
allenamenti e corso allenatori. Sì perché le giornate, bene o male, sono scandite dagli stessi orari, l’impegno è il medesimo, la fatica la stessa, le preoccupazioni uguali, la correttezza e la professionalità identiche. Sveglia ore 7, colazione e in campo dalle 8 alle 10 per evitare la calura estiva; dalle 10,30 alle 12,30 in aula per le lezioni del corso, pranzo, riposo (poco), in aula dalle 14,30 alle 17,30, di nuovo in campo dalle 18 alle 20 (e qui il caldo molto spesso non si riesce ad evitare); 20,30 a cena e 21,30 di nuovo in aula per l’ultima ora di lezione prima della buonanotte. Tutto questo, in pratica, ogni giorno per tre lun15
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Una sola sconfitta
Le amichevoli in dettaglio Nel corso delle tre settimane di ritiro sono state organizzate alcune partite amichevoli. Questo il dettaglio:
Mercoledi 26 luglio a Coverciano “14° Memorial Roberto Clagluna” (triangolare tra le tre squadre AIC) vinto dalla Selezione allenata da Marco Maestripieri. Domenica 30 luglio a Fanano Modena – Selezione AIC (Maestripieri) 2–1 Domenica 30 luglio a Fiumalbo Prato – Selezione AIC (Sorbi) 0-1 Domenica 30 luglio a San Giovanni Valdarno Sangiovannese – Selezione AIC (Donati) 1-2 Mercoledi 2 agosto a Pontedera Pontedera – Selezione AIC (Maestripieri) 1-1 Mercoledi 2 agosto a Larciano Pistoiese – Selezione AIC (Sorbi) 1-3 Mercoledi 2 agosto a Colle Val d’Elsa Colligiana – Selezione AIC (Donati) 1-1
ghe settimane, un tour de force interrotto soltanto dalle partite amichevoli che spezzano (per modo di dire) la routine. Aggregati Una novità, ad onor del vero, quest’anno c’è, e non è di poco conto: grazie ad una integrazione al bando di ammissione, concordata col Settore Tecnico, è stata data la possibilità di “aprire” il corso a due nuove “figure”, una calciatrice (che abbia militato nella massima serie vestendo anche la maglia della Nazionale) e un componente della Nazionale Italiana Amputati. Così, nel gruppone degli oltre 60, ci sono anche Fabiana Costi e Luca Zavatti: per loro il percorso dovrà essere completato (esame compreso) presso un successivo corso periferico, ma l’esperienza resterà comunque irripetibile, sia per loro che per tutti noi.
14° Memorial Clagluna Quello che si dice sempre è che l’importante sarà “tener duro la prima settimana”, quella che porta al “Memorial Clagluna”, il triangolare “interno” giocato dalle tre selezioni AIC per ricordare la figura di Roberto Clagluna, grande tecnico e grande uomo, già nostro collaboratore e “allenatore” degli arbitri. Poi sarà tutto in discesa, non tanto perché si sarà già consumata una settimana di lavoro, ma perché subentra quella sorta di “adattamento” per cui si procede in automatico e quasi si perde il conto dei giorni, travolti dagli impegni e dall’interesse che il corso suscita in ognuno dei partecipanti. Ma sul “Clagluna” vale la pena per un attimo soffermarsi perché, al di là del ricordo di una persona che è rimasta nel cuore di tutti, diventa il primo vero “test” per capire come sta andando, la classica “cartina al tornasole” di un percorso che deve essere valutato, ed eventualmente
aggiustato, momento per momento. E a vedere le squadre in campo, la grinta, la determinazione e la voglia di portare a casa un pur simbolico trofeo, le cose sembrano andare alla grande. Alla fine è la Selezione guidata da Marco Maestripieri a vincere, ma non senza difficoltà: è sorprendente come la “cattiveria agonistica” del professionista esca sempre in ogni occasione, che si tratti di una gara ufficiale, amichevole o di un trofeo “interno” giocato tra calciatori che stanno vivendo insieme la stessa esperienza. Forse la maniera migliore per rispettare la propria professione e professionalità, per ringraziare chi ha permesso tutto questo, per onorare Roberto Clagluna che questi “principi” li ha voluti sempre trasmettere nel calcio e nella vita.
Tommasi in visita Coverciano è un cantiere aperto, anzi ci sono almeno 3/4 aree (spogliatoi, campi, settore medico, pista del campo centrale) piene di operai al lavoro per rinnovare, rimodernare, cambiare, abbellire. Sembra, mutatis mutandis, la “parafrasi” del nostro calcio, alla continua e costante ricerca di migliorarsi, purtroppo non sempre seguendo le vie migliori, anzi, molto spesso imboccando strade che più che all’aspetto tecnico puntano all’aspetto economico. È il resoconto, non certo confortante, che esce dalla visita dei vertici AIC (il Presidente Damiano Tommasi, insieme al direttore generale Gianni Grazioli), la consueta chiacchierata “sindacale” per fare il punto sullo stato delle cose. E mai come in questa occasione, gli argomenti trattati (ripescaggi, limitazione degli “over” in C, fideiussioni) attirano l’attenzione dei presenti, oggi direttamente interessati. Si parla anche di previdenza, calcioscommesse e dopo carriera: il senso di appartenenza all’AIC si risveglia, l’animo sindacalista tor-
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Coverciano in pillole Luogo: Centro Tecnico Federale (Coverciano – Firenze) Periodo: 20 luglio – 5 agosto 2017 Partecipanti: 66 calciatori + 20 elementi staff
Sopra, la premiazione del 14° Memorial Clagluna vinto dalla Selezione AIC allenata da Marco Maestripieri e capitanata da Ernesto Chevanton.
na a farsi sentire… qualcosa bisogna fare, qualcosa si farà per far valere i propri diritti, sia che si giochi in Serie A o che si finisca tra i dilettanti.
Spirito di gruppo Dopo dieci giorni, ma forse già prima, il gruppo è diventato squadra: prendi 20 calciatori, di diversa estrazione, nazionalità, caratura tecnica, età, cultura, passato, carriera che non hanno mai giocato insieme e mettili in un contesto di grande serietà, in una location di prim’ordine, con un “contorno” di quotata professionalità e… in poco tempo otterrai quello “spirito” che, in altre occasioni, nemmeno dopo mesi di lavoro si riesce a raggiungere. Ed i primi ad esserne stupiti sono proprio loro, i calciatori che magari per anni si sono incontrati (e scontrati) sui campi dei nostri campionati, si sono mandati a quel paese ed ora intrecciano amicizie e affiatamenti fino a poco giorni prima inimmaginabili. Sai quante volte ho sentito dire che “quel calciatore in campo era odioso, ma ora che l’ho conosciuto devo dire che è una persona splendida”. Il fatto è che frequentare un corso allenatori apre la mente a nuove angolature dalle quali poter guardare il calcio, fa capire ciò che per anni un calciatore non ha capito perché ha soltanto eseguito un comando, fa guardare il pallone da una prospettiva diversa, quella che forse sarebbe stato utile avere prima, per comprendere a 360 gradi le scelte della propria professione. Ed anche qui, quante volte ho sentito dire che “questo corso andrebbe fatto prima, mentre giochi, non mentre stai per terminare la carriera”. Il momento delle scelte E poi, questione tutt’altro che trascurabile, qui non c’è una campionato da disputare, non c’è una maglia da titolare da conquistare, non c’è un allenatore da convincere o una tifoseria da impressionare. Qui siamo tutti sulla stessa barca, tutti in cerca di un futuro, un futuro che nel calcio
Si è svolto a Coverciano dal 20 luglio al 5 agosto, presso il Centro Tecnico Federale, l’annuale ritiro precampionato organizzato dall’AIC e riservato ai calciatori senza contratto. Anche quest’anno, grazie alla collaborazione con il Settore Tecnico, è stato possibile far svolgere agli iscritti (66 calciatori) le lezioni per il corso allenatori di base Uefa B. Durante le tre settimane, oltre agli allenamenti (2 tutti i giorni) e alle lezioni (6 ore al giorno suddivise in 2 al mattino, 3 pomeriggio e 1 sera) sono state giocate alcune partite amichevoli per mettere in mostra i calciatori e farli entrare nel ritmo partita. Gli iscritti sono stati suddivisi in 3 gruppi ognuno dei quali ha potuto contare su uno staff composto da 1 allenatore, 1 preparatore atletico, 1 medico e da 1 fisioterapista. I gruppi, ripartiti a seconda del ruolo e della carriera dal coordinatore Biagio Savarese, hanno formato tre squadre guidate dai tecnici Ettore Donati, Marco Maestripieri e Attilio Sorbi. I portieri hanno fatto gruppo a parte e sono stati seguiti dal preparatore Massimo Cacciatori coadiuvato da Dario Pilotto. Questi i calciatori che hanno aderito: Amelia Marco, Anedda Riccardo, Bellazzini Tommaso, Benedetti Alessio, Benussi Francesco, Biasi Dario, Bremec Suarez Nicolas, Buda Samuele, Budel Alessandro, Cardin Denny, Casadei Angelo, Cellini Marco, Checcucci Francesco, Ciccone Cristiano, Coppola Manuel, Correa Lucas Alberto, Cortese Thomas, Corti Filippo, D’alessandro Matteo, Dal Rio Lorenzo, D’alterio Salvatore, De Angelis Gianluca, De Giosa Roberto, De Leidi Alessandro, Defendi Edoardo, Del Sante Stefano, Della Rocca Luigi Andrea, Faisca Vasco, Gambadori Alessandro, Gava Eddi, Ghosheh Shadi, Giuffrida Giovanni, Gorzegno Marco, Gualdi Luciano, Lambrughi Alessandro, Lanzaro Maurizio, Lebran Fabio, Ledesma Cristian, Lo Bue Francesco, Mancini Manuel, Marino Pietro, Marolda Tommaso, Martinelli Daniele, Miglietta Crocefisso, Modesto Francesco, Mounard David, Musetti Riccardo, Niccolini Daniel, Orlando Luca, Ottonello Andrea, Pane Gianluca, Perna Massimo, Pozzi Nicola, Rantier Julien, Rossini Andrea, Russo Giuseppe, Santacroce Fabiano, Sereni Samuele, Tozzi Borsoi Romano, Vitiello Roberto. Hanno trovato squadra anzitempo, senza portare a termine il corso, Altobello Errico, Capelli Daniele e Contini Matteo. Al ritiro hanno preso parte anche gli ex calciatori Adailton, Chevanton, Giacomazzi e Luciano, la calciatrice Fabiana Costi e Luca Zavatti della Nazionale Italiana Amputati.
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Lo staff Lo staff era così composto: Biagio Savarese (coordinatore), Massimo Cacciatori, Dario Pilotto, Marco Maestripieri, Attilio Sorbi e Ettore Donati (allenatori); Maria Grazia Rubenni, Jacopo Giuliattini e Guido Lotti (medici); Michele Petranzan, Vinicio Papini e Fausto Cannavacciuolo (preparatori atletici); Leonardo Raveggi, Marco Di Salvo e Daniele Frosoni (fisioterapisti); Nicola Bosio e Francesco Romeo (responsabili Aic); Arjuna Girolami e Mattia Orrù (magazzinieri).
sta diventando sempre più incerto, sempre più instabile, a meno che non si faccia parte di quell’élite (ristretta) che parla di “top player” più che di “calciatori”. E si arriva al punto di dover scegliere se continuare con la carriera del calcio giocato, magari accontentandosi di un contratto non certo da nababbo, o se tentare la strada del “mister”, partendo dal basso, magari dalle giovanili per poi tentare la scalata. Non sono scelte facili quando a casa hai una famiglia, dei figli, magari un mutuo da finire di pagare: nell’immaginario collettivo i calciatori restano sempre quelli ricchi e viziati, nella realtà sono pochi quelli transitati da qui che sono riusciti a mettere da parte un piccolo capitale, fare investimenti extra calcio, poter vivere di rendita. Molti di più invece quelli che hanno fatto un’onesta carriera, magari tutta nelle serie minori, potendosi permettere ben pochi lussi, vivendo la loro grande passione come un normale lavoratore, con il problema che prima dei quarant’anni tutto rischia di finire e lasciare un vuoto preoccupante.
Amichevoli Intanto si studia e ci si allena, intensamente, due volte al giorno, come i ritiri “veri”, come quelli di Serie A, ma la fatica si sente meno quando si è in tanti, e si condividono storie, emozioni, preoccupazioni. Poi arrivano anche le partite amichevoli, la trasferta, il pullman, l’emozione della gara, il pubblico, la chiamata dell’arbitro, la divisa ufficiale da portare con orgoglio. Pontedera, Prato, Modena, Pistoiese, Colligiana, Sangiovannese: si gioca sul serio, con l’impegno di sempre, con la voglia di portare a casa un risultato che conterà poco o niente ai fini di una classifica, ma 18
che moralmente vale quanto la Champions League. Dal campo si esce sempre a testa alta, perché questo è lo spirito, perché non si molla niente, perché contano anche le virgole ed in questo contesto le sfumature hanno un peso specifico enorme. E sulla strada del ritorno a Coverciano la soddisfazione è palpabile e la condizione di “disoccupato” svanisce magicamente nel nulla. “Sai questa squadra che campionato farebbe in Lega Pro? Vinceremmo a mani basse”…
Tempo di esami Gli ultimi due giorni sono una lunga sequenza di esami: dal corso di primo soccorso al tirocinio diretto (le prove pratiche sul campo), dalle prove scritte su regolamento di gioco e carte federali, agli orali di psicologia, medicina, teoria e metodologia, tecnica e tattica con tanto di tesina scritta da presentare alla “commissione”. Per un attimo si abbandonano gli scarpini
da gioco e ci si concentra su libri ed appunti, si passano ore al computer, si discute, si scambiano idee. Sembra quasi di vedere il bruco che si trasforma in crisalide, il calciatore che sta per diventare allenatore, e se poi diventerà una farfalla lo dirà solo il tempo e… il campo. Tanta (inutile) preoccupazione: la tensione di un esame è comprensibile, in questo caso non per chi ha masticato calcio sin da ragazzino, sacrificando la propria gioventù per la passione del pallone, per inseguire un sogno chiamato professionismo. E infatti, anche stavolta, tutti promossi, con voti alti, con ampia soddisfazione di esaminatore ed esaminando. Ma non c’erano dubbi: chi esce da questo corso ha qualcosa in più…
Premio “Fair play” Guido Vantaggiato Si chiude, non prima del doveroso “omaggio” a Luca Zavatti, il nostro “capitano non giocatore”, il nostro simbolo, il nostro piccolo grande “eroe” che ringrazia per un’esperienza che rimarrà nella sua testa indimenticabile, non rendendosi conto che ha dato molto di più lui a tutti noi con un comportamento encomiabile e con il coraggio e la dignità di portare comunque avanti il suo amore per il calcio nonostante il destino, anni fa, abbia “tentato” di rubarglielo con un tragico incidente. Ci scherza su Luca (“dovevo perdere una gamba per vivere questo sogno”) ma siamo tutti commossi quando gli viene assegnato (con pieno merito) il “Premio fair play Guido Vantaggiato”, riconoscimento che ogni anno va a chi si è contraddistinto per correttezza ed impegno nelle tre settimane di ritiro. Domani si torna a casa, si torna al “quotidiano”, per qualcuno si torna al “futuro”, per altri si torna a “sperare” nel futuro. Tutti con qualcosa in più, tutti con un’esperienza da raccontare…
amarcord
La partita che non dimentico
Mi ritorni in mente…
Claudio Coralli (Carrarese) “Per forza, la partita dell’esordio in Serie A: quella che più e prima ricordo, anche se non ho segnato. Penso a quel brutto periodo che ho passato a Lucca con la Lucchese, c’ero andato in prestito dall’Empoli: problemi a non finire, non ci pagavano e noi si giocava comunque, perché professionisti. È stato poi a
gennaio che l’Empoli ha capito quanto stessi male e così, dopo aver ceduto Gasparetto al Pisa, mi hanno richiamato, io che sono tornato quella volta giusto almeno per allenarmi, era comunque Serie A. L’allenatore era Gigi Cagni e li ricordo
quei mesi, da febbraio a maggio, come un periodo in cui ho imparato davvero tanto. Ed è stato così che, dai e dai, ho potuto alla fine avverare quel che sognavo sin da bambino, giocare in Serie A, anche se non posso non aggiungere che quando ci arrivi, altrettanto importante sarebbe ed è il saperci rimanere purtroppo… Quei primi 20’ li ho fatti a Siena, sì, partendo dalla panchina, le ultime due le ho poi giocate da titolare ed era quello l’Empoli che si qualificò poi per la Coppa Uefa. In quel gruppo c’erano dei calciatori-uomini come Adani, Almiron, Vannucchi: loro lì che continuavano a dirmi che l’allenatore me l’avrebbe fatto fare l’esordio, ne erano sicuri, di continuare ad allenarmi per bene e credo proprio che se l’aspettassero più loro di me: come detto, ho imparato tanto lì con loro, è così quando ti alleni con gente che ti insegna. Quella settimana c’era Saudati che non stava bene, problemi a una caviglia, ricordo che dentro di me ero quasi convinto di partire titolare. Poi invece Saudati ce l’ha fatta a recuperare, anche se però ha fatto fatica e ce l’ho bene in mente così la chiamata di Cagni, l’andarmi a scaldare, poi il debutto: brividi. A Siena poi, derby molto sentito: ricordo quanto ho corso e pure il gol ho sfiorato, m’hanno giusto anticipato di poco, avrei potuto segnare. Ero ancora giovane, 24 anni e la Serie A io comunque sono arrivato a toccarla passo passo, facendo insomma gavetta, non come adesso che uno esce dalla Primavera e va subito in A o in B. Altri tempi, certo. No, non ho portato le paste, ma pizzette, quelle sì”.
Simone Guerra (Feralpisalò) “Te ne dico due, va bene? La prima che non dimentico è quella del mio primo gol in serie B, la partita era Sassuolo-Piacenza. Loro in zona playoff, noi che venivamo da poco dal cambio dell’allenatore, era quella la seconda con Ficcadenti, ricordo che la prima avevamo fatto 0 a 0 col Torino. Lì a Sassuolo l’abbiamo poi vinta, 2 a 1 per noi, l’altro nostro gol l’ha fatto Moscardelli e il mio l’ho fatto di mezzo pallonetto, su una palla lunga, col portiere in uscita. Avevo fatto il movimento,
ricordo che non l’avevo vista partire la palla, ero girato e così me la sono trovata lì davanti, portiere come detto che veniva avanti ed era quello l’unico modo in cui potevo calciare. L’ho sempre ben presente quel momento in cui sto calciando, ho capito subito che facevo gol, tanto è vero che ho cominciato a esultare e solo dopo che era entrata ho visto la palla in porta. Era quella vicino alla curva degli ospiti e c’erano dunque dei nostri tifosi lì vicino. Tutto nel primo tempo: nostra vittoria e in settimana, pasticcini per tutti. La seconda è invece quella della mia prima tripletta tra i professionisti, è stato lo scorso anno, contro la Reggiana: è finita 4 a 4. Perdevamo 1 a 0 e ho pareggiato; siamo andati poi sul 4 a 1 per loro – giocavamo in casa – e il 4 a 2 l’ha fatto un mio compagno; proprio negli ultimi minuti ne ho fatto due: 4 a 4. Il più bello è stato il primo, palla lunga in profondità, io col difensore vicino e ho calciato forte in diagonale, bello. Capita ancora che ogni tanto me li vado a guardare su you tube, mi fa bene, proprio autostima. Sì, il pallone me lo sono portato a casa, adesso è lì che fa da soprammobile in casa mia, con tutte le firme dei compagni”. 19
Come stai?
l’incontro
di Claudio Sottile
Il ritiro “forzato” di Andrea Catellani
L’erba di Chiavari sarà pure sintetica, ma l’amore del suo mondo è vero. Andrea Catellani ha saltato il viale del tramonto ed attraversato veloce quello dello sconforto, incamminandosi sul sentiero della serenità, costellato di alberi pieni di ossigeno con radici sincere e durature. Il talento l’ha portato in campo, inventandolo forte il sabato e la domenica; il fato l’ha portato fuori, rendendolo invincibile nella vita di tutti i giorni.
Hai pensato “perché proprio a me”? “No, sinceramente no. Io fin da subito ho cercato di trovare nella mia esistenza una reazione immediata ai problemi, ed in quel momento l’unica cosa che mi è passata in mente è stata quella di guardare avanti ed organizzare la mia vita, cercando di continuare ad essere felice come lo sono sempre stato. Nella mia vita sono sempre stato abituato a prendere atto delle cose, e di fronte ad un problema cercare la soluzione. Sapevo che quel ragionamento non mi avrebbe portato da nessuna parte, anzi”. Hai mai avuto paura, in quei giorni? “Sì, sicuramente nei primi attimi in cui mi è stata diagnosticata quest’aritmia, nei quali non c’era chiarezza su cosa effettivamente fosse. Ho trascorso un paio di giorni seriamente preoccupato, non si aveva una diagnosi precisa ed ovviamente uno fa molti pensieri. Però quei momenti sono stati ancora
più importanti perché, omettendo il fatto che uno possa o meno giocare a calcio, mi hanno permesso di dare il giusto peso alle cose, di rendermi conto veramente di quanto siano importanti la salute, la felicità, l’avere una famiglia di fianco. In quei frangenti io ho dato ancora più peso a ciò che di bello ho e di bello ho costruito, a prescindere dal mio lavoro che è il calcio”.
Più orecchio? “Quando Mario Šitum, mio compagno nello Spezia, un giorno mi disse: oggi ho capito che non sei solo un mio compagno, ma sei un mio vero amico”.
Nelle ultime settimane la parola “cuore” associata a te è stata ripetuta infinite volte. Tuttavia, per comporre un calciatore, c’è bisogno di tutto il corpo. Perciò quand’è stata la volta nella quale hai avuto più… fegato? “Nel tirare un cucchiaio a Bari su calcio di rigore davanti allo stadio pieno, 28 dicembre 2014”.
Più piede? “Mi è capitato in carriera due-tre volte di impattare la traversa da centrocampo, mai di fare gol”.
Più cervello? “Nell’istante in cui ho saputo che avrei dovuto smettere di giocare, lì la ragione ha prevalso su ogni sentimento e mi ha permesso di reagire con lucidità, cercando immediatamente di trovare dei lati positivi in ciò che mi stava accadendo”. Più occhio? “Al primo allenamento in cui ho visto Domenico Berardi, ho visto immediatamente che sarebbe diventato un fuoriclasse”. Più pelo sullo stomaco? “La volta in cui sono andato a fare testa contro testa con Stankevicius, in un LazioCatania 1-1 del novembre 2011”.
Una rara aritmia cardiaca Inidoneo all’attività sportiva agonistica a causa di una aritmia cardiaca: Andrea Catellani, ventinovenne attaccante dell’Entella (e consigliere AIC) ha dovuto dire addio al calcio giocato dopo che le visite mediche precampionato hanno evidenziato un problema mai emerso in passato. Una patologia estremamente rara, che riguarda la comunicazione elettrica atrioventricolare e che si manifesta solo sotto estremo sforzo. 20
E più cuore? “Tutte le partite che ho giocato con lo Spezia di Nenad Bjelica. È un allenatore che riusciva a tirarmi fuori dei sentimenti che nessuno mi ha mai più permesso di tirar fuori”. Ricordi il primo gol in carriera tra i professionisti? “In Montevarchi-Reggiana in C2, me lo ricordo, era il 15 gennaio 2006. Ero appena entrato, feci un movimento corto-lungo da rimessa laterale, il difensore abboccò sulla finta, mi trovai defilato appena dentro l’area di rigore, e riuscii di piatto sinistro a fare un pallonetto da posizione molto defilata. In carriera non mi è mai più venuta una rete così. Risultato finale 1-1, fu il gol del pareggio per i granata nei minuti finali”. E se ti dico 18 maggio 2017? “Ho chiuso la carriera finendo nei marcatori ed è una nota positiva. Contro il Cittadella è stato un gol da attaccante d’area, ho segnato colpendo prima di testa, poi di spalla, ed il pallone da due metri è andato in porta. Ho chiuso la carriera con un gol da attaccante”. A prescindere dalla cronaca che ti riguarda, avevi mai pensato al tuo dopo carriera? “Certamente sì. Ho sempre saputo che la carriera di un calciatore sarebbe stata corta, quindi ho cercato di costruirmi delle solide fondamenta che mi avrebbero permesso poi di essere tranquillo in un ipotetico
l’incontro
domani. È ovvio che non mi aspettavo che sarebbe successo così presto, però ho avuto la fortuna che il calcio mi ha dato tanto e tante soddisfazioni. Ora posso voltare pagina con la serenità derivante dal fatto che abbia sempre cercato di essere equilibrato, senza farmi prendere dalle mode nelle quali spesso la società ci trascina”. Era già tua intenzione restare nel giro? “Sì. L’idea non era quella di rimanere sul campo ad allenare, ma di avere un ruolo dirigenziale. Per questo ringrazio il presidente Antonio Gozzi e la Virtus Entella, che stanno dando seguito a questo mio desiderio, abbiamo intrapreso un percorso insieme che in futuro potrebbe portarmi a fare questa professione”.
smettono precocemente per tanti motivi e magari si ritrovano disorientati, senza sapere cosa fare del futuro. Io credo che se interpretato nel modo giusto, il calcio dia ad ogni calciatore grandi competenze, come il lavoro di gruppo, l’umiltà, il rispetto degli orari, il cercare di fare il proprio compito nel migliore dei modi, credo che ogni calciatore possa veramente avere un grande futuro grazie al calcio. Questa professione se interpretata con serietà ti fornisce delle competenze che ovunque, nel mondo del lavoro, vengono ricercate. Non solo all’interno nel mondo del calcio bensì anche all’esterno, uno deve essere sempre fiducioso ed ambizioso perché noi abbiamo una preparazione che potrà darci molteplici soddisfazioni in futuro”.
Ad un certo punto il respiro di Andrea si fa più evocativo. Chi intervista non chiede o aggiunge nulla. “Io coi miei compagni giovani ho sempre cercato di essere un punto di riferimento, di essere per loro positivo nel fargli capire quanto fosse importante condurre una determinata vita e comportarsi nella maniera giusta, perché la nostra carriera è corta e dobbiamo cercare di dare tutto in quei 15 anni che il tempo ci permette. Fare questo è stato un allenamento quotidiano, nel cercare di fargli capire l’importanza di avere basi solide sulle quali costruire la propria vita, a prescindere dal campo da calcio. Nella mia sfortuna, spero che il mio esempio possa servire a tanti ragazzi che
Un domani, quando avrai dei figli, cosa racconterai loro? “Racconterò di essere stato fortunato, perché ho fatto un lavoro fin quando ho potuto che da sempre è stata la mia passione. Mi sono sempre reputato un privilegiato, però gli farò anche capire che nella vita ci sono sempre state delle relazioni che venivano prima come mia moglie, la mia famiglia, i miei amici, ed anche a costo di fare sacrifici non ho mai smesso di coltivare questi affetti. Ora ho potuto affrontare questo momento con grande serenità, perché mi sono reso conto che senza il campo da calcio e senza la partita del sabato posso vivere, ma senza tutto il resto farei fatica”.
La scheda Andrea Catellani è nato a Reggio Emilia il 26 maggio 1988. Inizia la sua carriera nelle giovanili della Reggiana, esordendo in prima squadra a 18 anni in Serie C2. Acquistato dal Catania viene ceduto in prestito prima al Modena (Serie B) e poi al Sassuolo (sempre in B). Torna a Catania dove (allenatore Montella) esordisce in A e dopo una buona stagione nella massima serie viene ceduto nuovamente in prestito al Sassuolo (B) con il quale (allenatore Di Francesco) vince il campionato. La stagione seguente passa in compartecipazione allo Spezia, in Serie B, realizzando la storica rete numero 1.000 della storia della società spezzina. Veste quindi la maglia del Carpi e, lo scorso anno, quella della Virtus Entella prima di chiudere anticipatamente la carriera. Stagione
Squadra
Cat.
P.
G.
2016-17
Virtus Entella
2016-17
Carpi
Serie B
19
4
Serie B
14
2015-16
3
Spezia
Serie B
36
2014-15
4
Spezia
Serie B
37
19
2013-14
Spezia
Serie B
23
1
2012-13
Sassuolo
Serie B
34
6
2011-12
Catania
Serie A
21
1
2010-11
Sassuolo
Serie B
33
4
2009-10
Modena
Serie B
35
9
2008-09
Modena
Serie B
33
7
2007-08
Reggiana
Serie C2
29
6
2006-07
Reggiana
Serie C2
30
8
2005-06
Reggiana
Serie C2
18
0
21
scatti
Gol in A con 12 maglie Marco Borriello in Spal – Udinese 3-2
22
di Maurizio Borsari
scatti
Turbolenze in volo
Marco Calderoni e Enej Jelenic in Carpi – Novara 1-0
Crash test
Spinazzola, Carvajal e Busquets in Spagna-Italia 3-0
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primo piano
di Nicola Bosio
Il 28 agosto a Coverciano
Consiglio Direttivo AIC Si è riunito lunedi 28 agosto scorso, presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, il Consiglio Direttivo dall’Associazione Italiana Calciatori. Il Presidente Tommasi, in apertura dell’incontro, ha voluto ricordare la prematura scomparsa del giocatore di Calcio a 5 Rogerio Rocha Da Silva, esprimendo vicinanza alla famiglia del pivot brasiliano.
Dopo l’approvazione del verbale dell’ultimo Direttivo (16 gennaio 2017), Tommasi ha sottolineato come la riunione sia venuta a cadere in un momento particolarmente delicato da un punto di vista politico/sindacale, a pochi giorni dalla revoca dello “stato di agitazione” della categoria a fronte di un accordo raggiunto in extremis con FIGC e Lega Pro (vedi box a margine).
Grazie Morgan Prima di affrontare tale argomento ha lasciato la parola al Vicepresidente Morgan De Sanctis che ha spiegato brevemente la sua attuale situazione che lo ha visto accettare la proposta della Roma per un ruolo dirigenziale e, di conseguenza, chiudere anzitempo la carriera agonistica. Data l’incompatibilità venutasi a creare, De Sanctis ha formalizzato quindi le sue dimissioni dalla carica di consigliere e Vicepresidente AIC, nonché di Vicepresidente di AIC Onlus, esprimendo il suo rammarico per non poter proseguire il suo percorso con AIC, nella speranza di essere riuscito, nei suo 13 anni di “militanza”, a dare il suo fattivo contributo a favore dei colleghi. Nel salutare e ringraziare il Direttivo, e in particolare il Presidente Onorario Campana, che avuto parole di elogio nei suoi confronti e, interpretando il pensiero di tutti, gli ha ribadito che le porte dell’Associazione per lui saranno sempre aperte, ha tenuto a sottolineare che all’interno dell’AIC ha trovato passione, spirito di abnegazione e grande professionalità. Il Direttivo, nel prendere atto della scelta, ha voluto ringraziare De Sanctis per la collaborazione e l’impegno profuso in questi anni.
Le tappe della vicenda
“Stato di agitazione”: dalla proclamazione alla revoca Da un punto di vista letterario, quello che si definisce come “stato di agitazione sindacale“ significa, in buona sostanza, il “profondo disaccordo tra due enti in cui le organizzazioni sindacali preparano azioni di lotta che possono essere scioperi, manifestazioni, scioperi bianchi, ecc.“. È quanto è accaduto durante l’estate, un’estate particolarmente “calda” che ha portato AIC, Lega Pro e FIGC a confrontarsi, in maniera anche dura, su tematiche di fondamentale importanza per la categoria.
Limitazione “over” Tutto ha inizio a margine del Consiglio Direttivo AIC del 10 aprile scorso, quando arriva la notizia della provocatoria proposta della Lega Pro di limitazione del numero degli over 23 per la prossima stagione. Pur non avendo informazione completa 24
sul tema appare da subito una notizia in controtendenza rispetto alla crescita del movimento, visto che si prospetterebbe un’intera categoria più vicina al campionato Primavera che alla Serie B.
In Consiglio federale Nel corso della riunione del Consiglio Federale del 4 agosto, i rappresentanti degli atleti decidono di abbandonare la riunione esprimendo totale disaccordo sulle delibere poste in votazione riguardo “over”, ripescaggi, fideiussioni e scadenze controlli dei pagamenti (vedi dettaglio sopra). Alla luce delle decisioni emerse l’AIC, il 10 agosto, proclama lo stato di agitazione della categoria e si riserva di valutare, insieme ai propri associati, le opportune iniziative di protesta da intraprendere in vista dell’inizio del campionato di Serie C.
AIC conferma lo stato di agitazione Dopo uno scambio di lettere tra Tommasi e Gravina e dopo l’intervento del Presidente Federale Tavecchio (che garantiva il versamento di una somma da parte della FIGC da destinare al Fondo di Solidarietà e l’impegno a portare in Consiglio Federale i punti in discussione), i rappresentanti di squadra di Lega Pro, riuniti a Milano il 21 agosto, decidono comunque di con-
primo piano
Cooptazione consiglieri Alla luce della situazione venutasi a creare, Tommasi ha chiesto ai consiglieri una riflessione sulla prevista cooptazione di Marco Piccinni e Tommaso Coletti al posto di Andrea Fiumana e Danilo Coppola, decisione già presa a margine dell’Assemblea Generale del 2016 e in attesa di formalizzazione. Oltre alle dimissioni di De Sanctis, infatti, sono probabili anche quelle di Andrea Catellani, costretto ad interrompere la carriera agonistica per un problema cardiaco ed in procinto di entrare nello staff dirigenziale della Virtus Entella. I Consiglieri hanno concordano allora di attendere le decisioni di Catellani e di procedere nel frattempo alla sola co-
optazione di Piccinni, presente in riunione, al posto di De Sanctis, bloccando, di fatto, le dimissioni di Coppola e Fiumana. Per quanto concerne la sostituzione della carica di Vicepresidente AIC, il Direttivo, nel prendere atto che lo Statuto prevede, ma non obbliga, la nomina di due vicepresidenti, ha deliberato di rimandare alla prossima riunione ogni decisione, mentre per la vicepresidenza della Onlus, Tommasi ha rilevato la disponibilità data da Simone Perrotta, condivisa dai presenti, che potrà quindi essere ufficializzata nel corso della prossima Assemblea di AIC Onlus.
Situazione Lega Pro Tornando sull’argomento riguardante i
rapporti con la Lega Pro (e la FIGC), Tommasi ha ripercorso gli ultimi accadimenti, da quando cioè, nel corso della riunione del Consiglio Federale del 4 agosto, i rappresentanti degli atleti hanno deciso di abbandonare la riunione esprimendo totale disaccordo sulle delibere poste in votazione. Quattro le principali problematiche emerse sulle quali l’Associazione ha posto l’accento, vale dire: 1) mancata riapertura dei ripescaggi (con la riduzione dell’organico e di posti di lavoro e la conseguente mancata percezione delle quote degli importi a fondo perduto destinabili in parte al Fondo di Solidarietà); 2) fideiussioni (mancata ricostituzione di valide coperture fideiussorie da parte di Latina e Messina e la difficile - quanto improbabile - escussione di quelle di Maceratese, Mantova e Melfi); 3) liste (riduzione da 16 a 14 del numero massimo dei calciatori utilizzabili nati prima del 1° gennaio 1995, i c.d. “over”); 4) scadenze dei controlli sui pagamenti stipendi (posticipazione delle scadenze relative al controllo dei pagamenti della mensilità di giugno, dal 21 agosto al 16 settembre per le società di Lega Pro e Serie B, nonché il mancato controllo al 15 marzo 2018 del pagamento del 4° bimestre con relativa sanzione applicata al campionato di competenza). Per i motivi appena esposti l’AIC aveva quindi proclamato lo “stato di agitazione”
fermare lo “stato di agitazione” in attesa dell’esito dell’Assemblea di Lega Pro in programma il giorno 24.
duazione dei soggetti abilitati al rilascio delle necessarie fideiussioni a garanzia dei pagamenti dei tesserati (contenuti nelle norme per l’iscrizione ai campionati) con quelli previsti per le garanzie fideiussorie atte a garantire l’integrale versamento del saldo negativo delle campagne trasferimenti di ogni singolo club; • necessità di stabilire fin da subito in modo certo, durevole e immutabile che il controllo COVISOC sul pagamento della mensilità di giugno dall’anno 2018 - e così per le stagioni successive - venga fissato entro la metà di agosto di ciascun anno per le società militanti nei campionati di Serie B e Serie C; • necessità di anticipare il controllo COVISOC inerente il quarto bimestre della stagione sportiva in corso (mensilità di gennaio e febbraio) entro la fine del mese di marzo, onde poter consentire l’applicazione del sistema sanzionatorio prima del termine del campionato in corso (attualmente le sanzioni scaturenti dai controlli di aprile non possono esse-
re irrogate tempestivamente e slittano alla stagione successiva, e ciò in danno delle società virtuose e adempienti); • necessità di un impegno a cambiare la norma sulle fideiussioni, introducendo fin da subito l'obbligo di sostituzione in corso di stagione nell’ipotesi di mancata solvibilità di una o più compagnie garanti; • necessità di abolizione delle liste o, quanto meno, dell’aumento del numero degli Over 23 utilizzabili nelle gare ufficiali. La generale limitazione dell’utilizzo del calciatore - e nel dettaglio il divieto di utilizzo dei calciatori over 22 nel campionato di Serie C se non inseriti nella lista depositata (che può contenere in prospettiva solo 14 nominativi) - crea oramai da troppo tempo una costante diminuzione del livello qualitativo della categoria; l’AIC auspica una programmazione pluriennale della norma sulle liste a 16 over che, come nella passata stagione, riteniamo sia la giusta sintesi tra contenuto tecnico, promozione dei giovani ed equilibrio economico-finanziario. (Segue)
I motivi della protesta In una nota diffusa in seguito alla riunione, l’AIC approfondisce i motivi della protesta. Nonostante gli sforzi profusi in ordine alla risoluzione delle varie problematiche inerenti l’attività lavorativa dei calciatori militanti in Lega Pro, permane l’impossibilità di trovare una soluzione sui seguenti punti: • necessità di un tempestivo finanziamento del Fondo di Solidarietà per la copertura degli oneri finanziari straordinari che graveranno sull’ente a seguito della mancata escussione delle fideiussioni depositate ad inizio della scorsa stagione dalle società Messina e Latina, non ammesse oggi - per le ragioni note - ai rispettivi campionati di competenza; fideiussioni che non sono state sostituite dopo il fallimento della compagnia Gable (originario fideiussore); • necessità di uniformare i criteri di indivi-
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primo piano
della categoria riservandosi di valutare, insieme ai propri associati, le opportune iniziative di protesta da intraprendere in vista dell’inizio del campionato di Serie C. Successivamente, dopo le rassicurazioni da parte del Presidente Federale Tavecchio (che garantiva il versamento di una somma da parte della FIGC da destinare al Fondo di Solidarietà e l’impegno a portare in Consiglio Federale i punti in discussione), i rappresentanti di squadra di Lega Pro, riuniti a Milano il 21 agosto, decidevano comunque di confermare lo “stato di agitazione” in attesa dell’esito dell’Assemblea di Lega Pro in programma il giorno 24. La controversia si è sbloccata dopo che il Presidente Gravina, a margine della sopracitata Assemblea, manifestava l’apertura e la disponibilità da parte della Lega Pro a ricomporre la situazione deliberando, nello specifico: a) di aumentare di una unità
di
il numero dei calciatori fidelizzati (classe ’94 o ’93) inseribili in lista; b) di considerare come ammissibili in lista i calciatori “bandiera” e “settore giovanile” tesserati per la medesima società per almeno 4 stagioni, anche non consecutive; c) di mantenere tale disciplina valida per almeno 3 stagioni sportive; d) di destinare metà dei proventi delle tasse di ripescaggio relative alla stagione 2017/18 al Fondo di Solidarietà; e) di farsi parte attiva in Consiglio Federale al fine di approvare una norma che anticipi il controllo COVISOC sul pagamento del 4° bimestre (gennaio-febbraio) della stagione sportiva per consentire l’applicazione del sistema sanzionatorio prima del termine del campionato; e) di chiedere al Consiglio Federale l’applicazione della normativa sulle fideiussioni introducendo l’obbligo di sostituzione in corso di stagione nell’ipotesi di mancata solvibilità di una o più compagnie garanti.
Tommasi, a chiusura della vicenda, ha ricordato ai presenti che la revoca dello “stato di agitazione” è stata decisa anche alla luce del formale impegno scritto, da parte del Presidente Federale Tavecchio, a sostenere la posizione dell’AIC in merito a tutti le problematiche in discussione nel corso del programmato Consiglio federale del 31 agosto (posticipato poi al 4 settembre). Di fondamentale importanza per la categoria rimane la tutela dei posti di lavoro nell’auspicio che per la prossima stagione venga ristabilito un organico con 60 società. Al riguardo, è già stato stabilito di diminuire il numero delle retrocessioni per la stagione in corso, in modo da riportare il campionato a 60 squadre nel campionato 18/19 e, in caso di mancata ammissione di qualche società, di non procedere ai ripescaggi ma all’inserimento di “seconde squadre” (con regolamentazione peraltro ancora da normare).
Rinnovo Convenzione AIC – FIGC La Convenzione tra AIC e FIGC per la regolamentazione dei diritti di immagine dei calciatori che vestono la maglia della Nazionale (solitamente quadriennale ma negli ultimi anni siglata annualmente) è in fase di rinnovo e i vertici dell’Associazione hanno già incontrato il Presidente federale Tavecchio e il Direttore generale Uva per ridiscuterne le condizioni. Sostanzialmente è già stato trovato un accordo di massima che prevede il rinnovo su base quadriennale.
• Alla luce di quanto sopra, l’A.I.C. è fermamente convinta della possibilità di poter trovare soluzioni condivise ai problemi della categoria, con un intervento definitivo e risolutorio, anche del Presidente Federale, in modo da permettere il regolare inizio del campionato di Serie C s.s. 2017/2018.
AIC revoca lo stato di agitazione La controversia si sblocca dopo che il Presidente Gravina, a margine dell’Assemblea 26
di Lega Pro del 24 agosto manifesta l’apertura e la disponibilità a ricomporre la situazione. Nello specifico AIC prende atto che: 1) con CU FIGC n. 48/A del giorno 11 agosto u.s. è stato ristabilito il format a 60 squadre del campionato organizzato dalla Lega Italiana Calcio Professionistico per la stagione sportiva 2018/2019, attraverso la riduzione del numero di retrocessioni nella corrente stagione; 2) il Presidente Federale, di concerto con i Vice Presidenti, il Direttore Generale della FIGC e il Presidente della Lega Pro, con proprie comunicazioni del 23 agosto u.s., ha assunto formalmente l’impegno scritto a sostenere la posizione dell’AIC e a sottoporre all’approvazione del prossimo Consiglio Federale i punti da noi sollevati in ordine: a) alla necessità di uniformare i criteri di individuazione dei soggetti abilitati al rilascio delle necessarie fideiussioni a
garanzia dei pagamenti dei tesserati (contenuti nelle norme per l’iscrizione ai campionati) con quelli previsti per le garanzie fideiussorie atte a garantire l’integrale versamento del saldo negativo delle campagne trasferimenti di ogni singolo club; b) alla necessità di stabilire fin da subito in modo certo, durevole e immutabile che il controllo COVISOC sul pagamento della mensilità di giugno dall’anno 2018 - e così per le stagioni successive - venga fissato entro la metà di agosto di ciascun anno per le società militanti nei campionati di Serie B e Serie C; c) alla necessità di anticipare il controllo COVISOC inerente il quarto bimestre della stagione sportiva in corso (mensilità di gennaio e febbraio) entro la fine del mese di marzo, onde poter consentire l’applicazione del sistema sanzionatorio prima del termine
primo piano
Proroga Accordo Collettivo Serie A L’Accordo Collettivo AIC-LNPA e il Regolamento Collegi Arbitrari (scaduti il 30 giugno scorso) sono stati prorogati (con effetto a decorrere dal 1° luglio 2017) al 30 giugno 2018. Sono ormai alcuni anni che tale accordo viene rinnovato con scadenza annuale senza alcuna variazione anche se, nel corso dei recenti incontri (informali) con la controparte, sono emerse alcune problematiche con conseguente richiesta di modifica da parte della Lega Serie A. In particolare, è stata messa in discussione la stabilità dei contratti, alla luce delle ultime vicende di calciomercato che hanno visto alcuni calciatori, evidentemente invogliati a cambiare squadra, presentare certificati medici non rispondendo alla convocazione da parte della società di appartenenza.
del campionato (attualmente le sanzioni scaturenti dai controlli di metà aprile non possono essere irrogate tempestivamente e slittano alla stagione successiva, e ciò in danno delle società virtuose e adempienti); d) alla necessità di modificare la norma sulle fideiussioni, introducendo fin da subito l'obbligo di sostituzione (applicando i nuovi parametri) in corso di stagione nell’ipotesi di mancata solvibilità di una o più compagnie garanti;
Il Vicepresidente Calcagno ha precisato che esiste già una norma al riguardo, che stabilisce che un calciatore, non in scadenza di contratto, non può essere contattato da altro club se non esplicitamente autorizzato dalla società di appartenenza. Il problema del “certificato medico” è la classica foglia di fico dietro la quale, ultimamente, le società si nascondono per scaricare talune responsabilità sul calciatore, quando invece avrebbero la possibilità di denunciare alla Procura Federale eventuali pratiche irregolari riguardanti altre società e i propri tesserati. A proposito di trattative, si è discusso anche riguardo a una possibile riduzione del periodo dedicato alla campagna trasferimenti estiva e l’AIC ha da tempo manifestato l’auspicio che il “mercato” possa chiudere prima dell’inizio del campionato.
e) alla necessità di intervenire nel finanziamento del Fondo di Solidarietà per la copertura degli oneri finanziari straordinari che graveranno sull’ente a seguito delle mancate ammissioni ai campionati di quest’anno; 3) all’esito dell’odierna Assemblea delle Società affiliate alla Lega Italiana Calcio Professionistico è stata parzialmente modificata la delibera di Lega relativa alla riduzione degli over 22 utilizzabili da parte delle Società a essa associate, prevedendo una programmazione pluriennale a 14 + 4 over, inseribili nella lista dei calciatori impiegabili, assicurando, nei fatti, una migliore tutela dei livelli occupazionali di categoria, anche per la corrente stagione sportiva. Alla luce di quanto sopra, dopo un confronto interno con gli associati di Lega Pro, l’AIC comunica la revoca dello stato di agi-
Per finire In chiusura di riunione Tommasi ha relazionato i consiglieri sull’attività svolta dal Dipartimento Senior, evidenziando come le partite organizzate in questi ultimi anni (Senior League) siano state non solo occasione di aggregazione e fidelizzazione all’AIC, ma siano anche servite a monitorare situazioni di difficoltà economica e di salute in cui versano alcuni ex calciatori. A tale proposito ricorda la convenzione con Banca Etica (che prevede fondi antiusura e concessione di microcrediti) e l’attività di AIC Onlus a favore di ex calciatori in difficoltà, sottolineando che tutti gli interventi fino ad oggi messi in atto sono stati erogati a fronte di documentazione comprovante l’effettiva indigenza o problematiche riguardanti lo stato di salute. A proposito di AIC Onlus, la cifra raccolta tramite la sottoscrizione AIC aperta a favore delle popolazioni delle zone colpite dal terremoto (circa 68mila uro) sono stati in parte (30mila euro) devoluti a sovvenzionare la costruzione della “Casa di Aurora” ad Amatrice (edificio prefabbricato per ospitare la bambina affetta dalla rara patologia della sindrome di DiGeorge). Per i restanti 38mila euro Tommasi, considerato che ogni anno AIC Service eroga una donazione di 70mila euro alla Onlus, propone di unire le due cifre e destinare così circa 100mila euro al progetto di ricostruzione di una scuola/asilo/ campo sportivo a Pieve Torina, comune in provincia di Macerata, tra i più colpiti dal terremoto.
tazione proclamato per l’inizio del campionato di Serie C, previsto per il fine settimana. L’auspicio è che la ritrovata condivisione di una progettualità pluriennale sportiva ed economico-finanziaria sia un buon viatico per le future iniziative di riforma di un sistema calcio che necessiterà del contributo di tutti, FIGC, Leghe e componente tecnica.
Richieste accolte Il Consiglio Federale del 4 settembre, esaminate le proposte avanzate dall’AIC, approva all'unanimità: l’anticipazione del pagamento del quarto bimestre con penalizzazioni da scontare nella stagione in corso; il contributo straordinario al Fondo di Solidarietà; l’anticipazione del pagamento dello stipendio di giugno nel mese di agosto, riservandosi di definire la data; equiparazione del regime fideiussorio per l'iscrizione ai campionati a quello previsto per il calciomercato.
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calcio e legge
di Stefano Sartori
Sistema di controllo regolarità dei pagamenti
Schema Licenze Nazionali Stagione 2017/18 Presentiamo il sistema di controllo della regolarità del pagamento degli emolumenti contrattuali per la stagione sportiva 2017/18 con, nel dettaglio, i termini che i club sono tenuti a rispettare. IL PAGAMENTO DELLE ULTIME MENSILITÀ DELLA STAGIONE SPORTIVA 2015/16 Ottemperando a quanto previsto dai CU FIGC n° 111-112-113/17 e 52/18 in tema di “Licenze Nazionali”, per quanto concerne la mensilità residua di giugno 2017 le società devono depositare presso la COVISOC la dichiarazione circa l’avvenuto pagamento degli emolumenti, di ulteriori compensi compresi gli incentivi all’esodo derivanti da accordi depositati, e presso la Lega di competenza, la documentazione relativa al pagamento delle ritenute Irpef e dei contributi Inps/Enpals e Fondo Fine Carriera entro le seguenti date: • Serie A = 2 ottobre 2017 • Seria B = 16 settembre 2017 • Lega Pro = 16 settembre 2017 Se queste prescrizioni non saranno osservate, le società saranno sanzionate con la penalizzazione di 1 punto in classifica per ciascun inadempimento da scontarsi nel campionato 2017/18. STIPENDI, RITENUTE E CONTRIBUTI PREVIDENZIALI RELATIVI ALLA STAGIONE SPORTIVA 2017/18 (Art. 85 NOIF - “Informativa periodica alla COVISOC”) Serie A A) Le società devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il 16 novembre 2017 l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del I° trimestre (1 luglio/30 settembre 2017). B) Le società devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il 16 febbraio 2018 l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del II° trimestre (1 ottobre/31 dicembre 2017). C) Le società devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il 16 28
maggio 2018 l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del III° trimestre (1 gennaio/31 marzo 2018) D) Le società devono documentare alla FIGC/COVISOC, entro i termini stabiliti dal Sistema delle Licenze Nazionali, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera, dovuti per i mesi di aprile, maggio e giugno 2018. Serie B e Lega Pro A) Le società di Serie B e Lega Pro devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il giorno 16 ottobre 2017, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera, dovuti sino alla chiusura del I° bimestre (1 luglio/31 agosto 2017). B) Le società di Serie B e Lega Pro devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il giorno 16 dicembre 2017, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del II° bimestre (1 settembre/31 ottobre 2017) C) Le società di Serie B e Lega Pro devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il giorno 16 febbraio 2018, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del III° bimestre (1 novembre/31 dicembre 2017) D) Le società di Serie B e Lega Pro devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il giorno 16 marzo 2018, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del IV° bimestre (1 gennaio/28-29 febbraio 2018) E) Le società devono documentare alla FIGC- COVISO, entro i termini
fissati dal sistema delle Licenze Nazionali, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti per il V° bimestre (1° marzo-30 aprile 2018) e VI° bimestre (1° maggio-30 giugno 2018).
SANZIONI (Art. 10.3. CGS – “Doveri e divieti in materia di tesseramenti, trasferimenti, cessioni e controlli societari”) Serie A A) Il mancato pagamento entro il 16 novembre 2017 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del I° trimestre (1 luglio - 30 settembre 2017) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica. La stessa sanzione verrà inoltre applicata in caso di mancato di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. B) Il mancato pagamento entro il 16 febbraio 2018 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del II° trimestre (1 ottobre - 31 dicembre 2017), comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica, con l’aggiunta di almeno 2 punti per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I° trimestre. Le stesse sanzioni verranno inoltre applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. C) Il mancato pagamento entro il 16 maggio 2018 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del III° trimestre (1 gennaio - 31 marzo 2018) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica da scontarsi nella stagione sportiva successiva. Inoltre, per il persistente eventuale mancato pagamento degli emolumenti relativi al I° e II° trimestre andrà aggiunto almeno 2 punti di penalizzazione (per trimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. D) Infine, premesso che le disposizioni
calcio e legge
relative alla corresponsione degli emolumenti relativi ai mesi fino a giugno 2018 vanno necessariamente coordinate con quelle fissate annualmente dal Consiglio Federale per l’ottenimento delle Licenze Nazionali, il mancato pagamento degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del IV° trimestre (1 aprile - 30 giugno 2018), comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica da scontarsi nella stagione sportiva successiva. Inoltre, per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I°, II° e III° trimestre andrà aggiunto almeno 2 punti di penalizzazione (per trimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. Serie B e Lega Pro A) Il mancato pagamento entro il 16 ottobre 2017 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del I° bimestre (1 luglio – 31 agosto 2017) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica. La stessa sanzione verrà inoltre applicata in caso di mancato di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. B) Il mancato pagamento entro il 16 dicembre 2017 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del II° bimestre (1 settembre - 31 ottobre 2017), comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica, con l’aggiunta di almeno 2 punti per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I° bimestre. Le stesse sanzioni verranno inoltre applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. C) Il mancato pagamento entro il 16 febbraio 2018 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del III° bimestre (1 novembre - 31 dicembre 2017) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica. Inoltre, per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I° e II° bimestre andrà aggiunto almeno 2 punti di penalizzazione (per bimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e
del Fondo di Fine Carriera. D) Il mancato pagamento entro il 16 marzo 2018 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del IV° bimestre (1 gennaio – 28-29 febbraio 2018) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica. Inoltre, per il persistente eventuale mancato pagamento degli emolumenti relativi al I° e II° e III° trimestre andrà aggiunto almeno 2 punti di penalizzazione (per trimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. E) Infine, premesso che le disposizioni relative al pagamento degli emolumenti relativi ai mesi fino a giugno 2018 vanno necessariamente coordinate con quelle fissate annualmente dal Consiglio Federale per l’ottenimento delle Licenze Nazionali, il mancato pagamento degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del V° (1 marzo – 30 aprile 2018) e VI° trimestre (1 maggio - 30 giugno 2018), comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 2 punti di penalizzazione in classifica da scontarsi nella stagione sportiva successiva. Inoltre, per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I°, II°, III°, IV° e V° bimestre andrà aggiunto almeno 2 punti di penalizzazione (per bimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera.
EVENTUALI RICORSI AL COLLEGIO ARBITRALE Premesso che le tutte scadenze sopra riportate devono essere rispettate dalle società esclusivamente per non dover incorrere in sanzioni, è importante sottolineare che i calciatori non devono necessariamente attendere le varie scadenze (il 16 del secondo mese successivo ai vari bimestri o trimestri di riferimento) per ottenere il pagamento delle mensilità arretrate. Si deve infatti ricordare che, in ossequio a quanto stabilito dagli accordi collettivi, ciascuna mensilità contrattuale deve esser corrisposta entro scadenze prefissate e decisamente più favorevoli e quindi i calciatori, in qualsiasi momento della stagione e a loro esclusiva discrezione, a partire rispettivamente dal giorno 20 del mese solare successivo se
tesserati con società di Serie A e B, dal giorno 1 del mese successivo se tesserati con società di Lega Pro, hanno il diritto di chiedere al Collegio Arbitrale la condanna delle società a corrispondere tutte le mensilità arretrate. Pertanto, in estrema sintesi, il pagamento entro i termini di ciascun bimestre o trimestre contrattuale da parte del club vale di per sé ad evitare le sanzioni previste dal CGS ma, contestualmente, in ogni momento della stagione il calciatore conserva il diritto di proporre vertenza avanti il Collegio Arbitrale per recuperare qualsiasi mensilità arretrata.
ECCEDENZA BUDGET LEGA PRO Le Società di Lega Pro, ove l’importo degli emolumenti dovuti ai tesserati, dipendenti e collaboratori della gestione sportiva nella stagione sportiva 2017/2018, in virtù di contratti depositati presso la Lega Pro superi la relativa voce riportata nel budget di ammissione al campionato e pari ad € 1.500.000,00 per ottenere il visto di esecutività, dovranno depositare presso la predetta Lega, nei termini e secondo le modalità dalla stessa stabilite, fideiussione a prima richiesta finalizzata a garantire l’eccedenza di budget e così disciplinata: • al superamento dell’importo di € 1.500.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 30% dell’eccedenza rispetto ad euro 1.500.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti; • al superamento dell’importo di € 2.000.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 50% dell’eccedenza rispetto ad euro 2.000.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti; • al superamento dell’importo di € 3.000.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 100% dell’eccedenza rispetto ad euro 3.000.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti. La inosservanza di tale prescrizione determinerà la mancata esecutività dei contratti e la possibilità, per i calciatori, di chiedere al Collegio Arbitrale il riconoscimento di un equo indennizzo. 29
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di Stefano Sartori
Questo mese parliamo di…
Il contratto preliminare nei trasferimenti interna Dalla Dispute Resolution Chamber (DRC) della FIFA e dal CAS ci arriva una interessante disamina sul tema dei "contratti preliminari" e di come sono valutati in ambito internazionale. In generale, la giurisprudenza della Dispute Resolution Chamber non riconosce alcuna forma di "preliminare" e li considera come dei regolari contratti di lavoro nella misura in cui siano firmati da entrambe le parti e contengano gli elementi essenziali dei contratti stessi. Ora, una recente decisione del CAS potrebbe rendere questo argomento un po' più controverso.
I fatti Nel mese di giugno 2014, un club cinese ed un club polacco negoziano il possibile trasferimento in Cina di un calciatore polacco. Il 27 giugno 2014, il club cinese invia al giocatore una versione firmata di una “Draft Employment Contract”, letteralmente una “Bozza di Contratto di Lavoro” che precisa quanto segue: - durata del rapporto dall’1 luglio 2014 al 30 giugno 2016; - retribuzione annuale pari ad € 550.000; - secondo una clausola “entrambe le parti firmeranno il contratto ufficiale dopo che il giocatore avrà superato la visita medica in Cina. Il resto degli articoli e dei dettagli del contratto ufficiale verrà deciso da entrambe le parti attraverso una negoziazione amichevole”. Il calciatore successivamente sottoscrive il draft ma il 4 luglio 2014 il club cinese lo informa che le trattative con il club polacco non hanno avuto buon fine; ciò nonostante, sia il club polacco che il calciatore ritengono che il trasferimento ed il contratto di lavoro siano validi e, di fronte alle reiterate obiezioni del club cinese, il calciatore ricorre alla DRC della FIFA chiedendo un importo pari ad € 1.100.000 a titolo di risarcimento per la rottura del contratto di lavoro. 30
La DRC argomenta testualmente che ai fini della validità di un contratto vanno considerati i c.d. essentialia negotii del contratto stesso, e cioè l’indicazione delle parti, la durata del rapporto di lavoro, il compenso, ecc.; ebbene, dopo un’attenta disamina, la Camera ritiene che “tutti questi elementi essenziali sono compresi nel documento prodotto, in particolare il fatto che il contratto prevede che il giocatore abbia il diritto di ricevere una remunerazione, tra cui uno stipendio fisso e dei premi partita, in cambio dei suoi servizi al club come giocatore”. Pertanto, la DRC ritiene l’accordo preliminare giuridicamente vincolante e, causa la risoluzione senza giusta causa operata dal club, condanna il club a corrispondere l’importo di € 330.000. È da segnalare che la riduzione da € 1.100.000 a 330.000 si deve ai seguenti due fattori: 1) il calciatore ha firmato un nuovo contratto con un altro club; 2) sebbene il contratto originario fosse tecnicamente valido, in realtà non ha mai avuto esecuzione a causa della preventiva risoluzione di fatto operata dal club.
La pronuncia del CAS Il club cinese si appella al CAS di Losanna che, in effetti, delibera la riduzione dell’importo del risarcimento in base alle argomentazioni che andiamo ad esporre. Fondamentalmente, per il CAS un “Draft Employment Contract” potrebbe non “essere semplicemente equiparato ad un contratto di lavoro definito. (…) Potrebbe invece essere considerato come un contratto preliminare”. E infatti, alcuni elementi suggeriscono questa soluzione, in quanto: a) il titolo del contratto reca la parola “Draft”, cioè bozza; b) l'articolo 4 del testo prevede che il contratto ufficiale debba essere formalizzato in una fase successiva;
c) non sono previsti doveri per il giocatore; d) il contratto non fissa le condizioni relative all'alloggio, biglietti aerei ed auto; e) in una mail successiva il club cinese dichiara che “il pre-contratto non ha avuto esecuzione in quanto i due club non hanno formalizzato il trasferimento in tempo utile”. Di conseguenza e contrariamente a quanto ritenuto dalla DRC, il CAS rileva che la bozza di contratto non conteneva tutti gli essentialia negotii e non poteva essere considerato come un contratto di lavoro definitivo. Afferma inoltre che “il preliminare è servito come una sorta di garanzia che le parti contraenti che non si sarebbero ritirate dai negoziati con leggerezza e per fissare alcuni punti fermi del rapporto di lavoro”. Ora, per il CAS ciò però non significa che il club possa risolvere liberamente il precontratto in quanto, in base alla legge svizzera, il preliminare è finalizzato alla stipulazione del contratto definitivo in un secondo momento, e in ogni caso, le parti devono negoziare in buona fede e non possono abbandonare i negoziati senza una giusta causa. E, in tal senso, il club cinese non si è comportato secondo i principii generali della buona fede in quanto: a) non ha invitato il calciatore in Cina per sottoporsi alle rituali visite mediche ma al contrario lo ha ammonito di non partire in alcun modo; b) ha abbandonato i negoziati (interrompendo anche qualsiasi attività relativa alla definizione dell’accordo di trasferimento con il club polacco) senza alcun motivo valido. Di conseguenza, il CAS ha stabilito che, fatte salve le distinzioni tra accordo preliminare e contratto definitivo, il club ha violato i suoi obblighi nei confronti del giocatore e che quindi deve corrispondergli un indennizzo che, peraltro, rispetto ai 330.000 €
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Al Tribunale di Velletri
azionali individuati dalla DRC è stato ulteriormente ridotto ad € 100.000. La riduzione è stata giustificata in quanto il preliminare è stato firmato il 27 giugno 2014 e il giocatore ha sottoscritto un nuovo contratto il 1° agosto 2014, rimanendo così senza impiego per il solo mese di luglio 2014; per il medesimo mese di luglio il giocatore avrebbe dovuto ricevere dal club cinese uno stipendio di € 45.833. Pertanto, vista la differenza tra ciò che il calciatore avrebbe guadagnato in Cina - € 1.100.000 - e quello che avrebbe guadagnato con il suo nuovo club - € 875.000 - , il CAS ha ritenuto opportuno assegnare un importo risarcitorio pari ad almeno due stipendi mensili pari ad € 45.833, per un totale arrotondato ad € 100.000. In conclusione, anche se il caso è abbastanza specifico in quanto si tratta di un preliminare firmato nel contesto dei negoziati di trasferimento tra i due club, il CAS ha fissato un precedente piuttosto pericoloso, seppure in ambito internazionale: si apre infatti potenzialmente la porta a tutta una serie di accordi di vario tipo che, per il solo fatto di essere considerati preliminari, lasciano calciatori esposti al rischio di una discrezionale (per il club) mancata conversione dei suddetti in contratti definitivi.
2° workshop per intermediari sportivi Sono aperte le iscrizioni per il secondo workshop per “Intermediari Sportivi”, un progetto dell’Associazione Italiana Calciatori in collaborazione con l’Associazione Italiana Giovani Avvocati, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Velletri e MasterSport. Il workshop sarà realizzato su 4 sessioni (compresa la Tavola Rotonda di apertura), che si svolgeranno il mercoledì pomeriggio presso l’aula polifunzionale del Tribunale di Velletri. Si tratta di un percorso formativo pensato per fornire, alla figura dell’intermediario, strumenti e conoscenze tecniche di settore in grado di “fare la differenza”, al fine di operare adeguatamente e di tutelare efficacemente i calciatori. La frequenza darà diritto al riconoscimento di n° 1 credito professionale per ogni ora di lezione. La “rivoluzione” deliberata dalla FIFA, in occasione del 64° Congresso che ha determinato la deregulation della figura, rende necessaria una qualificazione approfondita e costante per far sì che questa professione si riveli un’opportunità per i calciatori e per i giovani avvocati che intendono operare in questo campo. In tale ottica è stato sviluppato il programma del corso, per far fronte alle esigenze di giovani avvocati, ex atleti di alto livello ed intermediari già attivi nel settore e oggi in cerca di aggiornamenti sull’attività.
IL PROGRAMMA DEL CORSO Mercoledì 4 ottobre • Tavola rotonda aperta al pubblico (con possibilità di iscrizione al corso) • “Professione calciatore” Mercoledì 11 ottobre • “Statuto FIGC” • “Le NOIF” Mercoledì 18 ottobre • “Il codice di giustizia sportiva” • «Aspetti previdenziali» • "Regolamentazione rapporto calciatore/intermediario” Mercoledì 25 ottobre • “I contratti di sponsorizzazione” • “I contratti sportivi”
Costi di partecipazione Iscrizione “Tavola rotonda”: ingresso libero Iscrizione “Workshop”: 350 € + iva Iscrizione “Workshop: invito AIC/ordine avvocati” – sconto 20% + iva Partecipanti Tavola rotonda: fino a 60 partecipanti Workshop: 50 (minimo 30) Modalità di iscrizione 1) Online con pagamento a mezzo bonifico fino ad esaurimento posti 2) Durante la tavola rotonda (in caso di mancato «sold out» online)
Info: segreteria@mastersport.org
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di Fabio Appetiti
Lara Comi, Europarlamentare
“Per diventare campioni serve continuità di rendi Mentre scriviamo Silvio Berlusconi da Fiuggi annuncia che farà campagna elettorale nel 2018. La prospettiva con cui questa rubrica guarda il mondo è chiara a tutti, ma è innegabile che Silvio Berlusconi è stato ed è un grande protagonista della politica e del calcio italiano. E Lara Comi oggi è tra le più giovani e brillanti esponenti di quel centrodestra europeo in grado di raccogliere il testimone del Cavaliere, anche se quel tempo sembra ancora lontano. Europa, Milan, calcio femminile, post carriera i temi di una intervista che consegna un messaggio di grande valore: la politica è confronto e non scontro, è proposte e non demagogia, è diversità ma rispetto. Per l'Italia e la sua democrazia già questo sarebbe un grande salto di qualità. Lara Comi, europarlamentare di Forza Italia insieme ad Antonio Tajani (intervistato per questa rubrica qualche mese fa, ndr), rappresenti quella destra europea e moderata di cui il nostro paese ha bisogno. L'estate ha segnato il rientro in grande stile di Silvio Berlusconi. Pensi davvero possa tornare protagonista della scena politica italiana in vista delle elezioni politiche 2018? “Come hanno visto tutti gli italiani è in formissima e in questi mesi estivi si è dedicato al lavoro per il partito e alla strategia della campagna elettorale per le politiche del 2018. Non sappiamo se potrà essere candidato premier perché c'è un giudizio sospeso alla corte di Strasburgo, ma Silvio Berlusconi è in campo e sarà poi lui a decidere quale ruolo giocare per far vincere le elezioni politiche al centrodestra nel 2018”. Sei giovane ma hai già alle spalle una
importante carriera politica. Parliamo della tua attuale esperienza europea e se mi puoi fare un piccolo bilancio della tua attività di europarlamentare. “È una esperienza che consiglierei ovviamente a tutti, soprattutto nel momento in cui si comincia a fare politica. Il sistema europeo è basato sulle preferenze e quindi il mio datore di lavoro sono i cittadini ai quali cerco di rispondere quotidianamente del mio lavoro. Come battaglie a livello europeo ne ho fatte tantissime, alcune perse, alcune vinte. Tra le più importanti quelle della tutela del Made in Italy con le mie missioni in Cina e Usa e quelle sulla sicurezza dei dati e della privacy. Non le elenco tutte per non annoiare i lettori, cito ancora quelle su cui mi sto concentrando attualmente ossia lo sviluppo di politiche europee per la sicurezza e l'immigrazione. Su questi temi l’Europa può vincere la sfida solo lavorando insieme e superando gli egoismi nazionali. L’Europa degli egoismi e dei particolarismi (vedi Slovacchia e Ungheria) è l'Europa che non funziona e che non va bene”. L'Europa in questi anni è tornata ad investire sul valore sociale dello Sport con programmi come Erasmus Plus Sport. C'è qualche tema in particolare che si sta affrontando nell'agenda europea riguardante lo sport di cui ci vuoi parlare? “Lo sport si intreccia a livello europeo con molti settori, dal tema dei giovani, alla tutela della salute, dal tema dell'i-
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Lara Comi è nata a Garbagnate Milanese il 18 febbraio 1983. Eurodeputata al Parlamento europeo, è membro della Commissioni per il mercato interno e la protezione dei consumatori; per i problemi economici e monetari; per l’industria, la ricerca e l’energia e della Delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti. Attualmente ricopre la carica di Vicepresidente del Gruppo PPE con delega alle relazioni con le Americhe e la Cina e le politiche giovanili. Da sempre tifosa rossonera, fa parte della Nazionale delle parlamentari dove riveste il ruolo di attaccante e capitano.
struzione a quello dell'integrazione. L'Europa riconosce il valore sociale dello sport e si sta impegnando a diffonderlo. Tante volte a livello italiano non vengono pubblicizzate abbastanza queste iniziative. Quest'anno sono stati impegnati circa 30 milioni di euro in iniziative sullo sport e nei prossimi giorni, dal 23 al 30 settembre, è prevista la settimana Europea dello Sport che prevede in tutta Europa circa 33 mila avvenimenti che coinvolgeranno oltre 9 milioni di partecipanti in tutto il continente. Lo sport davvero può insegnare molto a livello di valori, di educazione, di etica del sacrificio senza il quale nello sport, come nella vita, non si ottengono risultati .Aggiungo e mi dispiace, che queste iniziative spesso non sono adeguatamente pubblicizzate e che non sempre le risorse messe a disposizione a livello europeo vengono utilizzate dal nostro paese”. Per la categoria che ti legge su questo giornale è importante il tema del
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imento e di comportamenti” post carriera. Politiche attive e corsi di formazione per ex atleti potrebbero diventare una priorità in sede europea e ridurre la difficoltà di inserimento di questi ragazzi nel mondo del lavoro. Cosa ne pensi? “Su questo c'è stato un lavoro intenso per il riconoscimento di alcune professioni del mondo dello sport e per la loro tutela in tutti i paese europei. Un atleta che termina la carriera può specializzarsi e diventare un ottimo coach, preparatore atletico, allenatore di base, fisioterapista etc. A livello europeo stiamo cercando di creare un armonizzazione tra le varie professioni in modo che in tutti i paesi ci siano standard di competenza e trasparenza per il rilascio dei diplomi e quindi ci siano maggiori opportunità soprattutto per gli ex sportivi. In Europa c'è molta consapevolezza sul tema del post carriera e molti finanziamenti sono stati dedicati a progetti dedicati al reinserimento degli atleti e alla loro formazione. Personalmente posso dare la mia disponibilità a creare iniziative e progetti che rispondono a questa esigenza, anche perché sono convinta che gli atleti in termini di esempio e di esperienza maturata possono trasmettere molto ai giovani che si affacciano alla pratica sportiva”. Sei una sportiva e appassionata di calcio, tifosa milanista e calciatrice praticante. Una tua valutazione di questo passaggio di consegne del Milan e se hai avuto modo di conoscere i dirigenti della nuova proprietà cinese. “Sono stata circa 20 giorni fa in Cina dove ho incontrato molti dirigenti cinesi del partito comunista. Io ero l'unica italiana della missione e quindi ogni volta che incontravo un dirigente e gli parlavo dell'Italia i discorsi scivolavano subito su Milan e Inter. Non ho incontrato i proprietari del Milan o i titolari del fondo e spero di conoscerli un giorno, ma è chiaro che quando si fanno operazioni di questo tipo in Cina c'è
sempre il benestare del governo sull'operazione .Quando ho incontrato i dirigenti governativi e parlavo di Milan la mia raccomandazione è stata sempre quella di investire e non di fare speculazione. Personalmente non è stato facile vedere passare di mano il Milan ai cinesi ma non per ostracismo verso i cinesi ,che siano americani o cinesi poco conta, ma per il dispiacere che non ci sia più Berlusconi. Speriamo di elaborare il "lutto" del suo abbandono con le vittorie della nuova proprietà”. Da "Milanese" come valuti l'avvento di capitali cinesi nelle due realtà calcistiche della città: opportunità e apertura al mondo globalizzato o sconfitta dell'imprenditoria nostrana e colonizzazione del nostro calcio? “Purtroppo i tempi sono cambiati e il business muove un po’ tutto a livello di proprietà, di allenatori, di calciatori. Io lo chiamo l'effetto Mourinho. Mourinho non è un allenatore che intende costruire in una società e rimanerci con un legame di affetto, ma solo speculare, guadagnare e vincere. Quindi è chiaro che se c'è il Mourinho di turno ci sta bene anche il fondo cinese che fa business e che immette capitali per sostenere quel tipo di uscite e quel tipo di stipendi. Il caso Neymar è stato eclatante e forse si sta un po’ esagerando. Ed è chiaro che poi se i livelli di investimento sono quelli, servono grandi capitali per competere in Italia e in Europa. C'è però il rischio di distorcere un po’ tutto e rimpiango a volte i presidenti vecchia maniera e i campioni di una volta. È giusto guadagnare soldi ma non bisogna disperdere quello spirito di appartenenza tra la squadra, i dirigenti e i propri tifosi”.
colleghi spagnoli e per me quella sera è stata una sofferenza. Mancano i campioni e non ne vedo molti all'orizzonte. Oggi al Milan si celebra Bonucci ma noi eravamo abituati non solo al singolo campione, ma a tanti campioni da Maldini a Costacurta da Albertini a Baresi tanto per fare qualche esempio. Ho rispetto per i ragazzi di oggi ma ripeto non vedo ancora quei campioni e quel carisma del passato. Da Milanista faccio una piccola critica a Donnarumma dove come ragazzo di 18 anni, ancor prima che come calciatore, avrei preferito andasse a fare l'esame piuttosto che andare in vacanza ad Ibiza. Comprendo la giovane età ma tutti i calciatori, anche quelli più giovani, sono esempi a cui tutti guardano. Il mio modello è stato ed è Paolo Maldini, lui credo davvero sia stato un campione esemplare. C'è anche da dire che spesso questi ragazzi che si affacciano al professionismo sono un po' in balia di sponsor e procuratori che spesso immettono nella
Siamo reduci da un sonoro 3-0 n terra di Spagna per la nostra Nazionale… in generale che idea hai del calcio italiano? “Purtroppo ogni gol che segnava la Spagna mi arrivavano i messaggi dei 33
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loro testa falsi miti, dove contano più i soldi che i valori e la passione per la maglia. Per diventare campioni serve invece una continuità di rendimento e di comportamenti. Calciatori bravi comunque nel nostro campionato ce ne sono, ma bisogna saper far maturare e crescere il talento: questa è la grande sfida che attende il calcio italiano per tornare competitivo”. Capitano della Nazionale delle parlamentari. In campo per dire che il calcio è "Donna". Raccontaci questa esperienza e se segui la crescita del calcio femminile italiano. “Sì, per me il calcio è donna. Quando
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di Fabio Appetiti
con Lia Quartapelle abbiamo deciso di avviare questa idea era per dire basta a ogni tipo di violenza contro le donne e dare un calcio alle differenze di genere nello sport .Per questo abbiamo utilizzato il calcio che purtroppo viene considerato ancora come uno sport solo al maschile. L'idea di aver fatto una squadra di donne parlamentari ognuna con la propria appartenenza e storia, dimostra di come le donne siano capaci di fare squadra in politica e nel lavoro. La foto mia e di Anna Ascani (deputata PD) abbracciate dopo una partita è simbolica di questo spirito dove ci possono essere differenze politiche ma mai scontro o insulti. Il calcio femminile in Italia deve essere maggiormente considerato ma le ragazze, anche in Serie A, sono ancora dilettanti e non possono impegnarsi a tempo pieno. Penso agli Usa dove il calcio femminile è considerato uno degli sport principali e gli sponsor e le televisioni, a cominciare dalla NIKE, ci investono molto mentre da noi si fa ancora fatica a trovare spazio nei palinsesti televisivi. Una tendenza che mi piace è quella di vedere sempre più donne a condurre e commentare le trasmissioni calcistiche. Anni fa l'elemento femminile era relegato alla bellezza da esporre e alla lettura della schedina e dei risultati, cosa abbastanza triste. Ora invece vedo donne protagoniste che sono in tv a
4 righe… Autolavaggio di Damiano Tommasi
È stata introdotta la novità dei numeri fissi anche per tutti i dilettanti. Reazioni: “In questo modo ogni calciatore avrà la sua maglia e potrà, portandosela a casa, occuparsi del lavaggio… con notevole risparmio per la società .” (Lega Dilettanti) Che sia indicativo dello stato di salute del nostro movimento? 34
parlare di calcio perché competenti e preparate. Sono presenze di sostanza e penso alla bravissima Ilaria D'amico, a Simona Ventura alla stessa Katia Serra tanto per fare un esempio che conoscete bene. Spero davvero anche in Italia arrivi il salto di qualità sul movimento e come Nazionale deputate ci impegneremo sempre più in campo e nelle aule parlamentari perché questo avvenga”. Domanda finale d'obbligo: meglio Berlusconi premier o Berlusconi presidente del Milan? “Io mi sono appassionata al Milan quando avevo 4 anni e c'era Silvio Presidente. Prima ancora della politica mi sono appassionata a lui come presidente del Milan. Per me in entrambi i campi è vincente e lo ha dimostrato. Nel Milan lui vorrebbe fare l'allenatore più che il presidente e io ce lo vedrei bene, ma in politica senza dubbio è una punta, un attaccante di razza, uno che scende in campo direttamente davanti a tutti e ti fa vincere la partita”.
AIC Onlus la ONLUS dell’Associazione Italiana Calciatori
Dona il tuo 5 x mille ad A.I.C. O.N.L.U.S. Basta una semplice scelta nella tua dichiarazione dei redditi per aiutare calciatori, ex calciatori e loro familiari in difficoltà economica, finanziare progetti sociali e tutta l’attività benefica da sempre svolta dall’Associazione Italiana Calciatori. È sufficiente riportare questo codice fiscale
95076370246 nella dichiarazione dei redditi e apporre la propria firma nello spazio riservato nel modello 730/1 redditi 2016 o nel Modello Unico persone fisiche 2016. F ac - simile di scheda per la scelta della destinazione del cinque per mille dell ’i rpeF Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’Art. 10, C. 1 lett. A), del D.L.GS. n. 460 del 1997 FIRMA ......................................................................................................................................................... Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
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Criteri di assegnazione dei contributi erogabili da Aic Onlus La Onlus può erogare contributi a sostegno di: richieste che abbiano come obiettivo un beneficio per soggetto richiedente o per il proprio nucleo familiare avanzate da un ex calciatore o calciatore professionista; richieste che abbiano come obiettivo un beneficio per soggetto richiedente o per il proprio nucleo familiare avanzate da un ex calciatore o calciatore dilettante, purché tesserato Aic; progetti di interesse calcistico, che saranno valutati dal Consiglio della Onlus.
aic.onlus@assocalciatori.it
segreteria
di Riccardo Tondi
Nazionale Italiana Calcio Amputati
Una sola gamba e grinta da Forza di volontà e voglia di vivere la vita così com’è: una storia fatta di passione e di rivincita quella della Nazionale Italiana Calcio Amputati. C’è chi è nato senza una gamba ma con la stessa passione per il calcio di un qualsiasi bambino, c’è chi ha visto la propria vita capovolgersi in un istante a causa di un incidente o di una malattia e ha trovato nello sport la forza di rinascere in un nuovo equilibrio. Storie di persone diverse che sono state in grado di mettersi in gioco, nonostante tutto, dimostrando a se stessi e agli altri
sione per il calcio, figlio di una madre calciatrice che non molla mai. Dopo piccole e grandi battaglie, il Centro Sportivo Italiano nel 2011 concede a Francesco di giocare in un campionato CSI di normodotati. Mosso dal desiderio di confrontarsi con dei suoi pari, Francesco crea su facebook una rete di persone nella sua stessa situazione fisica provenienti da tutto il territorio italiano. L’8 dicembre 2012 la squadra si costituisce sotto la Presidenza Nazionale del Centro Sportivo Italiano; oggi è ufficialmente parte della WAFF - World Amputee Football Federation, e della EAFF European Amputee Football Federation in collaborazione con la UEFA. Le regole sono piuttosto semplici: un campo 70x40 metri, 2 aree di 8x10 metri, un pallone e 12 stampelle per squadra. Si stampelle, perché si corre e gioca con le stampelle, senza nessuna protesi. Il portiere? Non ha un braccio, troppo facile altrimenti! Si gioca 7 contro 7, due tempi regolamentari da 25 minuti. Uno spettacolo per chi ama il pallone poter assistere ad una partita di questi ragazzi, che con un unico piede riescono a dribblare, fare finte e segnare dei goal che hanno dell’incredibile.
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che la forza non è nelle due gambe che corrono, ma nella nostra testa. Qualcuno di loro sognava da bambino di diventare un calciatore famoso, altri volevano divertirsi in una squadra dilettantistica, qualcuno desiderava giocare semplicemente per divertirsi con gli amici, ma il limite fisico rappresentava quasi una beffa del destino: come poter praticare lo sport più amato nel mondo armato di una sola gamba? I ragazzi della Nazionale Calcio Amputati hanno fatto della propria debolezza la loro forza, insegnandoci che tutto è possibile e tracciando le linee di un’avventura percorribile in futuro anche da altri.
“Lo Sport è di tutti e per tutti” è la filosofia al centro della Nazionale Calcio Amputati, che ha l’obiettivo primario di vivere e far vivere lo Sport come opportunità personale e sociale. Lo Sport permette a tutti di mettersi in gioco, favorendo l’accettazione di sé e trasformando la disabilità in abilità; abbattere la barriera del pregiudizio e scoprire il valore della diversità. Come poter fare tutto questo? Partendo dalla base, attraverso la testimonianza nella Scuola con momenti di sensibilizzazione che precedono gli allenamenti nelle varie Città italiane, per dimostrare che tutto è possibile, insegnare a guardare oltre, mostrando che non può un ostacolo bloccare la nostra vita.
Ma facciamo un passo indietro. Francesco Messori nasce a Correggio nel 1998, senza una gamba ma con una forte pas-
Ora la nazionale ha un obbiettivo ben preciso: la creazione di un campionato italiano, per poter aumentare la rosa ed
il livello, magari supportati e finanziati da qualche squadra di club, come succede già in altri Stati europei. Un piccolo passo è già stato mosso, grazie al costante aiuto dell’associazione fanese “Un Amore per il Calcio” Onlus, con la creazione di una scuola per Under 16 in cui si possono contare già 6 ragazzi tra i 6 e i 15 anni, 3 dei quali hanno avuto la possibilità di frequentare lo Junior Camp 2017, tenutosi i primi di giugno a Varsavia con 60 Junior da 9 Stati europei diversi, una bellissima manifestazione supportata dalla UEFA. Tra le novità, grazie all’Associazione Italiana Calciatori e al suo Presidente Damiano Tommasi, che quando gli è possibile segue con passione gli appuntamenti della squadra, un calciatore della Nazionale Calcio Amputati ha potuto partecipare al corso di allenatore UEFA B, il primo amputato ammesso al corso, che ha così commentato l’esperienza: “È un sogno che diventa realtà, potersi confrontare, studiare ed allenare al fianco di calciatori professionisti visti solo in TV. Sono passato dall’euforia delle giornate precedenti al corso all’ansia prima di entrare. Mi chiedevo: sarò all’altezza? Arriverò alla fine del corso? Pensieri che sono svaniti appena sono entrato in camera e mi sono presentato al mio nuovo compagno in quest’avventura. Sono stati giorni intensi di allenamenti e lezioni insieme ai 65 giocatori, che mi hanno fatto crescere sia nell’aspetto tattico che tecnico. Mi sento di ringraziare Damiano Tommasi e la Direzione della Nazionale Calcio Amputati per
segreteria
vendere aver reso possibile a due mondi paralleli di incontrarsi sulla stessa strada, arricchendo tantissimo la mia esperienza personale. È stato emozionante anche vincere il premio fair play, non lo dimenticherò mai”. Tra i recenti impegni degli azzurri in stampelle ricordiamo il ritiro ad Asiago dal 23 al 28 agosto, un allenamento che continuerà per alcuni giocatori a Livigno fino a metà settembre e a Santa Croce sull’Arno dal 21 al 24 settembre, in preparazione al campionato europeo che si terrà in Turchia dal 1 al 10 ottobre 2017. Infatti, dopo gli europei degli “azzurrini” e della Nazionale femminile, è il momento delle stampelle azzurre. Il campionato europeo si svolgerà al TFF Riva / Istanbul e parteciperanno 12 nazioni: Russia, Turchia, Polonia, Inghilterra, Spagna, Italia, Irlanda, Francia, Germania, Grecia, Belgio, Georgia. Per l’Italia l’obbiettivo primario è la qualificazione al mondiale del 2018 a Guadalajara in Messico, per cui sarà necessario entrare nelle prime otto posizioni, un obiettivo molto ambizioso. Gli azzurri incontreranno il 3 ottobre il Belgio, il 4 la Francia ed il 5 la Polonia. La favorita è la padrona di casa, la quale ha circa 500 atleti che militano in 24 squadre divise tra Liga A e B. La Russia non è da meno, visto che è detentore del titolo Campioni del mondo vinto a Culiacán in Messico contro un’agguerrita Angola.
La rosa
• Daniel Priami, portiere (LI) • Pier Mario Gardino, portiere (TO) • Alessandro Pighi, portiere (VR) • Salvatore Iudica, portiere (RM) • Arturo Mariani, difensore (RM) • Riccardo Tondi, difensore (PU) • Emanuele Leone, difensore (LT) • Luigi Magi, difensore (PU) • Luca Zavatti difensore (LT)
• Francesco Messori (C) centrocampista (RE) • Stefano Starvaggi, centrocampista (VA) • Roberto Sodero, centrocampista (LE) • Emanuele Padoan, centrocampista (VI) • Lorenzo Marcantognini, attaccante (PU) • Daniele Piana, attaccante (BG) • Giovanni Sasso, attaccante (NA) • Paolo Capasso, attaccante(LU) • Carlo Avelli, attaccante (BG)
Lo staff tecnico • Renzo Vergnani, allenatore e Presidente (RE) • Riccardo Tondi, difensore e vice Presidente (PU) • Roberto Sodero, centrocampista e Segretario (LE)
• Paolo Zarzana, Allenatore (MO) • Emiliano Gronchi, preparatore portieri (LI) • Marcello Lusetti, marketing (MO)
Il sito
Invitiamo tutti i lettori a visitare il sito www.nazionalecalcioamputati.it, a vedere dal vivo una partita, ad aiutare e sostenere gli obiettivi e i sogni di questa meravigliosa Nazionale! Per conoscere tutti i dettagli, scoprire il backstage e vedere il campionato europeo in Turchia in diretta streaming visitate il sito: http://eafc2017.tbesf.org.tr Per info potete inviare una mail a: nazionaleamputati@gmail.com
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di Claudio Sottile e Pino Lazzaro
La straordinaria esperienza di Elisa Mele
Una fatica diversa È anche mondo. Quello. Dove la vita si impara, non si insegna perché non si insegue. Dove una parola è legge, anche se chi la ascolta non legge. Dove gli undici metri negati, sull’erba, sono meglio dei sei piedi, sotto terra; dove essere in fuorigioco è meglio che essere fuorigioco. Dove il calcio manca perché mancano palloni e latte. Dove la rete che si gonfia in mare è un gol che fa esultare a bocca chiusa. Dove chi si mangia un gol lo fa per fame. Dove una Mele al giorno serve proprio a non togliere il medico di torno. Dove per Elisa è musica quella degli Alisei di Sud-Est. Dove? In Mozambico, al quale Elisa Mele ha deciso di regalare una parte di sé, svestendo la maglia di centrocampista del Brescia e della Nazionale per indossare la t-shirt della missione dei padri Piamartini, gli stessi del suo oratorio, impegnati nella parrocchia di “Santa Maria in Mocodoene” (diocesi di Inhambane). Nella graduatoria dell’Indice di sviluppo umano (utilizzato a partire dal 1993, accanto al prodotto interno lordo, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per valutare la qualità della vita nei paesi
membri.) per il 2011, il Mozambico occupa la 184ª posizione su un totale di 187 Paesi.
C’è stato un istante preciso in cui ti è scattato il clic ed hai preso questa decisione? “No, non c’è stato un istante preciso. Era un desiderio che avevo da un po’ e, siccome il tempo e l’attesa rendono sempre le cose più vere, ho dato tempo al tempo e quando mi sono sentita pronta ho preso la decisione”. Il momento più bello della tua esperienza in maglietta, pantaloncini e bullonate? “Sono una ragazza particolarmente facile da entusiasmare, quindi ti direi che ogni
momento che ho vissuto è stato bello e, proprio perché unico, speciale. Ho tre momenti stretti nel cuore più di altri. Il primo è stato quando ancora sedicenne ho letto il mio nome nella formazione titolare nella partita Brescia-Pordenone di Serie A. Il secondo quando ho cantato per la prima volta l’inno d’Italia con la Nazionale Under 17. Il terzo quando due stagioni fa abbiamo vinto lo Scudetto e lì con me a festeggiare c’era mio papà. È stato il mio primo allenatore e quello Scudetto era anche il suo”. Dimostri fiducia, forza, determinazione. Ma, legittimamente: non hai nemmeno
Il Comunicato del Brescia Il Brescia CF comunica che la calciatrice Elisa Mele ha deciso di ritirarsi dal calcio giocato all’età di ventuno anni. La giovane centrocampista classe ’96 lascia così la maglia biancoblu dopo undici stagioni tra Settore Giovanile e prima squadra dove è diventata protagonista nella stagione 2015/16 risultando decisiva con le sue giocate e le sue reti per la conquista del secondo scudetto nella storia del Brescia e della terza Coppa Italia biancoblu, con esordio da titolare in Champions League nella gara di andata dei quarti di finale contro il Wolfsburg. In totale sono quarantaquattro le presen-
ze collezionate con il Brescia ed otto le reti segnate, l’esordio è datato 8 dicembre 2012 in occasione di Brescia-Mozzecane terminata 4-1 quando subentrò nei minuti finali al posto di Sabatino; l'albo d’oro conta uno scudetto, una Coppa Italia e due Supercoppe Italiane, venendo anche convocata in Nazionale maggiore dal ct Cabrini in occasione della gara di qualificazione europea contro la Georgia per poi fare il proprio esordio in azzurro nel corso del Torneo di Manaus lo scorso dicembre collezionando tre presenze. (Ufficio Stampa Brescia CF – 23 giugno)
Martina Rosucci, il “riferimento” Mele una volta dichiarò che Martina Rosucci, sua compagna del Brescia, fosse “un riferimento”, perché “i suoi consigli sono davvero importantissimi per me”. Proprio Martina, dal 1° agosto 2017 nella Juventus, ha confidato le sue emozioni sul passo di Elisa. “Decidere di seguire il proprio cuore ed il proprio essere è un atto molto coraggioso. Sono felice per Elisa perché è sempre stata molto seria nelle scelte e seria in campo, ha sempre avuto tranquillità, questo modo di affrontare il quotidiano l’ha portata a fare questa scelta con la massima serenità possibile. Ha lasciato il calcio, che l’ha accompagnata fin da piccola, però non ho visto in lei neanche 38
un segno di pentimento, anzi. La sua convinzione ha convinto anche tutte noi, che non ci siamo neanche sognate di tentare di dissuaderla”. Lei ti stima particolarmente. “Sono contentissima di questo. Me lo aveva anche detto personalmente, mi ha fatto molto piacere. A lei c’è poco da dire, Elisa è una ragazza matura, nonostante la giovane età ha sempre avuto una marcia in più, come in questo caso. Non posso consigliarle di essere felice, perché lo è già. Le auguro di riuscire a rendere felici anche le altre persone aiutandole, che poi è quello che lei vuole fare”.
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un po’ di paura? “Si, ne ho di paura, sarebbe preoccupante il contrario. Ogni novità porta un po’ di paura, basta non lasciarsi sormontare e indietreggiare. Il contrario della paura non è sempre il coraggio, tante volte è anche la fiducia”. Nella tua lettera hai scritto “Voglio essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri…voglio essere chi mi dice il cuore”. Cosa pensi che dirai e chi pensi che sarai?
Secondo te, in futuro, potrà tornare a calcare i campi da protagonista? “Perché no, non ha parlato di scelta definitiva. Il calcio italiano lo spera, perché comunque è una brava giocatrice. Secondo me farà questa esperienza, poi con tempi e modalità che deciderà lei potrà tornare a giocare”. Nella sua intervista ha menzionato la paura. Se fossi sua sorella, come la tranquillizzeresti? “Anche ammettere di avere paura è un comportamento da grandi, tutti abbiamo paura di qualcosa nella nostra vita. Il fatto di averne ti fa sentire vivo, è un’emozione. Quello che le consiglierei da sorella è di vivere l’esperienza anche con la paura che lei sente, avvertendola ed affrontandola”.
“Cercherò di parlare la lingua più interna-
zionale del mondo, quella del sorriso. Cosa
“Grazie Mozambico. Grazie uomini e donne, bambini ed anziani. Grazie compagni di avventura, grazie famiglia e grazie Signore. Avrei bisogno di pagine e pagine per raccontarvi tutto ciò che abbiamo provato, sperimentato e imparato. Avrei bisogno di qualcuno che sappia interpretare il linguaggio del mio cuore in questo momento perché parla attraverso così tante emozioni che non riesco ad esprimermi. Avrei bisogno di un bambino di Mocodoene per aiutarmi a scrivere cosa significa sorridere e godere delle piccole cose. Avrei bisogno di Muccine, la mascotte della missione, per cercare di spiegarvi quanto nella povertà più profonda si riesca a trovare l'esempio di gioia più grande. Avrei bisogno dell'anziana sola della Planicia per trasmettervi la tristezza della solitudine ma la forza di un sorriso nonostante tutto! Avrei bisogno del silenzio di chi si accontenta e di un pallone bucato per spiegarvi cos'era l'entusiasmo. Avrei bisogno delle stelle, del cielo, del fuoco, dell'acqua e della natura per condividere con voi la meraviglia di ciò che ci circonda. Avrei bisogno di quell'uomo che senza neanche una capanna per dormire finiva ogni frase con "Graças a Deus" per ricordare prima di tutto a me che dove non arrivano gli occhi i potenti il Buon
Dio posa il suo sguardo. Avrei bisogno delle nostre mani strette ai ragazzi di Mocodoene mentre pregavamo il Padre nostro per donarvi la gioia di avere un Padre, un Padre nostro, nostro e loro, di tutti. Sono partita con il cuore diviso esattamente in due; da una parte c'era il grande desiderio di partire, di andare, di provare, di osare. Dall'altra il cuore aveva la forma di un pallone da calcio. Sono tornata che il cuore ha imparato ad unire alla perfezione quei due pezzi. Ho sempre paragonato il calcio alla vita… e questa volta la mia vita ha giocato una partita davvero grande. L'ho giocata a piedi nudi, sulla sabbia, con un pallone sgonfio. L'ho giocata con una lingua che non era la mia, l'ho giocata in mezzo a bambini e ragazzi che mi chiamavano, oltre che Mulungu, Sorella. Non importa come l'ho giocata, ma l'ho fatto ed è stata la partita più bella di sempre. Così deve essere con la vita. Ogni vita è dono e ogni vita va vissuta. Non importa che vita è, se pare più o meno bella...la vita è vita così come il calcio è sempre il calcio. Sapevo di lasciare tanto a casa ma tanto ho trovato e tanto mi tengo dentro. Auguro a tutti di poter sperimentare quella gioia che ho nel cuore in questo momento. Auguro a tutti di staccarsi ogni tanto da quella che è la frenesia di tutti i giorni e, senza andare per forza in Africa, chiudere gli occhi e pensare cosa davvero conta per la nostra vita. Auguro a tutti di trovare nei sorrisi e nella benevolenza il linguaggio con cui parlare a tutti in tutto il mondo. Prima di partire una della persona più importanti per me, mio fratello, mi ha scritto questa frase di Luis Sepulveda: "Viaggiare è camminare verso l'orizzonte, incontrare l'altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino". Auguro a tutti di vivere così”.
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dirò, che farò... Quando inizia la partita più importante del campionato è matematico che ognuno vuole arrivare alla vittoria. Ma prima di tutto c’è da entrare in campo, lottare su ogni pallone, dare il massimo, poi il risultato arriva partita facendo. Così è anche per la vita. Che farò e cosa dirò lo scoprirò solo mettendomi in gioco, sicura del fatto che per vincere c’è da dare il massimo in ogni minimo aspetto”. Quanto lì in Mozambico? Quale era la “giornata tipo”? Il calcio ti è servito per “dialogare”? Pure ragazzine in campo? Di sicuro perfetti tappeti erbosi… “Siamo partiti il 7 di agosto e siamo tornati il 30. Sono andata con i miei amici dell'oratorio nella Missione dei Padri Piamartini, nel mio oratorio abbiamo loro come congregazione. L'unica cosa che è stata uguale per tutto il periodo è stata la sveglia alle 06.30, per il resto si viveva la giornata e in base a quello che c'era da fare, facevamo. Abbiamo riparato computer, banchi di scuola, librerie, sistemato libri, aiutato a costruire muretti, abbiamo fatto gli animatori ai bambini del posto, una sorta di Grest. Abbiamo distribuito la meren-
da ai bimbi, abbiamo visitato le iniziative della missione e abbiamo conosciuto diverse realtà. Non c'era un programma definito, si viveva giorno per giorno. Il calcio è stato il massimo del dialogo. Con un pallone si facevano miracoli. Il calcio è un linguaggio mondiale! Abbiamo fatto delle partite sia con i più piccoli che con i più grandi. Sia in missione che non. I campi beh, una distesa di sabbia ed erbacce...ma era divertente lo stesso. Sì, anche bambine che giocavano soprattutto durante l'ora di ginnastica a scuola”. Dura tornare qui? Col “tanto” che abbiamo? “L'impatto è stato forte...abbiamo davvero tanto, forse troppo. Ora vediamo più avanti come reagirò. Per ora sono appena tornata. Il tempo rende le cose più vere, scoprirò più avanti quanto davvero mi ha lasciato quest'esperienza. Per ora sento che dentro sono cambiata in positivo...
Ti manca qualcosa del calcio? Che so, l’erba, lo spogliatoio “Sì, il calcio mi manca tanto, ma non c'è qualcosa che mi manca più di altro... forse la sensazione delle scarpette addosso, quella sì, mi manca. Ma è una mancanza che ci sta, è assolutamente normale e l'avevo messo in conto”. E adesso? “Ora ricomincia l'università (il corso di Laurea in Scienze Religiose dell’Università Cattolica; ndr) e sicuramente parte delle mie energie saranno impiegate lì. Poi continuerò a fare l'educatrice in oratorio con i ragazzi, anno nuovo sfide nuove, chissà cosa succederà in quest'anno con loro... è impegnativo anche quello. Sicuramente cercherò di dedicarmi di più a scoprire me stessa e cosa dice il mio cuore. Poi si vedrà, un'esperienza come quella che ho fatto in Africa quest'anno è già nei miei progetti”.
Come mai quella volta il calcio? “I miei genitori mi hanno raccontato che fin dai primi anni continuavo a dire che avrei voluto giocare a calcio. Avevo sempre in mano il pallone già da piccolissima. Quando avevo 5 anni chiesi di poter giocare ma l'età per poter giocare partiva dai 6. Così l'anno dopo i miei genitori mi hanno portata a provare con i miei amici nella squadra dell'oratorio. Non ho più mollato quel pallone. Mi piaceva un sacco. Mio papà ha deciso di farci da allenatore con altri. Così ho iniziato a giocare a Santa Maria della Vittoria, al mio oratorio e orgogliosa indossavo la maglietta da gioco. Avevo il 10, il mio primo numero è stato quello. Ricordo di voler sempre essere in campo...anche perché giocavo con i miei amici quindi il divertimento era raddoppiato. Era vicino a casa ed è stato poi, nel settore giovanile del Brescia, che non era proprio vicino, una mezz'oretta di autostrada e ci passava a prendere il pulmino della società. Gli anni della prima squadra fortunatamente avevo già la patente quindi andavo da sola al campo. La scuola che frequentavo mi è venuta molto incontro, mi sono trovata benissimo e non mi hanno mai fatto pesare il fatto che giocassi a calcio a livelli alti. Capitava che stessi via anche settimane con la Nazionale ma quando tornavo mi davano la possibilità di recuperare. Ovviamente non è stato una passeggiata, ho dovuto fare tanti sacrifici e anche notti sveglia a studiare e recuperare voti...ma ce l'ho fatta. Mi piaceva studiare quindi riuscivo a conciliare al meglio”.
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Uno per tutti tutti per Unico1
Un ambasciatore speciale… Ciao, vi scrivo qualcosina, sono in clinica, periodo bruttissimo. Aspettavo da molto tempo con emozione di riuscire a sfiorare un altro sogno e... “Ciao grande Diego, allora d'accordo, ti aspettiamo all’allenamento, porta la borsa”. Le parole di capitan Montolivo mi tolsero il respiro; ero sul lettino di una clinica che tanto per cambiare metteva alla prova il coraggio della mia squadra. Stavo passando un momento difficilissimo, durissimo, dolorosissimo… lottavo in silenzio ogni giorno cercando di trovare un motivo per non togliermi la maglia di dosso e uscire dal campo per sempre. Partita dopo partita, l’avversario sempre con il fiato sul mio collo, non riuscivo ad uscire dalla mia area di rigore, sempre le stesse le parole del mister. “Siamo a rischio ogni giorno… della vita”. A volte mi sveglio al mattino e mi guardo dentro allo specchio del mio spogliatoio e prima che arrivino i miei compagni, penso alla battaglia che tra poco tutti noi dovremo affrontare, ognuno una posizione, una saletta, un lettino… ognuno con la paura di perdere, di non riuscire a fare gol, di non riuscire a parare quel maledetto tiro che non ti darebbe scampo. Piano piano uno dopo l’altro arrivano tutti. Siamo in pochi, ne manca uno… lui voleva restare con noi, lottare con noi, vincere con noi, ma la sua maglia resta lì da sola appesa all’armadietto. Ci guardiamo tra di noi con occhi lucidi, sapendo che forse per un altro di noi sarà l’ultima volta che indossiamo la maglia dei sogni. Partimmo al mattino. Io, mamma Silvana e una cara persona che ci accompagnava
assieme al figlio verso Milano. Sapevo che il viaggio era lunghissimo da fare in giornata ma non avevo scelte, né altre possibilità: il giorno dopo dovevo rientrare tra una terapia e l’altra, altrimenti nessuno avrebbe difeso la mia porta. Ero felicissimo perché per la prima volta andavo in casa Milan e dopo un po’ di tempo e tanti inviti, finalmente ce l’avrei fatta a rivedere il grandissimo Riccardo Montolivo. Arrivammo al centro allenamenti di Milanello e c’era un sole bellissimo, dopo giorni e giorni di pioggia, sembrava che qualcuno da lassù mi lasciasse la possibilità di essere felice. Poco dopo arrivò Riccardo, scese dall’auto e corse immediatamente da me e mamma… mio Dio mi tremavano le gambe, era pazzesco ciò che sentivo dentro, da tanto tempo non ero così felice, a volte basta così poco per regalare un pezzo di vita a chi combatte tutti i giorni per sentirsi vivo. Riccardo chiamò qualcuno che subito venne ad accompagnarci e ci fece entrare. Sembrava di essere in paradiso, in mezzo al verde bellissimo, un campo più bello dell’altro, il vento che mi sfiorava, il sapore dell’erba che mi spezzava il cuore. Mi fecero sedere davanti allo spogliatoio, ero al settimo cielo, io al Milan… mamma mi guardava e ad un tratto la vidi piangere. “Cosa succede Silvana?” le chiesi… lei mi guardò e con il suo silenzio mi fece capire tutto. Era felice di vedere felice un figlio che lotta per la vita. Piano piano arrivarono ad uno ad uno tutti i meravigliosi campioni rossoneri e tutti – e dico tutti – sono venuti a salutarmi, a parlarmi, a regalarmi un sorriso, un abbraccio, una foto con loro. Anche mister Montella si fermò. Lo conoscevo da un po’ ma lui non si ricordò di me; comunque mi abbracciò e mi disse di non mollare niente e di continuare a combattere come un campione perché per lui io ero un campione. Ormai non trovavo nemmeno più le parole per dire qualcosa, ero emozionato ed ero lì a tutta perché avrei voluto fare una corsa in quel prato davanti a me… se anche finisse tutto, avrei avuto tutto. Mi spostarono ai bordi del campo perché iniziava l’allenamento. Che spettacolo, che meraviglia vedere tutto ciò che i fuoriclasse vivono ogni giorno per regalarci le loro magie. All’improvviso uscì Montolivo e venne
da me a chiedermi se mi serviva qualcosa, se stavo bene, se avevo bisogno di acqua o altro. Che grande che sei Riccardo, pensai dentro di me: stava per allenarsi e pensava a un piccolo uomo come me che manco si regge più in piedi… sei immenso capitan Montolivo. Uscì anche Donnarumma e Riccardo lo chiamò lì da me. Mamma mia che gigante buono pensai subito, che fantastico ragazzo anche Gigio. Mi accarezzò e mi abbracciò forte, quasi che mi spezzava in due. Ero seduto su una sedia ma credo che forse gli arrivo alle spalle. Lì poi a dirmi che ogni volta che avevo desiderio di essere tra di loro, non dovevo fare altro che dirglielo. Mamma mi guardò. Io piangevo e ormai non capivo più niente. Mister Montella li chiamò tutti e così tutti insieme mi fecero un immenso saluto: sapevano che dovevo rientrare a fare terapia e mi aspettava un viaggio di ritorno molto pesante. Guardai un po’ l’allenamento e poi piano piano ci avviammo verso l’auto, passeggiando dentro a quel paradiso che mi aveva ospitato. Non mi reggevo in piedi, mi accompagnarono fino alla macchina, ero stanchissimo. Partimmo in direzione Bassano del Grappa, non riuscivo a dire niente, mi girava la testa ma non scordavo quell’odore, quell’odore di calcio, quell'odore di un pallone che scivola sull’erba, un passaggio, un tiro, un cross, le scarpette con i tacchetti, l’odore dei guanti di Gigio, i guanti che per me sono un pezzo di sogno, quei guanti che mettevo sin da bambino, perché anch’io ero un n1, perché anch’io volevo fare il portiere e adesso mi ritrovo invece qui, che non so se domani riuscirò a parare quell’ultimo rigore, il rigore della vita. Grazie Riccardo Montolivo, grazie Gigio Donnarumma, mister Montella. Grazie a tutti i ragazzi del Milan Calcio, grazie dal cuore di essere meraviglioso calciatori, ma soprattutto stupendi uomini. Arrivai a casa e spensi poi la luce mentre un’altra lacrima mi segnava il viso, sapendo che io non so se anche domani spegnerò la luce da solo. Ma una cosa è certa. Grazie all’Associazione Italiana Calciatori, piccole persone come me ci credono ancora, combattono, lottano, senza mai dimenticarsi che la cosa più bella che abbiamo tra le mai è la vita. 41
Io e il calcio l’intervista
di Pino Lazzaro
Con Gigi Datome (basket)
Nato a Montebelluna e col basket hai iniziato a Olbia. Famiglia in viaggio con papà? “No, sono nato a Montebelluna perché mia madre è originaria di lì e ha voluto partorire a casa, ma da subito abbiamo vissuto ad Olbia, quella che considero mia terra d'origine e mia dimora”. Perché quella volta proprio il basket? Ti ha proprio preso? Chi sono stati i tuoi “tassisti”? Che ricordi hai di quel periodo? “Il basket perché babbo è ancora il presidente della Santa Croce a Olbia, mio fratello più grande di 5 anni, Tullio, giocava già, era insomma lo sport di famiglia. Non mi ricordo neanche quando è stata la prima volta al Pala Datome (intitolato a mio zio), mi portavano i miei genitori e quando ho cominciato ad andare alle medie andavo in bicicletta. Ho i ricordi della passione e del divertimento puro, del giocare le ore a vuoto, senza nessun obiettivo, solo per il gusto di giocare”. Quando hai capito che poteva diventare qualcosa in più? “Quando avevo 13 anni ho cominciato
ad essere chiamato nelle selezioni nazionali ed ero uno dei più bravini, ero molto competitivo e il sogno era quello di far parte sempre delle squadre nazionali giovanili, sino ovviamente ad arrivare con la Nazionale maggiore”. 42
A 16 anni via da casa: è stata dura? Stavi in un collegio, con un’altra famiglia? Con gli occhi di adesso, che anni sono stati? Con la scuola come hai fatto? Fin dove sei arrivato? “È stata una scelta dettata sicuramente dall’ambizione e dall’entusiasmo. La felicità di vivere all'interno di una squadra di serie A importante come Siena e la curiosità di vedere se la vita da professionista mi calzava. Mia mamma è venuta con me, avevamo un appartamento nostro ed è stata fondamentale per rendere il distacco meno brusco e soprattutto per permettermi di continuare a studiare senza pensare a dover cucinare, fare le lavatrici ecc.. Ero veramente un ragazzino in un mondo di adulti perché ero aggregato alla serie A anche se avevo solo 16 anni. È stato molto utile perché ho dovuto imparare subito e in fretta come funziona in quell'ambiente in cui ora sono a mio agio. A Siena ho preso la maturità scientifica e mi ero iscritto all'università ma non ho mai dato nessun esame”.
Quando è diventato un “lavoro”? Devo toglierle o lasciarle quelle virgolette? Sempre con gli occhi di adesso, cosa ci hai messo/stai ancora mettendo di tuo? “È per certi versi più difficile di un lavoro normale, per altri naturalmente molto più gratificante. Se c'è la passione dietro e ovviamente i risultati tutti i sacrifici vengono affrontati a cuor leggero. Di mio cerco di metterci la voglia di continuare a migliorarmi, di raggiungere nuovi obiettivi, del lavorare ogni giorno per raggiungerli”.
Come funziona per te/voi del basket? Quando le “ferie”? Quando grosso modo la preparazione? Quale la settimana-tipo (quanti allenamenti), che tipo di lavori? Usate pure voi i video? “Quando ho la possibilità stacco totalmente per 20 giorni. Poi ricomincia la preparazione individuale per arrivare al raduno in forma o un percorso per migliorare fisicamente o tecnicamente con un lavoro individuale. Io che gioco l'Eurolega giochiamo due e capita pure tre volte alla settimana, così ci alleniamo praticamente tutti i giorni ma non abbiamo una routine fissa. La mattina è dedicata alle sessioni di pesi e di tiro, il basket è la sera e le riunioni al video sono quotidiane, sia sul rivedere i nostri errori sia sullo scoutizzare gli avversari. Le sedute durano grosso modo dalle due alle tre ore: di giorni liberi ne abbiamo due/ tre al mese”. Chi ha scelto per quel tuo essere capitano? Una votazione nello spogliatoio? Che capitano cerchi di essere? “In Nazionale chi ha più presenze è il capitano della squadra. Cerco di guidare il gruppo come esempio in campo e fuori, che vuol dire lavorare duramente e spronare i compagni in palestra e ricordare che anche quando non giochiamo abbiamo ITALIA scritto sul petto e quindi dobbiamo essere eticamente impeccabili: che la squadra abbia l'atteggiamento e la mentalità giusta, è questo che più mi sta a cuore”.
l’intervista
Le senti le partite? Dormi per dire la vigilia? E la gente? Un qualcosa che ti gasa (in un palazzetto mi pare ancora più dura estraniarsi)? “Dormo sempre prima della partita, anche di pomeriggio. Quando sono in campo sto bene, è l’attesa che a volte mi snerva molto: ecco, aspettare le partite importanti mi spazientisce. Dopo le partite invece, tutte, non chiudo occhio prima delle tre o delle quattro per l'adrenalina. Mi piace il palazzetto caloroso, che sia in casa o fuori, odio invece le partite con il pubblico freddo o poco numeroso. Sì, da noi l’atmosfera è più racchiusa, ho la sensazione
La scheda che sia un’atmosfera che in campo si sente di più rispetto al calcio”. E il calcio? Lo segui? Tifoso di qualche squadra? Allo stadio ti capita di andarci? Fate magari del calcetto a volte per riscaldarvi o c’è sempre paura dell’infortunio? “Sono andato poche volte allo stadio a Roma e una volta a Istanbul; da bambino ero tifosissimo della Juve, ma poi sono passato ad essere simpatizzante della Roma, quindi non posso ritenermi assolutamente un tifoso. No, non lo seguo tantissimo, seguo solo quando gioca la Nazionale. E proprio perché abbiamo paura degli infortuni, nemmeno a calcetto ci giochiamo mai”. Pagine e pagine ogni giorno sul pallone, giusto una o massimo due per il basket: un po’ ti rompe? “Il calcio è lo sport nazionale e non cam-
Luigi “Gigi” Datome è nato a Montebelluna (provincia di Treviso) nel novembre del 1987 ma ha vissuto ed è cresciuto a Olbia (Sassari). Ha iniziato a 4 anni giocando a minibasket (proprio una passione di famiglia) ed è cresciuto nelle giovanili della Santa Croce Olbia, squadra con cui ha vinto uno scudetto “Allievi”, esordendo in serie B2 appena quindicenne. Nel 2003 (sedicenne) si trasferisce alla Montepaschi e a Siena rimane fino al 2006 vincendo Scudetto e Supercoppa Italiana nel 2004, oltre a tre scudetti giovanili (under 20 2004 e Under 18 2004 e 2005). Nella stagione 2006-2007 va in prestito a Scafati, dove rimane fino al 2008, passando successivamente alla Virtus Roma con cui gioca per cinque stagioni. Nel luglio 2013 ecco il salto nella Nba con i Detroit Pistons a cui fa seguito (2015) l’esperienza con i Boston Celtics. Nell’estate sempre del 2015, si trasferisce infine in Turchia, al Fenerbhaçe Ulker Istanbul con cui ha vinto lo scudetto (mvp della finale) e la Coppa di Turchia sia nel 2016 che nel 2017, e l’Eurolega 2017 (la Champions League del basket europeo; finale contro l'Olympiacos a Istanbul), riscattando la sconfitta nella finale del 2016 (persa contro il CSKA a Berlino). Già in maglia azzurra a livello giovanile (due medaglie di bronzo ai Campionati Europei Under 18 nel 2005 e Under 20 nel 2007, con la partecipazione pure agli Europei Under 16 nel 2003, Under 18 nel 2004 e Under 20 nel 2006), ha fatto l’esordio nella Nazionale maggiore nel 2007, disputando cinque edizioni del Campionato europeo (2007 in Spagna, 2011 in Lituania, 2013 in Slovenia, 2015 tra Berlino e Lille, 2017 tra Helsinki, Tel Aviv, Cluj-Napoca e Istanbul, con fase finale a Istanbul). Dal 2013 è il capitano degli azzurri. bierà mai, sarà sempre lo sport di riferimento per la tradizione italiana. È come se le bocce si lamentassero che noi abbiamo più spazio di loro”.
Al dopo ci pensi? “Ci penso ma non in maniera ossessiva. Cerco ancora di capire cosa mi interessa realmente…”. 43
internet
di Mario Dall’Angelo
I link utili
Homeless World Cup: contro il disagio abitativo Si è svolta a Oslo in Norvegia l’edizione 2017 della Coppa del Mondo di calcio per persone in condizione di disagio abitativo. La manifestazione, giunta quest’anno alla quindicesima edizione, è stata promossa nella capitale scandinava dalla Homeless World Cup Foundation con l'appoggio dell'Unione Europea, dell'Uefa attraverso la campagna Respect, e dalla Fifpro, l'organismo internazionale delle associazioni dei calciatori. Il movimento della HWC coinvolge ogni anno 74 partner nazionali, oltre 450 locazioni e circa 100.000 persone. La fase finale di quest’edizione ha visto la partecipazione di 48 rappresentative nel torneo maschile-misto e di 16 nel femminile, per oltre cinquecento partecipanti agonisti. Il sito ufficiale - homelessworldcup.org - consente di conoscere e capire meglio innanzitutto la condizione di chi è senza casa. Il disagio abitativo comporta isolamento sociale e di conseguenza la compromissione delle capacità di lavorare, comunicare e condividere l'esperienza di vita con gli altri. Il coinvolgimento nel calcio consente agli homeless di instaurare relazioni e di diventare compagni di squadra, che significa imparare a fidarsi e a organizzarsi per perseguire insieme lo stesso obiettivo. Inoltre, far parte di una squadra responsabilizza il singolo attraverso la pratica delle sedute di allenamento, della puntualità e della preparazione. Fa sentire parte di qualcosa di più grande di se stessi e questa sensazione di potenziamento individuale, di empowerment, fa capire ai senzatetto di poter cambiare la propria vita. E non si tratta di supposizioni: un sondaggio condotto sui partecipanti della manifestazione ha evidenziato che il 94% percepisce un impatto positivo del calcio sulla propria vita, l'83% un miglioramento nelle relazioni sociali con la famiglia e gli amici, il 77% un reale cambiamento nella propria vita, il 71% la scelta di continuare a praticare il calcio. Partner italiano della Homeless World Cup Foundation è l’Asd Dogma onlus, organismo fondato a Milano nel 2011, che si occupa di promozione dello sport e dell’attività fisica, organizzando eventi sportivi con valenza sociale, con particolare attenzione a chi è in condizione
di disagio abitativo e a quanti vivono in comunità. Asd Dogma effettua la selezione e l’allenamento della squadra italiana che partecipa ai Mondiali e inoltre porta avanti altre tre iniziative proprie:
ringraziare Emiliano Mondonico: con le sue dritte, il suo esempio di vita, è uno stimolo importante”. E del resto non è la prima volta che su queste pagine ci occupiamo delle attività benefiche e sociali del mister lombardo, sempre pronto a mettere a frutto la sua popolarità come testimonial o anche semplicemente divulgando iniziative meritevoli di sostegno, come si può vedere sul suo profilo Facebook. Il torneo ha visto la vittoria del Brasile, che in finale ha sconfitto il Messico 4-3 ed è così arrivato per primo a conquistare la terza Coppa del Mondo homeless. Il Messico si è però preso la rivincita nella finale del torneo femminile, in cui ha prevalso sul Cile. L’Italia, che ha partecipato finora a tutte le edizioni della manifestazione fin dalla prima del 2003, non è riuscita a qualificarsi per la giornata conclusiva in cui si sono assegnati i trofei e nel Palemares resta così ferma a due vittorie.
la Italian Homeless Cup, il Calcio Solidale e la Scuola Solidale. La spedizione in Norvegia della Nazionale Solidale composta da Andrea, Carlos, Elia, Kekeli, Kevin, Pajazit e dal capitano Paolo - è stata composta da sette giocatori, dal momento che lo Street Soccer, la variante del calcio praticata dagli homeless, prevede quattro giocatori per squadra. Ai protagonisti di campo erano aggregati un allenatore, un responsabile della Federazione e il dottor Giorgio Cerizza, dirigente del dipartimento dipendenze dell’ospedale di Rivolta d’Adda. Ma la solidarietà fattiva del mondo del calcio ha accompagnato la nazionale anche con i consigli di un mister d’eccezione qual è Emiliano Mondonico, L’ex allenatore, tra le altre squadre, di Atalanta, Torino e Fiorentina, ha infatti inviato dall’Italia i suoi consigli per consentire all’allenatore al seguito di schierare al meglio la formazione in campo. IlPaulo Dybala @PauDybala_ JR luminanti al proposito le Lavorare più duro, per essere pronti per vincere parole del dottor Cerizza, prima possibile! rilasciate in un’intervista al Giorno: “Teniamo molto a partecipare a questo campionato Massimiliano Allegri@OfficialAllegri Zero alibi, non servono. Serve lavorare per fare una perché vediamo grande stagione. che è uno stimolo forte. Ci sono giovani che arrivano qui svuotati ma che, grazie allo sport, riescono piano piano a trovare la via, a ricostruirsi. Dobbiamo sempre Giorgio Chiellini@chiellini
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Non indietreggiare mai. Non arrendersi mai. Non fermarsi mai.
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internet
di Stefano Fontana
Calciatori in rete
Gazzi e Zaccardo dalla A alla Z www.alessandrogazzi.it Questo mese ci occupiamo del sito ufficiale di Alessandro Gazzi, centrocampista che ha vestito le maglie di Bari, Siena, Torino e Palermo e, da quest’anno, in forze all’Alessandria. Sin dalle prime battute, un fatto è subito chiaro: siamo di fronte ad uno spazio web personale diverso da quelli abitualmente recensiti in questa rubrica. Nel taglio principale dell'homepage troviamo una foto di Alessandro, il manifesto “CORRO PENSO SCRIVO” e l'hashtag “#14s t o r i e d a mediano”. Oltre ad essere un ottimo atleta ed un talentuoso ce nt ro c amp i sta con grandi doti di visione del gioco, Gazzi ha un ulteriore dono: scrive divinamente. La
sezione “blog” del suo sito personale è una finestra aperta sul mondo di questo giovane, serio professionista ed affettuoso padre di tre bellissime figlie. Scorrendo i vari post della sezione blog abbiamo avuto modo di conoscerlo, apprez zarne la curiosità, la concretezza e la sensibilità. Volgendo lo sguardo altrove, il sito è ricco di materiale più canonico come l'esaustiva pagina “carriera”, dove trovano spazio tutte le squadre dove ha militato, e la sezione “video news”, ricca di interviste e filmati del mediano originario di Feltre in azione sul rettangolo verde. Non manca inoltre un'esaustiva rassegna stampa degli articoli aventi come protagonista Alessandro. Citiamo infine la sezione “football life”: con lo stesso stile snello ed accattivante, quasi ipnotico, della sezione “blog”, Gazzi condivide la sua visione relativamente a vari aspetti del mondo del calcio. Non possiamo che consigliare una visita a questo originale spazio personale: siamo sicuri saprà lasciarvi qualcosa di importante.
www.cristianzaccardo.it Sito ufficiale per Cristian Zaccardo, difensore originario della proLeonardo Bonucci@bonucci_leo vincia di “Io posso fare cose che tu non puoi, tu puoi fare cose Modena che io non posso. Insieme possiamo fare grandi cose”. (citazione di Madre Teresa) classe 1981. Noto per il talento, la grande resistenza e la ferrea professionalità, vanta un palmarès davvero Leonardo Pavoletti@Pavoletti Io conosco la gente di mare, vengo dal mare, e voglio eccezionale: ha tornare ad essere protagonista davanti a questo nuovo infatti conquimare, dare il massimo, fare del mio meglio giorno dopo stato un Eurogiorno con umiltà, impegno e gratitudine. peo Under 21, la Coppa del Mondo nel 2006 ed è tra i protagonisti dello storico trionfo del Wolfsburg nella Stephan Lichtsteiner@LichtsteinerSte
ttando
… l'importante non è quante volte si cade, bensì quante volte si trova la forza di rialzarsi, rimboccarsi le maniche e continuare a lottare senza mai mollare…
stagione 2008/2009, vincitore della Bundesliga. Il sito ufficiale di Cristian accoglie il navigatore con un suggestivo collage dei tre trofei e delle principali squadre dove ha militato. La grafica del sito è semplice ed elegante, mentre i contenuti sono fruibili in italiano ed in inglese. Il taglio medio dell'homepage ospita un suggestivo video che raccoglie i principali successi di Zaccardo dagli esordi fino ad oggi. Scendendo ancora troviamo due finestre dedicate ai social network Twitter e
Facebook oltre ai collegamenti la videogallery, la fotogallery e la sezione speciale dedicata alla vittoria della Nazionale Italiana contro la Germania nel corso della storica finale di Berlino dei Campionati Mondiali del 2006.Oltre ai già citati Twitter e Facebook, Cristian è attivo con un profilo ufficiale anche su Linkedin e Instagram. Il sito ufficiale di Cristian Zaccardo è completato da una pagina dedicata alle statistiche e da una sezione news davvero ben realizzata. In generale la realizzazione è ottima: la grande attenzione ai mezzi di comunicazione più graditi ai giovani come i social, ben integrati nella struttura del sito, rende questo spazio web estremamente efficace. 45
tempo libero
musica
libreria Gazzetta dello Sport
Carriere spezzate
di Francesco Ceniti, 143 pagine - € 7,99
Il sogno interrotto in un attimo. Tutto finisce. E ci si deve reinventare la vita da capo. La storia di Marco Van Basten è nota a tutti, è stato uno dei più grandi giocatori di sempre, ma ha dovuto appendere le scarpe al chiodo prima del previsto per un maledetto infortunio alla caviglia. La sua carriera sfolgorante però lo ha aiutato a costruirsi un futuro degno del suo nome: dopo essere stato allenatore dell’Ajax e della Nazionale Olandese, ora ricopre il ruolo di Chief Officer for Technical Development alla FIFA. Non a tutti è andata così bene, ci sono storie simili anche se molto meno conosciute con finali ben diversi, c’è chi è finito a Barcellona a cucinare pizze, chi ha smesso di solcare i campi da giochi in tempo per evitare che un problema cardiaco ne provocasse la morte, chi ha mandato tutto a monte per un tuffo in mare finito male o per un “no” detto con troppa leggerezza, chi sembrava più forte di Roberto Mancini ma non è mai riuscito a spiccare il volo e chi è diventato un “ex calciatore” a ventidue anni per via di un incidente. Queste sono le loro storie. Storie di carriere spezzate. Minimum Fax
Brilliant Orange
di David Winner - 362 pagine - € 18,00
Di "Brilliant Orange" Simon Kuper ha scritto che «usa il calcio per comprendere una nazione». Ma questa lode meritata deve anche essere capovolta: David Winner usa la cultura, la storia, l'arte e il paesaggio dell'Olanda per comprendere il "totaalvoetbal". "Brilliant Orange" è così un vero e proprio libro totale sul calcio olandese e sulla sua enorme influenza, da Amsterdam a Barcellona e oltre, da Rìnus Michels a Van Basten, da Rijkaard a Guardiola. Winner racconta come un piccolo paese abbia avviato la rivoluzione del football moderno e in Johan Cruijff abbia trovato il massimo esponente di quella genialità nevrotica, il giocatore e poi l'allenatore simbolo. Cruijff è il giovane che non rispetta le regole e sul campo di calcio fa quello che i giovani Provos facevano per le strade nell'Olanda degli anni Sessanta. Ma l'autore ci mostra che il ribelle e i suoi compagni tanto si opponevano quanto portavano avanti, innovandola, la tradizione. Perché quella modernissima concezione del calcio fondata sullo sfruttamento e il controllo dello spazio di gioco proseguiva, in nuovi modi, la secolare battaglia degli olandesi per strappare terre al mare, e la geometrica perfezione dei quadri di Mondrian ritornava, in diversa forma, nei «Tulipani» su un prato erboso. Ultra
Sognando Paolo Rossi
di Maurizio Malavasi – 287 pagine - € 16,90
Uscendo mestamente dallo stadio di Bordeaux dopo l'estenuante sequela di rigori del quarto di finale degli Europei 2016, i tre amici inseparabili Riccardo, Alessandro e Lorenzo tornano indietro con la mente a più di trent'anni prima, quando ancora ventenni erano partiti per la Spagna lasciandosi la vita alle spalle, ognuno per un motivo diverso: il primo era appena stato mollato sull'altare, il secondo era fresco di licenziamento, il terzo era sulle tracce del ragionier Tarallo, l'amministratore del suo condominio sparito con tutti i soldi della cassa. Ma era l'estate dello storico Mundial '82 e l'euforia aveva contagiato anche loro, coinvolgendoli in un turbine di equivoci, imprevisti, situazioni comiche, amori spassionati ed emozioni indimenticabili. Tra le inaspettate vittorie degli azzurri, gli epici festeggiamenti sulle Ramblas, i ritiri con le squadre e una serie infinita di peripezie, i tre amici riusciranno poi a celebrare il loro mito, il mitico Pablito Rossi, mantenendo fede a uno strano patto che avevano stretto fra loro. 46
Omar Pedrini
Come se non ci fosse un domani A volte ritornano... e quello di Omar Pedrini è davvero un gradito ritorno: l’ex leader dei Timoria (insieme a Francesco Renga), dopo i noti “guai” fisici che lo hanno portato alla seconda rischiosissima operazione al cuore, edita il suo quinto album il cui titolo, “Come se non ci fosse un domani”, la dice tutta. Dieci tracce in classico stile Pedrini, un deja vù che però non stona, anzi, ci restituisce più in forma che mai uno dei migliori rocker della nostra musica. Grandi collaborazioni (Ian Anderson dei Jethro Tull, Lawrence Ferlinghetti, l’orchestra del Royal Albert Hall College), grandi ispirazioni (da Battisti ai Muse, dai Clash agli Oasis), grandi dediche (la ballata “Il cielo sopra Milano” è una lettera d’amore al capoluogo lombardo e “Freak Antoni”, il leader degli Skiantos, diventa simbolo della Bologna di qualche anno fa) e una straordinaria “Un gioco semplice”, cover di “Simple game of a genius” di Noal Ghallagher’s High Flying Bird. Un album di grandi emozioni, di blues, di rock, di soul, di folk, di testi diretti e immediati, di poesia, di purezza intellettuale… un ritorno alla musica e alla vita.
Benvenuto in Italia! Welcome to Italy! ¡Bienvenido a Italia!
Ti scriviamo queste poche righe di presentazione di quella che è la TUA associazione. Dal 1968 in Italia è presente un’Associazione di categoria che rappresenta tutti i calciatori. L’Associazione Italiana Calciatori dal 1968 associa, infatti, i calciatori professionisti e dal 2000 anche i calciatori dilettanti, le calciatrici e i calciatori del calcio a 5, Con più di 16.000 associati, è l’unica Associazione di categoria presente in Italia. AIC fa parte di FIFpro, il sindacato mondiale dei calciatori, del quale fanno parte le Associazioni di categoria della maggior parte dei Paesi nel mondo. In ogni squadra è presente il Rappresentante AIC, spesso il tuo capitano o uno dei veterani, che è il punto di riferimento per tutti gli associati della squadra e il tramite preposto per le comunicazioni con la struttura dell’Associazione. L’attuale Consiglio Direttivo è presieduto da Damiano Tommasi, Presidente AIC dal 2011. Di seguito potrai conoscere i componenti del Consiglio Direttivo che rappresentano tutte le
categorie di associati: Serie A, Serie B, Lega Pro, Dilettanti, Calcio a 5 e Calcio Femminile. Tra i servizi offerti dall’AIC sicuramente potranno essere di tuo interesse: • Assistenza legale tramite l’Ufficio Legale dell’Associazione e i suoi Avvocati Fiduciari su tutto il territorio nazionale; • Consulenza previdenziale e gestione dell’accantonamento al Fondo di Fine Carriera*; • Abbonamento gratuito all’App di Wyscout con fruibilità personalizzata del servizio di Video Analysis conosciuta a livello internazionale; • Servizi e scontistica applicata dai partner (www.assocalciatori.it) in ambito medico e assicurativo, dal Credito sportivo; • Percorsi di formazione post-carriera e per calciatori in attività; • Collegamento con l’Associazione calciatori del tuo Paese d’origine (o di tua ultima provenienza) per chiarimenti e/o problematiche di qualsiasi natura. L’iscrizione annuale all’AIC ti darà la possibilità di usufruire di tutto ciò e di altre attività
che potrai approfondire nel sito istituzionale www.assocalciatori.it o chiedendo informazioni al numero +39 0444 233233. Come avrai modo di vedere sarà semplice stabilire un contatto diretto con AIC e con i collaborator che sono in contatto continuo con i rappresentanti di squadra per aggiornamenti e/o problematiche che possono sorgere durante la stagione. La massima disponibilità di AIC è garantita dal fatto che è l’Associazione dei Calciatori, nata dalla volontà dei calciatori della nazionale nel lontano 1968 e da allora al servizio di questa professione tanto bella quanto piena di insidie personali e professionali. Buona permanenza nel nostro Paese, in bocca al lupo per il tuo lavoro e grazie per l’ascolto. Ti aspettiamo tra i nostri associati!
We are sending you a few lines to introduce YOUR association. Italy has had an Association representing all its football players since 1968. From that year,a the Associazione Italiana Calciatori – Italian Footballers’ Association – has united all professional players and in 2000 it extended its scope to include also amateurs, women and five-a-side players. With more than 16,000 members, it is the only footballers’ association in Italy. AIC forms part of FIFpro, the worldwide players’ union, of which the players’ associations of most countries of the world are members. Every team has an AIC Representative, often your team captain or one of the older players, who is the contact person for all team members and represents the team with the Association management. The present Management Council is chaired by Damiano Tommasi, AIC President since 2011. Later, you can get to know the members of the Management Council who represent
all categories of members: Serie A, Serie B, Lega Pro, Amateurs, Five-a-side football and women’s football. Some of the services of interest offered by AIC: • Legal assistance throughout Italy by way of the Association’s legal office and its lawyers; • Pension advice and management of contributions to the end of service fund*; • Free subscription to the Wyscout App with personalised use of the internationallyfamous Video Analysis service; • Services and discounts applied by partners (www.assocalciatori.it) for medical care and insurance, by the bank Istituto di Credito Sportivo; • Post-career and business training courses; • Contact with the footballers’ Association of your own country (or the country where you played last) for clarification and/or assistance with problems of any kind. Annual membership of the AIC will give you access to all of the above and many other activities which you
can see in more detail on the website www.assocalciatori.it or you can request information calling +39 0444 233233. As you will see, it is easy to make direct contact with AIC and its agents who are in continuous contact with team representatives for news and/or problems which can arise during the season. The AIC can assure you of its availability because it is the Footballers’ Association created by the Italian national team as long ago as 1968 and from then on has been at the service of this wonderful profession which, however, is also full of personal and professional pitfalls. Enjoy your stay in Italy, good luck with your work here and thanks for your attention. We hope to see you among our members!
Te escribimos estas pocas líneas de presentación de lo que es TU asociación. Desde 1968, en Italia existe una Asociación de categoría que representa a todos los futbolistas. Associazione Italiana Calciatori – Asociación italiana Futbolistas – asocia desde 1968 a los futbolistas profesionales y desde 2000 también a los aficionados, a las futbolistas y a los jugadores de fútbol sala. Con más de 16.000 asociados, es la única Asociación de categoría existente en Italia. AIC forma parte de FIFpro, el sindicato mundial de los futbolistas, integrado por Asociaciones de categoría de la mayoría de los países. En cada equipo hay un Representante AIC, que a menudo es el capitán, o uno de los veteranos, y hace de referente para todos los asociados del equipo y de intermediario encargado de las comunicaciones con la estructura de la Asociación. El actual Consejo Directivo es presidido por Damiano Tommasi, Presidente de AIC desde 2011. A continuación mencionamos a los componentes del Consejo Directivo que representan a todas
las categorías de asociados: Serie A, Serie B, Liga Pro, Aficionados, Fútbol sala y Fútbol femenino. Entre los servicios ofrecidos por AIC, indudablemente pueden ser de tu interés: • Asistencia legal a través de la Oficina Legal de la Asociación y sus Abogados Fiduciarios en todo el territorio nacional; • Asesoramiento sobre previsión y gestión de asignaciones al Fondo de Fin de Carrera*; • Abono gratuito a la App de Wyscout con uso personalizado del servicio de Video Analysis conocido a nivel internacional; • Servicios y descuentos aplicados por nuestros socios comerciales (www.assocalciatori.it) en ámbito médico y de seguros, por el Crédito deportivo; • Cursos de formación post-carrera y para futbolistas en actividad; • Conexión con la Asociación de futbolistas de tu país de origen (o de tu última proveniencia) para aclaraciones o por problemas de cualquier naturaleza. La inscripción anual en AIC te dará la posibilidad de aprovechar todo esto y otras actividades
sobre las cuales puedes informarte en el sitio institucional www.assocalciatori.it o pidiendo información al número +39 0444 233233. Como ves, es muy sencillo entablar un contacto directo con AIC y con los colaboradores, que a su vez están continuamente en contacto con los representantes de equipo para las actualizaciones o por cualquier problema que pueda surgir durante la temporada. La máxima disponibilidad de AIC está garantizada por el hecho de ser la Asociación de Futbolistas fundada por iniciativa de los jugadores del equipo nacional en el lejano 1968, desde entonces al servicio de esta profesión tan bella como llena de insidias personales y profesionales. Feliz permanencia en nuestro país, muchos éxitos con tu trabajo y gracias por escuchar. ¡Te esperamos entre nuestros asociados!
www.assocalciatori.it
*Ogni anno vengono accantonati dallo stipendio delle somme che potrai ritirare una volta concluso il contratto con la società sportiva in Italia. Ricorda che le cifre accantonate andranno richieste al Fondo.
*Each year amounts are put aside from your salary which you can withdraw once your contract with the Italian club ends. Remember that the amounts set aside must be requested from the fund.
*Cada año, parte del sueldo se destina a una asignación que podrás retirar una vez concluido el contrato con la sociedad deportiva en Italia. Recuerda que los montos de las asignaciones deberán ser solicitados al Fondo.