Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – 70% NE/VI - Anno 44 - N. 05 Giugno-Luglio 2016 - Mensile
2016
05
Giugno Giugno-Luglio Luglio
Cuore, entusiasmo, sacrificio: i ragazzi di Conte a testa alta
Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
All’interno speciale
Orgoglio azzurro! Ripartiamo da qui…
BUFFON TI ASPETTA CON LA COLLEZIONE UFFICIALE DI FIGURINE UEFA EURO 2016
TM
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LA COLLEZIONE UFFICIALE DI FIGURINE IN TUTTE LE EDICOLE
editoriale
di Damiano Tommasi
Meritiamoceli Forse per la prima volta nella storia del calcio italiano una sconfitta ha provocato una corsa tanto affrettata a prendersi i meriti. Un piccolo rigurgito con Zaza e Pellè nel più classico stile “abbiamo vinto, hanno perso” ma in generale l’avventura europea si è conclusa con “quanto siamo bravi, come abbiamo lavorato bene”. Non sto parlando del lavoro sul campo, ovviamente, e anzi, ancora una volta credo sia chiaro come una delle parti migliori dello sport siano gli atleti. Ho scritto “parti migliori” perché l’Europeo di Francia ha visto anche altri protagonisti, i molti tifosi positivi ed encomiabili che hanno fatto quasi dimenticare le assurde guerriglie urbane della prima settimana. Ma andando per ordine non si può non rendere merito a Mr. Conte per il lavoro svolto e, ahimè, forse non completato. Sicuramente l’eredità, o il solco come hanno detto in molti, lasciata è preziosa e salutare. Un gruppo di “ragazzi” che si sono fatti apprezzare tanto in campo quanto in sala stampa. I famosi comportamenti giusti, tanto cari a Mr. Spalletti, alla fine hanno pagato. Non sempre è la vittoria sul campo a premiare ma spesso è la famosa reputazione, il messaggio che trasmettiamo con il nostro modo di fare, che misura il nostro successo. Paradossale, quindi, che alla fine di tutto i calciatori, tanto bistrattati quando si tratta di politica federale, siano la manna dal cielo che fa sorridere il lavoro dirigenziale. I cosiddetti (per qualcuno) percipienti hanno
dimostrato con i fatti e con le parole, se ancora ce ne fosse bisogno, che in mezzo al campo non ci vanno burattini a comando ma persone pensanti che tanto danno al mondo dello sport. Sarò di parte ma è innegabile come l’intero torneo sia stata una continua esaltazione degli atleti uomini con spessore umano di gran lunga più interessante di molti dirigenti sugli spalti. E a proposito di spalti nell’ordine, Albania, Ungheria, Irlanda, Islanda e Galles hanno visto celebrare le sconfitte come non siamo abituati a vedere. Nei giorni in cui in Italia arrivano le prime squalifiche sportive per rapporti inopportuni con le tifoserie, in cui le procure indagano sui legami tra ‘ndrangheta e mondo ultras è un respiro di sportiva soddisfazione vedere e rivedere la Geyser Sound del pubblico islandese al ritorno in Patria. La guerriglia urbana animata dai russi nelle prime settimane, come detto, ha avuto la sua risposta prima dalle forze dell’ordine e poi dalla parte sana delle tifoserie. E noi? A breve pubblicheremo la terza edizione del report “Calciatori sotto tiro” e ancora una volta ci accorgeremo del modo malato di vivere le sconfitte (ma non solo) con il quale stiamo convivendo da anni. Cosa ci stiamo meritando? La mia personale sfida è che l’Associazione e tutti i suoi componenti riescano a meritarsi, dietro la scrivania, quello che sul campo e sugli spalti riesce ancora ad emozionare.
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Poste Italiane SpA – Spedizione
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Giugno Luglio
editoriale di Damiano Tommasi Meritiamoceli
scatti di Maurizio Borsari e Nicolò Zangirolami l’intervista di Pino Lazzaro Gabriele Oriali
servizi di Umberto Calcagno Con la vittoria del Portogallo di Cristiano Ronaldo si è concluso il campionato Europeo 2016 dove anche gli azzurri di Conte, pur uscendo ai quarti (ai rigori) contro la Germania, hanno avuto il ruolo di grandi protagonisti. In questo lungo speciale, ripercorriamo, passo per passo, tutta la competizione francese.
Rinnovo della Convenzione AIC/LLOYD’S
serie B di Claudio Sottile Vamos Zampano!
scritto per noi di Alessandro Comi Rocco Sabato
speciale
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di Nicola Bosio
come stai? di Pino Lazzaro Fabrizio De Luca
amarcord di Claudio Sottile
Mister Petras, cieca passione slovacca
Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
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calcio e legge di Federico Trefiletti
Come si considera il contratto del calciatore
politicalcio di Fabio Appetiti Valentina Vezzali
regole del gioco di Pierpaolo Romani L’essenziale è invisibile agli occhi
femminile di Pino Lazzaro Le promosse dalla B
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Organo mensile dell’Associaz
ione Italiana Calciatori
Cuore, entusiasmo, sacrificio: i ragazzi di Conte a testa alta
2016
sommario
2016
05
Giugno Gi Luglio ugno-Luglio
Orgoglio azzurro! Ripartiamo da qui…
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All’interno speciale
2016 - Mensile
speciale europei
di Gianni Grazioli
Il bilancio finale
Un gruppo da app
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Il cammino azzurro ad Euro 2016: 1) l’ottimo inizio con la vittoria sul Belgio; 2) il bis contro la Svezia che ci qualifica primi del girone; 3) la battuta d’arresto contro l’Irlanda; 4) la grande partita contro la Spagna ed il passaggio ai quarti; 5) l’uscita (a testa alta) contro la Germania ai calci di rigore
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Adieu, adieu, Francia. Adieu, adieu francesi. Ancora una volta ci sono stati fatali gli undici metri. La poco considerata (all’inizio) Italia “contiana”, è invece uscita di scena solo quando ormai sembrava lanciatissima verso orizzonti che quasi nessuno avrebbe immaginato. Al di là di una eliminazione che, a distanza di qualche giorno, fa ancora molto male per il modo in cui è maturata, restano invece scolpiti nella memoria di tutti i meritati elogi piovuti da ogni parte d’Europa per le prestazioni dei giocatori azzurri: per questo il successo della spedizione italiana deve considerarsi già garantito, anche se c’è stata l’amara uscita di scena ai quarti con la Germania. L’Italia in questa competizione francese ha giocato un calcio pratico, ordinato, con il pallone e senza, cercando di restare organizzata, specie quando il possesso palla passava agli avversari. Che non sia più il tempo – ora come ora – del calciofantasia? Guardate la Spagna: spettacolare (anche se meno del recente passato) con il possesso palla, e poi? E così il titolatissimo (ad inizio torneo) Belgio, ottima squadra, composta da grandissimi talenti. Ma quando poi il pallone lo prendevano gli avversari, c’era solo Nainggolan che cercava di recuperarlo. Non a caso entrambe le squadre sono state surclassate dagli azzurri, sul piano del gioco e del risultato. Quello che si è visto nelle 5 partite disputate da Bonucci e compagni è che in Italia c’è una grande testa calcistica pensante, tra le più importanti al mondo: quella di Antonio Conte. Ed un gruppo che lo ha seguito sin dal primo giorno del suo insediamento, identificandosi in toto col proprio allenatore. Un mix di giocatori: sano, determinato e in perfetta simbiosi col suo condottiero. Gli azzurri e Conte sono così riusciti a ri-
speciale europei
di Sergio Campana
plausi avvicinare i tifosi italiani alla Nazionale. Ed è un merito non da poco aver fatto tornare l’amore della gente verso la maglia azzurra. Piano piano, a suon di prestazioni, Buffon e compagni sono riusciti a conquistare anche i più scettici. Grazie al cuore, al temperamento e pure al gioco (a tratti spettacolare). Ho avuto l’onore di seguire da vicino giorno dopo giorno questa spettacolare avventura. E vi posso assicurare che quel loro essere squadra/gruppo l’ho potuto avvertire anche… da fuori, giusto osservandoli nel loro modo di stare assieme, giorno dopo giorno, ancora e ancora. Il miracolo sportivo era dietro l’angolo e si stava materializzando dopo quei 120 minuti contro la Germania. Ma quel miracolo non è riuscito fino in fondo perché gli azzurri hanno fallito 4 rigori (contro i 3 dei panzer teutonici). Brucia molto perdere così… mettendo pure in conto le tante attenuanti tra infortuni, squalifiche e le precarie condizioni fisiche di qualche giocatore. L’Italia è uscita dunque a testa alta, altissima. In mezzo c’è stata tanta fatica, tanta dedizione e la caparbietà per prolungare il più a lungo possibile un sogno. Grazie lo stesso ragazzi, siamo tutti orgogliosi di voi.
Nazionale operaia ma di veri uomini Peccato che una partita di fondamentale importanza come Italia-Germania sia stata conclusa solo ai calci di rigore, che sono stati la sagra degli errori, più degna di una gara tra scapoli ed ammogliati che di una competizione tra calciatori di livello internazionale. Sette calci di rigore sbagliati non hanno precedenti nella storia del calcio e purtroppo quello decisivo è toccato a noi, che così abbiamo solo sfiorato una vittoria con i campioni del Mondo in una partita molto equilibrata e difficile per tutte e due le squadre. Usciamo dunque a testa alta , ma come succede in queste occasioni c’è il rammarico di non essere riusciti a dare il colpo decisivo, per continuare un percorso che comunque è stato superiore ad ogni aspettativa. Non dobbiamo infatti dimenticare tra quanto scetticismo siamo partiti per gli Europei e quali prestazioni siamo riusciti ad offrire contro squadre come il Belgio, la Spagna o la stessa Germania considerate, non solo sulla carta, nettamente a noi superiori sul piano tecnico ed agonistico. E va tenuto conto che non abbiamo potuto contare sui centrocampisti titolari, prima Marchisio e Verratti, poi Montolivo, quindi De Rossi e Candreva. Occorre riconoscere ad Antonio Conte un ruolo fondamentale sulla scelta non solo di buoni giocatori, ma anche di veri uomini, che l’hanno seguito mettendo in campo la loro voglia di imporsi, la massi-
ma determinazione, il cuore. Ne è nata una squadra, operaia fin che si vuole, ma capace di riguadagnare la stima e l’ammirazione della gente. Da molti anni attorno alla Nazionale non c’era entusiasmo, anche se il comportamento del pubblico era giustificato dalla mancanza dei successi che un tempo ci avevano portato nei punti più alti della classifica mondiale. In questi Europei qualcosa è cambiato e lo dimostrano le migliaia e migliaia di maglie azzurre che abbiamo visto negli stadi di Francia ad accompagnare le ottime prestazioni dei nostri calciatori. Si può dire che in campo hanno dato tutto, che nessuno si è tirato indietro, mostrando grande attaccamento alla maglia della Nazionale, fiducia e riconoscenza ad Antonio Conte. In conclusione non è fuori luogo osservare che la Nazionale con quello che ha dato in questi Europei ha valorizzato il calcio italiano che da diverso tempo non gode di ottima salute ed è fermo nelle posizioni di rincalzo delle classifiche continentali. Ora Ventura è chiamato a sostituire Conte (che intanto si è tolto un macigno dalla scarpa lamentandosi di essere stato lasciato solo con Tavecchio in questo due anni) e ci sarà da lavorare molto per preparare i prossimi Mondiali. Il nuovo CT non potrà rinunciare a tutto quello di buono che Conte ha costruito, ma dovrà confermare tutte le sue qualità dimostrate alla guida tecnica dei club, soprattutto nella valorizzazione dei giovani.
In 7 righe… Colori
di Damiano Tommasi
Antonio Conte aveva invitato a metterla tutti, a vestirsi di azzurro e, per chi fosse andato allo stadio, a colorare dei nostri colori gli spalti. Che spettacolo, tutti in azzurro! La semifinale Portogallo-Galles era tra due rosse tradizionali e lo stadio era, quindi, completamente rosso. Peccato che un mix di marketing, regole e scaramanzia abbia visto in campo solo la terna arbitrale con un rosso carminio-fucsia che, ironia della sorte, era lontanissimo dalla loro nera tradizione. Forse un piccolo segnale di ulteriore distanza tra business e passione/tradizione? 7
speciale europei
di Pino Lazzaro
Lione, 13 giugno 2016: Belgio – Italia 0-2
fsordio vincfntf: azzurri, buona la prima Hanno dftto “Quando è arrivata quella palla di Leo ho capito che non potevo fallire, anche perché il c.t. mi aveva detto che se sbagliavo un gol, come con la Scozia, mi avrebbe fatto tornare a piedi. Dedico questa rete e la vittoria a mio nonno, che mi aveva sempre seguito quando ero piccolo: è scomparso qualche anno fa, penso che vegli su di me anche adesso”. Emanuele Giaccherini “Quanto vale questa vittoria? Nient’altro che i tre punti. La mia miglior partita all’Europeo deve ancora arrivare. La nostra ricetta? Sacrificio, umiltà da parte di tutti e… palle quadrate”. Leonardo Bonucci “Eravamo tra le squadre meno forti di questo europeo: abbiamo fatto una buona gara, ora siamo un po’ meno scarsi di prima”. Gianluigi Buffon “L’Italia ci ha surclassato nell’organizzazione, tatticamente è stata la squadra più forte”. Thibaut Courtois. “Abbiamo battuto il Belgio, che è molto forte, abbiamo costruito e giocato da quadra, ho dei ragazzi fantastici, seri. Ma non abbiamo fatto ancora niente, dobbiamo pensare a superare il girone e poi arrivare dove meritiamo di arrivare. In un torneo come questo, è necessaria un’alchimia di persone che stiano bene insieme: la più grande soddisfazione per me stasera è l’aver visto quanto tutti i miei giocatori, anche quelli in panchina, fossero felici”. Antonio Conte “Per vincere queste partite ci vogliono testa e cuore, qualcuno aveva sbagliato pronostico. Conte è il valore aggiunto, cucina la miglior pizza con quello che ha”. Giovanni Malagò
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Quflla macchia azzurra f viola
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n uno stadio rosso e azzurro (erano più loro e dunque c’era più rosso), un’altra macchia colorata in quel momento m’è subito saltata agli occhi. Lì, lontano dalla panca azzurra, Giaccherini ha appena messo giù quel pallone col contagiri di Bonucci. Uno-due. Di sinistro di contro balzo (uno) e subito gol di destro (due), niente da fare per Courtois. Proprio lui, Emanuele, che anche qui sul Calciatore aveva avuto modo di raccontare il tormento di una stagione, quella inglese – la seconda col Sunderland – passata per l’appunto più che altro a curarsi, ancora e ancora. Lui che a suo tempo aveva detto e ripetuto che era tornato in Italia anche con la speranza di riconquistare l’azzurro in vista dell’Europeo, chissà. Comunque sia, è gol! Ed è subito una macchia azzurra (il colore delle tute) e viola (il colore delle casacche) quella che si forma davanti la nostra panchina, un metro dentro il campo. Dai, non la si vede spesso una cosa così: i panchinari lì ad abbracciarsi, loro, tutti assieme. Bello. Sì, un bel mucchio insomma che poi si apre e accoglie il nostro Giac che è arrivato sin lì dopo il primo abbraccio con i compagni sul campo. Ed è bello come questo mucchio azzurro e viola si apra verso il nostro piccolo bomber, lo accolga e lo faccia sparire dentro di sé. Sì, più di un abbraccio. E così – da fuori e da lontano – tutti a parlare di gruppo e gruppo e gruppo. Ed è proprio così, s’è ben visto (pl).
speciale europei
Hanno scritto Adesso vi diranno tutti che, in fondo, se l’aspettavano. Sapevano che l’Italia, questa Italia testa e cuore come aveva chiesto Conte, sarebbe stata capace di andare oltre se stessa. La verità è invece più banale e più semplice. Conte ha dato misura e carattere a una squadra che è stata capace di esaltare le sue qualità, non solo di corsa e carattere. Alessandro Vocalelli (Corriere dello Sport) Ci mettiamo la cera nelle orecchie come i marinai di Ulisse per non ascoltare il canto delle sirene. Ci ripetiamo che anche due anni fa in Brasile battemmo l’Inghilterra all’esordio. Poi... Ok, ma che fatica restare
calmi davanti a un’Italia così! È stato un capolavoro. Luigi Garlando (La Gazzetta dello Sport) Ebbene sì, c’è anche l’Italia. Che non solo batte una delle favorite della vigilia, e ipoteca il primo posto nel girone con i vantaggi che ne conseguono. Ma vince con un’autorevolezza sorprendente, anzi sbalorditiva in rapporto alle attese. Gigi Garanzini (La Stampa)
Poveri, gli azzurri, di tecnica, ma non di tutto il resto, di tutto quello che serve a rifilare al Belgio un 2-0 sofferto quanto giusto. L’ Italia parte bene, è suo il risultato più rotondo, alla pari con la Germania. Ma la Germania non giocava contro i secondi al mondo, anche se ieri questa forza non s’è vista molto. Gianni Mura (La Repubblica)
Sono successe le cose migliori per noi, ma non sono successe a caso. L’Italia è una
L’Italia inizia nel migliore dei modi la sua avventura europea: sono il pregevole gol di Giaccherini e il tiro al volo di Pellè a regalare agli azzurri i primi tre punti nel Gruppo E contro il Belgio. I ragazzi di Conte partono bene ma è Buffon il primo dei portieri impegnati su tiro da fuori di Nainggolan. Poi dai piedi di Bonucci parte uno splendido lancio che pesca Giaccherini alle spalle della difesa belga: controllo perfetto e diagonale che fredda Courtois in uscita. Italia vicina al raddoppio con Pellè di testa e ripresa con continui cambi di fronte: Lukaku ci grazia, Courtois nega il gol a Pellè, ci prova Origi da posizione ravvicinata e Immobile sfiora il raddoppio. Che arriva con una sforbiciata al volo di Pellè su contropiede di Candreva al 92’. A sinistra, l’esultanza di Giaccherini (man of the match per la Uefa) dopo il primo gol. A fianco, Bonucci (il migliore degli azzurri) versione “regista”: suo il lancio sulla rete di apertura. Sotto, Parolo circondato dai centrocampisti belgi. In basso, Pellè autore della rete del 2 a 0 in pieno recupero.
squadra vera, sapremo poi di che livello, ma è raro vedere nel calcio qualcosa di così gestito, quasi telecomandato. Non c’è un movimento improvviso, non c’è un istinto, solo cose provate. Mario Sconcerti (Corriere della Sera)
Lf pagfllf Buffon Barzagli Bonucci Chiellini Candreva Parolo De Rossi Giaccherini Darmian Eder Pellè Thiago Motta De Sciglio Immobile Conte
Gazzetta dello Sport
6,5 6,5 8 7 7 7 7 7,5 5 6,5 7 s.v. 6,5 6,5 8
Corriere dello Sport
6,5 6,5 8 6,5 7 6,5 7,5 7,5 5,5 7 7,5 s.v. 6,5 s.v. 7,5
Tuttosport
Media
6,5 7 7,5 6,5 7 6 6,5 8 6 6 7 6 5,5 6,5 7,5
6,5 6,66 7,83 6,66 7 6,5 7 7,66 5,5 6,5 7,16 6 6,16 6,5 7,66
Il tabFllino BELGIO – ITALIA 0-2 Marcatori: 32’ Giaccherini, 90+2’ Pellé Belgio: Courtois; Ciman (75’ Ferreira Carrasco), Alderweireld, Vermaelen, Vertonghe; Witsel, Nainggolan (62’ Mertens); De Bruyne, Fellaini, Hazard; R. Lukaku (73’ Origi). CT: Wilmots Italia: Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Candreva, Parolo, De Rossi (78’ Motta), Giaccherini, Darmian (58’ De Sciglio); Pellè, Eder (75’ Immobile). CT: Conte Arbitro: Mark Clattenburg (Inghilterra) Amoniti: Chiellini, Eder, Bonucci, Thiago Motta, Vertonghen 9
speciale europei
di Pino Lazzaro
Tolosa, 17 giugno 2016: Italia – Svezia 1-0
Vittoria soeefrta:: Italia giA’ agli ottavi Hanno dftto “È stata una partita difficile, sapevamo che sarebbe stato così per come giocano loro, molto compatti e chiusi. Nel secondo tempo abbiano fatto meglio, Conte ci ha detto di giocare più sulle fasce e ci siamo riusciti, ma importante è stato vincere e fare questo risultato. Dove possiamo arrivare? Non lo so, l’importante è non avere rimpianti”. Martin Eder “È stata una partita difficile, dura, sicuramente nel primo tempo abbiamo fatto più fatica: loro arrivano prima sulla palla, ma noi non abbiamo concesso niente. Chi si sarebbe mai immaginato che l’Italia sarebbe già passata dopo due partite? I ragazzi sono stati bravi a fare male quando bisognava. Adesso possiamo dare una chance a chi ha giocato meno. Ringrazio i nostri tifosi. Vestitevi con la maglia azzurra, è un segno forte di identità. Allo stadio c’erano 9mila tifosi, ma si vedevano solo i colori svedesi. Dobbiamo essere uniti anche in questo”. Antonio Conte “Peccato per la traversa, ci avevo creduto ma l’importante era vincere. Adesso andiamo avanti per la nostra strada, vediamo di partita in partita, dobbiamo continuare a essere compatti e a giocare da squadra e i risultati arrivano”. Marco Parolo “L’obiettivo è stato raggiunto, lo volevamo fortemente. Nessuno lo pensava ma siamo qualificati in anticipo. Siamo veramente un grande gruppo, tutti e 23 partecipano sempre, anche quelli che non giocano”. Emanuele Giaccherini
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A bordo campo
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artita faticosa, specie il primo tempo. Anche a guardarla. Allora occhio allo stadio (applausi) e al solito loro più di noi, loro che le vestono proprio tutti quelle maglie gialle ed è un bel vedere, poco da fare. Magliette dunque tutte uguali, noi al solito che andiamo avanti in ordine sparso, magari la maggioranza pure con le taroccate, è così. Faticosa dunque, ma non certo come spettatore, con subito la sorpresa che l’ingresso dentro lo stadio è proprio ad altezza terreno di gioco, giusto un po’ più basso, è da lì giù che sali poi verso gli spalti, il tuo posto. Quasi a pelo d’erba insomma e senza barriere ce l’hai proprio lì, la puoi toccare (fatto) l’erba. Proprio vicini insomma e non a caso le immagini da fermare stavolta riguardano proprio le prime file della tribuna. L’abbraccio tra De Rossi e Borriello (sì, lui, con maglia azzurra addosso) mentre De Rossi va nello spogliatoio dopo il riscaldamento; il saluto di Eder al figlioletto (in maglia azzurra) dopo il gol (benedetto) e quello di Parolo alla moglie, lì col figlio in braccio che dorme, così abbandonato come solo un bambino sa fare. Poi, la corsa urlante di Buffon verso Eder (benedetto) e il mucchio felice e quell’altra corsa sempre di Buffon che si issa – ironico la sua parte – sulla traversa, ma stavolta lo fa con le braccia e così ammicca col pollice su, un po’ furbo e molto molto contento. Quella col Belgio, l’avevano definita una caduta fantozziana: un po’ lo era (pl).
speciale europei
Hanno scritto Arriva a due minuti dal 90’, ormai inattesa, e ci porta in carrozza agli ottavi: una vittoria dolce come un biscotto. Ogni riferimento alla pasticceria nordica di Euro 2004 non è del tutto casuale. Luigi Garlando (La Gazzetta dello Sport) Tutti lì a dire, e a scrivere anche, che il 17 porta male... Poi va a finire che di venerdì 17 ti segna uno che ha il numero 17 sulla maglia… etvoilà, in barba alla cabala e, soprattutto, alle critiche, eccovi la rasoiata di Eder, l’oriundo che porta l’Italia agli ottavi di finale. Stefano Salandin (Tuttosport)
La differenza finora l’ha fatta Conte, ripagato da due giocatori in cui ha creduto più di ogni altro. Così se Pellè ha chiuso il conto contro il Belgio, è stato invece Eder a spedirci negli ottavi senza neppure dover aspettare la terza partita. Alessandro Vocalelli (Corriere dello Sport) La storia dei buoni dunque continua. Il gruppo, le cose umili, l’eterno Natale dell’anima del contismo. Ma si vede anche un po’ di calcio diverso. È questo che ci sta portando avanti. Mario Sconcerti (Corriere della Sera)
L’Italia si qualifica agli ottavi con un gol decisivo di Éder a due minuti dalla fine. Partita difficile e tatticamente molto “chiusa”: il primo tempo scorre via senza grosse palle gol né da una parte né dall’altra. Si va così al riposo con il risultato bloccato sullo 0-0. L’Italia parte meglio nella ripresa e va al tiro prima con Pellè, poi con Parolo e la partita si anima. A dare la scossa è l’ingresso di Zaza al posto di Pellè e gli azzurri sfiorano il vantaggio con un colpo di testa di Parolo che si stampa sulla traversa. È solo un anticipo di quello che sta per succedere: a due minuti dal termine Zaza fa da sponda per Éder, che supera due avversari e batte Isaksson con un preciso diagonale dando il via alla festa azzurra. A sinistra, il gran tiro di Eder, a due minuti dalla fine, che batte Isaksson e ci regala la vittoria. A fianco, Chiellini “contro” il muro giallo svedese e De Rossi autore di una ottima prova a centrocampo. Sotto, Buffon saluta la curva azzurra aggrappato alla traversa: stavolta nessuna caduta “fantozziana”.
Un passo indietro per quanto riguarda il gioco e quel che al gioco è connesso: l’intensità, l’efficacia, quei picchi d’emozione che fanno saltare sulla sedia anche chi sta a casa. Un passo avanti, e che passo, nella classifica del girone. Gianni Mura (La Repubblica) Alzi la mano chi avrebbe scommesso su un’Italia vincitrice del girone dopo le due prime partite. Non entusiasmante la seconda, anzi, se non negli ultimi minuti. Ma proprio quella sgasata conclusiva, aperta dalla traversa di Parolo e chiusa dallo slalom di Eder, ci parla di un’Italia nuova, diversa. Inedita. Gigi Garanzini (la Stampa)
Lf pagfllf Buffon Barzagli Bonucci Chiellini Candreva Parolo De Rossi Giaccherini Florenzi Eder Pellè Thiago Motta Sturaro Zaza Conte
Gazzetta dello Sport
s.v. 7 6,5 7 6 6 6 5,5 6 7,5 5 6 s.v. 6,5 6,5
Corriere dello Sport
6 6,5 6,5 6,5 7 6,5 7 7 6,5 8 5 s.v s.v 6 7
Tuttosport
Media
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6 6,66 6,5 6,66 6,5 6,16 6,33 6,33 6,33 7,66 5 6 s.v. 6,33 6,66
Il tabFllino ITALIA-SVEZIA 1-0 Marcatore: 88’ Eder Italia: Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Candreva, Parolo, De Rossi (74’ Motta), Giaccherini, Florenzi (84’ Sturaro); Pellè (60’ Zaza), Eder. CT: Conte Svezia: Isaksson; Johansson, Lindelof, Granqvist, Olsson; Larsson, Ekdal (79’ Lewicki), Kallstrom, Forsberg (79’ Durmaz); Guidetti (85’ Berg), Ibrahimovic. CT: Hamren Arbitro: ViKtor Kassai (Ungheria) Amoniti: Olsson, De Rossi, Buffon 11
speciale europei
di Pino Lazzaro
Lilla, 22 giugno 2016: Italia - Irlanda 0-1
L’Italia “bis”:: rfsta al ... palo Hanno dftto “Sinceramente ho poco da rimproverare ai ragazzi. È stata una partita molto fisica e tosta su un campo ai limiti della praticabilità. Ho avuto le risposte che cercavo, peccato averla persa quando pensavano di averla in pugno. Tutti hanno dato risposte positive, ora recuperiamo energie”. Antonio Conte “Complimenti all’Irlanda che ha messo in campo tanto fisico, cattiveria e polmoni, forse noi abbiamo sbagliato qualcosa di troppo. Dalle sconfitte bisogna trarre insegnamenti, e stasera abbiamo imparato qualcosa sotto il profilo della cattiveria agonistica e del palleggio, insomma siamo stati poco lucidi”. Leonardo Bonucci “Non è importante chi gioca prima e chi entra dopo. Volevo segnare, ma purtroppo non ci sono riuscito. Oggi abbiamo dato il massimo e non abbiamo nulla da rimproverarci. Abbiamo cercato di metterci il fisico ma loro erano più forti di noi sotto questo aspetto”. Lorenzo Insigne “Penso che ci siamo dati tutti da fare, è stata una partita strana dove erano in campo tanti giocatori che fino ad ora non avevano giocato. Non ci devono essere alibi, prendiamo ciò che di buono abbiamo fatto stasera. Volevamo fare bella figura e dimostrare di esserci, purtroppo non è andata bene”. Simone Zaza “Siamo una squadra e siamo tutti sulla stessa barca, tutti abbiamo lo stesso obiettivo in testa. Volevamo vincere per dare continuità di prestazione e risultati. Si rischiava di fare figuracce perché per l’Irlanda era la partita della vita”. Mattia De Sciglio
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Sfnso di appartfnfnza
S
apevamo che eravamo comunque primi, che ci sarebbe toccata la Spagna. In effetti tanta roba per quelle che sono le nostre abitudini, anche questo magari può entrare nel minestrone di analisi per una partita mediocre da parte nostra. E allora tanto vale riandare a quella grande macchia verde lì sugli spalti del Pierre Mauroy di Lilla. Hanno appena fatto gol e il volto di Brady, che l’ha messa dentro di testa – lui travolto dall’emozione/ gioia/felicità/stupore del gol – te lo fanno rimbalzare gli schermi dell’impianto. Un rallenty che mostra per bene un volto al limite del pianto: sì, fin troppa emozione/gioia/felicità/stupore. Che festa sugli spalti! Beati loro. E festa che continua ancor più a partita finita, i nostri via veloci, testa bassa, più che scontenti. Loro invece a far festa con la loro gente che continua a cantare, a battere le mani, tutti assieme ed è un buon modo questo per sentirti ancor più parte della “squadra”, un senso di appartenenza che da noi forse vale ancor più per i club che per la Nazionale. Un qualcosa che già si era visto col Belgio e la Svezia, che si conferma pure con l’Irlanda. Un tifo più organizzato, partecipato, che mostra una “storia”, un percorso conosciuto. E allora lì sul campo il gruppo irlandese, giocatori e staff, proprio non se ne vuole andare, gustandosi e vivendo la festa di quelle mani sugli spalti che continuano a scandire quei loro canti. Ancora e ancora. (pl).
speciale europei
Hanno scritto Sia detto a bassa voce, ma è stata la partita più brutta dell’Italia negli ultimi anni. Troppi errori da dilettanti, mai un’idea di organizzazione, un insieme occasionale e distratto preso a spinte dagli irlandesi. Mario Sconcerti (Corriere della Sera) L’inflessibile direttore Conte esigeva dall’orchestra minore la stessa concentrazione riservata al concerto vero. L’esito non è stato confortante. Le riserve, anche se il ct detesta la parola, hanno fatto rimpiangere i titolari. Enrico Currò (la Repubblica)
più dura, gestita con passione dai generosi irlandesi, ci ha fatto capire che dura vita ci avrebbero procurato i diavoli croati, agonisticamente forti come gli irlandesi, in più forniti di ottimi giocatori. Torniamo all’esordio europeo, anche con la testa, alla faccia di chi voleva una Nazionale nuova e, avutala, la prendono a schiaffi. Con la Spagna raccomando la solita musica: difesa suprema e contropiede. Ad attaccare ci pensino loro, le Furie Rosse. Italo Cucci (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Sconfitta giusta quanto utile: la partita
Non basterà mettere il bicchiere sulla
L’Italia migliore è quella che ha battuto brillantemente il Belgio e assai meno, la Svezia. Quelle che hanno perso con l’Irlanda, sono alternative. Che possono tornar buone in qualche raro caso: ma nella maggioranza no. Gigi Garanzini (La Stampa)
Lf pagfllf
Gli azzurri si arrendono nel finale all’Irlanda del Nord: decide la rete di Robbie Brady che trascina i suoi agli ottavi di finale. Italia in campo largamente “rimaneggiata” e subito in difficoltà già dai primi minuti su tiro (fuori di poco) di Hendrik prima e di Murphy poi (parata di Sirigu). Ripresa con Zaza che gira al volo (conclusione di poco alta) e Sirigu che si supera in un paio di occasioni per salvare la propria porta. A dare vivacità all’attacco azzurro ci pensa Insigne (entrato al posto di Immobile) che mette in difficoltà la difesa avversaria e colpisce il palo poco prima della rete irlandese: Brady anticipa l’uscita non perfetta di Sirigu con un colpo di testa e manda in estasi l’Irlanda. A sinistra, la rete di Brady a 5 minuti dalla fine che ci condanna. A fianco, Sturaro (non convincente la sua prova) e la girata di Zaza che finisce di poco sopra la traversa. In basso, Lorenzo Insigne, subentrato ad Immobile, l’unico azzurro pericoloso: suo il palo colto poco prima della rete irlandese.
candela spagnola, per togliere ossigeno e spegnere la fiamma. Dovremo fare luce anche noi. Con la Spagna dovremo accendere un falò di qualità. Il calcio resta un gioco e chi gioca di più vince. Gli strafalcioni tecnici di ieri sono stati imbarazzanti. Luigi Garlando (La Gazzetta dello Sport)
Sirigu Barzagli Bonucci Ogbonna Sturaro Thiago Motta Florenzi De Sciglio Bernardeschi Zaza Immobile Insigne Darmian El Shaarawy Conte
Gazzetta dello Sport
5,5 6 5,5 6 5 5 5 5,5 5 5,5 5 6,5 5 s.v. 5
Corriere dello Sport
5 6 5 6 5 6,5 5,5 5,5 5 5 5 6 5,5 s.v. 5,5
Tuttosport
Media
5 6 5,5 6 5 5 5,5 6 5 5,5 5,5 6 5,5 s.v. 5
5,16 6 5,6 6 5 5,5 5,3 5,6 5 5,3 5,16 6,16 5,3 s.v. 5,16
Il tabFllino ITALIA-IRLANDA 0-1 Marcatore: 85’ Brady Italia: Sirigu; Barzagli, Bonucci, Ogbonna; Bernardeschi (60’ Darmian), Sturaro, Thiago Motta, Florenzi, De Sciglio (82’ El Shaarawy); Zaza, Immobile (74’ Insigne) CT: Conte Svezia: Randolph; Coleman, Duffy, Keogh, Ward; Hendrick, McCarthy (76’ Hoolahan), Brady; Long (89’ Quinn), Murphy (70’ McGeady), McClean. CT: O’Neill Arbitro: Ovidiu Hategan (Romania) Amoniti: Sirigu, Long, Barzagli, Ward, Zaza, Insigne 13
speciale europei
di Tommaso Franco
Saint-Denis, 27 giugno 2016: Italia – Spagna 2-0
. Imprfsa azzurra.:: l’Italia vola ai quarti Hanno dftto “Lo sapevo che sarebbe finita così. Questi ragazzi sono straordinari, hanno dentro qualcosa di speciale, fuori dall’ordinario. Abbiamo dimostrato che l’Italia non è catenaccio: l’idea può battere il talento”. Antonio Conte “Avremmo meritato di chiuderla prima, abbiamo sofferto l’ultimo quarto d’ora. Ma noi stavamo bene, avevamo buone sensazioni e voglia di prenderci la nostra rivincita dopo tanti anni di dominio loro. Siamo all’inizio, manca ancora tanto, pensiamo di partita in partita, adesso arriva il bello. La Germania ha i favori del pronostico, ci hanno dato UNA mazzolata a marzo: dovremo fare qualcosa di straordinario non basterà quanto visto stasera”. Giorgio Chiellini “Avevamo preparato la partita nel minimo dettaglio, il ct ci ha dato le indicazioni giuste, ma per vincere oggi bisognava mettere tanto cuore. Lo abbiamo fatto e si è visto. La nostra vittoria è stata legittima”. Emanuele Giaccherini “Dicevano che eravamo brutti, sporchi e cattivi: stasera siamo stati cattivi, e anche molto belli. Siamo una squadra vera, non solo una nazionale, non una selezione. Un gruppo di 23 uomini”. Leonardo Bonucci “La convinzione di poter vincere queste gare parte da lontano, da Coverciano. Il mister ci ha sempre fatto credere che se lavoriamo al massimo possiamo mettere in difficoltà chiunque. Abbiamo disputato una grande partita, abbiamo dato tutto e siamo sempre entrati in campo con questa convinzione. Stiamo facendo parlare il campo, questa è la cosa importante”. Éder
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Tra millf colori spunta l’azzurro
I
n campo si gioca Italia-Spagna. Sugli spalti e appena fuori dallo stadio, una festa europea di colori diversi, di gente venuta da ogni angolo d’Europa e del mondo per partecipare ad una grande festa. Qualcuno ha voluto omaggiare con una maglia di Van Basten una delle grandi escluse da EURO 2016, altri indossavano maglie della “propria” squadra di club. In campo gli Azzurri di Conte hanno fatto un altro passo avanti. Tra scongiuri, scaramanzie, pronostici è successo. È successo che a Saint-Denis un’Italia bella e generosa ha permesso ai tifosi presenti, e a quelli lontani, di continuare il sogno. Migliaia di maglie azzurre assieme a bandiere e striscioni da ogni angolo d’Italia. La rete di Chiellini ha fatto uscire da un cassetto impolverato la speranza di un’intera nazione soffiando via in un attimo la paura di non farcela che, probabilmente, i nostri calciatori non avevano. Dopo il gol, la gioia ha lasciato spazio alla tensione e alla preoccupazione perché di minuti ne mancavano molti, troppi alla fine. In tribuna, alle mie spalle, padre e figlio seguivano ogni azione con un sussulto, un grido, un sospiro di sollievo. Alla rete di Graziano Pellè il padre urla “Goooooool” come fosse stato lui a spingere quella palla in porta. Abbraccia il figlio che scoppia in un pianto incontenibile, liberatorio. Quasi una benedizione. La bandiera disegnata sulla guancia a dissolversi tra lacrime e sorrisi. Anche per questo… grazie, Azzurri! (t.f.)
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Hanno scritto E chi se la toglie più la maglia azzurra adesso? Diventa una sofferenza separarci dal colore dell’orgoglio dopo la prestazione pazzesca della nostra Nazionale. Non abbiamo semplicemente battuto la Spagna, abbiamo fatto la Spagna: abbiamo costruito più di loro, tirato più di loro, abbiamo rivaleggiato nelle percentuali di possesso, eresia che solo a premeditarla ci scatenavano contro Torquemada. Luigi Garlando (La Gazzetta dello Sport) Il TikItalia di Conte, un mix perfetto di tattica e cuore, una scossa elettrica capace di attraversare la squadra, da Buffon a Pellè. È così, con concentrazione e perfetto equilibrio,
con la forza dei nervi e delle idee, che gli azzurri hanno schiantato la Spagna. Alessandro Vocalelli (Corriere dello Sport) Una delle domande che girano: è più merito nostro o demerito loro? Tutte e due, ma il merito nostro è superiore al demerito loro, è nel salto di qualità, nell’aver battuto nettamente una squadra che era la nostra bestia nera, giocando un calcio superiore. Gianni Mura (la Repubblica)
Li abbiamo fatti diventare matti, li abbiamo spaccati, li abbiamo sorpresi e stecchiti. Gli spagnoli non ci hanno capito niente, dall’inizio alla fine. Surclassate, le Furie Rosse. Cari italiani, siamo ancora in piedi. E, soprattutto, siamo più vivi e feroci che mai. Marco Bonetto (Tuttosport)
Quella che ha battuto la Spagna, e con un po’ più di freddezza sotto porta l’avrebbe strabattuta, è stata la miglior Italia del nuo-
Gli azzurri si “vendicano” delle Furie Rosse, che li avevano sconfitti nelle ultime due edizioni, e si qualificano con merito ai quarti: Chiellini e Pellé suggellano il trionfo della squadra di Conte che allo Stade de France gioca la classica partita perfetta. L’Italia parte bene spingendo con continuità sulle fasce laterali e andando vicina al gol con Pellè di testa (miracolo di De Gea). Spagnoli sorpresi e inconcludenti fino al vantaggio azzurro: De Gea non trattiene la punizione di Eder, Giaccherini si avventa sulla respinta ma a metterla dentro da due passi ci pensa Chiellini. Ancora Giaccherini sfiora il raddoppio (bravo De Gea) e Eder si divora il gol. Buffon bravissimo su Piquè e al ’90 raddoppio azzurro di Pellè che chiude la gara. A sinistra, la rete di Pellè in pieno recupero che chiude definitivamente la gara. A fianco, Eder (chiuso dalla difesa spagnola) e De Sciglio (in contrasto con David Silva) tra i migliori azzurri in campo. In basso, vincitori e vinti: la grinta di Antonio Conte e lo sconforto di Vicente Del Bosque.
vo millennio. Grazie innanzitutto al lavoro fisico, psicologico e tattico di un commissario tecnico che ha firmato sulla panchina di Saint-Denis il capolavoro della sua carriera, trasformando una squadra appena normale in una irresistibile macchina da guerra. Gigi Garanzini (La Stampa)
Lf pagfllf Buffon Barzagli Bonucci Chiellini De Sciglio Parolo De Rossi Giaccherini Florenzi Eder Pellè Thiago Motta Darmian Insigne Conte
Gazzetta dello Sport
8 7 7,5 8 7,5 7,5 7 8 7,5 7,5 8 6 6,5 6,5 9
Corriere dello Sport
8 7 7 7,5 7,5 7,5 8 7,5 7 7,5 7,5 6 s.v. s.v. 8
Tuttosport
Media
7 7 7 8 7 7 7 7,5 7 6,5 8 6 6,5 6,5 8
7,66 7 7,16 7,83 7,33 7,33 7,33 7,66 7,16 7,16 7,83 6 6,5 6,5 8,33
Il tabFllino ITALIA-SPAGNA 2-0 Marcatori: 33’ Chiellini, 90’+1 Pellè Italia: Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini; Florenzi (84’ Darmian), Parolo, De Rossi (54’ Thiago Motta), Giaccherini, De Sciglio; Pellè, Eder (82’ Insigne) CT: Conte Spagna: De Gea; Juanfran, Piqué, Ramos, Jordi Alba; Fabregas, Busquets, Iniesta; David Silva, Morata (70’ Lucas Vazquez), Nolito (46’ Aduriz, 81’ Pedro) CT: Del Bosque Arbitro: Cüneyt Çakir (Turchia) Amoniti: De Sciglio, Nolito, Pellè, Thiago Motta, David Silva, Jordi Alba, Busquets 15
speciale europei
di Tommaso Franco
Bordeaux, 2 luglio 2016: Germania – Italia 7-6
euori a tfsta alta solo ai rigori Hanno dftto “Mi dispiace per i ragazzi, hanno dato tutto quello che avevano contro una squadra fortissima. Peccato, potevano andare avanti noi. L’unico rimpianto è di avere perso ai rigori. Questi ragazzi ci hanno messo impegno, orgoglio e amore per la maglia. Sono contento di aver fatto questa esperienza. Questa panchina regala sempre grandi emozioni. Non è un addio, ma un arrivederci”. Antonio Conte “Fa male uscire così, perché abbiamo avuto tante occasioni per chiudere i rigori. I tiri dal dischetto sono una lotteria ma loro sono stati più bravi nell’ultimo, usciamo a testa alta. Sono stato contento di aver fatto parte di questo splendido gruppo: questa è stata la nostra forza, abbiamo tenuto testa ai campioni del mondo e questa è la nota positiva”. Leonardo Bonucci “C’è una immensa delusione, rimane la sconfitta e tutto ciò che di bello abbiamo fatto purtroppo non resterà nulla. Nessuno ricorderà niente di questa Nazionale che ha dato tutto”. Andrea Barzagli “È stato tracciato un solco importante e adesso c’è da proseguire su questa strada perché abbiamo fatto il massimo di quello che potevamo fare e stava bastando. Questo vuol dire che quando si è squadra, si hanno valori e organizzazione di gioco nulla diventa impossibile. Siamo arrivati all’Europeo e sembravamo l’esercito di Franceschiello, torniamo a casa come una corazzata temuta e rispettata: il nostro bagaglio è enorme, dentro c’è un tesoro, non dilapidiamolo”. Gianluigi Buffon
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La nobilta’ dfl pianto
L
a partita di Bordeaux contro la Germania ha fatto crollare il sogno azzurro, più per come è arrivata che per la sconfitta in sé. Così, ad undici metri dal passaggio del turno, siamo stati costretti a frenare la corsa. L’Italia, come sottolineato all’unanimità da addetti ai lavori e tifosi, ha dato tutto quello che aveva senza risparmiarsi mai, ha fatto sentire gli italiani vicini alla squadra, una squadra guidata impeccabilmente da Antonio Conte. Al termine della partita tre ragazzi di 38, 35 e 29 anni hanno pianto per quella maglia, la maglia azzurra. Buffon, Barzagli e Bonucci non sono riusciti a trattenere le lacrime davanti alle telecamere di mezzo mondo. Quelle lacrime, per tutti noi, sono un grande insegnamento e un grande regalo. La responsabilità che quella maglia ti cuce sulla pelle si traduce in emozione quando un campione la indossa con la consapevolezza di rappresentare un’intera nazione. Cari Gianluigi, Andrea e Leonardo, il vostro pianto ha emozionato i tifosi azzurri quei tifosi che, assieme ai vostri compagni, avete accompagnato lungo questo lungo sogno europeo. Siete riusciti nell’impresa di riavvicinare al calcio, quello vero, una nazione che aveva perso un po’ il senso di appartenenza. Le case e le piazze piene, come nel 2006, per vedere insieme l’Italia. Insieme. L’Italia. Le vostre gesta, non solo quelle in campo, faranno ricordare a tutti per lungo tempo questa bellissima squadra di uomini veri, uomini che sanno anche piangere. (t.f.)
speciale europei
Hanno scritto
“L’Italia torna a casa? Viva l’Italia. Abbiamo perso una partita eroica, non la strada che ci riporterà in alto. Se la Germania in questo momento era il nostro Everest (copyright Florenzi), siamo arrivati a un sospiro dalla vetta con tutto il coraggio e le energie che avevamo. È vero, siamo scivolati all’ultimo passo e fa ancor più male. Ma non c’è nulla di umiliante in una caduta così. Solo la voglia di rialzarsi in fretta e riprendere il cammino. Andrea Monti (La Gazzetta dello Sport) “Viene da piangere, fratelli d’Italia, mentre scriviamo queste righe. Viene da piangere perché Stavolta i calci di rigori sono fatali agli azzurri che si fermano di fronte ad una grande Germania alla quale peraltro riescono a tener testa per tutta la gara. Partita molto tattica con le due formazioni “bloccate” per quasi tutti i primi 45 minuti, tanto che si registrano solo due azioni degne di nota (Gomez da una parte e Sturaro dall’altra). Ripresa più vivace con i tedeschi vicini al vantaggio (salvataggio acrobatico di Florenzi su Muller) che arriva con Özil su cross di Hector. Buffon salva miracolosamente su Gomez prima del pareggio azzurro di Bonucci su rigore (mani in area di Beoateng su colpo di testa di Chiellini). Supplementari e rigori. Ben 18 prima di decretare l’uscita (a testa alta) dei ragazzi di Conte. A sinistra, il rigore di Bonucci (fallo di mano di Boateng) che porta le due squadre in parità fino ai rigori. A fianco, Özil (contrastato da Parolo) autore del vantaggio tedesco. Sotto, l’esultanza dei calciatori della Germania dopo il rigore decisivo di Hector. In basso i due numeri 1: Gigi Buffon e Manuel Neuer.
alle 23 e 48 di una notte atlantica abbiamo ceduto lo scettro del destino, alla fine, proprio a loro, ai tedeschi”. Marco Bonetto (Tuttosport) “È stata una grande, grandissima, Italia. Un’Italia a cui va un applauso fragoroso e che non meritava di dover salutare così. L’Italia, questa Italia, non ha perso. Semplicemente si è dovuta arrendere al dettaglio, decisivo ma imponderabile, che può arrivare alla fine di una maratona pazzesca. Il nostro calcio, lo ha dimostrato, ha risorse per essere ancora e sempre protagonista. Si può uscire a testa alta, come è suc-
cesso ieri sera all’Italia. A una Grande Italia”. Alessandro Vocalelli (Corriere dello Sport) “… ma più dignitosamente di così l’Italia non poteva comportarsi. È andata oltre le aspettative, anche ieri con una formazione rappezzata. Ha ricostruito consensi attorno sé, un ritorno d’amore. Ha battuto due squadre tra le prime del mondo (Belgio e Spagna) ed è eliminata dai campioni del mondo dopo 18 rigori. Il modo brucia, bastava pochissimo per invertire i ruoli, ma è andata così. Grazie a tutti”. Gianni Mura (La Repubblica)
Lf pagfllf Buffon Barzagli Bonucci Chiellini Florenzi Parolo Sturaro Giaccherini De Sciglio Eder Pellè Zaza Insigne Darmian Conte
Gazzetta dello Sport
7 7 7 7 6,5 7 6 6,5 6,5 7 5,5 5,5 6 5,5 7
Corriere dello Sport
7,5 6,5 7,5 7,5 7 7,5 6,5 7 7 7,5 7 s.v. s.v. 6,5 7,5
Tuttosport
8 6,5 7 7 5,5 6,5 6 7 6,5 6,5 6,5 5 6 5,5 7
Media
7,5 6,66 7,16 7,16 6,33 7 6,16 6,83 6,66 7 6,33 5,25 6 5,83 7,16
Il tabFllino GERMANIA-ITALIA 7-6 d.c.r. Marcatori: 65’ Özil, ’78 Bonucci Sequenza Insigne gol, Kroos gol, Zaza fuori, Müller parato, Barzagli gol, Özil palo, Pellè fuori, Draxler gol, Rigori: Bonucci parato, Schweinsteiger alto, Giaccherini gol, Hummels gol, Parolo gol, Kimmich gol, De Sciglio gol, Boateng gol, Darmian parato, Hector gol. Germania: Neuer; Höwedes, Boateng, Hummels; Kimmich, Khedira (16’ Schweinsteiger), Kroos, Özil, Hector; Müller, Gomez (‘72 Draxler). CT: Löw. Italia: Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini (119’ Zaza); Florenzi (‘86 Darmian), Sturaro, Parolo, Giaccherini, De Sciglio; Pellè, Eder (48’ Insigne). CT: Conte. Arbitro: Viktor Kassai (Ungheria) Amoniti: De Sciglio, Parolo, Hummels, Pellè, Schweinsteiger, Sturaro, Giaccherini
speciale europei
di Nicola Bosio
50 “cartoline” dalla Francia
IstantanFa di un... FurOpFO D
al “tormentone” di David Guetta (e Zara Larsson) della cerimonia di inaugurazione, al bacio alla coppa di Cristiano Ronaldo, è passato un mese esatto e 51 partite dove di cose ne abbiamo viste (e sentite) davvero tante. In 50 istantanee, “polaroid” che immortalano momenti indimenticabili, abbiamo tentato di ripercorrere tutta la competizione francese, cercando di cogliere piccoli “attimi”, quasi fossero tesserine di enorme mosaico chiamato Euro 2016. Restando così in tema prettamente transalpino, ne è venuta fuori una deliziosa “soup” dai tanti ingredienti e dai mille colori: ci sono l’eleganza e lo stile “italiano” dell’”albanese” De Biasi, il labbro sanguinante di Conte, la rivelazione Payet, la “conferma” Bale, le delusioni Croazia e Inghilterra, le sorprendenti Islanda e Polonia, il “nostro” Rizzoli privato di una meritata finale, gli “alti e bassi” della Francia, le magliette difettose della Svizzera, le lacrime di Buffon, la grinta di Chiellini, i tatuaggi di Nainggolan, il piedino fatato del capocannoniere Griezmann, gli invasori di campo, il pigiama di “nonno” Kiraly, ma soprattutto l’indiscusso protagonista Cristiano Ronaldo. Il tutto “condito” dal grande calore (e colore) del tifo sugli spalti, uno spettacolo nello spettacolo.
...
2016 Uefa Euro France rit mo aN si parte a gr
T urchia-Croa terreno sciv zia 0-1 oloso 18
Francia-Romania 2-1 eroe di giornata
Polonia-Irlanda 1-0 acrobatiche movenze
Albania-Svizzera 0-1 made in Italy
...
...
Spagna-Repubblica Ceca 1-0 due di Pique
speciale europei
foto di Maurizio Borsari e Nicolò Zangirolami
Belgio-Italia 0-2 giocondo
Belgio-Italia 0-2 sanguigno
ia 0-2 Austria-Uncogrher aggiosi capitani
Portogallo-Islanda 1-1 CR7 NFZ (no-fly zone)
Inghilterra-Galles 2-1 derby
Russia-Slovacchia 1-2 in volo
Ucraina-Irlanda del Nord 0-2 ma chi ha vinto?
Italia–Svezia 1–0 indecisa
Italia–Svezia 1–-0 come un’ombra
Italia–Svezia 1–0 S.P.Q.R.
Austria–Portogallo 0–0 selfie
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speciale europei
gallo 0–0 Austria–Portoan ci sono ch’io
Francia–Sv izz acrobateara 0–0
Francia–Svizzera 0–0 bucato
Francia–Svizzera 0– 0 strappato
Slovacchia–Inghilterr occhio alla a 0–0
...
Irlanda–Italia 0–1 gol mangiato 20
Ungheria–Portogallo 3–3 pigiama party
Irlanda–Italia 0–1 insonorizzata
Slovacchia–Inghilterra 0–0 occhio alla palla
Irlanda del Nord-Germania 0-1 sandwich
Irlanda–Italia 0–1 non e ’ finita
speciale europei
Galles–Irlanda dell Nord 1–0 autogo
cchia 3-0 G ermania–Slheova masc rato
Italia–Spagna 2–0 Pelle ’ o Kali ? ’
...
Galles–Belgio 3–1 incroci pericolosi
Galles–Irlanda bella di depalpaNord 1–0 ’
hia 3 – 0 c c a v o l S – G e rmaoniaN apoli–Juve ?
Italia–Spagna 2–0 con calma
Galles–B elgio diavoli rossi 3–1
Italia–Spagnlaa 2–0 g oril
...
1 Galles–Belgpeior 3– te rose rosse
Germania–Italia 7–6 spiegazioni 21
speciale europei
G ermania– Ital lacrimeia 7–6
...
Francia–Islanda 5–2 onore al merito
...
6 G ermania–imItealia 7– lacr
Francia–Islanda 5– spettacolo 2 landa 5–2 Francia–boIsmber
Portogallo–Galles 2–0 intruso
Germania–Francia 0–2 (non) tutti in finale 22
Portogallo– Galles 2–0 terzo tempo
Portogallo–Francia 1–0 fado
G ermania–Francia 0 (K)cross –2
...
ancia 1–0 Portogallow–inFrner is and the
speciale europei Un po’ di curiosità da mettere in archivio
Cosa rfstfra‘ di qufsto fURO 2016 Il pallone Prodotto dall’Adidas (in collaborazione con Covestro, azienda che ne fornisce il poliuretano), si chiamava “Beau Jeu” (bel gioco) e “Fracas” (fracasso) dagli ottavi in poi, e portava i colori della Francia (blu, bianco e rosso) e i riflessi argentati della coppa. Frutto di uno studio durato 18 mesi, il pallone europeo si portava in dote le positive caratteristiche nella forma dei pannelli del Brazuca (sfera dei Mondiali) ma con superficie e struttura che aumentava la presa e la visibilità in volo. Testato da grandi campioni come Zidane, Bale e Casillas.
quando il corpo ne ha bisogno. In pratica un tessuto che non copre il corpo ma lo “sente”, lo rinfresca e sostiene: sui muscoli lombari rafforzata la stabilità nello sforzo.
La coppa Intitolata a Henri Delaunay, che negli anni ‘20 propose di organizzare un Campionato europeo, la coppa fu realizzata da suo figlio Pierre per la prima edizione del 1960. Quella messa in palio a Euro 2016 era la nuova versione, “nata” nel 2008 e realizzata dalla Asprey London. La nuova coppa pesa 2 chili in più rispetto alla precedente ed è più alta di 18 centimetri poiché l’UEFA riteneva troppo piccola la versione originale.
Scarpe Tante, diverse e colorate: dalle “Evospeed Tricks” (Puma) con colorazioni differenti tra destra e sinistra in 109 grammi di peso totale, alle Mercurial V Superfly (Nike), tra scienza e design, con il 40% di peso in meno delle versioni precedenti e tacchetti davvero rivoluzionari. E se Adidas ha proposto addirittura tre modelli (le ACE16, le X16 PureChaos e le Messi16 PureAgility), New Balance ha risposto con le “Furon2”, Umbro con le “Speciali” e Mizuno con le “Morelia II”.
La mascotte Un baby calciatore con super poteri vestito con il tricolore francese, mantello rosso, maglia blu con il n.16 e pantaloncini bianchi: era “Super Victor”, la mascotte ufficiale scelta con voto online (preferito a Driblou e Goalix). Nel 1984 il simbolo di Euro 1984 era “Peno”, un galletto vestito con gli abiti della nazionale transalpina, con tanto di stivali, pallone e tutto il resto e portò fortuna alla Francia che vinse la competizione in casa. Gli “italostranieri” Erano 37 in tutto, distribuiti in 12 nazionali, i calciatori stranieri, che giocano nel nostro campionato, presenti ad Euro 2016. Appartenenti a 17 società (14 di A e 3 di B) con la Juve a farla da padrona (7) seguita da Napoli (5) e Roma (4). La nazione più rappresentata era la Croazia (8) seguita da Polonia e Albania (5). Gli “oriundi” Solo una nazionale (la Romania) su 24 non ha portato in Francia i cosiddetti “oriundi”, vale a dire calciatori figli di migranti o nati all’estero e “naturalizzati”, quindi convocabili. Su 552 erano ben 141 i convocati con radici straniere, in pratica 1 su 4. Nella “speciale” classifica al primo posto c’era la Svizzera (14 su 23), seguita dal Portogallo (13), da Belgio e Albania (12), da Francia, Irlanda e Galles (10) e dalla Germania (9). Gli azzurri erano 4: Ogbonna, El Shaarawy, Eder e Thiago Motta. Azzurri gessati Era praticamente un “gessato” la maglia degli azzurri targata Puma: girocollo e attillata, righe sottili in azzurro più scuro e profili argentati sulle maniche. Nei suoi 185 grammi tutta la tecnologia Thermo-r Actv per mantenere la temperatura corporea attraverso il “phase change material” del taping all’interno, e cioè microcapsule che assorbono l’eccesso di calore e lo rilasciano
Made in Italy Le divise formali degli azzurri erano di Ermanno Scervino (e lo saranno fino ai mondiali 2018): completo blu in fresco di lana, camicia in popeline, cravatta in ottoman di seta blu con tricolore al centro, parka, trench, scarpe derby e cintura nera.
Maglie high tech Modernità ed ecosostenibilità: con questo obiettivo la Nike ha vestito gran parte delle nazionali presenti con le divise Aeroswift Vapor, più leggere del 10% e più elasticizzate del 50% rispetto al passato. Filato che elimina il sudore dalla pelle ad una velocità superiore del 20% rispetto alle precedenti, e si asciugano con una velocità maggiore del 25%. Per ogni completo vengono usate in media 18 bottiglie di plastica riciclata, recuperata da più di 2 miliardi di bottiglie di plastica che il marchio dell’Oregon raccoglie nelle discariche dal 2010. Per produrle l’energia consumata è inferiore fino al 30% in confronto a quelle in poliestere vergine. Goal Line Technology E alla fine arrivò anche la tecnologia: già positivamente sperimentata in Italia, la Goal Line Technology (Glt), anche detta “occhio di falco”, è stata utilizzata con successo anche in Francia per evitare i gol-fantasma. Il merito (diamo a Cesare quel che è di… Sepp) va a Blatter che la volle, fortemente, dopo quello che è stato chiamato il “padre di tutti i gol fantasma”, il tiro dell’inglese Lampard che, in Germania-Inghilterra 4-1 del Mondiale in Sudafrica, superò (non visto se non dalle tv) la linea di porta di almeno 50 centimetri Diamo i numeri… Per la prima volta ad un campionato europeo hanno partecipato 24 squadre invece delle solite 16: divise in 6 gironi hanno dato vita a 51 partite in 10 diversi stadi. 5 le debuttanti: Islanda, Irlanda del Nord, Albania, Slovacchia e Galles. 552 i giocatori presenti; di questi, 103 provenienti dalla Premier League, 57 dalla Bundesliga, 52 dalla Serie A, 36 dal campionato turco e 34 da quello spagnolo. 203 i centimetri del giocatore più alto (Costel Pantilimon, portiere della Romania) e 163 quelli del più basso (il nostro Lorenzo Insigne). 18 anni e 8 mesi per il calciatore più giovane (l’attaccante inglese Marcus Rashford) mentre 40 anni e 2 mesi per il più vecchio (il portiere ungherese Gabor Kiraly).1 milione sono le voci di tifosi di tutto il mondo registrate nella hit “This one’s for you” la colonna sonora composta dal dj-star David Guetta. 23
intervista
di Pino Lazzaro
Gabriele Oriali, team manager Nazionale
Una vita… di sudore e sacrificio Come mai quella volta non c’è stata la scelta di allenare? “Ricordo che avevo capito che stavo ormai arrivando a fine corsa col calcio giocato, però l’intenzione era quella di restarci comunque dentro a questo mondo. In effetti l’avevo anche preso il patentino di allenatore di terza, ma sentivo che mi attirava di più un qualcosa a livello dirigenziale. Pensavo alla figura dell’allenatore e non mi piaceva per niente l’idea di dover fare delle scelte, lasciar fuori qualcuno… anche se poi, pure da dirigente, quando ti trovi a costruire una squadra, ti ritrovi per forza a dover fare delle scelte. Ricordo pure che ancora prima di smettere del tutto, già c’erano altri colleghi calciatori che si facevano vivi con me, mi chiedevano dei consigli e diciamo che per qualche tempo mi sono trovato a fare una sorta di procuratore, una figura che “ai miei tempi” ancora non c’era e proprio allora cominciava a prendere piede. Così anch’io ebbi degli “assistiti” e ricordo che uno dei primi fu Daniele Fortunato che passò alla Juventus. Era notorio che Boniperti era contrario a queste figure di intermediari ma con me fece una eccezione perché gli piacevo come giocatore, penso mi stimasse. Comunque feci presto a cambiare idea, era quello un ruolo che non sentivo mio e così cominciai come dirigente con la Solbiatese, diciamo pure dal basso, un qualcosa che per me era giusto così, fare insomma un po’ di gavetta, non vedo perché uno debba per forza cominciare subito dalla cima”. Sempre e solo Serie A: Inter e Fiorentina; poi
la Nazionale. Poteva fare ancora di più? Andato oltre? “Non so, di mio posso dire che non mi sono mai accontentato e lo stesso mi capita adesso, ci si può sempre migliorare. Sì, sono parecchio autocritico, sempre stato e chissà, anche per questo sono riuscito ad arrivare ai livelli cui sono arrivato. Io non avevo grandi mezzi tecnici, è stato altro che mi ha accompagnato. Certo che mai avrei pensato di poter fare un percorso di così alto livello, però lo stesso un po’ critico verso di me ho continuato ad esserlo, magari con un altro approccio avrei anche potuto fare qualcosa di più, forse”. Le capita mai di fare dei “discorsi” nello spogliatoio? Al tempo era “uno da spogliatoio”? “Certo che intervengo negli spogliatoi, lo devo pure fare, anche per spiegare – che so – quelli che possono essere all’inizio gli obiettivi della stagione, sia quando le cose vanno bene per sottolineare i meriti del gruppo, che i demeriti se ci sono. Io come calciatore sono uno che ha sempre parlato poco, però avvertivo che avevo un ruolo importante, ne ho sempre avuto tanto di rispetto nei miei confronti, da parte di tutti e so bene che il rispetto è un qualcosa che te lo devi meritare tutti i giorni, ancora e ancora. Tra l’altro ho avuto modo di avere degli esempi davanti – su tutti Burgnich e Facchetti – che tanto mi hanno insegnato e da cui tanto ho preso”. Che giovani si trova ora davanti? Le capita mai di sentirsi “fuori onda”? “Per me loro sono dei ragazzi come eravamo noi, i problemi che hanno sono grosso modo gli stessi e ne ho proprio tanta
di esperienza: so stare in mezzo a loro, so quando posso parlare e quando devo stare zitto. In più, ne ho quattro di figlie, grosso modo della stessa età, so che tipo di problemi che hanno. Certo il calcio è cambiato e lo vedo anche come si allenano, come si preparano, come sono curati. Un tempo c’era un allenamento che valeva un po’ per tutti, ora è tutto personalizzato e non solo sul campo, basta pensare al tema dell’alimentazione. Come fosse una macchina insomma, da far diventare perfetta e ce ne sono così diversi di tecnici che ci lavorano per metterla a punto”. Educatori? “Giocare a calcio adesso, a questi livelli, ancor più con la Nazionale, vuol dire che ogni cosa che fanno è praticamente sempre sotto gli occhi di tutti. Per quel che vedo, loro lo sanno bene questo, lo sanno d’avere questa responsabilità, di cercare di dare messaggi positivi. Non so se si possa parlare di “educare”, non so; quel che cerco di fare è di essere a disposizione, provando nel caso a trasmettere quelle che sono state le mie esperienze, questo credo posso dare: esperienza”. Meglio da vicino che per come quasi sempre vengono percepiti ‘sti famosi calciatori? “Quando hai l’opportunità di conoscerli da vicino, ti rendi conto quanto siano dei ragazzi normali. Certo, vivono in un mondo irreale e non è certo semplice riuscire a stare comunque con i piedi ben piantati per terra. Quando però hai la possibilità di conoscerli davvero, allora capisci anche perché sono riusciti ad arrivare al loro livello. Dunque per me sono molto ma molto meglio dell’idea che in genere si fa di loro. Io questo gruppo l’ho visto nascere ed è una soddisfazione vedere quanto sia unito e quanto spirito di squadra ci sia,
intervista
è così che ci si può confrontare anche con squadre sulla carta più forti”. Il Bologna, poi il Parma (quel Parma), l’Inter di Mourinho, adesso l’Italia di Conte: che gestire il gruppo sia più importante di un tempo? “Certo, è una componente importante, che non si deve tralasciare, ma non è questo quel che per me conta di più. Quel che vale di più è che l’allenatore sia uno che si fa capire, che riesca a trasmettere le sue idee. E su questo Conte è stato ed è davvero bravo. Tra l’altro per me è stato “semplice” perché i suoi concetti di lavoro e sacrificio sono stati quelli che mi hanno sempre accompagnato, si parla insomma la stessa lingua. Come sempre ci vogliono poi i risultati ed è innegabile che in questi due anni la squadra sia cresciuta, tecnicamente e tatticamente, proprio partendo da “sudore e sacrificio”. Conte è stato bravo poi a fare per tutti il parafulmine, lui è come accudisse a quella “cassaforte” che è la squadra. Penso adesso a Bearzot, a quello che lui fece allora quando venivamo attaccati da tutti: è una garanzia di tranquillità questa per un calciatore”. Come va lì in panchina? Distaccato? Idem a suo tempo da calciatore? “Giocoforza ho dovuto imparare ad essere riflessivo. Quando giocavo ero molto distaccato, non mi facevo prendere dalle situazioni, ma da dirigente vedo che per
me è molto più difficile, lì soffro parecchio ed è difficile contenersi. Però, penso per esempio al gol di Giaccherini contro il Belgio, per dirne uno, c’ero anch’io lì in campo nel mucchio della panchina: emozioni difficili da controllare”. Campione del mondo in Spagna nel 1982, di certo ancora una sorta di passe-partout… qualcosa magari ancora da aggiungere? “Mah, posso dire l’umore che avevo all’inizio, sapevo di non essere un titolare. Da una parte il dispiacere di non essere appunto titolare, dall’altra la gioia di essere tra i 22 che dovevano rappresentare la Nazione. Ricordo quel trasferimento in bus verso lo stadio, la prima partita. Avevo a fianco proprio Marini, era lui a giocare al mio posto e gli ho confidato che avrei pagato chissà cosa per giocare almeno 1’ nel Mondiale. Poi lui si infortunò, giocai tutte le altre, vincemmo il Mondiale, così va la vita. E comunque, pur non essendo titolare, ricordo pure che finito l’allenamento assieme a Causio ci mettevamo a fare delle ripetute, proprio per essere pronti se serviva. Penso al Mondiale, a dove sono arrivato e devo dire che l’unico dispiacere è quello legato alla scuola, lì sì sono ancora più critico verso me stesso. Ero semplicemente svogliato, fatto mai nulla e mi sono fermato alla terza media, questo proprio mi spiace.
Una vita da mediano “Una vita da mediano / a recuperar palloni / nato senza i piedi buoni lavorare sui polmoni / Una vita da mediano / con dei compiti precisi / a coprire certe zone a giocare generosi / lì sempre lì, lì nel mezzo / finché ce n’hai stai lì / Una vita da mediano / da chi segna sempre poco / che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco / Una vita da mediano / che natura non ti ha dato / né lo spunto della punta né del dieci: che peccato / lì sempre lì, lì nel mezzo finché ce n’hai stai lì / Una vita da mediano / da uno che si brucia presto / perché quando hai dato troppo devi andare e fare posto / Una vita da mediano / lavorando come Oriali / anni di fatiche e botte e vinci casomai i Mondiali / lì sempre lì, lì nel mezzo / finché ce n’hai stai lì, stai lì”. Luciano Ligabue, Una vita da mediano
Sì, poi ho recuperato, c’è sempre tempo per farlo: anche corsi di lingua, andando pure all’estero… Dai, se proprio vogliamo chiamarlo un mestiere, allora l’ho sempre fatto con passione, tanta. D’accordo, spesso via da casa, le figlie che crescevano e io c’ero poco, tanti ritiri, ma vuoi mettere?”
La scheda
Gabriele Oriali è nato a Como nel novembre del 1952. Col calcio ha iniziato nel Cusano Milanino, passando poi tredicenne all’Inter. Dopo la solita e classica trafila, l’esordio in prima squadra l’ha fatto nella stagione 1970/1971, con Invernizzi allenatore. La sua carriera in nerazzurro è andata avanti sino al 1983 e dopo il passaggio alla Fiorentina, il suo stop col calcio giocato è del 1987. La sua prima convocazione con la Nazionale maggiore è del dicembre 1978 (amichevole con la Spagna, a Roma, 1 a 0 per noi; Enzo Bearzot c.t.). 28 le sue presenze, col titolo di campione del mondo a Spagna 1982 e il quarto posto all’Europeo 1980, giocato in Italia. In maglia nerazzurra ha vinto due scudetti (70/71 e 79/80), due Coppe Italia (77/78 e 81/82) e un Torneo di Viareggio (1971). Dopo aver smesso col calcio giocato, la sua prima esperienza è stata come direttore generale della Solbiatese; sono poi seguite le stagioni da direttore sportivo (94-98) al Bologna; l’esperienza di Parma (98/99) e il lungo periodo all’Inter (1999-2010). Annate in cui ha conquistato la C2 con la Solbiatese; dapprima una promozione in B e poi una in A col Bologna; una Coppa Uefa e una Coppa Italia col Parma; cinque scudetti, tre Coppe Italia, tre Supercoppe Italiane e una Champions League con l’Inter. È il team manager della Nazionale da agosto 2014. 25
servizi
di Umberto Calcagno
Polizza di Assicurazione contro gli infortuni
Rinnovo della Convenzione Per la stagione sportiva 2016/17 i LLOYD’S di LONDRA offrono ai Calciatori Professionisti diverse opportunità assicurative contro gli infortuni Prosegue con reciproca soddisfazione la partnership tra la nostra associazione ed i Lloyd’s di Londra: nelle settimane scorse si è tenuto a Vicenza presso la sede di AIC un incontro con gli attuali sottoscrittori londinesi, accompagnati dai responsabili del nostro broker consulente assicurativo Private Broking S.r.l.. Alla presenza del Presidente Damiano Tommasi è stata fatta una relazione del lavoro e dei risultati ottenuti negli ultimi tre anni. Risultati che permetto di presentare per la stagione 2016/2017 alcune importanti novità. Gli assicuratori hanno sposato in pieno l’idea fondamentale che AIC sostiene e cioè che l’assicurazione personale del calciatore professionista deve essere un mezzo di tutela della propria attività. Nulla può infatti condizionare negativamente la carriera come un infortunio grave, magari capitato nei primi anni di carriera. Ed è per questo motivo che oltre alla copertura “standard” con franchigia sull’Invalidità Permanente del 5% fino ad Euro 600.000 - con le stesse caratteristiche dello scorso anno ma con una riduzione dei tassi di premio per somme assicurate oltre Euro 600.000,00 - nella nuova stagione verrà data la possibilità di scegliere una copertura con una franchigia fissa sull’Invalidità Permanente del 7% per una somma assicurata da 0 a Euro 1.000.000,00 ma con tassi di premio molto vantaggiosi. Con questo tipo di copertura, rinunciando al risarcimento degli infortuni meno gravi, si potrà acquistare una polizza che, a parità di premio corrisposto, permette di sottoscrivere polizze con somme assicurate più alte liquidando, in caso di infortuni più gravi, somme complessivamente superiori.
tiamo di suggerire a tutti, con particolare riferimento agli atleti più giovani (il cui interesse è di assicurarsi ben al di là del periodo di scadenza del proprio contratto), così come ai professionisti la cui carriera sta avendo un’ importante svolta positiva (con la sottoscrizione, ad esempio, di nuovi importanti contratti. Volendo in ogni caso soddisfare tutte le esigenze, La convenzione Lloyd’s/AIC prevederà, oltre all’opzione con Franchigia 5% fino ad Euro 600.000 ed a quella con Franchigia 7% fino ad Euro 1.000.000, anche un’opzione con franchigia sull’Invalidità Permanente del 5% fino ad Euro 1.000.000 ed una quarta con franchigia del 4% fino ad Euro 600.000; ogni opzione di copertura ha un premio differenziato, dettagliato di seguito nell’articolo. Ricordiamo però che tutte le coperture includono in polizza le seguenti garanzie: • Strappi e sforzi muscolari. • Ernie Traumatiche • Rotture sottocutanee e tendinee (di natura traumatica) • Distaccamento di retina • Frattura del setto nasale • Supervalutazione dell’Invalidità Permanente prima di sottrarre la franchigia. • Danno Estetico nella misura del rimborso delle spese mediche. Restano comunque invariate tutte le modalità operative di accensione di ogni singola polizza, che avverrà sempre ed esclusivamente attraverso l’adesione individuale del singolo calciatore; quest’anno si dovrà anche indicare nel questionario
Calciatore 23enne (supervalutazione Si tratta di un tipo di copertura che ci sen-50%) con premio pagato 2.550 Somma assicurata
Indennizzo per IP 8%
Indennizzo per IP 9%
Indennizzo per IP 10%
14.875,00 €
18.062,50 €
21.250,00 € 212.500,00 €
- €
15.000,00 €
19.500,00 € 24.000,00 € 300.000,00 €
87.500,00 € -8.500,00 € -11.687,50 €
125,00 €
Franchigia 5% 212.500,00 € Franchigia 7% 300.000,00 € Differenza
26
Indennizzo per IP 6%
Indennizzo per IP 7%
8.500,00 € 11.687,50 € - €
1.437,50 €
2.750,00 €
Fine Carriera
87.500,00 €
proposta, l’opzione assicurativa prescelta. PRIVATE BROKING Srl (broker d’assicurazione) continuerà a svolgere la propria attività di supporto ad AIC e ad ogni associato, mettendo a disposizione di tutti i calciatori il proprio personale dedicato al quale si potrà fare riferimento per le proprie necessità assicurative: PRIVATE BROKING Srl Via Vincenzo Monti 11 – 20123 Milano Rif. Luca Soglio Tel 02/36758802 - Fax 02/36758814 Email: convenzione.AIC@privatebroking.it Per chi volesse ottenere ulteriori informazioni in merito alla nuova convenzione sarà possibile telefonare alla Segreteria Aic (0444/233233 Avv. Umberto Calcagno). Cogliamo l’occasione per segnalare a tutti gli Associati che avessero acceso una polizza in adesione alla nostra Convenzione,
2016
Giugno Luglio
speciale
Polizza convenzione Aic/Lloyd’s di Londra 2016/2017
speciale Per la stagione 2016-17
Polizza convenzione Aic/Lloyd’s di DEFINIZIONI Il calciatore professionista tesserato per una società di calcio di Serie A, di Serie B o di Lega Pro. Il contratto di assicurazione, cioè la garanzia e la copertura assicurativa prestata con lo stesso. L’Assicurato stesso. In caso di morte ed in mancanza di designazione saranno beneficiari gli eredi legittimi e/o testamentari dell’Assicurato. Certificato di Assicurazione La singola polizza stipulata dall’assicurato, emessa in applicazione alla polizza convenzione. Contraente I calciatori professionisti di Serie A, Serie B e Lega Pro. Indennizzo La somma dovuta dalla Società in caso di sinistro. Infortunio Ogni evento dovuto a causa fortuita, violenta ed esterna, che produca lesioni corporali obbiettivamente constatabili, le quali hanno per conseguenza la morte o una Invalidità Permanente. Invalidità Permanente La perdita permanente, definitiva ed irrimediabile, in misura parziale o totale della capacità generica dell’Assicurato di svolgimento di un qualsiasi lavoro proficuo, indipendentemente dalla sua professione. Invalidità Permanente Specifica Lesioni da cui residuino postumi permanenti con conseguenze dirette sull’attività professionale sportiva praticata dall’Assicurato; l’accertamento deve essere esperito da un medico legale. Invalidità Permanente da Malattia La perdita – a seguito di malattia – definitiva ed irrimediabile ovvero una riduzione permanente della capacità generica dell’Assicurato ad un qualsiasi lavoro, indipendentemente dalla sua professione. Malattia L’alterazione dello stato di salute non dipendente da infortunio. Premio La somma dovuta dall’assicurato alla Società per il singolo certificato di assicurazione Polizza Convenzione Il Contratto stipulato tra la Contraente e la Società Rischio La probabilità del verificarsi del sinistro. Sinistro L’evento dannoso per cui è prestata l’assicurazione. Società e/o Assicuratore La Compagnia di assicurazione. Somma assicurata L’importo massimo della prestazione della Società.
Assicurato Assicurazione Beneficiario
CONDIZIONI SPECIALI DI ASSUNZIONE DEL RISCHIO Il presente documento rappresenta le condizioni generali di assicurazione negoziate tra gli Assicuratori ed AIC. In applicazione al presente accordo verranno emessi di volta in volta delle singole polizze/certificati di Assicurazione, stipulati in base alle adesioni facoltative individuali dei calciatori. Solo ed unicamente tali certificati di Assicurazione rappresenteranno l’effettiva copertura assicurativa prestata dagli assicuratori.
Condizioni generali di assicurazione Art. 1 OGGETTO DELL’ASSICURAZIONE L’assicurazione è prestata per gli infortuni derivanti dall’attività professionale come dichiarato nel questionario, per gli infortuni extra-professionali e per quelli derivanti da ogni altra attività lavorativa o imprenditoriale avente o meno carattere professionale. La copertura è prestata esclusivamente per coloro che svolgono professionalmente l’attività di giocatore di calcio, con esclusione di qualsiasi altro sportivo professionista. Art. 2 RISCHI COMPRESI NELL’ASSICURAZIONE Sono compresi in garanzia: 1. Gli infortuni derivanti da strappi e sforzi muscolari, le ernie traumatiche, nonché le rotture sottocutanee tendinee di natu-
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ra traumatica, distaccamento di retina ed ernie discali vertebrali traumatiche; La rottura del naso; Gli infortuni derivanti dalla guida e dall’uso di autoveicoli, motocicli in genere e natanti da diporto, sempre che l’Assicurato, se alla guida al momento del sinistro, sia abilitato a norma delle disposizioni di legge vigenti; Gli infortuni subiti in conseguenza di aggressioni per motivi sportivi; Gli infortuni subiti per legittima difesa, per dovere di solidarietà umana ed in occasione di aggressioni e di atti violenti subiti anche se dovuti a movente politico, sociale, sindacale, nonché quelle sofferte in occasione di tumulti popolari ai quali l’Assicurato non abbia preso parte attiva; La conseguenza dei colpi di sole, di calore, di freddo, le folgo-
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Londra razioni, nonché gli effetti della prolungata esposizione al caldo ed al freddo cui l’Assicurato non si sia potuto sottrarre a causa di infortunio indennizzabile a termini di polizza; 7. Gli infortuni sofferti in conseguenza di imprudenze e negligenze gravi, nonché in stato di malore e incoscienza; 8. Le infezioni (esclusa quella malarica e le malattie tropicali) dipendenti da infortunio indennizzabile, nonché gli avvelenamenti causati da morsi di animali, da punture di insetti e da ingestione di funghi, l’annegamento, l’asfissia e gli avvelenamenti da effusioni di gas e di vapori; 9. Le conseguenze di assorbimento ed ingestione di sostanze dovute a causa fortuita e violenta, restando escluse le conseguenze di intossicazioni dovute ad abuso di alcolici, psicofarmaci ed allucinogeni; 10. Le conseguenze di movimenti tellurici, inondazioni ed eruzioni vulcaniche. La somma delle garanzie di cui alla presente polizza e di eventuali altre assicurazioni da chiunque stipulate a favore degli stessi assicurati per le conseguenze di movimenti tellurici, inondazioni ed eruzioni vulcaniche non potrà superare i capitali di: • Euro 1.000.000 per il caso di invalidità Permanente Totale per persona; • Euro 1.000.000 per il caso di morte per persona; • Euro 10.000.000 per il caso di Invalidità permanente e per il caso di Morte, complessivamente nel caso di cumulo di più assicurati coinvolti in un unico evento. In detta limitazione rientrano anche i capitali riferentesi ad eventuali persone assicurate per lo stesso rischio con altre polizze del medesimo tipo di capitolato stipulate dallo stesso contraente. Nell’eventualità che i capitali complessivamente assicurati eccedessero gli importi sopra indicati, le indennità spettanti in caso di sinistro saranno adeguate con riduzione ed imputazione proporzionale sui singoli contratti. 11. Gli infortuni subiti durante il servizio militare comunque effettuato, sempre che in tempo di pace. Art. 3 RISCHI ESCLUSI DALL’ASSICURAZIONE Sono esclusi dalla garanzia gli infortuni derivanti:
1. dalla guida ed uso di aeromobili di ogni tipo (fermo quanto previsto dall’Art. 18 seguente), guida od uso di mezzi di locomozione subacquei; 2. dalla pratica, anche a livello non professionale, dei seguenti sport: salto con gli sci dal trampolino, bob, guidoslitta, escursioni aeree, volo a motore e a vela, paracadutismo, parapendio, sport aerei in genere, pugilato, lotta nelle sue varie forme, scalate di roccia e ghiacciaio, speleologia, rugby, football americano; 3. dalla partecipazione a corse o gare motoristiche ed alle relative prove od allenamenti, salvo che si tratti di gare automobilistiche di regolarità pura indette dall’A.C.I.; 4. da guerra (fermo quanto previsto dalgli Artt. 4 e 17), insurrezioni, atti violenti od aggressioni che abbiano movente politico
o sociale, ai quali l’Assicurato abbia preso parte attiva; 5. da trasformazioni o assestamenti energetici dell’atomo, naturali o provocati da accelerazione di particelle atomiche (fissione e fusione nucleare, isotopi radioattivi, macchine acceleratrici, raggi X, ecc…); 6. nel caso in cui l’Assicurato sia sotto l’effetto di alcolici, secondo quanto previsto dalle norme dello Stato che regolano la circolazione stradale, o sotto l’influenza di droghe o allucinogeni, nonché le conseguenze di proprie azioni delittuose, di partecipazione ad imprese temerarie, salvo il caso di atti compiuti dall’Assicurato per dovere di solidarietà umana o per legittima difesa; 7. dalla guida di veicoli o natanti, se l’Assicurato non è abilitato alla guida a norma delle disposizioni in vigore; 8. da conseguenze di interventi chirurgici, accertamenti e cure mediche non resi necessari da infortunio, gli infarti e le ernie di natura non traumatica. Sono altresì esclusi i danni estetici. Art. 4 ESCLUSIONE DI GUERRA, TERRORISMO E STRAGI DI MASSA Ferme le altre condizioni di polizza e modificazioni della stessa, si concorda che il presente contratto di assicurazione esclude danni o esborsi di qualsiasi natura direttamente o indirettamente derivanti, contribuiti, causati, conseguenti o in relazione con quanto di seguito precisato, indipendentemente da altre cause o eventi che possano aver contribuito, concomitantemente o in altro momento, al danno o costo: 1. guerra, ostilità, operazioni belliche (con conflitti dichiarati o no); 2. invasioni; 3. atti perpetrati da nemici di nazionalità diversa da quella della persona assicurata o del paese nel quale gli atti si verificano; 4. guerra civile; 5. sommosse; 6. ribellioni; 7. insurrezioni; 8. rivoluzioni; 9. rovesciamento di governi legalmente costituiti; 10. tumulti civili che assumano le proporzioni o siano equivalenti ad una rivolta e sommossa; 11. colpi di stato militari o usurpazioni di potere; 12. esplosioni di armi da guerra; 13. l’utilizzazione di armi nucleari, chimiche o biologiche a distruzione di massa, in qualsiasi forma esse siano utilizzate o combinate tra loro; 14. omicidi o assalti per i quali sia stata dimostrata incontrovertibilmente la responsabilità di agenti appartenenti uno stato straniero rispetto alla nazionalità dell’Assicurato, sia nei casi di guerra dichiarata con quello stato sia nei casi in cui non vi siano state dichiarazioni di guerra; 15. attività terroristica. Ai fini della presente esclusione: I) per attività terroristica s’intendono l’atto o gli atti perpetrati da un soggetto o da gruppo/i di soggetti, compiuti per ragioni
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politiche, religiose, ideologiche o analoghe, con l’intenzione di influenzare il governo e/o di seminare il terrore tra l’opinione pubblica o parti della stessa. L’attività terroristica può comprendere, senza essere a questo limitata, il ricorso alla forza o alla violenza e/o la minaccia di ricorrervi. Inoltre potranno essere ritenuti responsabili di attività terroristiche soggetti che agiscano individualmente, ovvero per conto di, o in collaborazione con organizzazione/i o governo/i; II) per utilizzazione delle armi nucleari a distruzione di massa si intende l’uso di ogni tipo di esplosivo nucleare o mezzo di emissione, scarico, dispersione, rilascio o fuga di materiale fissile con livello di radioattività con capacità di rendere inabile o portare alla morte persone e animali; III) per utilizzazione di armi chimiche a distruzione di massa si intende l’emissione, scarico, dispersione, rilascio o fuga di ogni materiale chimico composto solido, liquido o gassoso, che quando usato causa incapacità, disabilitazione o morte di persone e animali; IV) per utilizzazione di armi biologiche a distruzione di massa si intende l’emissione o scarico, dispersione, rilascio o fuga di ogni agente patogeno (produttore di malattie), micro-organismi e/o tossine biologiche (inclusi, modifiche genetiche e tossine chimiche) capaci di causare incapacità, disabilitazione o morte di persone e animali. Esclusi dalla presente copertura assicurativa s’intendono inoltre i danni o gli esborsi di qualsivoglia natura, direttamente o indirettamente causati o in relazione con eventuali azioni intraprese per controllare, prevenire o sopprimere uno o tutti gli eventi di cui ai sopra elencati punti da (1) a (15). Art. 5 PERSONE NON ASSICURABILI Non sono assicurabili le persone colpite da apoplessia, paralisi, infermità mentale, alcoolismo, tossicodipendenza nonché da altre infermità gravi e permanenti e l’assicurazione cessa con il loro manifestarsi. Non sono assicurabili inoltre le persone affette da diabete in terapia con insulina ed epilessia ad eccezione delle persone in possesso di regolare Certificato di Idoneità Sportiva (sono comunque esclusi gli infortuni riconducibili al manifestarsi della malattia). Le persone con difetti fisici o mutilazioni rilevanti sono assicurabili soltanto con patto speciale. Art. 6 LIMITI TERRITORIALI L’assicurazione vale per il mondo intero. Art. 7 DECORRENZA DELLA CONVENZIONE, DEI SINGOLI CERTIFICATI E PAGAMENTO DEL PREMIO La presente Polizza Convenzione ha decorrenza dalle ore 24,00 del 30/06/2016. I singoli Certificati di Assicurazione hanno effetto dalle ore 24 del giorno indicato in polizza se il premio o la rata di premio sono stati pagati, altrimenti hanno effetto dalle ore 24 del giorno del pagamento. Se il contraente non paga i premi o le rate di premi successivi, l’assicurazione resta sospesa dalle ore 24 del 15° giorno dopo quello della scadenza e riprende vigore dalle ore 24 del giorno di pagamento, ferme le successive scadenze.
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Art. 8 DICHIARAZIONI RELATIVE ALLE CIRCOSTANZE DEL RISCHIO Le dichiarazioni inesatte o le reticenze del Contraente e dell’Assicurato relative a circostanze che influiscono sulla valutazione del rischio, possono comportare la perdita totale o parziale del diritto all’indennizzo, nonché la stessa cessazione dell’assicurazione, ai sensi degli Artt. 1892, 1893 e 1894 del Codice Civile. Al momento dell’ingresso in copertura, l’Assicurato deve necessariamente e preventivamente compilare personalmente e firmare il “Questionario/proposta di assicurazione” per infortuni dei Calciatori Professionisti, che verrà allegato alla polizza e formerà parte integrante del contratto. Art. 9 DENUNCIA DI ALTRE ASSICURAZIONI L’Assicurato deve comunicare per iscritto alla Società l’esistenza o la successiva stipulazione di altre assicurazioni per il medesimo rischio. Se l’Assicurato omette dolosamente di dare tale comunicazione, la Società non è tenuta a corrispondere l’indennizzo. In caso di sinistro, l’Assicurato deve dare avviso alla Società di ogni assicurazione esistente e indicare a ciascun Assicuratore il nome degli altri, ai sensi dell’Art. 1910 del Codice Civile. Art. 10 PROVA DEL CONTRATTO E VALIDITÀ DELLE VARIAZIONI La presente polizza ed i relativi allegati, firmati dalla Società per mezzo delle persone all’uopo autorizzate e dall’Assicurato sono i soli documenti che fanno prova delle condizioni regolatrici dei rapporti tra le Parti. Qualunque modifica del contratto non è valida se non risulta da appendice sottoscritta dalle Parti. Art. 11 VARIAZIONI DELLE MANSIONI DELL’ASSICURATO Qualora nel corso del contratto si verifichino variazioni di rischio per cambiamento delle attività professionali principali e/o secondarie dichiarate o delle condizioni nelle quali dette attività sono esercitate, o variazioni nelle relazioni contrattuali tra Assicurato e Contraente, l’Assicurato deve darne comunicazione scritta alla Società. Se la variazione implica aggravamento del rischio, tale che la Società non avrebbe sottoscritto l’assicurazione, essa ha diritto di recedere dall’assicurazione con effetto immediato. Se la variazione implica aggravamento che comporti un premio maggiore, la Società può richiedere la relativa modificazione delle condizioni in corso. Se invece la variazione implica diminuzione del rischio, la Società provvede a ridurre correlativamente il premio a partire dalla scadenza annuale successiva, comunicando all’Assicurato le condizioni di assicurazione e la misura del nuovo premio ridotto. Qualora nel corso di validità dell’ Assicurazione, l’Assicurato non sia più calciatore professionista come previsto nelle definizioni, ma continui l’attività di calciatore in società di calcio non professionistiche, la Società, in assenza di sinistri o circostanze dichiarate, considera cessata la copertura e provvede alla restituzione del premio non goduto. Art. 12 CRITERI DI INDENNIZZABILITÀ Si precisa e si conviene che, con effetto dalla data di decorrenza di ogni Certificato di Assicurazione, ogni richiesta di risarcimento derivante da infortunio o malattia o affezione ad ogni parte
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del corpo, qualora tale infortunio o malattia o affezione sia interamente o parzialmente, direttamente o indirettamente causato, agevolato o aggravato da menomazioni, difetti fisici, processi degenerativi o infermità esistenti già prima della data di decorrenza proposta, si intende esclusa dalla copertura. La Società sarà tenuta ad indennizzare solamente le conseguenze dirette ed esclusive dell’infortunio, indipendentemente da condizioni fisiche o patologiche preesistenti o successivamente sopravvenute; pertanto, l’influenza che l’infortunio può avere esercitato su tali condizioni e, allo stesso modo, il pregiudizio che queste possono avere sugli esiti dell’infortunio sono conseguenze indirette e, come tali, non sono indennizzabili. Allo stesso modo, in caso di menomazioni o difetti fisici preesistenti, l’indennità per invalidità permanente sarà liquidata solo per le dirette conseguenze causate dall’infortunio come se quest’ultimo avesse colpito una persona fisicamente integra e sana, senza considerare il maggior pregiudizio derivante dalle condizioni preesistenti, fermo quanto stabilito dal successivo Art. 13. Art. 13 MORTE L’indennizzo per il caso di morte è dovuto se la morte stessa si verifica, anche successivamente alla scadenza del contratto, entro due anni dal giorno dell’infortunio. Tale indennizzo viene liquidato ai beneficiari stessi o, in difetto di designazione, agli eredi dell’Assicurato in parti uguali. L’indennizzo per il caso di morte non è cumulabile con quello di invalidità permanente. Tuttavia, se dopo il pagamento di un indennizzo per invalidità permanente, ma entro due anni dal giorno dell’infortunio e in conseguenza di esso, l’Assicurato muore, i beneficiari, che non sono tenuti ad alcun rimborso, hanno diritto di richiedere la differenza tra l’indennizzo per morte, se superiore, e quello già pagato per invalidità permanente. Qualora a seguito di infortunio indennizzabile a termini di polizza il corpo dell’Assicurato scompaia o non venga ritrovato e si presume sia avvenuto il decesso, la Società liquiderà ai beneficiari il capitale previsto per il caso morte. La liquidazione, sempre che non siano emersi nel frattempo elementi tali da rendere il danno non indennizzabile, non avverrà prima che siano trascorsi sei mesi dalla presentazione dell’istanza per la dichiarazione di morte presunta a termini degli Artt. 60 e 62 del Codice Civile (anche per gli infortuni aeronautici), col periodo minimo di due anni dalla scomparsa. Nel caso in cui, successivamente al pagamento, risulti che la morte non si è verificata o che comunque non è dipesa da infortunio indennizzabile, la Società avrà diritto al rimborso dell’intera somma liquidata. Art. 14 INVALIDITÀ PERMANENTE DA INFORTUNIO L’indennizzo per il caso di invalidità permanente è dovuto se l’invalidità stessa si verifica entro due anni dal giorno dell’infortunio. L’indennizzo per invalidità permanente parziale è calcolato su base INAIL e la percentuale risultante, applicata alla somma assicurata per invalidità permanente totale, in proporzione al grado di invalidità accertata secondo i criteri e le percentuali indicate nella tabella di cui all’allegato 1 del DPR 30 giugno 1965 n. 1124 e successive modifiche, integrazioni e/o interpretazioni intervenute fino alla data di stipulazione del contratto, con rinuncia da parte della Società all’applicazione della franchigia prevista dalla legge salvo quanto previsto dal successivo Art. 15. In
caso di mancinismo, le percentuali di invalidità previste per l’arto superiore destro e la mano destra varranno per l’arto superiore sinistro e la mano sinistra, e viceversa. Se la lesione comporta una minorazione, anziché la perdita totale, le percentuali sopra menzionate vengono ridotte in proporzione alla funzionalità perduta. Nei casi di invalidità permanente non specificati nella tabella di cui sopra, l’indennizzo è stabilito con riferimento alle percentuali dei casi indicati, tenendo conto della diminuita capacità generica lavorativa, indipendentemente dalla professione dell’Assicurato. La perdita totale, anatomica o funzionale di più organi od arti in uno stesso infortunio comporta l’applicazione di una percentuale di invalidità permanente pari alla somma delle singole percentuali dovute per ciascuna lesione, con il massimo del cento per cento. Si prende e si dà atto che, unicamente per gli infortuni muscolari e la rottura del naso, la percentuale massima di invalidità permanente liquidabile è pari al 6%, fermo restando quanto previsto dall’art.15 e dalle Condizioni Particolari. Art. 15 FRANCHIGIA PER INVALIDITÀ PERMANENTE DA INFORTUNIO In caso di infortunio indennizzabile a termini di polizza, che determini un’invalidità permanente, la liquidazione dell’indennizzo verrà effettuata in base alla Condizione Particolare indicata nella scheda di copertura. Art. 16 DANNO ESTETICO - ROMBORSO SPEDE MEDICHE: Si conviene che, in caso di infortunio indennizzabile a termini di polizza, che abbia comportato un danno estetico, la Società rimborserà le spese mediche documentate sostenute dall’Assicurato, con un limite massimo dell’1% della somma assicurata indicata in polizza, per gli interventi di chirurgia plastica o stomatologica ricostruttiva. Art. 17 STATO DI GUERRA Sono esclusi gli infortuni derivanti da stato di guerra. Tuttavia l’assicurazione vale per gli infortuni derivanti da stato di guerra (dichiarata o non) o da insurrezione popolare per il periodo massimo di 14 giorni dall’inizio delle ostilità o della insurrezione, se ed in quanto l’Assicurato risulti sorpreso dallo scoppio degli eventi di cui sopra mentre si trova al di fuori del territorio della Repubblica italiana, dello Stato del Vaticano e della Repubblica di San Marino. La presente estensione non opera in caso di infortuni aeronautici e per coloro che prestano il servizio militare. Art. 18 RISCHIO VOLO L’assicurazione comprende gli infortuni che l’Assicurato subisca durante i viaggi aerei effettuati in qualità di passeggero di velivoli ed elicotteri esercitati da società di traffico aereo regolare, nonché da autorità civili e militari in occasione di traffico civile, da ditte e privati per attività turistica e di trasferimento e da società di lavoro aereo, esclusivamente durante trasporto pubblico passeggeri, ed è prestata per le somme corrispondenti a quelle assicurate con la presente polizza e per i rischi da essa previsti. Restano in ogni caso esclusi i voli effettuati su velivoli ed elicotteri eserciti da aeroclubs.
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Art. 19 BRICOLAGE L’assicurazione vale per gli infortuni derivanti da attività inerenti ai piccoli lavori manuali – bricolage – espletati con l’uso di utensili domestici anche azionati da motore ed esercitate non a scopo di lucro o commercio. Art. 20 CONVERSIONE DELLA PERCENTUALE - SUPERVALUTAZIONE 1. Nel caso in cui l’infortunio si riferisca agli arti inferiori, la percentuale di invalidità permanente accertata, qualora fosse superiore al 5% per le opzioni A),B),C), o al 7% per l’opzione D), e secondo quanto previsto dall’Art. 14 delle Condizioni Generali, sarà elevata del: • 50% per l’atleta fino al 28° anno di età; • 25% per l’atleta oltre il 28° anno di età. 2. Per i “PORTIERI” la percentuale di supervalutazione di cui al punto 1) sono estese a tutto il corpo. 3. Resta inteso che per determinare la misura dell’invalidità permanente da cui detrarre la franchigia si farà riferimento alla percentuale di invalidità permanente riconosciuta all’Assicurato ed elevata secondo i criteri di cui al precedente punto 1). 4. Per gli infortuni muscolari e la rottura del naso, in nessun caso è prevista l’applicazione della supervalutazione. Art. 21 OBBLIGO DI CURA L’Assicurato infortunato è obbligato a sottoporsi a cure qualora esse possano portare ad un ripristino funzionale della parte lesa, restando inteso che la valutazione del grado di invalidità verrà espressa soltanto quando dalla terapia non si possa ottenere alcun miglioramento. Qualora l’Assicurato si rifiuti di sottoporsi a dette cure, l’invalidità riconosciuta verrà ridotta del presunto recupero funzionale non realizzato per il rifiuto opposto. Art. 22 ETÀ DELL’ASSICURATO Per determinare l’età dell’Assicurato si dovrà fare riferimento all’età del suo ultimo compleanno purché da questo non siano trascorsi più di sei mesi, nel qual caso si farà riferimento al compleanno successivo. Art. 23 DENUNCIA DELL’INFORTUNIO E RELATIVI OBBLIGHI In caso di sinistro l’Assicurato deve darne avviso scritto a Private Broking Srl – Via Vincenzo Monti 11 – 20123 Milano - tramite fax +39 02 36758814 o per e-mail convenzione.AIC@privatebroking.it entro 30 giorni dalla data di accadimento dell’infortunio. La denuncia stessa deve contenere l’indicazione del luogo, giorno, ora e causa dell’evento e dovrà essere corredata da certificato medico. L’Assicurato o, in caso di morte, i beneficiari devono consentire alla Società le indagini e gli accertamenti necessari, a tal fine sciogliendo qualsiasi medico dal segreto professionale. La mancata denuncia entro i termini prescritti può portare alla perdita totale o parziale al diritto all’indennizzo. Art. 24 LIQUIDAZIONE Ricevuta la necessaria documentazione e compiuti gli accertamenti del caso, la Società liquida l’indennità dovuta, ne dà comunica-
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zione agli interessati e, avuta notizia della loro accettazione, provvede al pagamento. La liquidazione sarà effettuata entro massimo 60 giorni dalla concorde chiusura del sinistro. L’indennità verrà corrisposta in Italia ed in Euro. Art. 25 BENEFICIARI Il beneficiario del presente contratto, quando non sia l’Assicurato stesso, è indicato nella scheda di assicurazione. In mancanza di designazione, i beneficiari sono gli eredi legittimi e/o testamentari. Art. 26 RINUNCIA AL DIRITTO DI SURROGAZIONE La Società rinuncia al diritto di surrogazione verso i terzi previsto dall’Art. 1916 del Codice Civile. Art. 27 CONTROVERSIE SULL’ASSICURABILITÀ DELLE PERSONE, SULLA NATURA E SULLE CONSEGUENZE DELLE LESIONI In caso di controversie di natura medica sulla natura o sulle conseguenze delle lesioni o sul grado di invalidità permanente nonché sull’applicazione dei criteri di indennizzabilità di cui all’Art. 12, le Parti hanno facoltà di conferire, per iscritto, mandato di decidere, a norma e nei limiti delle condizioni di Polizza, ad un collegio di tre medici nominati uno per parte ed il terzo dalle parti di comune accordo o, in caso contrario, dal Presidente del consiglio dell’Ordine dei Medici di Milano. Il Collegio medico risiede a Milano Ciascuna delle Parti sostiene le proprie spese e remunera il medico da essa designato, contribuendo per metà delle spese e competenze del terzo medico. Le decisioni del Collegio Medico sono prese a maggioranza di voti, con dispensa da ogni formalità di legge, e sono vincolanti per le parti le quali rinunciano fin d’ora a qualsiasi impugnativa salvo i casi di violenza, dolo, errore o violazione di patti contrattuali. I risultati delle operazioni arbitrali devono essere raccolti in apposito verbale, da redigersi in doppio esemplare, uno per ciascuna delle Parti. Le decisioni del Collegio Medico sono vincolanti per le Parti anche se uno dei Medici si rifiuti di firmare il relativo verbale; tale rifiuto deve essere attestato dagli arbitri nel verbale definitivo. È data facoltà al Collegio di rinviare, ove ne riscontri l’opportunità, l’accertamento definitivo dell’invalidità permanente ad epoca da fissarsi dal Collegio stesso, entro tre anni; in tal caso il Collegio potrà concedere una somma da computarsi nella liquidazione definitiva dell’infortunio. Resta infine stabilito che, nel caso in cui l’Assicurato abbia richiesto la liquidazione dell’intera somma assicurata per la garanzia di cui al successivo Art. 35 punto 2 (criteri di indennizzo – condizione speciale di assicurazione - invalidità permanente da infortunio) o di cui all’Art. 40 (criteri di valutazione - invalidità permanente specifica totale da malattia) - indennizzabile a termini di polizza - egli dovrà produrre al Collegio Medico unitamente alla necessaria documentazione sanitaria, certificazione di non idoneità all’attività agonistica sportiva rilasciata dalla A.S.L. competente o da altro ente equipollente purché riconosciuto dalla F.I.G.C. Art. 28 COMPETENZA TERRITORIALE Foro competente: Milano
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Art. 29 IMPOSTE Le imposte e gli altri oneri stabiliti per legge, presenti e futuri, relativi al premio, al contratto ed agli atti da essa dipendenti, sono a carico dell’Assicurato o dei suoi aventi diritto, anche se il pagamento sia stato anticipato dalla Società. Art. 30 COMUNICAZIONI Tutte le comunicazioni alle quali l’Assicurato o gli aventi diritto sono tenuti nel corso del contratto, devono essere fatte con lettera raccomandata al Broker incaricato della gestione del contratto e/o alla Società. Art. 31 RINVIO ALLE NORME DI LEGGE Per tutto quanto non è espressamente disciplinato dalla presente polizza valgono le norme di legge e del Codice Civile. Art. 32 DURATA DELL’ASSICURAZIONE La presente Polizza Convenzione cesserà alla sua naturale scadenza senza obbligo di disdetta. I Certificati di Assicurazione, emessi durante il periodo di validità della polizza convenzione, hanno durata annuale dalla data di ogni singola decorrenza, senza tacito rinnovo e scadranno anch’essi alla data della propria naturale scadenza senza obbligo di disdetta. Art. 33 RECESSO DAL CONTRATTO E ANTICIPATA RISOLUZIONE Entro 90 giorni dalla data di pagamento della prima rata di premio, la Società e l’Assicurato hanno facoltà di recedere dal contratto con preavviso di trenta giorni. Parimenti, dopo ogni denuncia di infortunio e fino al novantesimo giorno dal pagamento o rifiuto dell’indennità, la Società e l’Assicurato hanno facoltà di recedere dal contratto con preavviso di 30 giorni. In tali casi la Società rimborsa il premio netto in proporzione al tempo che decorre dal momento della cessazione al termine del periodo di assicurazione in corso. Art. 34 CLAUSOLA BROKER E DOMICILIAZIONE Per la stipulazione e gestione della presente Polizza Convenzione e dei Certificati di Assicurazione il Contraente dichiara di aver affidato, per l’intera durata della copertura, l’incarico al Broker Private Broking Srl con Sede Legale in via Vincenzo Monti 11 – 20123 Milano - iscritto alla Sezione B, di cui al Registro Unico degli Intermediari, ai sensi degli artt. 108 e segg. del D.Lgs 209/2005 e s.m.i. Pertanto, agli effetti delle condizioni della presente polizza, gli Assicuratori danno atto che ogni comunicazione fatta dal Contraente/Assicurato al Broker si intenderà come fatta agli Assicuratori stessi e viceversa, come pure ogni comunicazione fatta dal Broker agli Assicuratori si intenderà come fatta dal Contraente/Assicurato stesso. Gli Assicuratori inoltre, riconoscono che il pagamento dei premi sia fatto tramite il Broker sopra designato. Resta intesa l’efficacia liberatoria, anche a termine dell’Art. 1901 Codice Civile, del pagamento così effettuato.
CONDIZIONI SPECIALI DI ASSICURAZIONE INVALIDITÀ PERMANENTE SPECIFICA TOTALE DA INFORTUNIO Art. 35 CRITERI DI INDENNIZZO A parziale deroga di quanto riportato all’Art. 14 delle Condizioni Generali, gli infortuni indennizzabili ai sensi del presente contratto verranno liquidati adottando i seguenti criteri: 1. Se l’infortunio determina un’invalidità permanente accertata in base all’Art. 15 delle Condizioni Generali di Assicurazione di grado pari o inferiore alla percentuale delle franchigie previste, non si provvederà ad alcun indennizzo. 2. Per gli infortuni indennizzabili che comportino una incapacità totale all’esercizio dell’attività professionale sportiva - invalidità permanente specifica totale - la Società liquiderà l’invalidità permanente secondo la seguente scala di indennizzo, senza deduzione di alcuna franchigia: • 100% della somma assicurata per giocatori di età fino a 28 anni; • 90% della somma assicurata per giocatori di 29 anni; • 80% della somma assicurata per giocatori di 30 anni; • 70% della somma assicurata per giocatori di 31 anni • 60% della somma assicurata per giocatori di 32 anni • 50% della somma assicurata per giocatori di 33 anni • 40% della somma assicurata per giocatori oltre i 33 anni 3. Resta inteso che la perdita totale e permanente della capacità specifica ad occupare il ruolo di “Portiere” è considerata perdita totale permanente della capacità specifica all’attività professionale sportiva. 4. Resta stabilito che, nel caso in cui l’Assicurato abbia richiesto la liquidazione dell’intera somma assicurata per invalidità permanente specifica totale conseguente ad infortunio indennizzabile a termini di contratto, egli dovrà produrre, unitamente alla necessaria documentazione sanitaria, attestato di revoca del tesseramento per inidoneità ai sensi di quanto previsto dalle norme organizzative interne della relativa Federazione. 5. Relativamente agli assicurati aventi età superiore ai 28 anni, resta stabilito inoltre che, in caso di revoca / perdita / annullamento di licenza da gioco e/o inabilità alla prativa dell’attività professionale di calciatore, la Società pagherà un indennizzo per le conseguenze dirette ed esclusive dell’invalidità permanente totale, solo ed esclusivamente se l’invalidità permanente accertata sia di grado superiore al 20% (venti per cento) della totale, calcolata su base INAIL. Art. 36 CESSAZIONE DEL CONTRATTO Resta convenuto tra le Parti che, qualora a seguito di infortunio che comporti un’incapacità totale all’esercizio dell’attività professionale dichiarata nel Questionario, nonché in ogni altro caso in cui l’indennizzo comporti, nell’annualità assicurativa in corso, la liquidazione dell’intera somma assicurata, il presente contratto cesserà automaticamente di aver vigore. CONDIZIONI SPECIALI DI ASSICURAZIONE INVALIDITÀ PERMANENTE SPECIFICA TOTALE DA MALATTIA Art. 7 LIMITI DELLA GARANZIA L’assicurazione è estesa all’invalidità permanente che comporti, a
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seguito di malattia insorta successivamente alla data della stipulazione del contratto, la perdita definitiva ed irrimediabile all’esercizio dell’attività professionale sportiva a condizione che tale invalidità permanente si verifichi entro 12 mesi dalla cessazione del contratto. Quanto precede vale a condizione che l’Assicurato sia in possesso di “Certificato di idoneità all’attività professionale sportiva” rilasciato a norma di legge. Resta stabilito che, nel caso in cui l’Assicurato abbia richiesto la liquidazione dell’intera somma assicurata per invalidità permanente totale conseguente a malattia, indennizzabile a termini di contratto, egli dovrà produrre, unitamente alla necessaria documentazione sanitaria, attestato di revoca del tesseramento per inidoneità ai sensi di quanto previsto dalle norme organizzative interne delle relative Federazioni. Art. 38 PERSONE NON ASSICURABILI - ESCLUSIONI Non sono assicurabili le persone affette da tossicodipendenza, alcolismo o infermità mentali e l’assicurazione cessa automaticamente al loro manifestarsi. Sono comunque escluse dall’assicurazione le malattie derivanti direttamente o indirettamente da: • Abuso di alcolici e uso, a scopo non farmaceutico, di psicofarmaci, stupefacenti ed allucinogeni; • Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) o da malattie collegate alla stessa (sindrome correlata all’AIDS); • Trasmutazione del nucleo dell’atomo, ovvero radiazioni provocate dall’accelerazione artificiale di particelle atomiche; • Guerre od insurrezioni. Sono inoltre escluse dalla garanzia le conseguenze di infortunio, intendendosi per tale l’evento dovuto per causa fortuita, violenta ed esterna. Art. 39 DENUNCIA DELLA MALATTIA E RELATIVI OBBLIGHI L’Assicurato deve dare immediato avviso della malattia al Broker designato in polizza, quando, secondo parere medico, ci sia motivo di ritenere che la malattia stessa, per le sue caratteristiche e presumibili conseguenze, possa interessare la garanzia prestata. La denuncia deve essere accompagnata dalla seguente documentazione, che deve essere presentata entro 30 giorni dalla denuncia di sinistro: • Certificati medici con dettagliate informazioni sulla natura della malattia, sul momento in cui è insorta, sul decorso della malattia, sulle sue possibili conseguenze nonché su ogni conseguenza che potrebbe già essersi verificata; • L’Assicurato dovrà inoltre inviare alla Società – unitamente alla suddetta certificazione medica o successivamente ad essa, ma comunque non oltre un anno dopo la data del sinistro – un certificato medico che attesti l’avvenuta guarigione dalla malattia stessa. L’Assicurato deve sottoporsi agli accertamenti e controlli medici disposti dalla Società, fornire ogni informazione e produrre copia delle eventuali cartelle cliniche complete e di ogni altra documentazione sanitaria, a tal fine sciogliendo qualsiasi medico dal segreto professionale. Entro un anno dalla data di emissione del certificato medico che conferma l’avvenuta guarigione dalla malattia, l’Assicurato dovrà sottoporre documentazione medica che indichi il grado di invalidità permanente residua quale conseguenza diretta ed esclusiva della malattia.
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Art. 40 CRITERI DI VALUTAZIONE Ferme ed invariate le condizioni dell’Art. 12 delle Condizioni Generali di assicurazione infortuni, che sono valide anche per questa estensione alla invalidità permanente da malattia, il riconoscimento della eventuale invalidità permanente da malattia, ai sensi dell’Art. 37, verrà effettuato, purché vi sia completa ed irrimediabile perdita della capacità di esercitare l’attività professionale sportiva e che determini la perdita dell’idoneità all’attività sportivo agonistica, riconosciuta dalla F.I.M.S. (Federazione Italiana Medici Sportivi), secondo la seguente scala di indennizzo: • 100% della somma assicurata per giocatori di età fino a 28 anni; • 90% della somma assicurata per giocatori di 29 anni; • 80% della somma assicurata per giocatori di 30 anni; • 70% della somma assicurata per giocatori di 31 anni; • 60% della somma assicurata per giocatori di 32 anni; • 50% della somma assicurata per giocatori di 33 anni; • 40% della somma assicurata per giocatori oltre i 33 anni. La percentuale di invalidità permanente dovrà essere accertata non prima di un anno dalla denuncia della malattia. La Società pagherà l’indennizzo per le conseguenze dirette ed esclusive dell’invalidità permanente derivante dalla malattia denunciata, esclusi i danni ulteriori attribuibili a situazioni patologiche o infermità preesistenti all’entrata in vigore del contratto e/o a difetti fisici. Art. 41 PROCEDURE PER LA LIQUIDAZIONE DELL’INDENNIZZO Ricevuta la necessaria documentazione e compiuti gli accertamenti del caso, la Società liquida l’indennità dovuta, ne dà comunicazione agli interessati e, avuta notizia della loro accettazione, provvede al pagamento. L’indennità verrà corrisposta in Italia ed in Euro. L’Assicurato infortunato è obbligato a sottoporsi a cure qualora esse possano, a giudizio del medico dell’Assicurato o del medico della Società, portare ad un ripristino funzionale della parte lesa, restando inteso che la valutazione del grado di invalidità verrà espresso soltanto quando dalla terapia non si possa ottenere alcun miglioramento. Qualora l’Assicurato si rifiuti di sottoporsi a dette cure, l’invalidità riconosciuta verrà ridotta del presunto recupero funzionale non realizzato per il rifiuto opposto. Art. 42 DIRITTO ALL’INDENNIZZO Il diritto all’indennità è di carattere personale e non è quindi trasferibile. Tuttavia, se l’Assicurato muore dopo che l’indennità sia stata liquidata o comunque offerta in misura determinata, in tal caso la Società paga agli eredi dell’Assicurato l’importo liquidato ed offerto secondo le norme della successione testamentaria o legittima. Art. 43 CONTROVERSIE In caso di divergenza sull’assicurabilità delle persone, sulla natura o sulle conseguenze della malattia, ai sensi dell’Art. 5 delle Condizioni Generali e dell’Art. 38 delle presenti condizioni per invalidità da malattia, si applicano le norme previste dall’Art. 27 delle Condizioni Generali di assicurazione.
servizi
Aic/Lloyd’s Franchigia: • 5% fino ad € 600.000,00 • 7% da € 600.000,01 ad € 1.000.000,00 • 10% da € 1.000.000,01 ad € 5.000.000,00
Opzione B) “Franchigia 7%” Età
Tassi lordi fino ad € 1.000.000
Fino a 24
0,85%
25-32
0,95%
33
non prevista
34 e oltre
non prevista
Franchigia: • 7% fino ad € 1.000.000,00 • 10% da € 1.000.000,01 ad €5.000.000,00 La supervalutazione verrà applicata qualora la percentuale di invalidità permanente accertata sia superiore al 7%.
Opzione C) “Franchigia 5% fino a € 1.000.000” Età
Tassi lordi fino ad € 600.000
Fino a 24
che il contratto è individuale, ha una data di inizio e una data di scadenza proprio, riportato sul frontespizio di polizza. Le polizze non prevedono il tacito rinnovo: pertanto le garanzie assicurative cesseranno alle ore 24,00 della data di scadenza. Il rinnovo dovrà essere sempre effettuato tramite la compilazione del questionario sanitario. Solo con la stipula del nuovo contratto singolo, verranno applicate le nuove condizioni concordate per la Convenzione.
di liquidazione del sinistro, ad esclusione dell’ipotesi di “Invalidità specifica totale da malattia”, per la quale la copertura di eventuali malattie dichiarate dall’assicurato si intenderà esclusa, potendo essere specificatamente ricompresa solo a discrezione della compagnia, se precisata e riportata nel certificato di assicurazione.
Un ultimo importantissimo consiglio; contestualmente alla firma della richiesta di adesione per l’emissione del contratto d’assicurazione, è fatto obbligo sottoscrivere il questionario anamnestico: ricordiamo che dichiarazioni inesatte o eventuali reticenze contenute in questi documenti possono comportare la non indennizzabilità dei danni. Di tali moduli si terrà conto sia in fase di assunzione, sia in fase
Opzione A) “Franchigia 5% fino a € 600.000”
Ecco il dettaglio delle diverse opzioni di copertura a disposizione degli associati AIC a partire dal 01.07.2016
Età Fino a 24
Tassi lordi Tassi lordi da Tassi lordi da fino ad € € 600.000 € 1.000.000 600.000 a € 1.000.000 a € 5.000.000 1,20% 0,95% 0,90%
25-32
1,35%
1,10%
1,05%
33
1,50%
1,25%
1,20%
34 e oltre
1,65%
1,50%
1,45%
Tassi lordi da Tassi lordi da € 600.000 € 1.000.000 a € 1.000.000 a € 5.000.000 1,45% 0,90%
25-32
1,62%
1,05%
33
1,80%
1,20%
34 e oltre
2,00%
1,45%
Franchigia: • 5% fino ad € 1.000.000,00 • 10% da € 1.000.000,01 ad € 5.000.000,00 •
Opzione D) “Franchigia 4% fino a € 600.000” Fino a 24
Tassi lordi fino ad € 600.000 1,50%
25-32
1,70%
1,10%
1,05%
33
1,90%
1,25%
1,20%
34 e oltre
2,10%
1,50%
1,45%
Età
Tassi lordi da Tassi lordi da € 600.000 € 1.000.000 a € 1.000.000 a € 5.000.000 0,95% 0,90%
Franchigia: • 4% fino ad € 600.000,00 • 7% da € 600.000,01 ad € 1.000.000,00 • 10% da € 1.000.000,01 ad € 5.000.000,00 La supervalutazione verrà applicata qualora la percentuale di invalidità permanente accertata sia superiore al 5%. 27
serie B
di Claudio Sottile
Giovane difensore del neopromosso Pescara
¡Vamos Zampano! Hala Pescara! Oppure Evviva Madrid. Perché questa commistione, tra gli inni degli abruzzesi e dei madridisti? E soprattutto cos’hanno in comune, Delfino e Real? Entrambi hanno raggiunto un obiettivo prestigioso, al termine di una stagione difficile, logorante e impegnativa. Ok, tuttavia ci dovrà pur essere un altro trait d’union… Basta guardare le rose: enigma risolto! La soluzione è Sergio Ramos, difensore biancoazzurro. Ehm no, forse è Francesco Zampano, laterale in camiseta blanca. Ancora non ci siamo. Dai Zampano, spiegala direttamente tu. “Trascorsi le vacanze di Natale 2015 e il Capodanno 2016 a Miami, in compagnia di amici. Qui in molti mi scambiarono per Sergio Ramos. È vero, abbiamo festeggiato tutti e due nell’ultimo periodo, però a lui è andata meglio, ha vinto la Champions League e ha pure fatto anche gol nella finale di Milano. Ma tra poco lo raggiungo…”. Torniamo agli incastri dei nostri campionati. È salita la squadra migliore? “Sicuramente sì, eravamo la compagine favorita degli spareggi. Per la squadra che eravamo e per come siamo arrivati, forse con il Trapani, eravamo la più forte. Poi gli spareggi sono un campionato a parte, parliamo di partite dove un episodio può cambiare l’andamento e non si sa mai come va a finire”. Il segreto di questa vittoria? “Siamo uno spogliatoio pazzesco, molto unito. Anche quelli che non giocavano, caricava28
no i compagni e non tenevano il muso. Una squadra giovane fatta di amici, andavamo spesso a cena assieme. Grazie al gruppo siamo arrivati ai risultati sotto gli occhi di tutti. Altre squadre forse erano più attrezzate, ma se non c’è il gruppo…”. Avete perseguito e superato il traguardo attraverso il gioco ragionato, a tratti spettacolare, impostato da mister Massimo Oddo. Potreste diventare il nuovo Sassuolo, che salì dalla B imponendosi per la ricercata filosofia calcistica? “Può essere. Il Pescara è una società solida, ambiziosa, che vuole valorizzare i giovani, come fa il Sassuolo. Diciamo pure all’italiana”. Si sono versati fiumi d’inchiostro per Gianluca Lapadula, indiscusso trascinatore e uomo copertina. Andiamo oltre: dicci un altro tuo compagno che merita la ribalta per il campionato disputato. “Ledian Memushaj che, anche se non è più giovanissimo, ha dimostrato tanto alla squadra e al gruppo, è stato un gran capitano, ci ha tenuti uniti nei momenti difficili. È doveroso comunque citare anche Gianluca Caprari”. È una promozione arrivata con dodici mesi di ritardo? “Sicuramente. L’anno scorso giocammo proprio bene e avremmo meritato di salire al posto del Bologna. Sarebbe stata da manicomio se non fossimo riusciti stavolta, perdere due anni di fila avrebbe fatto troppo male. Per fortuna è andato tutto liscio”.
A proposito delle promosse 2015/2016. Carpi e Frosinone furono designate come sicure retrocesse e così è andata, il Bologna stesso si è salvato nonostante un inizio shock. Cagliari, Crotone e Pescara cosa dovranno fare per avere miglior sorte? “Carpi e Frosinone non erano mai stati in A, è difficilissimo per società così imporsi subito nella massima serie. Il Pescara ha già vissuto la A, ha capito la categoria e non commetterà gli errori del passato. Il Cagliari si attrezzerà in maniera opportuna. Il Crotone sarà al debutto ma sono convinto che farà di tutto per rimanerci. Poi il calcio è strano, intanto spero che vada tutto come si deve a noi”. Nei calabresi gioca tuo fratello Giuseppe: sei pronto per il derby della famiglia Zampano? “Sicuramente. Sarebbe bello, due fratelli contro in Serie A. Però ora sto andando in vacanza, non voglio assolutamente pensarci, inizierò a farlo dalla metà di luglio in poi”. C’è un qualcosa che ruberesti a lui? “Niente, sono a posto così”.
scritto per noi
di Alessandro Comi
Rocco Sabato, nuovo consigliere
Con l’AIC per migliorare Sei appena entrato a fare parte dei 25 nuovi consiglieri AIC, per 4 anni sarai sotto le “direttive” di Damiano Tommasi: come ti senti a ricoprire questo nuovo ruolo? “Mi piace l’idea di questo nuovo incarico, gli anni passati negli spogliatoi e da rappresentante di squadra mi aiuteranno per contribuire al massimo per apportare nuove modifiche e risolvere problematiche che si sono verificate nelle squadre in cui ho militato. L’intento è quello di portare una maggiore comunicazione, coinvolgere di più i calciatori nelle iniziative e far venire fuori i problemi per risolverli il più presto possibile. La mia funzione sarà di riportare le informazioni di persona al consiglio”. Hai terminato la stagione alla Maceratese, arrivando a gennaio dopo il Pavia: come ti sei trovato e come mai questo cambio in corsa? “A Pavia ho trovato poco spazio, quindi sono andato a Macerata per giocare, ho trovato un bel gruppo, abbiamo fatto una grande stagione e tra mille difficoltà abbiamo raggiunto i playoff per salire in Serie B. Peccato che abbiamo perso con il Pisa che poi ha vinto ed è salito nei cadetti”. Non sei giovanissimo, hai 34 anni, pensi di giocare fino a quando prima di fare solo il consigliere “a tempo pieno”? “Mi sento un ragazzino di testa, peccato che il fisico non va di pari passo, a furia di correre sulla fascia ho un ginocchio malconcio che ogni tanto mi infastidisce probabilmente per usura, però per il momento la passione vince sul dolore! Quindi penso di fare ancora almeno 2/3 anni alla grande e poi si vedrà…”. Quali le tue più grandi soddisfazioni e quali le tue delusioni calcistiche? “Tra le soddisfazioni sicuramente metto le promozioni ottenute con Cagliari e Catania dove abbiamo vinto il campionato di Serie B e siamo saliti in A; inoltre una soddisfazione molto particolare è stato il mio unico gol in Serie A siglato col Catania
contro il Cagliari. Era un Catania-Cagliari finito 2-1, feci gol su punizione, guarda caso le 2 squadre dove ho raggiunto il massimo della mia carriera. Tra le delusioni invece c’è un play out perso con la Triestina contro il Padova che ci costò la retrocessione dalla B alla C1...e quest’anno i playoff persi con la Maceratese contro il Pisa che potevano regalarci la promozione in serie B!”. Cosa vedi nel tuo futuro? “Mi piacerebbe continuare nel calcio come allenatore in seconda, oppure allenare i ragazzini o fare l’osservatore visto il mio carattere buono e tranquillo. Non ho hobbies particolari, ma ultimamente mi sto dando alla lettura, soprattutto filosofia… e da “neo filosofo “mi rendo conto che ormai il calcio odierno è sempre più una questione economica, sempre meno rapporti umani e meno valore tecnico”.
Rocco Sabato è nato a Potenza il 19 aprile 1982. Cresciuto calcisticamente nello Sporting Potenza e successivamente nell’Avigliano Calcio, entra nel settore giovanile del Fiorenzuola e inizia la sua carriera professionistica in prestito al Pavia in Serie D. Veste quindi le maglie di Cosenza, Cagliari, Catania, Cesena, Empoli, Triestina, Sorrento, Pisa, Pavia e Maceratese.
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amarcord
La partita che non dimentico
Mi ritorni in mente…
Pietro De Giorgio (Crotone) “Beh, non è che abbia poi molto bisogno di star lì a pensarci, una in particolare c’è: non la potrò mai dimenticare, mai. Cavese-Foggia, partita per i playoff per salire in B, saranno ormai dieci anni fa, più o meno. E ti dico subito che è un brutto ricordo, sì, per come è poi finita. Un anno quello lì a Cava che ha parecchie somiglianze con quello che ho avuto modo di vivere quest’anno col Crotone. Anche allora con la Cavese l’obiettivo era quello della salvezza, s’era pure neo promossi e invece ne uscì fuori una stagione straordinaria, arrivammo terzi, dietro Ravenna e Cittadella. Playoff dunque contro il Foggia, squadra forte, loro erano arrivati quinti. Lì da loro perdemmo 5 a 2 e c’era dunque da giocare il ritorno. Ricordo l’ambiente di Cava, quanto sanno essere caldi. Un entusiasmo davvero fuori dal “normale” – ecco un’altra esperienza che mi ricorda quest’ultima di Crotone – con la possibilità così col calcio di offrire alla gente degli stimoli incredibili. E mi fai pensare adesso a quel gruppo stupendo che avevamo messo assieme (idem quest’anno). Ricordo che già a Foggia ne erano venuti 2000 da Cava e nonostante avessimo perso per 5 a 2, ce n’era tantissima di attesa per il ritorno, la spinta della gente, lì in ritiro più di mille a farci i
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cori, a dirci che ci credevano comunque, di buttare il cuore oltre l’ostacolo, che loro c’erano. Lo stadio pieno e noi che sapevamo sì che sarebbe stata dura, ma che ci credevamo, “matti” come eravamo, l’importante era provare a fare gol abbastanza presto, non si sa mai. E via, facciamo gol attorno al 20’, poi un altro e all’80° facciamo il terzo, così passiamo noi, una partita straordinaria abbiamo giocato. Poi, giusto alla fine, il 90° era già passato, quella loro palla lunga, una spizzata e un po’ di confusione in area: mancavano giusto 20 secondi alla fine, non di più, e Mastronunzio ci fa gol. Siamo usciti così dai playoff… dai, un ricordo che mi porto ancora e sempre dentro, proprio duro da digerire. Sul 3 a 0 c’era un’atmosfera incredibile, gente in campo, entusiasmo che più non si può: l’avevamo fatta l’impresa. Poi, 20”, la torta si è sciolta ed è stato un dramma, sì”.
Andrea Lisuzzo (Pisa) “Di partite ho avuto la fortuna di giocarne tante e ho pure avuto la possibilità di trascorrere quei bellissimi quattro anni a Novara, partendo dalla C1, promossi quella stagione in B con cinque giornate di anticipo e poi dalla B alla A, stagioni fantastiche. Certo, passare dalla C alla B è stata una gran cosa, ma vuoi mettere salire in Serie A? E dunque penso prima di tutto proprio al confronto con la Reggina, era in effetti la semifinale dei playoff, non la finale, ma per me è stata quella la partita più importante, la decisiva. L’andata l’avevamo giocata lì da loro ed era finita 0 a 0. Quel che ricordo è che fu una specie di battaglia, loro poi che in attacco erano proprio forti e uscire indenni dal Granillo per noi era già una grande cosa. Al ritorno potevamo così anche pareggiare e dopo che andammo in vantaggio, pareva ormai fatta. Ma loro non hanno mollato e con Bonazzoli – doppietta – hanno ribaltato il risultato. Ripenso adesso che quel giorno con noi in porta c’era Fontana, Jimmy, era lui il secondo portiere, pareva così fosse proprio l’ultima, tempo quasi scaduto. Poi, ecco che al 90° – pensa che bello – ha fatto gol Rigoni, un gol davvero
spettacolare, uno di quelli che capitano davvero poche volte: il tutto è stato così ancor più straordinario. Palla buttata dentro l’area, respinta fuori e lui di destro, al volo, che la butta dritta dritta sul sette. Ho un tatuaggio che mi ricorda il tutto ma lì sul campo la prima cosa che ho fatto è stato buttarmi per terra, indicando il cielo: una cosa così un po’ di divino non poteva non averlo, dai. In quei momenti non pensi certo ai soldi, al contratto, a queste cose qui… arrivi a conquistare un traguardo strepitoso, vivendo una gioia che non so come si possa provarla altrimenti. Ci vuole fortuna ad arrivare a giocarle partite così, pensa poi a vincerle. Sì, poi la finale l’abbiamo fatta col Padova (0 a 0 da loro, 2 a 0 per noi in casa e fu così ufficialmente serie A), ma come detto per me è stata quella con la Reggina la partita fondamentale. Eccomi qui, grazie ancora a quella partita, io che sono stato sempre iscritto all’Aic, a parlare per la prima volta – a 35 anni – sul Calciatore e proprio per la rubrica che ogni volta vado sempre a leggere. L’ho raccontata bene? Beh, mi andava di farlo così”.
amarcord
Prima parte Dall’Australia a San Siro “Sai che ti dico, Christian? Hai ragione!” Complimenti, mister. Da solo ci saresti mai arrivato? Evidentemente no. Ha avuto bisogno dell’aiutino, il mister. E l’aiutino gliel’ho dovuto dare io, un ragazzino di quattordici anni che da terzino sinistro segna più gol degli attaccanti. “Mister, non è che stare in difesa non mi piaccia, ma forse è meglio se mi metti a giocare davanti”. Gli ho detto più o meno così. Solo che gliel’ho detto in inglese perché siamo a Sidney, nel campetto di allenamento dei giovani del Marconi Football Club, la società in cui, anni prima, giocava mio padre. “Sai che ti dico, Christian? Hai ragione!”. La mia storia di attaccante è cominciata così. Alla fine della prima stagione da calciatore di gol ne ho fatti diciotto. Non male, per un raccomandato che con i piedi non ci sa proprio fare. La questione del “raccomandato” è una gran rottura di palle. A Sidney mio padre è stato una celebrità calcistica, io ho appena iniziato, non sono un fenomeno e le malignità si sprecano. Intendiamoci, non sono un fenomeno con il pallone tra i piedi, però corro e ho più fiato degli altri grazie agli allenamenti di atletica che faccio a scuola. A correre sì che sono quasi imbattibile. Le gare dei 100, 200, 400 e 800 metri le vinco sempre io (quando arrivo secondo è perché vince un ragazzo di colore, siamo noi due i migliori). E poi salto in alto e salto in lungo. Diciamo che i diciotto gol mi servono almeno a far star zitti quelli che in me vedono soltanto il “figlio di”. Che cosa ci faccio a Sidney? Vivo qui da sempre, o quasi. I miei genitori mi ci hanno portato quando avevo quattro anni. Mio padre Roberto era calciatore professionista e nel 1977, quando ancora si usava poco, ha deciso di andare a giocare all’estero. Non in Francia, Spagna o Germania, ma in Australia, nel Marconi Football Club, appunto. E io, naturalmente, me la tiro un po’ ad avere un papà calciatore mentre quelli dei miei amici sono assicuratori o muratori. Del periodo a Bologna, città dove mio padre ha giocato le ultime stagioni in Serie A, non saprei dire nulla. I miei ricordi hanno inizio dal quartiere in cui abitiamo, a mezz’ora dal centro di Sidney, e sono tutti in lingua inglese. Penso di non aver mai parlato soltanto italiano, per me è sempre stato italiano e inglese. Qui i miei due amici italiani sono Filomena e Attilio, siamo cresciuti insieme, sono i figli del presidente del Marconi, Toni, e di sua moglie Maria. E poi ci sono l’egiziano, il greco, lo slavo, il peruviano a qualche altro che non ricordo. Oggi non posso che benedire quel periodo della vita perché mi ha aperto a ogni cultura e mi ha tenuto lontano da qualsiasi stronzata razzista.
Bobo Vieri con Mirko Graziano
CHIAMATEMI BOMBER Rizzoli
Christian “Bobo” Vieri è nato a Bologna nel luglio del 1973. Il padre, Roberto – in A con Sampdoria, Juventus, Roma e Bologna – dopo una prima esperienza canadese andò a giocare in Australia quando “Bobo” aveva giusto quattro anni. Dopo oltre dieci anni vissuti laggiù, ecco il suo ritorno in Italia e la prima formazione con cui si tessera è il Santa Lucia, squadra di una frazione di Prato, città in cui era tornata a vivere la famiglia (lì era nato il papà). Poi il passaggio nel settore giovanile del Prato e da qui al Torino, squadra con cui esordì diciottenne in serie A (esattamente il 15/12/1991: Torino-Fiorentina 2-0). Dopo il Toro, ha via via giocato con Pisa (B), Ravenna (B), Venezia (B), Atalanta (A), Juventus (A), Atletico Madrid (Liga spagnola), Lazio (A), Inter (A), Milan (A), Monaco (Ligue francese), Atalanta (A), Fiorentina (A) e infine ancora Atalanta (A). In carriera ha vinto uno scudetto con la Juve nel 1996/1997, una Supercoppa Italiana nel 1998 con la Lazio e una Coppa Italia con l’Inter nel 2004/2005. In campo internazionale: una Supercoppa Uefa e una Coppa Intercontinentale con la Juventus nel 1996 e una Coppa delle Coppe con la Lazio nel 1998/1999. Dalla sua pure il titolo di capocannoniere sia nella Liga Spagnola 1997/1998, che in Serie A nel 2002/2003: entrambe le volte mettendo a segno 24 gol. Nel 1999, nell’Oscar del Calcio Aic, è risultato miglior calciatore in assoluto della stagione e miglior italiano (riconoscimento questo bissato nel 2002). Campione d’Europa con l’Under 21 nel 1994, ha esordito nella Nazionale maggiore nel marzo del 1997 a Trieste, in un Italia-Moldavia (3-0, pure con un suo gol che nell’occasione fu il 1000° gol della nostra Nazionale) valevole per le qualificazione al Mondiale 1998. L’ultima presenza è stata poi quella dell’ottobre del 2005 a Lecce, valevole per le qualificazioni al Mondiale di Germania del 2006: anche in quell’occasione l’avversario era la Moldavia e pure quella volta andò a segno. Sono 49 le sue presenze (23 i gol), con la disputa di due Mondiali (’98 in Francia e 2002 in Corea del Sud/Giappone) e dell’Europeo 2004 in Portogallo. Mirko Graziano è a La Gazzetta dello Sport dal 1999. In precedenza ha lavorato per La Notte e Rtl 102.5.
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Come stai?
l’incontro
di Pino Lazzaro
Fabrizio De Luca, tra calcio e studio…
Studiare e giocare a calcio. Un’accoppiata che qui da noi da sempre fa un po’ fatica a decollare. Come se una cosa (il pallone) escludesse per forza l’altra (lo studio). Così in effetti non è, almeno non dovrebbe, ma è pur vero che la questione sta in piedi, poco da fare. Fatta perciò questa doverosa premessa e senza nessuna intenzione di incensare chi invece questa accoppiata è riuscito e riesce a portarla avanti, eccoci qui a dedicare – volentieri – un po’ di spazio a un giovane calciatore che non scoraggiandosi per le obiettive difficoltà che può porre il calcio fatto a certi livelli (leggi per esempio gli allenamenti al mattino), ha intanto concluso un suo percorso scolastico, tagliando il traguardo della laurea triennale in Scienze Motorie, traguardo cui Fabrizio – questo il suo nome – è arrivato dopo la “scoperta” (anche grazie all’Associazione) di poter frequentare a distanza, senza perciò dover sottostare a quell’obbligo di frequenza che effettivamente è un muro che può essere davvero invalicabile. Classe ’94, barese, Fabrizio De Luca ha fatto tutta la trafila nel settore giovanile del Bari, fino alla Primavera, formazione con cui ha avuto modo di portare pure la fascia di capitano. Un lungo percorso insomma, poi conclusosi con l’arrivo di quell’età in cui – come dice il nostro – “è la società a decidere cosa fare”. Per lui la decisione fu intanto il prestito al Nardò (da febbraio), cui seguì lo svincolo dal Bari (“mi lasciarono andare”) e successivo tesseramento con Isola Liri (Roma), poi Grottaglie, per finire, in questa stagione appena conclusasi, col San Severo, tutte società del campionato di Serie D. Alle superiori ha fatto il liceo scientifico (è uscito con 82/100) e per quel che ricorda, la percentuale su quanti frequentassero le scuole al tempo lì del settore giovanile, è 4 su 10: insomma, quattro studenti e sei no. Dopo il diploma, giusto per non “chiudermi una possibile strada” l’intenzione era quella di continuare con l’università tanto è vero che sempre per Scienze Motorie aveva sostenuto il test d’ingresso a Bari. Test che in effetti l’aveva indicato come idoneo ma è stato quello il tempo in cui venne mandato in prestito a Nardò e dato che a Bari la frequenza era obbligatoria, niente da fare. Dice che
la possibilità dell’università online l’ha scoperta navigando in internet, scoperta poi rilanciata – da calciatore del Nardò – dalla conoscenza diretta (prima un qualcosa di sconosciuto) dell’Associazione Italiana Calciatori e della relativa rivista il Calciatore su cui in effetti più volte siamo tornati sul tema del proseguimento degli studi. Ora come ora, guardando indietro, si definisce uno studente costante e determinato nel raggiungere gli obiettivi, caratteristiche che si riconosce anche da calciatore (centrocampista). Lo studio a distanza? Lo definisce “comodo”, dato che “allenandoti al pomeriggio potresti avere sia la mattina che pure dopo l’allenamento parecchio tempo da dedicarci, anche se riconosco che non è così semplice, che il difficile per me è stato mantenere la costanza, seguire gli orari, tener dietro alla programmazione delle varie scadenze”. Fabrizio è così riuscito a essere costante ed “efficiente”, riuscendo a finire giusto in tre anni, dunque conseguendo la laurea triennale (105/110 il suo voto di laurea). Al di là del… pezzo di carta, dice che il tutto è stata una esperienza valida, che gli ha aperto pure un po’ la mente: ogni due mesi il viaggio alla sede romana dell’Università San Raffaele, l’incontro con altri atleti di discipline diverse o anche comuni, con quel tipico scambio legato in sintesi al “viaggiare”. Dunque, al di là delle nozioni, pure una crescita umana e culturale che avverte gli potrà essere molto utile. Alla conclusione dei suo tre anni di università, questo il titolo della sua tesi: “Il settore giovanile: un asset di marketing, una risorsa sportiva e sociale”. Al di là dei riferimenti “economici” del titolo, proprio
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Lorenzo si affretta a sottolineare che in realtà di economia ce n’è davvero poca, che in sostanza è stato il prof che l’ha seguito per la tesi a spingere un po’ per un tale titolo (“penso perché lui segue pure corsi di micro-economia”). In pratica è un lavoro il suo che passa al setaccio quella che è la situazione dei settori giovanili della Serie A, con delle considerazioni finali particolarmente negative quando si confrontano i dati con quelli di altre realtà europee. Partendo con un approccio dapprima per quel che in ogni caso sa/potrebbe dare un settore giovanile sul piano educativo e dunque della formazione “sociale”, sul piano dei valori. Poi, più specificatamente, la costruzione di base sul piano puramente tecnico. Fabrizio ha così avuto modo tra le altre cose di riprendere i dati diffusi dal Cies Football Observatory, dati “per me allarmanti”, relativi in particolare all’utilizzo in prima squadra di ragazzi formatisi nei rispettivi settori giovanili. Dati che vedono l’Italia fanalino di coda nel confronto con le altre principali realtà europee, essendo ferma a un misero 8,6% rispetto all’11,7% dell’Inghilterra, il 13,3% della Bundesliga, il 19,4% della Ligue 1 francese e il 23,7% della Liga spagnola. E adesso Fabrizio? Ancora calcio? Ancora studio? Tutti e due? “Beh, si sa che in D i contratti sono annuali, ogni anno dunque si cambia, ma ora come ora (inizio giugno; ndr) questo è ancora il tempo degli allenatori. Una volta sistemati loro, ecco che poi toccherà a noi, ai calciatori, vedremo. Con gli studi devo valutare se continuare con la specialistica o cambiare magari percorso. Ecco, m’interesserebbe ad esempio fisioterapia ma c’è l’obbligo di frequen-
l’incontro
Il 7 e 8 giugno a Oslo
Congresso FIFPro Division Europe Il 7 e 8 giugno u.s. si è svolto ad Oslo il congresso della FIFPro Division Europe, ovvero la sezione continentale della federazione mondiale dei sindacati dei calciatori che, in Europa, si interfaccia con l’UEFA e con i massimi organismi politici e sportivi continentali. A seguire un breve riassunto dei principali argomenti che sono stati trattati dai delegati delle oltre 30 associazione sindacali presenti.
za e dunque non saprei proprio come fare. Se ho mollato il sogno di diventare professionista? Certo che no, quello mai, ma so bene che il calcio è strano, ce ne sono tante di componenti da considerare, l’unica certezza che ho è che bisogna cercare di dare sempre il massimo. Il sogno ce l’abbiamo in tantissimi ed è fatica realizzarlo anche per come stanno andando le cose qui da noi. All’estero quella dei giovani si è dimostrata una politica certo più vincente della nostra, riuscendo pure ad avere un ritorno economico, proprio puntando sui ragazzi cresciuti in casa: non la capisco sta cosa qui da noi. Ci sono passato di mezzo io ma capita a chissà quanti: uno che viene mandato a giocare in D per farsi le cosiddette ossa, non va poi abbandonato. Nella tesi ho inserito così un piccolo paragrafo dedicato ai “dispersi” del calcio, ragazzi di C, D o ancora più sconosciuti perché sono proprio spariti, che a livello giovanile erano invece delle vere e grandi promesse… e senza contare tutti coloro che non si conoscono, di cui così non si sa, chissà quanti ce ne sono in giro. Un discorso che come detto ho toccato con mano personalmente e chissà che questo mio lavoro non possa essere pure utile. Le so queste cose, dopo aver fatto una trafila a livello professionistico, anch’io come tanti altri sono stato “usato e abbandonato”. La sostanza è questa”.
Rapporti con FIFA I rapporti con la FIFA sono controversi: i risultati della partecipazione ai tavoli di lavoro sono allo stato privi di risultati e per questo motivo la FIFPro ha introdotto un’azione in sede UE che ha, come principale obiettivo, la riforma dell’art. 17 del Regolamento FIFA e quindi la possibilità del calciatore di risolvere anticipatamente il suo contratto a condizioni corrispondenti a quelle di cui possono fruire le società. La giurisprudenza esistente e quindi l’applicazione pratica di questo articolo danneggia sostanzialmente solo i calciatori: infatti, le società possono “liberarsi” degli atleti che non sono più di loro interesse senza grandi rischi e senza dover temere granché dalla quantificazione degli importi dovuti, mentre se invece l’iniziativa dipende dalla volontà del calciatore, gli indennizzi liquidati ai club sono assai rilevanti, qualche volta enormi. Va quindi introdotto il riequilibrio dell’indennità di compensazione e delle sanzioni per violazione del contratto senza giusta causa, e quindi in estrema sintesi: a) rimuovere il presunto valore di mercato dal calcolo della compensazione (caso Matuzalem); b) garantire al calciatore il residuo dell’importo contrattuale post periodo protetto; c) applicazione reciproca e proporzionata delle sanzioni sportive; d) rimozione di criteri soggettivi, che forniscono spazio per il deterioramento dei diritti dei calciatori (inclusa la specificità dello sport). Rapporti con ECA/EPFL Come sopra, nel senso che i rapporti con
EPFL (l’associazione delle leghe calcio europee) e soprattutto con ECA (l’associazione dei principali clubs europei) rimangono deludenti. Qualsisi ipotesi di riforma del Regolamento FIFA viene respinta e solo per ovviare a questo costante rifiuto la FIFPro ha intrapreso l’azione in sede UE. L’intento, oltre che sul sopra menzionato art. 17, è di prevenire e proteggere i calciatori contro i ritardi sistematici del pagamento degli stipendi e quindi prevedere: a) la risoluzione del contratto dopo 30 giorni il mancato pagamento; b) la possibilità di tesserarsi con un nuovo club in qualsiasi momento durante la stagione; c) una compensazione pari al valore residuo del contratto
Dialogo Sociale Anche gli esiti concreti del Dialogo Sociale basati sull’implementazione dell’“Accordo per i Requisiti Minimi del Contratto Standard” (in lingua inglese Minimum Requirements), appaiono del tutto deludenti. In particolare nei paesi esteuropei e balcanici, l’approvazione dell’articolato normativo che dovrebbe costituire la base minima per la negoziazione di un accordo collettivo sta avvenendo tra mille difficoltà e ritardi. DRC/CAS - Equa ed efficace risoluzione delle controversie Per quanto riguarda gli organi internazionali di composizione delle controversie tra calciatori e società, la FIFPro ribadisce la necessità di salvaguardare il principio dell’equa rappresentanza, indipendenza di tutti gli arbitrati e delle camere di risoluzione (Riforma o sostituzione del CAS), la minimizzazione della durata delle procedure, assicurare l’applicazione del diritto comunitari e, tematica peraltro più controversa e sulla quale non c’è unanimità di giudizio, salvaguardare l’accesso alla FIFA DRC per tutte le controversie internazionali indipendentemente dai Collegi Arbitrali domestici. Stefano Sartori 33
amarcord
di Claudio Sottile
Ex di Lecce, Treviso, Triestina, Cesena e Grosseto
Mister Petráš, cieca passione Il 20 giugno 1976 la Cecoslovacchia batte ai rigori la Germania Ovest e vince gli Europei. Secondo alloro della storia calcistica boema, dopo la Coppa Internazionale del 1960, competizione antenata proprio della moderna rassegna continentale UEFA. Il mondo scopre il cucchiaio di Antonín Panenka, morbido come il velluto della rivoluzione che nel 1989 avrebbe pacificamente delimitato Repubblica Ceca e Slovacchia. Martin poté quindi continuare a fare il ragazzino di 13 anni, affiancando il cuoio delle scarpe e del pallone al velluto di un mondo mitteleuropeo che cambiava senza cambiare mai fino in fondo. Come non sarebbe mai cambiato Martin, ancora con il calcio nelle vene anche adesso che ha 36 anni e viene chiamato mister Petráš. E non perché faccia l’allenatore, dopo una vita in difesa girando un bel po’ di meridiani. “Non ho mai avuto nella testa l’idea di fare l’allenatore, non so perché. L’allenatore lo puoi fare se lo senti dentro, io quelle sensazioni non le avevo e quindi dopo aver smesso di giocare non avevo neanche intenzione di fare il procuratore. Ho seguito il corso da Direttore Sportivo a Coverciano, perché uno quando chiude la carriera cerca qualcosa da fare. Ho provato di tutto, sono stato vicino a collaborare con una squadra in Serie B, tuttavia alla fine non si è concretizzato nulla. Poi ho dato una mano per il trasferimento di un giocatore e ho capito che la strada sarebbe potuta essere quella. Ho giocato in Italia molti anni, mi sono chiesto perché non costruire un
asse di mercato con la Slovacchia? Ho telefonato al signor Juraj Vengloš, l’agente di Marek Hamšík, chiedendogli se gli fosse interessata una collaborazione, visto che cura gli interessi di tanti calciatori in Italia. Ci siamo incontrati a Roma un anno fa e abbiamo iniziato questa partnership. Lui fu il mio primo procuratore, tanti anni fa. Ci siamo ritrovati, la collaborazione è diventata strettissima. Sono il suo braccio destro, lavoriamo tanto assieme. Mi piace, si gira molto, sono rimasto a stretto contatto col mondo del calcio ed è un lavoro che mi soddisfa. Ho giocato praticamente per 20 anni, non è facile riprendersi una volta appesi gli scarpini, io per fortuna mi sono ritrovato”. Che tipo di adrenalina ti gira? “È diversa da quella che vivevo prima. Quando giochi o alleni è a mille, quando vedi le partite è diverso. Spesso sei solo spettatore, perché devi scrutare qualche giocatore, perché ci devi essere, perché serve guardare pallone di qualsiasi categoria. Poi l’adrenalina magari sale di livello se il calciatore che rappresenti fa qualcosa di buono, segna o vince. Sono sensazioni diverse, non paragonabili”. Il tuo modello è Juraj Vengloš? “Sicuramente, ha un’esperienza ventennale, devo solo imparare da lui, è un esempio da seguire. È una persona equilibrata, che ama il suo lavoro, interpreta la professione in un modo che vorrei emulare. Lo sto seguendo e ascoltando, mi dà dei consigli, è normale che sia lui il mio punto di riferimento”. Tu quando giocavi avevi un buon rapporto con i procuratori? “Ne ho cambiati tanti in carriera, un po’ per colpa mia un po’ per responsabilità loro. Molti non svolgevano il lavoro come vorrei invece farlo io ora. Questa ora si sta rivelando la mia fortuna, perché avendone alternati parecchi ho fatto il riassunto delle varie esperienze, prendendo il positivo da ognuno ed eliminando il negativo, mettendomi nei panni dei calciatori di oggi che non voglio abbiano gli stessi problemi che avevo io”.
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Quale voto merita la tua carriera agonistica? “Un bel nove. Ho fatto quello che sognavo da bambino, raggiungendo tutti i miei obiettivi, tranne uno. Ecco perché non mi dò il dieci. Mi è mancato giocare in Serie A, la conquistai sul campo con il Cesena e purtroppo non la giocai. Fa parte del calcio, mi capitò di non capirmi con l’allenatore, ma non ho rimpianti. Sono sceso in campo ai Giochi Olimpici, in un campionato europeo Under 21 e in un Mondiale, vanto una bella militanza in B e in Champions League, con lo Sparta Praga ho vinto scudetti e coppe. Sono veramente contento”. La soddisfazione più grande? “La gara in Polonia del 14 ottobre 2009, quando sotto una bufera di neve ci siamo qualificati per la Coppa del Mondo dell’anno successivo. È stata una gioia che non avevo mai provato, né vincendo campionati né giocando in Champions League. È una gioia che mi dà ancora la pelle d’oca. Era il primo traguardo importante della storia calcistica della Slovacchia, dopo il triplice fischio ho vissuto emozioni fortissime. Non è stato facile farcela. Pensavo ai sacrifici, alla famiglia, ai genitori, è stato bellissimo, mi rimarrà per tutta la vita. Poi ovvio che anche vincere qualcosa è bello, ma la qualificazione per Sudafrica 2010 ha superato tutto, di gran lunga”. Questo per la Slovacchia, ma ai tempi della Cecoslovacchia gli obiettivi erano altri. Pensi mai a cosa sarebbe stato, calcisticamente parlando, se non fosse mai avvenuta la scissione? “Sì. Non solo nel calcio, bensì in tutti gli sport, mi riferisco ad esempio all’hockey
amarcord
40 anni fa il rigore dell’attaccante cecoslovacco
e slovacca su ghiaccio. Noi ci siamo divisi, fortunatamente senza guerre. Da pochi giorni abbiamo tagliato il traguardo dei 40 anni dalla vittoria europea della Cecoslovacchia, dove peraltro Jozef Vengloš, papà di Juraj, era uno degli allenatori. In patria ci sono state molte celebrazioni, anche prima dell’ultima amichevole pre Europei. In quella squadra c’erano molti slovacchi. La Repubblica Ceca, a livello di territorio, è il doppio della Slovacchia. Se fossimo stati assieme probabilmente avremmo vinto qualcosa. Il calcio va a periodi, la Repubblica Ceca è andata meglio dopo la divisione, aveva la generazione d’oro, invece in questo momento la nostra nazionale è migliore nel complesso”. Circola su internet la foto di un undici del Cesena 2011/2012, accostata a quella della Nazionale italiana opposta il 13 giugno scorso al Belgio. Questo perché ben quattro ex bianconeri di quell’annata (Antonio Candreva, Marco Parolo, Éder ed Emanuele Giaccherini) fanno parte dell’attuale formazione tricolore. Quale effetto ti suscita, visto che come da te ricordato hai vestito la maglia del Cavalluccio marino, scegliendo pure di rimanere a vivere in Romagna? “Conferma quello che ho sempre pensato. Nel 2009/2010 ho diviso lo spogliatoio con Parolo e Giaccherini, loro devono essere un esempio per i ragazzi che vogliono diventare giocatori veri. Ne vedo molti che vogliono assomigliare ai giocatori pensando solo alla scarpa bella, a farsi un taglio di capelli particolare e a indossare quel particolare cappello. Essere giocatore non è questo. Loro sono la prova di come dietro a un successo ci sia tanta, tantissima strada faticosa. Hanno fatto la gavetta dalle serie minori e ora sono stati protagonisti al Campionato Europeo. Però non parliamo di fortuna. Con fatica e sudore hanno raggiunto questo livello, devono essere di sprone. Sono contento per loro. Con Parolo ci siamo visti prima che partissero per la Francia, frequenta lo stesso mio stabilimento balneare. È rimasto umile, non è cambiato da come l’ho conosciuto sette anni fa”.
Il cucchiaio di Panenka “Mo’ je’faccio er cucchiaio”. Chissà come si dice in boemo l’espressione che ha reso famoso Francesco Totti, nel 2000, quando a 24 anni infilò Van der Saar, il portiere dell’Olanda, nella semifinale difficillima, fuori casa. Usiamo apposta il latinismo, perché quella è storia. Come 40 anni fa. Perché lo scorso mese sono stati quarant’anni dalla prima volta che nel calcio internazionale venne eseguito il cucchiaio. Fu Antonin Panenka, il trequartista della Cecoslovacchia, era il 1976, proprio l’anno di Totti. Quando prese la rincorsa sapeva chi era, non cosa sarebbe diventato. Ovvero un mito, un punto di riferimento, non solo per il primo titolo internazionale andato all’Est europeo, nel calcio. La finale con la Germania finisce ai rigori e già basterebbe come impresa. Panenka non improvvisa, perché da un paio d’anni calciava i rigori in quella maniera, con il sinistro appoggiato dolcemente sotto la palla. Pallonetto, cucchiaio, scucchiaiata, l’aneddottica di tanto calcio è partita da quel giorno. “Non volevo rendere ridicolo il portiere tedesco Sepp Maier” - disse poi – “Era solo il tiro più facile”. La Germania è campione del mondo in carica, rimonta due gol in extremis, i supplementari non cambieranno il 2-2 e per la prima volta una grande manifestazione finisce dal dischetto. Arbitra l’astigiano Gonella. Ai rigori segnano tutti, tranne Uli Hoeness, che colpisce troppo sotto e il pallone si impenna. Parte Panenka, rincorsa lunghissima, finge di calciare potente e tocca il pallone sotto. Festeggia con la maglia della Germania, se le erano scambiate prima della premiazione, oggi si farebbe molta attenzione anche al rituale delle immagini e foto. Antonin Panenka è sempre stato controcorrente, anche nella scelta della squadra, poiché evitò accuratamente il Dukla Praga, la squadra dell’esercito, dove si dove-
va passare obbligatoriamente durante il servizio militare. Un medico aveva firmato un certificato che lo dichiarava non idoneo alla leva. Guardandolo ora, piuttosto grasso, chissà, un pizzico di fondamento poteva pure esserci… Era un bohèmien e nel Bohemians ci stava
Insomma il calcio italiano, tanto bistrattato e maltrattato, ha ancora il suo fascino. “Il calcio italiano è sempre una meta ambita. È considerato bene all’estero ed è desiderato. Svolgendo questo lavoro molti ragazzi slovacchi mi chiamano perché vogliono venire da voi, ma non è possibile
accontentare la maggior parte. So come funziona il calcio italiano e al 99% devi dire di no. Punto a portarne uno e buono, piuttosto che dieci non meritevoli. Certo, ci sono problematiche come in tutti i Paesi. Gli italiani si lamentano, ma non vedono che nelle altre Federazioni ci sono problemi molto più grossi”.
davvero bene, flemmatico e creativo. Tutta classe, ma lento come molti piedi buoni dell’epoca. Oggi finirebbe al massimo in Serie B, nel nostro calcio, più fisico che tecnico. Ha inventato un gesto, come il bolognese Amedeo Biavati iniziò il doppio passo. La prima rovesciata viene attribuita al basco Unzaga, scomparso nel 1923 a 29 anni, la rabona venne ideata da Infante, all’epoca nell’Estudiantes. Andrebbe chiamata la panenka, come avviene all’estero, da noi si chiama semplicemente il cucchiaio. Oggi quel ceco ha 67 anni e gli stessi baffoni del ’76. È presidente proprio nel Bohemians 1905 e nel tempo ha parlato spesso della sua creatura: “Funziona nel 90% dei casi, perché nessun portiere o quasi sta fermo, senza buttarsi?”. È un gol memorabile degli Europei, come la prodezza di Van Basten nell’88, in finale alla Russia. Ha 40 anni e viene imitata anche dai bambini, negli oratori. A loro va spiegato chi è Panenka. Vanni Zagnoli
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di Stefano Sartori
Per la stagione sportiva 2016/17
Sistema di controllo per la regolar Presentiamo il sistema di controllo della regolarità del pagamento degli emolumenti contrattuali per la stagione sportiva 2016/17 con, nel dettaglio, i termini che i club sono tenuti a rispettare.
Il pagamento delle ultime mensilità della stagione sportiva 2015/16 Ottemperando a quanto previsto dai CU FIGC n° 366-367-368/16 in tema di “Licenze Nazionali”, per quanto concerne la mensilità residua di giugno 2016 le società devono depositare presso la COVISOC la dichiarazione circa l’avvenuto pagamento degli emolumenti, di ulteriori compensi compresi gli incentivi all’esodo derivanti da accordi depositati, e presso la Lega di competenza, la documentazione relativa al pagamento delle ritenute Irpef e dei contributi Inps/ Enpals e Fondo Fine Carriera entro le seguenti date: Serie A = 30 settembre 2016 Seria B = 16 settembre 2016 Lega Pro = 16 settembre 2016 Se queste prescrizioni non saranno osservate, le società saranno sanzionate con la penalizzazione di 1 punto in classifica per ciascun inadempimento da scontarsi nel campionato 2016/17. Stipendi, ritenute e contributi previdenziali relativi alla stagione sportiva 2016/17 (Art. 85 NOIF - “Informativa periodica alla COVISOC”) Serie A a) Le società devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il 16 novembre 2016 l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del I° trimestre (1 luglio/30 settembre 2016). b) Le società devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il 16 febbraio 2017 l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del II° trimestre (1 ot36
tobre/31 dicembre 2016). c) Le società devono documentare alla FIGC/COVISOC entro il 16 maggio 2017 l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del III° trimestre (1 gennaio/31 marzo 2017). d) Le società devono documentare alla FIGC/COVISOC, entro i termini stabiliti dal Sistema delle Licenze Nazionali, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera, dovuti per i mesi di aprile, maggio e giugno 2017. Serie B e Lega Pro a) Le società di Serie B e Lega Pro devono documentare alla FIGC/ COVISOC entro il giorno 16 ottobre 2016, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera, dovuti sino alla chiusura del I° bimestre (1 luglio/31 agosto 2016). b) Le società di Serie B e Lega Pro devono documentare alla FIGC/ COVISOC entro il giorno 16 dicembre 2016, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del II° bimestre (1 settembre/31 ottobre 2016) c) Le società di Serie B e Lega Pro devono documentare alla FIGC/ COVISOC entro il giorno 16 febbraio 2017, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del III° bimestre (1 novembre/31 dicembre 2016). d) Le società di Serie B e Lega Pro devono documentare alla FIGC/ COVISOC entro il giorno 16 aprile 2017, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti, sino alla chiusura del IV° bimestre (1 gennaio/28 febbraio 2017)
e) Le società devono documentare alla FIGC- COVISO, entro i termini fissati dal sistema delle Licenze Nazionali, l’avvenuto pagamento di tutti gli emolumenti nonché delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e Fondo Fine Carriera dovuti per il V° bimestre (1° marzo-30 aprile 2017) e VI° bimestre (1° maggio-30 giugno 2017).
Sanzioni (Art. 10.3. CGS – “Doveri e divieti in materia di tesseramenti, trasferimenti, cessioni e controlli societari”) Serie A a) Il mancato pagamento entro il 16 novembre 2016 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del I° trimestre (1 luglio - 30 settembre 2016) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica. La stessa sanzione verrà inoltre applicata in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. b) Il mancato pagamento entro il 16 febbraio 2017 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del II° trimestre (1 ottobre - 31 dicembre 2016), comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica, con l’aggiunta di almeno 1 punto per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I° trimestre. Le stesse sanzioni verranno inoltre applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. c) Il mancato pagamento entro il 16 maggio 2017 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del III° trimestre (1 gennaio - 31 marzo 2016) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica da scontarsi nella stagione sportiva successiva. Inoltre, per il persistente eventuale mancato pagamento degli
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rità dei pagamenti emolumenti relativi al I° e II° trimestre andrà aggiunto almeno 1 punto di penalizzazione (per trimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. d) Infine, premesso che le disposizioni relative alla corresponsione degli emolumenti relativi ai mesi fino a giugno 2017 vanno necessariamente coordinate con quelle fissate annualmente dal Consiglio Federale per l’ottenimento delle Licenze Nazionali, il mancato pagamento degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del IV° trimestre (1 aprile - 30 giugno 2017), comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica da scontarsi nella stagione sportiva successiva. Inoltre, per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I°, II° e III° trimestre andrà aggiunto almeno 1 punto di penalizzazione (per trimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. Serie B e Lega Pro a) Il mancato pagamento entro il 16 ottobre 2016 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del I° bimestre (1 luglio – 31 agosto 2016) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica. La stessa sanzione verrà inoltre applicata in caso di mancato di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. b) Il mancato pagamento entro il 16 dicembre 2016 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del II° bimestre (1 settembre - 31 ottobre 2016), comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica, con l’aggiunta di almeno 1 punto per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I° bimestre.
Le stesse sanzioni verranno inoltre applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. c) Il mancato pagamento entro il 16 febbraio 2017 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del III° bimestre (1 novembre - 31 dicembre 2016) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica. Inoltre, per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I° e II° bimestre andrà aggiunto almeno 1 punto di penalizzazione (per bimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. d) Il mancato pagamento entro il 16 aprile 2017 degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del IV° bimestre (1 gennaio – 28 febbraio 2017) comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica da scontarsi nella stagione sportiva successiva. Inoltre, per l’eventuale persistente mancato pagamento degli emolumenti relativi al I°, II° e III° bimestre andrà aggiunto almeno 1 punto di penalizzazione (per bimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera. e) Infine, premesso che le disposizioni relative al pagamento degli emolumenti relativi ai mesi fino a giugno 2017 vanno necessariamente coordinate con quelle fissate annualmente dal Consiglio Federale per l’ottenimento delle Licenze Nazionali, il mancato pagamento degli emolumenti dovuti fino alla chiusura del V° (1 marzo – 30 aprile 2017) e VI° trimestre (1 maggio - 30 giugno 2017), comporta l’applicazione della sanzione pari ad almeno 1 punto di penalizzazione in classifica da scontarsi nella stagione sportiva successiva. Inoltre, per l’eventuale persistente mancato pagamento degli
emolumenti relativi al I°, II°, III° e IV° bimestre andrà aggiunto almeno 1 punto di penalizzazione (per bimestre). Le stesse sanzioni verranno applicate in caso di mancato pagamento delle ritenute Irpef, dei contributi Enpals e del Fondo di Fine Carriera.
Eventuali ricorsi al Collegio Arbitrale Premesso che le tutte scadenze sopra riportate devono essere rispettate dalle società esclusivamente per non dover incorrere in sanzioni, è importante sottolineare che i calciatori non devono necessariamente attendere le varie scadenze (il 16 del secondo mese successivo ai vari bimestri o trimestri di riferimento) per ottenere il pagamento delle mensilità arretrate. Si deve infatti ricordare che, in ossequio a quanto stabilito dagli accordi collettivi, ciascuna mensilità contrattuale deve esser corrisposta entro scadenze prefissate e decisamente più favorevoli e quindi i calciatori, in qualsiasi momento della stagione e a loro esclusiva discrezione, a partire rispettivamente dal giorno 20 del mese solare successivo se tesserati con società di Serie A e B, dal giorno 1 del mese successivo se tesserati con società di Lega Pro, hanno il diritto di chiedere al Collegio Arbitrale la condanna delle società a corrispondere tutte le mensilità arretrate. Pertanto, in estrema sintesi, il pagamento entro i termini di ciascun bimestre o trimestre contrattuale da parte del club vale di per sé ad evitare le sanzioni previste dal CGS ma, contestualmente, in ogni momento della stagione il calciatore conserva il diritto di proporre vertenza avanti il Collegio Arbitrale per recuperare qualsiasi mensilità arretrata. Eccedenza budget Lega Pro Le Società di Lega Pro, ove l’importo degli emolumenti dovuti ai tesserati, dipendenti e collaboratori della gestione sportiva nella stagione sportiva 2016/2017, in virtù di contratti depositati presso la Lega Pro superi la relativa voce riportata nel budget di 37
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Per la stagione 2016/17
ammissione al campionato e pari ad € 1.500.000,00 per ottenere il visto di esecutività, dovranno depositare presso la predetta Lega, nei termini e secondo le modalità dalla stessa stabilite, fideiussione a prima richiesta finalizzata a garantire l’eccedenza di budget e così disciplinata: - al superamento dell’importo di € 1.500.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 30% dell’eccedenza rispetto ad euro 1.500.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti; - al superamento dell’importo di € 2.000.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 50% dell’eccedenza rispetto ad euro 2.000.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti; - al superamento dell’importo di € 3.000.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 100% dell’eccedenza rispetto ad euro 3.000.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti. L’ integrazione della garanzia dovrà essere depositata presso la Lega Pro: - entro l’11.08.2016 per i contratti depositati dal 1° luglio 2016 al 31 luglio 2016; - entro l’8.09.2016 per i contratti depositati dal 1° agosto 2016 al 31 agosto 2016; - entro il 6.02.2017 per i contratti depositati dal 3 gennaio 2017 al 31 gennaio 2017; - entro il termine di 8 giorni dal deposito per i contratti riguardanti i calciatori di cui al punto 4. b1) del C.U. n. 362/A del 26 aprile 2016. La inosservanza di tale prescrizione determinerà la mancata esecutività dei contratti e la possibilità, per i calciatori, di chiedere al Collegio Arbitrale il riconoscimento di un equo indennizzo. 38
Promemoria Licenze Nazionali Le società, per partecipare al Campionato di competenza stagione sportiva 2016/2017, devono ottenere la Licenza Nazionale e quindi adempiere, entro i termini indicati, alle seguenti condizioni:
Serie A (C.U. FIGC n° 366/26.04.16) 24 giugno 2016 Deposito presso la COVISOC della attestazione dell’avvenuto pagamento a) degli emolumenti e b) dei compensi, compresi gli incentivi all’esodo, derivanti da accordi depositati, dovuti fino al mese di maggio 2016 o l’esistenza di contenziosi allegando la documentazione comprovante la pendenza della lite non temeraria. Sanzione per inosservanza del termine: 1 punto di penalizzazione da scontarsi nel campionato 2016/17 30 giugno 2016 Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento delle ritenute Irpef dovute fino al mese di aprile 2016 nonché dei contributi Inps dovuti fino al mese di maggio 2016. Sanzione: 1 punto di penalizzazione, per ciascun inadempimento La Lega Serie A deve certificare l’assenza di debiti nei confronti del Fondo Fine Carriera per i contributi riguardanti gli emolumenti fino al mese di maggio 2016. Sanzione: 1 punto di penalizzazione 30 settembre 2016 Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento degli emolumenti, compresi gli incentivi all’esodo, dovuti per il mese di giugno 2016. Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento delle ritenute Irpef dovute per i mesi di maggio e giugno 2016 nonché dei contributi Inps dovuti per il mese di giugno 2016. Le società devono depositare presso la Lega Serie A la documentazione
attestante l’avvenuto pagamento dei contributi al Fondo Fine Carriera per il mese di giugno 2016. Sanzione: 1 punto di penalizzazione, per ciascun inadempimento
Serie B (C.U. FIGC n° 367/26.04.16) 24 giugno 2016 Deposito presso la COVISOC della attestazione dell’avvenuto pagamento a) degli emolumenti e b) dei compensi, compresi gli incentivi all’esodo, derivanti da accordi depositati, dovuti fino al mese di maggio 2016 o l’esistenza di contenziosi allegando la documentazione comprovante la pendenza della lite non temeraria. Sanzione per inosservanza del termine: 1 punto di penalizzazione da scontarsi nel campionato 2016/17 30 giugno 2016 Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento delle ritenute Irpef dovute fino al mese di aprile 2016 nonché dei contributi Inps dovuti fino al mese di maggio 2016. Deposito presso la Lega Serie B di fideiussione a prima richiesta pari ad € 800.000,00. In alternativa, le società possono avvalersi della garanzia di € 300.000,00 prestata dalla Lega Serie B e, in tal caso, devono depositare fideiussione pari ad € 500.000,00. Sanzione: 1 punto di penalizzazione, per ciascun inadempimento La Lega Serie B deve certificare l’assenza di debiti nei confronti del Fondo Fine Carriera per i contributi riguardanti gli emolumenti fino al mese di maggio 2016. Sanzione: 1 punto di penalizzazione La Lega Serie B deve certificare alla COVISOC l’avvenuta prestazione della garanzia di € 300.000,00 di cui sopra; in caso di escussione nel corso della stagione sportiva 2016/2017 della suddetta fideiussione bancaria, il relativo importo costituirà un debito nei confronti della Lega Serie B.
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16 settembre 2016 Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento degli emolumenti, compresi gli incentivi all’esodo, dovuti per il mese di giugno 2016. Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento delle ritenute Irpef dovute per i mesi di maggio e giugno 2016 nonché dei contributi Inps dovuti per il mese di giugno 2016. Le società devono depositare presso la Lega Serie B la documentazione attestante l’avvenuto pagamento dei contributi al Fondo Fine Carriera per il mese giugno 2016. Sanzione: 1 punto di penalizzazione, per ciascun inadempimento
Lega Pro (C.U. FIGC n° 368/26.04.16) 24 giugno 2016 Deposito presso la COVISOC della attestazione dell’avvenuto pagamento a) degli emolumenti e b) dei compensi, compresi gli incentivi all’esodo, derivanti da accordi depositati, dovuti fino al mese di maggio 2016 o l’esistenza di contenziosi allegando la documentazione comprovante la pendenza della lite non temeraria. Sanzione per inosservanza del termine: 1 punto di penalizzazione da scontarsi nel campionato 2016/17 30 giugno 2016 Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento delle ritenute Irpef dovute fino al mese di aprile 2016 nonché dei contributi Inps dovuti fino al mese di maggio 2016 Deposito presso la Lega Pro di fideiussione a prima richiesta pari ad € 350.000,00. Sanzione: 1 punto di penalizzazione, per ciascun inadempimento. Nel corso della stagione sportiva, la garanzia sarà integrata in relazione all’aumento dei compensi contrattuali lordi dei tesserati (€ 1.500.000) con le seguenti modalità:
- al superamento dell’importo di € 1.500.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 30% dell’eccedenza rispetto ad euro 1.500.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti; - al superamento dell’importo di € 2.000.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 50% dell’eccedenza rispetto ad euro 2.000.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti; - al superamento dell’importo di € 3.000.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 100% dell’eccedenza rispetto ad euro 3.000.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti. La Lega Pro deve certificare l’assenza di debiti nei confronti del Fondo Fine Carriera per i contributi riguardanti gli emolumenti fino al mese di maggio 2016. Sanzione: 1 punto di penalizzazione 16 settembre 2016 Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento degli emolumenti, compresi gli incentivi all’esodo, dovuti per il mese di giugno 2016. Deposito presso la COVISOC dell’attestazione dell’avvenuto pagamento delle ritenute Irpef dovute per i mesi di maggio e giugno 2016 nonché dei contributi Inps dovuti per il mese di giugno 2016 Le società devono depositare presso la Lega Pro la documentazione attestante l’avvenuto pagamento dei contributi al Fondo Fine Carriera per il mese di giugno 2016. Sanzione: 1 punto di penalizzazione, per ciascun inadempimento
Società di CND aventi titolo a partecipare o a chiedere l’ammissione al Campionato di Lega Pro 30 giugno 2016 Deposito presso la Lega Pro di fide-
iussione a prima richiesta pari ad € 350.000. Sanzione: 1 punto di penalizzazione Nel corso della stagione sportiva, la garanzia sarà integrata in relazione all’aumento dei compensi contrattuali lordi dei tesserati con le seguenti modalità: - al superamento dell’importo di € 1.500.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 30% dell’eccedenza rispetto ad euro 1.500.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti; - al superamento dell’importo di € 2.000.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 50% dell’eccedenza rispetto ad euro 2.000.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti; - al superamento dell’importo di € 3.000.000,00 dei compensi contrattuali lordi dei tesserati, la garanzia verrà aumentata nella misura del 100% dell’eccedenza rispetto ad euro 3.000.000,00, pena la mancata ratifica dei contratti. Deposito presso la COVISOC della certificazione del Dipartimento Interregionale attestante l’inesistenza di debiti verso i tesserati. Sanzione: ammenda non inferiore ad € 10.000.
Termine per eventuali ricorsi Le società di Serie A, Serie B e Lega Pro che non sono risultate in possesso dei requisiti richiesti possono presentare i propri ricorsi, ovviamente riferiti alle mensilità fino a maggio, entro il termine perentorio del 15 luglio 2016. Le decisioni definitive verranno quindi assunte dal Consiglio Federale del 19 luglio 2016: le società che non hanno effettuato alcun adempimento o i cui ricorsi sono stati respinti non verranno ammesse al campionato di competenza 2016/2017, fermo restando che avverso le decisioni del Consiglio federale è consentito ricorrere al Collegio di Garanzia dello Sport presso il CONI. 39
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Ribaltata la situazione
Caso De Lucia: annullato il lodo arbitrale Sul numero di aprile de “Il Calciatore” avevamo commentato positivamente un lodo emesso dal Collegio Arbitrale presso la Lega Serie B del 7 settembre 2015 a favore dell’ex calciatore De Lucia; ebbene, non avevamo fatto i conti con il Tribunale di Milano - Sezione Lavoro – che ha recentemente annullato il lodo arbitrale ribaltando di fatto la situazione. Ricordiamo brevemente i fatti: l’ex portiere dell’AS Livorno Alfonso De Lucia si rivolgeva al Collegio Arbitrale per ottenere la condanna del club al pagamento degli importi relativi all’attività lavorativa prestata nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2014. Nel ricorso veniva precisato che, a seguito di ricorso introdotto dal club, il contratto era stato risolto con decorrenza 11 ottobre 2013 dal Collegio Arbitrale presso la Lega Serie A (CU del 24 marzo 2014) per grave inadempimento, consistito nell’aver querelato il Presidente del Livorno senza avere ottenuto l’autorizzazione da parte del Consiglio Federale, fatto al quale era conseguita una squalifica di 6 mesi. Peraltro, il giocatore evidenziava che, nonostante la data di decorrenza della risoluzione (11 ottobre 2013), nei mesi da gennaio a marzo 2014 aveva regolarmente prestato la propria attività professionale senza che la società avesse obiettato alcunché. Il CA aveva dunque riconosciuto il diritto del calciatore a vedersi riconosciuti gli emolumenti contrattuali relativi ai mesi di gennaio, febbraio e marzo 2014. L’AS Livorno, con ricorso del 19 novembre 2015, chiedeva quindi al Tribunale di Milano di sospendere gli effetti della decisione impugnata e, nel merito, che il lodo dovesse essere dichiarato nullo in quanto emesso: a) in assenza di una valida clausola compromissoria; b) da un organo, cioè il Collegio Arbitrale costituito presso la Lega Nazionale Professionisti Serie B, incompetente; c) in violazione del principio di corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato e, quindi, del 40
principio del contraddittorio. Ebbene, purtroppo il giudice ha ritenuto il ricorso fondato, con le motivazioni che seguono. a) Il contratto sottoscritto tra le parti il 30 novembre 2012 prevedeva, all’art. 4, che “la soluzione di tutte le controversie aventi ad oggetto l’interpretazione, l’esecuzione e la risoluzione del Contratto e delle Altre Scritture, così come tutte le controversie comunque riconducibili alla rapporto tra la Società e il Calciatole sono deferite al Collegio Arbitrale che si pronuncerà nei modi, nei tempi e secondo le previsioni del relativo Regolamento, che costituisce allegato dell’Accordo Collettivo”. Con lodo del 24 marzo 2014, confermato con sentenza passata in giudicato, il Collegio Arbitrale dichiarava risolto il contratto con decorrenza 1 ottobre 2013. b) Ciò premesso, la società ha rilevato che “… risolto il contratto con decorrenza 1 ottobre 2013, con medesima decorrenza, ha conseguentemente perso efficacia ogni pattuizione nello stesso inserita in quanto la risoluzione del contratto travolge il complesso impianto regolamentare contrattuale, che viene meno nella sua interezza”. Inoltre, “… che a decorrere dalla risoluzione dell’l ottobre 2013, nemmeno poteva più ritenersi tesserato dell’AS Livorno, proprio in ragione del venir meno del contratto di prestazione sportiva.” c) Di conseguenza, in forza della risoluzione del contratto deliberata in data l ottobre 2013, ha perso efficacia la clausola compromissoria inserita nel contratto e quindi De Lucia, non potendo più considerarsi tesserato,
ha adito un Collegio Arbitrale che in realtà non era più competente. Nè è rilevante che il calciatore abbia poi fornito le proprie prestazioni professionali nei mesi successivi in quanto, in assenza di un valido contratto di lavoro, non possono che essere qualificate come mere prestazioni di fatto. Risparmiamo il resto delle considerazioni con cui il magistrato ha certificato l’inesistenza del lodo e, se invece emesso, la sua impugnabilità proprio a causa dei vizi che ne determinano la nullità, ecc., per soffermarci invece sulle rilevanti conseguenze di questa sentenza, per la quale il calciatore sarà quindi tenuto non solo alla restituzione di quanto percepito per le prestazioni fornite nei primi 3 mesi del 2014 ma anche al pagamento di tutte le spese legali. Rilevanti anche perché, conseguentemente al principio esposto dal giudice, le prestazioni professionali fornite da De Lucia dopo l’1 ottobre 2013 valgono zero; né consola il fatto che, nella motivazione, si affermi che “il contenzioso sulla prestazione cosi resa non può che essere disciplinato dalle comuni norme processualcivilistiche.” Rimane infine una preoccupazione, si spera infondata, e cioè che un’interpretazione estensiva e/o poco attenta di questa sentenza non porti all’abnorme conseguenza per cui, non solo in caso di risoluzione del contratto ma anche semplicemente dopo la sua scadenza naturale, al calciatore sia precluso il ricorso al Collegio Arbitrale per il recupero delle mensilità arretrate, rimborsi per spese mediche non corrisposte o quant’altro perché la clausola compromissoria non opera più…
calcio e legge
di Federico Trefiletti
In caso di riammissione dalla D alla Lega Pro
Come si considera il contratto del calciatore Il Tribunale Federale Nazionale – Sez. Tesseramenti (TFN) si è pronunciato a proposito di una questione che riveste particolare importanza poiché concernente il tesseramento dei calciatori. Il tema discusso dinnanzi all’organo di giustizia anzidetto, in particolare, si riferisce all’applicazione dell’art. 117, V comma, NOIF nell’ipotesi in cui una società sportiva, in seguito alla retrocessione dal campionato della Lega Pro a quello della Nazionale Dilettanti, per effetto della revisione della classifica finale del campionato ad opera dei provvedimenti della giustizia sportiva, venga riammessa a partecipare al campionato di Lega Pro per la stagione successiva. Venendo all’esposizione dei fatti, l’ACR Messina ha proposto ricorso al TFN per l’annullamento dei provvedimenti con i quali la Lega Pro disponeva la riviviscenza dei contratti economici stipulati dalla società reclamante in quanto “a seguito dei provvedimenti assunti dagli Organi di Giustizia per la società A.C.R. Messina Srl è venuta meno la retrocessione sportiva al campionato della L.N.D. al termine della stagione 2014/2015”. A fondamento della domanda proposta, la società deduceva che nella stagione sportiva 2014/2015 aveva partecipato al campionato di Lega Pro risultando, all’esito dei play out, retrocessa al campionato di LND e che con il C.U. n. 111/A del 31 agosto 2015, il Consiglio Federale, preso atto delle decisioni assunte dalla Corte di Appello Federale nel definire il processo sportivo denominato Dirty Soccer, aveva deliberato che “la società ACR Messina Srl sostituisce la società Vigor Lamezia Srl nel campionato di Lega Pro - Divisione Unica (2015/2016)”. Sulla base di tali premesse di fatto, la società reclamante ha osservato che, per effetto della retrocessione sportiva dal campionato di Lega Pro a quello immediatamente inferiore di LND, tutti i contratti in essere al termine della stagione sportiva 2014/2015 si sono risolti di diritto, a mente della previsione
normativa di cui all’art. 117, V comma, NOIF e che il citato provvedimento del Consiglio Federale, disponendo la sostituzione della soc. Messina alla soc. Vigor Lamezia nella partecipazione al campionato di Lega Pro 2015/2016, non ha alcuna incidenza sulla intervenuta risoluzione dei contratti. Pertanto la società ha concluso per la illegittimità dei provvedimenti della Lega Pro gravati poiché non vi poteva essere alcuna reviviscenza dei contratti economici, definitivamente risolti. Il ricorso, nei termini sopra espressi, viene giudicato infondato e come tale viene rigettato. Secondo il TFN, la formulazione letterale dell’art. 117, V comma, NOIF “non lascia spazio all’interprete per una lettura e/o interpretazione diversa da quella fatta palese dal significato delle parole utilizzate”: il legislatore federale ha previsto, quale condizione per la risoluzione di diritto dei contratti in essere, la retrocessione della società dal campionato della serie C2 a quello della LND senza null’altro aggiungere o distinguere tra la natura del provvedimento di retrocessione (sportiva, disciplinare ecc.). Pertanto “l’evento futuro ed incerto (recte: condizione) al cui verificarsi il legislatore federale ha subordinato la risoluzione di diritto dei contratti in essere è la retrocessione della società, intendendo per tale la partecipazione (a qualunque titolo) al campionato di Lega Nazionale Dilettanti. Argomentando a contrario, la mancata retrocessione (a qualunque titolo) non dà luogo a quell’evento, futuro ed incerto, al cui verificarsi il legislatore ha risolutivamente condizionato la sorte dei contratti in corso di validità”. La circostanza che l’ACR Messina, per effetto della revisione della classifica finale del campionato 2014/2015 ad opera dei provvedimenti della giustizia sportiva, non sia retrocessa ed abbia avuto titolo a partecipare al campionato di Lega Pro è di per sé sufficiente ad escludere l’operatività della previsione normativa di cui all’art. 117, V comma, NOIF.
Per tali ragioni quindi, conclude il TFN, è esclusa la risoluzione di diritto del contratti. Tuttavia non si può fare a meno di notare come il TFN sia pervenuto alla decisione fondandosi esclusivamente sull’applicazione dell’art.117, V comma, NOIF senza tenere conto dell’intero impianto normativo federale vigente. In particolare, il legislatore federale, nell’appendice alle NOIF denominata “Disposizioni applicative concernenti le società retrocesse per classifica al settore dilettantistico e riammesse di autorità in serie C2”, ha previsto una disciplina specifica in ordine ai rapporti con i calciatori. In particolare, ai sensi del punto A “fino alla data di pubblicazione sul C.U. della F.I.G.C. del provvedimento di riammissione si applicano le norme previste per le Società retrocesse per classifica nel Settore Dilettanti. Tutti gli atti fino a tale data compiuti sono fatti salvi”. Al punto B, invece, vengono disciplinate le conseguenze in seguito alla data di pubblicazione del provvedimento di riammissione: in tal caso “decade il tesseramento dei calciatori professionisti il cui contratto si era già risolto a seguito della retrocessione e quello degli ex giovani di serie cui era stata fatta, nei termini stabiliti, l’offerta di primo contratto da professionista e pertanto essi, così come i calciatori professionisti già titolari di contratto scaduto al 30 giugno, sono liberi di stipulare nuovo contratto con la società riammessa ovvero con altra Società del Settore Professionistico, fermo il diritto, nel secondo caso, della Società già titolare del precedente rapporto all’indennità di preparazione e promozione, se spettante”. Come si evince, successivamente alla pubblicazione del provvedimento di riammissione, il contratto dei calciatori professionisti e quello degli ex giovani di serie già risolto in seguito alla retrocessione, decade definitivamente e pertanto, questi ultimi si possono considerare liberi “di stipulare nuovo contratto” sia con la società riammessa ovvero con un’altra società sportiva professionistica. 41
politicalcio
di Fabio Appetiti
Dallo sport alla politica
Valentina Vezzali: “I campioni f In un periodo in cui si parla molto di Olimpiadi, parlare con una pluriolimpionica e Deputata della Repubblica come Valentina Vezzali è il modo migliore per restituire a tutti il messaggio autentico di un evento così straordinario, al di fuori di ogni lettura di parte. Ma non si parla solo di Olimpiadi in questa bella intervista. Ci sono i temi riguardanti la pratica sportiva quotidiana che, chi li ha vissuti in prima persona ad altissimi livelli, sa come trattare. Uno di questi è il tema del “professionismo di fatto” e la specificità della carriera sportiva agonistica, con le sue problematiche legate a formazione, maternità, previdenza, rappresentanza. Ed è senza dubbio positivo che ci siano campioni dello sport pronti ad impegnarsi in politica per portare avanti tali istanze, ma non basta se non c’è l’impegno di tutti e un grande “lavoro di squadra” tra atleti, Coni e istituzioni politiche. Il rischio è che ci si trovi sempre tutti insieme solo nei giorni di festa, della medaglia o della coppa di turno. E quando le luci si spengono restano solo gli atleti e i loro problemi. Partiamo da dove tutto è cominciato, dalla scuola di scherma di Jesi. Ci racconti qualche segreto di questa scuola che è sicuramente un orgoglio che appartiene a tutto il movimento sportivo nazionale? “Non c’è alcun segreto. Credo che la scuola di Jesi si possa riassumere in due elementi: il maestro fondatore Ezio Triccoli ed un suo slogan. Il maestro Triccoli apprese la scherma in un campo di concentramento in Sud Africa durante la seconda guerra mondiale, facendo pratica con un inglese con i bastoni. Tornato in Italia decise di approfondire e di aprire la sala scherma a Jesi, applicando quei concetti e rivoluzionando il modo di fare scherma. Grazie a lui sono nati schermisticamente quattro campioni olimpici individuali: io, Stefano Cerioni, Giovanna Trillini ed Elisa Di Francisca. Il suo slogan è “i campioni fanno i campioni”. Intendeva dire che l’esempio e lo spirito di emulazione, aiutano un bambino a diventare adulto e campione. Infatti in quella sala, a turno, tutti siamo stati bambini che guardavano i grandi campioni al nostro fianco, con la voglia di essere come loro. Basti pensare che oggi Giovanna (Trillini, ndr) è una delle maestre del Club scherma Jesi ed Elisa (Di 42
Francisca, ndr) continua ad allenarsi in sala, assieme ai bambini, così come ho fatto io sino a qualche settimana fa”. Sulla tua splendida carriera si sa quasi tutto, parliamo invece del tuo ritiro. Cosa significa per un campione/campionessa come te, o come Francesco Totti, dire basta e pensare al futuro? “Non è facile. La cosa più difficile è capire quando è tempo di dire “basta”. Nella scherma, uno degli elementi fondamentali per piazzare una stoccata, è il “tempo”. È difficile scegliere il giusto tempo per ogni azione. Io credo di aver maturato lentamente la decisione. Inevitabilmente l’esclusione della gara a squadre di fioretto femminile dal programma olimpico di Rio2016, con il conseguente spazio solo per due atlete per ciascun Paese, ha ridotto le possibilità. Ho provato fino all’ultima stoccata a guadagnarmi il pass, ma quando la matematica ha detto “no”, ho capito che era quello il momento di appendere il fioretto al chiodo. Dal 26 aprile, quando ho tirato la mia ultima gara, proprio a Rio de Janeiro per i Mondiali a squadre, non ho più ripreso il fioretto, perché credo ci sia un tempo per tutto, e questa nuova fase della mia vita mi vede adesso impegnata su vari fronti. Su tutti ovviamente l’impegno in Parlamento, poi la famiglia che ho sacrificato e poi ho annunciato di volermi candidare al consiglio federale della Federazione Scherma”. Il post carriera è uno dei grandi temi che accompagna la vita degli sportivi: pensi si faccia ancora troppo poco da
Valentina Vezzali è nata a Jesi il 14 febbraio 1974. È l’atleta italiana più medagliata di tutti i tempi ed è, secondo molti degli addetti ai lavori, la più grande schermitrice di tutti i tempi. Dal 2013 è deputato, eletta nella XVII Legislatura per la circoscrizione Marche in quota alla lista Scelta Civica.
parte delle istituzioni in preparazione della fine dell’attività agonistica? “Ritengo che il post-carriera sia un tema da dover affrontare puntando sul rapporto sport e scuola. In Parlamento, una delle mie battaglie è quella relativa al rapporto tra mondo della formazione e carriera sportiva. Ci sono atleti che si trovano a dover scegliere. Chi punta sullo sport, rischia di ritrovarsi a fine carriera senza alcuna possibilità. Se invece sia lo sport che la scuola riuscissero a dialogare per il bene dello studente-atleta, questo potrebbe continuare ad eccellere in entrambi gli ambiti. È per questo motivo, ad esempio, che ho compulsato il Ministero dell’Istruzione sul tema dell’e-learning, come peraltro accade in altri Paesi, ed in più è già partito l’iter di un progetto di legge, che porta in calce anche la mia firma, che tra i vari obiettivi, punta anche a sostenere il percorso didattico-formativo dello sportivo studente”. Come deputata hai presentato un testo di legge su previdenza e maternità per gli atleti non professionisti, un tema di cui si sta occupando anche l’AIC. Ci puoi brevemente spiegare la ratio della legge? “Lo sport sta cambiando, così come anche la concezione dello sport al femminile. Ho vissuto sulla mia pelle
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fanno i campioni” le “problematiche” relative alla maternità e ricordo come, proprio dalla mia prima maternità, la Federazione Italiana Scherma trasse spunto per una normativa che prevede il “congelamento” della posizione nel ranking nazionale dell’atleta per tutto il periodo della maternità, non perdendo così posizioni e quindi non incidendo negativamente sulla sua carriera. La stessa norma venne poi ripresa dal CONI. La sensibilità su questi temi oggi è assai diversa e quindi è il momento giusto per incidere anche a livello istituzionale. Sul piano della previdenza, dopo la soppressione di SportAss, c’è una vacatio. Io ho presentato quindi un progetto di legge che punta a riconoscere un livello di tutela ad atleti ed atlete, di interesse nazionale, che praticano sport non professionistici, sia per quanto concerne l’ambito previdenziale che per la maternità. Il progetto di legge prevede anche la possibilità di versamenti contributivi per circa l’80% del minimo della gestione separata prevista per gli esercenti di attività commerciali. Una cifra relativamente bassa ed accessibile che però può rappresentare un primo passo. Il provvedimento è assai articolato e prevede vari livelli di tutela, ma anche il riscatto della laurea ed è “tarato” su un periodo di “carriera” ovviamente assai più breve rispetto ad un lavoratore normale. Per proporre questo progetto di legge, ho tratto spunto da quello che era già stato presentato nella scorsa legislatura da Manuela Di Centa che, però, dopo aver avviato il suo iter, non fu approvato in aula e dunque decadde. Anche questo è il gioco di squadra che noi sportivi dovremmo compiere nelle varie sedi, istituzionali, dirigenziali e politiche, in cui ci troviamo ad operare, per poter incidere concretamente e proficuamente in favore dello sport”. Tu sei un simbolo dei tanti successi sportivi al femminile nel nostro Paese, eppure l’altra metà del cielo
è quasi per nulla rappresentata nelle federazioni sportive. Quali le cause? “Le cause sono molteplici e chiaramente differiscono per ogni realtà. Alcuni ambienti sono da sempre stati “maschilisti” e pian piano stiamo aprendo dei varchi importanti. Poi c’è da dire che per una donna, la carriera da dirigente richiede sacrifici perché deve anche far convivere le esigenze della famiglia e dei figli. Secondo me stiamo vivendo un periodo felice anche sotto questo punto di vista e mi auguro che nel prossimo quadriennio qualche Federazione possa avere una Presidente donna, cosa mai avvenuta se non con l’esperienza della Federazione Sport Equestri poi però commissariata. Fino a qualche anno fa, anche i risultati sportivi al femminile sembravano avere meno valore. Negli anni, assieme a tante altre atlete, abbiamo cambiato questo stereotipo. Sono convinta che faremo lo stesso anche sul piano dirigenziale. Non è un caso che alcune donne già occupino ruoli importanti: penso a Diana Bianchedi come Direttore generale del comitato per la candidatura per Roma2024!”. A proposito di donne e sport , tuo marito, ex calciatore, è allenatore di una squadra di calcio femminile di Serie B. Qual è il tuo pensiero sul calcio femminile in Italia e cosa vorresti dire a tutte le calciatrici italiane dal loro giornale? “Ho seguito da molto vicino le vicissitudini della Jesina Calcio allenata da mio marito e che ha conquistato la storica promozione in Serie A. Ho festeggiato con loro e mi sono emozionata con loro. È stata davvero una bella cavalcata che ho vissuto anche nei racconti degli allenamenti e dei tanti sacrifici che loro devono sostenere. Ritengo che l’ambito femminile sia una risorsa
incredibile per il calcio italiano e deve essere valorizzato, a partire dalla Nazionale!”. Il rapporto tra atleti di altre discipline olimpiche e calciatori non è mai stato facile. La presenza di Damiano Tommasi, calciatore e Presidente di AIC, in Commissione atleti CONI ha aiutato a superare certi pregiudizi? “Damiano Tommasi è davvero l’uomo giusto per sfatare quelli che sono gli stereotipi sui calciatori. Purtroppo in Italia quando si parla di calcio, pensiamo solo ed esclusivamente alla Serie A con i suoi eccessi e le sue dinamiche. Tommasi invece è lontano dall’idea del “calciatore & velina” e la sua presenza credo sia stata anche foriera di iniziative valide. Probabilmente il calcio è stato ritenuto “diverso” rispetto al resto dello sport italiano. È tempo di ricucire e di sentirci tutti parte di un unico mondo, quello “azzurro”.”. Per concludere una domanda di stretta attualità: a Roma vince la candidata sindaco 5stelle Virginia Raggi contraria alle Olimpiadi, quale è il tuo pensiero in merito alla candidatura di Roma 2024? “Io non ho nascosto di essere assolutamente favorevole a Roma 2024 ed anche in campagna elettorale mi sono spesa per far comprendere la straordinaria opportunità che Roma può avere nell’ospitare l’evento globale più importante. Per questo ho subìto anche degli attacchi. Ritengo che, alla luce delle prime dichiarazioni, alcuni toni di chiusura totale all’ipotesi siano cambiati. Personalmente ritengo che prima di prendere una decisione, a prescindere da quella che sarà, Virginia Raggi dovrebbe sentire le ragioni del “si”, leggere il dossier, valutare attentamente il rapporto costi-benefici e poi vivere un’Olimpiade. La invito ufficialmente ad andare a Rio il prossimo mese di agosto. Capirà cosa significa per una città essere per due mesi al centro del Mondo ed ospitare atleti olimpici e paralimpici provenienti da ogni Paese, per vivere una festa di sport e dei valori del vivere civile”. 43
segreteria
Uno per tutti tutti per Unico1
Un ambasciatore speciale… Stavolta non sono in clinica, ho finito; ora terapia alimentare… e provo a mettere una parola dopo l’altra, non so… Tornare dopo giorni di sofferenza dopo lunghi allenamenti, dove hai dato tutto. Il sudore che ti scrive il viso, il dolore che ti prende dappertutto perché qualcosa vuole rapirti la vita e tu da solo, con il tuo mister dal camice bianco, a lottare in compagnia di un sogno. Il sogno di alzarti da quel lettino e tornare a camminare da solo fino ad attraversare l’area di rigore e sederti per terra sotto la traversa tra un palo e l’altro e parlare da solo a una palla che è la tua vita. Mamma Silvana e papà Gianni mi stavano portando a casa in auto ma grazie a qualcuno di meraviglioso ero atteso in un centro sportivo. Era quasi Natale ed ero a pezzi dopo giorni interminabili dove avevo giocato ogni giorno contro quell’avversario che non ha capito che io non mollerò mai, fino all’ultimo respiro. Ero stanchissimo ma nello stesso tempo il mio silenzio era quasi da applausi in uno stadio pieno di gente: facile sorridere quando stai bene, eppure spesso ti dimentichi di avere tutto tra le mani e trovi ogni scusa per buttare via una vittoria. Darei tutto, pensavo in quel momento, darei tutto soltanto per chiudere gli occhi e riuscire a sognare senza svegliarmi con le lacrime del dolore: credo che nonostante tutto ognuno di noi si meriti qualcosa di bello e non c’è niente di più bello di una maglia da onorare con i compagni di squadra. Arrivammo in parcheggio e mamma mi aiutò a scendere, mi appoggiai a lei e ci avviammo verso l’ingresso dell’hotel. Già mi tremavano le gambe e papà prese una sedia, a fatica mi appoggiai per stare più comodo; avevo male ovunque e non riuscivo nemmeno a piegare le ginocchia. Pochi minuti e il primo che arrivò direttamente dallo spogliatoio fu il capitano, Sergio Pellissier. “Diego grandissimo n. 1”, mi gridò e corse ad abbracciarmi. Si chinò verso di me e iniziò a parlarmi, a sorridermi, a chiedere se avevo necessità di qualcosa… io ero bloccato ma avrei voluto stringerlo forte e gridargli con tutto me 44
stesso che l’unica cosa di cui avevo bisogno era il coraggio, il coraggio di lottare ancora. Rimase lì con me per un po’, doveva andare a pranzare, ma “torno subito” e dopo pochi attimi ecco arrivare un grande portierone, Walter Bressan. Ah, quante volte ho messo i tuoi guanti che mi regalasti tempo fa, pensai dentro di me. Mi accarezzava mentre si sedeva al mio fianco. “Sei un leone, Diego; è bellissimo averti qui tra di noi, ci dai una forza tremenda ogni domenica”. Parole che mi toccavano il cuore, parole che mi facevano sentire un ragazzo come loro, un ragazzo del Chievo Verona. “Ciao Diego, straordinario capitano”, mi gridava Riccardo Meggiorini mentre veniva ad abbracciarmi. Grandissimo “Meggio”, formidabile calciatore, che spettacolo che sei. Se tu sapessi a ogni tuo assist, a ogni tuo gol cosa sento dentro allo stomaco; che emozioni che mi dai, che gioie che provo e adesso sei qui con me che mi parli, lasciandomi senza parole. Ma come è possibile che questi campioni parlino qui con me. Non ci credevo o forse ero talmente frastornato che non capivo, stavo tornando da un periodo bruttissimo dove non sarei riuscito a parare un rigore nemmeno se lo avesse calciato un bambino di tre anni. Ero a terra, ero finito giù giù giù perché la paura che il male tornasse mi aveva devastato. Mi avevano trovato dei problemi al rene destro: timori, ansie, terapie e mille e mille ore passate lontano da casa con la speranza di vincere in trasferta. “Ehi Diego, benvenuto finalmente”: era Massimiliano Gobbi che veniva verso di me, abbracciò mamma e papà e si sedette al mio fianco, gli altri ragazzi erano andati a pranzo promettendo che sarebbero tornati subito da me. “Come stai?” mi domandò Massimiliano e cominciai a raccontargli le mie ultime partite, che mi stavo giocando il campionato della vita ed ero nelle ultime posizioni di classifica. “È durissima Massi” gli dissi e lui mi strinse a sé, dicendomi di stare tranquillo, che tutto si sistemava, che loro c’erano ed erano al mio fianco, che non ero da solo, che in ogni allenamento-partitascatto loro mi tenevano per mano. Loro erano la mia squadra perché “Tu sei nel nostro spogliatoio Diego, sempre”. Così
Massimiliano ed io mi sentii perduto, in quel momento non riuscivo a dire nulla, avevo un nodo alla gola che mi toglieva il fiato. Tornò Bressan, con Pellissier che mi salutò abbracciandomi come un fratello. Bressan sedette di nuovo lì con me, poi arrivò il grandissimo Dainelli che mi strinse, mi abbracciò, mi diede forza e mi regalò un sorriso immenso. Poi ecco Pepe e di nuovo Meggiorini, tutti lì con me. Frey venne a salutarmi, mister Maran passò al mio fianco e mi salutò, guardandomi negli occhi: non servivano parole, quando il mister ti fissa per un attimo tu cogli al volo il suo volere. “Non mollare Diego”, lessi nel suo sguardo. Passai del tempo meraviglioso e indimenticabile. E penso a tutte quelle rincorse affannate per inseguire quei tre punti che ti cambiano la classifica, dove tu sputi sangue pur di regalare ai tuoi tifosi una domenica dopo l’altra piena di soddisfazioni ed emozioni. Ma allora che importa se qualche volte non riesci a vincere? Ci sono persone che non si ricordano nemmeno cosa vuole dire alzare le braccia verso il cielo eppure sono lì, incantate a sognare davanti alla televisione dove Novantesimo Minuto può diventare una terapia che ti rende invincibile. Continuate così splendidi ragazzi del calcio, perché il calcio è lo sport più bello del mondo, anche quando cadi per terra e non puoi più indossare i guanti che tu amavi tanto. Questo siete voi, un pezzo di me. Ringrazio te che stai leggendo, perché mi hai dedicato un attimo del tuo vivere e prima di andare in terapia vorrei dire grazie con tutto il cuore a Pellissier, Gobbi, Meggiorini, Dainelli, Bressan (n.1), Pepe, il mister e tutti, ma proprio tutti i ragazzi del Chievo Verona. Grazie al presidente Campedelli, al direttore sportivo e a tutto lo staff perché veramente grazie a tutti voi, ho respirato un attimo di vita. E grazie al presidente Tommasi, a Gianni Grazioli e a tutta l’Aic. Grazie perché se io riesco ancora a lottare è merito vostro, voi che il calcio vero lo continuate a difendere, il calcio di ogni bambino che sogna di calciare una palla in un prato colorato di verde.
regole del gioco
di Pierpaolo Romani
Da Cassius Clay a Pietro Mennea…
L’essenziale è invisibile agli occhi “I campioni non si fanno nelle palestre, ma con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione”. Così ha detto un giorno il numero uno del mondo dei pesi massimi di pugilato Cassius Clay, divenuto in seguito Muhammad Alì dopo la sua conversione all’Islam, a chi gli chiedeva il segreto del suo successo. Desiderio, sogno, visione ricordano una celeberrima frase di un bellissimo racconto di Antoine De Saint Exupéry, Il Piccolo Principe: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Tecnica, schemi, strategia e tattica sono importanti, ma non bastano. Avere piedi buoni, resistenza, velocità, un buon fisico è fondamentale. Ma non basta. Un atleta – e una squadra – non deve mai scordarsi del suo cuore e di tutta la passione, l’energia e la fantasia che esso emana. È questo “invisibile” che fa la differenza, che permette di superare ostacoli all’apparenza insormontabili, che fa vincere il piccolo Davide contro il gigante Golia, che produce quell’azione, quel passaggio, quel tocco che fanno esultare centinaia, migliaia e milioni di tifosi che assistono ad un partita tanto su un campo di periferia quanto nel più grande stadio del mondo. Una carica di energia incredibile che aiuta e sprona ad affrontare la vita e a viverne appieno ogni suo attimo, anche al di fuori del mondo sportivo, trovando la forza per resistere e per battersi per migliorare la società e lo sport. È questa una delle più importanti testimonianze che ci ha lasciato Muhammad Ali.
“Se lo puoi sognare, lo puoi fare” ha detto un giorno Enzo Ferrari, il costruttore modenese di auto sportive e di lusso divenuto famoso il tutto il mondo. Questa forte convinzione è stata testimoniata da un atleta italiano che con la velocità si è misurato per buona parte della sua vita. E non con un’auto da corsa. Lo chiamavano “Freccia del Sud”, dicevano che era un bianco con la stessa velocità e resistenza di un nero. Quand’era ragazzino, per molto tempo, perdeva ogni sfida, tutti lo prendevano in giro a scuola finché, un bel giorno, superò nettamente il suo tradizionale avversario e, nei mesi successivi, arrivò a sfidare non un altro essere umano, ma delle auto sportive. E con il suo scatto prorompente vinceva costantemente sui 50 metri. Questo ragazzo, venuto da Barletta, si chiamava Pietro Mennea. Lui, dal fisico mingherlino, con grande spirito di sacrificio e determinazione, con quell’essenziale invisibile agli occhi, si allenava più di 300 giorni all’anno, per 8 ore al giorno, nel centro tecnico federale di Formia. Nel 1980, a Mosca, vinse i 200 metri alle Olimpiadi e il suo record è rimasto imbattuto per moltissimi anni. “La fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni” dichiarò Mennea in un’intervista ad Emanuela Audisio pochi mesi prima della sua precoce scomparsa avvenuta il 21 marzo 2013, all’età di
60 anni. Mennea credeva molto nella cultura e sentiva forte la responsabilità di essere diventato un personaggio pubblico, un punto di riferimento per tanti giovani. A che gli chiese cosa pensasse del calcioscommesse, lui che era stato anche un procuratore di giocatori, rispose: “Perché meravigliarsi delle scommesse? Se non si studia, se non si hanno interessi, non c’ è crescita della persona. Uno sportivo non deve essere Einstein, ma un minimo ci devi provare a darti degli strumenti e non solo a gonfiare il portafoglio”. Dopo la fine della sua carriera agonistica, Mennea conseguì quattro lauree, fu giornalista e scrittore di libri, nonché parlamentare europeo. La sua grinta, la sua capacità di sognare e di impegnarsi per il cambiamento, sia nello sport sia nella società, passarono dalle piste di atletica alle aule parlamentari, a quelle dei tribunali a quelle delle case editrici. Anche Muhammad Ali portò la sua voglia e il suo impegno per il cambiamento fuori dal ring e anche in questo caso, fu capace di lasciare un segno indelebile. Ha scritto Giovanni Falcone: “Gli uomini passano, le loro idee restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. Gli uomini e le donne di sport hanno dimostrato di saperlo fare. Vale la pena continuare.
Delta 3
19”72 Il record di un altro tempo di Pietro Paolo Mennea – 203 pagine - €20,00
Pietro Mennea voleva essere veloce. Prima ha sfidato il vento, poi gli avversari, poi solo se stesso. Ed è riuscito a diventare il più grande atleta italiano di tutti i tempi. Ha corso da protagonista sulla scena mondiale per circa 20 anni in oltre 500 gare, ha partecipato a 5 Olimpiadi, battuto 2 primati mondiali, 8 primati europei, 33 record nazionali. Ma Pietro voleva essere il più veloce: nel
1979 a Mexico City, vola sui 200 metri piani in 19”72, nuovo record del mondo, rimasto imbattuto per 6.018 giorni, oltre 16 anni. Ancora oggi nessuno è riuscito ad essere più veloce di Pietro Mennea, in Italia e in Europa. Questo libro vuole ricordare ai giovani e alle generazioni future, che non hanno avuto modo di conoscere direttamente quell’impresa sportiva, che nello sport come nella vita, nessuno nasce predestinato per ottenere grandi risultati; ma si può riuscire a conquistare qualcosa di importante attraverso il lavoro quotidiano, il sacrificio, la dedizione ed il continuo impegno.
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femminile
di Pino Lazzaro
Como 2000, Jesina, Cuneo e Chieti
Le promosse dalla B Quattro realtà vincenti, chissà quante storie lì dentro. Due che la Serie A già l’hanno sperimentata (Como e Cuneo), due al debutto assoluto (Jesina e Chieti). Nuovi stadi, nuovi spogliatoi, nuove strade e nuove avversarie, con chissà, sotto sotto, pure un po’ di preoccupazione che ora si mischia alla soddisfazione e alla curiosità. Anche da qui, complimenti intanto a Como 2000, Jesina, Cuneo e Chieti: sì, nessuno regala niente.
Girone A: Como 2000 Classifica corta questa del girone A della B targata 2015/2016. Il Como 2000 ha chiuso infatti a 56 punti (18-2-2 lo score), con Finauto Valpolicella a 54 e Inter Milano a 50. Società fondata nel 1997, il Como 2000 ha già al suo attivo dei campionati in Serie A, l’ultimo dei quali è stato quello della stagione 14/15, conclusosi appunto con la retrocessione in B. Un solo anno di purgatorio dunque e serie A riconquistata con mister Cincotta (a cui è stata assegnata pure la panchina d’argento per la B), ora accasatosi con l’ambiziosa Fiorentina. A guidare le comasche la società ha così chiamato Dolores Prestifilippo, lo scorso campionato allenatrice della Azalee (Gallarate, serie B, stesso girone del Como), formazione da cui è arrivata intanto in bianco-azzurro pure la capocannoniere del girone, Chiara Ferrario, 28 gol. Capitano della squadra è Laura Fusetti, laureanda in Scienze della Ristorazione, ex centrocampista, ora centrale difensiva. È lì
con loro da sette stagioni, dunque la serie A la conosce per bene e tornando alla promozione, dice che “in effetti l’obiettivo era quello di provare a salire in un paio di stagioni. Squadra rinforzata, è stato a novembre che abbiamo cominciato a stare lì davanti e abbiamo tenuto sino in fondo. Il prossimo campionato? Beh, intanto gran parte della squadra è stata confermata, poi adesso con l’arrivo della Ferrario abbiamo aggiunto qualità in attacco e penso che ci possa essere ancora qualche rinforzo. L’obiettivo dovrebbe essere dunque un qualcosa in più della semplice salvezza, certo che mica potremo puntare a vincere con Brescia, Firenze, Verona, loro sì sono di un altro pianeta. Qui a Como c’è da tempo un settore giovanile ben organizzato, tante ragazzine (ora tra l’altro sono andate a fare un torneo a Barcellona), con giovanissime e esordienti: sono parecchie quelle che qui sono
arrivate in prima squadra dal settore giovanile. No, per un vero e proprio cambiamento per il nostro movimento chissà quanto ancora ci vorrà, però la mia sensazione è che adesso almeno qualcosa si sta muovendo. Squadre come il Brescia o la Fiorentina hanno portato qualcosa sul piano della visibilità e in ogni caso, sono convinta che è tutto il settore che dovrebbe essere unito, avere gli stessi obiettivi, non cercare di star dietro unicamente al proprio orticello”.
Girone B: Jesina Calcio Femminile Società di puro settore femminile, attiva dal 1998, da anni presente nei rispettivi campionati con prima squadra, Primavera, calcio a 5 ed esordienti. Campionato vinto – e prima volta in serie A – mettendo assieme 52 punti (17-1-4), davanti a Pro San Bonifacio (44) e Grifo Perugia (42). Nel gruppo pure il capocannoniere del girone (23 gol), Elisa Polli, che ha partecipato di recente con l’Under 17 di Rita Guarino alla fase finale dell’Europeo in Bielorussia. Squadra parecchio giovane e in panca un ex calciatore (tanti e tanti anni di serie C), Domenico Giugliano, sì, lui, “famoso” per essere anche il marito di Valentina Vezzali, l’ormai ex fiorettista – ha lasciato giusto qualche mese fa – pluriolimpionica (e tantissimo altro). “Abito a Jesi, ho un’attività nel campo della ristorazione, m’hanno fatto la pro46
posta, mi potevo organizzare. Devo dire che mi aspettavo, come dire, un po’ più di “professionismo”, dai, siamo nel 2016, basta vedere quel che stanno facendo altre nazioni. Però quell’entusiasmo che ci mettono non l’ho quasi mai trovato in tutte le squadre in cui ho giocato. Loro giocano giusto per piacere, per passione, non c’è lì davanti l’obiettivo di un contratto che ti cambia la vita, non giocano per “arrivare”. Tre allenamenti la settimana, di sera, dalle 20.30 alle 22.30, ma in pratica quasi tutte ne facevano solo due, gli impegni della scuola, in diverse che venivano anche da
lontano. Per la A dovremo per forza fare di più, spero quattro volte: c’è il progetto di creare una sorta di mini-convitto a Jesi, in modo che possano allenarsi e studiare, senza doversi fare ogni volta pure ore e ore di viaggio. Credo che la buona volontà dei genitori ci sia e speriamo in qualche sponsor in più”. Sotto col d.g. Alessandro Cossu: “No, non sono poi preoccupato della serie A. Noi siamo sempre stati attenti al budget e continueremo a farlo, già a suo tempo rinunciammo alla A2, ripartendo dalla C. Abbiamo vinto con sei ragazze di 15-16 anni e sono convinto che nel gruppo ci sia tanta qualità. Devono giusto crescere e ben venga dunque la serie A. Per me siamo già a buon punto, vedremo”.
femminile
Girone C: Cuneo Calcio Femminile
Società nata nel 1985, con successivi vari cambi di denominazione sino alla salita in B (2008/2009) come AC Cuneo San Rocco Femminile. Dal 2013 la scelta dell’attuale “etichetta”, con – due anni fa – la promozione in serie A e la successiva, immediata retrocessione in B. Ora la pronta risalita, con un ruolino di marcia che indica 18 vittorie e 4 pareggi (nessuna sconfitta): punti totali dunque 58, col Castelfranco (Castelfranco di Sotto, provincia di Pisa, società
a cui ha fatto riferimento l’Empoli per far partire il progetto dell’Empoli Ladies) lì a incalzare sino alla fine (a un punto, a 57). Microfono alla presidente, Eva Callipo: “Siamo retrocesse l’altra volta dalla A anche perché siamo capitate in quella stagione in cui ne retrocedevano 6 su 14 e si vede che non ci dice bene perché anche quest’anno i playout prevedono una formula allargata. Dunque ancora serie A, avendo comunque dalla nostra sia quell’esperienza di A già vissuta che un campionato di B vinto, cosa certo non facile, è stata dura. Devo dire che Cuneo è in fondo una città piccola e questo aiuta sul fatto che in effetti siamo conosciute qui nel territorio. Certo, le difficoltà che vivono le squadre maschili le viviamo anche noi e tanto comunque vuol dire aver vinto, ma devo
dare atto che stiamo lasciando un segno e mi accorgo che ce n’è tanto di interesse attorno a noi. In più abbiamo dietro un settore giovanile di cui sono orgogliosa, con la Primavera che per un solo punto ha mancato l’accesso alla fase nazionale. La novità per noi è ora la collaborazione a livello giovanile che abbiamo deciso di siglare con un’altra realtà della nostra provincia, la Musiello Saluzzo. Siamo due realtà abbastanza vicine e invece di continuare a curare ciascuno il proprio orticello, abbiamo deciso – siamo entrambe donne le due presidenti – di creare questa sinergia. Sì, pensiamo sia meglio così, tenendo anche conto di quel che si sta muovendo nel nostro movimento, con l’ingresso per esempio delle società professionistiche maschili”.
Girone D: Chieti Calcio Femminile Una stagione memorabile. Non solo per la prima serie A ma pure per il modo con cui ci sono arrivate: 21 vittorie e 1 pareggio, nessuna sconfitta. 82 i gol fatti, 12 quelli subiti. Dice lo storico “mister” Lello Di Camillo: “Non che ce l’aspettassimo, questo no, però è un risultato che è venuto dopo anni di lavoro, di piccoli passi magari, ma sempre continuando a migliorare. In fondo la scorsa stagione eravamo arrivati terzi, dietro a squadre come il Napoli e la Roma, facendone comunque 63 di punti (girone a 14 squadre). Sappiamo che ora sarà dura, saranno 4 le retrocessioni e con 12 squadre in tutto, però contiamo di continuare sul nostro trend di miglioramento, puntando sempre nel settore giovanile: per la prima volta la prossima stagione parteciperemo con una squadra tutta di giovanissime al campionato giovanissimi dei maschi. In questi anni credo che siamo riusciti ad entrare un
po’ nel cuore di Chieti: erano in migliaia allo stadio Angelini per la partita decisiva ed è stata una bella sorpresa, un’onda di entusiasmo che ci ha fatto bene”. Parola ora al capitano, Valentina Di Marco (gioca esterno, fa la restauratrice di lavoro): “No, non ho mai giocato in serie A. Ci potevo andare, per esempio anni fa siamo salite dalla B col Cervia, anche un provino con Verona, l’avevo passato, mi avevano presa, ma poi ho lasciato stare. Stavolta invece mi voglio misurare e certo lo dovremo pagare lo scotto della categoria. Speriamo di far la nostra dignitosa figura, sarà magari con le altre neo promosse che potremo giocarcela di più. Sì, qualcosa nel nostro mondo si sta muovendo, piccoli passi magari, ma ci sono. Avverto un coinvolgimento diverso, anche merito penso di internet e dei social che aiutano a dare maggiore visibilità. Persino a me, girando per L’Aquila, la mia città, capita
non poche volte di trovare persone che mi fanno i complimenti… Siamo così la prima squadra abruzzese che arriva in serie A, speriamo che anche questo possa servire per far sì che nuovi sponsor si avvicinino alla società”.
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internet
di Mario Dall’Angelo
I link utili
Con Allegri… Insieme contro il cancro NLa valenza della prevenzione per evitare rischi per la salute è da molti anni al centro dell’attenzione grazie ai medici e agli scienziati. A livello istituzionale, il Ministero della Salute ha lanciato nel corso degli ultimi anni numerose campagne di prevenzione, tra cui la recente “Guadagnare salute”, riguardante lo stile di vita e la sua ricaduta sull’organismo. Nell’ultimo anno si è anche parlato della necessità di una nuova cultura della prevenzione, perché è stata constata una particolarità di genere: le donne hanno capito più degli uomini l’importanza della diagnosi precoce mentre gli uomini si trascurano e corrono più rischi. Ma questo è solo uno dei molti esempi che si potrebbero fare riguardo la necessità degli screening, dell’attenzione a ogni possibile sintomo e alla conduzione di una vita sana. Lo stile di vita è riconosciuto da tempo dalla medicina come un aspetto fondamentale per chi vuole mantenersi in buona salute. Attività fisica, alimentazione corretta, attenzione all’assunzione di sostanze che danneggiano l’organismo e danno dipendenza - nicotina e alcool per citare solo un paio delle più comuni - sono i principali pilastri di una vita sana, per chiunque e a maggiore ragione per un atleta. Ecco perché sono così importanti l’informazione e l’esempio. Non appare quindi un caso se la Fondazione “Insieme contro il cancro” (insiemecontroilcancro.net), per la sua campagna di sensibilizzazione sui temi della prevenzione ha scelto Massimiliano Allegri. Il tecnico della Juventus – “Sono un salutista, non fanatico però. Mi piace tenermi in forma” - ha dichiarato tempo addietro, che già da un paio d’anni si presta per una campagna di prevenzione oncologica, ha accettato con entusiasmo il ruolo di ambasciatore dell’iniziativa della Fondazione. La campagna, intitolata “Allenatore, Alleato di Salute”, in collaborazione con la Società italiana di pediatria e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero della Salute e del Coni, si basa sul fatto che l’allenatore è una figura autorevole per i giovani. La considerazione di cui godono i coach sui ragazzi è stata ulteriormente confermata recentemente da un sondaggio on line, nel quale è stato interpellato un nutrito campione di under 19. La maggioranza
(36%) ha dichiarato di rivolgersi al proprio allenatore per avere consigli su benessere e prevenzione mentre il 32% li chiede ai genitori, il 12% a un’insegnante, l’11% ad altri parenti. Tra le domande più gettona-
è ben strutturato e ha alcune sezioni di particolare interesse. Nella pagina “news”, abbastanza aggiornata, si possono seguire le notizie riguardanti la lotta al tumore sotto molteplici aspetti. Nella sezione “prevenzione” abbiamo la rassegna delle iniziative che la Fondazione ha svolto in passato per diffondere la conoscenza delle malattie tumorali e dell’importanza di agire per tempo. In una di esse è stata coinvolta anche la Fondazione Giacinto Facchetti per lo studio e la cura dei tumori. Per ogni iniziativa è presente un opuscolo che la illustra e che può essere scaricato in formato pdf. Si tratta di sintesi accurate e che vale la pena leggere per conoscere i rischi e le opportunità per ridurli. La pagina Facebook della Fondazione e così pure l’account Twitter sono ancora più aggiornati del sito per quanto riguarda le ultime notizie e meritano quindi di essere seguiti.
te sulla prevenzione da parte dei ragazzi: come si smette di fumare (34%), quale dieta seguire (35%), informazioni di carattere generale sul benessere (20%) e infine i consigli per dimagrire (12%). Il presidente della Fondazione, Francesco Cognetti, ha tenuto a sottolineare le ragioni per le quali il 36% ha dichiarato di preferire rivolgersi al mister: il 66% per la fiducia che ripone in lui e il 32% perché è una figura nei confronti della quale si prova meno imbarazzo. E ha ribadito che “In campo oncologico sono ormai centinaia gli studi che confermano lo strettissimo legame fra stili di vita e insorgenza dei tumori. Poter contare su figure come l’allenatore che hanno forte presa sui giovanissimi può permetterci di realizzare un percorso nuovo e più efficace di prevenzione”. Da parte sua, il testimonial Allegri ha spiegato: “Siamo pronti a fare la nostra parte. Dobbiamo prendere coscienza del ruolo che ci viene attribuito dai giovani: dobbiamo rispondere a queste nuove Leonardo Bonucci @bonucci_leo19 Sarà un piacere e una responsabilità lavorare esigenze documentandoaccanto a #Tommasi per l’ #AIC. ci su temi quali il benesseBuon lavoro Presidente re e i corretti stili di vita. Non possiamo e non vogliamo assoluGiorgio Chiellini @chiellini tamente sostituirci ai medici In bocca al lupo #Tommasi per la rielezioma è nostro dovere aiutare i ne alla presidenza AIC. Lieto di poter dare ragazzi anche in queste aree. una mano. Sono orgoglioso ed entusiasta di essere ambasciatore del ministro, del Coni e delle società scientifiche in questo progetto”. Alessio Cerci - ale.cerci11 Il sito della Fondazione L’amore è non dimenticarsi mai di ieri, costruire il
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domani e cercare insieme il futuro.
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internet
di Stefano Fontana
Calciatori in rete
Facchetti e Cruyff: miti per sempre www.giacintofacchetti.org Nato a Treviglio nel 1942, Giacinto Facchetti è la stella più luminosa ed amata nel firmamento dell’Inter, senza nulla togliere ai numerosi fuoriclasse approdati al club neroazzurro in tempi più recenti. Fu protagonista e trascinatore di una dei periodi più gloriosi per l’Internazionale, eguagliato solo dal leggendario “triplete” della stagione 2009 - 2010. Alto 188 cm, un gigante per l’epoca, Facchetti vantava straordinarie doti fisiche: ottimo colpitore di testa, nonostante l’altezza era capace di uno scatto bruciante ed è ricordato come uno dei migliori difensori di tutti i tempi. Graficamente molto elegante e facilmente consultabile, il sito ufficiale di Giacinto Facchetti è una miniera di
informazioni ed aneddoti interessanti. Incredibile come, in mezzo a migliaia di siti internet dedicati a calciatori di tutto il mondo, con un po’ di fantasia sia ancora possibile trovare soluzioni originali per raccontare una storia, suscitare emozioni: è questo il caso del sito di Facchetti, che con la pagina “333 date” riporta alla memoria i leggendari traguardi dell’Inter dei record, uno dopo l’altro. Nel susseguirsi delle date e degli eventi ad esse riferite, troviamo diverse foto realmente evocative, figlie di un’epoca lotta e leggendaria. La sezione “multimedia” del sito è un vera e propria fucina di emozioni: sono visionabili gratuitamente splendidi documentari come quello dedicato a Scirea e Facchetti, “Il Capitano”, “Un uomo per bene”. Difficile non provare un tuffo al cuore, anche per chi non è tifoso o simpatizzante dell’Inter.
www.cruyff.com Il 24 marzo 2016 Johann Cruyff ha lasciato questa terra. Se n’è andato a 69 anni dopo una vita incredibilmente intensa, un addio prematuro data la grande energia che ancora animava uno dei calciatori più grandi di tutti i tempi. Guglielmo Stendardo @willystendardo Principale Paolo (Bellini), come vorrei che questo sogno potesse ripartire da dove ci siamo incontrati, in quell’indimenticabile interprete Torneo Giovanile di Arco di Trento. Ti auguro tutto il bene del caldi questo mondo, con affetto e stima ti auguro di ritornare cio totale a sognare per la nuova vita che davvero vuoi. olandese che stupì ed ammaliò il mondo intero a metà Fabrizio Cacciatore @fabryele10 anni ’70, “il Pelè È stato un onore immenso poter giocare con te… Bianco” vantava tra un campione in tutto in campo e fuori… in bocca i suoi innumerevoli al lupo per la tua nuova avventura ragazzone… #bomber Luca Toni pregi una progressione palla al piede a dir poco straordinaria ed una visione di gioco pressoché totale. Giorgio Chiellini @chiellini Il sito ufficiale di Cruyff è C’è stato un tempo in cui il calcio si specchiava in
ttando
consultabile in inglese, spagnolo ed ovviamente olandese. L’homepage del sito è caratterizzata da una suggestiva carrellata di foto che comprende uno scatto di Johann da giovane con la maglia dell’Ajax, uno in tempi recenti ed una panoramica della stupenda coreografia preparata dai tifosi del Barcellona in suo onore. Il sito dispone di una sezione news, molto interessante: troviamo in ordine cronologico tutti i messaggi lasciati da Johann, compresi preziosi insegnamenti riguardo l’atteggiamento in campo, il fair play e la tattica di gioco. Una pagina molto speciale, denominata “Personal”, attraverso un lungo esempio di preferenze su vari temi consente al navigatore di avvicinarsi un po’ di più a Johann Cruyff. I cibi preferiti, i gusti in fatto di musica
e cinema, tanti piccoli frammenti di vita capaci di comporre un immagine unica. L’ultimo punto è il più toccante: Johann dice della moglie Danny “è la persona più importante della mia vita. Senza di lei avrei fatto tanti di quegli errori… non necessariamente per stupidità, ma perché nella vita sei distratto da così tanti interessi… lei mi tiene sul sentiero”. C’è molto altro da scoprire nel sito di Johann Cruyff, a partire dal suo straordinario testamento composto da numerose associazioni benefiche come la Cruyff Foundation.
campioni come #Scirea. Un modello di classe e correttezza.
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tempo libero
musica
libreria Mimesis
Calciologia. Per un’antropologia del football di Barba Bruno – 274 pagine - €24,00
Il calcio è una straordinaria occasione - per ora parzialmente persa di educazione, fratellanza, conoscenza, studio dei popoli e delle loro culture, se non fosse che una misteriosa volontà di autodistruzione ce ne mostra la parte peggiore: la violenza, il razzismo, il business, la corruzione, quando invece dovrebbe essere soprattutto scoperta, curiosità, cultura. Perché permette di guardarsi dentro, perché ci dice di “che pasta siamo fatti”, e da chi siamo circondati. Per tutte queste ragioni, il calcio è uno straordinario oggetto di indagine antropologica in quanto “contiene” tanto, se non tutto, della cultura, della nostra vita: è danza, guerra, linguaggio, letteratura, competizione, caso, simulazione, vertigine. Ancora, è politica e business, poesia e scienza. Il volume ripercorre “casi”, vicende storiche, narrazioni epiche e memoria di grandi squadre - l’Ajax di Cruijff, il Brasile di Pelé, il Milan di Sacchi - e di grandi campioni - da Garrincha a Jasin, da Tardelli a Rivera, a Sòcrates - in cui il calcio emerge in tutta la sua dimensione eroica, epica, religiosa. Sport giocato con i piedi, il football è il regno dell’imprevedibilità, un gioco nel quale Davide può battere Golia. La palla cioè “è” il destino, il rischio, il fato, la vita stessa; nella sua sferica e innocente irrazionalità, rappresenta un monito continuo sulla caducità delle imprese dell’uomo. La nave di Teseo
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Non è un libro di sport. È un libro di epica. L’autore non racconta personaggi dello sport, ma pezzi di storia, della nostra storia. Eroi, semidei osannati dalle folle e consacrati dalla mitologia, sono accanto a sconosciuti uomini e donne che hanno attraversato stadi, campi di calcio e di tennis, l’aria, il mare e le terre estreme. Muhammad Alì, e il suo mitico incontro con Foreman; Duke Kahanamoku, il surfista hawaiano bello come il sole, possente, leggero come una farfalla che ha insegnato al mondo a cavalcare le onde più alte del Pacifico; l’immaginazione di Tarcisio Burgnich nella storica Italia–Germania 4 a 3 di Città del Messico; la rocambolesca vicenda di un portiere, Helmuth Duckadam, e della sua jeep nella Romania di Ceausescu; la pattinatrice Tonya Harding, dall’aggressione alla sua rivale al video porno della prima notte di nozze; le ombre della grande boxe che fu, sulla colonna sonora immortale di Franco Califano. Chiude il libro un racconto inedito di Massimiliano Governi. “Un dio ti guarda” illumina angoli della nostra memoria e della nostra storia, mentre riscrive vicende apparentemente lontane. È un incontro imperdibile, senza arbitri né vincitori, tra la letteratura e la vita. Sellerio
L’ultimo rigore di Faruk di Gigi Riva – 192 pagine - € 15,00
Nella tragica e violentissima dissoluzione della Jugoslavia un calcio di rigore sembrò contrassegnare il destino di un popolo. Un “penalty” divenne nei Balcani il simbolo dell’implosione di un intero paese, e dei conflitti che sarebbero seguiti di lì a poco. Intuendo la complessità di un evento che sembrava soltanto sportivo, Gigi Riva racconta con attenzione da storico e sensibilità da narratore un tiro fatale, sbagliato il 30 giugno del 1990 a Firenze da Faruk Hadzibegic, capitano dell’ultima nazionale del paese unito. La partita contro l’Argentina di Maradona nei quarti di finale del mondiale italiano portò all’eliminazione di una squadra dotata di enorme talento ma dilaniata dai rinascenti odi etnici. Leggenda popolare vuole che una eventuale vittoria nella competizione avrebbe contribuito al ritorno di un nazionalismo jugoslavista e scongiurato il crollo che si sarebbe prodotto. 50
Lacuna Coil
Delirium Chi temeva che la “perdita” di due elementi fondamentali come Cristiano “Pizza” Migliore (chitarra) e Cristiano “Criz” Mozzati (batteria) togliesse spessore ai Lacuna Coil si è dovuto ricredere in fretta: Delirium, ottavo lavoro del gruppo milanese, è forse uno dei migliori album di inediti finora prodotti, in parte proprio grazie alle new entry Diego Cavallotti e Ryan Blake Folden. A farla da padrona, comunque, è sempre Cristina Scabbia, voce e presenza che da sola, come si dice in questi casi, vale il prezzo del biglietto. Ogni sua “entrata”, in ogni traccia del disco, è una sferzata di luce nelle cupe atmosfere ghot metal che, anche stavolta, caratterizzano il concetto base di tutto l’album: in questo caso il tema è la malattia mentale, con tutto ciò che la circonda, tra oscuro e claustrofobico, tra misterioso e paranoico. In un immaginario soffocante manicomio i Lacuna Coil si divincolano in un perfetto equilibrio tra melodia e “cattiveria”, tra sonorità decisamente più pesanti rispetto al loro standard e melodie più orecchiabili. Dietro (ma nemmeno troppo) le quinte il sempreverde Andrea Ferro e il bassista tuttofare Marco “Maki” Coti-Zelati completano l’opera che stavolta si avvale di ospiti di riguardo come Mark Vollelunga (Nothing More) e Myles Kennedy (Alter Bridge, Slash).
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