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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza - Anno 38 - N. 4 Maggio 2010 - Mensile
Maggio 2010
Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
Primo piano Consiglio Direttivo
L’intervista Cristian Molinaro
La Nazionale di Lippi verso il Mondiale in Sudafrica
Una vigilia piena
di aspettative
La mia famiglia, l’ho ereditata. Da te.
Un
testamento a favore di Ai.Bi.
significa lasciare un segno di te nel futuro dei bambini abbandonati. Un gesto molto semplice ma concreto, che potrà contribuire a dare loro la speranza di essere accolti da una famiglia. Per maggiori informazioni, richiedi la Guida ai lasciti testamentari.
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editoriale
di Sergio Campana
Questione arbitrale sempre di attualità Ormai è certo, dalla prossima stagione la Lega di Milano si spaccherà in due Leghe, quella di serie A e quella di serie B. Da qualche anno era in atto tra le società della massima serie e quelle di serie B un confronto serrato, o meglio uno scontro, che aveva come punto di contrasto una ragione politica, cioè la valenza del voto delle società di serie B nelle assemblee, che era uguale a quelle delle società di serie A. In verità, la conflittualità nasceva da questioni esclusivamente economiche, che col passare del tempo sono venute alla luce. In sostanza, ad un certo punto il patto di mutualità sottoscritto, che riconosceva alle società di serie B una buona quota dei proventi televisivi, cominciò a pesare alle società di serie A, specialmente ai club metropolitani. Ora, allo scadere dell’accordo, che durerà seppure in termini ridotti ancora una stagione, queste hanno deciso di andare per la loro strada, nonostante i reiterati tentativi delle società di serie B di rimanere uniti. Le società di serie A hanno cercato di edulcorare il boccone amaro, tentando di presentare alle consorelle un futuro interessante, ma le probabilità che l’attuale situazione della serie B peggiori sono molte. Già oggi, con la riduzione dei contributi della serie A, i bilanci delle società di B sono in grave sofferenza (la maggior parte di esse è in ritardo di parecchi mesi nel pagamento degli stipendi); è scontato che domani la situazione sarà drammatica. Ad aggiungere motivi all’ulteriore ridimensionamento della serie B concorre la notizia, ormai certa, della decisione della Lega di dividere gli arbitri in due gruppi, quelli di serie A, una ventina, e quelli di serie B. Questo comporterà due commissioni arbitrali, a loro dedicate, e quindi due designatori, così come due giudici sportivi. La Lega ha tentato di inserirsi nella futura struttura, sperando di arrivare all’obiettivo da sempre perseguito, di arbitri “controllati” ma sia
il presidente della Figc Abete, sia il presidente dell’Aia Nicchi, hanno respinto una tale aspettativa riaffermando l’autonomia dell’organizzazione arbitrale e degli arbitri. Ora è da chiedersi cosa potrà succedere con le due categorie arbitrali. Indubbiamente la decisione suscita parecchie perplessità: la squadra degli arbitri per la serie A sarà composta dagli attuali internazionali, dai quattro-cinque esperti e da altrettanti futuri internazionali, già ben utilizzati e di recente e qualificato inserimento. I problemi nasceranno per gli arbitri di serie B che vivranno la nuova realtà con molta preoccupazione e con la sensazione di essere di fatto retrocessi. E si domanderanno quando potranno ritrovare la serie A se avranno ancora il tempo di diventare arbitri internazionali, se saranno ancora garantiti i compensi attuali. La separazione tra A e B potrebbe preludere alla realizzazione dell’arbitro professionista; solo per la serie A naturalmente. Una delle caratteristiche negative del calcio italiano è la contestazione agli arbitri. Non si vuol capire che gli errori arbitrali ci sono sempre stati e sempre ci saranno, perché quelli con il fischietto in bocca sono degli uomini e come tali sono destinati, più o meno frequentemente, più o meno pesantemente, a sbagliare. Il problema si è acuito con il prepotente ingresso in scena della televisione che è diventata padrona in tutti i sensi del nostro calcio. E così siamo costretti ad assistere, quasi quotidianamente, alla vivisezione rallentata di ogni episodio della partita per dimostrare che in quella determinata occasione l’arbitro ha sbagliato. E non c’è nessuno che spieghi, finalmente in modo chiaro, che l’arbitro non possiede sofisticate telecamere e che quindi non è in grado assolutamente di percepire con i suoi occhi se, per esempio, in quel frangente c’era o non c’era il calcio di rigore.
Che noi siamo un Paese speciale è dimostrato dal fatto che all’estero non esiste questa tremenda consuetudine di ricorrere al mezzo televisivo. Con il fischio finale dell’arbitro cessa qualsiasi discussione o polemica e nessuno si sogna durante la settimana di ritornare con asprezza a commentare certi episodi della partita. Ci vuole dunque una svolta e specialmente i dirigenti, che di solito sono i più impegnati nelle contestazioni, devono convincersi che certe polemiche prese di posizione contro le decisioni arbitrali non giovano a nessuno ed avvelenano il clima del campionato. Dobbiamo guardare con attenzione e con spirito costruttivo al lavoro del designatore Collina e del presidente dell’Aia Nicchi, che sono senza dubbio impegnati nel difficile compito di migliorare la categoria. Col gioco attuale, caratterizzato dalla velocità, dalla fisicità e dalla ricerca di soluzioni tattiche sempre nuove, gli arbitri devono essere sempre più preparati. Questo si può e si deve pretendere da loro, non l’infallibilità. Ovviamente la prima qualità dell’arbitro deve essere l’onestà, la rettitudine, l’imparzialità, senza la quale non può conquistare la credibilità della gente. È fondamentale che gli arbitri quando sbagliano siano considerati in buona fede, almeno fino a prova contraria (come purtroppo qualche volta è accaduto nella storia del calcio). Tra le componenti del calcio, che pure devono essere tutte impegnate per la crescita degli arbitri, i primi ad avere responsabilità nei confronti dei direttori di gara sono i calciatori, cioè i protagonisti dello spettacolo. Sono i calciatori che in campo possono collaborare con gli arbitri, dare loro una mano nelle situazioni complicate, dimostrare comprensione anche quando sbagliano. Dipende molto dai calciatori se gli arbitri possono svolgere il loro lavoro con serenità o con difficoltà. È superfluo dire quale sia l’atteggiamento giusto.
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NASCE AriSLA
CRESCE LA SPERANZA Chi siamo
L’Agenzia di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica promuove e finanzia attività di ricerca scientifica sulla SLA. AriSLA nasce dalla comune volontà di Fondazione Cariplo, Fondazione Telethon, Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport ed AISLA. Per le sue caratteristiche e finalità AriSLA rappresenta una realtà unica in Italia ed in Europa e si candida a divenire punto di riferimento per la comunità scientifica impegnata nella sfida contro la SLA.
Il nostro obiettivo
Obiettivo principale di AriSLA è quello di offrire ai malati speranze di cura e migliori aspettative e condizioni di vita. Il nostro impegno quotidiano per un futuro senza SLA può diventare una prospettiva concreta con il sostegno di chi condivide con noi il raggiungimento di questa meta. Grazie al prezioso contributo di tutti possiamo concorrere al finanziamento dei migliori progetti di ricerca.
Come aiutarci
Donare ad AriSLA è semplicissimo e lo si può fare attraverso una pluralità di strumenti: • attraverso il tuo 5x1000 (nel modulo della dichiarazione firma nello spazio dedicato a Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e inserisci il codice fiscale di AriSLA: 97511040152) • con donazione on line (PayPal) • con bonifico bancario (Iban: IT71 E033 5901 6001 0000 0005 190) • con donazione continuativa (Domiciliazione bancaria o postale) Per saperne di più entra nel nostro sito www.arisla.org e troverai tutte le informazioni necessarie, oppure telefona al nostro numero 02 58012354.
Come operiamo
La nostra priorità è quella di operare affinché la ricerca finanziata sia di eccellenza, con risultati che abbiano ricadute concrete per i malati di SLA ed i loro familiari, anche attraverso la creazione di un network di scienziati, nazionali ed internazionali, che metta in sinergia le migliori risorse del settore.
Per un futuro senza SLA AriSLA – Agenzia di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica Via Camaldoli, 64 – 20138 Milano, Tel. 02 58012354 C. F. 97511040152, Iban IT71 E033 5901 6001 0000 0005 190
www.arisla.org
Sommario
Sommario
primo piano
di Pino Lazzaro
editoriale di Sergio Campana
Questione arbitrale sempre di attualità
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attività aic 11
primo piano di Nicola Bosio Consiglio Direttivo Aic
Incontro con Marcello Lippi e la sua voglia e desiderio di rivivere tutte quelle piccole grandi cose che l’hanno portato in Germania a vivere un’esperienza fortissima e davvero indimenticabile. Il Sudafrica dunque che si avvicina e ci risiamo. Buon viaggio, “mister”.
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calcio e legge di Stefano Sartori Fondo di Garanzia: facciamo il punto della situazione
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come stai? n.4
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ilCalciatore
Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
direttore direttore responsabile condirettore redazione
foto redazione e amministrazione
tel fax http: e-mail: stampa e impaginazione REG.TRIB.VI
Sergio Campana Gianni Grazioli Nicola Bosio Pino Lazzaro Gianfranco Serioli Stefano Sartori Stefano Fontana Barnaba Ungaro Mario Dall’Angelo Maurizio Borsari A.I.C. Service Contrà delle Grazie, 10 36100 Vicenza 0444 233233 0444 233250 www.assocalciatori.it assocalciatori@telemar.it Tipolitografia Campisi Srl Arcugnano (VI) N.289 del 15-11-1972
Cristian Molinaro
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pianeta lega pro di Pino Lazzaro Andrea Basso: “La mia vita tra libri e pallone”
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segreteria di Diego Murari In viaggio con Diego/16
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io e il calcio di Pino Lazzaro Giorgio Rocca
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ha scritto per noi di Alessandro Comi Simone Malatesta: “I miei gol per la salvezza”
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internet di Stefano Fontana Bassi e Caetano: cadetti sul web
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Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori
Primo piano Consiglio Direttivo
sfogliando di Nicola Bosio
Questo periodico è iscritto all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana
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tempo libero
L’intervista Cristian Molinaro
La Nazionale di Lippi verso il Mondiale in Sudafrica
Una vigilia piena
di aspettative
Member of
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Finito di stampare il 3-05-2010
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l’intervista di Pino Lazzaro
Marcello Lippi verso il Sudafrica
Buon viaggio,
“mister
Poco più di quattro anni fa, allora era gennaio, avevamo avuto il precedente incontro, poi ospitato sulle pagine qui de il Calciatore. Era quella la prima puntata di una apposita rubrica che avevamo voluto dedicare, ad inizio 2006, al Mondiale di Germania; rubrica che ebbe modo di ospitare poi via via lo staff tecnico, quello sanitario per arrivare infine alla segreteria, ai magazzinieri e alla cosiddetta ristorazione, con Claudio Silvestri (cuoco) e Andrea Giovannini (capo cameriere) che con la pubblicità della famosa cioccolata sono pure loro poi diventati dei personaggi. Come ben sappiamo fu quella una bellissima e straordinaria vittoria e dopo quattro anni ecco così che l’appuntamento si ripropone, al solito l’Italia non certo tra le favoritissime lì in Sudafrica. Incontro dunque con Marcello Lippi che dice intanto che quel suo ritorno dopo l’uscita di scena di Donadoni, è dovuto soprattutto alla voglia e al desiderio di rivivere tutte quelle piccole grandi cose che l’hanno portato in Germania a vivere un’esperienza fortissima e davvero indimenticabile. E non tanto (o non solo) perché si concluse nel modo che sappiamo, quanto per quella “centrifuga” (la chiama proprio così) di esperienze/emozioni che ebbe passo passo modo di sperimentare. Una sorta di nostalgia di quel tipo di “viaggio”, soprattutto questo lo ha insomma spinto a ricominciare. Il Sudafrica dunque che si avvicina e ci risiamo. Meglio non dire niente, meglio. Buon viaggio, “mister”.
“I
l successo a Germania 2006? A me pare che in fondo non ce lo siamo goduti per niente, non ha insomma avuto quel riscontro che doveva e poteva avere. Ma siamo fatti così noi italiani, sia nel bene che nel male pensiamo in fretta ad altro, innanzitutto a criticare se le cose vanno meno bene, dura insomma proprio poco un eventuale successo. Era un po’ per questo che a suo tempo mi sono anche arrabbiato per come veniva trattato un gruppo che aveva comunque centrato la qualificazione al Mondiale: non c’erano incoraggiamenti, non c’erano dimostrazioni di simpatia ma questa comunque è la situazione. Si sa che la riconoscenza non esiste e questo lo sanno anche i calciatori che comunque ce l’hanno sempre quella loro voglia, quella loro determinazione di provarci ancora. Sì, appena che avevo deciso di lasciare la Nazionale m’ero subito pentito. Ma ormai era fatta, c’era un altro al mio posto. Sentivo fortemente il desiderio di riprovare quelle sensazioni che avevo già avuto modo di provare, la possibilità di emozionarmi nel viaggio, lo chiamo così, rappresentato dalla costruzione del gruppo. Ora mi attira molto la possibilità di poter stare con loro questi prossimi 30-
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40 giorni, so bene che ogni volta c’è questa opportunità poi qualcosa di buono lo riusciamo sempre a fare”. “Riandando al periodo delle qualificazioni, ho dentro un momento molto bello. Eravamo arrivati alle ultime due partite: c’era l’Irlanda e 3 giorni dopo con Cipro a Parma. Quella volta eravamo stati assieme dieci giorni e ricordo che vedevo che lavoravano talmente bene che pure io m’ero entusiasmato. Così dissi loro che proprio per quel che stavano dimostrando mi sarebbe piaciuto farli giocare proprio tutti, tutti e 23. Per far questo c’era una sola strada naturalmente: riuscire a qualificarci già dopo l’Irlanda, allora sì avrei potuto cambiarne proprio 11. In Irlanda giocammo un’ottima partita, matematicamente eravamo a posto e così decisi di mantenere fede alla promessa, cambiandone undici su undici. C’è da dire che non è che ci fossero undici doppioni, c’era comunque da adattarsi per mettere assieme una fisionomia di squadra, che bisognava stare un po’ sul chi vive, che ci sarebbero stati comunque problemi e difficoltà. Allora pronti via e contro Cipro dopo 10’ minuti prendiamo gol, Cipro che già aveva battuto la Bulgaria, che ce l’ha insomma il suo
valore. Subito dagli spalti hanno cominciato con l’”andate a lavorare”, Cassano di qui e Balotelli di là ed era l’Italia, col titolo di campione del mondo, che si era appena qualificata per il Sudafrica! Ne prendiamo anche un altro di gol ma poi facciamo un grande quarto d’ora, è nel potenziale di questa squadra: vinciamo 3 a 2 e allora sì arrivano gli applausi. Ecco, trattare così questo gruppo non è giusto, non così e sono stato io allora a gridare alla gente: andateci voi a lavorare. Lo ammetto, è stata una frase infelice la mia, anche pensando a tutti i problemi che ci sono adesso proprio col lavoro. Detto questo, rimane quello comunque un momento importante, in cui i giocatori hanno capito quanto tutti possano essere protagonisti, quanto ancora e ancora sia importante il gruppo, l’essere davvero tutti assieme”. “È vero, sul concetto di gruppo, di squadra, mi rendo conto che in fondo sto dicendo da quasi 40 anni le stesse cose, sempre uguali. Tra le cose più belle che mi porto dentro dopo la vittoria in Germania, sono i messaggi che mi hanno inviato giocatori che erano con me all’inizio della mia carriera di allenatore di prime
l’intervista
r”!
l’intervista
squadre, parlo del 1982, del 1983, del 1984: loro appunto a dirmi che stavo continuando a ripetere quanto dicevo loro così tanto tempo fa. Ricordo che dopo i tre anni di settore giovanile avevo deciso di cambiare. Volevo avere addosso l’adrenalina della classifica, misurarmi con questa ed è stato lì, fin dal mio primo anno in C2, che ho cominciato l’abitudine che ho poi continuato per tutti i miei anni, di consegnare ad ogni calciatore un foglietto in cui esprimevo questo concetto di squadra, sottolineando che se ciascuno di loro si fosse messo a disposizione degli altri, senza desideri da prima donna eccetera, allora sì quel che sarebbe venuto a crearsi sarebbe stato un gruppo destinato ad avere successo. No, da parte mia non ho nessun problema a trovarmi ogni anno a ripetere le stesse cose, anche perché le persone non sono sempre le stesse, via via cambiano. Per me quel che conta è riuscire a
trasmetterle col cuore e il cervello e le dico ogni anno a chiunque venga a lavorare con me: è proprio questo il metro con cui poi scelgo le persone, proprio quelle che le hanno questo tipo di caratteristiche”. “Dopo la vittoria del 2006 al Mondiale, ho avuto modo di andare in giro per l’Italia, un po’ dappertutto, sono stato sinora esattamente anche in 29 università, non so quante ce ne siano poi in Italia, ma sono state comunque per me 29, in tutte le regioni d’Italia. E devo dire che è stata questa un’esperienza entusiasmante, incontrando giovani che mi hanno sempre dimostrato idee, entusiasmo, creatività: mi piacciono i giovani e mi confronto volentieri con loro. Ragazzi poi nati dopo il Mondiale del 1982, non avevano l’idea ancora di cosa significasse una vittoria così, la grande gioia che hanno potuto assaporare. L’ho bene avvertito insomma questo entusiasmo; in corsi per manager sportivi o legati alle facoltà di Psicologia: rispondevo agli inviti e mi trovavo davanti non solo i corsisti interessati ma tanti e tanti ragazzi, il tutto è stato molto bello. Dopo Germania 2006, l’Italia era stata presa come esempio di un gruppo di persone che pur in un momento molto complicato (s’era alle prese infatti con Calciopoli) proprio facendo leva sulla compattezza era riuscita ad ottenere un risultato eccezionale. E questo volendo è l’altra faccia della medaglia, con un paese come il nostro che ha grandi qualità, con punte di assoluta eccellenza, ma che non ha tanta capacità di fare squadra. Così su questo tema del “fare gruppo” mi sono trovato a parlare anche presso una quarantina di aziende, dico da Telecom a Barilla, praticamente
tutte le grandi banche. Ho insomma riscontrato che evidentemente c’è questo desiderio di fare un po’ più gruppo e l’essere presi come esempio per la grandissima compattezza che è stata dimostrata, non la sento come una responsabilità ma semplicemente per quello che è, un esempio appunto. Come dire insomma che in questo calcio così criticato, non tutto è da buttare, dai”. “Per quel che riguarda le varie “pressioni” per questo o quel giocatore che mi vengono fatte dico - penso per esempio ai giornali - che sono un po’ come i partiti politici, ciascuno ha i propri candidati, le proprie liste. Anche in questo caso c’è campanilismo, se chiamo un giocatore di una città allora altri si lamentano: ognuno difende i propri e tra l’altro mi pare anche giusto che sia così. I giocatori? Con alcuni telefono, altri li vado a trovare, loro sanno perfettamente ogni cosa. Qui si parla in fondo di due squadre. C’è il club, che è importante, che li paga pure e poi c’è quell’altra squadra, quella dei sogni come la chiamo io, che è un qualcosa di bello. Dai e dai loro si sono convinti ormai che non è detto che se non giocano bene nel loro club debba capitare lo stesso in Nazionale; può essere insomma che non dipenda proprio da loro, ce ne sono tanti altri calciatori nei gruppi, anche dalle circostanze e infatti è successo e succede che abbia fatto grandi partite in Nazionale chi magari fa meno bene nel suo club. Quindi è una cosa a parte quel che uno fa nel suo club, in fondo m’interessa anche fino a un certo punto: così non vedo l’ora di cominciare, d’andare in Sudafrica, di preparare i dettagli, le cose in allenamento, d’essere catapultato dentro
l’intervista
quella centrifuga di emozioni legate a un appuntamento come un Mondiale, quel che ho avuto modo di provare in Germania, i colori, i suoni, l’arbitro che fischia e si comincia, il suono del nostro inno... non vedo l’ora”. “Cosa penso del calcio sempre più televisivo? Se si arriverà con le telecamere anche negli spogliatoi, con i microfoni sempre piazzati lì vicino come già capita per esempio nella pallavolo? Mah, spero proprio di non esserci più, farei fatica già adesso con questa serie A, con gli allenatori che devono stare a disposizione per più di un’ora, sentendosi chiedere perché ha fatto questo o quell’altro. D’accordo, il tutto è magari figlio del tempo però io dico però... Su quel che sarà il calcio del futuro, su come sarà, posso dire che sono tante le cose che sono via via cambiate, che cambiano, la televisione, il cinema, la moda, tutto cambia. E così anche il calcio, che cambia perché c’è un girovagare continuo di calciatori e allenatori e questo provoca un bel miscuglio tra metodologie, tradizioni e innovazioni. Guarda il calcio inglese: quale calcio “inglese”? Le quattro formazioni più forti hanno come allenatore un francese, uno spagnolo, un italiano e uno scozzese; le proprietà sono o americana, o araba o tailandese; in campo tantissimi stranieri. Questa è la realtà e allora, ripeto, cosa vuol dire adesso calcio inglese? Adesso, con tutto questo interscambio, ciascuna squadra di ogni parte del mondo riesce comunque a mettere assieme quei 13-14 giocatori per riuscire a fare bene, ad essere competitiva. Oggi qualsiasi squadra può insomma battere le squadre importanti, sicuramente dare loro dei problemi. Diventare campioni del mon-
do è invece un’altra cosa, per questo se andiamo a guardare, sono solo 7 le nazioni che sono arrivate a conquistare il Mondiale; ci vuole quella continuità che ancora le altre non hanno, su una partita secca possono dare problemi, poi magari meno. C’è comunque questa crescita generale, una sorta di globalizzazione che porta ad una evoluzione; però il primo favorito di un campionato del mondo sarà sempre il Brasile, è giusto che sia così; con poi sempre le solite sei, sette squadre che sono lì non per partecipare ma per provare ad arrivare sino in fondo e sono sempre le solite: la Spagna, l’Inghilterra, l’Argentina, la Germania, l’Olanda, la Francia, noi, sempre quelle”. “Mettiamo che alla fine del primo tempo siamo sotto, mettiamo che ho visto la squadra fare bene, impegnarsi, mettere in pratica anche quel che avevamo preparato. Se è così non posso certo arrabbiarmi con loro, sembrerebbe tu voglia anche scaricare delle responsabilità su di loro. C’è sempre da tener conto che ci sono anche gli avversari, che possono magari anche essere stati più bravi e allora lo devi dire ai tuoi che hanno fatto bene, che anche loro sono stati bravi, far capire che magari sono stato proprio io quello che ha sbagliato qualcosa, allora proviamo a cambiare un po’, dai, un paio escono, tentiamo di fare qualcosa assieme. Se invece è stato l’approccio ad essere sbagliato, se ho visto superficialità, se siamo stati assenti, allora sì m’incazzo, allora sì serve per dire anche far volare le sedie, ma che si credono, dei fenomeni? Dipende insomma dalle circostanze, con la consapevolezza comunque che si è sempre nel campo dei rapporti umani, dove la cosa
migliore è quella di essere sempre sé stessi, con pregi e difetti”. “Dopo il Mondiale del 2006 sono stato due anni senza lavorare e sono stato così invitato da quasi tutte le federazioni europee a tenere delle conferenze, a parlare con i loro allenatori. E sono andato pure in altre parti del mondo, in Egitto per esempio. Dappertutto ho potuto avvertire la grande considerazione che hanno verso il nostro calcio, molto più alta di quel che pensiamo magari noi da qui. L’organizzazione, la qualità, tanto altro: siamo un punto di riferimento. C’è da dire infatti che con tutti i nostri difetti noi ne abbiamo vinti quattro di campionati del mondo, solo il Brasile ne ha vinti di più, cinque, il Brasile che nell’immaginario universale “è” il calcio. Il Brasile che esporta attualmente in giro per il mondo sui 1500 giocatori, saranno massimo una ventina i nostri. Eppure loro sono arrivati a cinque, noi a quattro: è un dato questo che gli altri non dimenticano”. “Un po’ di confusione l’abbiamo anche fatta in Germania, con De Rossi che si è preso quattro giornate, ma poi sul piano del comportamento è andata bene. Il fatto è che gli stessi arbitri ita-
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l’intervista
liani qui da noi sono più pazienti con i calciatori. All’estero il metro di giudizio è diverso, appena dici qualcosa vieni ammonito e dunque si deve stare più attenti. Del resto la si vede già una differenza per quel che è il comportamento in campo, quando una squadra italiana gioca nel nostro campionato o in una competizione internazionale”. “A un ragazzo che comincia a giocare direi intanto, prima di ogni altra cosa, di non ascoltare i genitori, possono davvero essere la peggiore categoria. Chi si avvicina al calcio lo deve fare innanzitutto per divertirsi e socializzare, provando a prendere e dare qualcosa agli altri. Dunque direi loro di ascoltare i loro allenatori e di vivere le cose con i compagni. Ad un allenatore che inizia vorrei invece dire di non fare l’errore di credere di sapere tutto del calcio, anche se ha 34, 35 anni quel che sa è legato interamente a quel che ha fatto da calciatore. Basta poco per acco r ge r s i che c’è tanto altro, che è una continua evoluzione, una continua crescita. Quel che invece deve capire alla svelta è quel che vuol fare, giovani o prime
squadre, con i rischi e i pregi del caso: questo si deve capirlo in fretta”. “Di cose ne faccio tante, ne ho tanti di interessi ma credo proprio che in ogni caso, qualunque possa essere il mio domani, non sarà possibile per me restare fuori dal calcio. Intendo che sono uno che ogni sera guarda calcio, di qualsiasi livello, dalle partite internazionali, alla serie B, alla C e anche quelle dei dilettanti. Le guardo volentieri, come ho detto il calcio sarà sempre con me. Tutto sommato allo stadio ci vado poco, capita ma non così spesso. Preferisco vedermele insomma in televisione, magari 10’ di questa e 10’ di quella, seguendo questo o quel giocatore, mandando poi degli osservatori a vederne altri. In effetti il calcio d’oggi mi piace un pochino meno ed è per questo che non penso proprio di tornare ad allenare un club, per lo meno in Italia. Lo so, mai dire mai, vale anche per me, ma ora come ora è bello forte questo mio convincimento. Per intanto c’è il Sudafrica che mi aspetta e non vedo l’ora di stare con loro, con i giocatori; ho visto che quando abbiamo la possibilità di stare un po’ assieme, poi qualcosa di buono lo combiniamo sempre. Certo, quel che succederà non lo sa nessuno, ma non vedo l’ora di cominciare”.
La scheda
Di Viareggio, aprile del ’48, dopo tre stagioni alla guida della Primavera della Sampdoria Marcello Lippi ha cominciato ad allenare tra i prof a Pontedera nell’allora C2. Questa dunque la sua “storia”. Stagione
Squadra
Cat.
85/86
Pontedera
86/87
Siena
C2 C1
87/88
Pistoiese
C2
88/89
Carrarese
C1
89/90
Cesena
A
90/91
Cesena
A
91/92
Lucchese
B
92/93
Atalanta
A
93/94
Napoli
A
94/95
Juventus
A
95/96
Juventus
A
96/97
Juventus
A
97/98
Juventus
A
98/99
Juventus
A
99/00
Inter
A
00/01
Inter
A
01/02
Juventus
A
02/03
Juventus
A
03/04
Juventus
A
Con la Juventus ha vinto cinque scudetti, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea. Il primo impegno come C.T. della Nazionale è stato esattamente il 18 agosto 2004: un’amichevole in Islanda (perdemmo quella volta per 2 a 0). Campione del mondo a Germania 2006, ha ripreso la guida della nostra Nazionale dopo la parentesi quale c.t. di Donadoni. Vinto il proprio girone di qualificazione, l’Italia debutterà al Mondiale il 14 giugno a Cape Town contro il Paraguay.
attività aic
Avvenimenti
Incontri Calendario
1 gio Solidarietà ai calciatori del Livorno
L’Associazione Italiana Calciatori, il 1° aprile scorso, nell’esprimere totale solidarietà ai calciatori del Livorno vittime dell’ennesimo episodio di intimidazione da parte di un gruppo di pseudo tifosi, ha stigmatizzato l’accaduto e chiesto alle società maggiore attenzione nel controllo della sicurezza dei propri tesserati sui campi di allenamento. In pari tempo ha auspicato che tutte le componenti del calcio, professionistico e non, prendano posizioni decise su un fenomeno che va assolutamente fermato.
8 gio Consiglio Federale Nel corso della riunione del Consiglio Federale, che si è tenuto a Roma giovedi 8 aprile, sono stati affrontati alcuni importanti argomenti tra i quali il sistema delle Licenze Nazionali e il tesseramento di minori extracomunitari. La Commissione composta dai rappresentanti di tutti le componenti interne ha tenuto in sede tecnica una serie di riunioni: il sistema delle Licenze Nazionali – previste dallo Statuto – sostituirà la normativa per le iscrizioni ai campionati, arricchendola con la graduale introduzione di criteri sportivi organizzativi e infrastrutturali in aggiunta a quelli economici e finanziari già in vigore. Nei prossimi giorni il presidente Abete convocherà un incontro operativo con tutte le componenti per definire il nuovo quadro regolamentare. Nel prossimo Consiglio Federale sarà portato in approvazione il sistema delle Licenze Nazionali, per l’iscrizione ai Campionati. A partire dal mese di ottobre dello
scorso anno è entrata in vigore la nuova normativa sul tesseramento dei minori extracomunitari. A seguito di quanto citato, la FIFA ha autorizzato le singole federazioni ad effettuare i tesseramenti seguendo la normativa emanata. Preso atto della mole di richieste pervenute, si è reso necessario la costituzione di una Commissione istituita dalla Figc per analizzare tutta la documentazione, che si sta avvalendo del contributo fondamentale dei Comitati Regionali della LND.
10 sab A favore di Special Olympics Il 10 e 11 aprile la Serie A è scesa in campo in favore di Special Olympics per promuovere la European Football Week, settimana interamente dedicata al calcio che si tiene in contemporanea in 50 Paesi europei e coinvolge 50.000 atleti. In Italia in varie regioni, sono stati organizzati tornei e percorsi per l’avviamento al calcio, coinvolgendo circa 4000 atleti con disabilità intellettiva delle scuole e dei Team Special Olympics Italia. Quest’anno anche l’Aic, insieme a Figc e Lega, ha deciso di patrocinare l’iniziativa. “Ho accolto con entusiasmo, a nome di tutti i calciatori” – ha ricordato il presidente Aic Campana – “l’invito di Special Olympics ad appoggiare e promuovere la “European Football Week”, lodevole iniziativa che anche quest’anno coinvolgerà migliaia di atleti con disabilità intellettive. Da sempre l’Associazione Italiana Calciatori è al fianco di tutte quelle organizzazioni che lavorano nel volontariato e moltissimi nostri associati sono a loro volta coinvolti in prima persona in iniziative benefiche, in ambito calcistico e non, che interessino persone con qualsiasi forma di disabilità. L’opera che da oltre 25 anni sta portando avanti Special Olympics non può
quindi che incontrare la nostra totale adesione, ed il nostro patrocinio vuole essere un plauso ed un incoraggiamento a tutti coloro che continuano a sviluppare, con impegno e sensibilità, quei progetti ambiziosi e meritevoli che ci fanno sentire sempre più vicini a questi incredibili “atleti speciali”.”
12 lun Delegati regionali dilettanti Comunichiamo l’elenco dei calciatori nominati “delegati regionali” per la stagione sportiva 2009/2010 che parteciperanno all’Assemblea Generale Aic del 3 maggio prossimo (Hotel Michelangelo – Milano – ore 11,30): Abruzzo: Sparacio Antonino (A.S.D. L’aquila Calcio - D). Basilicata: Manfreda Michele (Pol. Atella Monticchio - Eccellenza). Calabria: Cerminara Francesco (A.S. Raffaele Nicastro - Promozione). Campania: Ferullo Osvaldo (A.S.D. Paestum - Eccellenza). Emilia Romagna: Ramundo Vincenzo (U.S. Fiorenzuola - D). Friuli Venezia Giulia: Paolini Nicola (S.P. Tamai - D). Lazio: Lillo Cristian (S.S. Colleferro - Eccellenza). Liguria: Delucis Alessandro (A.S. Andora - Eccellenza). Lombardia: Cozzi Paolo (U.S. Inveruno - Eccellenza). Marche: Giuliano Domenico (Pol. Viribus Unitis - D). Molise: Mancini Vittorio (S.S. Sesto Campano - Eccellenza). Piemonte - Valle D’aosta: Mordenti Luca (Biellese A.C. 1902 - Eccellenza). Puglia: Loporchio Dario (A.S.D. Victoria Locorotondo - Eccellenza). Sardegna: Corsi Daniele (U.S. San Teodoro - Eccellenza). Sicilia: Costanzo Giovanni (S.S.D. Acireale Calcio - Eccellenza). Toscana: Sabatini Vincenzo (U.S. Orbetello - 1ª Categoria). Umbria: Cottini Andrea (A.S. Pontevecchio - D). Veneto: Dal Col Daniele (A.S.D. Piovese Calcio 1919 - Eccellenza).
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primo piano di Nicola Bosio
Il 19 aprile scorso a Milano
Consiglio Direttiv Molti gli argomenti che i consiglieri intervenuti sono stati chiamati a discutere: dall’allarmante situazione economica di molte società al comportamento dei calciatori in campo, dall’ipotesi del blocco dei ripescaggi alle date della prossima sosta natalizia, dalla situazione riguardante il Fondo di Garanzia al rinnovo dell’Accordo Collettivo, dagli sviluppi della “sentenza Bernard” all’illegittimità del vincolo sportivo nei dilettanti.
Il Consiglio Direttivo del 19 aprile scorso è venuto a cadere in un momento molto delicato per il nostro calcio, vale a dire dopo una giornata di campionato condita di polemiche e veleni del dopo derby Lazio-Roma (con il ritorno, purtroppo, della violenza tra opposte tifoserie), ma anche della gara non disputata dai giocatori dell’Igea Virtus, causa società ormai allo sbando. L’argomento riguardante il comportamento dei calciatori in campo, pur non essendo all’ordine del giorno, è diventato così il primo ad essere discusso, con il Presidente Campana
che, citando le parole di Luca Toni al termine della partita, ha ribadito che i calciatori sono i protagonisti dello spettacolo e devono, per primi, dare il buon esempio cercando di evitare inutili provocazioni. Pur capendo le ovvie tensioni, soprattutto in questo finale di stagione, è più che mai necessaria da parte della categoria una presa di coscienza sull’importanza del proprio ruolo. Campana ha comunque voluto sottolineare, ancora una volta, come non esista alcuna correlazione con ciò che poi accade tra le tifoserie (un problema di ordine pubblico e di
cultura sportiva) e che il comportamento dei calciatori in campo sia decisamente migliorato in alcuni aspetti, come ad esempio la simulazione o le frasi blasfeme. Situazione economica Riallacciandosi al comportamento dei calciatori come non evidenziare, allora, ciò che sta accadendo ad alcuni tesserati di club di Serie B e Lega Pro che, pur non percependo stipendi da mesi, stanno con grande professionalità continuando a dare le prestazioni garantendo la regolarità dei campionati. Il caso più eclatante riguarda, come dicevamo, i tesserati dell’Igea Virtus, che senza stipendio da inizio stagione, nonostante si fossero ugualmente presentati per disputare la gara con la Normanna (alcuni di loro, sfrattati dagli appartamenti messi a disposizione della In alto, il Presidente Campana ed il Vicepresidente Grosso. Qui a fianco i consiglieri Albertini, Tommasi e De Sanctis. Nella pagina a fianco, in senso orario, i consiglieri Porro, Dei, Bernardi e Gaggioli.
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o Aic
società, avevano addirittura dormito in macchina), si sono visti rifiutare la distinta dall’arbitro in quanto non c’era nessun dirigente del club presente per la necessaria firma. Per non parlare poi delle precarie condizioni in cui versano altri calciatori, da quelli del Gallipoli a quelli del Perugia, della Pro Vercelli, della Pro Sesto, del Legnano e molti altri. Situazioni difficili (stiamo naturalmente parlando di professionisti delle serie minori che certo non hanno ingaggi milionari) che l’Aic si è impegnata a risolvere al più presto confrontandosi con le Leghe e con la stessa Federazione nel corso del prossimo Consiglio Federale. Iscrizione ai campionati e blocco dei ripescaggi A tal proposito, nel corso dell’ultimo Consiglio Federale si è parlato di norme per l’iscrizione ai campionati e dell’ipotesi del blocco dei ripescaggi (quindi, di fatto, della possibile riduzione del numero delle società partecipanti ai campionati): l’Aic ha
chiesto che le società siano costrette a dare maggiori garanzie (aumentando l’importo delle fideiussioni) al momento dell’iscrizione, che vengano aumentati i controlli e che ci sia un inasprimento delle sanzioni (penalizzazione di punti in classifica) qualora emergano delle inadempienze. Ormai non è più accettabile che sia da considerarsi come “normalità” il mancato pagamento di 5/6 mensilità e che, dall’altra parte, si pretenda che l’Aic inviti i propri associati a continuare a dare le prestazioni per la regolarità dei campionati. Sul blocco dei ripescaggi, il Direttivo si è espresso in maniera chiara: obiettivo dell’Aic è quello di mantenere e difendere i posti di lavoro ed una riduzione dell’area professionistica sarebbe accettabile qualora ci fosse una diversa e più oculata ridistribuzione delle risorse. In questa fase, invece, si continua a parlare solo di un possibile “taglio” di club senza contrapporre un progetto economico valido, e l’Aic non è disposta, come è accaduto in passato, ad accettare l’eliminazione di squadre “tout court” ritrovandosi nel giro di una sola stagione al punto di partenza. Attualmente, in Serie B, un paio di squadre sono in grave ritardo nella corresponsione degli emolumenti, alcune regolari definite “virtuose” (vale a dire che pagano a fine mese come da Accordo Collettivo) e la maggior parte in regola con le norme federali che prevedono (per non incorrere in sanzioni) il pagamento della mensilità di dicembre entro il 31 marzo. L’Aic, sul punto, chiederà che, dalla prossima stagione, per essere iscritte le società debbano aver pagato tutti gli stipendi quanto meno fino a maggio.
Sosta natalizia Per quanto riguarda la definizione delle date per la prossima sosta natalizia, la situazione è ormai delineata anche se, per quanto riguarda soprattutto la Serie A, manca ancora l’ok definitivo della Lega. In sostanza (ma qui è bene sottolineare che l’Aic non ha chiesto vacanze più lunghe come da più parti si vuol far intendere, ma soltanto le solite 3 settimane di sosta con il rispetto dei consueti 7 giorni di stop degli allenamenti) la Serie A giocherebbe l’ultimo turno domenica 19 dicembre per riprendere domenica 9 gennaio (la Lega però vorrebbe far tornare in campo la massima serie già giovedi 6), mentre la Serie B giocherebbe l’ultimo turno venerdi 24 dicembre (nel pomeriggio) e riprenderebbe sabato 15 gennaio.
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Progetto realizzato con Studio Ghiretti & Associati
An Accordo Collettivo e Fondo di Garanzia Due importanti questioni sono in discussione ormai da tempo con le Leghe, vale a dire il rinnovo dell’Accordo Collettivo e il Fondo di Garanzia. Sia la Lega di Milano che quella di Firenze hanno chiesto di riscrivere l’Accordo Collettivo ma, al momento, l’Aic è stata invitata a partecipare ad un solo incontro “interlocutorio” con la Lega di Milano dove peraltro, a parte le rituali enunciazioni di principio, non è stata ufficialmente presentata nessuna richiesta. Con la Lega Pro, invece, al momento non è in programma nessun incontro e quindi c’è l’eventualità che si vada verso la proroga del vecchio Accordo. L’orientamento delle Leghe sarebbe comunque quello di tornare su vecchie richieste già formulate in passato (revisione dello status del calciatore con trasformazione da lavoratore dipendente ad autonomo, decurtazione automatica del contratto in caso di retrocessione, cancellazione della norma che obbliga la società a far allenare il calciatore “fuori rosa”, ecc.) che l’Aic non ha assolutamente intenzione di prendere in considerazione. Così come l’ipotesi di ridimensionamento del Fondo di Garanzia (la Lega Pro lo ha formalmente disdettato), istituto di
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fondamentale importanza per i calciatori e per garantire la regolarità dei campionati. Sentenza Bernard e illegittimità del vincolo Altre due problematiche in attesa di soluzione vedono l’Aic impegnata sui tavoli di Figc e Lega Dilettanti: si attendono infatti gli sviluppi della “sentenza Bernard” (illegittimità del contratto d’autorità) che la Federazione dovrà recepire, e della pronuncia della Commissione Europea sul vincolo sportivo dopo l’interrogazione parlamentare sottoscritta da 33 deputati italiani del Parlamento Europeo presentata il 12 novembre scorso e alla luce dell’art. 165 del Trattato di Lisbona sul Funzionamento dell’Unione Europea entrato in vigore il 1° dicembre 2009. Per finire In chiusura di riunione è stato cooptato Damiano Tommasi quale consigliere (lo era per l’estero e, così come Morgan De Sactis, rientrato in Italia, è tornato ufficialmente a far parte del Direttivo) al posto di Fabio Pecchia, che ha intrapreso la carriera di allenatore. L’Aic, a riguardo, ha ringraziato Pecchia per la preziosa opera offerta in ben 15 anni da consigliere augurandogli le migliori fortune per la nuova carriera.
Lo scorso 19 aprile l’Associazione Italiana Calciatori ha presentato a Milano il progetto “Ancora in carriera”, ideato e realizzato in collaborazione con Studio Ghiretti & Associati. Il progetto ha l’obiettivo di sviluppare le competenze professionali dei calciatori a fine carriera, per un pieno inserimento nel mondo del lavoro dentro e fuori dallo sport. L’idea di un percorso di formazione sistematica per professionisti del calcio in procinto di “appendere le scarpe al chiodo” nasce a seguito dei risultati di una ricerca effettuata su 3.000 giocatori, inseriti nelle rose di prima squadra delle 128 Società professionistiche. Dalla ricerca è risultato che i 2/3 dei calciatori ha acquisito un diploma abilitante alla professione calcistica. Fra questi ben il 97,9% ha acquisito un diploma di allenatore. Di tutti i calciatori analizzati, però, ben il 61,1% non operava a nessun livello. In particolare, se si considerano esclusivamente coloro che lavorano a livello professionistico, la percentuale degli occupati si attesta al 16,5% del totale. E addirittura chi ha lavorato a livello professionistico in tutti e tre gli anni è appena il 10%. Partendo dall’analisi di questi dati, l’AIC e lo Studio Ghiretti, Società italiana di consulenza globale in ambito sportivo, hanno unito le proprie professionalità e le proprie competenze per dar vita ad un percorso di orientamento e sviluppo delle competenze professionali dedicato al “dopo carriera” dei calciatori, il periodo più difficile per un atleta professionista, in cui può mancare il
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ncora In Carriera
know how necessario per intraprendere una nuova carriera con adeguate competenze professionali oltre lo sport. Per fornire tutte le adeguate competenze ai partecipanti, il progetto “Ancora in carriera” sarà articolato in tre step operativi. Primo step è il corso per lo sviluppo delle competenze generali, che si terrà presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, dal 28 giugno al 4 luglio 2010. Secondo step in programma è l’attivazione di corsi di approfondimento tematico, che saranno costruiti sulla base delle richieste e delle esigenze dei tesserati AIC. All’inizio ed al termine dei momenti formativi sono previsti colloqui e test di orientamento, a cura di professionisti del settore, per consentire a ciascun atleta di indirizzarsi verso il percorso post carriera più congeniale. Terzo ed ultimo step del percorso formativo è l’attivazione di un “Por-
tale della Formazione” AIC, grazie al supporto operativo ed al coordinamento di Studio Ghiretti. Un portale web strutturato in una parte “free”, aperta a tutti, in cui saranno disponibili ricerche, studi, analisi, servizi offerti dall’Associazione; ed una parte “riservata”, accessibile solo ai tesserati AIC, dove poter consultare video delle lezioni, dispense, materiale di approfondimento e ricerche specifiche oltre ad avere l’opportunità di interagire con i docenti dei corsi.
vo. Il corso sarà tenuto da docenti altamente qualificati: professionisti dei settori di riferimento, manager del mondo dello sport e della consulenza, docenti universitari delle principali Università italiane. La Federazione Gioco Calcio, la Lega Calcio e la Lega Pro, come soggetti rappresentativi dell’intero sistema calcio, hanno fornito il proprio pieno patrocinio alle attività di “Ancora in Carriera”. Al progetto, inoltre, parteciperanno in qualità di partner di sviluppo: il “Master Universitario Internazionale in strategia e pianificazione delle organizzazioni, degli eventi e degli impianti sportivi” delle Università di Parma e San Marino, l’Università Telematica Internazionale di Milano e Sportcarriere, che si occuperà in particolare dell’attività di replacement dei partecipanti al corso. Per informazioni contattare la segreteria AIC o direttamente l’avv. Diego Bonavina (049.8762985) o lo Studio Ghiretti (tel. 0521.1911411).
Il progetto parte, dunque, il 28 giugno, presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, con un corso che mira a dare ai partecipanti nozioni fondamentali per operare con successo nel mondo del lavoro. I corsisti parteciperanno a momenti formativi frontali ed a laboratori interattivi, finalizzati a far acquisire competenze gestionali, tecniche e capacità relazionali e manageriali utili sia per l’approccio al mercato sportivo sia per quello extrasporti-
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calcio e legge di Stefano Sartori
Questo mese parliamo di…
Fondo di Garanzia:
facciamo il punto Il Fondo di Garanzia ha completato il pagamento dei crediti dei calciatori ex tesserati con le società non ammesse alla stagione sportiva 2006/07 e sta iniziando la procedura di pagamento nei confronti dei tesserati delle residue società non ammesse al campionato di competenza 2007/08 (Messina Peloro, Spezia Calcio, A.S. Lucchese Libertas, U.S. Massese, F.C. Nuorese Calcio, Teramo Calcio, Sassari Torres, A.C. Martina e U.S. Castelnuovo Garfagnana). Ripresentiamo ora un dettagliato ed aggiornato profilo storico di questo fondamentale e preziosissimo istituto. La Storia Il Fondo di Garanzia rappresenta una delle conquiste più importanti della storia dell’AIC ed il suo mantenimento costituisce un punto fermo della tutela ai calciatori. Il “Fondo di Garanzia per calciatori ed allenatori di calcio” è stato costituito nel 1990 fra la Lega Nazionale Professionisti, la Lega Professionisti Serie C, l’Associazione Italiana Calciatori e l’Associazione Italiana Allenatori Calcio con la finalità di corrispondere un contributo nel caso in cui, a seguito di revoca o di decadenza dalla affiliazione o in caso di esclusione o non ammissione della società al campionato di competenza, ai calciatori e allenatori non siano stati integralmente corrisposti gli emolumenti di loro spettanza. È importante sottolineare che per emolumenti si intende qualsiasi somma reclamabile dinanzi al Collegio Arbitrale, così come risultante da contratti, accordi o qualsiasi altro documento ratificato presso la Lega di competenza. Le somme devono essere accertate da decisioni del Collegio medesimo o, nel caso in cui
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non sia stato possibile sottoporre la vertenza all’attenzione del Collegio, devono essere verificate dal Consiglio d’Amministrazione del Fondo, di cui fanno storicamente parte anche due rappresentanti dell’AIC, gli avvocati Pagliani e Porretto. Come viene finanziato il Fondo di Garanzia Il Fondo è attualmente alimentato con le contribuzioni (circa 192.500 Euro annui) provenienti dagli enti costitutori ma è da rilevare che la Lega Pro (ex LPSC) è morosa nei versamenti di una quota ordinaria pari a 105.000 Euro, importo che quindi viene sottratto alla disponibilità dei tesserati destinatari delle contribuzioni. In via straordinaria, quando cioè le disponibilità del Fondo non sono sufficienti alle normali necessità contributive, la Lega Professionisti e la Lega Pro sono tenute, secondo le percentuali del versamento ordinario annuale, ad integrare le contribuzioni secondo le indicazioni del Consiglio di Amministrazione del Fondo. Le contribuzioni nel corso degli anni Nel corso degli anni le regole riguardanti le contribuzioni sono cambiate per due volte, sempre tenendo in debita considerazione il rispetto delle finalità statutarie e le condizioni generali del calcio professionistico. In sintesi, ecco i tre distinti periodi contributivi: A) I calciatori delle società non ammesse fino alla stagione sportiva 1993/94 inclusa avevano diritto a contribuzioni non inferiori al 60% e non superiori all’80% dell’ammontare totale dei loro crediti. B) Dalla stagione 1994/95 le contri-
buzioni dovevano essere contenute nei seguenti limiti (espressi in vecchie lire italiane): a) fino a £ 200.000.000 lorde = 100%; b) da £ 200.000.0001 a £ 300.000.000 lorde = 75%; c) da £ 300.000.001 a £ 400.000.000 lorde = 50%; d) per le somme eccedenti £ 400.000.000 lorde = 0%. Dal contributo richiesto doveva in ogni caso essere detratto quanto già percepito dal calciatore nel corso della stagione sportiva cui si riferiva il contratto stesso. C) Dal 26 luglio 2004, le contribuzioni vengono periodicamente indicizzate ex art. 21 dello Statuto e, dopo l’ultimo aggiornamento, sono contenute nei seguenti limiti: fino ad Euro 130.637,00 lordi nella misura del 100%, da Euro 130.637,00 lordi ad Euro 195.957,00 lordi nella misura del 75%, da Euro 195.957,00 lordi ad Euro 261.276,00 lordi nella misura del 50%. Oltre i 261.276,00 Euro lordi non sarà dovuta alcuna contribuzione e comunque dovrà essere detratto quanto già percepito dal calciatore nel corso della stagione sportiva cui si riferisce il contratto stesso. In definitiva, l’importo massimo richiedibile (comprensivo di quanto già percepito nel corso della stagione sportiva di riferimento) è ora pari a € 212.286,00 lordi. Inoltre, in applicazione di quanto previsto in conseguenza del cosiddetto “lodo Petrucci”, ad integrazione della contribuzione ordinaria, il Fondo deve destinare ai tesserati delle società non ammesse, in proporzione dei loro crediti e fino alla concorrenza degli stessi, i ricavi della tassa straordinaria determinata ai sensi dell’art. 52 NOIF e versata
calcio e legge
della situazione dalla società subentrante nella categoria inferiore. Elenco contribuzioni dal 1990 al 1994 (Limite del 60/80% dei crediti) Società non ammesse alla stagione sportiva 1988/89: il Fondo liquida 44 calciatori di Nocerina (Serie C2) e Pistoiese (C2), per un totale di £ 856.000.000. Stagione 1989/90: liquidazioni a 30 calciatori di Brindisi (C2), La Palma (C2) e Campobasso (C2), per £ 418.000.000. Stagione 1990/91: liquidazioni a 50 calciatori di Pro Cavese (C2) ed Enna (C2), per £ 563.000.000. Stagione 1992/93: liquidazioni a 195 calciatori ed allenatori di Arezzo (C1), Casertana (C1), Suzzara (C2), Taranto (B), Ternana (B), Vis Pesaro (C1), per un totale di £ 10.079.000.000. Stagione 1993/94: liquidazioni a 231 calciatori e 28 allenatori di Akragas (C2), Cerveteri (C2), Giarre (C1), L’Aquila (C2), Licata (C2), Mantova (C1), Monopoli (C2), Pisa (B), Potenza (C1), Sambenedettese (C1), Triestina (C1), Viareggio (C2), Vigor Lametia (C2), per un totale di £ 11.065.000.000. Successivamente e a seguito degli accordi intervenuti con F.I.G.C. e Leghe conseguenti lo storico sciopero del 17 marzo 1996, vengono erogati ulteriori £ 741.000.000 per accogliere le domande di 27 calciatori inizialmente passate agli atti poiché pervenute fuori termine. Totale erogazioni 1990 – 1994: 605 tesserati per £ 23.722.000.000 (£ 39.209.917 pro capite)
Elenco contribuzioni dal 1995 (Limite massimo con suddivisione per fasce e detrazione di quanto già percepito nella stagione) Stagione 1994/95: liquidazioni a 76 calciatori e 2 allenatori di Barletta (C1), Crevalcore (C1), Siracusa (C1), Trento (C2) e Vastese (C2)), per un totale di £ 2.194.417.000. Stagione 1997/98: liquidazioni a 60 calciatori e allenatori di Ischia (C1), Avezzano (C1) e Albanova (C2), per un totale di £ 1.249.000.000. Stagione 1999/00: liquidazioni a 87 calciatori e allenatori di S.C. Marsala (C1), F.B.C. Saronno (C1), A.C. Carpi (C2), U.S. Baracca (C2) e Giorgione Calcio (C2) per un totale di € 1.220.000. Stagione 2000/01: liquidazioni a 112 calciatori e allenatori di Atletico Catania (C1), U.S. Ravenna (B), A.C. Savoia 1908 (C1), A.C. Juve Stabia (C2) e Trapani Calcio (C2), per un totale di circa € 3.427.000. Stagione 2002/03: liquidazioni a 38 calciatori e allenatori di Campobasso (C1) e Fasano (C2), per un totale di € 625.020. Stagione 03/04: Alessandria = 53 domande per un totale di € 957.574 lordi; Gladiator = 3, per € 8.438 lordi; Viareggio = 8, per € 153.643 lordi; Mestre = 32, per € 509.061 lordi + e 30.186 netti, Cosenza 1914 = 34, per € 778.127 lordi; Thiene = 1, per e 44.160 lordi (Totale 131 calciatori ed allenatori per € 2.451.003 lordi + 30.186 netti) Stagione 04/05: Ancona Calcio = 38
tesserati, per € 760.579 lordi); Varese = 7 per € 16.478 lordi; Isernia = 16 per € 145.342 lordi; L’Aquila = 22, per € 625.807 lordi; Palmese = 25, per € 263.151 lordi; Paternò = 3, per € 75.560 lordi; Brindisi = 22, per € 367.292; Viterbese = 7 per € 14.665. (Totale 140 calciatori ed allenatori per € 2.268.874 lordi). Stagione 05/06: A.C. Venezia (6 tesserati, € 77.957 lordi), A.C. Perugia (46 tesserati, per € 1.903.610), Salernitana Sport (28 tesserati, per € 538.524 lordi), Sporting Benevento (18 tesserati, per € 139.152), A.C. Fidelis Andria (4 tesserati, per € 53.404), SSC Napoli (2 tesserati, per € 117.699, con il resto dei calciatori che sono stati saldati dal fallimento), A.C. Reggiana (27 tesserati, per € 101.901), Pol. Rosetana Calcio (10 tesserati, per € 47.823), A.S. Sora (23 tesserati, per € 666.905), SPAL (13 tesserati, per € 227.168), Vis Pesaro 1898 (8 tesserati, per € 92.837 lordi). (185 tesserati per un totale di € 3.966.980). Stagione 06/07: U.S. Catanzaro (41 tesserati, € 1.690.605 lordi), Calcio Chieti (4 tesserati, per € 50.531), S.S. Gualdo (24 tesserati, per € 325.547), Pol. Sassari Torres (23 tesserati, per € 319.407), A.S. Acireale (7 tesserati, per € 73.288), Fermana Calcio (6 tesserati, per € 60.936), J.T. Gela (32 tesserati, per € 452.600), A.S. Latina (3 tesserati, per € 15.302), A.C. Aglianese (1 tesserato, per € 7.780), A.C. Forlì (4 tesserati, per € 68.287), F.C. Vittoria (3 tesserati, per € 8.786) (148 tesserati per un totale di € 3.073.069). Totale erogazioni 1995 – 2009: 977 tesserati per € 18.840.508 (€ 19.284 pro capite)
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Situazione aggiornata al giugno 2009
Il costo effett Totale erogazioni effettuate dal 1990 In totale e secondo i dati in nostro possesso, dalla sua costituzione il Fondo ha accolto 1.582 richieste di altrettanti calciatori e tecnici tesserati con 83 società escluse dai campionati professionistici, per un totale complessivo di circa 31.080.633 di Euro di contributi erogati.
del Fond
Ritorniamo su un argomento fondamentale per l’AIC e che riguarda i costi effettivi del Fondo di Garanzia. Su sollecitazione dei nostri avv avvocati Pagliani e Porretto, componenti AIC del Consiglio di Amministra-
zione del Fondo, nel numero di settembre 2009 abbiamo presentato un primo studio; ebbene, dopo un’accurata opera di revisione e dopo l’inserimento dei dati relativi al bilancio e rendiconto patrimoniale del Fondo
In dieci anni
Gli importi recuperati FIDEJUSSIONI LEGA PRO
33.414,00 1.617.798,67 202.591,58 100.857,14 235.817,18 554.196,07
LODO PETRUCCI
325.000,00 788.256,35 9.000,00 3.310.000,00 100.000,00 400.000,00
+ da LND + da LND
RIPARTI FALLIMENTARI
984.653,75 195.542,50 733.562,84 116.340,00 0 £ 418.500.000 £ 697.000.000 £ 465.195.529 £ 227.494.000
€ 2.744.674,64 € 4.932.256,35
€ 2.030.099,09 + £ 1.808.189.529
TOTALE IMPORTI RECUPERATI (Fideiussioni, “lodo Petrucci”, fallimenti)
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ANNO
2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 TOTALE € 10.640.881,08
calcio e legge
tivo
do di Garanzia di Garanzia aggiornati a giugno 2009, siamo in grado di presentare una relazione aggiornata e definitiva. Ricordiamo che le somme recuperate e quindi non erogate da FIGC e Leghe si riferiscono a: a) le fidejussioni depositate dalle società non ammesse presso la Lega Pro e poi escusse; b) le contribuzioni straordinarie versate dalle società di nuova costituzione ammesse ai campionati ex art. 52 NOIF, e cioè in base al cosiddetto “lodo Petrucci”; c) infine, gli importi incassati dal Fondo a seguito delle insinuazioni al passivo dei vari fallimenti. Come si potrà notare, stiamo parlando di svariati milioni di euro che quindi vanno sottratti dal computo degli esborsi federali. Presentiamo dunque i due prospetti relativi ai costi effettivi, precisando che il secondo tiene conto di quanto utilizzato recuperando gli importi recuperati con le modalità indicate ai punti a), b) e c) sopra indicati.
Totale erogazioni effettuate dal 1990 ad oggi In totale e secondo i dati in nostro possesso, dalla sua costituzione il Fondo ha accolto 1.582 richieste di altrettanti calciatori e tecnici tesserati con 83 società escluse dai campionati professionistici, per un totale complessivo di circa 31.080.633 di Euro di contributi erogati. È interessante segnalare che, in oltre 19 anni di vita, le contribuzioni pro capite erogate dal Fondo ammontano a 19.646 Euro, un importo oltre modo contenuto che dimostra l’autentica na-
tura assistenziale di questo istituto. In secondo luogo, è altrettanto significativo il “costo” annuo del Fondo, sempre calcolato nel periodo 1990 – giugno 2009: 1.635.823 Euro, a fronte di oltre ottanta società estromesse e circa 1.600 tesserati creditori. Importi recuperati (fidejussioni, “lodo Petrucci” e fallimenti): 10.640.881 € Ma analizzando i verbali, i rendiconti patrimoniali e le relazioni del collegio sindacale del Fondo di Garanzia abbiamo rilevato che i dati relativi agli esborsi federali sopra riportati sono virtuali e non corrispondono alla realtà. Infatti, dal 1999 ad oggi è stato possibile recuperare approssimativamente i seguenti importi: • € 2.744.674,64 risultanti dall’escussione delle fidejussioni depositate dalle società non ammesse presso la Lega Pro; • € 4.932.256,35 dalle contribuzioni straordinarie versate dalle società di nuova costituzione in base al cosiddetto “lodo Petrucci”; • € 2.030.099,09 + £ 1.808.189.000 (equivalenti a circa € 933.852) a seguito delle insinuazioni al passivo dei vari fallimenti operate in surroga dal Fondo stesso. In totale, a totale sgravio di FIGC e Leghe, si è potuto recuperare ed utilizzare il considerevole importo di ben 10.640.881,08 Euro che quindi va sottratto dai calcoli relativi ai costi federali esposti al punto precedente, che vanno quindi riconsiderati. Totale erogazioni effettuate dal 1990 ad oggi tenendo conto degli importi recuperati con
l’utilizzo di fidejussioni, “lodo Petrucci” e fallimenti Utilizzando gli importi recuperati e riferendoci quindi alle pure erogazioni federali necessarie per l’accoglimento delle 1.582 richieste di altrettanti calciatori e tecnici, le somme totali corrisposte in 19 anni di attività passano quindi da 31.080.633 a 20.439.752 Euro, per un ammontare pro capite che scende da 19.646 a 12.920 Euro. Un altro dato: il “costo” annuo del Fondo, sempre calcolato nel periodo 1990 – giugno 2009 e tenendo presente gli importi recuperati scende da € 1.635.822 ad € 1.075.776 Euro. Poco più di un milione all’anno, per conservare una sorta di “paracadute” indispensabile per le categorie di calciatori ed allenatori e per garantire la conclusione ed in ultima analisi la regolarità dei campionati. Ma in realtà il dato si può analizzare con un’impostazione ancora più corretta. Infatti, se reimpostiamo l’intera operazione aritmetica e teniamo quindi conto solamente delle erogazioni del Fondo dal 1999 ad oggi, cioè da quando è iniziata la procedura di recupero mediante le insinuazione al passivo dei fallimenti e l’escussione delle fideiussioni, abbiamo un esborso totale di 17.062.132 Euro a fronte di recuperi pari a 10.640.881 Euro, con un importo ad esclusivo carico federale che scende a circa 6.421.000 Euro. In conclusione, stiamo parlando di meno di 650.000 Euro annui e quindi di un costo ampiamente sopportabile che, non ci stancheremo mai di ripeterlo, rappresenta ben poca cosa se paragonato ad altre uscite federali.
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l’incontro
Come stai?
Cristian Molinaro, difensore dello Stoccarda
Dire “emigrante” è naturalmente non solo una esagerazione ma pure qualcosa proprio fuori luogo, è lui il primo a rendersene conto. Dice che lì in effetti ne ha trovati parecchi di quelli veri (o figli di) e visto che di suo non è che gli piaccia poi tanto starsene da solo, ecco che ha pure modo di frequentarli. Cristian Molinaro da qualche mese, da gennaio per la precisione, è passato dalla Juventus allo Stoccarda. Anche col suo apporto, il club ha saputo cambiare passo, risalendo dal fondo della classifica (era arrivato ad essere anche penultimo) sino alla famosa parte sinistra della graduatoria. Ovviamente pure questo buon andamento delle cose sul campo ha aiutato Cristian nell’apprezzare ancor più questa sua immersione in una realtà lontana e diversa. L’abbiamo contattato e al “nostro” consigliere (fa parte infatti del Direttivo Aic) abbiamo chiesto di raccontarci come vanno un po’ le cose per lui lì “in terra di Germania”.
“Per fortuna ho studiato inglese da ragazzo e c’è l’allenatore, Gross, che un po’ lo parla italiano. Nello spogliatoio c’è poi Kusmanovic che era a Firenze e ci sono brasiliani e spagnoli ed è comunque come detto l’inglese che più mi ha dato una mano. Adesso sto prendendo anche delle lezioni di tedesco, due-tre volte la settimana: a prescindere da quel che potrà essere il futuro, volevo almeno far vedere che mi davo da fare, che cerco insomma di “esserci” ancora di più. Avevo la possibilità di andare all’Atletico Madrid, anche allo Zenit ma alla fine ho deciso di venire qui in Germania, mi sono consultato un po’ col mio manager e lì a casa, con la mia famiglia. La scelta è caduta sulla Germania e dunque sullo Stoccarda perché tutto sommato il tipo di calcio che si gioca qui è un po’
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più adatto a quelle che sono le mie caratteristiche. No, i soldi non sono entrati nella decisione, le proposte erano più o meno dello stesso livello, tra l’altro anche l’Atletico non era messo bene in classifica, solo che quelli dello Stoccarda hanno fatto su di me un pressing più insistito, hanno insomma dimostrato proprio di volermi, ribadendo più volte che avevano bisogno di me”. “In effetti qui mi hanno spiegato che è un po’ tipico dello Stoccarda avere questo tipo di andamento nella stagione, con un avvio sempre lento e poi recuperando, anche se mai si erano venuti a trovare come quest’anno così sotto, anche penultimi. L’allenatore l’hanno cambiato prima che io arrivassi, Gross è in gamba, c’è un buon gruppo e ho avuto anche la soddisfazione di
Qui sopra, Cristian Molinaro con la maglia dello Stoccarda. In basso con quella della Juventus, società con la quale è rimasto fino a dicembre. E’ consigliere dell’Aic dallo scorso anno.
giocare in Champions League contro il Barcellona. In casa abbiamo fatto davvero benissimo, poi a Barcellona è andata come è andata, anche per l’Arsenal è stato lo stesso, certo che con un Messi così è quasi impossibile giocare”. “Vivo in albergo, fino a quando non si deciderà quel che sarà il mio futuro abbiamo convenuto con la società che potesse essere la soluzione migliore. Qui posso dire che c’è praticamente una colonia di italiani tra emigrati o cresciuti qui; ho conosciuto svariati ristoratori e sono spesso a contatto con loro, di mio non mi piace stare da solo e quindi preferisco muovermi. Qui con me c’è stata la mia ragazza, poi anche la mia famiglia e la città è bella, pulita e tranquilla: mi trovo bene. Le partite nella Bundesliga ne hanno una al venerdì, quasi tutte poi al sabato, con due gare alla domenica. Mettendo così di giocare al sabato, noi qui ci si allena la domenica, lunedì libero, due allenamenti il martedì, uno o due il mercoledì, uno al giovedì, uno al venerdì e ritiro al sabato. Qui si lavora in genere molto sulla parte fisica
l’incontro
ma con Gross facciamo pure tattica e schemi. Un giorno la settimana facciamo anche palestra, di solito al martedì mattina. Il sabato, prima della partita - si gioca alle 15.30 - abbiamo una breve seduta di messa in moto. È stato un inverno parecchio freddo, così mi hanno detto anche prima che arrivassi io, in fondo è nevicato sino a marzo e i campi anche qui hanno patito. Tutti i terreni sono comunque riscaldati e adesso si stanno riprendendo, sono ottimi. Gli stadi sono molto belli e qui noi, a fianco del nostro stadio abbiamo il centro sportivo in cui ci alleniamo; 7-8 campi, una piccola palestra e grandi spogliatoi con sauna, piscina e pure sale con tavoli per giocare, è fatto bene, pure la sede è piazzata lì. Qui non hanno la nostra Primavera o la Berretti; come categoria si fermano agli allievi, poi hanno una seconda squadra che fa un campionato tipo la nostra C2, in cui le squadre non sono formate solo da giovani”. “In albergo non ho in camera i canali italiani e sinceramente non sto seguendo tanto ma sono comunque contento per mister Ranieri, se lo merita. Penso sia un bene che ci sia ancora incertezza, come un segnale positivo è la crescita di formazioni come il Palermo, il Napoli, la Sampdoria. Qui il calcio è giusto concentrato sulle partite, poi non è tanto sentito, sono un paio i giornali che si dilungano sul pallone e pure in televisione non ci sono tutti i programmi che ci sono in Italia. Gli stadi sono sempre pieni e si riempiono tre ore prima della partita, con la gente che rimane anche dopo, con negozi e ristoranti, sono molto confortevoli. In campo qui vanno con la sesta sempre inserita, non come da noi in cui
a volte c’è tanta tattica e dunque il gioco è un po’ bloccato. No, qui vanno sempre forte, anche chi è sotto per dire per 4 a 1 e manca poco alla fine, ha sempre la voglia di recuperare, sempre al 100%”. “Ancora non so quel che farò, non ho parlato né con lo Stoccarda, né con la Juventus e nemmeno tra loro in effetti lo hanno fatto. Quando troveranno intanto loro l’accordo (lo Stoccarda ha l’opzione), allora vedrò che fare, così intanto siamo rimasti. Alla Juventus polemiche non ne ho mai fatte, assolutamente non posso certo dire che stavo male, ma non è stata una parte di stagione felice per me. Mi aspettavo altro, a mio modo di vedere meritavo qualcosa di più, ma comunque non ho niente di particolare da rivendicare con la Juve, quel che è capitato a me capita a tantissimi, lo so. Ho fatto bene per due anni e mezzo, la Juve credo sia proprio il top del mondo come club e come detto per il futuro non so che dire: le scelte le hanno fatte loro,
La scheda Cristian Molinaro è nato a Moio della Civitella (SA) il 30 luglio 1983. Questa la sua carriera nel dettaglio:
sinceramente non pensavo di andare via ma non potevo aspettare ancora, dovevo per forza cambiare aria. Dopo la Juventus non è che avessi proprio voglia di giocare in un’altra squadra italiana e ne è uscita questa esperienza bella che è pure un’esperienza di vita: mi trovo bene e sono felice. Del futuro non so, quel che sarà, sarà; in ogni caso è questione di poco tempo, non si andrà per le lunghe per prendere le decisioni”.
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calcio e legge di Stefano Sartori
Decisione incredibile e sconcertante
Manfredini/S.S. Lazio:
contraria all’Acc
È difficile commentare freddamente una sentenza come questa e ciò perché, in quasi vent’anni, ci era capitato solo una volta di analizzare una decisione così incredibilmente contraria a quanto previsto dall’Accordo Collettivo. Incredibile e sconcertante perché a dieci anni di distanza si pone sullo stesso piano di una delibera, che definimmo scandalosa, con la quale, unico esempio nella storia dei collegi arbitrali sia di Milano che di Firenze, una vertenza calciatore/società venne decisa in contrasto con quanto testualmente previsto dall’Accordo Collettivo allora vigente (Cacciola e Bugiardini/U.S. Catanzaro, C.U. CA Lega C n° 15 del 25.11.2000, presidente Vigoriti). Come temevamo allora, il presidente del collegio presso la LNP Giuggioli, per la seconda volta nella storia dell’organo arbitrale, ha sostanzialmente ritenuto che agli arbitri non spetti dirimere le controversie nascenti tra tesserati e clubs sulla base delle disposizioni contenute nell’accordo collettivo di categoria, ma bensì di “legiferare”, di porsi al di sopra della norma sportiva in vigore, della volontà testualmente espressa dagli enti che hanno sottoscritto l’accordo, e ciò per applicare con creatività una disposizione congeniale all’emanazione di una decisione dal contenuto inverosimile. Stiamo parlando della vertenza che ha opposto il calciatore Sisostri Christian Manfredini alla S.S. Lazio (delibera del 9 aprile 2010), con cui, a seguito dell’esclusione dagli allenamenti con la prima squadra, veniva chiesta la reintegrazione nonché il risarcimento del danno nella misura prevista dall’art. 12 dell’Accordo Collettivo. Ricordiamo, anche se si tratta di una
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disposizione universalmente nota, che l’art. 12 prevede che “qualora la Società non adempia spontaneamente entro il termine perentorio di giorni 3 (tre) dalla ricezione della diffida, il calciatore può adire il C.A. per ottenere a sua scelta la reintegrazione ovvero la risoluzione del Contratto. In entrambi i casi il calciatore ha altresì diritto al risarcimento del danno IN MISURA NON INFERIORE AL 20% DEL COMPENSO ANNUO LORDO”. Sembra chiarissima, ma evidentemente non per tutti, tanto è vero che il presidente Giuggioli, con l’ausilio dell’arbitro nominato dal club, a maggioranza e quindi nonostante il parere contrario dell’arbitro nominato dal calciatore, ha deciso che, dopo circa 25 anni di applicazione e consolidata giurisprudenza (smentita nella sola e deprecabile occasione che abbiamo citato), di disapplicare il dettato testuale dell’art. 12 e di reintegrare sì il calciatore ma di irrogare una sanzione risarcitoria pari non al 20% dell’importo contrattuale lordo annuo, ma ad un più modesto e “contra legem” 9%! E quanto sancito da tutti i casi precedentemente deliberati con cui mai ci si è discostati dal dettato contrattuale ? Solo tra i principali, possiamo citare Codispoti-Consagra/Foggia del 2.2.93, Statuto-Gomes-Sterchele/Roma del 23.9.99, Dellas/Perugia del 6.4.02, Calderoni/Forlì del 7.7.06, Pantanelli/Catania del 22.8.07, Mutarelli/Lazio del 24.10.08, Morabito/Verona del 23.1.09, Millesi/Catania del 16.3.09, Pandev/Lazio del 23.12.09. Evidentemente frutto di errori, per Giuggioli. Ma esaminiamo questa delibera e le perle principali, citando testualmente in blu le parti rilevanti della motivazione.
A) Sulla “quantificazione” della discriminazione “Dal tenore delle affermazioni contenute nel ricorso introduttivo, dal contenuto delle dichiarazioni scritte rese dai calciatori Bonetto, Pandev e Ledesma e dall’istruttoria svolta emerge che il calciatore Manfredini non è stato escluso da tutti gli allenamenti con la rosa della prima squadra ma soltanto da alcuni… Deve quindi ritenersi che la società calcistica ha, seppur parzialmente, adempiuto alla obbligazione posta a suo carico relativamente al diritto del calciatore di allenarsi con i compagni della prima squadra… La situazione di “fuori rosa” non è stata costante di talché non è fondatamente ascrivibile alla società calcistica un totale inadempimento dell’obbligazione contrattuale discendente dall’articolo 7.1 dell’accordo collettivo”. Si sostiene, strumentalmente e con finalità propedeutiche alla successiva riduzione dell’importo minimo prefissato ex accordo collettivo, che la società non ha escluso con continuità e quindi costantemente per 6 giorni la settimana il calciatore, ma sostanzialmente per periodi frazionati e quindi a singhiozzo. Ma che razza di concetto è questo? Da quando in qua l’inadempimento della società si concretizza e commisura a seconda della durata del periodo di esclusione? L’esclusione a singhiozzo è forse meno grave e meno discriminante? Non parrebbe, e per la verità non era mai parso ad alcuno, tanto è vero che il Collegio che decise, pur con due membri su tre designati dalla Lega Nazionale Professionisti, le tre vertenze che vedevano opposti all’A.S. Roma i calciatori Gomez, Sterchele e Statuto,
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una sentenza
cordo Collettivo così argomentava sull’entità del risarcimento del danno: “La violazione contrattuale accertata costituisce – per esplicita previsione della norma che disciplina il rimedio esperibile a tutela della posizione giuridica che ne risulta lesa – «grave inadempimento» e comporta per il calciatore, sia nell’ipotesi che egli abbia richiesto la reintegrazione, sia nel caso in cui lo stesso abbia optato per la domanda alternativa di risoluzione del contratto, «il diritto al risarcimento del danno in misura non inferiore al 30% del compenso annuo lordo». Come già osservato in relazione ad analoghe fattispecie, il Collegio è dell’avviso che il rigido automatismo di questo meccanismo risarcitorio (che determina in via generale ed astratta la misura minima del ristoro patrimoniale spettante al calciatore, sottraendo al collegio qualsiasi autonoma potestà decisionale in senso riduttivo rispetto alla soglia forfettariamente prefissata dalla norma) imponga al giudicante di attenersi a criteri interpretativi che, ispirati ad un equo e ragionevole contemperamento degli interessi contrapposti delle parti, non esasperino il rigore di un sistema repressivo già assai severo ed anelastico nell’apprestamento delle garanzie minime previste a salvaguardia del prestatore. Il Collegio ritiene, pertanto, che - in mancanza di specifici elementi di prova idonei a dimostrare la sussistenza,
nel caso concreto, di profili di danno che inducano a considerare inadeguata la misura minima… al calciatore spetti un risarcimento contenuto nei soli (inderogabili) limiti sopra indicati”. B) Sull’attendibilità delle prove testimoniali “Si rileva che i testi Pandev e Ledesma hanno confermato la mancata partecipazione del calciatore agli allenamenti del 23 e 25 settembre e del 16, 17, 21 ottobre 2009. Giova però rilevare che tali deposizioni provengono da testi che pur non avendo un interesse diretto nella controversia ciò nondimeno sono in essa coinvolti in senso lato, atteso che entrambi hanno promosso giudizi del tutto analoghi al presente sicché il contenuto della loro deposizione necessita di un attento vaglio da parte dell’organo giudicante, il quale, nel valutarne l’attendibilità, non può non tener conto di quanto emerso dalle altre fonti di prova nonché dalla prova contraria”. Traduzione: Pandev e Ledesma sono due calciatori entrambi messi “fuori rosa” ed in contenzioso con il club e, in quanto tali, le loro dichiarazioni non sono del tutto attendibili e vanno quindi, in un certo senso, tarate. Preferiamo non commentare, certo conveniamo che quanto dichiarato dal calciatori era evidentemente difforme dalle versioni prodotte nelle varie sedi da Tare e Ballardini.
C) Sul diritto di partecipare agli allenamenti “Con riguardo poi alla disposizione appena citata non è superfluo evidenziare che detta norma… non può interpretarsi nel senso che sempre e comunque i calciatori debbono allenarsi tutti insieme e con le stesse modalità atteso che possono configurarsi esigenze di allenamento differenti in occasione esemplificativamente del loro impiego o meno in gare da disputarsi a ridosso immediato della preparazione ... Conseguentemente l’obbligazione di garantire al calciatore il diritto di allenarsi con la rosa della prima squadra deve ritenersi esattamente adempiuta ogni qual volta il calciatore si alleni negli stessi luoghi ed orari dei compagni di squadra e con la supervisione dello staff tecnico della prima squadra. Accedere ad altre interpretazioni comporterebbe l’onere per la società di fare allenare simultaneamente e sempre tutti insieme i suoi tesserati con allenamenti sempre parificati per tutti pur in presenza di differenti specifiche esigenze atletiche e tecniche dei singoli”. Con queste proposizioni siamo addirittura non solo al macero di tutta la precedente giurisprudenza venticinquennale, ma anche alla riscrittura interpretativa dell’accordo collettivo, il quale, dal 9 aprile, deve ritenersi sussistere in due versioni: quello sottoscritto dall’AIC e LNP e quello di Giuggioli. È evidente che non sempre è possibile far allenare contemporaneamente tutti i tesserati con contratto, ma è altrettanto ovvio e consolidato che: a) la suddivisione dell’attività va fatta scomponendo l’organico dei calciatori tesserati in due o più gruppi sostanzialmente omogenei. Se così non è, se
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cioè un sottogruppo di ridotta entità è composto sempre e soltanto dagli stessi calciatori, che anche solo per il periodo minimo di 3 giorni posteriore alla diffida previsto dall’art. 12 svolge una preparazione non comparabile con il resto della rosa della prima squadra, come si può sostenere che si tratta di esigenze tecnico/ organizzative? Il concetto secondo cui “accedere ad altre interpretazioni comporterebbe l’onere per la società di fare allenare simultaneamente e sempre tutti insieme i suoi tesserati con allenamenti sempre parificati per tutti pur in presenza di differenti specifiche esigenze atletiche e tecniche dei singoli”, è come minimo capzioso e molto lontano dalla realtà. b) nonostante quanto sostenuto da Giuggioli, per consolidata giurisprudenza l’allenamento va diretto ed organizzato dall’allenatore in carica e da nessun altro, patentino o meno. Il concetto di “supervisione dello staff tecnico della prima squadra” è del tutto nuovo e privo di fondamento e si presta a troppe comode applicazioni ed interpretazioni, tutte a favore dei clubs. D) Sulla quantificazione del risarcimento “Si pone però il problema se l’arbitro possa ritenersi sempre e comunque tenuto a riconoscere il risarcimento nella misura del 20% ovvero se possa procedere a ricondurre ad equità l’importo individuato nella clausola. Per superare l’impasse occorre evidentemente esaminare l’art. 1384 cod. civ. e la correlata giurisprudenza di riferimento… Peraltro la più recente giurisprudenza di legittimità ha affermato che il potere di riduzione ad equità attribuito al Giudice dall’art. 1384 cod. civ. essendo previsto a tutela dell’interesse generale dell’ordinamento al fine di ricondurre l’autonomia contrattuale nei limiti in cui essa appare effettivamente meritevole di tutela, e, dunque, connotandosi come potere esercitabile anche d’ufficio, può essere esercitato anche qualora le parti abbiano contrattual-
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mente convenuto l’irriducibilità della penale… Né potrebbe invocarsi contra al fine di escludere l’applicazione dell’art. 1384 cod. civ. il sol fatto che la penale è contemplata nell’ambito di un accordo collettivo… La tipicità dei singoli casi, soprattutto nell’ambito di un ordinamento particolare come quello sportivo, impone la correzione della volontà delle parti – seppur consacrata nell’ambito di un accordo collettivo – per evitare che la predeterminazione a monte dell’importo della penale si traduca in una ingiusta locupletazione… Accedere a diversa prospettazione, con ciò peraltro disattendendo l’orientamento giurisprudenziale formatosi in subiecta materia, comporterebbe ingiustificabili sconfinamenti oltre determinati limiti di equilibrio contrattuale”. E qui si arriva alla degna conclusione di quanto premesso: nonostante la giurisprudenza costante, nonostante un accordo collettivo in essere, Giuggioli finisce con il commisurare l’entità del risarcimento a quella che, secondo lui e non certo per Manfredini, è l’entità del pregiudizio sofferto dal calciatore. Che dire? Si tratta del frutto amaro che abbiamo ricevuto in eredità dall’ineffabile ex presidente Vigoriti con la precedente delibera Cacciola-Bugiardini/ Catanzaro del 2000 (che infatti viene ampiamente scopiazzata). Ora, ad ulteriore (per quanto inutile) precisazione, chi scrive ha partecipato con il vicepresidente AIC avv. Grosso ai lavori di riscrittura del vigente accordo collettivo, con la LNP rappresentata con stimabile onestà intellettuale dall’avv. Cantamessa e dal presidente del Cagliari dott. Cellino. Ebbene, nel corso dell’intera negoziazione e, in particolare, durante la disamina dell’art. 7 ex 10, mai e poi mai si è inteso considerare il limite minimo del 20% in qualsivoglia modalità od eventualità negoziabile, o riducibile, in quanto supposta clausola penale, applicando il codice civile o chissà quale dotta disquisizione giuridica. Gli enti sottoscrittori hanno convenu-
to, dopo una trattativa che ne determinò la riduzione del 10%, che il limite minimo fosse del 20% sulla parte fissa lorda e stop, perché secondo la ratio della norma, solo l’afflittività della sanzione previene il mancato rispetto dell’art. 7, per il quale “in ogni caso il calciatore ha diritto di partecipare agli allenamenti e alla preparazione precampionato con la prima squadra”. Chiaro, pacifico e consolidato per tutti, tranne che per Giuggioli. N.B.: L’art. 7 della legge n. 300 del 20 maggio 1970 (Statuto dei Lavoratori), a proposito della sanzione della multa applicabile al lavoratore subordinato, prevede testualmente che “la multa non può essere disposta per un importo superiore a quattro ore della retribuzione base”. Sfortunatamente, l’accordo collettivo LNP/AIC prevede invece un importo che può arrivare fino al 30% di un dodicesimo della parte fissa lorda dello stipendio annuo. Anche questo errore deve essere rimediato, pertanto, quando prossimamente una società chiederà l’irrogazione di una multa ad un collegio presieduto da Giuggioli, sarà lecito attendersi un’altra coraggiosa, innovativa e soprattutto coerente delibera con cui il calciatore non dovrà essere sanzionato con una multa superiore alle quattro ore calcolate sulla sola parte fissa della retribuzione…
attività aiec
Avvenimenti
Incontri Eventi Calendario
22 lun Consiglio Direttivo Lunedì 22 febbraio si è tenuta a Vicenza la riunione del Direttivo dell’Associazione Italiana Ex Calciatori. Il Presidente Cabrini e i Consiglieri hanno fatto il punto sull’attività svolta e hanno esaminato una serie di progetti ed eventi in calendario del massimo interesse. Nel corso dei lavori c’è stato l’incontro con il Presidente dell’Associazione Calciatori Sergio Campana accompagnato dal Segretario Gianni Grazioli. I Presidenti delle due Associazioni hanno manifestato piena soddisfazione per l’attività svolta e ribadito la volontà di continuare nella piena e proficua collaborazione per assicurare ai calciatori, in attività e non, il massimo della tutela e dei benefici.
26 ven Con gli ex calciatori della Spal Il Segretario Silvano Maioli e il Consigliere Ivan Nonni si sono incontrati venerdì 26 marzo scorso a Ferrara con gli ex calciatori della Spal in occasione di una partita organizzata per raccogliere fondi a favore dei bambini di Haiti. Perfettamente organizzati da Natalino Patria, anima e motore dell’organizzazione, sono entrati in campo tra gli altri il mitico “Mister” G.B. Fabbri, Michele Paramatti, Ed Patregnani, Emanuele Cancellato, Davide Torchia, Giuseppe Brescia, Andrea Bottazzi, Massimo Mezzini. Gli ex hanno aderito con entusiasmo all’AIEC, consapevoli di poter creare sinergie straordinarie per il conseguimento degli scopi comuni.
18 gio Festa Nazionale dell’Etica nello Sport Si è svolta a Roma giovedi 18 marzo la Festa Nazionale dell’Etica dello Sport. La manifestazione è stata organizzata dal Mecs, Movimento per l’Etica e la Cultura nello sport, di cui è Presidente Gianni Rivera, con il patrocinio tra gli altri del CONI, della FIGC della Università Luiss di Roma. AIEC ha collaborato tenendo i contatti con i grandi ex calciatori protagonisti della memorabile partita Italia-Germania del Campionato del Mondo di Messico 1970. Proprio gli ex calciatori (Gianni Rivera, Roberto Boninsegna, Dino Zoff, Antonio Juliano, Giancarlo De Sisti, Lido Vieri, Comunardo Niccolai, Sandro Mazzola) hanno ricreato, con gli studenti delle scuole partecipanti alla giornata, momenti di autentica commozione alla visione di spezzoni dell’epica partita. Altrettanto entusiasmo da parte delle tante autorità presenti, dal Presidente della FIGC Giancarlo Abete al Vicepresidente FIGC (e Consigliere AIEC) Demetrio Albertini, al Preside di Giurisprudenza della Luis Roberto Pessi, al Presidente del Settore Giovanile Massimo Giacomini. Per l’AIEC erano presenti il Segretario Silvano Maioli e il Consigliere Gennaro Testa.
26 ven Decennale per gli ex del Ravenna Venerdì 26 marzo a Ravenna gli ex giallorossi del Ravenna Calcio hanno festeggiato il decennale della loro attività. La serata, organizzata in modo magistrale dal Vicepresidente
dell’Associazione Guido Dirani, ha visto la presenza di tanti ex giallorossi ma anche di ex calciatori di altre squadre (Bologna, Spal). Il Presidente Giorgio Bartolini ha illustrato con orgoglio l’attività svolta nell’arco di dieci anni, che ha consentito di raccogliere fondi destinati ad iniziative benefiche per più di 40.000 Euro. Il Segretario AIEC Silvano Maioli e il Consigliere Ivan Nonni, nel porgere le congratulazioni per l’attività degli ex giallorossi, hanno avuto modo di illustrare gli scopi e l’attività dell’AIEC, ottenendo consenso e adesione da parte dei presenti.
15 gio Congresso annuale EFPA a Liverpool Le leggende del calcio europeo (Hagi, Laudrup, Limpar, Barnes, Ruh, Venables, per citarne alcuni) si sono ritrovate nella città inglese il 15 e 16 aprile in occasione del 4° congresso dello “Sports Group of European Former Football Players Associations”, l’organismo che raggruppa le maggiori associazioni europee degli ex calciatori che può vantare Michel Platini come Presidente d’onore. Il Congresso, aperto nientemeno che Bobby Carlton (premiato dal presidente EFPA Ramon Alfonseda) ha visto gli interventi di Gordon Taylor, capo esecutivo della Professional Footballers Association, e di Dave Whelan, Presidente del Club di premier league Wigan Athletic. Il tema della due giorni è stato “La migliore operatività per le Associazioni degli ex calciatori”, e si focalizzerà sugli obiettivi di lavoro che l’EFPA svolge con questa finalità. Presienti per l’AIEC il Segretario Maioli e il Consigliere Nonni.
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pianeta Lega Pro di Pino Lazzaro
Rappresentante Aic del Bassano Virtus
Andrea Basso:
“La mia vita tra “Ho cominciato lì al mio paese, una frazione, Busta di Montebelluna. Avevo 6 anni, dopo la dottrina si giocava al sabato, era il cosiddetto “torneo biancoceleste”, serviva un po’ come leva per le giovanili del Montebelluna, poi loro sceglievano chi magari prendere. Avevo sette-otto anni quando sono entrato così nel settore giovanile del Montebelluna e con loro sono rimasto su su sino alla prima squadra. Con la scuola è stato dalle medie che ho cominciato ad andare a Montebelluna; mia madre al lavoro, era mia nonna che mi faceva trovare subito pronto e poi via all’allenamento. Con le superiori ho fatto il Liceo scientifico, ero in quarta quando sono passato stabile in prima squadra; in quinta poi – eravamo in serie D e si giocava allora di sabato – con la scuola è stata un po’ dura, specie col preside, per via delle assenze: non c’ero mai insomma al sabato. Alla fine sono arrivato alla maturità, anche col massimo dei voti tra l’altro, ma devo dire che potevo anche prendere meno, mai avuti in effetti problemi con la scuola ma è stato proprio quell’esame che l’ho
fatto bene, ecco perché ho preso il massimo. Ed è stata quella anche una bella soddisfazione, sia per me che per quegli insegnanti (ce n’erano, specie uno) che mi sostenevano, mentre ad altri questo mio essere assente dava più che altro fastidio. È stato dopo, quando mi sono iscritto all’università, quella di Padova ma nel mio caso con la sede staccata a Vicenza, che è cominciata una vita proprio di corsa, un panino e via, tra lezioni e allenamenti. Mi sono così laureato nel 2002, Ingegneria gestionale, era quello il mio secondo anno a Mestre in C2. Un campionato in cui sfiorammo la promozione e in cui cominciai a rendermi conto che ci potevo stare anch’io come calciatore, che poteva insomma proprio il pallone diventare un po’ il mio “lavoro” (sì, tra virgolette): il mio obiettivo era intanto quello di finire gli studi, per quello anche non mi dispiaceva, se proprio non fosse arrivata una proposta importante, non allontanarmi troppo da casa”. “Se potevo aver fatto di più? No, non credo, ho sempre messo il massimo
che potevo, anima e corpo, tutto quello che potevo fare insomma per questo mio “lavoro”. Dico così perché non riesco tuttora a considerarlo un vero lavoro, questo per me almeno. Se penso all’impegno, a quel che si dice professionalità, alla cura dei particolari, così come all’alimentazione e al sonno, allora è sì lavoro ma se poi lo paragono a chi deve alzarsi tutte le mattine, andare a timbrare il cartellino, a chi va in fabbrica, allora no, allora è ancora un’altra cosa. Comunque l’ho fatto e lo sto facendo seriamente: comunque vada so d’essere in pace con me stesso, è questo il modo che ho di affrontare le cose, dentro il calcio e fuori e devo dire che su questo chi per me è stato un grande maestro è stato un mio ex allenatore, Ezio Glerean. Fare in modo di poter così avere dentro di te una certa tranquillità, senza doversi portar dietro rimpianti o rimorsi”. “Il calcio mi ha permesso di studiare e di mettermi via pure qualche soldo, ma nemmeno tanti, per farmi la casa anch’io dovrò fare un mutuo. Dirmi calciatore di serie C non significa per me metterci una valenza, come dire, Qui a fianco una formazione del Bassano Virtus dell’attuale stagione: Pavesi, Anaclerio, Buelli, Zattin, Basso, Veronese, Fabiano, Favret, Graziani, Beccia, Zanetti.
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pianeta Lega Pro
libri e pallone” negativa, “di C”. No, anche in questa nostra categoria ci sono valori importanti, non è che siano esclusiva della massima categoria. Quel che cambiano sono le cifre dei contratti, questo sì, ma i valori, lo spogliatoio, la settimana sono sempre gli stessi, sono proprio gli amici che sono saliti lì sopra a confermarmi che tutto sommato non cambia poi molto tra sopra e sotto. Sono parecchi anni che faccio la categoria e me ne sono accorto anch’io che è cambiata abbastanza rispetto a prima, con un’età media che si è abbassata, idem per quel che riguarda il quanto si prende e con una qualità calcistica che anch’essa è più giù di prima”. “Credo molto in questo mio ruolo di rappresentante, lo considero anzi un privilegio poterlo fare e penso sia anche importante aver della riconoscenza per tutti coloro che prima di noi hanno fatto in modo di conquistare tutte le tutele che adesso abbiamo. Per iscrivere i compagni non c’è mai particolare fatica anche se a volte, sono degli episodi, casi singoli, ci rimango male: dai e dai tu provi a spiegare, ma vedi che dall’altra parte non c’è una presa di coscienza del cammino fatto dall’Associazione, quel che è stato ottenuto negli anni e che, ripeto, adesso noi abbiamo. Dell’Aic ho avuto direttamente bisogno un
anno al Mestre, stipendi bloccati, di mezzo pure un passaggio di proprietà della società, c’erano così degli arretrati. Ma al di là di questo, insisto col dire che aderire all’Associazione è per me una questione di principio, direi insomma proprio un dato culturale”. “Qui a Bassano c’è una società con cui si sta benissimo, io mi sento come a casa mia; un rapporto particolare che va al di là delle cose del campo. No, non sono il capitano, c’è Pavesi che sono sei anni che è qui, io sono il vice. È questa una società seria e sana, di cui posso parlare solo bene, con persone all’interno che oltre a far bene, ti fanno anche sentire bene. Potevo anche andarmene, offerte ne ho avute, però è dura andar via da qui. Anche quest’anno eravamo partiti per vincere, come sempre qui, tre anni di playoff abbiamo fatto e si sa che il calcio è strano, ogni anno ci sono delle sorprese e chissà che non succeda magari proprio a noi qualcosa di bello, proprio nel campionato in cui siamo anche arrivati a un paio di punti dalla zona playout e ora siamo risaliti abbastanza vicini alla zona playoff”. “Con gli arbitri penso di essere migliorato negli anni, sono maturato e credo che quel che manca è una certa cultura basata sulla reciproca collaborazione, sul cercare lì in campo di darsi davvero una mano. Sono convinto che loro quando sbagliano sono in buonafede, anche loro come noi cercano la prestazione, ecco che se ci fosse un po’ più di serenità in campo il tutto servirebbe anche a stemperare tante tensioni che poi lì dentro si avvertono. Sul dopo ancora non so, non ho delle idee chiare. Sì, mi piacerebbe credo restarci dentro, lavorando magari con i giovani, anche perché cre-
do di avere qualcosa da poter dare, così mi pare almeno. Come detto non ho delle idee precise ma intanto è un qualcosa di già presente, a cui mi capita non poche volte di pensare. Adesso come adesso sono concentr ato su questo finale di stagione, che sarà impegnativo”.
La scheda Andrea Basso, rappresentante Aic del Bassano Virtus, è nato a Montebelluna (Tv) nel marzo del 1976. Sposato con Michela, ha un figlio, Mattia, “di quasi 20 mesi”. Questa la sua carriera nel dettaglio: Stagione
Squadra
Cat.
P.
G.
segreteria
di Diego Murari
Uno per tutti, tutti per Unico1
In viaggio
con Diego/16 Ciao ragazzi, ciao campioni, ciao miei cari marinai. Eccomi qui, pronto e felice di issare le vele per un altro lungo viaggio insieme e solo il pensiero di parlarvi mi regala un denso brivido di emozione. Già tante parole, tanti pensieri e tanti momenti di sofferenza ho diviso con voi numeri 1, eppure ogni volta che mi ritrovo qui con una penna in mano, io mi sento un piccolo uomo davvero fortunato.
È stata dura Era la vigilia della S.S. Pasqua e di primo mattino ero in ospedale per un semplice esame del sangue, con la gioia e la certezza che avrei passato delle Feste speciali assieme a mamma e papà: da pochi giorni ero rientrato a casa dopo aver superato una durissima “semifinale di Champions” (10 giorni di ricovero) grazie a voi e alla forza che solo voi mi avete regalato in quel solito campo, in quel solito lettino, in quel solito e maledetto stadio di quel reparto al piano numero 8. Entrai per fare le analisi del sangue, accompagnato dalla mia mamma speciale e già ero felice di entrare semplicemente dove fanno prelievi e piccoli controlli. Pochi minuti e tutto era fatto. Il medico tardava ad uscire, ma ero sereno, parlavo con le persone e sorridevo; coccolavo un bambino che era scivolato e aveva preso una botta al piede. “Ciao Diego”, mi voltai perché quella voce io sapevo di conoscerla, ero sicuro di conoscerla e vidi nel viso di mamma che il sorriso lasciava spazio alla paura, alla tristezza. Dopo pochi minuti mi trovai nello spogliatoio e non capivo, non volevo crederci, ma stavo piangendo. Avevo freddo e sentivo le la-
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crime calde scendermi in viso; con una tremenda paura guardavo quel solito lettino, quel solito campo illuminato da una luce tetra, dove l’unico e intenso profumo che riesci a respirare ti va dritto al cuore ed è il maledetto profumo della solitudine che ti regala il solo pensiero di perdere la vita. “Io odio la morte” pensai e alzai gli occhi. “Andiamo” mi disse la voce; era l’arbitro e mi disse che avevo la febbre altissima che c’era qualcosa che non andava nelle mie analisi. Non aggiunse altro ma guardandomi negli occhi mi disse: “Ci sono i
supplementari, mi dispiace”. Non era possibile, non era giusto, non potevo farcela, avevo finito da pochi giorni e l’indomani era Pasqua, la mia mamma, la famiglia, la gioia insieme, la vita. In quel mio urlare in silenzio, quando la terapia inizia e lentamente ti schiaccia con un pressing asfissiante, tu senti il tuo corpo bruciare, senti che non riesci a parlare, a muovere un dito, un piede, una mano. È lì, in quei momenti, che il mio cuore mi regala la cosa più bella della vita: i sogni. Ed entrate in campo voi, campioni.
Tanti gli sms per Diego
Sono come “vitamine” … ho ritrovato la forza di lottare e di combattere in ogni partita perché mi hai insegnato quanto è importante la vita semplicemente vivendola /… caro amico, non avanzare significa retrocedere, quindi bisogna superare qualsiasi ostacolo e difficoltà e la vittoria arriverà e sarà ancora più grande… stasera sarai in campo con me, sarà dura ma non molliamo; vogliamo dedicarti un meraviglioso sorriso/ … in ogni giorno, in ogni ora e in ogni momento ricordati che non sarai mai più solo, non ti lasce-
rò più, sarò sempre con te /… grande ragazzo ti porto nel cuore e ti tengo stretto nei miei pensieri; sei importante per tutti noi, non mollare guerriero /… ogni giorno che vivi combattendo, è una gioia che mi stai donando /… quando la fatica e il sudore diventano parte di me, penso a te uomo e tutto scompare, tutto passa e sono pronto per ogni battaglia, per ogni vittoria /… sei speciale amico mio, sei al nostro fianco in ogni vittoria e in ogni sconfitta, che grazie a te diventa una vittoria, sempre /… ogni tuo messaggio mi dona forza e mi dona il coraggio di entrare in campo e di donare ogni angolo di me, per i miei compagni, per la tua vita/ … in tutti quei momenti in cui mi sento triste e in tutti quei momenti in cui tutto sembra cadermi addosso, grazie a te
Qui a fianco, Diego insieme al portiere brasiliano dell’Inter Julio Cesar
“Andiamo, forza” mi gridavate, “Non si molla ragazzi” e vi vedevo là in campo davanti a me. Ora la squadra avversaria spingeva a tutta, non riuscivo a contenere gli attacchi, i dolori erano tremendamente intensi, la testa mi scoppiava e io urlavo “aiuto” e dentro me la paura prendeva il posto del coraggio e sentivo che se non mi aggrappavo a voi, stavolta non sarei mai riuscito a vincere, nemmeno a pareggiare e andare ai rigori. Ero tutto bagnato e sentivo l’odore di erba bagnata, l’odore del pallone che respingevo con le mani, l’odore di morte
capisco quanto io sia fortunato. Grazie Campione, grazie perché la vita è meravigliosa /… ti porto nel cuore perché ogni mio pensiero è una dedica per te. Vincerai amico mio e insieme vinceremo ogni partita. Ti voglio bene /… desidero con tutto il cuore che anche dove sei tu il sole torni a splendere /… tu sei il vero uomo perché non molli mai, perché anche una sconfitta diventa per te una grande vittoria /… ho bisogno della tua forza, del tuo cuore, del tuo coraggio con me in campo oggi /… e tu caro Diego sei un grande re, un grande guerriero, un grande uomo. Un fortissimo abbraccio /… bisogna sempre lottare e credere, bisogna sempre ascoltare il cuore, la fatica, per poi riuscire a sorridere quando si vince /… tu mi dai tutto amico mio, ogni giorno leggo in te la forza di un leone e con onore combatto per la vittoria /… ciao guerriero, oggi l’ennesima battaglia, ma tu mi dai il coraggio e te ne sarò per sempre grato, grande campione /… sto sempre bene quando ti sento, tu per me sei importante, mi hai insegnato la gioia della vita. Mi dai tanto, tutto, di più.
che mi stava vicino. “Non esiste”, “non mollo così”, io sono come voi, io sono un numero 1 come voi. Cercavo queste parole, queste illusioni, ma mi sentivo stanco, sfinito, vuoto. “Ciao mamma”, “ciao campioni” pensai. Aprii gli occhi e mi sentivo a pezzi: girai la testa e vidi gli occhi di mia madre. Era distrutta, stanca, aveva soltanto lacrime. Alzai il pollice da numero 1 e lei capì, entrò nella stanza e mi prese la mano. Non mi muovevo, ma con un filo di voce le dissi: “Auguri di Felice Pasqua, mamma”. Lei mi sorrise piangendo e io non sapevo, ma era passata una lunghissima settimana, già, sette giorni. Allora ho saputo che quel profumo di vita che voi mi date aveva segnato il gol, un solo e unico gol, ma aveva sconfitto la morte ai supplementari. Grazie campioni, grazie dal mio cuore.
Col Sassuolo Qualche tempo fa, invitato dai ragazzi del Sassuolo, ho avuto l’onore e il piacere di andarli a trovare. Come al solito anticipai la terapia quotidiana e con mamma e papà in due ore raggiungemmo lo stadio. Appena arrivati, un ragazzo speciale mi venne incontro, era Nicola Donazzan. Mi abbracciò forte, mi disse che stava andando in doccia e mi fece intanto accomodare in sede. Io ero emozionato, non riuscivo a stare seduto, continuavo a parlare, non mi sembrava vero, ero al settimo cielo. Dopo 10’ torna Nicola e ci presenta il presidente, il signor Carlo, che mi mise subito a mio agio dicendomi: “Diego sei uno di noi”. Volle conoscere la mia storia e con dolcezza e sensibilità mi disse, con gli occhi lucidi, che sarebbe stato orgoglioso di aiutarmi, che potevo contare sul Sassuolo Calcio. Nicola aveva organizzato tutto alla grande e ci accompagnò a pranzo assieme alla squadra. Entrai nella sala e come al mio
solito dimostrai a tutti che non ero un numero 1 come loro: dopo un solo minuto piangevo come un bambino, per l’intensa emozione. Ad uno ad uno questi meravigliosi ragazzi mi venivano ad abbracciare, Bressan, Zampagna, Noselli e tutti gli altri attorno a me, vicino a me, assieme a me. Che momenti speciali, che ricordi speciali. Poi la sorpresa più bella: il mister Stefano Pioli e il suo vice, Andrea Tarozzi. Io ero seduto al loro fianco, mentre bevevo il mio the caldo e, credetemi marinai, io auguro a ognuno di voi di conoscere due persone così. Stefano è un uomo che praticamente in pochi secondi riesce a donarti serenità e forza nello stesso tempo, trovando sempre il modo di parlarti con il cuore; Andrea è sempre attento e pronto a non lasciare mai la tua mano. Passai con loro delle ore stupende, mi sentivo a casa, mi sentivo importante, coccolato; vicino a me sentivo lealtà, semplicità, soprattutto respiravo la vera amicizia. Avrei voluto regalar loro ogni mio respiro di quella vita che grazie anche a loro, io amo ogni giorno. Grazie Nicola Donazzan, grazie portierone Bressan, grazie a tutti voi, campioni nel cuore del Sassuolo, grazie umilmente. E grazie mister Pioli e dal cuore grazie signor Tarozzi. Ciao splendido Sassuolo Calcio, ciao signor presidente Carlo Rossi, non dimenticherò mai. Ebbene ragazzi, anche questa volta siamo giunti alla fine del viaggio e anche stavolta io mi sento onorato di parlare con voi, di sentirvi vicino a me in ogni momento con i vostri messaggi e le vostre voci. Grazie all’A.I.C. e grazie a voi campioni, grazie di esistere, grazie della vita. Vi prego, non mollate voi o mollo anch’io. Vi aspetto tutti al 339.1082481 anche per un solo ciao. Dal cuore col cuore.
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Io e il calcio
l’intervista
Giorgio Rocca
Una carriera lunga, ad altissimo livello. Costellata pure da gravi infortuni da cui ha sempre saputo recuperare, continuando a lavorare su quella sua “macchina” che lui dice non essere mai stata proprio super, che l’ha costretto insomma a stare sempre su pezzo, ancora e ancora. L’ultimo infortunio però, nello scorso gennaio, quella grave lesione al muscolo tendineo di una coscia, gli ha fatto dire stop, basta così. Giusto poco prima delle Olimpiadi di Vancouver, quello che sarebbe comunque stato in ogni caso l’ultimo obiettivo della sua carriera. Giorgio Rocca di anni ne avrà 35 ad agosto e dopo una vita spesa su una strada tutto sommato definita, con gli appuntamenti agonistici a scandire le stagioni, si trova adesso a “cambiare pista”.
“S
ono cresciuto a Livigno, in effetti ogni estate c’era anche il camp del Milan, mio padre voleva che provassi, ricordo che ne ho fatto una parte una volta. Devo dire comunque che di mio facevo sempre un po’ di fatica a socializzare, sarà che si viveva in montagna, sarà che anche dopo ho fatto sempre in fondo uno sport solitario: era dura dunque per me avere un legame con un pallone. Tieni conto pure che dove sono cresciuto la neve c’è da ottobre a maggio, la stessa erba insomma non la si vede tanto, c’è in effetti poco tempo anche per poterlo praticare uno sport come il calcio. In ogni caso, se proprio devo rimproverare qualcosa a mio padre, ecco il fatto che non ha insistito più di tanto, lo vedo adesso con mio figlio, quanto fa presto a imparare una volta che ha a che fare con una palla”. “Sì, il calcio mi piace molto, di recente sono andato a vedere anche l’Inter in Champions, contro i russi del Cska, adesso spero di riuscire ad avere i biglietti per la partita contro il Barcellona, visto che ho collaborato con Sky per le Olimpiadi in Canada dovrei arrivarci. Vivo a Lugano, Milano è poco lontana e poi lo stadio di San Siro è davvero uno dei più belli. Io simpatizzo un po’ per il Milan ma non sono di quelli che tifa contro, so bene quanti ce ne sono tra i milanisti. Così, da fuori, devo dire che a volte quel che mi dà fastidio è vedere calcia-
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La scheda Classe ’75, papà italiano e mamma svizzera, è nato a Coira nel Cantone dei Grigioni (Svizzera) e appena un mese dopo era residente a Livigno. A tre anni i primi sci e prime gare a 6 anni con lo Sci Club Livigno. Campione italiano nelle categorie allievi e giovani, conquista il bronzo nei Mondiali Juniores a Lake Placid nel 1994. L’esordio in Coppa del Mondo è del gennaio del 1996 e la prima vittoria nel “suo” slalom speciale la ottiene in Svizzera, a Wengen, nel gennaio del 2003. Seguono poi altri dieci successi, tutti nello slalom speciale: Lillehammer (marzo 03), Chamonix (gennaio 04), Flachau (dicembre 04), Chamonix (gennaio 05), Kraniska Gora (febbraio 05), Beaver Creek (dicembre 05), Madonna di Campiglio (dicembre 05), Kraniska Gora (dicembre 05), Adelboden (gennaio 06) e Wengen (gennaio 06). Bronzo (slalom speciale) ai Mondiali di St. Moritz nel 2003, ancora bronzo nello speciale e nella combinata ai Mondiali di Bormio del 2005, ha conquistato la Coppa del Mondo di slalom speciale nella stagione 2005/2006. Portabandiera azzurro ai Mondiali 2005 di Bormio, alle Olimpiadi di Torino 2006 ha pronunciato a nome di tutti gli atleti il giuramento olimpico. È sposato e ha tre figli.
l’intervista
tori dotati di classe, non avere quella tenacia che invece dovrebbero avere, tipo quando perdono palla. Quando vedo che manca questa voglia, allora è un calcio quello che non mi piace. Quando invece la vedi in campo questa grinta, mi piace molto e un’altra cosa che ammiro molto è il lavoro di squadra, quando li vedo davvero tutti insieme lì in campo a vincere; io che l’ho fatto invece sempre da solo, con le cose che andavano alla grande se e quando andava bene, come unico leader avevo tutti gli onori e lo stesso, alla rovescia, quando non andava bene naturalmente”. “No, non mi rompe vedere i giornali sportivi dedicare gran parte delle pagine al calcio, poi ogni tanto c’è anche spazio per lo sci. Io continuo a sfogliarli al contrario, cominciando dallo sci e poi tornando indietro e comunque sia l’essere per me arrivato per esempio sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport la considero una delle soddisfazioni più grandi. Trovo che sia del tutto inutile arrabbiarsi, in fondo è giusto che le cose stiano proprio così, se ci credi bisogna lavorare per aiutare di più la tua disciplina ma non lo puoi fare secondo me da atleta, magari dopo sì puoi fare qualcosa. E c’è anche da dire che il calcio comunque lo giocano tutti, è un gioco facile e immediato, è una ruota insomma che continua a girare”.
“L’idea di squadra, di gruppo, è una cosa davvero diversa in un mondo quale quello dello sci. In fondo il tuo compagno è il tuo primo avversario, si sa che ci sono diversi livelli di bravura e dunque chi è più bravo sa che è proprio chi ti è vicino che cerca di copiare e migliorare, proprio per arrivare a batterti. Una volta che pianti i bastoncini, sei da solo, con la consapevolezza che tu puoi sì essere un leader ma presto o tardi arriva sempre qualcuno che ti batte. È vero, della gara si vede magari giusto quel minuto e basta ma dietro c’è sempre un itinerario ben preciso, a partire dalla colazione al mattino per arrivare alla ricognizione in pista, cercando di imparare per bene il percorso, sapertelo riprodurre davanti. E poi via, la tensione che cresce ed è un bene che capiti. Più gli anni passano e più ti abitui, allora riesci a stare più freddo ed è questo che capitava a me. La gente la si sente, almeno questo a me capitava; riuscivo a sentire anche lo speaker, se ero in vantaggio o svantaggio, anche questo mi aiutava. Se devo ricordare una pista in particolare, allora dico quella di Madonna di Campiglio, è stata quella la mia unica vittoria ottenuta in Italia, una gara che non hanno poi più fatto: lì quella sera erano tutti per me, come allo stadio, è stato un po’ il mio San Siro quello”. “Ho cominciato nel 1996 e ho durato sino questo inverno. È un mondo questo nostro che è molto cambiato in questi anni, direi intanto che c’è parecchia più professionalità di prima anche se ce n’è ancora tanta di improvvisazione. Tanto sono cambiati i materiali, noi adesso per esempio nello slalom abbiamo sci più corti di 40 centimetri, c’è molta ma molta più concorrenza e lo vedi nelle gare dove i distacchi si sono ridotti. Al di là dell’infortunio,
sarebbe stato questo in ogni caso il mio ultimo anno, era appunto arrivare alle olimpiadi di Vancouver l’obiettivo che avevo dopo quelle di Torino. Per il dopo di progetti e idee ne ho ma al momento non ho ancora niente in mano, bisognerà vedere. Sono ancora carabiniere, c’era un discorso per poter fare qualcosa con la Federsci ma è tutto da vedere, bisognerà vedere chi poi diventerà presidente della Federazione. È stato un ambiente in cui ci sono stato in pratica tutta la mia vita, spero insomma di restarci ma in ogni caso, per come sono fatto, non sono uno che se ne sta con le mani in mano. Mi piacerebbe fare qualcosa con e per i giovani, un altro discorso era quello per esempio con la Regione Lombardia, un incarico col quale cercare di avvicinare il mondo della scuola, compresa se possibile una diversa distribuzione delle stesse vacanze, in modo di offrire la possibilità di praticare lo sci a prezzi più accettabili, allargando così la base di praticanti”. “Di me si potrà magari dire quel che si vuole ma non che non abbia fatto il massimo in quel che stavo facendo. Specie dal 1999, da quando ho poi cominciato a lavorare sempre con lo stesso preparatore, sono molto progredito. Io non avevo di base una macchina “super”, ero una buona macchina e quindi ho dovuto lavorare molto. Sono contento di quello che ho fatto, magari potevo anche ottenere di più se fossi riuscito a stare più concentrato, di sfruttare di più determinati momenti buoni senza farmi così tanto schiacciare dalla notorietà, ma di mio so che mi sono sempre dedicato molto, va bene così”.
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ha scritto per noi di Alessandro Comi
Simone Malatesta, attaccante del Mantova
I miei gol
Attaccante mancino, classico uomo d’area di rigore, dotato di buona tecnica e un discreto fisico (1,80 cm x 78 kg), dopo dieci stagioni giocate in Serie C, Simone Malatesta è arrivato a Mantova nel 2009 per la sua grande chance nella serie cadetta. Malatesta fa il suo esordio nel calcio professionistico con il Modena nella stagione 1999/2000 (in C1, a 17 anni dopo un anno passato negli allievi nazionali): cinque presenze con la maglia dei gialloblù nella sua prima stagione da pro. Quindi un anno nella Primavera della Juventus e poi inizia a girovagare per la serie C: l’anno seguente va alla Maceratese in C2, dove gioca 15 partite. È la volta poi del Castelnuovo Garfagnana, con cui gioca 25 volte, mettendo a segno i primi due gol della sua carriera. Dal 2002/2003, e per tre stagioni consecutive, veste la maglia della Valenzana, sempre in C2. Con la squadra piemontese in tre annate disputa 73 partite, realizzando nove gol. Nel 2005 viene acquistato dal Prato: in Toscana mette a segno sette reti in 30 partite. Nel 2006/2007 passa alla Biellese, la sua media realizzativa cresce ancora e nella stagione passata a Biella arriva per la prima volta in doppia cifra: 12 gol fatti in 32 presenze. L’anno successivo è quello della definitiva esplosione di Simone Malatesta come bomber di categoria: al Carpenedolo, sempre in C2, mette a segno la bellezza di 20 gol in 32 incontri. Numeri che gli valgono il salto di categoria, nel 2008/09 veste la maglia del Venezia, in Prima Divisione (ex
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per la salvezza C1). La squadra lagunare attraversa una tribolata stagione che porterà ad una salvezza conquistata ai playout ma alla successiva scomparsa dal calcio professionistica per il fallimento del club. A Venezia Malatesta segna otto volte in diciotto partite e contribuisce in maniera decisiva alla rocambolesca salvezza targata Michele Serena. L’allenatore mestrino, ingaggiato nell’estate 2009 dal presidente Lori al Mantova, lo vuole con sé in riva al Mincio e così Malatesta arriva a vestire il biancorosso, acquistato in comproprietà dal Parma.
Soddisfazioni e delusioni in carriera? “Sicuramente ricordo l’entusiasmo che avevo appena andato via di casa a 16 anni, quando mi sono affacciato al mondo del calcio che conta in quel di Modena. Indimenticabile anche l’anno col Carpendolo dove mi sono trovato splendidamente con un ottimo gruppo di compagni di squadra e una grande società. Feci la bellezza di 20 gol e arrivammo primi a pari punti con il Pergocrema, sfortuna volle che perdemmo lo spareggio poi col Mezzocorona per salire e sfumò così una bella promozione. E mettiamoci dentro anche l’esperienza dell’anno scorso a Venezia: dopo un anno travagliato siamo riusciti a centrare l’obiettivo salvezza ai playout grazie anche alla mia decina di gol tra campionato e spareggi”.
Come sta andando la tua esperienza a Mantova in serie B ? “Mi son trovato molto bene, un ottimo ambiente, una bella piazza e città, grandi tifosi che ci seguono quasi sempre (sono almeno 5000 allo stadio quando giochiamo in casa). Un grande presidente Lori e il mister Michele Serena con cui ho un ottimo rapporto e che avevo già conoscevo avendolo avuto l’anno scorso a Venezia. Peccato che a livello di risultati non ci stia girando bene, stiamo cercando di uscire dalla zona calda sperando di raggiungere quanto prima la salvezza. La serie B è sicuramente più ardua rispetto alla C, ci sono giocatori più tecnici e non ti perdonano nessun passo falso, c’è concorrenza nel reparto offensivo ma mi adatto e spero di farmi trovare sempre pronto per dare il mio contributo per la squadra”.
Per il futuro cosa prevedi? “Sono un tipo che non si fascia la testa e non programmo molto, mi piace giocare divertendomi, ho la fortuna di giocare al calcio e di far parte di un ambiente sano e ricco di soddisfazioni. Per il futuro ho un contratto che mi lega in comproprietà col Parma, quindi vedremo come finirà l’annata qui col Mantova e poi si deciderà. Per il resto sono fidanzato da 8 anni con la mia ragazza Patrizia e ho un hobby che è quello del poker, tipo quello che pubblicizzano in televisione, mi piace giocare on line o quando ho tempo anche in qualche circolo giusto per mantenere sempre vivo il piacere del gioco e della competizione. Cosa che non deve mancare mai (anche nello sport) facendone però sempre solo un gioco per puro divertimento e non certo un vizio”.
amarcord
La partita che non dimentico
Mi ritorni in mente…
Luigi Consonni (Grosseto) “Te ne dico due, una positiva e una negativa. Quella positiva è per la conquista della serie B, ultima di campionato a Padova, loro poi che avevano ancora un po’ di speranze di entrare nei playoff, noi avanti di un punto sul Sassuolo: si doveva vincere per forza e si sa quanto è dura. Una settimana lunga, in testa i sacrifici di tutto un anno, in 3.500 da Grosseto e abbiamo poi vinto, 1 a 0 e quando siamo tornati erano in 13.000 ad aspettarci: sia la partita che un po’ tutta quella giornata, è un ricordo indimenticabile. Quella negativa è invece la semifinale playoff contro il Livorno, stavolta valeva la serie A. Eravamo partiti in effetti con altri obiettivi, ma le giornate passavano e noi c’eravamo sempre. Nel confronto sembravamo spacciati ma intanto all’andata, da noi, vincemmo 2 a 0; da loro reggemmo sino all’1 a 1 (perdevamo e poi avevamo anche pareggiato), poi sempre nel primo tempo, rigore per loro e uno di noi espulso: 2 a 1 per loro. Quel gol ci scaricò, nel secondo tempo altri tre espulsi, finimmo in sette, 4 a 1 per loro e nella delusione, la cosa bella che ricordo sono gli applausi alla fine dei nostri tifosi, erano in 4.000 quella volta: ci applaudirono comunque”.
lì che ci schiacciano e sbagliano pure l’occasione per andare sul 3 a 0. A 5’ dalla fine, rigore per noi; voleva batterlo Dante Lopez ma il rigorista della squadra ero io, mettici anche che ero il vice capitano: insomma l’ho tirato e ho fatto gol, era la speranza per il ritorno (dove poi abbiamo vinto e ho rifatto gol). La seconda è una di quest’anno, Bari-Juventus, l’unica fin qui che ho giocato. E unica volta che mio padre è venuto sino a Bari per vedere una partita e guarda che tutto era stato prenotato da mesi, è stata proprio una coincidenza che io fossi in campo. Comunque sia ho anche fatto bene, abbiamo vinto per 3 a 1: m’è rimasto dentro sì l’abbraccio dei compagni che erano contenti per me ma soprattutto lo sguardo di mio padre, quel suo modo silenzioso di dirmi che era orgoglioso di me, cose che magari non ti senti mai dire ma che poi, quando capitano,
Cristian Stellini (Bari) “Ce ne sono due, dai. La prima è una semifinale playoff con la Salernitana, l’andata, stiamo perdendo 2 a 0, loro
sia pure sia stato solo uno sguardo, valgono più di mille parole. Sì, ricordo che mi sono anche emozionato in quel momento”.
Elisabetta Tona (Torres) “Potrei magari ricordare partite in cui ho fatto gol, da difensore non capita poi spesso anche se quest’anno sinora ne ho già fatti 9 in campionato, 4 in Champions e qualcuno pure in Nazionale, ma la partita che forse ricordo di più è stata la finale di ritorno per la Coppa Italia. Venivo da un incidente al ginocchio, tre mesi fuori, era proprio la fase finale della Coppa Italia (andata e ritorno) l’obiettivo che mi ero messa in testa fin che recuperavo dall’infortunio. Noi della Torres contro il Bardolino, avevano vinto il campionato, scorrendo i nomi erano certo loro le favorite. All’andata, da loro, avevamo perso per 3 a 2 e il nostro capitano di allora, Pamela Conti che adesso gioca in Spagna, prese l’ammonizione che fece scattare la squalifica. Eravamo contate, l’allenatore me lo disse subito che sarebbe toccata a me, tra l’altro proprio da capitano visto che ero il vice. Così giocai, con tutto quello che avevo fatto proprio per rientrare per la Coppa: vincemmo 1 a 0 e la vincemmo noi insomma quella Coppa Italia. Alla fine ero stanchissima e ricordo che ce la facemmo quel giorno per l’unione del gruppo, solo così potevamo pensare di portare a casa quella vittoria. Fu insomma una grande felicità anche perché devo dire che giocare qui a Sassari è davvero speciale, avverti e vivi un senso di appartenenza che va oltre il campo, con questi colori rossoblu che come si suol dire (ed è così) ti si attaccano alla pelle. Sì, giocare qui è speciale”.
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internet
di Mario Dall’Angelo
I link utili
Alla scoperta
di nuovi talenti
YouTube è uno dei servizi di maggior successo su Internet. Milioni di utenti caricano e guardano video sul portale creato nel 2005 da tre ex impiegati di una società finanziaria e acquisito da Google l’anno dopo. Larry Page e Sergey Brin, creatori del motore di ricerca, videro lontano con quell’operazione che li portò a controllare il sistema di condivisione di filmati, aprendo un nuovo capitolo nella storia del Web. Sulla scia dei golden boys di Google, si muovono ora alcuni grandi ex del calcio con un’idea innovativa: applicare l’intuizione di base di YouTube alla ricerca e scoperta di nuovi talenti del calcio. Due campioni del mondo di Spagna 1982 - Giancarlo Antognoni e Francesco Graziani - supportati da Sergio Brio, stopper della Juventus campione Intercontinentale negli anni ‘80, e dalla pluriscudettata Elisabetta Vignotto - ora presidente della AC Reggiana Femminile - hanno creato il sito www.newfootballtalent.com. L’idea è semplice: utilizzare Internet per consentire un più facile incontro tra i giovani calciatori di ambo i sessi e gli osservatori, sia quelli delle grandi società sia delle minori. Da un lato quindi si offre la possibilità ai ragazzi di mettersi in mostra a livello nazionale, cosa che sarebbe impossibile altrimenti. Dall’altro si consente agli osservatori delle squadre più importanti di cercare qualche grande talento in erba e a quelli delle formazioni minori di cercare in un serbatoio ben più grande di quello rappresentato dalle squadre che partecipano ai tornei giovanili. Nel progetto è coinvolto anche Gabriele Graziani, figlio di Ciccio, buona carriera da attaccante ancora in corso, che ci ha spiegato come funziona Newfootballtalent.com. “L’idea è venuta vedendo il successo di YouTu-
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be” - spiega il figlio d’arte. “Abbiamo pensato di creare un sito su cui un giovane calciatore sconosciuto possa caricare un video, in modo che gli osservatori possano visionarlo e fare una prima valutazione senza doversi muovere”. È un decisivo passo avanti rispetto al vecchio sistema delle vetuste videocassette. “La tecnologia oggi mette a disposizione mezzi che una volta neanche esistevano e pensiamo sia arrivato il momento di sfruttarli per un’attività come la ricerca di talenti calcistici” - afferma Gabriele con convinzione.
L’idea è semplice ma efficace, come il celebre video di presentazione in cui Diego Armando Maradona, poco più che bambino, palleggiava con la fenomenale classe che di lì a poco tutto il mondo avrebbe conosciuto ed esaltato. Sulla home page del sito ci sono dei messaggi rivolti ai giovani calciatori, che sono invitati a registrarsi gratuitamente e caricare un video di una propria esibizione o importarlo da YouTube se già caricato sul celeberrimo portale. Gli utenti del sito e i campioni summenzionati li valuteranno e assegneranno a ognuno un punteggio. Alla scadenza del concorso, il 15 maggio, i migliori classificati saranno ospiti di uno sta-
ge a Villasimius in Sardegna, dal 29 maggio al primo giugno, con 208 posti disponibili. In quella circostanza potranno giocare sotto lo sguardo di osservatori di società come Parma, Empoli, Lecce e Reggiana. Le partite saranno con suddivisioni per 4 fasce di classe ed effettuate, secondo le età, da tempi di 40 e 45 minuti. Ogni fascia di classe avrà 52 partecipanti. I giocatori saranno ospitati gratuitamente in hotel da Golsta, la società che gestisce l’iniziativa. Il sito, per quanto riguarda il “piatto forte”, cioè i video, comprende 4 sezioni: “i più recenti”, “i più visti”, “i più discussi”, “i più votati”. Ogni sezione ha una pagina con la miniatura tratta da un fermo immagine dei filmati, corredata da un titolo inserito dal diretto interessato e dal punteggio totalizzato temporaneamente. Cliccando sulle miniature si accede ai video. La creazione di una scheda personale e il caricamento di video è aperto anche a giocatori non più giovanissimi. Newfootballtalent.com è aperto anche alle squadre, ma attualmente è possibile solo su invito che si può ottenere previa compilazione di una form. I singoli invece possono registrarsi liberamente. Entrando nella pagina della “Community” si può accedere, anche senza registrazione e indipendentemente dalla classifica del concorso, alle schede e ai video caricati. Attraverso il link “Classifica” si entra in una pagina in cui c’è l’elenco dei partecipanti al concorso, partendo dalla vetta. Al momento di scrivere il primo classificato ha totalizzato ben 5018 punti, mentre fino all’ottavo si è oltre i mille punti. Risultati già interessanti, trattandosi di voto popolare: i campioni e la giuria infatti non si sono ancora espressi.
internet
di Stefano Fontana
Calciatori in rete
Bassi e Caetano: cadetti sul web www.davidebassi.com Questo mese ci occupiamo del sito ufficiale di Davide Bassi, “portierone” di 190 cm in forze all’Empoli. Il sito si presenta con una grafica lineare ma non per questo banale, capace di privilegiare la facilità di fruizione rispet-
to ad inutili fronzoli come animazioni in Flash o complicati Javascript capaci solo di rallentare l’apertura delle pagine. L’homepage presenta in primo piano la firma del giocatore sovrapposta ad una serie di suggestive foto che si alternano sullo schermo. In ognuno di questi scatti Davide è immortalato in azione tra i pali, talvolta in un tuffo plastico al fine di afferrare la sfera, talvolta in piena concentrazione rispetto all’azione d’attacco in corso, pronto allo scatto decisivo. Da bambino inizia a giocare in porta, poi in difesa, e infine di nuovo in porta nelle scuole calcio di Spezia e Canaletto Sepor. Successivamente giocherà anche con Arsenalspezia e Sarzanese prima di passare al Fo.Ce. Vara. Quindi dal gennaio 2000 il grande salto: Genoa, Empoli, Massese, ancora Empoli che gli offre un ruolo di portiere di riserva alle spalle di Daniele Balli. Nonostante il ruolo di secondo portiere, riesce a giocare 25 partite in due stagioni di Serie A, esordendo il 14 aprile 2007 in Caglia-
ri-Empoli 0-0. Con la retrocessione in B dei toscani alla fine della stagione 2007-2008, la società decide di puntare su di lui come portiere titolare in serie cadetta. Il sito integra il blog personale del giocatore, mentre non manca all’appello una nutrita galleria fotografica. Lo spazio “contattami” è ideale per scrivere una mail o lasciare un messaggio direttamente al giocatore, sicuri di una celere risposta. Non manca una pagina ove trovare il palmares completo del giocatore, raccontato in prima persona con uno stile piacevole e conviviale, come se Bassi si stesse rivolgendo ad un amico parlandogli di sé. Lo stesso stile caratterizza anche la stesura del menù biografico reperibile nella pagina “chi sono”, dalla quale abbiamo tratto le informazioni precedentemente riportate relative alla carriera di Davide. Uno spazio internet piacevole e completo, da visitare al fine di conoscere meglio questo portiere spezzino in forze all’Empoli. www.caetano10.com.br Sito ufficiale di Caetano Prosperi Calil, centrocampista brasiliano del Frosinone, classe 1984 nato a Guaxupé, caratteristica cittadina carioca. Caetano comincia a giocare giovanissimo nelle giovanili del San Paolo, approdando presto alle selezioni della nazionale brasiliana under 17, a testimonianza del suo innato talento. Dopo aver militato nelle giovanili del Corinthians ed aver vestito, senza troppo successo, le casacche di Cruzeiro e Santos, viene ceduto al Roma Apucarana, società partecipante al Campionato Paranaense 2005. Successivamente passa all’Atlético Paranaense, quindi all’Avaí, al Guaratinguetà, all’Ipatinga, nuovamente nella Serie B brasiliana. Il 4 luglio viene poi annunciato l’acquisto di Calil da parte di Fioren-
tina e Siena in compartecipazione, sulla base della quale il giocatore militerà nella squadra bianconera nella stagione seguente. L’esordio in Serie A avviene il 26 agosto 2007, quando il trequartista subentra a Enrico Chiesa nel secondo tempo della sconfitta casalinga della sua squadra per 1-2 contro la Sampdoria; disputa poi un altro spezzone di partita contro il Cagliari. Il 7 agosto 2008 il Crotone compra la metà del cartellino del giocatore dalla Fiorentina e si assicura le sue prestazioni per la stagione successiva, quando ottiene la promozione in Serie B. Il 2 luglio 2009 il Frosinone acquista la metà del cartellino. Questa è a sommi capi la carriera del giocatore, il cui sito internet si distingue per qualità e cura realizzativa. Dati relativi la sua biografia sportiva e tutti i dati personali possono essere trovati nell’apposita sezione del sito. La grafica è semplice e gradevole, tale da rendere fluida e piacevole la navigazione anche in presenza di
connessioni lente. È possibile innanzitutto scegliere la lingua tra inglese e portoghese, per poi tuffarsi direttamente nei contenuti. Molto bella e nutrita la videogallery, organizzata secondo un’originale interfaccia grafica che ricorda i tasti di un telecomando. Non manca la possibilità di contattare il giocatore scrivendogli direttamente una mail.
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sfogliando di Nicola Bosio
frasi, mezze frasi, motti, credi proclamati come parabole, spesso vere e proprie “poesie”
Alle volte il calcio p diverte di più Per noi non è un problema giocare con tre attaccanti, anzi è un problema per i nostri avversari. Josè Mourinho (Inter) Mi manca il gol. Diego (Juventus) Il gol non è un chiodo fisso. Raffaele Biancolino (Cosenza) Il gol non è tutto. Fare un assist ad un compagno per me è importante quanto segnare. Zlatan Ibrahimovic (Barcellona) La nostra identità è chiara: voler fare gol. Leonardo (Milan) Corro per la squadra e sono felice di farlo. Se poi ci scappa il gol è ancora meglio. Goran Pandev (Inter) Uno spogliatoio unito è il primo passo per far bene in campo.
Marco Rossi centrocampista del Genoa “L’arte del bluff” C’è una cosa che ho imparato col tempo: mai mostrare tentennamenti. Fingere sicurezza aiuta, quantomeno non fa capire agli altri che sei in difficoltà. Gael Genevier (Torino) Ci vuole sempre un po’ di fortuna nel calcio, ma resto dell’idea che se giochi bene te la meriti e prima o poi deve girare nel modo giusto. Alessandro Sgrigna (Vi-
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cenza) Un pizzico di fortuna ci vuole sempre. Claudio Ranieri (Roma) Nel calcio succede che ci siano periodi in cui non ne va dritta una. Valerio Di Cesare (Vicenza) Può starci un periodo meno felice per un calciatore, magari se è un portiere si nota di più. Mariano Gonzalo Andujar (Catania) È una grande fortuna avere attaccanti che non perdono mai la palla, perché sei pericoloso davanti e non perdi l’organizzazione dietro. Josè Mourinho (Inter) Con la dirigenza e la presidenza parliamo di tutto. Loro sanno come la penso io ed io come la pensano loro. Conta essere chiari, tutti vogliamo una cosa sola: vincere le partite e giocare un buon calcio. Leonardo (Milan) Non esistono giocatori che ti giocano contro, il problema è la mancanza di feeling. Claudio Ranieri (Roma) Resterò sempre convinto che un tecnico va valutato per come fa giocare le sue squadre e non per come porta la cravatta o per quello che dice. Delio Rossi (Palermo) Il calcio è spietato: a volte giochi meglio dell’avversario e perdi. Ma dobbiamo continuare a ricordare ai ragazzi che serve questo atteggiamento e prima o poi i risultati arriveranno. Cesare Prandelli (Fiorentina) Il calcio non perdona e serve a poco appellarsi alla sfortuna. Walter Mazzarri (Napoli) Con la pancia piena non si va da nessuna parte. Se ci sediamo, è normale perdere. Gian Piero Ventura (Bari) Di tattica non parlo, perché l’Italia dice che non sono un bravo allenatore ma semplicemente un grande comunicatore. Josè Mourinho (Inter) Quando Mourinho parla in tv non lo ascolto. All’inizio è divertente, ma poi mi dà noia. Massimiliano Allegri (allenatore) Io giudico i colleghi soltanto per quello che fanno sul campo. Walter Mazzarri (Napoli) Noi tecnici nelle dichia-
Fabio Capello C.T. Nazionale Inghilterras “Regole non rispettate” Le regole ci sono, ma non sono rispettate ed è per questo che si è perso il fascino di giocare in Italia. Il nostro paese non ha più appeal e non è certo la tv che fa stare la gente a casa. Siamo in mano agli ultrà: l’ho detto e ripeto le stesse cose anche se sono stato criticato, ma non mi fa certo piacere che i fatti mi stiano dando ragione. razioni a volte siamo banali. Alberto Zaccheroni (Juventus) In Italia il gioco non interessa, conta solo la vittoria, non il buon calcio. Zlatan Ibrahimovic (Barcellona) Conta solo la classifica, non lo spettacolo. Stefano Colantuono (Torino) Da noi non c’è cultura sportiva, ma solo quella del risultato e dei furbetti. Alberto Zaccheroni (Juventus) Nel nostro campionato devi sempre dare il centoventi percento per battere chiunque. Walter Mazzarri (Napoli) Io sono uno che cerca di prendere il meglio di quello che vive. Luis Jimenez (Parma) I giocatori contano più degli uomini, perché il calcio è fatto dagli uomini, non dai moduli. Emiliano Mondonico (Albinoleffe) Il modulo vincente non esiste.
sfogliando
parlato del calcio giocato Claudio Ranieri (Roma) I calciatori più bravi hanno i concetti e in base a quelli fanno tutto. Poi i sistemi dipendono dal gruppo che hai. Delio Rossi (Palermo) Prego. E chiedo a Dio di rivestirmi di una corazza celeste. So che lui mi sta osservando, per questo non ho paura. Il timore lo combatto con il lavoro. Felipe Melo (Juventus) In Italia puoi restare 80 minuti senza toccare una palla, ma alla fine un’occasione arriverà e sai che non la devi fallire perché ti giudicheranno in base a quella palla. Zlatan Ibrahimovic (Barcellona) Chi fa troppi voli pindarici rischia poi di sbattere a terra e finire con le ossa rotte, quindi ci
Momo Sissoko centrocampista della Juventus “Razzismo? Non esageriamo” Non posso dire che in uno stadio tutte le persone siano razziste. Io non ascolto, non mi interessa quello che succede intorno ad una partita di calcio. Meglio non esagerare a parlare di razzismo, che non dovrebbe esistere.
vuole sempre grande equilibrio. Massimiliano Allegri (allenatore) Quando un reparto ha numeri importanti, non è mai merito di un solo giocatore. Dario Dainelli (Genoa) Giocando ogni tre giorni non è facile mantenere sempre la stessa intensità. Josè Mourinho (Inter) Più faccio fatica più mi diverto e sto bene. Non vedo altro modo di intendere il mio calcio. Antonio Filippini (Livorno) I giovani? In Italia solo due-tre club hanno la possibilità di prendere il… prodotto finito. Le altre devono scoprirlo prima. Delio Rossi (Palermo) Arrivare in Nazionale è il massimo e un Mondiale è tutto ciò che un calciatore può chiedere. Felipe Melo (Juventus) Per la carriera di un calciatore la Coppa del Mondo è il massimo traguardo. Amantino Mancini (Milan) In un gruppo di grandi campioni non puoi mai rilassarti: se lo fai perdi il posto, perché c’è uno bravo come te. Luis Jimenez (Parma) Io vorrei sempre giocare, perché quando vengo sostituito o escluso dalla formazione ci soffro. Ma questo è il calcio. Mario Balotelli (Inter) Le grandi squadre le vedi ma non sai mai come giocano. Delio Rossi (Palermo) Le grandi squadre sanno concentrasi in poco tempo su obiettivi importanti ed immediati. Gianni De Biasi (Udinese) I successi vanno messi da parte. L’importante è prepararsi e fare di tutto per vincere la partita. Se hai questa mentalità la sconfitta non ti sconvolge. Claudio Ranieri (Roma) Quando non vinci da tempo perdi fiducia. Non è questione di paura, ma proprio di fiducia. Quando un calciatore è abituato a vincere e non ci riesce per una, due, tre partite, inevitabilmente perde. Momo Sissoko (Juventus) Quando vinciamo sono sempre contento, ma è importante che ci sia sempre la
Sinisa Mihajlovic allenatore del Catania “Boskov non… docet” Se non prendi gol, non è più come dice Boskov secondo cui nel calcio si può perdere, vincere o pareggiare; puoi vincere o pareggiare e a noi muovere la classifica fa sempre bene. prestazione. Claudio Ranieri (Roma) Bisogna distinguere gli insulti razzisti dalle contestazioni. Juan (Roma) Non nego che sia un vantaggio avere tutti i calciatori a disposizione. Però, quando succede, devo mandare qualcuno in tribuna e non è facile: io cerco di parlare con tutti, è sicuramente la parte più complicata del mio lavoro. E tutte le scelte sono correlate: la formazione titolare, la panchina, la tribuna. Leonardo (Milan) Io voglio avere un gruppo di giocatori senza distinzioni tra titolari e riserve. Claudio Ranieri (Roma) Il gruppo non assegna posti da titolare o in panchina. Matteo Brighi (Roma) Nel collettivo si esaltano i singoli. Alessandro Matri (Cagliari) La bravura di un tecnico è mettere i giocatori nelle migliori condizioni. Gianni De Biasi (allenatore) Da noi quasi mai si valuta il lavoro di un allenatore in base alla qualità dei giocatori a disposizione e alle difficoltà oggettive in cui si trova. Walter Mazzarri (Napoli)
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tempo libero
musica
libreria
Limina Edizioni
Il falco di Utrecht
di Emiliano Fabbri – 192 pagine - €19,90
Prima biografia del fuoriclasse neroazzurro Wesley Benjamin Sneijder, erede designato di Lothar Matthäus nei cuori dei tifosi interisti, campione la cui intelligenza tattica lo ha già reso perno insostituibile dello scacchiere di Mourinho. Insomma quel regista tanto atteso, in grado di rendere lo squadrone milanese competitivo anche in Europa, cambiandone per sempre la mentalità offensiva e la qualità tecnica. Calciatore che, a soli 25 anni, ha già indossato tre delle maglie più gloriose del mondo del calcio: il biancorosso dei lancieri dell’Ajax, la camiseta blanca del glorioso Real Madrid, e l’aristocratico nerazzurro dell’Internazionale di Milano. Ma prima di tutto un uomo vero, un professionista esemplare e umile, capace di sacrificarsi per la squadra e i compagni. Un viaggio a ritroso nel tempo, passando attraverso gli anni indimenticabili di Amsterdam e Madrid, da quando il giovane Wesley giocando nei campetti della sua Utrecht, sognava di seguire le orme di un altro fuoriclasse del calcio olandese, Marco Van Basten, concittadino e modello di classe purissima. Insomma un libro in grado di raccontare come mai prima, sogni e speranze, vittorie e sconfitte, di uno degli astri nascenti del calcio mondiale. La Colomba Edizioni
Andrea Fortunato. Una stella cometa di Ivan Sica - €15,00
Nel 15° anno della sua scomparsa, questo libro/tributo si sviluppa intorno ad una serie di testimonianze rilasciate da grandi protagonisti dello sport (da Gianni Petrucci a Giancarlo Abete, da Gianni Mura a Roberto Beccantini) che hanno accompagnato Andrea Fortunato nella sua vita di atleta e ragazzo. Si parte da Salerno, dai ricordi dei familiari e di chi lo ha visto tirare i primi calci al pallone, per arrivare a Como e poi Genoa, Pisa, ancora Genoa e Juventus. E poi la malattia di cui tutti parlano con dolore. Perché Andrea era un calciatore che stava diventando campione e un ragazzo a cui era facile volere bene. Il libro parla di sport, amicizia, passione. Descrive dal di dentro cosa vuol dire diventare un calciatore professionista e svela anche i momenti di debolezza che tutti i campioni hanno vissuto. La vita di Andrea Fortunato può essere letta dagli appassionati di sport, da chi è attento alle storie e vuole saperne di più, dai tifosi delle squadre coinvolte e non solo, persino da coloro che vogliono leggere di una storia reale e raccontata da chi l’ha vissuta. I proventi del libro saranno devoluti in beneficenza al Comitato per la vita “Daniele Chianelli” di Perugia. Limina Edizioni
Quel che resta di Coppi
di Andrea Maietti – 134 pagine - €18,00
Nell’anno del cinquantesimo anniversario della scomparsa dell’ indimenticato Airone, il libro è un viaggio struggente e nostalgico nel ricordo di aneddoti del tutto inediti su Fausto Coppi e le sue straordinarie vittorie, raccontate anche dalla penna dei più grandi “osservatori” del ciclismo dell’epoca, da Buzzati a Gianni Brera. A fianco una vera propria indagine sui motivi di un mito senza tempo, alla ricerca di un erede recente capace di raccoglierne la grandezza. Gregari ed eroi di paese divenuti Coppi per un giorno. Campioni recenti in grado di far sognare i tifosi. Ma anche il racconto di un pezzo di vita di quell’Italia che non c’è più, reso con una scrittura leggera e delicata che assieme trasfonde ricordi del vissuto dell’autore e l’assoluta certezza che tutti gli appassionati di ciclismo in fondo stanno ancora aspettando il ritorno del più grande campione di tutti i tempi, dell’ultimo grande interprete di un ciclismo romantico. Qualcuno ha scritto di lui che è stato il primo campione dell’era moderna. In verità è stato l’ultimo e il più grande campione del ciclismo prima dell’avvento della televisione. Di Coppi e dei suoi anni resta una lancinante nostalgia.
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Litfiba
Reunion Un disco vero e proprio non c’è ancora (arriverà presto con un live e due inediti), ma la notizia è di quelle che certo non si poteva far a meno di scrivere, dal momento che riguarda la “reunion” del rock italiano forse più importante degli ultimi anni: i Litfiba sono tornati, un po’ come si auguravano Elio e le Storie Tese (indimenticabile la loro “Litfiba tornate insieme”) e milioni di fan che hanno atteso più di dieci anni per rivedere Piero Pelù e Ghigo Renzulli di nuovo sul palco. Messi da parte antichi rancori ed archiviati 10 anni di carriera “solista” costellati da alti (per Piero) e bassi (per Ghigo), il duo fiorentino ha deciso di ripartire con la grinta di un tempo, anzi con lo “spirito rock” degli esordi, quello fatto di inconfondibili rif di chitarra (di Ghigo) e urla sataniche (di Piero). Un ritorno al passato che, a giudicare dai “sold out” dei primi concerti, non è certo la solita minestra riscaldata, ma è invece ciò che ci voleva per rivitalizzare il panorama musicale di casa nostra: in un momento artistico piuttosto desolante, dove spadroneggiano improvvisati sbarbatelli figli di reality più o meno validi, ecco che la reunion dei Litfiba arriva come un fuoco d’artificio in una notte senza stelle, come una spruzzata di peperoncino su un piatto insipido, come un urlo in un assordante sterile silenzio. E allora via con cavalli di battaglia come “Probito”, “Cangaceiro”, “Lulù e Marlene”, “Tex”, “Gioconda” e “El diablo”: a chi li conosce verranno i brividi, chi non li ha mai sentiti non si perda questa occesione…
CUD 2010
Foto: Georgie Scott/ActionAid - Grafica: Marco Binelli
CUD 2010
Scheda per la scelta della destinazione dell’8 per mille dell’IRPEF e del 5 per mille de
Da utilizzare esclusivamente nei casi di esonero dalla presentaz
SOSTITUTO D’IMPOSTA
CODICE FISCALE (obbligatorio)
Scheda per la scelta della destinazione dell’8 per mille dell’IRPEF e del 5 per mille dell’Irpef CODICE FISCALE (obbligatorio)
CONTRIBUENTE
Da utilizzare esclusivamente nei casi di esonero dalla presentazione della dic NOME
COGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile)
DATI SOSTITUTO D’IMPOSTA DATA DI NASCITA ANAGRAFICI GIORNO MESE
CONTRIBUENTE
CODICE FISCALE (obbligatorio) ANNO
COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA
CODICE FISCALE (obbligatorio)
COGNOME (per le donne indicare il cognome da nubile)
NOME
DATI LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUE DATA DI NASCITA COMUNE (o Stato estero) DI NASCITA ANAGRAFICI NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSON GIORNO MESE ANNO
SCELTA PER DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF DEVOLVI IL TUO 5 PER MILLE ADLA DESTINAZIONE ACTIONAID
(in CINQ caso LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ES Stato
Chiesa cattolica
Unione Chiese cristiane
PER LA DESTINAZIONE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRM La tua dichiarazione dei redditi potrà contribuireSCELTA a cambiare il futuro diDELL’OTTO migliaiaPERdiMILLE bambini e delle Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste valdesi Chiesa Luterana in Italia loro comunità. La tua firma si trasformerà in lotta alla povertà, in ecampagne diEvangelica sensibilizzazione, in Unione Comunità aiuti alle popolazioni colpite da emergenze. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stato
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. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa cattolica Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorn
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. . Chiesa . . . . Valdese . . . . unione . . . . delle . . .chiese . . .metodiste . . . . . e.valdesi . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. Chiesa . . . . Evangelica . . . . . .Luterana . . . . .in .Italia . . . . . . . . . . . . .Unione . . Comunità . . . . . Ebraiche . . . . .Italiane . . . . . .
a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati,nel contenuta nel p Farai parte di operazione fame e con ActionAidIn aggiunta sosterrai il diritto al cibo per moltissime persone si precisa che i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia del Sud del mondo. Perché la fame è un’emergenza, tutto al’anno, pernell’informativa più di un sul miliardo In aggiunta quanto indicato trattamentodi dei persone. dati, contenuta nel paragrafo 1 de . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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tale. SE SI È ESPRESSA LA SCELTA È NECESSARIO APPORRE LA FIRMA ANCHE NELL’APPOSITO RIQU SE SI È ESPRESSA LA SCELTA È NECESSARIO APPORRE LA FIRMA ANCHE NELL’APPOSITO RIQUADRO POSTO
SCELTA LA DESTINAZIONE DESTINAZIONE CINQUE PERDELL’IRPEF MILLE DELL’IRPEF (in cas SCELTAPER PER LA DEL DEL CINQUE PER MILLE (in caso di scelta FIR Sostegno del del volontariato e delle altrealtre organizzazioni non lucrative utilità sociale, Sostegno volontariato e delle organizzazioni non di lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute delle associazioni di promozione sociale e fondazioni che operano nei settori di cui all’art. 10, c. e 1,delle lett a),associazioni del D.Lgs. n. 460 del 1997 riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997 FIRMA
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Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
Codice fiscale del beneficiario (eventuale)
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Mario Rossi
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.....................................................................
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Finanziamento della ricerca sanitaria
Finanziame scientifica
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.........
Codice fiscale del beneficiario (eventuale Sostegno delle dal comune di res