Il calciatore Novembre-Dicembre 2017

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Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – 70% NE/VI - Anno 45 - N. 08 Novembre-Dicembre 2017 - Mensile

2017

08

Novembre Dicembre

Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori

Gigi Buffon il più votato di una squadra da sogno

Gran Galà del Calcio AIC 2017


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editoriale

di Damiano Tommasi

Era...…ora!? Avrei voluto dedicarmi solo al Galà del Calcio AIC 2017 che diversamente dagli altri anni abbiamo anticipato a novembre. Non posso, purtroppo, perché un fatto che accade con frequenza sessantennale si prende inevitabilmente la scena. Italia-Svezia, Svezia-Italia, Svezia o Italia. Non ci credeva nessuno e ancora oggi si fatica a pensare ad un Mondiale senza l’Italia. Inutile ora cercare i colpevoli, le cause, le responsabilità o i possibili rimedi non utilizzati, c’è da rimboccarsi le maniche. Il pianto di Gigi Buffon, e non solo, a S.Siro rimarrà nelle pagine della storia del calcio italiano e dispiace pensare cosa sarebbe potuto essere e non è stato. La pagina è stata però girata. Lunedì 20 novembre sono arrivate le dimissioni del presidente Tavecchio che, con una settimana di ritardo, riportava le responsabilità in capo a chi di dovere. Il ruolo di rappresentanza e il dovere istituzionale hanno imposto questo passo indietro che permette ora di guardare al futuro. Infatti, e ora? Il 29 gennaio è dietro l’angolo e le soluzioni per il calcio italiano non sono ricette magiche o interruttori da premere. C’è da costruire, ricostruire, uno spirito sportivo “diverso”. Gli attori in campo saranno, ahimè, incredibilmente gli stessi. Tutti al loro posto e paradossalmente anche il presidente Tavecchio potrebbe arrivare al 29 gennaio

con il ruolo di Commissario della Lega di Serie A. Da parte nostra in queste settimane c’è tanta voglia di spaccare il mondo, di urlare a tutti che bisogna tornare a parlare di calcio, parlare ai bambini con la passione. Chi può ora mettere la faccia dove in pochi metterebbero piede? Come si può ricostruire partendo dagli stessi ingredienti? Con gli stessi mattoni si può costruire un edificio diverso? Sono stato a Il Cairo qualche giorno e scrutare le piramidi mi ha fatto sperare che qualcosa di buono si possa fare anche con materiali poveri. Serve l’ingegno, la passione ma soprattutto la visione. Sapevano gli Egizi, o chi per loro, che quell’incredibile opera avrebbe attraversato il tempo fino al giorno in cui si sarebbe persa la memoria? Non credo, ed è per questo che da settimane ormai penso che per il calcio italiano servirebbe un sogno, una visione apparentemente impossibile che parta dalla povertà degli ingredienti per scoprire che con la passione si raggiungono risultati insperati. Gigi Buffon protagonista del nostro Galà rende merito a questa passione che fa raggiungere risultati che sembrano impossibili. Gigi Buffon a S.Siro ci fa anche capire, però, che sognare con passione non rende immuni dalle sconfitte, ma rende le sconfitte quasi sempre orgogliosamente benedette!

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Poste Italiane SpA – Spedizione

08

serie B di Tommaso Franco Daniele Croce

scatti di Maurizio Borsari primo piano di Nicola Bosio Consiglio Direttivo AIC

speciale

Congresso FIFPro 2017

di Nicola Bosio

regole del gioco di Pierpaolo Romani Calciatori (sempre) sotto tiro

fifpro

calcio e legge di Stefano Sartori Il Fondo di Fine Carriera in Francia

calcio e legge di Stefano Sartori FIFA DRC e CAS sul tesseramento Organo mensile dell’Associazione Italiana Calciatori

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– 70% NE/VI - Anno 45 - N. 08 Novembre-Dicembre

2017 - Mensile

Organo mensile dell’Associaz

ione Italiana Calciatori

Novembre Gran Galà del Calcio AIC 2017 Dicembre

editoriale di Damiano Tommasi

È Gianluigi Buffon il calciatore più votato dai colleghi per la stagione 2016/17: il capitano della Juventus e della Nazionale è infatti il trionfatore della 7ª edizione del “Gran Galà del Calcio AIC”, l’esclusivo appuntamento organizzato dall’Associazione Calciatori, in collaborazione con l'agenzia di comunicazione ed eventi Dema4, che si è tenuto a Milano il 27 novembre scorso.

in Abbonamento Postale

Gigi Buffon il più votato di una squadra da sogno

2017

sommario

2017

08

Novembre Dicembre

3 6 10 14 17 18 21 22 24 28 30 32 34 36 38


serie B

di Tommaso Franco

Daniele Croce: centrocampista della Cremonese

“Non illudiamo i giovani ma aiu All’interno del “Centro sportivo Arvedi” di Cremona, abbiamo incontrato Daniele Croce, centrocampista della Cremonese classe ’82. Per lui, quest’anno, una nuova sfida, una nuova stagione con una maglia importante in una società storica. Gli inizi a Pescara, la Lega Pro, le sfide più diverse nelle varie piazze d’Italia… Convinto da un progetto serio ed ambizioso, si è buttato nella mischia con la voglia di un ragazzino alle prime armi. E poi, Empoli… una piazza che gli ha dato molto come uomo e come calciatore, una maglia (da 100 presenze in Serie A) per cui avrà sempre un affetto particolare. Il suo rapporto di stima ed amicizia con un compagno di strada molto speciale: Maurizio Sarri, un allenatore che lo ha fatto crescere che ha per lui, da sempre, una grande ammirazione. Il tempo libero, il suo rapporto con l’AIC e la sua idea riguardo i giovani che sognano di fare questo mestiere. Hai esordito in questa categoria con la maglia del Pescara… Correva l’anno 2000. Ci descrivi la sensazione che hai provato? “Si, non me l’aspettavo. Ero un ragazzino che si allenava qualche volta con la prima squadra, non facevo parte dell’organico a tutti gli effetti. Ebbi la mia opportunità perché uno dei centrocampisti si era infortunato. Così Delio Rossi, l’allenatore del Pescara in quella stagione, decise di darmi l’opportunità di scendere in campo anche se io ero, a tutti gli effetti, un calciatore della Primavera. L’emozione era grande, la paura non era meno. Poi, dopo due minuti di partita, ho rotto il ghiaccio e ho iniziato a giocare senza pensarci troppo. Giocare con la “prima squadra” era un privilegio anche per noi, quasi vent’anni fa. Pensando ad oggi, ad un calcio sempre in evoluzione, credo che sia giusto che un calciatore della Primavera di affacci alla realtà del professionismo quando se ne è già percepito l’effettivo valore. Troppo spesso si illudono ragazzi buttandoli nella mischia facendo assaggiare loro quel mondo per un attimo per poi allontanarli. È un mondo, questo, che crea molte illusioni che fanno del male ai ragazzi e li allontano dalla realtà. L’unico modo per riuscire, in campo e fuori, è lavorare duramente, non abbandonando 6

mai i propri obiettivi ed i propri sogni. I ragazzi non devono sentirci già “arrivati” a 15-16 anni. La strada e lunga e le salite ci sono. Vanno superate con l’impegno e la dedizione che sono le uniche armi che abbiamo a disposizione. Molti ragazzi si sentono giocatori a 15-16 anni e spesso non è loro la responsabilità, è il sistema che purtroppo funziona così e li fa sentire calciatori troppo presto”. Raccontaci la tua esperienza ad Empoli, maglia con cui hai raggiunto il traguardo delle 100 presenze in Serie A con un allenatore speciale… “Partirei dall’allenatore che ha segnato la mia carriera. Sarri per me è davvero un grande professionista, il migliore in Italia e forse non solo. Io sono stato un suo giocatore per molti anni: Pescara, Arezzo, Sorrento, Alessandria ed Empoli. Ora si sta finalmente prendendo tutte le soddisfazioni che merita perché è un tecnico che ha fatto un’evoluzione importante. Il Sarri che avevo io dieci anni fa non è parago-

nabile al Sarri che allena ora. Empoli, per lui come per me, è stato un passaggio fondamentale della carriera; io ci ho fatto 5 anni, di cui i primi due in Serie B. Della prima stagione con quella maglia, in particolare, ricordo un inizio veramente difficile: dopo 9 giornate avevamo solamente 3 punti in classifica e lui era ad un passo dall’esonero; forse nove società su dieci l’avrebbero esonerato. Dalla partita di Lanciano, ultima possibilità che avevano per invertire la rotta, ricordo che decise di cambiare modulo. Da quel momento in poi fu tutta un’altra storia. Giocammo un ottimo campionato arrivando fino alla finale playoff persa con il Livorno. Il mister ha sempre avuto delle grandi idee ed è da sempre molto preparato. Anche lui è migliorato rispetto a quegli anni e ora allena la squadra che esprime il calcio più divertente ed efficace, almeno in Serie A. Il gioco che esprime il suo Napoli lo si vede poco, anche a livello europeo. Io ad Empoli ho lasciato il cuore. È stata per me un’esperienza bellissima. Arrivavo dalla Lega Pro e avevo bisogno di nuovi stimoli, nuove sfide, nuove motivazioni. Empoli ha rappresentato per me una vera e propria rinascita, sono stati davvero 5 anni fantastici. Con la città ho un rapporto speciale, è una piazza che mi ha dato tantissimo, tutti mi hanno dimostrato un affetto incredibile. Sempre. Dispiace aver chiuso la mia esperienza con quella maglia, alla centesima presenza in A, con la retrocessione ma si sa… il calcio è anche questo”. Cremonese, una società storica che ha ottenuto con merito, dopo molti anni, la promozione in B… “Dopo Empoli avevo bisogno di qualcosa di bello e stimolante anche per smaltire la delusione della retrocessione. Ero a caccia di nuove appassionanti sfide. La Cremonese rappresentava la situazione perfetta. Una maglia storica, una società sana che vive il calcio con grande entusiasmo. Arriva da un campionato vinto, ha una grande struttura e grandi progetti. Era proprio quello che cercavo, mi sto trovando molto bene sia con i compagni, sia con la società, sia con la città. Qui c’è grande voglia di fare bene, un gruppo unito, una società ambiziosa che ci permette di lavorare al meglio, anche a livello di strutture”.


serie B

iutiamoli a crescere”

Come passi il tempo libero lontano dal campo? “Io sono sposato e ho due bambini; il primo ha quasi sette anni, il secondo ha 10 mesi… Mi piacciono tutti gli sport ma sono un vero appassionato di basket, seguo molto l’NBA. Ora, con due bambini, il tempo non è molto. Prima riuscivo a vedere qualche partita anche fino a tardi, ora dopo cena se mi metto sul divano crollo quasi subito quindi il tempo che ho lo dedico a loro. Essere papà richiede tempo ed energia ma è bello e davvero gratificante. Sono un grande appassionato di Serie TV e, quando i bambini dormono, io e mia moglie abbiamo giusto il tempo di guardare un episodio”.

Qual è oggi il valore del sindacato dei calciatori in Italia? “L’Associazione Italiana Calciatori è certamente un punto di riferimento che noi calciatori abbiamo, la loro è una presenza costante. Quando si incontrano difficoltà è importante avere alle spalle un’organizzazione che può supportarti. Io sono sempre stato associato all’AIC, da quando gioco a calcio. Ci sono stati anni in cui è andato tutto liscio e non ho mai nemmeno usufruito dell’intervento del sindacato e altri dove, invece, mi sono reso conto che ha ricoperto un ruolo importante. Nel nostro lavoro, le annate storte possono sempre capitare. Soprattutto in quei momenti ti rendi conto di quanto sia utile ed importante avere qualcuno alle spalle che ti accompagna lungo la strada”.

righe… 6 Successi e/o magre consolazioni In

“È un grande riconoscimento” “Risultato straordinario!” “Bellissima notizia!” “Un grande lavoro di squadra!” Pallone d’oro? Vittoria di Coppa? Un trofeo?… No… l’assegnazione di una partita (Roma, inaugurazione Euro 2020)

di Damiano Tommasi

La scheda Daniele Croce è nato a Giulianova il 9 settembre 1982. Fratello di Marco (che gioca nella Pro Sesto), è cresciuto calcisticamente nel Pescara, squadra con cui ha fatto il suo esordio in Serie B e nel calcio professionistico. Ha vestito anche le maglie di Taranto, Arezzo, Cesena, Alessandria, Sorrento, Empoli (esordio in A) e Cremonese. Stagione

Squadra

Cat.

P.

G.

2017-18

Cremonese

Serie B

9

0

2016-17

Empoli

Serie A

35

1

2015-16

Empoli

Serie A

28

0

2014-15

Empoli

Serie A

37

1

2013-14

Empoli

Serie B

37

1

2012-13

Empoli

Serie B

31

2

2011-12

Sorrento

1° Divisione 22

2

2010-11

Alessandria

1° Divisione 27

1

2009-10

Arezzo

1° Divisione 23

4

2008-09

Arezzo

1° Divisione 30

3

2007-08

Cesena

Serie B

26

3

2006-07

Arezzo

Serie B

38

3

2005-06

Pescara

Serie B

31

6

2004-05

Pescara

Serie B

36

2

2003-04

Taranto

Serie C1

26

0

2002-03

Pescara

Serie C1

16

1

2001-02

Pescara

Serie C1

24

2

2000-01

Pescara

Serie B

4

0

7


serie B

di Tommaso Franco

Serie B: equilibrio e qualità

Un paradiso fantastico Eccoci entrati nel vivo del campionato di rosa). Alle spalle dei siciliani troviamo inveSerie B, un campionato che ogni anno ce una delle compagini meno esterofile, il non smette di sorprenderci e soverchiare Frosinone (2 stranieri su 24, pari all’8,3%). i pronostici della vigilia. Un campionato Dietro ai ciociari, al terzo posto sempre a atteso soprattutto da piazze, come quelquota 30 punti, ecco il Parma: squadra nela di Cremona, che mancavano da tanto, opromossa con chiare ambizioni da “doptroppo tempo. E poi le neopromosse: il pio salto”. È proprio la squadra emiliana la Venezia di Pippo Inzaghi, il Parma di D’Apiù “esperta” del torneo, con un’età meversa e il Foggia di Giovanni Stroppa, pardia pari a 28,4 anni. Alle spalle del Parma, titi senza tanti timori per il lungo viaggio giusto per non arrivare a conclusioni afche si concluderà il 18 maggio 2018 (playfrettate, troviamo l’Empoli (29 punti) che off e playout esclusi). è, invece, la squadra più giovane del Diciassette punti, ad oggi, tra torneo (età media 23,6 anni). CARACCIOLO la prima e Differenti filosofie a VIVES Brescia 6,54 l’ultima, che Pro Vercelli 6,32 confronto. IORI GALANO Tutte, alCittadella 6,37 PASQUAL Bari 6,52 meno fin Empoli 6,32 CARRETTA Ternana 6,42 qui, con LUCARELLI Parma 6,23 FALZERANO risultati Venezia 6,52 ANDELKOVIC all’altezza delVenezia 6,23 le aspettative. COLOMBI MODOLO Carpi 6,34 Nella “Top 11” di questo Venezia 6,25 dicembre 2017 troviamo Simone Colombi, portiere del Carpi classe ’91. Con la media di 6,34 precede, sul gradino più alto del podio, Lorenzo Montipò del Novara (media 6,28) e Emil diventano Audero (Venezia, media 6,22). La miglior forundici tra la prima I quattro difensori più apprezzamazione di Serie B e la diciottesima. ti dalla stampa sportiva italiana dall’inizio del torneo Raramente si ha la fortuna sono Marco Modolo (Venezia, medi assistere ad un campionato in cui dia 6,25), Sinisa Andelkovic (media l’equilibrio è sovrano incontrastato; ogni 6,23), Alessandro Lucarelli (Parma, gara è un’incognita, media 6,23) e Manuel una partita a scacchi. Pasqual (Empoli, meIl divario tra la prima dia 6,32). e l’ultima lascia A centrocampo trospazio a chiunque viamo Mirko Carretta per sognare (Ternana, media 6,42), traguardi importanti Manuel Iori (Cittadella, e lascia a tutti, allo media 6,37), Giuseppe stesso modo, la Vives (Pro Vercelli, mepreoccupazione c o s t a n t e accompagnata dall’esigenza di guardarsi sempre le spalle. È questa la Serie B di quest’anno. Finché scrivo queste righe, la testa della classifica è in mano al Palermo, protagonista della tonda, recente vittoria sul Bari, fuori casa, per 3-0. Sono 32 i punti dei rosanero, la squadra in assoluto “meno italiana” della cadetteria (19 stranieri su 30, pari al 63% della 8

Portieri COLOMBI MONTIPO’ AUDERO UJKANI IACOBUCCI

Carpi Novara Venezia Cremonese Virtus Entella

6,34 6,28 6,22 6,18 6,17

Difensori PASQUAL LUCARELLI MODOLO ANDELKOVIC MANTOVANI V.

Empoli Parma Venezia Venezia Salernitana

6,32 6,29 6,25 6,23 6,22

Centrocampisti FALZERANO CARRETTA IORI VIVES SCHENETTI

Venezia Ternana Cittadella Pro Vercelli Cittadella

6,52 6,42 6,37 6,35 6,31

Attaccanti CARACCIOLO GALANO CAPUTO CIANO INSIGNE R.

Brescia Bari Empoli Frosinone Parma

6,54 6,52 6,51 6,45 6,40

dia 6,32) e Marcello Falzerano (Venezia, media 6,52). In attacco, completano la squadra Andrea Caracciolo (Brescia, media 6,54) e Cristian Galano (Bari, media 6,52) che precede di un soffio il capocannoniere del torneo l’empolese Francesco Caputo (un altro “Ciccio” nel cuore dei tifosi dopo l’indimenticato Tavano). Il “top player” è quindi Andrea Caracciolo (nella foto), monumento vivente del Brescia Calcio: con la maglia delle “rondinelle” nessuno ha segnato più di lui e nel mirino il sogno del traguardo delle 400 presenze.


Lega Pro Campionato sempre più avvincente

Bentornata Serie C! E così, dopo nove stagioni di “esilio”, è tornata la Serie C. Pareva strano ai molti appassionati, in effetti, dover rinunciare a quell’appellativo così storico, così comune. Come se mancasse un gradino ad una scalinata, come se quel campionato dovesse intendersi come qualcosa di differente al cospetto degli altri due tornei professionistici in Italia. E invece, per guarire da certe cattive abitudini, può essere d’ausilio partire dalle piccole cose, di anno in anno, di stagione in stagione. Dapprima i nomi sulle maglie, poi quella “C” che ritorna padrona del campionato riprendendosi un “diritto negato”. Si è mai visto un podio senza il terzo gradino? Il sapore era quello di una categoria a parte, senza particolari ambizioni, un palcoscenico di second’ordine; un enorme parcheggio dove si potevano trovare giovani troppo immaturi per la “A” e la “B” assieme a veterani “troppo esperti” per essere considerati competitivi ad un livello più alto. Nei tre gironi a 20 squadre, invece, troviamo “cenerentole” di lusso e nuove scoppiettanti realtà fondate sul lavoro, sull’entusiasmo e sulla passione. E cos’è il calcio se non questo? Troviamo calciatori che amano la maglia che indossano, rimasti in una determinata piazza anche, spesso, solo per amore. Pisa come Livorno, Trapani come Catania, sono per alcuni calciatori molto più che una maglia sono il sogno di riportare quei colori più in alto, per salire un gradino insieme alla città. La “C” è anche questo. Il campionato è sempre più avvincente e ogni girone nasconde tra i suoi meandri giovani talenti, liete sorprese, nuove

ambizioni e nuove sfide. È una realtà in perpetuo movimento, dove è davvero difficile rimanere tra le prime. Ne sanno qualcosa Lecce ed Alessandria, ad esempio che al termine di stagioni sorprendenti hanno dovuto arrendersi ad un amaro verdetto… essere lì tra le prime fino alla fine e veder sfumare il sogno a pochi metri dal traguardo. E poi quel playoff infiniti, dove la concentrazione non può mancare nemmeno per un secondo perché se la prima di ogni girone è una principessa che sale sulla carrozza della “B”, per tutti gli inseguitori la strada è lunga e il meccanismo che regola il percorso e apre le porte del paradiso è davvero irto e pieno di ostacoli. Nella prima “Top 11” della stagione, quella che chiude di fatto anche l’anno solare 2017, sono Pisa e Livorno le squadre più presenti, con due calciatori ciascuna. Daniele Mannini (media 6,44) e Andrea Lisuzzo (media 6,27) per i nerazzurri e Andrea Luci (media 6,52) e Francesco Valiani (media 6,60) per gli amaranto. In difesa accanto ai due “pisani” troviamo Di Gennaro del Renate (media 6,26) e Contessa del Padova (6,24) mentre a centrocampo sono Mensah della Triestina (6,60) e Guberti del Siena (6,46) a fare compagnia agli “amaranto” del Livorno. In porta troviamo, primo per distacco, Michele Di Gregorio (nella foto in basso), portiere del Renate classe 1997. Cresciuto nel vivaio dell’Inter, vanta una media voto di 6,71 (la più alta della categoria) davanti ai colleghi Ermanno Fumagalli (Piacenza, media 6,50) e Matteo Grandi (Bassano 6,34). Per completare la squadra ideale man-

Portieri DI GREGORIO FUMAGALLI GRANDI GORI IANNARILLI

Renate Piacenza Bassano Pro Piacenza Viterbese

6,71 6,50 6,34 6,33 6,32

Difensori MANNINI PEDRELLI PARISI LISUZZO DI GENNARO

Pisa Livorno Siracusa Pisa Renate

6,44 6,36 6,31 6,27 6,26

Centrocampisti MENSAH VALIANI LUCI FANUCCHI GUBERTI

Triestina Livorno Livorno Lucchese Robur Siena

6,60 6,60 6,52 6,51 6,46

Attaccanti RAGATZU GUERRA CURCIO MOSCARDELLI GOMEZ

Olbia Feralpi Arzachena Arezzo Renate

6,63 6,50 6,45 6,42 6,41

cano solamente i due attaccanti: Daniele Ragatzu dell’Olbia (media 6,63) e Simone Guerra (Feralpisalò, 6,50). Sarà come sempre un campionato avvincente e finalmente, possiamo chiamarlo senza vezzeggiativi.

RAGATZU Olbia 6,63

COSSU Olbia 6,48 LUCI Livorno 6,39

CONTESSA Padova 6,24 DI GENNARO Renate 6,26 DI GREGORIO Renate 6,71

GUERRA Feralpisalò 6,50

MENSAH Triestina 6,60 VALIANI Livorno 6,60

LISUZZO Pisa 6,27 MANNINI Pisa 6,44

La miglior formazione del campionato dall’inizio del torneo

9


scatti

di Maurizio Borsari

Baci rubati

Matias Silvestre e Adel Taarabt in Genoa – Sampdoria 0-2

Tutti giù per terra

Federico Viviani contro… tutti in Spal – Genoa 1-1

10


scatti

Alla faccia!

Stephan El Shaarawy e “The Don Conte” in Roma – Chelsea 3-0

11


amarcord

La partita che non dimentico

Mi ritorni in mente…

Federico Vettori (Pontedera) “Sì, la leggo la rubrica e quando mi hai mandato il messaggio, subito ci ho pensato, mamma mia, quale posso raccontargli ma sono bastati dieci secondi e subito ho pensato a quella partita, quella che certo non dimenticherò mai. Era il 2004, partita di playoff a Lecce, partita secca, era quella allora una partita per i quarti di finale, stagione di C1 senza retrocessioni. Dunque a Lecce, in quello stadio, Via del Mare. Per me poi quella partita fu ancor più particolare perché subito all’inizio presi una botta in testa: continuai a giocare ma ora ricordo bene come lì sul campo nemmeno sapevo quel che avevo fatto il minuto prima. Poi nel secondo tempo piano piano sono stato meglio, giocammo benissimo, l’avremmo meritata di vincere ma finì 0 a 0 e dunque sotto con i rigori. S’andò avanti,

io il mio lo segnai, era il sesto e s’arrivò all’ottavo: noi lo sbagliammo e vinsero loro. E così svanì quel sogno di poter arrivare magari sino alla serie B, categoria che né io né tanti miei compagni avevano mai provato. Quel giorno ci saranno stati – credo – 7-8000 spettatori, per noi del Pontedera già tantissimi, però già solo entrare in quello stadio, pure se

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fosse stato vuoto, era una cosa diversa: bastava il colpo d’occhio e lì sì ti poteva capitare di sentirti un calciatore “vero”. E fu tutto particolare comunque quel giorno, anche trovando i commissari della Lega che ci accompagnarono allo stadio, cosa mai successa in stagione. Il ritorno l’abbiamo fatto di notte, in pullman e come detto puoi immaginare la delusione. Devo dirti che alla fine della partita piansi pure un bel po’: era proprio una mazzata, quel mio sogno di poter sperare nella B che svaniva. Questo nell’immediato perché poi col tempo ho potuto apprezzare di più la bella esperienza che avevo vissuto, come nel suo insieme fosse stata proprio bella quella giornata, con in più la consapevolezza di essere stato all’altezza. La B rimane dunque un sogno, l’età è quella che è, qualcosa in effetti poteva accadere quand’ero giovane, sì, qualcosa c’era, ma ci sarebbe voluta un po’ di fortuna e magari anche un po’ un’altra testa, sai com’è. Ora vediamo, è vero che adesso la zona playoff è più allargata, ma è anche vero che la forbice tra playoff e playout è così ristretta che ci vuole poco per finirci dentro… comunque sia, m’hai fatto un po’ rivivere quel mio ricordo, ti ringrazio”.

Giuseppe Abruzzese (Virtus Francavilla) “Dai, penso subito a quella che certo è stata importante quella volta per il club, ma tanto poi ha voluto dire per la mia di carriera. Rivado allora al 2002/2003, ultima partita del campionato: Lecce-Palermo. Noi del Lecce eravamo terzi o quarti in classifica, il Palermo era due punti dietro di noi, così ne avevamo due di risultati buoni, loro dovevano solo vincere. Ri-

cordo di quel giorno – stadio pienissimo – che c’è stato pure il gemellaggio delle tifoserie, che bella atmosfera c’era. Quella partita la giocammo benissimo, vin-

cemmo 3 a 0 e così conquistammo la serie A. Eravamo pure una squadra molto giovane, loro del Palermo invece più esperti, in tanti erano scesi dalla A. Ricordo come passammo quella settimana, aspettando la partita, quanta concentrazione avevamo, di come continuassimo a incoraggiarci, forza: sapevamo che per tanti di noi era una partita quella che avrebbe potuto per davvero cambiarci la carriera. Quanto ci pensavo, pure di notte, senza dormire. Io, così giovane, con una partita da giocare che mi avrebbe portato, pensa, alla serie A, ma di base c’era sempre comunque una tensione positiva. Alla fine poi l’invasione di campo, con la soddisfazione di poter condividere una gioia così con i nostri tifosi ma non solo. Ricordo i miei familiari, anche mia moglie, meglio allora fidanzata, è stato dopo che è diventata mia moglie. Sì, come ho detto, mi ha proprio cambiato la carriera quella partita”. * Qualche volta capita, giusto degli incastri, combinazioni eccetera. Due partite indimenticabili, annate diverse, nello stesso stadio…


amarcord

L’incipit Capitolo 1 L’azzurro del mare, il verde del campo Calcio. Il mio primo ricordo Un grande momento di eccitazione collettiva è rimasto stampato nella mia mente. Tutti contenti, tutti entusiasti e, causa di tutto, la gioia di mio padre. La casa era ancora piena degli addobbi natalizi, il clima era di festa, ma il campionato ricominciava. La prima partita del nuovo anno riportava tutti alla consuetudine del fine settimana, fatta di partenze per il ritiro e di attese per il ritorno, sperando che, grazie a un buon risultato, papà sarebbe rientrato a casa senza aver perso la sua allegria. Mio padre Roberto Sorrentino difendeva la porta del Catania, in un campionato che avrebbe segnato la storia del club, e poco prima di quella partita era arrivata la convocazione per la nazionale di Serie B. Era felice, l’immagine della contentezza. Andai allo stadio, piccolissimo, per vederlo giocare. Avevo quattro anni, qualcosa meno. Era il 2 gennaio 1983, e al Cibali si giocava Catania-Monza. Dopo pochi minuti eravamo già in vantaggio, ma al trentacinquesimo ci fu un durissimo scontro tra Pradella, attaccante brianzolo, e mio padre, uscito dalla porta. L’entusiasmo scomparve in un battibaleno, la gola bloccata da un nodo che m’impediva di parlare, il sangue mi si gelò. Paura, tanta paura. Roberto, dopo uno scontro di gioco, era rimasto a terra. Il medico e gli ausiliari correvano in campo con una barella, per soccorrerlo. Stava male, lo capivo anche se mia madre faceva di tutto per distrarmi. Poi vedemmo che si muoveva, che era ancora cosciente. Lo spavento si attenuò, ma non scomparve: lui uscì da quello stadio con la lussazione dello sterno, io non sentivo più né le gambe né le braccia. Quell’immagine mi è rimasta dentro, mi ha accompagnato e, pensandoci bene, è quella che più associo alla figura di mio padre calciatore. Rimasi molto impressionato. Ero passato in pochi attimi dall’euforia al terrore. Forse anche per questo non avevo pensato inizialmente a un futuro da portiere.

Era bello essere figlio di un calciatore. Erano altri tempi, a noi bambini era permesso di stare vicino al genitore che giocava perfino il giorno della partita. Quante corse sul campo, prima delle gare del Catania! E poi il gioco, i silenzi, i fischi dell’arbitro, le urla in campo, il boato del pubblico, la frenesia degli ultimi minuti. Io quel campionato l’ho vissuto quasi tutto in panchina. Sì, proprio in panchina. Ho visto tante partite seduto in mezzo ai giocatori, ai compagni di mio padre. Mi nascondevano tra di loro, mi coprivano, e io stavo lì in mezzo. Dovevo rispettare una sola, facile consegna: stare muto. Fermo e zitto erano le due condizioni per vivere la partita in mezzo alla squadra. Per la squadra ero diventato una vera e propria mascotte. Stefano Sorrentino

GLI OCCHI DELLA TIGRE

con Marco Dell’Olio prefazione di Gianluca Di Marzio Mandragora Stefano Sorrentino è nato a Cava de’ Tirreni (Salerno) nel marzo del 1979; il papà, Roberto, è stato pure lui a suo tempo un portiere (via via con Nocerina, Paganese, Catania, Cagliari e Bologna). Dopo le esperienze a livello giovanile con Lazio e Juventus, il debutto in prima squadra Stefano l’ha fatto col Torino (in B) nella stagione 98/99, mentre quello in serie A, sempre col Torino e dopo la parentesi in C1 con Juve Stabia e Varese, data esattamente al 16 dicembre del 2001 (Lecce-Torino 1-1). Dopo la maglia granata del Toro, ha poi vestito le maglie di Aek Atene (Grecia), Recreativo Huelga (Spagna), Chievo Verona, Palermo e ancora Chievo (dallo scorso campionato). • Marco Dell’Olio è giornalista sportivo e speaker radiofonico; da diversi anni collabora con Sky Sport.

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di Nicola Bosio

A Milano il 27 novembre scorso

Consiglio Direttivo AIC Il delicato momento del calcio italiano dopo la mancata qualificazione al Mondiale, con la conseguente crisi della Federazione che ha portato alle dimissioni di Tavecchio, e le prossime elezioni federali che dovranno rinnovarne la governance, sono stati al centro della discussione del Consiglio Direttivo AIC convocato a Milano il 27 novembre, prima della serata del Gran Galà del Calcio. I consiglieri hanno analizzato a lungo la situazione cercando di individuare il profilo dell’eventuale candidato in grado di portare avanti il programma AIC, un programma che non potrà prescindere da un progetto tecnico come base dalla quale ripartire. Tra gli altri argomenti discussi anche la convenzione AIC/FIGC per le squadre Nazionali, l’accordo FIFA-FIFPro sui contratti, il caso Modena e le attività dei dipartimenti Junior e Senior. Illustrati infine i progetti solidali portati a termine da AIC Onlus con la costruzione e la consegna della “Casa di Aurora” e la partecipazione alla ricostruzione di un asilo nel comune di Pieve Torina, colpito lo scorso anno dal terremoto. In apertura di riunione il Presidente Tommasi è ritornato sul tema riguardante la prevista cooptazione di nuovi consiglieri, lasciato in sospeso nel corso del prece-

tenere l’abilitazione di Direttore Sportivo, ha chiesto di poter attendere l’esito finale del corso prima di formalizzare le proprie dimissioni.

In alto, una panoramica del Consiglio Direttivo che si è svolto a Milano il 27 novembre scorso. A fianco, il tavolo della presidenza con il Direttore Generale Grazioli, il Vicepresidente Calcagno, il Presidente Tommasi e il Consigliere Bonucci.

Situazione FIGC e convezione Nazionali La riunione del Direttivo è venuta a cadere in un momento particolarmente difficile per il calcio italiano dopo la mancata qualificazione della Nazionale ai Mondiali di Russia 2018 e le conseguenti dimissioni del Presidente Federale Tavecchio. Tommasi ha ripercorso gli accadimenti delle ultime settimane (vedi box a lato), evidenziando lo sconfortante comportamento dei dirigenti federali nel post Italia-Svezia: assenza in conferenza stampa nel dopo partita, mancate dimissioni di Tavecchio e dell’intero Consiglio federale (formalizzate soltanto una settimana più tardi). Detto che, nell’immediatezza dell’eliminazione, soltanto i calciatori (Buffon, De Rossi, Bo-

dente Direttivo, durante il quale, dopo le dimissioni del Vicepresidente Morgan De Sanctis e la nomina, in sua sostituzione, di Marco Piccinni, era stato deciso di tenere in sospeso le già concordate dimissioni di Andrea Fiumana e Danilo Coppola, in attesa di capire le decisioni del consigliere Andrea Catellani, costretto ad interrompere la carriera agonistica per un problema cardiaco. Catellani, confermata l’intenzione di accettare la proposta di entrare a far parte dello staff dirigenziale della Virtus Entella, ed in procinto di ot14

nucci, Chiellini, Barzagli, ecc.) hanno avuto il coraggio di metterci la faccia, i consiglieri hanno elogiato il comportamento di Tommasi che, convocato insieme agli altri presidenti delle componenti 48 ore dopo la mancata qualificazione, ha abbandonato anzitempo la riunione nel momento in cui ha appreso che non c’era la volontà delle dimissioni ma l’intenzione di valutare il progetto di rilancio proposto da Tavecchio. La chiara posizione di Tommasi, appoggiata dalla stragrande maggioranza dei media e dell’opinione pubblica, ha costretto successivamente Tavecchio a convocare d’urgenza un Consiglio federale chiedendo alle componenti di inviare delle proposte da discutere (la sola Lega Pro aveva elaborato ed inviato un programma). Il tutto mentre, sullo sfondo, sia il CONI (con il Presidente Malagò che ventilava l’ipotesi di commissariare la Federazione), sia il Governo (con il Ministro Lotti che invocava un immediato quanto necessario rinnovamento) hanno spinto per le dimissioni di Tavecchio. Dimissioni che sono arrivate al termine del brevissimo Consiglio dal momento che sia Gravina (Lega Pro) che Sibilia (Lega Dilettanti) si sono dichiarati non più disponibili a rinnovare la fiducia al presidente federale. La situazione allo stato attuale è piuttosto complessa: entro 90 giorni si dovranno svolgere le elezioni per il rinnovo delle cariche federali (fissate per il 29 gennaio) e l’attuale Consiglio, decaduto in blocco dopo le dimissioni del presidente, è rimasto in carica soltanto per l’ordinaria amministrazione. Si apre quindi una fase molto calda: i tem-


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Dalla Svezia alle dimissioni di Tavecchio

pi stretti obbligano tutte le componenti a cercare di trovare alleanze e accordi, e per l’AIC c’è naturalmente da valutare se proporre direttamente un proprio candidato, se appoggiare un candidato “esterno” chiedendo una serie di “garanzie” o se proporre l’appoggio ad altra componente. Resta inteso che il nocciolo della questione riguarda il programma che verrà proposto, che per l’AIC non potrà non basarsi su un progetto tecnico. Seconde squadre, settore giovanile, Club Italia: per l’AIC sarà determinante poter “contare” nel momento in cui si parla di progetto tecnico a prescindere dal nome di chi andrà a fare il presidente. Direttamente collegato al momento federale è anche il rinnovo della convenzione AIC/FIGC riguardo le squadre nazionali sul quale, in linea di principio, era già stato trovato un accordo, peraltro non ancora sottoscritto. Erano rimasti infatti in sospeso alcuni dettagli e gli scenari del “post Svezia” hanno chiaramente bloccato la situazione. Tommasi ha chiarito che i contratti di sponsorizzazione della Nazionale sono stati siglati fino al 2018 e quindi, da un punto di vista prettamente “contabile”, la mancata qualificazione al Mondiale non cambia di fatto le cose. Naturalmente mancheranno gli introiti derivanti dai previsti “bonus” del Mondiale di Russia, soldi che la Federazione tenterà di recuperare in parte con la partecipazione ad alcune gare amichevoli. Al momento l’obiettivo è comunque di chiudere l’accordo almeno per ciò che riguarda il 2017 e poi, dal 1° gennaio, cercare di riprendere il discorso.

Caos in FIGC: le tappe della vicenda Sono stati sette giorni di fuoco quelli che hanno sconvolto il calcio italiano, una vera e propria “Apocalisse” (come peraltro preannunciata dallo stesso Tavecchio) che si è scatenata all’indomani della mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. Sette giorni di “cattivi pensieri” (riprendendo il titolo della rubrica di un nostro ben più noto e stimato collega) che ripercorriamo giorno per giorno. Lunedi 13 Italia-Svezia finisce 0-0: azzurri non qualificati ai Mondiali come nel ‘58. Al fischio finale l’unico a parlare, tra le lacrime, è il capitano Gigi Buffon: “Un fallimento, di tutto il movimento”. II ct Ventura in conferenza stampa dichiara: “Chiedo scusa agli italiani, non mi sono dimesso, devo parlare con Tavecchio”. Il Presidente federale annuncia “48 ore di riflessione”. Martedi 14 Tavecchio parla di “insuccesso sportivo”. Il Presidente del CONI Malagò replica: “Fossi in Tavecchio mi dimetterei”. A nome del governo il ministro dello Sport Lotti dichiara che “la scelta spetta a loro, ma questa è l’occasione per ripartire”. Mercoledì 15 Tavecchio riunisce i presidenti di tutte le componenti preannunciando un programma di rilancio. Tommasi, presidente dell’Assocalciatori, lascia anzitempo la riunione: “Nel momento in cui ho capito che non c’era la volontà di dimettersi sono andato via”. E Ulivieri, n.1 degli allenatori, attacca Malagò: “Non lo riconosco più come mio capo”. Tavecchio, nel corso della conferenza stampa finale, esonera Ventura e si dice “indisponibile alle dimissioni”. Venerdì 17 Ventura in una lettera spiega: “Le sconfitte, soprattutto quelle più dolorose, non si possono spiegare con una sola verità”. Il nome di Carlo Ancelotti è il più gettonato come suo successore. Sabato 18 Arriva il no di Ancelotti: “Ho altri obiet-

tivi”. La FIGC parla di “notizia senza fondamento e sciacallaggio giornalistico”.

Domenica 19 Gravina annuncia che il direttivo della Lega Pro chiede le dimissioni di Tavecchio. La Lega di B chiede tempo in vista del consiglio federale: “Prima servono le governance di A e B, niente ribaltoni al buio”. Malagò ribadisce: “Mi auguro che Tavecchio si presenti dimissionario in consiglio”. Lunedì 20 Il direttivo della Lega Dilettanti, ago della bilancia per i numeri della fiducia in consiglio, precede la riunione di via Allegri: “Siamo compatti”, si limita a dire Sibilia. Tavecchio si presenta in sala consiglio e annuncia: “Dimettiamoci tutti, io per primo”. Prende atto del cambio di rotta di alcune componenti e punta il dito: “Ambizioni e sciacallaggio politico hanno impedito un dibattito sulle cause del risultato”. Il consiglio resta in carica per l’ordinaria amministrazione, “altrimenti c’è il pericolo che arrivi Malagò e mandi il commissario”, dice Ulivieri. Ora ci sono 90 giorni di tempo per indire nuove elezioni. 15


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Sopra, da sinistra in senso orario, i consiglieri: Sabato, Coppola, Mason, Catellani, Rossettini, Grosso, Fiumana e Piccinni.

Caso Modena Il Vicepresidente Calcagno ha brevemente ripercorso le vicende che hanno coinvolto i calciatori del Modena F.C, squadra di Lega Pro colpita da provvedimento di radiazione ed estromessa anzitempo dal campionato. Una lunga sequenza di vicissitudini, dalla mancata corresponsione degli emolumenti al mancato pagamento dell’affitto dello stadio, dallo sfratto relativo al campo di allenamento alla sconfitta a tavolino di tre gare casalinghe per mancanza dell’impianto, fino al passaggio di proprietà da Antonio Caliendo all’imprenditore Aldo Taddeo con risvolti addirittura peggiorativi per quanto concerne la situazione debitoria. Una vicenda drammatica (seguita per l’AIC dagli avvocati Pagliani e Piscini e dal collaboratore Bianchet) che ha portato i calciatori dapprima alla messa in mora e successivamente allo sciopero che ha determinato la quarta sconfitta a tavolino e la conseguente esclusione dal campionato della squadra canarina. Tommasi ha evidenziato come in questo caso, la squadra si sia compattata ed abbia condiviso in blocco le scelte suggerite dall’AIC: i calciatori, successivamente svincolati d’ufficio, hanno voluto raccontare tutte la storia in una lunga lettera aperta indirizzata alla città, chiarendo ogni aspetto delle vicenda. Accordo FIFA- FIFPro Il 6 novembre scorso la FIFPro e la FIFA hanno annunciato una serie di modifiche al Regolamento sul16

lo Status e sul Trasferimento dei Calciatori che, una volta approvate dal Comitato Esecutivo FIFA, diverranno operative dal prossimo marzo 2018. L’accordo, in cambio del quale la FIFPro ritira la sua denuncia alla Commissione Europea, prevede maggiori diritti e tutele per i calciatori professionisti, in particolare il diritto di risolvere unilateralmente il contratto nel caso di grave violazione contrattuale da parte del club o in caso di mancato pagamento dello stipendio che si protragga per oltre due mesi. In quest’ultimo caso, i calciatori potranno inoltre richiedere un indennizzo aggiuntivo pari ad importo che andrà tra i 3 ed i 6 mesi di retribuzione. I club che non rispetteranno le decisioni della FIFA e che quindi non indennizzeranno i giocatori, non potranno effettuare trasferimenti per un determinato periodo di tempo; inoltre, anche se eventualmente concessi dai regolamenti federali di alcuni paesi, saranno proibiti i cosiddetti “grace periods”, vale a dire i termini aggiuntivi e quindi più favorevoli entro cui le società di alcune Federazioni

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nazionali possono pagare gli stipendi. Questi cambiamenti sono importanti perché migliaia di calciatori – che per lo più giocano al di fuori dei campionati più ricchi d’Europa - potranno finalmente ricevere adeguate protezioni: secondo una statistica realizzata dalla FIFPro a livello globale, più del 41% dei 14.000 giocatori intervistati nel 2016 è stato pagato in ritardo nei due anni precedenti. Il consigliere Leo Grosso ha specificato che l’accordo, che ha certamente un grosso valore per i calciatori anche perché siglato estromettendo l’ECA (European Club Association), è per il momento solo una dichiarazione di intenti che andrà applicata in maniera effettiva nei prossimi mesi, e che potrebbe in futuro contrastare efficacemente il tentativo della conservazione del vincolo attraverso determinate clausole sui contratti.

Per finire In chiusura di riunione il Direttore organizzativo Fabio Poli ha illustrato il manuale “Scuola di Calcio scuola di Vita”, che riassume il progetto formativo AIC adottato nei Camp e nelle scuole Calcio, la ricerca “Tempi supplementari”, presentata a Udine, del dipartimento Senior sul “dopo carriera”, e la brochure in tre lingue che spiega funzione, ruolo ed attività dell’Associazione. Illustrati infine i progetti solidali portati a termine da AIC Onlus con la costruzione e la consegna della “Casa di Aurora” (anche attraverso i fondi ricavati dall’asta di maglie dei calciatori di Lega Pro) e la partecipazione alla ricostruzione di un asilo nel comune di Pieve Torina, colpito lo scorso anno dal terremoto. Per il prossimo anno sono al vaglio alcune proposte come quella del capitano del Livorno Andrea Luci (utilizzo dei fondi raccolti a favore delle persone colpite dall’alluvione).

4 righe… Stranieri

di Damiano Tommasi

Nel dopo Italia-Svezia qualcuno ha commentato: “Troppi calciatori stranieri nel nostro campionato!”. Sono convinto, invece, che il problema sia… “Troppi dirigenti italiani nel nostro campionato!”.


regole del gioco

di Pierpaolo Romani

Istituita un'apposita commissione di studio

Calciatori (sempre) sotto tiro Uno degli ultimi episodi di quelli che AIC definisce “calciatori sotto tiro” è stata l’aggressione subìta da Enrico Guarna e dalla moglie lo scorso 12 novembre al termine della partita del campionato di Serie B tra Ascoli e Foggia. L’ex numero uno della squadra marchigiana, uscita sconfitta dallo scontro con quella pugliese, è stato accerchiato, insultato e picchiato da un gruppo di ultras della squadra locale fuori dallo stadio. Alcuni giorni prima era successo ai calciatori del Genoa, squadra di Serie A, oggetto di un comunicato stampa degli “Ultrà del Genoa 1893” in cui sono stati definiti “Tutti colpevoli!” e accusati di pensare più alla bella vita che ai risultati della squadra. A questi episodi va aggiunto quello accaduto a Perugia a fine ottobre quando circa 300 ultras, al rientro dalla sconfitta maturata sul campo dello Spezia, hanno accolto il pullman della squadra con insulti, fumogeni e lancio di sassi che hanno danneggiato il mezzo e spaventato diverse persone. I calciatori erano attesi dalle loro famiglie, bimbi compresi, che hanno assistito a questa orribile scena. A distanza di quattro anni dalla prima pubblicazione del Rapporto AIC intitolato “Calciatori sotto tiro”, il sindacato ha visto accogliere dal Ministero dell’Interno la richiesta di istituire u n ’a p p o s i t a commissione di studio sul

fenomeno. Quest’ultima è stata istituita ufficialmente il 27 ottobre tramite un decreto firmato dalla dottoressa Daniela Stradiotto, presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, e ne fanno parte anche i rappresentanti di Figc, delle Leghe di Serie A, B, Pro, della Lega nazionale dilettanti, della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. La commissione chiuderà i suoi lavori a maggio 2018 e in questi mesi lavorerà per approfondire il fenomeno delle minacce e delle intimidazioni ai danni dei calciatori, studierà delle procedure che permettano di far emergere maggiormente il fenomeno e di garantire maggiore protezione e sicurezza ai calciatori.

L’istituzione di questo organismo istituzionale è un segnale importante per il mondo del calcio e per tutto lo sport italiano. Si è capito, infatti, come AIC ribadisce da tempo, che non è normale che degli atleti, sia professionisti che dilettanti, siano minacciati dentro e fuori dagli stadi, che vengano aggrediti fisicamente anche davanti ai loro figli da chi, al contrario, dovrebbe sostenerli, soprattutto nei momenti difficili: le loro tifoserie. Nessuna sconfitta, nessuna retrocessione, nessun rigore sbagliato o non parato può più giustificare simili comportamenti. Minacciare ed intimidire significa intaccare un principio fondamentale di ciascun essere umano, di ciascun cittadino, di ciascun lavoratore: la sua libertà di azione, di espressione, di movimento. Chi minaccia e intimidisce anche un singolo calciatore o una singola calciatrice, in realtà colpisce una squadra, una società, i tifosi perbene, una città, tutto il mondo del calcio e dello sport, di cui danneggia l’im-

magine a livello complessivo, contribuendo ad allontanare non solo migliaia di appassionati ma anche diversi imprenditori disponibili ad investire. Il calcio, quello vero, sano e pulito deve rifiutare e contrastare la violenza, sia fisica che verbale e psicologica. Questo sport meraviglioso ha più volte testimoniato che da ogni situazione difficile ci si può rialzare. Se si ha la voglia e la forza di farlo, se si è sostenuti da una squadra di amici e colleghi. Un esempio recente arriva dal Brasile dove Jakson Follmann, uno dei pochi sopravvissuti al disastro aereo che ha determinato la scomparsa della squadra Chapecoense, è tornato ad allenarsi su un campo da calcio. Il venticiquenne portiere, rimasto senza una gamba, ha dimostrato una grinta ed una forza che gli stanno permettendo di muoversi agilmente e di tornare in campo a breve nonostante la protesi. È proprio vero quello che diceva Lele, calciatore dell’Excelsior, squadra dilettantistica di Bolzano, nota più per le sue ripetute sconfitte che per il fatto di far giocare tutti i suoi calciatori, anche quelli che sono affetti da problemi: “la vera sconfitta è la resa”. 17


fifpro Dal 5 al 7 dicembre in Egitto

Congresso FIFPro 2017 Si è svolto al Cairo (Egitto) nei giorni 5/7 dicembre 2017 il Congresso generale della FIFPro, la federazione mondiale dei sindacati dei calciatori che rappresenta circa 65.000 atleti. Ai lavori hanno partecipato i delegati di 59 paesi membri a pieno titolo, candidati membri ed osservatori. Presentiamo a seguire un breve riassunto dei punti più significativi.

Elezione Presidente Il board della FIFPro è composto da 11 membri, più obbligatoriamente 2 donne votate con una procedura a parte. Degli 11 membri di cui sopra, all’Europa spettano 7 posti, di cui 5 di diritto in rappresentanza dei sindacati dei paesi fondatori (Inghilterra, Francia, Paesi Bassi, Italia e Spagna), e 2 in rappresentanza degli altri paesi europei. L’Assemblea della FIFPro ha ratificato l’elezione del Presidente in carica per il periodo 2017/2021. È stato riconfermato il francese Philippe Piat, che presiederà un direttivo composto dai seguenti membri: Geremi Njitap (Camerun), Fernando Revilla (Perù) e Francis Awaritefe (Australia) come Vice-presidenti, e inoltre Jesus Peramos (Spagna), Bobby Barnes (Inghilterra), Louis Everard (Olanda), Damiano Tommasi (Italia), Carlos Puche (Colombia). Le due donne ammesse nel board sono rispettivamente Caroline Joensson (Svezia) e Camila Garcia (Cile). Va segnalato che, dopo circa 30 anni di

presenza ai massimi livelli, inclusi 4 anni come Presidente, lascia il board Leonardo Grosso, una delle figure storiche della FIFPro, oltre che dell’Assocalciatori.

Ingresso nuovi membri I sindacati di Fyrom/Macedonia, Gabon, Honduras e Panama sono diventati uffi18

cialmente membri di FIFPro, aumentando il numero di sindacati nazionali affiliati a 63. I sindacati di Bosnia, Kenia, Messico e Corea sono stati ammessi nella FIFPro come candidati membri. Invece, per quanto riguarda il rapporto tra FIFPro e i sindacati che rappresentano paesi in cui non sono presenti campionati professionistici (ad esempio Islanda e San

monitoraggio e controllo del ruolo degli agenti, riduzione delle cosiddette finestre dei trasferimenti, regolarizzazione del sistema delle cessioni a titolo temporaneo e delle normative che, allo stato, pongono delle limitazioni al numero dei calciatori tesserabili per squadra. Inoltre, dovranno essere implementati collegi arbitrali indipendenti nei paesi che ne sono privi o che hanno un sistema inefficiente di risoluzione delle controversie tra società e calciatori. Infine, la FIFPro sarà impegnata per in-

Marino), è stato deliberato di costituire una sorta di partnership ad hoc che però escluda la loro ammissione formale.

L’Accordo FIFA/FIFPro Il 6 novembre 2017 la FIFPro e la FIFA hanno sottoscritto un accordo in base al quale una serie di modifiche al Regolamento sullo Status e sul Trasferimento dei Calciatori diverranno operative dal prossimo marzo 2018. L’accordo, in cambio del quale la FIFPro ha ritirato la sua denuncia alla Commissione Europea presentata il 18 settembre 2015, prevede modifiche agli artt. 14, 14 bis, 17, 18 e 24 bis del Regolamento. In sostanza, è stato implementato il diritto di risolvere unilateralmente il contratto nel caso di grave violazione contrattuale da parte del club o in caso di mancato pagamento dello stipendio che si protragga per oltre due mesi. I club che non rispetteranno le decisioni della FIFA e che quindi non indennizzeranno i giocatori, non potranno effettuare trasferimenti per un determinato periodo di tempo; inoltre, anche se eventualmente concessi dai regolamenti federali di alcuni paesi, saranno proibiti i cosiddetti “grace periods”, vale a dire i termini aggiuntivi e quindi più favorevoli entro cui le società di alcune Federazioni nazionali possono pagare gli stipendi. FIFA e FIFPro stanno prendendo in considerazione ulteriori modifiche al sistema di trasferimento: ad esempio, ridurre gli importi relativi alle compensazioni ed ai premi di formazione in caso di trasferimento,

trodurre “contratti tipo” specifici nei paesi che ne sono privi in modo da garantire che i diritti basilari dei calciatori siano rispettati

DRC e CAS Per quanto riguarda la Dispute Resolution Chamber, la camera di risoluzione delle controversie a composizione mista che ha sede presso la FIFA, la valutazione generale è positiva: l’esame delle sentenze dimostra che meno del 20% delle decisioni è stato appellato al CAS e, di queste, solo una ridotta percentuale è stata riformata. Invece di diverso ed opposto tenore il giudizio sul CAS di Losanna, che è sostanzialmente l’organo d’appello della DRC: malgrado i precisi indirizzi rivolti dalla Commissione Europea e dalla FIFA, i lodi sono spesso basati sull’utilizzo di criteri estremamente discu-


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tibili e pertanto la FIFPro continuerà a chiedere che il suo regolamento si conformi a quello della DRC, e quindi possibilmente con collegi composti da un presidente scelto dagli arbitri e questi ultimi scelti dalle parti accedendo a liste distinte (clubs e calciatori).

Elezione Board Fifpro Divisione Europa 2017 - 2021 Il board della FIFPro Divison Europe è composto di 7 membri, di cui 3 provenienti e proposti dai componenti europei del Consiglio della FIFPro, 3 provenienti dai paesi europei associati, purché non membri del Consiglio della FIFPro, con l’aggiunta di 1 donna a seguito dell’approvazione di un emendamento all’art. 11 dello Statuto della FIFPro Divsion Europe che è stato approvato dall’80% dei votanti durante il Congresso 2017 della Divisione Europa. L’Assemblea della Divisione ha ratificato l’elezione del Presidente in carica per il periodo 2017/2021. Anche in questo caso è stato riconfermato l’inglese Bobby Barnes, che presiederà un direttivo composto dai seguenti membri: 3 consiglieri eletti nel corso dell’ultima Assemblea di FIFPro Europe, e cioè Joachim Walltin (Norvegia), Joaquim Evangelista (Portogallo) e Spyros Neofitidis (Cipro), 3 eletti dai componenti europei del board mondiale, Lucien Valloni (Svizzera), Philippe Piat (Francia) e Mads Oland (Danimarca), ed infine Mila Hristova (Bulgaria). Discussione tematiche Situazione del calcio africano, tutela dei diritti umani nel calcio e protezione dei minori nei trasferimenti contrattuali tra le società sono stati gli argomenti di discussione che hanno presentato gli esperti presenti al congresso. Hanno preso parte alla discussione, oltre al segretario Theo Van Seggelen in qualità di membro dello Human Advisory Board della FIFA, altri esperti del settore come la professoressa Dryfood dell’Università di Liverpool e Brendan Schwab della World Player Union. Calcio femminile Caroline Jonsson, neo eletta del board, ha presentato il FIFPro Global Employment report del calcio femminile re-

Leo Grosso, il “Ministro egli Esteri”

“L’importante non è avere cariche ma lavorare per…” Quella della FIFPro è una storia ormai ultra cinquantennale. All’epoca, quelli che io chiamo i Padri Fondatori, Blampain, Bertrand, Van Raay ed altri, crearono la Federation International Footballeurs Professionels - FIFPro, il Sindacato mondiale dei calciatori. Giusto per contestualizzare, a quell’epoca in Italia e in gran parte dei Paesi d’Europa e del mondo non esisteva neppure un Sindacato nazionale dei calciatori. Ma quei Padri Fondatori, con una lucidità e preveggenza straordinarie, enunciarono una serie di principi che sono ancora oggi validi ed essenziali in materia di rapporti tra calciatori e società. Peraltro, a distanza di anni e anni, quelle che erano idee straordinarie restavano soltanto idee. Per intenderci, in Italia i calciatori sono stati riconosciuti come lavoratori subordinati solo nel 1981. E, ciò nonostante, a fine contratto “portavano parametro”, continuando a essere vincolati. Nei primi anni Ottanta - avevo appena finito di giocare - Campana mi delegò ad occuparmi delle questioni internazionali del Sindacato; scherzosamente, mi chiamava “Ministro degli Esteri”. La sede era formalmente a Parigi presso l’UNFP, noi rappresentanti dei pochi Paesi aderenti ci incontravamo per discutere di idee e principi ma l’attività concreta era praticamente inesistente: le riunioni si tenevano perlopiù a Strasburgo perché il Presidente della FIFPro di allora, Van Raay, era Parlamentare Europeo e questo ci consentiva di avere gratuitamente a disposizione almeno una saletta.

Fu allora che, insieme a Philippe Piat, Theo Van Seggelen, Gordon Taylor e Gerardo Movilla, decidemmo di cambiare passo: il più giovane di noi, Theo Van Seggelen, fu scelto come Segretario operativo, la sede fu spostata in Olanda e, dopo qualche tempo, maturarono due eventi essenziali nei quali la FIFPro giocò un ruolo determinante: la sentenza Bosman e l’utilizzo, attraverso i videogames, dell’immagine dei calciatori che consentì a FIFPro di disporre dei mezzi finanziari per crescere e per aiutare i Sindacati nazionali che in quella fase si andavano formando. Una “rifondazione” che negli anni ha portato alla situazione attuale: quasi 70 Sindacati associati e la creazione, oltre a FIFPro Mondiale, anche di quattro divisioni “continentali”: FIFPro Europa, FIFPro Africa, FIFPro America e FIFPro Asia-Oceania, che sono l’interfaccia delle varie UEFA, CAF, CONCACAF, ecc, mentre FIFPro lo è della FIFA. Ma, soprattutto, oggi FIFPro è universalmente riconosciuta come unica rappresentante dei calciatori di tutto il mondo e svolge un’intensa attività sul piano internazionale per la loro tutela. Un paio di esempi: sul piano individuale, le vertenze tra calciatori e Società di Paesi diversi sono decise dalla Dispute Resolution Chamber della FIFA, composta in modo paritario da rappresentanti di calciatori e di Società. Quanto alle regole, pende all’UE un ricorso contro le storture del sistema che qualcuno ha definito Bosman bis. Si va verso un accordo che pare promettente ma, da vecchio sindacalista, mi riservo (e auguro), di vederlo concretamente attuato. Personalmente, ho fatto parte del Direttivo di FIFPro fino al Congresso del Cairo di poche settimane fa e, per un mandato, ho anche avuto l’onore di esserne Presidente. Ora nel Direttivo mi ha dato il cambio Damiano Tommasi e io resto comunque nella FIFPro, sia come componente del TRUST (il supremo organo di controllo e di garanzia) che di alcune commissioni (FIFPro e FIFA). Come dico sempre, l’importante non è avere delle cariche ma lavorare per… 19


fifpro

lativo all’anno 2017. Sono state evidenziate le conquiste degli ultimi mesi, e le difficoltà contrattuali che ancora attanagliano la situazione lavorativa delle calciatrici. Inoltre è stata anche l’occasione per presentare il progetto strategico in termini di pianificazione delle tutele del calcio femminile per il prossimo anno.

Responsabilità sociale FIFPro e Homeless World Cup hanno siglato una partnership triennale: lo scozzese Tony Higgins, membro del Social Responsibility Committee, ha evidenziato il successo della Homeless World Cup tenutasi a Oslo e ha confermato l’impegno di FIFPro nel sostenere i giocatori meno fortunati del pianeta in uno sforzo unico per migliorare le loro condizioni di vita. La Homeless World Cup (HWC) è un ente di beneficenza che supporta programmi di calcio di base e lo sviluppo di imprese sociali attraverso una rete di 70 partner nazionali. Festeggia il suo lavoro organizzando un torneo annuale di calcio che unisce squadre di senzatetto provenienti da paesi di tutto il mondo. FIFPro ha inoltre destinato un assegno di 25.000 dollari all’ex calciatore rumeno Mihai Nesu che dopo un infortunio grave è rimasto paralizzato: la sua fondazione si occupa di dare terapie adeguate a centinaia di bambini affetti da malattie croniche e disabilità in Romania. Congresso Fifpro 2018 Dal 13 al 15 Novembre 2018 l’assemblea generale della FIFPro sarà ospitata a Roma dall’AIC. L’annuncio è stato dato dal segretario generale Theo Van Seggelen: dopo un video dedicato alla cit-

tà, la candidatura è stata presentata dal Presidente AIC Damiano Tommasi che ha motivato la scelta di Roma anche con la concomitanza del 50esimo anniversario della nascita della Associazione Italiana Calciatori. 20

L’AIC nella FIFPro e nelle Commissioni tecniche 2017/2021 Il Presidente AIC Damiano Tommasi è membro del board della FIFPro. Leonardo Grosso è membro del Player’s Status Committee della FIFA e del Trust FIFPro. Ilaria Pasqui è componente del Women Football Committee. Stefano Sartori è stato designato come arbitro della DRC – Dispute Resolution Chamber della FIFA. L’insediamento della nuova DRC, composta da 2 Presidenti, 13 arbitri nominati dalla FIFPro in rappresentanza dei calciatori e 13 arbitri nominati variamente in rappresentanza dei clubs, è stato formalizzato a Zurigo martedì 7 novembre 2017. Gianfranco Serioli è stato rieletto membro del Financial Committee e del Supervisory Board.

DRC FIFA Presidente THOMPSON Geoff

(England)

Deputy Chairman GRIMM Thomas

(Switzerland)

Membri in rappresentanza dei Clubs BELL Joseph Antoine (CAF) CHETTY Elvis (CAF) DE JONG Daan (ECA) DIALLO Philippe (UEFA) DURBIN James (CONCACAF) GALLAVOTTI Mario (UEFA) LAMBRECHT Wouter (ECA) MAHIQUES Juan (CONMEBOL) MOHAMED MUZAMMIL (AFC) PERLEMUTER Jerome (WFL) PIVOVAROV Pavel (ECA) SHOHAG Abu (AFC) TALAVERA Joel (CONMEBOL)

Cameroon Seychelles Belgium France USA Italy Belgium Argentina Singapore France Russia Bangladesh Paraguay

Membri in rappresentanza dei Calciatori VAN GAALEN Johan (FIFPro) BOEYKENS Stijn (FIFPro) BRAMHALL John (FIFPro) BURCHKALTER Stephane (FIFPro) EVANGELISTA Joaquim (FIFPro) GOMEZ Alexandra (FIFPro) GONZALEZ PUCHE Carlos (FIFPro) KASALO Tomislav (FIFPro) MONSEN Eirik (FIFPro) NEWMAN Jon (FIFPro) SARTORI Stefano (FIFPro) VERMEER Roy (FIFPro) YAMAZAKI Takuya (FIFPro)

South Africa Belgium England France Portugal Uruguay Colombia Croatia Norway USA Italy Netherlands Japan


Speciale

2017


Buffon; Dani Alves, Koulibaly, Bonucci, Alex Sandro; Pjanić, Nainggolan, Hamšik; Dybala, Higuain, Mertens: in un ipotetico formidabile 4-3-3, questa è la squadra da sogno premiata il 27 novembre scorso a Milano per la settima edizione del Gran Galà del Calcio AIC.

GRAN GALÀ DEL CALCIO AIC 2017 di Nicola Bosio foto di Maurizio Borsari

Un ormai collaudato nuovo format che ha “incoronato” Gigi Buffon “calciatore dell’anno”, quindi Maurizio Sarri “allenatore dell’anno”, Nicola Rizzoli “arbitro dell’anno”, Alessio Cragno “miglior giovane della Serie B”, Alia Guagni “calciatrice dell’anno” e la Juventus quale società di Serie A che più si è distinta nella passata stagione.


Dalle lacrime (amare) per un Mondiale volato via, alle lacrime (stavolta di commozione) per un premio forse inaspettato, sicuramente meritato: è Gianluigi Buffon il calciatore più votato dai suo colleghi per la stagione 2016/17, il “numero uno” (in tutti i sensi) di una squadra da sogno, il “vincitore… dei vincitori” che hanno reso indimenticabile anche questa settima edizione del Gran Galà del Calcio AIC. Sullo sfondo c’è sempre Milano, San Siro prima ed il Megawatt Court poi, quasi a voler chiudere il cerchio, quasi a voler ribadire che sconfitte e vittorie, drammi (sportivi naturalmente) e trionfi, viaggiano in un concatenarsi continuo di emozioni, quasi a voler confermare che sono sempre i grandi uomini, i grandi campioni, a sostenere il peso dell’una e dell’altra… faccia della medaglia. Si vince e si perde, si gioisce e ci si dispera, ma il calcio ti dà l’opportunità di girare pagina in fretta e Buffon lo sa e, diplomaticamente, butta là una battuta (“Ora

si capisce perché siamo usciti con la Svezia, se il migliore sono io vuol dire che non abbiamo futuro…”) giusto per mascherare la voce rotta e l’occhio lucido dall’emozione.

Certo è che l’applauso è forte e convinto quando dalla busta del “The winner is…” esce il suo nome, ultimo di una lunga serie di riconoscimenti che hanno portato sul palco della splendida struttura milanese il meglio che il nostro calcio potesse offrire. Una squadra fantastica, un 4-3-3 che ogni allenatore vorrebbe allenare, 11 campioni, scelti ruolo per ruolo, dai loro stessi colleghi (oltre che da allenatori, arbitri, giornalisti, C.T. della Nazionale) e, proprio per questo, 11 “stelle” con il marchio di assoluta qualità certificata. Non solo: ci sono anche altre categorie che certo non possono mancare alla kermesse: allenatore, arbitro, giovane di B, calciatrice e squadra… il meglio di un anno di calcio è tutto qui. EPCC (tanto per citare la sua trasmissione alla quale si è ispirato l’hashtag #GGDC17), e poi c’è Cattelan, l’uomo del momento, l’anchorman che con la sua simpatia e l’inseparabile band (gli Street Clerks) rischia quasi di rubare la scena dei veri protagonisti dello show (mandato in diretta da SKY). Tutti a tavola, lo chef Davide Oldani è pronto a servire un’altra serata per “palati fini”, dopo che anche la pizza, quella di Giorgio Sabbatini (campione Mondiale di Pizza Classica 2017 e Responsabile Ricerca e Innovazione per il progetto Pizza di Love IT, il primo Food Experience Store dedicato al Made in Italy) è riuscita a far sfoggio di sé tra le tante “eccellenze”.


Riavvolgiamo il nastro: anche se il finale è già svelato, vale la pena rivivere ogni attimo della festa, che parte subito con un portiere (vedi alle volte le fatalità…) di belle speranze che si è messo in luce lo scorso anno in B e che, giustamente, ha già conquistato una maglia da titolare nella massima serie. Alessio Cragno batte la concorrenza di Favilli e Orsolini (anche loro da applausi) e si porta a casa la prima statuetta della carriera grazie ad un’annata davvero speciale con la maglia della storica promozione del Benevento. Chi invece di statuette ne fa collezione è Nicola Rizzoli, anche quest’anno l’arbitro più votato: la giacchetta nera emiliana, infila l’en plein (battendo Banti e Orsato) ed il suo “7 su 7”, appeso ormai il fischietto al chiodo, suona tanto di premio “alla carriera”. Una cosa è certa: la prossi-

ma edizione, a meno che non si inventino un premio per il VAR, per questa categoria vedremo un volto nuovo. Quello che arriva invece dal calcio femminile con Alia Guagni (assente giustificata causa ritiro in Nazionale), new entry dopo anni di dominio della Gabbiadini. Lei, “difensora”, proprio non se lo aspettava di battere la Bonansea e la Mauro, eppure (Buffon docet) non sono solo gli attaccanti a meritare le copertine… E poi c’é la Juve, e chi sennò? Tra scudetti e finali di Champions sono un bel po’ di anni che i bianconeri dominano il nostro calcio, e Marotta che sale sul palco è diventato ormai parte integrante dello spettacolo. Forse avrebbe meritato la Roma di Spalletti, o il Napoli di Sarri, per qualcuno addirittura l’Atalanta di Gasperini… ma alla fine, anche per questa categoria, l’esito (scontato) è senza sorprese.






La sorpresa, invece, arriva dalla panchina: quando tutti si aspettano l’ennesimo trionfo di Massimiliano Allegri, ecco che Maurizio Sarri lo batte di un soffio, e manda il direttore sportivo Giuntoli a ritirare il premio… per non stare troppo tempo lontano da schemi e strategie in vista dei prossimi impegni. Certo che un Sarri in giacca e cravatta sarebbe stato davvero il tocco in più della serata… A proposito di eleganza, chi certo non passa inosservato è Dani Alves con la sua giacca argentata e la sua innata simpatia che contagia tutto il Megawatt: il laterale brasiliano inonda la platea di buonumore, tanto da oscurare l’altro brasiliano, Alex Sandro, che in confronto sembra… del nord Europa. A completare il reparto di difesa (non lo abbiamo detto, ma ovviamente in porta c’è Buffon che scavalca Donnarumma e Handanovič), Leo Bonucci e

Kalidou Koulibaly, i due “centrali” più votati del cam-

pionato. In tema di “nomination” vanno ricordati Chiellini e Barzagli (già vincitori in passato), Conti e Caldara (che avanti di questo passo, prima o poi, una statuetta a casa se la porteranno di certo). Toh chi si rivede: centrocampo che vince non si cambia, e allora eccoli di nuovo i “tre moschettieri” dell’anno scorso, confermatissimi a suon di voti: Marek Hamšík, Radja Nainggolan e Miralem Pjanić… e pensate se giocassero nella stessa squadra. Per Kessié, Biglia e (eterno secondo in questo speciale premio) De Rossi, un altro anno di attesa e… speranza. Si chiude con l’attacco, un attacco stellare quando si parla di Gonzalo Higuaín (assente anche lui “giustificato” causa operazione alla mano), Paulo Dybala e Dries


Mertens: vincono (ma stavolta non a “mani bassi”) la

spietata concorrenza di Belotti, Džeko e Insigne, e forse per il valore degli altri “nominati” la statuetta luccica ancor di più. Di Buffon che chiude lo show abbiamo già detto, manca forse il “contorno” (sostanziale in queste occasioni), la “parata” dei quasi 600 invitati: le cariche più importanti del nostro calcio (in ordine sparso Tavecchio, Gravina, Balata, Rivera, Sibilia, Nicchi, Brunelli, Abete, Bedin, Uva, Montemurro oltre naturalmente a tutti gli “uomini AIC”, Tommasi e Grazioli in testa), politici (Sbrollini), sportivi (Cassani), comici (quelli di Zelig), attori (D’Amore di Gomorra), sponsor vari e grandi ex (Di Biagio, Casiraghi, Amoruso, Iuliano) con la regia di Demetrio Albertini (socio fondatore dell’agenzia di comunicazione ed

eventi Dema4 che ha collaborato anche quest’anno, insieme all’AIC, all’organizzazione del Gran Galà). “Il calcio

premia il calcio: “I The Best” italiani, i premi più desiderati dai nostri calciatori della Serie A. Un riconoscimento al valore di ogni singolo ruolo al servizio della propria squadra” è il commento dell’ex

rossonero. Al quale fa eco, in chiusura, Damiano Tommasi: “È stata la serata dei calciatori, il meglio che il

nostro calcio può offrire e l’orgoglio dell’AIC. Si è celebrata la passione per lo sport più amato dagli italiani attraverso le gesta dei suoi protagonisti migliori, ai quali i colleghi vogliono rendere omaggio. Il bello del calcio che si prende la scena!”. Chapeau e… alla prossima.





Albo d’oro Â

2011 Portiere

Difensore Difensore Difensore Difensore

2012

2013

Handanovic

Buffon

Handanovic

Buffon

Buffon

Buffon

Buffon

Maggio

Maggio

Maggio

Darmian

Darmian

Koulibaly

Koulibaly

De Sciglio

Benatia

Bonucci

Bonucci

Bonucci

Barzagli

Barzagli

Rugani

Barzagli

Dani Alves

Chiellini

Asamoah

Chiellini

Chiellini

Alex Sandro

Pirlo

Pirlo

Pirlo

Pirlo

Hamsik

Hamsik

Marchisio

Vidal

Vidal

Nainggolan

Nainggolan

Nainggolan

Nocerino

Borja Valero

Pogba

Pogba

Pogba

Pjanic

Thiago Silva Thiago Silva Ranocchia Barzagli Nesta Armero Balzaretti

Centrocampista

Hamsik Marchisio Centrocampista Thiago Motta Centrocampista Boateng

2014

2015

2016

2017

Attaccante

Di Natale

Di Natale

Di Natale

Tevez

Tevez

Pjanic

Mertens

Attaccante

Ibrahimovic

Ibrahimovic

Balotelli

Higuain

Icardi

Higuain

Higuain

Attaccante

Cavani

Cavani

Cavani

Immobile

Toni

Dybala

Dybala

Allenatore

Allegri

Conte

Conte

Conte

Allegri

Allegri

Sarri

Arbitro

Rizzoli

Rizzoli

Rizzoli

Rizzoli

Rizzoli

Rizzoli

Rizzoli

Udinese

Juventus

Juventus

Juventus

Juventus

Juventus

Berardi

Rugani

Masina

Morosini

Cragno

---

Juventus Insigne Verratti Immobile Gabbiadini

Gabbiadini

Gabbiadini

Gabbiadini

Bonansea

Guagni

Ibrahimovic

Pirlo

Pirlo

Pirlo

Tevez

Bonucci

Buffon

Squadra

Giovane B El Shaarawy Calciatrice Assoluto








calcio e legge

di Stefano Sartori

Costituito il “Pécule”

Il Fondo di Fine Carriera in Francia

In Italia, dal 1° gennaio 1975, esiste un apposito "Fondo di Fine Carriera" al quale affluiscono i versamenti effettuati obbligatoriamente dalle società e che i calciatori, una volta terminata l’attività a livello professionistico, hanno il diritto di ritirare. Ebbene, anche in Francia è stato costituito un fondo, denominato “Pécule”, che raccoglie i versamenti effettuati dalle società professionistiche: si tratta del 6,50% dello stipendio lordo mensile, 2,50% a carico della società, 4,00% trattenuti al calciatore. Il regolamento redatto dai colleghi francesi dell’UNPF prevede che il “Pècule” sia determinato da una somma fissa accantonata e rivalutabile anno per anno - € 8.000 lordi nel 2017 - moltiplicata per il numero di anni di contratto del calciatore. Il diritto spetta a ciascun calciatore che sia stato tesserato in Francia per almeno 4 anni (48 mesi) con un contratto da professionista, ed è richiedibile trascorsi almeno 6 mesi dopo la fine del tesseramento per un club francese; nel caso in cui il periodo di tesseramento sia inferiore ai 48 mesi, il calciatore può chiedere solamente il ritiro del capitale che ha direttamente versato nel “Pécule”. Il fac-simile della richiesta, che pubblichiamo a lato, va compilato allegando copia del passaporto o della carta d’identità nonché gli estremi del conto corrente bancario presso cui verrà poi inviato il bonifico relativo; inoltre, è indispensabile indicare il «n° de sécurité sociale à 13 chiffres», che può essere recuperato in una qualsiasi delle buste paga rilasciate al calciatore sotto la denominazione «N° SS», “SS” o «N° Sec. Soc.». Nel caso in cui, disgraziatamente, il calciatore sia impossibilitato a recupera una busta paga, va inviata una richiesta al sindacato francese (indirizzo e-mail richiedibile all'AIC) allegando i seguenti dati: nome e cognome, indicazione del/dei club francese/i, copia della carta d’iden-

tità e una autorizzazione scritta (cioè una delega) che consenta di chiedere questa informazione, cioè il numero della sécurité sociale, nome del calciatore. Una volta completata la raccolta dei documenti, la richiesta va infine invia-

ta al seguente indirizzo: U.N.F.P. Service Pecule 5 rue des Colonnes 75002 Paris France

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calcio e legge

di Stefano Sartori

Questo mese parliamo di…

FIFA DRC e CAS sul tesseramento Un recente aggiornamento dei casi aventi rilevanza internazionale si riferisce al mancato tesseramento di un calciatore senegalese da parte di un club del Kuwait. Si tratta di una decisione che, per quanto non rivoluzionaria, costituisce comunque un buon precedente per tutti i casi in cui un club pretenda, con la mancata formalizzazione di un tesseramento, di non dare esecuzione al contratto.

I fatti • Nella stagione 2012/2013, il calciatore si tessera con un club greco fino a fine stagione. • Il 19 giugno 2013 il calciatore ed un club del Kuwait firmano un contratto di lavoro valido per il periodo dall’1 agosto 2013 al 30 giugno 2016. In base al contratto, il giocatore dovrebbe ricevere un importo annuo di $ 300.000 (100.000 ad ogni inizio stagione ed il resto in 10 rate mensili). • Il 5 agosto 2013 il club avvia la procedura per il rilascio del transfer internazionale (ITC) tramite la Kuwait Football Association ma, il 5 settembre successivo, la richiesta viene inopinatamente ritirata. • Il 3 ottobre 2013 il calciatore mette in mora la società per il fatto di non aver percepito importi arretrati e lamentando altresì di essere stato escluso dalla partecipazione agli allenamenti con la prima squadra. • Il 5 novembre 2013 il calciatore risolve unilateralmente e per iscritto il contratto facendo riferimento al mancato pagamento degli stipendi/ importi maturati alla mancata formalizzazione del tesseramento nonché al fallimento della procedura di tesseramento. • 1° gennaio 2014 firma un nuovo contratto di lavoro con l’ex club greco di appartenenza. La DRC A seguito della risoluzione del contratto e considerato il mancato per22

cepimento di alcune somme, il giocatore presenta un reclamo alla FIFA Dispute Resolution Chamber (DRC) chiedendo gli arretrati e, in aggiunta, un importo risarcitorio (compensation) sostenendo che il mancato tesseramento derivante dalla condotta del club equivale, in sostanza, ad una risoluzione del contratto operata dalla società senza giusta causa. Nelle sue controdeduzioni il club presenta tre argomenti a discolpa e spiega il motivo per cui sarebbe stato il calciatore a risolvere il contratto senza giusta causa: a) il giocatore ha già ricevuto 150.000 dollari dal club, cioè più di quanto avrebbe dovuto ricevere entro ottobre 2013; b) la Federazione ed il club greci hanno l’effettiva responsabilità di non aver risposto alla richiesta di ITC proveniente dal Kuwait. Anzi, aver sottoscritto un nuovo contratto in Grecia dimostra che la violazione delle “FIFA rules” è da ascrivere al calciatore ed al club greco; c) il giocatore ha rifiutato di fornire una copia del suo passaporto al club, motivo per cui, oltre che infrangere la legge in vigore in Kuwait, il visto non si è potuto rinnovare. Sulla base dei tre argomenti sopra riportati, il club ha presentato una domanda riconvenzionale sia contro il giocatore che contro il club greco chiedendo il rimborso dei 150.000 dollari già pagati, con l’aggiunta di 1.000.000 di dollari quale risarcimento per la ingiustificata rottura del contratto. La DRC, nell’esaminare gli atti del ricorso e della riconvenzionale, ha preso atto che il club, entro ottobre 2013, avrebbe dovuto corrispondere un importo pari a 140.000 dollari, ma ne ha in realtà versati al calciatore 150.000, ovvero 10.000 dollari in più rispetto a quanto maturato. Pertanto, quando il calciatore ha risolto autonomamente il contratto, il club aveva pienamente rispettato i propri obblighi di pagamento.

Per quanto riguarda il mancato rilascio del passaporto, la DRC ha ritenuto irrilevante la tesi della società in quanto non supportata da alcuna prova che dimostrasse l’inerzia o la mancata diligenza del calciatore. Invece, per ciò che concerne il vero cuore del problema, e cioè la questione relativa al mancato tesseramento, le informazioni contenute nel Transfer Matching System della FIFA (TMS) hanno indicato che la richiesta di transfer è stata inserita il 5 agosto 2013 e poi annullata il 5 settembre 2013. In sostanza, la DRC ha evidenziato (come poche volte in passato) che “la procedura di tesseramento in relazione al trasferimento internazionale di un giocatore è di esclusiva responsabilità di un club” Tenuto conto di quanto sopra, la DRC ha quindi concluso che cancellando la richiesta di ITC, il club kuwaitiano ha messo il giocatore in una posizione nella quale era impossibile essere tesserato nonché dare esecuzione al contratto. Di conseguenza, ha ritenuto che il calciatore, oltre che ad aver legittimamente risolto il contratto per giusta causa, abbia il diritto di essere risarcito con una somma di $ 370.000 dollari, data dal valore residuo del contratto non formalizzato - $ 750.000 - detratto l’importo del contratto stipulato con il nuovo club greco - $ 380.000 -.

Il CAS Il club si è ovviamente appellato al CAS, ribadendo senza grandi differenze le argomentazioni presentate alla DRC. Tuttavia, gli esiti non sono cambiati: il CAS ha analizzato il contenzioso riferendosi al concetto di “diritto della persona” del calciatore ed argomentando che per la risoluzione di un contratto “le circostanze devono essere tali che, secondo le regole della buona fede, alla parte che interrompe il rapporto di lavoro non può essere richiesto di proseguirlo. Quando


calcio e legge

Prima riunione a Roma l’immediata risoluzione avviene su iniziativa del lavoratore, una grave violazione dei diritti personali del lavoratore, consistente, ad esempio, nella unilaterale od inattesa modifica del suo status non correlata ad esigenze aziendali od organizzative od a mancanze commesse dal lavoratore, può essere considerata "buona ragione”.(...) . Un atleta che non partecipa attivamente alle competizioni si svaluta sul mercato e riduce le sue future opportunità di carriera. Gli atleti hanno quindi il diritto di praticare attivamente la loro professione. (...)” Ora, applicando i concetti appena esposti, la decisione del CAS è apparsa conseguente: 1) Era onere del club proseguire la richiesta alla Kuwait FA affinché il transfer (ITC) fosse completato entro il periodo valido per i tesseramenti. Anche ammettendo che il club greco o la Federcalcio greca non abbiano adempiuto correttamente alle procedure previste per l’ITC, il club del Kuwait avrebbe potuto chiedere il tesseramento del calciatore in via provvisoria, così come consentito dal Regolamento FIFA (Allegato 3, articolo 8.2, paragrafo 6). 2) Tra i diritti fondamentali di calciatore professionista non c’è solo il diritto a percepire tempestivamente la sua retribuzione, ma anche la ragionevole opportunità di competere con i compagni di squadra nelle partite ufficiali. Con il mancato tesseramento del calciatore, anche in presenza di opzioni legali che lo consentono, il club ha sbarrato in modo assoluto il potenziale accesso del calciatore a fornire le proprie prestazioni professionali e, in quanto tale, ha violato uno dei suoi diritti fondamentali.

Commissione di studio su minacce e intimidazione verso i calciatori Si è svolta il 3 novembre scorso a Roma, La Commissione nasce, quindi, con il fine al Dipartimento di Pubblica Sicurezza, la prima riunione della “Commissione di studio sul fenomeno delle minacce e delle intimidazioni verso i calciatori (professionisti e dilettanti)”, costituita presso l’Osservatorio Nazionale delle Manifestazioni Sportive su richiesta dell’Associazione Italina Calciatori e del suo presidente Damiano Tommasi al Ministro dell’Interno. Il Ministro dell’Interno ha accolto la richiesta formulata dall’AIC, in considerazione dell’impegno profuso dall’Associazione verso lo studio del fenomeno delle minacce e delle intimidazioni ai danni dei calciatori, legate allo svolgimento della loro attività.

di individuare le misure preventive e repressive più idonee a frenare i sempre più frequenti episodi di violenza nei confronti dei tesserati e di concorrere a sviluppare processi educativi rivolti alle tifoserie e non solo. A tal fine essa ha il compito di elaborare una metodologia comune per l’analisi degli episodi, di far emergere il “sommerso” e di strutturare delle iniziative messe in atto dall’intero sistema. L’Associazione Calciatori ha nominato quali componenti di questo organismo l’ex-calciatore e membro del consiglio direttivo Simone Perrotta e Pierpaolo Romani, che è stato, altresì, nominato Segretario della Commissione.

Presentato alla Camera dei Deputati

Nasce il “Fondo maternità” Si è svolta il 7 novembre scorso alla Camera dei Deputati la presentazione alla stampa del Fondo maternità, creato in seguito al confronto tra i sindacati delle atlete, il Ministro dello Sport Lotti e la Sottosegretaria al Consiglio con delega alle pari opportunità Boschi. Inserito nella legge di bilancio, con una previsione di budget di 2 milioni, il Fondo a partire dal 2018 elargirà alle atlete in attività che si fermeranno per la gravidanza

un sussidio economico. Una conquista epocale che non pone più l’atleta davanti al bivio carriera o mamma, ma diventa una scelta libera e possibile anche durante l’attività agonistica. Si spera sia solo l’inizio di un percorso virtuoso che dovrebbe concretizzarsi con la rivisitazione della Legge n.91 del 1981 che disciplina il professionismo sportivo, necessità sempre più avvertita dal sistema sportivo femminile.

In conclusione, il CAS ha stabilito che il contratto di lavoro è stato risolto dal giocatore con giusta causa derivante dal mancato completamento delle procedure di trasferimento e

tesseramento, causati dal club. Alla luce di quanto sopra, l'appello del club è stato quindi respinto e le sanzioni irrogate dalla DRC confermate. 23


politicalcio

di Fabio Appetiti

Incontro con l’On. Fabrizia Giuliani

Uomini e donne insieme contro A pochi giorni dalla giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, abbiamo intervistato l’On. Fabrizia Giuliani, da sempre impegnata nel movimento delle donne, che ci ha fatto un quadro completo degli strumenti legislativi e finanziari di cui il governo si sta dotando nel contrasto alla violenza, e poi incontrato Lucia Annibali, che oggi ha ricominciato una nuova vita a fianco di Maria Elena Boschi per aiutare tante donne che stanno vivendo il dramma che ha vissuto lei. “Si può uscire da quei microcosmi malati e ricominciare altrove” - ha detto Lucia. Grazie va ad entrambe per il valore delle loro parole e per il valore della loro battaglia, una battaglia che riguarda tutti noi, uomini e donne insieme. Cominciamo dalla tua esperienza di docente universitario in Filosofia del linguaggio (insegna all’Università La Sapienza di Roma). Non credi che nel tempo dei social si sia un po’ perso il valore delle parole e che la velocità dei pensieri abbia di fatto sostituito la riflessione e l'approfondimento sui contenuti? “Hai ragione: l’uso delle parole, della tecnologia e dei social non sono altro che lo specchio della società. La tecnologia rimane una grande opportunità che ha liberato energie e permette il collegamento tra persone ed esperienze che mai si sarebbero incontrate nella loro vita: il problema quindi non sono i social ma l’uso che se ne fa. Nel nostro paese, come ricordava sempre il mio maestro Tullio De Mauro, è molto forte il fenomeno dell’“analfabetismo di ritorno”, un terzo della popolazione non riesce a leggere un testo complesso che sia una pagina di giornale, un bugiardino di un medicinale o anche una bolletta della luce. Questo problema s’intreccia direttamente con l’accesso e l’uso delle nuove tecnologie, con gli esiti

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che vediamo. Occorre lavorare, come abbiamo fatto, per rafforzare i percorsi educativi ad ogni età. Lo sviluppo tecnologico e lo sviluppo culturale di un paese devono camminare insieme. Poi c’è un problema generazionale: noi sappiamo che lo studio - leggere, scrivere approfondire - comportano concentrazione e fatica. Questa generazione digitale rischia di vivere nell’illusione che basta un semplice click per avere accesso alla conoscenza senza fatica. Anche lo scambio interpersonale “in assenza dell’altro”, mediato solo dalla tastiera di un computer e un mouse può creare una realtà alterata. Ma sono e resto positiva, credo che tutti noi, dalla politica, alla scuola, allo sport ci dobbiamo impegnare per far sì che questi strumenti siano utilizzati in modo virtuoso e che siano sempre più uno strumento al servizio della crescita e dell’educazione delle nuove generazioni”. La tua ovviamente è anche una storia di militanza nella sinistra italiana dal Pci-Pds -PD e nel movimento delle donne. Il tuo impegno in parlamento in modo particolare si è indirizzato nell’ampliamento dei diritti civili e sulla parità di genere. Possiamo definire questa che si sta chiudendo la “Legislatura dei diritti”? “Intanto parto da una cosa forse meno conosciuta, ma che ha un enorme valore simbolico, che è stata la ratifica della “Convenzione di Istambul” per il contrasto alla violenza sulle donne di cui vorrei dopo parlare in modo approfondito. Certamente, con i governi Renzi e Gentiloni , abbiamo abbandonato la maglia nera in Europa in tema di diritti civili visto che non avevamo

Filosofa, politica e scrittrice, Fabrizia Giuliani è nata a Roma il 22 luglio del 1966.

alcuno strumento di riconoscimento delle unioni omosessuali e il “vulnus” era spesso compensato da giudici, prefetti e sindaci. Ma le regole della convivenza civile le deve decidere la politica facendo leggi uguali per tutti. La legge sulle Civili approvata in questo Parlamento, è un grande traguardo raggiunto per il nostro Paese. Ma è solo il primo. Personalmente io credo che si debba intervenire anche sulle adozioni e io sono favorevole ad adozioni per coppie omosessuali e anche per i single. Altrettanto sono convinta però che dovremo mettere paletti seri alla pratica della maternità surrogata che genera sfruttamento e una vera compravendita di neonati sia per le coppie etero, sia per quelle omosessuali. Altre leggi importanti sono state il “Dopo di noi” per assistenza alle persone con disabilità gravi, il divorzio breve e proprio di queste ore l’approvazione del biotestamento. Ancora c'è da fare ma il cammino intrapreso in questi anni è il cammino di un paese europeo e moderno”. Alla terza domanda di solito parlo di sport. Oggi parliamo di Femminicidio, purtroppo una parola entrata nel nostro vocabolario. I numeri nel nostro paese sono allarmanti: come spieghi la ripetuta e drammatica frequenza di questi episodi? “Io credo sia vero in parte ciò che


politicalcio

la violenza di genere alcune donne sostengono ossia che la violenza contro le donne è un fenomeno antico e che purtroppo si è storicamente verificato... ma c’è un dato del tutto nuovo che la lettura dei dati ci conferma, nel nostro come in altri paesi. Il “Femminicidio” vero e proprio, ossia l'uccisione della donna da parte di una persona molto vicina a lei spesso il suo stesso compagno, è una reazione drammatica da parte di alcuni uomini del tutto impreparati alla libertà della donna. La reazione violenta che arriva all’uccisione della donna che vuole chiudere un rapporto o lasciare il partner, è un fenomeno del tutto nuovo. È un fenomeno che riguarda tutti i ceti sociali e drammaticamente trasversale. Penso a ragazze giovani come Sara Di Pietrantonio uccisa quando va a quel maledetto “ultimo appuntamento” alla Magliana a Roma e finisce bruciata e strangolata, o Stefania Noce una studentessa catanese uccisa nelle stesse condizioni da

quello che era il suo fidanzatino coetaneo universitario che non accettava di essere lasciato. Te ne potrei, purtroppo, citare tanti altri di esempi di donne che hanno trovato la morte al momento di lasciare il proprio compagno. È un fenomeno drammatico che dobbiamo contrastare con forza e di cui parlare nei luoghi di lavoro, nella scuola, nel mondo dello sport”. Potresti brevemente spiegare cosa è la “Convenzione di Istanbul” ratificata nel 2014 dall’Italia e di cui sei stata relatrice in Commissione Giustizia? “È un punto di arrivo di un lungo percorso legislativo fatto dalla Comunità Europea e da tutti quei partiti, movimenti, associazioni che si battono contro la violenza sulle donne. È una carta con cui si mette nero su bianco che ogni stato dell’Unione si deve impegnare a contrastare il fenomeno della violenza, con le famose tre P. “Prevenire, Proteggere, Punire”. È una

cornice normativa all'interno di cui ogni paese deve adeguare la sua legislatura e per la prima volta si tratta non solo la violenza di genere, ma si accendono i riflettori anche sulla violenza domestica. E questo è una rivoluzione culturale perché, spesso, la violenza domestica veniva derubricata a lite tra moglie e marito e quindi si è rotto un tabù che, purtroppo, affronta ancora molte resistenze in alcune forze politiche e paesi europei. Ci sono alcuni paesi dell'Est, come la Polonia, che per questo tema vogliono uscire dalla convenzione e questo fa capire quanto ancora c'è da fare. Infine con questa convenzione si stabilisce per la prima volta una correlazione chiara tra violenza e diseguaglianza di genere e quindi sarà necessario avviare politiche che riducano il divario esistente tra uomini e donne in ogni settore”. In Parlamento sei stata tra le più attive promotrice di alcuni provvedimenti di

Lucia Annibali

Ricominciare si può Parlare con Lucia Annibali significa “sentire” da vicino il dolore e la follia della violenza di genere, ma anche la forza interiore che le donne hanno di ricominciare. La sua esperienza e competenza saranno importanti in questa battaglia che, come ci racconta Fabrizia Giuliani, una delle parlamentari più impegnate sul tema, si sta dotando di strumenti importanti a livello legislativo e finanziario, grazie anche all’impulso governativo del sottosegretario Maria Elena Boschi. Ma questa non è una battaglia delle donne, è una battaglia di tutti. Ciao Lucia, innanzitutto come stai? Mi puoi fare un piccolo bilancio del tuo lavoro presso il dipartimento Pari Opportunità dove, da oltre un anno, ti stai impegnando a fianco della sottosegretaria Maria Elena Boschi nella costruzione del Piano Antiviolenza? “Sono un po’ stanca perché abbiamo chiuso un anno intenso di lavoro, che è cominciato a settembre dello scorso anno con la prima cabina di regia interistituzionale nata per contrastare la piaga

sociale della violenza sulle donne. Come abbiamo detto altre volte è stato un anno bello e importante perché abbiamo messo intorno ad un tavolo tanti attori che si impegnano su questo tema, dai soggetti istituzionali governativi ,alle regioni, alle associazioni ai sindacati. Insieme abbiamo tracciato le linee guida del piano Antiviolenza e dell’assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza. Gestire questi tavoli è stato faticoso e difficile ma la soddisfazione è quella di aver costruito

insieme il nuovo Piano Antiviolenza con strategie innovative e moderne”. Abbiamo spiegato con l’On. Giuliani gli strumenti legislativi e finanziari del Piano, quali secondo te gli elementi più innovativi? “Innanzitutto noi ci siamo mossi all’in25


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legge di contrasto alla violenza sulle donne, ce li puoi qui raccontare? “In primis quando abbiamo convertito il “decreto femminicidio”, che trattava non solo di femminicidi veri e propri ma di maltrattamenti e violenze domestiche, nella legge 119 del settembre 2013. In questa legge si puniscono in modo netto questo tipo di reati in ambito domestico e si è previsto il reato di violenza in presenza di minori (le statistiche ci dicono che il 69% delle violenze avvengono di fronte a minori) e molte sono le mi-

sure adottate a sostegno delle vittime e dei minori delle vittime: testimonianze protette, processi veloci, inasprimento delle pene, protezione della vittima, allontanamento del maltrattante .Abbiamo anche un intero capitolo dedicato alle donne immigrate che sono vittime della tratta. Al Senato è pronta per essere approvata una ulteriore proposta di legge sugli orfani di femminicidio a cui abbiamo lavorato con molti colleghi. E poi l’ulteriore salto di qualità su questa battaglia lo abbiamo fatto con il Piano

terno della cornice della Convenzione di Istambul che indica a tutti i Paesi Europei le linee guida nel contrasto alla violenza sulle donne. Per esempio un elemento di novità è sicuramento quello legato al

molta importanza anche al “dopo” della donna che ha subìto violenza, aiutandola a reinserirsi nella società sia sul piano lavorativo sia sul piano affettivo. Credo davvero si sia un salto di qualità nella strategia per il contrasto ad ogni forma di violenza sulle donne”.

recupero del maltrattante ed alla realizzazione di programmi che intervengono nei confronti del soggetto “a rischio”, anche in forma preventiva, per impedirgli di comportarsi in modo violento. E poi molta attenzione è stata data all’educazione verso le nuove generazioni con numerosi progetti educativi realizzati insieme al Miur in tante scuole italiane. Inoltre ci siamo attivati molto sul piano della violenza domestica e nel costruire delle banche dati che permettano di individuare con più facilità i soggetti maltrattanti. Infine si è data 62

In una tua precedente dichiarazione raccontando la tua drammatica esperienza hai parlato delle “Frustrazione del No”, ossia l’incapacità di accettare da parte di alcuni uomini la decisione della donna. “Sì mi riferivo proprio al momento in cui la donna che decide di abbandonare la relazione e dire basta, fa scattare la violenza dell’uomo fino al gesto più estremo di uccisione della donna stessa. È il momento più pericoloso per la donna che va aiutata a uscire fuori da quel “microcosmo malato” e incentivata a parlare e a chiedere aiuto alle persone più vicine, amici e familiari. La “Frustrazione del No” è l’incapacità di accettare questa decisione e la si può spiegare in forma psicologica per tantissimi motivi, ma è anche vero che chi è capace di fare del male fino ad arrivare all’uccisione di un’altra persona è semplicemente una persona cattiva che non ha umanità. Purtroppo la donna riconosce la situazione difficile in cui si trova ma non è facile uscirne e forse per quanto si renda conto della difficoltà non si pensa mai che la persona che si ha accanto possa arrivare a gesti così efferati. Alle donne che si trovano in quel microcosmo dico di uscire, di parla-

Antiviolenza che Maria Elena Boschi ha finanziato in modo adeguato inserendo strumenti concreti. Abbiamo re e aprirsi e di allontanarsi subito”. Sei un esempio di forza interiore e la dimostrazione che, nonostante una esperienza drammatica, si può ricominciare con un’altra vita. “Le donne che hanno avuto questo tipo di esperienza e che hanno subìto violenza e sono riuscite a salvarsi, debbono sapere che può esistere un’altra esistenza e un “dopo”. Bisogna tornare a credere in se stesse e riprendersi la propria vita e il proprio valore, nei confronti di chi quel valore te lo ha tolto, ed anche nei confronti di un certo “disvalore sociale” che esiste, come se aver subìto violenza fosse una colpa. Tornare a credere in se stesse e lottare per la propria libertà e la propria affermazione, nonostante la sfortuna di aver incontrato persone che non meritavano. Sentirsi soggetti vincenti nonostante quanto accaduto e tornare a volersi bene e prendersi cura di se stesse e della propria femminilità perché quel tipo di rapporti ti abbrutisce sia da un punto di vista morale, sia fisico. E visto che parlo ad un giornale di sportivi penso per esempio all’importanza di piccoli gesti come praticare lo sport che è un modo per sentirsi meglio e recuperare una dimensione sociale: per me il piccolo gesto di tornare in piscina è stato di grandissima utilità. Insomma l’importante è avere la forza di ricominciare e rialzarsi, nonostante tutto, e il mio impegno vuole essere anche un esempio in questo senso per tante donne che stanno vivendo quello che ho vissuto io”.


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agito a 360° dalla prevenzione alla punizione”.

La convenzione di Istanbul

In breve quali novità sono previste in questo Piano Antiviolenza varato dalla Sottosegretaria Maria Elena Boschi? “Intanto va detto che questo piano è stato costruito con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori istituzionali, dei centri antiviolenza e delle tante associazioni e movimenti che si occupano di assistenza alle donne maltrattate. Sono stati messi a disposizione dal 2018 circa 30 milioni di euro annui da investire in queste politiche e 5 milioni per iniziative nelle scuole e si è attivato finalmente il Codice Rosa, ossia la presa in carico in tutti gli ospedali italiani di uno speciale protocollo per le donne vittime di violenza. È stata costituita anche una banca dati delle vittime di violenze utile ad avere una lettura complessiva del fenomeno. Un contributo importante al fianco della Ministra è stato quello di Lucia Annibali che, tutti ricorderanno, fu sfregiata dal suo ex compagno con acido muriatico. Lei è un avvocato e sta dando un contributo fondamentale alla battaglia anche sul piano culturale e della prevenzione. Voglio anche ricordare che per la prima volta si è svolto a settembre a Taormina un G7 dedicato al tema della violenza di genere dove i grandi del mondo si sono confrontati sulle politiche di contrasto alla violenza di genere. A Maria Elena Boschi esprimo tutta la mia riconoscenza e gratitudine per il grande impegno con cui si è dedicata a questi temi e per i risultati concreti che si stanno ottenendo”.

La convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istanbul) è il primo strumento in Europa a fissare norme giuridicamente vincolanti per prevenire la violenza basata sul genere, proteggere le vittime di violenza e punire gli autori dei reati. La violenza, compresi i reati che colpiscono in maniera sproporzionata le donne quali lo stupro, gli atti persecutori (stalking) e la violenza domestica, costituisce una palese violazione dei diritti umani fondamentali, lede la dignità umana, l’uguaglianza di genere e il rispetto di se stessi. La violenza basata sul genere è al centro dell’attenzione a livello internazionale ormai da diversi decenni e sono stati compiuti progressi in tale ambito. Tuttavia, nonostante i paesi in Europa avessero già adottato disposizioni legislative in materia di violenza contro le donne, prima del 2014 non esisteva un quadro normativo europeo approfondito che stabilisse norme atte a prevenire, proteggere, perseguire e fornire servizi adeguati per rispondere alle esigenze delle vittime e delle persone a rischio. Detto quadro normativo è ora garantito dalla convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione

Il 25 novembre insieme alla Ministra Boschi l’AIC era in campo per ricordare Sara, grande tifosa della Lazio che, come hai ricordato prima, fu barbaramente uccisa. Totti, Perrotta, Peruzzi grandi campioni per dire No alla violenza. Lo sport può fare molto… “Certamente lo sport ha la grande forza di diffondere messaggi positivi e questi grandi campioni sono visti come modelli positivi dai nostri ragazzi e per questo io ci tengo a girare

a questi calciatori e a voi tutti il mio profondo apprezzamento per l’aiuto concreto che state dando su questo tema. II messaggio del contrasto alla violenza deve divenire un messaggio popolare e nulla in Italia è più popolare del calcio e questo vostro coinvolgimento, come quello di tutti gli uomini , è fondamentale per vincere questa partita. La violenza non è un problema delle donne ma un problema di tutti, uomini e donne insieme. Mi ricordo una iniziativa bellissima fatta con “Senonoraquando”, associazione che per prima capì il valore del connubio tra Sport e lotta alla violenza, quando nel 2012 fu letto allo stadio Tardini di Parma dai giocatori della Nazionale l’appello “Mai più complici

e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (convenzione di Istanbul), adottata nel 2011 ed entrata in vigore nel 2014. Nell’Unione europea una donna su tre (33%) dopo i 15 anni di età ha subìto violenze fisiche e/o sessuali; il 75% delle donne professioniste o che ricoprono incarichi dirigenziali è stato vittima di molestie sessuali e una donna su dieci ha subìto molestie di tale genere o è stata vittima di atti persecutori (stalking) attraverso le nuove tecnologie. La convenzione, frutto di un lavoro svolto dal Consiglio d’Europa per monitorare la violenza sulle donne e le ragazze e identificare le lacune nelle leggi e le migliori pratiche, contempla un’ampia gamma di misure, tra cui diversi obblighi che spaziano dalle attività di sensibilizzazione e dalla raccolta dei dati alle misure giuridiche per qualificare come reati diverse forme di violenza. A differenza di altri trattati internazionali sulla lotta alla violenza basata sul genere, la convenzione di Istanbul prevede l’attuazione di politiche globali e coordinate tra gli organismi governativi e nazionali responsabili di prevenzione, persecuzione dei reati e protezione. contro la violenza sulle donne” davanti a 40mila persone. I ragazzi debbono capire che l’amore non c’entra nulla con la violenza o ancora meglio che se c’è violenza non c’è amore”.

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Come stai?

l’incontro

di Pino Lazzaro

Andrea Icardi, coordinatore Milan Soccer Academy

Dall’altra parte del mondo, letterale, ma non c’è da farci poi troppo caso. Grazie alla tecnologia (Facebook, Twitter eccetera eccetera), davvero i confini hanno ancor meno ragione di essere: anche se sei per dire in Australia – detto apposta – le cose le sai, ma più ancora sai per filo e per segno l’aria che tira, quale il sentire comune, ovviamente anche per quel che riguarda il calcio, in particolare nel nostro caso, il fare calcio. Pareri e commenti, tendenze, esperienze e resistenze. Con questa premessa, ecco, giusto all’indomani della iniziale decisione di Carlo Tavecchio di non dimettersi dalla carica di presidente federale – poi non confermata nel successivo Consiglio in cui invece arrivarono le dimissioni – la decisione di Andrea Icardi (ex Milan e di altre squadre, vedi scheda) di prendere in mano il telefono e chiamare il suo ex compagno di squadra al Verona, Tommasi, ora presidente dell’Assocalciatori. In sé un qualcosa di normalissimo ma stavolta qualcosa di “diverso” c’è perché quella telefonata Andrea l’ha fatta da Sidney, sì, dall’Australia. Come mai? Dice, Andrea, che s’è trattato di qualcosa di istintivo, che gli pareva giusto di non lasciar perdere e di far sapere pure il suo di parere, un parere che per lui rifletteva comunque quel “sentire comune” di cui sopra. Da qui il successivo contatto con la redazione del Calciatore, col post che allora subito comparve sul nostro sito e che qui viene riportato. Un’occasione però utile per allargare un po’ i temi, potendoci così addentrare pure in questioni australiane e non solo. Lui, sposato con una donna inglese e che di figli ne ha tre. Due maschi, Lorenzo e Luca, entrambi calciatori, entrambi “esterni e duttili” così li definisce papà Andrea, entrambi in Italia. Il primo con la Valenzana, il secondo con l’Alessandria. C’è poi la figlia, Daisy, lei invece è in Australia con i genitori e studia all’università. Famiglia mista insomma, con ben tre passaporti: inglese, australiano e italiano. Avanti. Cominciamo intanto con un’aggiunta a quanto a suo tempo riportato nel riquadro postato sul sito dell’Aic. “Da noi in Italia si fa tanta e tanta fatica a cambiare, è così. Qui vedo invece che quando le cose vanno male, cercano subito dei rimedi, di tamponare, non lasciano stare, provano subito a migliorare. Faccio un esempio: se vedono che la gente ha problemi a pagare i mutui che hanno sottoscritto, allora decidono di abbassare i tassi, proprio per dare una mano affinché possano pagare, chiaro, no?”. E col calcio? A che punto sono? “Qui c’è un gran misto di etnie, ciascuna con la propria idea di calcio. Il difficile è così accumunare per dire francesi, italiani, tedeschi, arabi, neozelandesi, asiatici; il tutto nonostante si sappia tutti bene quanto semplice e immediato sia in sé il gioco del calcio. In più c’è da dire che non è il calcio il primo sport, lo è in effetti sinché i ragazzi hanno 15-16 anni, ma poi ci sono altri sbocchi, tipo il rugby, attività che in pratica necessita meno tempo del calcio che richiede un maggiore addestramento, sia a livello tecnico che tattico”. Loro comunque al Mondiale in Russia ci vanno, loro… “Il c.t. Postecoglu (anche qui sono arrivate poi a posteriori delle dimissioni, troppo lo stress per arrivare alla qualificazione, meglio dunque lasciare; ndr) ha fatto un 28

buon lavoro, forse anche perché ha potuto lavorare per quattro anni filati, prima c’erano stati sempre dei cambi in corsa. La Nazionale ora riesce a produrre un buon calcio, con un campionato che tradizionalmente è sempre stato parecchio fisico, ma che ora sta crescendo sia a livello tecnico che tattico. Uno dei problemi è il fatto che c’è solo il campionato di “serie A”, non c’è insomma una serie B, così non ci sono retrocessioni e su questo c’è il pressing della Fifa a cui stanno ora cercando di rispondere, anche piuttosto velocemente. In ogni caso sono ora un po’ di volte di fila che si qualificano, a me pare che di voglia di calcio ce ne sia di più e le 80.000 persone che erano lì allo stadio di Sidney hanno festeggiato davvero alla grande il 3 a 1 sull’Honduras che ha significato la partecipazione al Mondiale in Russia. Un buon

periodo insomma per loro, pur se c’è da dire che l’approdo più ambito rimane pur sempre l’Europa, là dove continuano a esserci i campionati più competitivi”. Pallone e non: come vedono l’Italia da laggiù? Ne abbiamo ancora di carte da giocare? “Certo, siamo un Paese in cui vogliono ancora venire, vogliono vedere. Le nostre città, l’arte, la cultura, il passato… ed è proprio al passato che forse noi in Italia ci siamo troppo radicati, siamo fermi insomma. Vedo i ragazzi qui che accompagniamo, ma vale in genere per tutti quelli che vengono in Italia e sperimentano l’arte, la cultura, il cibo. Per quel che riguarda il calcio, pure l’organizzazione di alcuni club, la bellezza di alcuni centri sportivi: in effetti non vedono l’ora di tornare”.


l’incontro

E l’Academy? “Dopo aver giocato col Verona, sono dunque arrivato qui in Australia, col Marconi, il primo anno da giocatore, il successivo da allenatore. Quella di una Academy Milan era un’idea che avevo già allora, io tifoso milanista dall’età di due anni. Ricordo che nel 1996 ne parlai con Braida, era lui il direttore sportivo; mi rispose che non erano ancora pronti, non avevano ancora i mezzi, non era insomma il tempo giusto ma era comunque un qualcosa di cui tener conto e il tutto è rimasto lì, in sospeso. Poi il tempo giusto è arrivato, era il 2007 e

sono così 10 anni che qui lavoriamo per contribuire a migliorare il loro calcio. Ora come ora ne abbiamo 150 di iscritti, dai 6 ai 21 anni. La base è qui a Sidney, all’Olympic Park, là dove sono state tenute le Olimpiadi nel 2000, strutture bellissime. Un’attività la nostra a 360°, con addestramento tecnico, cercando miglioramenti pure sulla tattica, l’alimentazione eccetera. Qui ora siamo verso fine stagione, solitamente ne abbiamo 10-12 di allenatori, al momento sono sette. In Italia veniamo tre volte l’anno: a Pasqua, luglio e settembre, partecipando a vari tornei”.

Sul sito www.assocalciatori.it

“Nuove elezioni in Figc? Certo!” Scrivo queste righe all’Associazione Italiana Calciatori, diretta dal mio ex compagno di squadra al Verona, Damiano Tommasi, per portare a conoscenza il mio pensiero. Mio e di tanti e tanti che come me guardano al nostro calcio, lo guardano “dal campo”, ex calciatori e allenatori di settore giovanile. Attraverso la tecnologia (facebook, twitter eccetera) è facile sentire quello che è il polso della situazione, direi che praticamente tutti quelli che hanno a che fare con le cose del campo si sono rivoltati per quella che è stata la decisione del presidente federale. Dopo l’esonero di Ventura, era tutto il consiglio federale che doveva fare un passo indietro. Nuove elezioni? Certo, nuove elezioni e se ci saranno le condizioni per cui saranno gli stessi a continuare, allora sì si potrà poi pensare ai programmi. Qui in Australia sono/siamo allibiti: se le cose vanno male, è tempo di cambiare, questo c’è da fare, no? Come si fa a non capire quanto bisogno ci sia in Italia di cambiare, di rinfrescare certe situazioni? A livello di settori giovanili, di campionati, magari mettendo da parte i risultati immediati, puntando a fare in modo di avere qualche giovane che possa davvero andare avanti, sino ad arrivare in Nazionale, sono anni ormai che il movimento non produce quel che dovrebbe produrre. Dai, cosa state facendo? È tempo – adesso – di girare pagina, cercando innovazioni, investendo davvero sui giovani, pensando pure a dei collegi in cui possano studiare e fare calcio in ambienti

sani, che possano dare speranza. Anch’io come tanti sono cresciuto con lo stimolo del numero 10, ai miei tempi i Rivera e i Mazzola, sono sempre i numeri 10 quelli che più affascinano: non ne abbiamo più adesso, non ci sono. Le realtà delle Primavere e pure degli allievi ormai mostrano distinte di formazioni in cui sono tantissimi i nomi stranieri, ce ne sono sempre meno di italiani. Le stesse posizioni importanti in campo, penso al primo attaccante, al grande centrocampista, al pensatore sempre in mezzo al campo vengono da altre parti; noi facciamo fatica e in pratica facciamo crescere gli altri e arriviamo così a… perdere con la Svezia. I nostri tecnici hanno insegnato e vinto in giro per il mondo, con e senza palla e tutti gli altri sono migliorati e continuano a farlo. Perché, ancora, non dare spazio alle seconde squadre? Perché non fare in modo che i nostri giovani possano esprimersi? In effetti la realtà dice che sono pochissimi quelli che li mettono in campo, non si dà loro fiducia e si continua a preferire calciatori già fatti che arrivano da altre situazioni. Nei nostri passaparola (dico nostri tramite facebook eccetera), di tutti noi insomma dell’ambiente che queste cose le conosciamo, c’è questa necessità/urgenza di cambiamento, siamo tutti d’accordo, forza! Nuove elezioni dunque e se il risultato sarà la riproposizione degli stessi personaggi, almeno saranno tutti coscienti – ripeto – che dovranno essere fatte delle scelte. Così comunque non va bene.

La scheda Andrea Icardi, classe 1963, milanese, è cresciuto calcisticamente nel settore giovanile del Milan (oltretutto la sua squadra del cuore), arrivando poi a disputare in prima squadra ben sei campionati (4 in A e 2 in B). Dopo il Milan, ha giocato due stagioni nell’Atalanta (primo campionato con retrocessione in B e successivo con risalita in A), altre due con la Lazio (A) e successivamente tre col Verona (B-A-B). Poi il salto in Australia col Marconi Stallions di Sidney: primo anno da giocatore, il secondo in panca. Con alcune presenze in maglia azzurra con l’Under 21, ha allenato a livello giovanile nel Milan, nel Monza e nell’Alessandria, poi in serie D il Derthona e il Voghera. Da un decennio coordina a Sidney (Australia) la locale Milan Soccer Academy. 29


secondo tempo

di Pino Lazzaro

Riccardo Pittis e il dopo carriera

“Il privilegio finisce quando Naturalmente ci è passato pure lui. Come tutti quelli che hanno avuto la fortuna e le capacità di fare sport per lavoro (o “lavoro”, con le virgolette?) e si trovano ad attaccare le famose scarpe/scarpette/scarpini/biciclette eccetera al classico chiodo. Le cosiddette luci si spengono e c’è da girare pagina, cambiare tempi e abitudini, molto spesso insomma ri-cominciare. E non a caso in questi ultimi anni è aumentata – e di molto – l’attenzione che la stessa Assocalciatori pone sulla questione del dopo carriera. Detto questo, ecco la strada intrapresa da Riccardo Pittis, ex campione della pallacanestro italiana, per cercare di trovare risposte al famoso “dopo”. Evidentemente le ha trovate, tanto da sottolineare lui stesso che è tornato in pratica a sentirsi ed essere un privilegiato, come lo era stato per tanti anni quando era lì che giocava, si divertiva e pure… lo pagavano. Realtà questa naturalmente ben conosciuta dai calciatori, ancor più da quelli lassù, sulla cima della piramide. Cima (del basket) su cui pure Riccardo ha saputo starci a lungo. Cominciamo da lontano “Perché quella volta la pallacanestro? Beh, devo partire da lontano e tutto è nato proprio per caso. Il fatto è che io sono nato con una malformazione cardiaca, operata e corretta che avevo 6 anni. Il professore di allora, Azzolina, lì subito a dire ai miei di non tenermi sotto una campana di vetro, di farmi fare una vita insomma normale, di farmi fare sport. Ecco che c’era mio fratello che già faceva basket, io che ero di mio alto per l’età e mia madre che avrebbe così ottimizzato quel suo essere tassista: ho cominciato che avevo dunque

6 anni e ho finito di giocare a 35. Sono cresciuto nelle giovanili dell’Olimpia, i risultati venivano e ben presto un po’ tutti mi riconoscevano una bravura e un modo di stare in campo, diciamo superiore alla media. Da parte mia ho cominciato davvero a crederci che la pallacanestro poteva diventare qualcosa in più quando ho esordito in prima squadra, allora è diventato se vuoi chiamarlo “lavoro”, sì, con tante virgolette, perché quando ti trovi a fare come “mestiere” un qualcosa che ti diverte e ti pagano pure, è il massimo, no?”. 30

“Con la scuola ho fatto ragioneria, poi m’ero anche iscritto a Giurisprudenza ma per via dell’obbligo di frequenza non era possibile proseguire. Comunque il mio a scuola è sempre stato un percorso netto, sempre promosso e alla maturità sono uscito con un dignitoso 48. Come pezzo di carta non è servito poi a molto, però è servito per quella che era ed è la mia mentalità, perché si sa che con lo sport non sai mai quanto puoi andare avanti, ti puoi rompere e stop, meglio dunque pensare pure all’istruzione e ci tenevo insomma ad andare bene a scuola. Allora, da studente, non mi sentivo certo un privilegiato e nemmeno che ci fossero delle differenze tra noi coetanei, però è anche vero che non è stata la mia una vita “normale”, nel senso che non ho mai avuto un motorino (rischio infortuni), non ne ho fatta una di gita scolastica e nemmeno alle festine del sabato andavo. È stato dopo, quando sono diventato professionista e mi pagavano, che ho cominciato a sentirmi estremamente privilegiato”. Fine carriera: e poi? “Alla pensione vera e propria, quella dei contributi, non ci ho mai pensato, non l’ho mai vista insomma come un obiettivo. Quello a cui ho invece pensato molto è stato al dopo, al fine carriera e ho cominciato a farlo che avevo sui 30

Il calcio…

anni, cercando di immaginare quale avrebbe potuto essere la mia vita, anche se mai sono riuscito ad avere delle idee chiare. Infine ho smesso quando, in quell’ultima stagione, ho cominciato a rendermi conto che non mi divertivo più a fare certe cose e lì ho capito che sarebbe stata dura arrivare sino alla fine della stagione, con un che di negativo che si faceva sempre più pesante e con meno stimoli dentro: pure le prestazioni così ne risentivano”. “Così, come tutti gli ex p ro f e s s i o n i sti, anch’io mi sono trovato davanti al cosiddetto dopo-carriera. Anch'io, come tutti, vivendo prima da privilegiato, facendo qualcosa che mi divertiva, che avrei fatto pure gratis e pure mi pagavano. Però il privilegio finisce quando smetti e dunque quel privilegio di prima, diventa in pratica un deficit, un ostacolo: ci viene a mancare lo strumento che così tanto ci dava, senza avere poi le competenze per affrontare il mondo del lavoro. Problemi sì legati dunque alle emozioni, ma pure pratici: non sai bene che fare e nemmeno cosa fare per… fare. È stato lì che giusto per caso ho iniziato a fare da testimonial, rac-

“Tifo Inter e quando capita gioco pure io a calcio. In effetti da piccolo era proprio al calcio che inizialmente guardavo. Nonostante l’altezza e i piedi lunghi che mi ritrovavo, avevo pure un discreto piede. All’inizio ero attaccante, però poi ho capito che sarebbe stato a centrocampo che mi sarebbe piaciuto di più”.


secondo tempo

smetti” di avere come compagni persone come Meneghin, D’Antoni, Premier, che hanno fatto sì la storia, ma l’hanno fatta anche per il tipo di persone che erano e che sono. Insomma dei maestri e io come una spugna ho imparato da loro, mettendolo poi in pratica quando è toccato a me fare il capitano. Così adesso mi capita dopo tanti anni di incontrare ragazzi che allora erano tanto più giovani di me e mi chiamano ancora capitano e avverto tanto orgoglio e così penso a come io guardavo a Meneghin e D’Antoni, ancora li venero, è così”.

contando la mia esperienza sportiva, facendo paragoni tra sport e azienda. Finché un amico m’ha buttato là: hai mai pensato di farlo come professione? Una specie di tarlo, sempre lì a pensarci e così mi sono deciso, ho fatto tutto il percorso, ho preso le certificazioni richieste per diventare mental coach, presentando uno specifico progetto alla Randstadt, azienda specializzata nel trovare lavoro ed è così nato Randstadt Next che ha lo scopo di orientare e formare ex sportivi professionisti per entrare nel mondo del lavoro”. Lo “spogliatoio” nelle aziende “Sono ancor più consapevole ora di quanto sia stata fondamentale per la mia formazione l’esperienza sportiva, con quella frequentazione speciale all’interno dello spogliatoio, quel luogo sacro, sì, è lì dentro che nasce tutto: la squadra, le vittorie, le sconfitte, come ti formi come persona. La mia fortuna in quei miei primi anni è stata

“Sì, le esperienze da giocatore sono così diventate essenziali per il mio dopo carriera, per questa mia nuova attività. Banalmente posso e potrei dire che in genere nel mondo del lavoro c’è meno meritocrazia di quanta ce n’è nello sport, però anche nelle aziende c’è un fattore comune e fondamentale, quello umano. In un team d’azienda le dinamiche sono sempre le stesse, c’è ammirazione, invidia, chi parla tanto e chi parla poco, come una squadra insomma. Però il solo raccontare non basta, ci vogliono poi gli strumenti per mettere in atto le regole, strumenti che sono veri e

La scheda Milanese, dicembre 1968, Riccardo Pittis in tutta la sua carriera durata un ventennio ha giocato in sole due squadre: l’Olimpia Milano (in cui è cresciuto e approdato poi in prima squadra che aveva 16 anni) e la Pallacanestro Treviso, con cui ha chiuso infine la sua carriera, trentacinquenne, al termine della stagione sportiva 2003/2004. A livello di club, un palmares invidiabile il suo: 7 scudetti, 6 Coppe Italia, 3 Supercoppe Italiane, 2 Coppe Korac, 2 Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Europa. A lungo in Nazionale, è stato due volte medaglia d’argento agli Europei nel 1991 (in Italia) e nel 1997 (in Spagna). Dopo aver fatto un’esperienza come team manager della Nazionale, è ora commentatore tecnico per la Rai, dopo esserlo stato per Sky. Dal 2013, come mental coach, lavora con importanti aziende italiane e multinazionali. propri esercizi di coaching, in modo di dare la possibilità alle persone di sperimentare. Devo dire che i riscontri che ho sono molto positivi: mi sento bene, vedo e ascolto tante persone, quel che mi dicono. Ho la fortuna di aver scoperto un mestiere che ancora una volta non riesco a chiamare lavoro. Sì, sono tornato a essere un privilegiato”. 31


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di Pino Lazzaro

Premiata al Gran Galà AIC 2017

Alia Guagni: “Ora siamo più Un premio di cui essere orgogliose/i. Lo dicono tutte/i e non può essere che così dato che viene soprattutto dal campo, quel luogo così speciale che ancora sa essere tutto sommato meritocratico e, dai, democratico. Dunque Alia Guagni, da questa stagione capitano della Fiorentina scudettata, è stata la più votata per lo scorso campionato, issandosi al primo posto del podio, avendo al fianco la Bonansea (ex Brescia, ora alla Juve) e la compagna di squadra Mauro. Una storia lunga quella che lega Alia al pallone, storia naturalmente unica per un verso, ma per un altro simile a quella vissuta da tante e tante ragazze che nonostante l’essere praticamente “invisibili” e lo scetticismo quasi generale con cui dovevano confrontarsi, hanno saputo continuare, ancora e ancora. Gli inizi da piccola, che vuol dire che aveva 9 anni, come ha avuto modo più volte di dichiarare, cominciando a giocare nei campini dietro casa, con un amico che abitava lì vicino: ecco, così è nata questa passione che ancora brucia, andando poi da bambina allo stadio a tifare Fiorentina, con i poster in camera di Batistuta, quello che allora era il suo preferito. Alia, dunque un premio che proprio non ti aspettavi? “Sì, del tutto inaspettato, davvero, anche perché poi in genere è difficile che vengano premiati i difensori. Sono naturalmente contentissima, un premio che è stato assegnato a me ma che va certamente a tutta la squadra, credo sia fondamentalmente questo il significato di questa scelta: tutte assieme abbiamo vinto. È stata una stagione, quella passata, in cui sin da subito eravamo partite con de-

gli obiettivi alti, la stagione è andata avanti bene ed è stato certo vincere col Brescia la partita che ci ha un po’ sp ianato la strada”. Stagione davvero “storica”: scudetto e Coppa Italia. C’è una partita che proprio non dimentichi? 32

“Beh, la partita che non posso dimenticare è stata quella al Franchi, contro il Tavagnacco, la partita decisiva per arrivare a vincere lo scudetto. Per me essere dentro quello stadio era già un’emozione grandissima, con tutto quel pubblico poi… io, che non ho mai cambiato squadra. Il fatto è che proprio amo questa mia città: ci ho sempre creduto e sperato che si potesse crescere. Di proposte in questi anni ne ho avute tante, anche dall’estero, ma alla fine ho sempre preferito rimanere”. Come ti vedi da calciatrice? Quale il tuo + e il tuo -? “Direi che tutto sommato è la velocità il mio “forte”, mentre dove devo più lavorare

è tecnicamente. Per fortuna è un qualcosa che si può migliorare nel tempo, già ci ho lavorato tanto e continuo a lavorarci”. L’ingresso della Fiorentina: c’era un prima e c’è adesso un dopo. Ti capita di sentirti una calciatrice… vera? “Con la Fiorentina ce ne sono stati tanti di cambiamenti, ora certo siamo più calciatrici. Quello che a me pare più importante è poi lo step mentale che stiamo sperimentando; prima diciamo che il calcio era soprattutto divertimento, mi par di vedere che la testa in fondo non era quella “giusta”. Ora invece l’approccio è cambiato in tanti e tanti aspetti e mi rendo conto che certamente si può andare ancora più su”.


femminile

calciatrici” Un po’ di invidia per le ragazzine di adesso? “Verso le ragazzine più che “invidia” sento che posso parlare di contentezza. Sì, sono contenta per loro, in fondo posso dire d’aver lavorato tutta una vita per contribuire a dare un futuro proprio alle ragazzine. Vedo qui a Firenze, a livello di settore giovanile c’è stato proprio un boom, tantissime ragazzine, tanto che hanno dovuto bloccare le iscrizioni. Ma credo che sarà questo l’andamento, ce ne saranno sempre di più, grazie pure all’arrivo di altre squadre. Mi rendo conto che qui noi, come presenza in città, ora “contiamo” di più. D’accordo il progettoscuola che abbiamo portato avanti, andando a turno per scuole elementari del territorio, ma c’è da dire che presenziamo a un sacco di eventi, promozioni, cene e dunque in questi ultimi anni le cose sono cambiate, prima nemmeno sapevano che c’era una squadra femminile, ora per strada ci conoscono e c’è pure chi ci chiede dei selfie… se mi avessero detto anni fa che sarei qui a fare interviste non ci avrei mai creduto; poi ti abitui, anche questo è un momento di crescita e riesci a superare così la timidezza”. Ancora d’estate negli Stati Uniti? “Quelle che ho fatto sono state esperienze bellissime, così ho provato cosa vuol

dire andarsene all’estero. Ora però è più difficile, sono anche rientrata nel giro della Nazionale, la Champions, un campionato che sta diventando diverso da prima e c’è così meno tempo”.

La scheda

Alia Guagni, ottobre 1987, fiorentina, è cresciuta nelle giovanili del Firenze. Il debutto in B, giovanissima, l’ha fatto nella stagione 2002/2003, campionato quello che valse la promozione in A2. Sono poi seguite altre stagioni, tutte tra A2 e Serie A, sinché nel 2014/2015 è nata la Fiorentina Women’s: subito un terzo posto il primo campionato, con scudetto e Coppa Italia nel secondo (la scorsa stagione, la 16/17). Ha vestito la maglia azzurra con l’U19 (partecipando nel 2004 al Mondiale U20 in Tailandia) e ha esordito con la Nazionale maggiore nel 2007, facendo poi parte della spedizione azzurra in occasione della fase finale dell’Europeo 2009 in Finlandia. Tornata nel giro della Nazionale con Cabrini, è nel gruppo azzurro della nuova c.t. Bertolini che si sta giocando la qualificazione al Mondiale 2019 (in Francia). Per tre estati, dal 2013 al 2015, ha sperimentato il soccer negli Stati Uniti a Seattle (Stato di Washington) e con la formazione Pali Blues di Los Angeles.

Oltre il calcio? Al dopo ci pensi? “Intanto di lauree ne ho due, in Scienze Motorie e la magistrale in Scienze e Tecnica dello Sport. Sino all’anno scorso ho lavorato come insegnante di attività motoria, l’ho fatto per tanti anni e l’ho continuato a fare appunto sino lo scorso anno, poi l’impegno col calcio è cresciuto e ho deciso

di interrompere. Comunque il calcio prima o dopo finirà e ora come ora spero che il mio futuro possa essere all’interno del mondo scolastico, come insegnante. No, sempre ora come ora, non mi vedo come allenatrice, già ho avuto modo di allenare bambini e bambine e non è una cosa di cui sono proprio convinta”. 33


internet

di Mario Dall’Angelo

I link utili

Equalgame: perché il calcio è per tutti Nello scorso mese di settembre la Uefa ha lanciato #EqualGame, una nuova campagna nell’ambito di “Respect”, la sua iniziativa di responsabilità sociale. Si tratta dello stesso ambito di intervento con cui il massimo organismo calcistico continentale, ormai da tempo, promuove l’inclusione, la diversità e l’accessibilità nello sport. I calciatori sono i testimonial della campagna contro il razzismo “No to Racism”, attiva ormai da alcuni anni. E i calciatori sono in prima fila anche nella nuova campagna: Cristiano Ronaldo, Lionel Messi, Paul Pogba e una calciatrice: l’attaccante norvegese dell’Olympique Lione, Ada Hegerberg. Il presidente Uefa, Aleksander Čeferin, ha lanciato l’iniziativa affermando: “È fondamentale che la UEFA renda il calcio accessibile a tutti e che, grazie al potere dello sport, guidi la lotta per l’eguaglianza sociale”. Il governo del calcio continentale, secondo il suo massimo responsabile, deve essere un’organizzazione di fair play sociale che non tollera il razzismo, il sessismo, l’omofobia e qualsiasi altra forma di discriminazione. Il sito www.equalgame.com è stato creato dall’Uefa per raccontare ogni mese la storia personale di un giocatore dilettante, con l’intento di portare all’attenzione di tutti la valenza inclusiva del calcio. Nessuna specificità come l’etnia, il genere, l’età o una disabilità possono impedire di praticare il football, come sport e divertimento. Inoltre, la campagna vuole mettere in evidenza le diverse modalità con cui le persone possono giocare e divertirsi. In particolare: il calcio femminile di base, il calcio per persone con disabilità e il calcio camminato per gli anziani. La home page è di grande impatto visivo, molto colorata e con grafica coinvolgente grazie anche alle foto in cui i volti di calciatori in attività ed ex - Abjdal, Modric, Stankovic, van Nistelrooy, ter Stegen, Shevchenko, Carvajal - e di allenatori si mescolano a quelli di studenti e altre persone comuni o impegnate in attività sociali. È presente anche Bobby Barnes della Fifpro, l’Associazione Calciatori internazionale a cui è affiliata l’Aic. Le varie sezioni del sito - What is #EqualGame, My Game, Football Stories, Everyone can play, Share your story - corrispon34

dono ad altrettante grafiche cliccabili sulla home page, una sotto l’altra. In My Game, cliccando sui volti, si accede a un breve video in cui il protagonista lancia il suo messaggio a sostegno della

al più grande campionato Uefa di sempre, tenutosi la scorsa estate in Olanda. All’impetuoso sviluppo del calcio donne è dedicato l’hastag Twitter #TheRiseofWomensFootball. La sezione Everyone can Play (tutti possono giocare) contiene video su eventi, come il Refugee Tournament at Uefa HQ (torneo per rifugiati svoltosi nella sede Uefa a Nyon, in Svizzera), il Grassroots Awards Winner Film, le iniziative Football for Diversity, Amputee Football, Colour Blindness e Stadium Accessibility. E infine un calciatore, lo spagnolo Juan Mata, che insegna la lingua dei segni. In Share your Story, i calciatori, sia come singoli che come squadre, tramite i loro account sui social media possono condividere, con un racconto o un semplice messaggio, il loro appoggio a #EqualGame. Non mancano anche numerose testimonianze di sostegno da parte di semplici tifosi e appassionati. La campagna è presente e fortemente sostenuta anche sui profili ufficiali Facebook, Twitter e Instagram della Uefa.

campagna. Alcuni riportano anche un esempio personale o famigliare come l’ex bomber di Manchester United e Real Madrid, Ruud van Nistelrooy: “Una disabilità non significa che una persona non sia in grado di fare le cose che fanno le persone non disabili. Non è quindi importante esserlo o meno. Ho una nipote che ha una grave disabilità ed è d’ispirazione per me”. Football Stories raccoglie video con le vicende di persone che per varie ragioni non erano o non erano ritenute in grado di giocare a pallone e invece, con volontà e applicazione, hanno smentito le previsioni. Un aspetto che risalta con particolare evidenza dalle storie della campagna è la forte presenza femminile. Il calcio si sta aprendo alle donne sempre più anche in Europa e la Uefa ha colto l’opportunità di segnalare, attraverso #EqualGame, la possibilità di praticare il pallone come atMassimiliano Allegri @OfficialAllegri tività sportiva per Quando si sbagliano cose semplici, è impossibile tante ragazze, alle vincere partite complicate. quali troppo spesso viene sconsigliato dalle famiglie perché considerato inadatto. RecenteAndrea Barzagli @andreabarzagli2 mente la stessa Uefa Restiamo sempre padroni del nostro destino. ha pubblicato un rapporto - Women's football across the national associations 2017 - che sottolinea la rapida e forte crescita del movimento femminile, avvenuta anche grazie

Giovanni Simeone @simeonegiovanni Con il lavoro e lo sforzo tutto va avanti.

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internet

di Stefano Fontana

Calciatori in rete

Strootman, Pjanic e Felipe Anderson www.kevinstrootmanofficial.com Centrocampista della Roma e della Nazionale olandese, Kevin Strootman è

nato a Ridderkerk il 13 febbraio del 1990. Centrocampista caratterizzato da eccellenti doti atletiche, si distingue grazie alla notevole intelligenza tattica ed alla sviluppata capacità di visione di gioco. Dal 2013 Strootman è una delle colonne portanti del centrocampo giallorosso. Prima di approdare alla Roma ha militato in diverse squadre olandesi di primo piano

ttando

come Sparta Rotterdam, Utrecht e PSV Eindhoven. Attualmente, collegandosi al sito ufficiale di Kevin, si accede ad una pagina statica live dove troviamo esclusivamente il giocatore con la maglia della Roma ed i collegamenti alle relative pagine sui social network (Facebook, Instagram e Twitter). È innegabile come i profili social stiano lentamente ed inesorabilmente adempiendo con maggiore velocità e tempestività la funzione dei siti web personali, anche se restiamo dell’idea che un sito web ben realizzato, in simbiosi con i social, possa divenire un punto di riferimento per i tifosi ed un prezioso veicolo di autopromozione. La pagina Facebook di Strootman è seguita da oltre 630.000 persone. Video e immagini realizzati in studio condividono la stessa grafica del sito, a testimonianza di un progetto di comunicazione trasversale. Su Instagram i follower del centrocampista olandese son quasi mezzo milione: gli scatti pubblicati, molto suggestivi, vedono Strootman in azione con la maglia della Roma, in allenamento e durante il tempo libero.

www.miralempjanic.it Quasi un milione di fan su Facebook per Miralem Pjanic, centrocampista classe 1990 dalla doppia cittadinanza bosniaca e lussemburghese. Abile nel dribbling e forte di un tiro potente e preciso, Pjanic milita nella Juventus e nella Sebastien De Maio Nazionale Le sport n'est pas qu'un jeu. Le sport est qui je suis, ce que je suis, pourquoi je suis ici. C'est bosniaca. chaque seconde qui passe, chaque moment de ma vie. Un Il sito ufjour de match ou un jour normal. ficiale del (Lo sport non è solo un gioco: lo sport è chi sono, quello che sono, perché sono qui. Ogni secondo che passa, ogni giocatore momento della mia vita. Un giorno di partita o è, come nel un giorno normale).

Bartosz Salamon @salamon1591 Una sconfitta che Ci deve servire da lezione, importante è imparare dagli errori.

leonardo semplici @leo_semplici Dobbiamo imparare a crescere dalle sconfitte, anche se non ci piacciono.

caso di Strootman, soltanto un “passaggio”: una volta collegati all’indirizzo troviamo una foto del giocatore ed i link ai profili social.

www.felipeanderson.com.br Felipe Anderson, centrocampista brasiliano in forze alla Lazio, è dal 2013 una

delle colonne portanti della squadra capitolina. Estremamente versatile e atleticamente dotato, Anderson può ricoprire diversi ruoli rivelandosi comunque un punto di riferimento per i compagni: a tali caratteristiche va aggiunta una grande precisione nei tiri piazzati. Attualmente il sito ufficiale di Felipe Anderson è in lavorazione: collegati all'indirizzo corretto possiamo già intravedere lo stile grafico scelto e constatare la futura fruizione dei contenuti in italiano, inglese e brasiliano. Nell'attesa troviamo i link diretti al profilo Facebook del giocatore. 35


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di Nicola Bosio

frasi, mezze frasi, motti, credi proclamati come parabole, spesso vere e proprie “poesie”

Alle volte il calcio parlato diverte di più del Non è tanto questione di stranieri perché ci sono in tutta Europa e gli stranieri in serie A e in serie B non saranno mai tolti, perché ormai è un dato acquisito. Però nel settore giovanile si dovrebbe forse mettere un limite per gli stranieri. Perché prendere gli stranieri nel settore giovanile? Questa è la domanda che ci dobbiamo fare. Allora io dico, se andiamo a prendere gli stranieri nel nostro settore giovanile, dopo qualche anno devono diventare italiani. Come ha fatto la Svizzera, come ha fatto la Germania,

Gianluigi Buffon Portiere della Juventus “Spensieratezza” Un po’ mi manca la spensieratezza di un tempo, la spavalderia di chi deve prendere bacchettate sulle dita: più vinci, più sbagli, più impari, più maturi. Una volta combattevo l’ignoto con eccesso di esuberanza che sembrava irriverenza verso avversari e mondo. come ha fatto la Francia, come ha fatto il Belgio. Allora ritorneremmo ad essere davvero competitivi – Cesare Prandelli (Al-Nasr) Il calcio ha bisogno di continuità e di programmazione – Stefano 36

Pioli (Fiorentina) Oggi col senno di poi penso: la mia vita è sempre stata impegno e programmazione – Ciro Immobile (Lazio) Bisogna cercare di fare la propria strada con dignità e poi sarà il lavoro a parlare per te – Leonardo Semplici (Spal) A volte cadere è più importante che vincere. Rialzarsi ti rende più forte – Marco Verratti (Paris Saint Germaine) Per un calciatore stare lontano dal campo è difficile, soprattutto vedere sfumare quello che ti sei conquistato con il lavoro – Rolando Mandragora (Crotone) All'estero, società di seconda fascia possono permettersi spese che qui sarebbero folli – Stefano Pioli (Fiorentina) In Inghilterra si vive un bel calcio. Volevo fare quest'esperienza e ora me la sto godendo. La Premier è bellissima, molto istintiva. Qui si gioca un calcio meno tattico rispetto a quello italiano. Non c'è un campionato migliore dell'altro, ognuno è affascinante a modo suo – Manolo Gabbiadini (Southampton) Quando entro in campo devo guardare le porte. Sento qualcosa dentro – Giovanni Simeone (Fiorentina) Se togli i sogni ai bambini non c'è futuro, il Paese non ha futuro – Cesare Prandelli (Al-Nasr) Sono contro tutti i muri. Ognuno deve poter creare il proprio sogno. Nel mio mondo non esiste il razzismo – Giovanni Simeone (Fiorentina) Il problema di alcune frange estreme del tifo non credo sia tanto il razzismo, quando una profonda ignoranza, insomma una non conoscenza della storia – Marco Sportiello (Fiorentina) Noi inseguiamo l’obiettivo tramite il gioco. Possiamo perdere, ma non mutiamo il Dna. Vengono fuori partite divertenti – Rolando Maran (Chievo) Il calcio in Italia è una bellissima malattia. Quando sono arrivato a Napoli mi sono reso conto che tutti seguono con una immensa passione il calcio, anche le nonne. Tutti guardano il calcio e vivono il calcio. Con una intensità rara – Dries Mertens (Napoli) Se ne prendi quattro, non puoi essere contento. Puoi però sentirti confortato:

una buona prestazione è indice di un investimento a lungo termine – Rolando Maran (Chievo) Come sempre in Italia, basta che ci sia un responsabile che paghi poi tutto il resto torna come prima –

Cesare Prandelli Allenatore dell’Al-Nasr “Ripartiamo dai giovani” Il male del nostro calcio è l'abbandono dei settori giovanili: servono investimenti e la naturalizzazione dei ragazzi stranieri che giocano in Italia da anni. Poche squadre in Italia hanno ancora la volontà, la forza, la programmazione per investire nel settore giovanile. Forse dovremmo cercare di copiare gli altri. Che quei ragazzi fanno crescere lentamente, con una capacità progettuale e una razionalità che spesso da noi sono sconosciuti. Cesare Prandelli (Al-Nasr) Noi allenatori restiamo precari, appesi ai risultati. Ma siamo più importanti perché il calciatore sa di non potersi affidare più solo all’istinto e alla tecnica. Ha bisogno di essere guidato, accompagnato, indirizzato nel corso della partita – Rolando Maran (Chievo) La fortuna di un allenatore è trovare un club e una squadra che ti seguono. Perché nessun tecnico dipende soltanto da se stesso – Filip-


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calcio giocato po Inzaghi (Venezia) Se smetto di fare questo lavoro adesso non mi ricorderà nessuno perché non ho vinto niente – Maurizio Sarri (Napoli) È normale associare al risultato negativo il calo della squadra – Stefano Pioli (Fiorentina) Nel calcio si è legati ai risultati, se non arrivano è più facile mandar via il tecnico che 30 giocatori – Marco Andreolli (Cagliari) Mi sento un ministro senza portafoglio.

Rolando Maran Allenatore del Chievo “Viva la tecnologia, ma…” Nel calcio moderno la videoanalisi, la conoscenza, l’uso dei dati, sono imprescindibili e sono sintomo di attenzione e amore per il lavoro. Ma devono essere uno strumento, non un surrogato. L’enorme flusso di informazioni va veicolato correttamente. E resta decisiva la lettura che i giocatori fanno delle situazioni in campo, altrimenti non si spiegherebbe perché le squadre che vincono sono quelle con i campioni. Quando giocavo, da difensore, mi davano giusto un foglietto sull’attaccante da marcare. Certe volte trovavo scritto: è un destro, ma bravo pure col sinistro. E mi dicevo: ah, grazie tante…

Che deve tener d'occhio la poltrona a ogni rimpasto di governo, sennò gliela portano via... – Rolando Maran (Chievo) Quando si gioca in Champions, ti resta poco: quelle partite ti sottraggono soprattutto energia nervosa, ti spremono. Lo sforzo mentale di certe sfide, a quei livelli, è notevole – Maurizio Sarri (Napoli) Sono abituato a dare il 200% in campo. Assist o gol? Non importa Voglio solo che segni la squadra – Jordan Veretout (Fiorentina) Non è possibile giocare sempre ad altissimo ritmo. E ogni tanto, avendo una serie di appuntamenti ravvicinati, si è quasi costretti ad attraversare una fase down – Maurizio Sarri (Napoli) Se ti alleni e non giochi, non cresci e non vedi traguardi. Come giocatore perdi tutto: concentrazione, umore, fisico – Ivan Strinic (Sampdoria) Quando rimango in panchina non sono contento ma la concorrenza è positiva per tutti – Karol Linetty (Sampdoria) Io rompo tanto sul campo, ma sono onesto e sincero. Dai miei errori e da quelli degli allenatori avuti ho imparato. E non entro mai in spogliatoio, è il posto dei calciatori – Diego Lopez (Cagliari) Ai giocatori sto ripetendo che ci manca davvero poco per essere una squadra degna di esser chiamata così. Se tutte le volte c'è quel poco, alla fine sarà tanto, ma ci arriveremo – Stefano Pioli (Fiorentina) In due secondi da noi diventi campione e il giorno dopo sei un bidone. È difficile anche per un giovane crescere con un equilibrio. Bisogna avere pazienza. In Italia non c'è pazienza. Non c'è amore per il progetto – Cesare Prandelli (Al-Nasr) Ad un bambino direi che deve fare gol. Gli direi che il calcio è pura gioia, è pura felicità. Il calcio è puro divertimento. Per me un giocatore che si diverte in campo è un giocatore più forte di un altro – Dries Mertens (Napoli) Dobbiamo tornare ad incentivare i giocatori che hanno estro e talento. Questa qualità si sta perdendo: una Nazionale deve averne quattro o cinque, di giocatori con tecnica sopraffina. Una volta c'era l'imbarazzo della scelta, si faceva giocare Rivera o Mazzola, Totti o Del Piero, i nostri settori giovanili erano pieni di

Marek Hamsik Centrocampista del Napoli “Arretratezze…” In Italia servono strutture, quelle che nella mia Slovacchia, pur essendo un Paese più piccolo, stiamo cercando di costruire. Quelle che hanno in Germania, in Inghilterra, in Francia. Mentre qui siamo indietro, però questo resta tra i movimenti più importanti del Mondo e rinascere, dopo una tragedia sportiva di questa dimensione come la mancata qualificazione al Mondiale, verrà naturale. talenti. Quando il calcio diventa troppo muscolare, è chiaro che perdi qualità, perdi tecnica – Cesare Prandelli (AlNasr) Nelle grandi squadre è fondamentale chi lavora dietro le quinte. Contano i dettagli – Stefano Sturaro (Juventus) Credo che per un destro non sia difficile affinare il piede debole, se ci lavora su. I grandi mancini, invece, hanno difficoltà a coordinarsi con l'altro piede – Simone Verdi (Bologna) Dobbiamo dire ai nostri ragazzi di non fischiare mai nessun inno. Si può rispettare gli altri e amare la propria maglia – Cesare Prandelli (Al-Nasr) Solo chi ha dei valori importanti si ribella alla sconfitta – Luciano Spalletti (Inter) 37


tempo libero

musica

libreria Absolutely Free Editore

Uno su mille ce l’ha fatta

di Franco Esposito – 284 pagine - € 15,00

Quattro partite vinte. Montagne da scalare, macigni da rimuovere. La vita in salita affrontata in contropiede dal ragazzo partito dai Quartieri Spagnoli di Napoli. Vicoli ambigui, popolati da gente onesta e perbene, e da persone oblique ai margini della legge. Un mix di storia di Napoli, antica e nuova. E questo ragazzo di umile famiglia con la fissazione del calcio, diventato adulto e poi uomo dribblatore di pericolose contaminazioni. Vinta la prima partita, ecco la seconda a debellare la grave malattia paralizzante: l'infido morbo di Guillain-Barrè. Famosi medici escludono che il ragazzo possa riuscire, nel tempo a recuperare l'abbraccio col calcio e col sogno allevato da bambino. Nel mezzo della terza partita, il no urlato a chi puntava a coinvolgerlo nel pallone lercio in cambio di una cifra importante. La proposta sporca respinta con sdegno al mittente. Un nobile gesto apprezzato nel mondo, premiato con elogi e onorificenze ad annunciare la quarta vittoria. Il debutto in serie A, l'approdo nel porto del sogno, a trent'anni. Accade a Cagliari, meraviglioso momentaneo capolinea nella vita di Fabio Pisacane, moderno protagonista di una storia che gronda emozione. Rubettino Editore

Il fischietto e il pallone

di Carmelo Lentino – 98 pagine – € 12,00

“L’arbitro come custode, discreto e quasi invisibile del corretto e leale svolgimento di una gara…”. Questo si insegna del resto da anni nelle Sezioni e nei ritiri dell’AIA: evitare il protagonismo, dentro e fuori dal campo, che poco si addice a chi, come l’arbitro e il magistrato, deve far rispettare le regole e giudicare allorché le stesse vengano trasgredite. Però, poi, ogni regola può avere la sua eccezione. Il movimento arbitrale non può esimersi dall’attribuire gloria e onori agli arbitri, compresi quelli ancora in attività, che hanno raggiunto le vette del calcio mondiale. In particolare, va detto, tre stelle nel firmamento più luminose di tutte le altre: quelle di Sergio Gonella, Pierluigi Collina e Nicola Rizzoli, unici tre arbitri italiani ad aver diretto una finale del Campionato del Mondo. E tre fischietti mostrine, che l’AIA paragona alle stelle cucite sulle maglie delle Nazionali, Marcello Nicchi ha fatto cucire sulle divise di gara, per rimarcare le «vittorie» messe a segno da tutto il movimento arbitrale italiano. Edizioni inContropiede

Dimmi chi era Recoba

di Enzo Palladini – 127 pagine - € 14,50

Alvaro Recoba era e resta un giocatore unico. Irripetibile nel suo modo di essere, inclassificabile secondo i criteri canonici della nomenclatura calcistica, ingestibile per il suo essere anarchico senza vantarsene. Il calciatore Recoba è stato un eterno ragazzino, capace di giocate paradisiache e di lunghi periodi bui. Nel suo curriculum i numeri sono bassi e pochi i trofei, per uno che ha smesso di giocare a quarant’anni. Colpa di tutti e di nessuno, colpa sua e di chi non ha creduto in lui, colpa della sua poca voglia di allenarsi e della poca voglia di farlo allenare dei suoi tecnici. Ma se avesse giocato il doppio delle partite e segnato il doppio dei gol, non sarebbe stata la stessa cosa. Non sarebbe entrato nella leggenda. Non avrebbe conquistato schiere di appassionati. Recoba, un fenomeno talvolta incompreso e talvolta incomprensibile, è stato solo e semplicemente se stesso. Le prefazioni sono di Massimo Paganin e Arcadio Ghiggia. 38

Stefano Signoroni & The MC

Christmas

Natale, tempo di compilation, rivisitazioni e duetti: mai come in questo periodo, i grandi artisti si dilettano nell’interpretare i grandi classici natalizi, ognuno con il proprio stile e le proprie personalizzazioni. Tra le tante uscite ci piace segnalare “Christmas”, il disco natalizio del crooner e pianista Stefano Signoroni. Insieme alla band “The MC”, che da sempre lo accompagna, Signoroni ha dato vita a un album in cui sonorità pop e atmosfere vintage si fondono sapientemente alle note di alcuni dei grandi classici natalizi. L’album, prodotto da Zenart Records (distribuito da Egea) contiene 7 cover e 1 inedito: “The Bell That Couldn't Jingle”; “Rockin' Around The Christmas Tree”; “White Christmas/Bianco Natale”; “A Marshmallow World”; “Christmas Time Is Here”; “Feliz Navidad”; “Christmas Day” (feat. Monica Hill); “When You Wish Upon A Star/Una stella cade”. Un progetto ambizioso dove Signoroni mostra tutto il suo indiscusso talento artistico. Nel disco insieme a lui la band “The MC” capitanata dal bassista Flavio Scopaz e con la produzione di Giacomo Ruggeri, Tommaso Ruggeri e Nicoló Fragile e, nell’inedito “Christmas Day”, la cantante corista di Laura Pausini Monica Hill, tra i protagonisti della prima edizione di “Amici di Maria de Filippi” (allora “Saranno Famosi”).


Benvenuto in Italia! Welcome to Italy! ¡Bienvenido a Italia!

Ti scriviamo queste poche righe di presentazione di quella che è la TUA associazione. Dal 1968 in Italia è presente un’Associazione di categoria che rappresenta tutti i calciatori. L’Associazione Italiana Calciatori dal 1968 associa, infatti, i calciatori professionisti e dal 2000 anche i calciatori dilettanti, le calciatrici e i calciatori del calcio a 5, Con più di 16.000 associati, è l’unica Associazione di categoria presente in Italia. AIC fa parte di FIFpro, il sindacato mondiale dei calciatori, del quale fanno parte le Associazioni di categoria della maggior parte dei Paesi nel mondo. In ogni squadra è presente il Rappresentante AIC, spesso il tuo capitano o uno dei veterani, che è il punto di riferimento per tutti gli associati della squadra e il tramite preposto per le comunicazioni con la struttura dell’Associazione. L’attuale Consiglio Direttivo è presieduto da Damiano Tommasi, Presidente AIC dal 2011. Di seguito potrai conoscere i componenti del Consiglio Direttivo che rappresentano tutte le

categorie di associati: Serie A, Serie B, Lega Pro, Dilettanti, Calcio a 5 e Calcio Femminile. Tra i servizi offerti dall’AIC sicuramente potranno essere di tuo interesse: • Assistenza legale tramite l’Ufficio Legale dell’Associazione e i suoi Avvocati Fiduciari su tutto il territorio nazionale; • Consulenza previdenziale e gestione dell’accantonamento al Fondo di Fine Carriera*; • Abbonamento gratuito all’App di Wyscout con fruibilità personalizzata del servizio di Video Analysis conosciuta a livello internazionale; • Servizi e scontistica applicata dai partner (www.assocalciatori.it) in ambito medico e assicurativo, dal Credito sportivo; • Percorsi di formazione post-carriera e per calciatori in attività; • Collegamento con l’Associazione calciatori del tuo Paese d’origine (o di tua ultima provenienza) per chiarimenti e/o problematiche di qualsiasi natura. L’iscrizione annuale all’AIC ti darà la possibilità di usufruire di tutto ciò e di altre attività

che potrai approfondire nel sito istituzionale www.assocalciatori.it o chiedendo informazioni al numero +39 0444 233233. Come avrai modo di vedere sarà semplice stabilire un contatto diretto con AIC e con i collaborator che sono in contatto continuo con i rappresentanti di squadra per aggiornamenti e/o problematiche che possono sorgere durante la stagione. La massima disponibilità di AIC è garantita dal fatto che è l’Associazione dei Calciatori, nata dalla volontà dei calciatori della nazionale nel lontano 1968 e da allora al servizio di questa professione tanto bella quanto piena di insidie personali e professionali. Buona permanenza nel nostro Paese, in bocca al lupo per il tuo lavoro e grazie per l’ascolto. Ti aspettiamo tra i nostri associati!

We are sending you a few lines to introduce YOUR association. Italy has had an Association representing all its football players since 1968. From that year,a the Associazione Italiana Calciatori – Italian Footballers’ Association – has united all professional players and in 2000 it extended its scope to include also amateurs, women and five-a-side players. With more than 16,000 members, it is the only footballers’ association in Italy. AIC forms part of FIFpro, the worldwide players’ union, of which the players’ associations of most countries of the world are members. Every team has an AIC Representative, often your team captain or one of the older players, who is the contact person for all team members and represents the team with the Association management. The present Management Council is chaired by Damiano Tommasi, AIC President since 2011. Later, you can get to know the members of the Management Council who represent

all categories of members: Serie A, Serie B, Lega Pro, Amateurs, Five-a-side football and women’s football. Some of the services of interest offered by AIC: • Legal assistance throughout Italy by way of the Association’s legal office and its lawyers; • Pension advice and management of contributions to the end of service fund*; • Free subscription to the Wyscout App with personalised use of the internationallyfamous Video Analysis service; • Services and discounts applied by partners (www.assocalciatori.it) for medical care and insurance, by the bank Istituto di Credito Sportivo; • Post-career and business training courses; • Contact with the footballers’ Association of your own country (or the country where you played last) for clarification and/or assistance with problems of any kind. Annual membership of the AIC will give you access to all of the above and many other activities which you

can see in more detail on the website www.assocalciatori.it or you can request information calling +39 0444 233233. As you will see, it is easy to make direct contact with AIC and its agents who are in continuous contact with team representatives for news and/or problems which can arise during the season. The AIC can assure you of its availability because it is the Footballers’ Association created by the Italian national team as long ago as 1968 and from then on has been at the service of this wonderful profession which, however, is also full of personal and professional pitfalls. Enjoy your stay in Italy, good luck with your work here and thanks for your attention. We hope to see you among our members!

Te escribimos estas pocas líneas de presentación de lo que es TU asociación. Desde 1968, en Italia existe una Asociación de categoría que representa a todos los futbolistas. Associazione Italiana Calciatori – Asociación italiana Futbolistas – asocia desde 1968 a los futbolistas profesionales y desde 2000 también a los aficionados, a las futbolistas y a los jugadores de fútbol sala. Con más de 16.000 asociados, es la única Asociación de categoría existente en Italia. AIC forma parte de FIFpro, el sindicato mundial de los futbolistas, integrado por Asociaciones de categoría de la mayoría de los países. En cada equipo hay un Representante AIC, que a menudo es el capitán, o uno de los veteranos, y hace de referente para todos los asociados del equipo y de intermediario encargado de las comunicaciones con la estructura de la Asociación. El actual Consejo Directivo es presidido por Damiano Tommasi, Presidente de AIC desde 2011. A continuación mencionamos a los componentes del Consejo Directivo que representan a todas

las categorías de asociados: Serie A, Serie B, Liga Pro, Aficionados, Fútbol sala y Fútbol femenino. Entre los servicios ofrecidos por AIC, indudablemente pueden ser de tu interés: • Asistencia legal a través de la Oficina Legal de la Asociación y sus Abogados Fiduciarios en todo el territorio nacional; • Asesoramiento sobre previsión y gestión de asignaciones al Fondo de Fin de Carrera*; • Abono gratuito a la App de Wyscout con uso personalizado del servicio de Video Analysis conocido a nivel internacional; • Servicios y descuentos aplicados por nuestros socios comerciales (www.assocalciatori.it) en ámbito médico y de seguros, por el Crédito deportivo; • Cursos de formación post-carrera y para futbolistas en actividad; • Conexión con la Asociación de futbolistas de tu país de origen (o de tu última proveniencia) para aclaraciones o por problemas de cualquier naturaleza. La inscripción anual en AIC te dará la posibilidad de aprovechar todo esto y otras actividades

sobre las cuales puedes informarte en el sitio institucional www.assocalciatori.it o pidiendo información al número +39 0444 233233. Como ves, es muy sencillo entablar un contacto directo con AIC y con los colaboradores, que a su vez están continuamente en contacto con los representantes de equipo para las actualizaciones o por cualquier problema que pueda surgir durante la temporada. La máxima disponibilidad de AIC está garantizada por el hecho de ser la Asociación de Futbolistas fundada por iniciativa de los jugadores del equipo nacional en el lejano 1968, desde entonces al servicio de esta profesión tan bella como llena de insidias personales y profesionales. Feliz permanencia en nuestro país, muchos éxitos con tu trabajo y gracias por escuchar. ¡Te esperamos entre nuestros asociados!

www.assocalciatori.it

*Ogni anno vengono accantonati dallo stipendio delle somme che potrai ritirare una volta concluso il contratto con la società sportiva in Italia. Ricorda che le cifre accantonate andranno richieste al Fondo.

*Each year amounts are put aside from your salary which you can withdraw once your contract with the Italian club ends. Remember that the amounts set aside must be requested from the fund.

*Cada año, parte del sueldo se destina a una asignación que podrás retirar una vez concluido el contrato con la sociedad deportiva en Italia. Recuerda que los montos de las asignaciones deberán ser solicitados al Fondo.



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