Color Book Galateo

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Illustrazioni di Alessandra Chiarlo



Galateo Il libro delle buone maniere

Illustrazioni di Alessandra Chiarlo


Testi a cura di Maria Cristina Giordano, Alessandra Repossi, Francesca Cosi

Astræa Editrice s.r.l. Bologna www.astraeaeditrice.it Copyright © 2010 Astræa Editrice Progetto grafico: Cinzia Maurino - Bosio.Associati Ristampe: 0 | 1 | 2 | 3 | 4 Anno: 2010 2011 2012 ISBN 978-88-95649-39-9


Sommario 4

Introduzione

Galateo di tutti i giorni

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19 47 79 59 103 119 125 139 149 157 Saluti, presentazioni e ospiti

Cerimonie e occasioni speciali A tavola

Comunicare

La famiglia e gli affetti

Le regole del buon vicinato

In viaggio e in vacanza Galateo ecologico

Al lavoro

Gli animali


Introduzione Nel mondo globale e frenetico di oggi conoscere le buone maniere equivale a parlare bene l’inglese: non se ne può fare a meno. Le buone maniere sono infatti molto più che sapersi comportare a tavola e non dire parolacce; hanno a che fare con il comportamento nell’ambiente di lavoro, anche nelle occasioni informali; riguardano la tentazione di inoltrare le catene di sant’Antonio per e-mail, quella di tenere il cellulare sempre acceso, di sostare in doppia fila con il suv come se si fosse i padroni della strada e di sguinzagliare cani e bambini, giustificandone ogni comportamento più o meno selvaggio. Più di ogni altra cosa, le buone maniere riguardano la civiltà, il fondamento della nostra società, e permettono di ristabilire quei rapporti di comprensione e gentilezza che rendono più semplice e piacevole la vita quotidiana e che, oltretutto, non costano alcuno sforzo a chi le mette in pratica. Ecco dunque cos’è il galateo: è il rispetto che dimostrate verso gli altri e verso voi stessi, l’attenzione ai dettagli nel rapporto con amici e colleghi, il rifiuto dell’arroganza e della pretenziosità, la buona educazione che dimostrate anche (e soprattutto) quando nessuno vi vede. In questo manuale troverete tanti piccoli consigli per esprimere al meglio lo stile e l’intelligenza che vi contraddistinguono e per sviluppare quel talento personale che potrete coltivare prestando attenzione al prossimo, evitando di fare ciò che vi infastidirebbe se fatto da altri. Conoscere le regole del galateo, inoltre, vi mette nella posizione di poter trasgredire, e di farlo consapevolmente.

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alateo di tutti i giorni

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Noi e il mondo Ottimismo e buon umore sono contagiosi. Quando sorridiamo, la gente ci sorride: essere ben disposti verso gli altri è molto più che avere un buon carattere, significa soprattutto essere persone beneducate. Le buone maniere non riguardano tanto noi stessi, ma il modo in cui trattiamo gli altri: con rispetto, cortesia e riguardo. Sapere quale forchetta usare può servire a una cena formale, ma instaurare rapporti positivi con gli altri è qualcosa che ci potrà aiutare ovunque andiamo. Quando qualcuno vi chiede come state, non fate l’elenco delle vostre disgrazie o dei vostri straordinari successi. Riservate queste risposte all’analista o agli amici intimi. A tutti gli altri, date risposte brevi e positive (“Sto bene, grazie, e tu?”) anche se siete a pezzi. Vi sentirete meglio e farete sentire bene chi vi incontra. Osservare il bon ton equivale a trattare gli altri nel modo in cui si vorrebbe essere trattati. Ecco la regola d’oro, facile in teoria e sufficientemente diffusa da farci dire che la maggior parte della gente si comporta educatamente. Nel momento in cui, però, nessuno ci vede o siamo esposti a comportamenti sgarbati da parte di altri, rischiamo di cadere in errore: dimenticando tutte le regole della buona educazione ci abbassiamo al livello dei maleducati. Il momento migliore per fare appello alle buone maniere è proprio quello cui gli altri danno il peggio di se stessi. Saper mantenere la calma mentre altri si insultano, allontanarsi dalla vista altrui per sistemarsi gli slip e non parcheggiare nelle piazzole riservate ai disabili, sono i modi migliori per dimostrare rispetto verso gli altri e se stessi.

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10 di civiltà

regole minime

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Poche regole chiare per creare una base solida di buona educazione: Concentratevi sugli altri, non solo su voi stessi Pensate prima di agire, pensate prima di parlare Rispettate le code, aspettate il vostro turno, cedete il passo e il posto sull’autobus

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Ascoltate quando parlano gli altri, non alzate la voce se siete in disaccordo Imparate il piacere dell’ordine Aiutate chi è in difficoltà Rispettate chi è diverso da voi Siate pazienti e gentili, sempre Sorridete Salutate.

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falsi

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del galateo

Gli errori più comuni: Dire “buon appetito” prima di un pasto Dire “piacere” quando si conosce qualcuno Dire “salute” quando qualcuno starnutisce Cedere il passo a una donna entrando in un locale pubblico

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Riferirsi alla propria moglie come “la mia signora” Chiamare garçon un cameriere Dire “pardon” invece di “scusi” Dire “cin cin” per un brindisi Scrivere o dire il cognome prima del nome Alzare il mignolo bevendo il caffè.

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baciando tutti; se non volete apparire scortesi davanti all’esuberanza delle persone con cui vi trovate, potete sempre addurre la scusa garbata di un noioso raffreddore e porgere con sicurezza la mano, non la guancia. Confini personali. Rispettate i confini personali e prestate attenzione a piccoli indizi rivelati dal linguaggio del corpo. Ciò che consideriamo “distanza amichevole” può essere percepita da altri come “spiacevole vicinanza”. Se avete l’impressione che le persone con cui parlate abbiano la tendenza ad allontanarsi leggermente da voi, probabilmente avete invaso il loro spazio personale. Non è corretto perciò appoggiare le mani sul braccio del proprio interlocutore, a meno che non si tratti di un amico o amica molto intima.

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Gli inviti L’arte d’intrattenere, come le buone maniere, non riguarda voi direttamente ma i vostri ospiti. Concentratevi sulle loro esigenze, fateli sentire a loro agio e le vostre feste avranno sempre un grande successo. Il segreto dei perfetti padroni di casa risiede nella buona organizzazione, nella capacità di glissare sugli imprevisti e di non perdere mai di vista la parte di più importante della festa: gli invitati.

Farli, riceverli e declinarli Il modo più semplice per fare un invito è con una telefonata, ma per gli eventi informali si può usare anche la posta elettronica. Per gli inviti formali, invece, è consigliabile l’invio di un biglietto per posta con il dovuto anticipo di almeno una decina di giorni, di un mese e più se si tratta di un’occasione di grande importanza. Che si tratti di una cena, un ricevimento, un matrimonio, un battesimo o un anniversario, l’invito verbale o scritto deve fornire le informazioni fondamentali sulla ricorrenza: motivo, luogo, data, ora, un recapito per confermare la propria partecipazione ed eventualmente qualche suggerimento sull’abbigliamento appropriato. La sigla rsvp (répondez s’il vous plaît) o spr (si prega di rispondere), impone agli invitati di confermare la loro presenza o declinare l’invito tempestivamente. Accettare un invito è sempre facile, declinare un po’ meno: non sentitevi obbligati a fornire spiegazioni e giustificazioni più o meno credibili; basta una telefonata per liberarsi, benché con rammarico, a causa di un impegno precedente. Anche se morite dalla curiosità, evitate

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di chiedere chi sono gli altri invitati; se la padrona di casa ritiene opportuno informarvi, lo farà senz’altro.

Ricambiare gli inviti In passato il galateo imponeva di ricambiare sempre gli inviti; nell’arco di un mese o poco più si era tenuti a invitare, proponendo un’occasione identica a quella a cui si era stati ammessi. Negli anni Sessanta era molto in voga il cocktail: con una sola serata all’anno, si potevano ricambiare in una sola volta tutti gli inviti. Oggi le convenzioni sono più elastiche; invitare deve essere un piacere e nessuno si aspetta che tutti ricambino, soprattutto se si tratta di single, di persone estremamente impegnate o con pochi mezzi. La prossima volta che ricevete un invito, non preoccupatevi se non potrete ricambiare: accettate con piacere e presentatevi puntuali, con un dono, il vestito adatto e un bel sorriso.

Imbucati e autoinvitati Può capitare che i padroni di casa si trovino a dover ricevere ospiti inaspettati o non invitati. Con un sorriso e del sangue freddo, concedete loro il beneficio del dubbio e date il benvenuto agli ospiti inattesi. In effetti, l’errore potrebbe essere vostro e, nel caso di un grande ricevimento, potrebbe esservi sfuggito di aver invitato una determinata persona o di aver ricevuto conferma della sua presenza. Se invece siete proprio certi di non avere mai invitato quella persona, o addirittura di non conoscerla nemmeno, potete chiedere, con la massima discrezione e gentilezza possibile, di presentarsi e, nel caso, di lasciare la vostra festa. Ricorrere alla forza, verbale o fisica, sarebbe un errore imperdonabile. In casi estremi, chiamate il 112.

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Che si tratti di un gala con ballo o di una serata di balli latini, il bon ton delle danze ha le sue regole. In genere è l’uomo a invitare la donna, la quale deve concedere almeno un ballo, poi può ritirarsi. Se è la dama a invitare il cavaliere (oggi è ammesso), l’uomo non può rifiutare a meno che non sia infortunato. Prima di iniziare a ballare ci si presenta, anche solo per nome. Il cavaliere non abbandona la dama a metà del brano perché balla male; balla pazientemente fino alla fine della musica, e poi la accompagna al suo posto. Se balla benissimo, non la monopolizza per più di due balli di seguito, a meno che non sia sua moglie o la sua dama fissa.

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Interrompere una coppia per portare via la dama, come accade nei film, non è consigliabile: magari la dama non gradisce. Ballando ci si guarda in faccia e non di distoglie lo sguardo per scrutare la sale e adocchiare altre prede. Si sorride elegantemente anche se l’altro balla male; mentre la conversazione è bandita perché può far perdere la concentrazione. Sono ammessi solo i convenevoli. Al termine di un ballo si ringrazia sempre; un semplice grazie è sufficiente, un leggero inchino o un cenno del capo accompagnato da un sorriso sincero sono segno di garbo.

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Ben diverso è il caso di una persona che si autoinvita a casa vostra oppure, se invitata da voi, chiede di estendere l’invito ad altri. Questo è lecito solo tra amici molto intimi e non in tutte le occasioni. In situazioni molto formali o nelle cene a sedere può causare scompiglio, perciò sta a voi valutare la richiesta ed eventualmente rifiutare con cortesia.


Inviti al ristorante Se decidete di intrattenere i vostri ospiti invitandoli al ristorante, ecco alcuni suggerimenti perché il pranzo o la cena siano gradevoli. Prenotazione. Nei ristoranti alla moda e nelle sere di maggiore affluenza, prenotate sempre il tavolo; eviterete così lunghe attese che infastidirebbero voi e i vostri ospiti. Se cambiate idea, telefonate per disdire. Tavolo. Se siete degli habitué del locale, può darsi che possiate scegliere il tavolo. Decidete tenendo conto delle esigenze di tutti e, una volta scelto, niente ripensamenti. Riservate il posto d’onore, con vista verso la sala o sul panorama, alla persona di maggior riguardo, che sarà sempre alla destra di chi l’ha invitata. Se volete dimostrarvi premurosi con una signora, spostatele la sedia dal tavolo per farla accomodare.

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Menù. Leggetelo con attenzione, ma non studiatelo come se


Matrimonio Il giorno delle nozze è memorabile per tutti, soprattutto se riuscite a resistere alle lusinghe della pompa più sfrenata. Una cerimonia sobria ed elegante, priva di eccessi e stravaganze, si imprime nella memoria degli sposi e certamente nel ricordo di amici e famigliari. Se la prima regola d’oro delle nozze è bandire le esagerazioni, la seconda, e forse la meno scontata, è non farsi prendere dall’ansia. È vero che i dettagli da organizzare sono tanti, ma se vi preparate per tempo affronterete tutte le tappe in scioltezza. Non c’è niente di peggio di uno sposo o una sposa che giungono al fatidico sì con i nervi a pezzi. Dopotutto, lo scopo di questo giorno è festeggiare due persone molto speciali: gli sposi. Fate in modo che sia una bella festa per tutti, voi compresi!

Divisione delle spese Stabilite il vostro budget: potete spendere moltissimo oppure contenere i costi entro margini che ritenete accettabili. L’importante è che ogni coppia sappia cosa desidera e sia consapevole della capacità di spesa propria e delle famiglie. Il galateo di una volta stabiliva con precisione le spese che dovevano essere sostenute dalla famiglia dello sposo e quelle a carico della famiglia della sposa. Oggi queste regole sono superate e ciascun nucleo contribuisce secondo le proprie possibilità e volontà e, soprattutto, senza discussioni. Resta inteso che, volendo attenersi al galateo, alla famiglia della sposa competono le spese per l’abito, le partecipazioni, i confetti e le eventuali bomboniere, la cerimonia, compresi gli addobbi floreali, la musica, il rinfresco o il

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pranzo, il fotografo e, naturalmente, il corredo. La famiglia dello sposo provvede invece alle fedi nuziali, al bouquet della sposa, la boutonnière per i testimoni, l’auto, il viaggio di nozze e la casa in cui gli sposi andranno ad abitare.

Invitati e testimoni

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Il buon senso suggerisce di limitarsi alle persone alle quali si è sinceramente affezionati, evitando di litigare sui numeri. Nello stilare la lista degli invitati, pensate anche alle persone che risie-


Disposizione degli ospiti La regola generale vuole che l’ospite uomo di maggior riguardo (o il più anziano) sieda alla destra della padrona di casa; analogamente, la signora più importante siede a destra del padrone di casa. Alla sinistra dei padroni di casa, con lo stesso criterio, siedono rispettivamente la seconda signora e il secondo signore di maggior riguardo. Se il numero di ospiti è inferiore a otto, i padroni di casa siedono a capotavola e la padrona si accomoda dalla parte del tavolo più vicina alla cucina. Se si hanno otto o più ospiti, i capotavola sono occupati dal padrone di casa e dall’ospite maschile più importante, quest’ultimo con la padrona di casa alla sua sinistra. In una cena a quattro, per contro, la sola regola è che la signora più importante sieda alla destra del padrone di casa. Infine, nel caso di tavolate con molti ospiti, come matrimoni e altre cerimonie, i padroni di casa siedono l’uno accanto all’altra, affiancati dagli invitati in ordine d’importanza, tanto che i meno importanti siedono alle estremità della tavola. È buona regola alternare sempre un uomo a una donna, separare le coppie e i colleghi di lavoro, far sedere un ospite straniero accanto a qualcuno che parli la sua lingua.

Le regole di base Servire le pietanze. A servire gli ospiti di regola è la padrona di casa, con l’eventuale aiuto degli invitati, a meno che non ci sia del personale di servizio. La padrona di casa serve per prima la signora più importante, porgendole il piatto da portata da sinistra; l’uomo seduto alla destra della signora prende il piatto da portata, si serve da solo e porge il piatto da portata alla signora alla sua destra, e così via.

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Servire il vino. Al padrone di casa spetta versare il vino, sempre da destra, alle ospiti; in generale, è sempre l’uomo a versare


il vino alle signore. La bottiglia si prende per il corpo (mai per il collo), afferrandola saldamente; il bicchiere si riempie per poco meno di metĂ .

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Cambio dei piatti. I piatti usati si tolgono da destra, quelli puliti si mettono da sinistra. Il cambio dei piatti avviene solo quando tutti hanno finito di mangiare. I piattini della frutta e del dolce si portano in tavola solo al momento giusto. La padrona di casa avrĂ preparato in precedenza un carrello o un ripiano sul quale saranno disposti tutti i piatti e le posate necessarie per la serata.


Si fa Si fa

• Quando ci si siede a tavola, si poggia il tovagliolo in grembo e lo si usa per pulire le labbra, soprattutto prima di bere, e per pulire le mani se necessario. Appena finito di mangiare lo si appoggia a sinistra del piatto, senza ripiegarlo ma neppure stazzonato. • Si attende sempre che la padrona sia seduta a tavola prima di iniziare a mangiare, a meno che essa stessa non dia indicazioni diverse.

• Si tagliano bocconi di cibo di piccole dimensioni e si portano subito alla bocca. Non si parla mai a bocca piena. La carne si taglia tenendo la forchetta nella mano sinistra con i rebbi verso il basso e il coltello nella destra, con la lama verso il basso. In alcuni paesi, dopo aver tagliato la pietanza, si può poggiare il coltello sul piatto

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(preferibilmente in diagonale sul lato destro più in alto), spostare la forchetta nella destra e continuare a mangiare; in Italia, invece, le posate sono sempre in mano e si taglia un boccone per volta.

• Per il pesce, fatta eccezione per il fritto e il tonno in scatola, si dovrebbero usare le apposite posate con la forchetta a tre rebbi e il coltello a spatola, limitando al minimo l’uso del coltello che serve solo per pulire il pesce o eliminare le eventuali lische. Se vi trovate in bocca una lisca di pesce, estraetela con discrezione fra l’indice e il pollice, e deponetela sul bordo del piatto. • Con le posate in mano non si gesticola; se si smette di mangiare per un attimo, si poggiano le posate sul piatto: se fosse il quadrante


Si fa Si fa di un orologio, si metterebbero alle sette e venti con i rebbi e lama al centro del piatto e i manici sul bordo. Al termine del pasto, le posate si mettono l’una accanto all’altra come fossero le venti e venti, i rebbi della forchetta verso l’alto, la lama del coltello verso la forchetta.

• Il bicchiere a calice si tiene alla base del calice stesso, non per lo stelo, a meno che non si tratti di un vino molto importante che richiede altrimenti. Non si solleva mai il bicchiere verso la bottiglia. Bevendo, non si rovescia la testa all’indietro. • Si chiede al vicino di passare il sale o il pane, per favore, evitando di allungarsi sulla tavola per prenderlo da soli.

• La scarpetta è ammessa solo nelle cene informali tra familiari e amici intimi; se si decide di procedere, non si usa la forchetta cercando di rendere meno selvatico l’atto: meglio usare le mani per intingere il pane. • Sono le posate che vanno avvicinate alla bocca, non la testa che si china verso il piatto. I gomiti si tengono accostati al corpo, gli avambracci poggiano sulla tavola, la schiena è diritta. • Ci si sforza di non fare né ricevere telefonate mentre si è a tavola.

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NON

• Non si dice “buon appetito”, e se qualcuno lo fa, ci si limita a sorridere in silenzio.

• Si evita di mangiare pane e grissini nell’attesa che sia servita la prima portata. Il pane non si addenta ma si spezzetta, i panini non si tagliano con il coltello ma si spezzettano. Allo stesso modo, si spezzettano i grissini. • Non s’impugnano le posate come fossero utensili da giardino, ma si tengono per il manico, non per la lama, non poggiando le dita sui rebbi, né sollevando il mignolo. Non s’appoggiano le posate sporche direttamente sulla tavola.

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• Il coltello non si porta mai alla bocca. Il formaggio si taglia con il coltello e si porta alla bocca pog-

giato su un pezzetto di pane. Le uova, non importa come cucinate, non si tagliano mai con il coltello. Tagliatele con la forchetta e semmai aiutatevi con un pezzetto di pane o un grissino. Neppure torte e soufflé richiedono il coltello.

• Non si annoda il tovagliolo intorno al collo, né lo si fissa al collo della camicia o alla scollatura dell’abito. Non ci si soffia il naso con il tovagliolo. • Non ci si serve dal piatto da portata con le proprie posate, non si chiede al vicino di assaggiare la sua pietanza, men che meno allungando la forchetta verso il suo piatto. • Non si apparecchia mai mettendo in tavola gli stuzzicadenti, che per altro non stanno neppure sul vas-


Si fa

soio né vengono offerti a fine pasto. I denti non si puliscono mai a tavola, nè con lo stuzzicadenti, nè certamente con le mani.

entusiasti sui cibi, neppure se eccellenti; certamente non si esprimono giudizi sulle pietanze poco riuscite.

• Non si fanno rumori strani con la bocca, non si biascica, non si risucchia né si fa schioccare la lingua.

• Non si allontana il piatto appena finito di mangiare, né ci si alza da tavola prima che il pranzo o la cena siano terminati, neppure in famiglia.

• Se la pietanza è troppo calda, non si soffia per farla raffreddare; nel caso del risotto come della ministra, si attende qualche minuto, senza rimescolare per sveltire il raffreddamento. • Non si prende il ghiaccio che si ha nel bicchiere dell’acqua per metterlo in un altro bicchiere. • Non si aggiunge il sale alle pietanze prima di averle assaggiate, non si fanno commenti troppo

• Non si lascia il cucchiaino nella tazza dopo aver bevuto il caffè, ma lo si poggia sul piattino. • Non si fuma mentre si mangia e se proprio si deve fumare a tavola, alla fine del pasto, lo si fa solo se i padroni di casa e tutti gli altri ospiti non si dichiarano contrari.

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puliti e in ordine. Se lo fanno, siatene grati. Se avete bisogno che vi aiutino, chiedetelo con garbo. A qualsiasi età . Bancomat e regali. Le tasche dei genitori non sono uno sportello bancomat senza pin. Se avete bisogno di soldi, chiedeteli; se desiderate un oggetto, rendete manifesto il vostro desiderio senza impuntarvi. Imparate ad accogliere con gratitudine ciò che possono o vogliono darvi. Il loro non è un obbligo, ma un gesto per nulla scontato e, a maggior ragione, da apprezzare. Questa casa non è un albergo. Non andate e venite come vi pare; abbiate la buona creanza di salutare, informare sui vostri spostamenti e orari e, ogni tanto, ringraziare per la pazienza infinita che hanno con voi.

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Le regole di casa Convivere con familiari o amici significa doversi abituare a tollerare abitudini e consuetudini diverse e scontrarsi con comportamenti che talvolta possono irritare. Dopo i primi tempi felici con il nuovo fidanzato, il novello sposo o il bambino appena nato, le cose possono complicarsi parecchio, e anche rapidamente. Pensate all’asse del water sempre sollevata, ai torsoli di mela abbandonati sul lavello, ai capelli nello scarico della doccia o al succo d’arancia rovesciato nel frigo. A volte diciamo “Non t’azzardare a mettere la mia maglietta di D&G senza chiedermi il permesso”, ma in realtà ciò che chiediamo è un po’ di gentilezza. Il solo modo per esprimere cortesia e rispetto convivendo con altre persone è prestare attenzione all’impatto delle nostre azioni sugli altri. Se pensate che le briciole che lasciate sul tavolo non diano fastidio a nessuno, né che possa dar noia se usate il dentifricio di qualcun altro di quando in quando, provate a non tirare lo sciacquone per un paio di giorni e vedrete quanto ci vuole perché i vostri coinquilini vadano su tutte le furie. Sono sempre i dettagli che provocano conflitti: pensate solo alla rabbia che provate l’ennesima volta che trovate il dentifricio senza tappo o il cesto della biancheria che straripa di calzini puzzolenti. Se volete che in casa regni l’armonia, cominciate dalle piccole cose (chiudere i cassetti dopo averli aperti, pulire se avete sporcato) e un po’ per volta passate a cose più impegnative (usare l’aspirapolvere, aiutare in cucina). Mostrate il vostro affetto – e la vostra buona educazione – con le azioni, e presto vivrete tutti più felici.

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Rumore. Evitate di tenere la TV o lo stereo al massimo quando ci sono gli altri. Se proprio volete intontirvi con la musica, mettetevi le cuffie.


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