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Matteo Corbellini Alessandra Pelizzari

on recycle naviglio Martesana UniversitĂ Iuav di Venezia | Dipartimento di Culture del progetto Corso di laurea magistrale in Architettura e culture del progetto Atelier di laurea | Dopo i combustibili fossili docente | Lorenzo Fabian collaboratori | Ettore Donadoni. Luca Velo a.a. 2013/14



Matteo Corbellini Alessandra Pelizzari

on recycle naviglio Martesana UniversitĂ Iuav di Venezia | Dipartimento di Culture del progetto Corso di laurea magistrale in Architettura e culture del progetto Atelier di laurea | Dopo i combustibili fossili docente | Lorenzo Fabian collaboratori | Ettore Donadoni. Luca Velo a.a. 2013/14


indice


PRESENTAZIONE

On recycle Panoramiche, paesaggi

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Martesana oggi Il Naviglio attraverso le sue sezioni Commistione di realtà differenti: un’assonometria

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L’importanza del Naviglio nello sviluppo del territorio Nota sul Naviglio della Martesana

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La perdita d’identità Crisi e declino dell’intero Sistema Navigli Che territorio rappresenta oggi

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PRIMI GERMI DI RECYCLE

La nascita del concetto di “bene da salvaguardare”

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PERCHÈ RECYCLE?

Cosa si intende: Territorio Metropolitano Martesana

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Riciclare significati. Naviglio via d’acqua La potenzialità dei lavatoi come nuovi accessi all’acqua Riciclare Percorsi. Riallacciare Trasporti Riciclare Spazi. Aprire Recinti Riciclare sguardi

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REALTÀ CONTAMINATE

IDENTITÀ TEMPI MODERNI

PROGETTO RECYCLE MARTESANA

CONCLUSIONE

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BIBLIOGRAFIA

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il Naviglio



Presentazione Una ricerca in atto su di un territorio con la consapevolezza che un progetto di riattivazione possa partire dall’accettazione di realtà in quanto contaminate. Scoprire rapporti dimenticati di realtà contrastanti. Ritrovarne un senso comune che ne giul’acqua. I rapporti degli elementi con l’acqua, e di questi fra loro, sono la trama di un territorio incerto. Il progetto di recycle punta alla consapevolezza dell’incertezza, alla valorizzazione della commistione, semplicemente spiegandone la contemporanea presenza, indicandone le cause.

Presentazione

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Dalla consapevolezza deriva la curiosità, che ritrova la dignità di un territorio contaminato perchè vivo. Soltanto un territorio che vibra, cambia. La vita del territorio durante il tempo ne determina l’essenza. Il canale della Martesana continua a scorrere attraverso lo stesso territorio, dal tratto pulsante. Il territorio si è sviluppato grazie e attraverso questa multi-risorsa, che nel tempo è stata creata, sviluppata, abbandonata, forse ricordata, di certo non riconsiderata.


Il tempo lascia segni, solchi, a volte quasi detriti. Sono i granelli che compongono la realtà dei luoghi. Il Naviglio della Martesana continua oggi il suo percorso fra urbanità e campagne, fra industrie e paesaggi naturali. gradi, per cui dalla città si procede verso la natura e viceversa. E’ un salto continuo fra natura e costruito, agricolo e industriale. Una commistione che rimanda a tempi diversi, ma che esiste tutt’oggi, e che perciò territorio. Una commistione in cui si è installato anche l’elemento della spontaneità, aiutato dal

graduale abbandono di spazi. La natura: la spontaneità; L’uomo:l’antropizzazione; l’abbandono, cioè di nuovo la natura: la spontaneità. sguardi, capaci di trovare e accettare identità multiple, incerte, certo curiose. oppure è l’uomo che ne vuole trovare un senso troppo comune e sommario? Non si tratta, invece e più quantità di realtà? Riciclare sguardi.

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Presentazione

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RealtĂ contaminate

Capitolo 1 _ RealtĂ contaminate

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Oggi il territorio che dall’Adda il Naviglio è il frutto di contaminazioni delle varie epoche storiche di cui è stato teatro. La connessione della città di Milano all’Adda passa attraverso quel territorio che, lungo il Naviglio per 39 km, si evolve da urbano, a rurale, e moderna. Un territorio ancora forse da scoprire, o da ri-scoprire. Perchè Milano non è soltato città e la natura soltato natura. In mezzo, con tutte le sue sfumature di felicità e incertezza, fra le ville e i palazzoni, i paesi e le campagne, c’è un mondo abitato da operai di piccole industrie tessili, contadini spassionati, pensionati malinconici, ragazzi d’Europa, gente da

latai sorridenti, ciclisti incalliti, passeggiatori solitari, milanesi scappati o diventati. La contaminazione di questi luoghi la si può vivere attraverso un viaggio lungo l’alzaia, dove un tempo camminavano i cavalli e i buoi che trascinavano le barche controcorrente, che

da Milano risalivano il canale Oggi è una pista ciclabile che percorre il territorio per 39 chilometri, e che oggi si presenta in tutta la sua alternanza di natura e antropizzazione, in cui città campagna industria natura, coesistono lungo il percorso del Naviglio, che essendone il fecondo generatore al corso dei tempi, ora rimane realtà multiple. Queste realtà danno però ora le spalle al Naviglio, che invece un tempo era considerato con immediatezza una risorsa preziosa per un intero territorio. I tempi del progresso moderno hanno tolto in poco tempo rappresentarlo come la parte più antiquata e maleodorante di un territorio. Qualcosa utile sì, per l’irrigazione dei campi, ma non certo degno di discorsi e considerazioni, non certo comparabile all’automobile e ai suoi nastri d’asfalto. I terreni adiacenti hanno perso di valore monetario, e sono stati acquistati per investimenti di piccole e medie imprese, da Milano via via verso l’esterno

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assonometria

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MAPPATURA SEZIONI E ASSONOMETRIA ANALIZZATE

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della metropoli. Il valore di quegli spazi è passata dalla vicinanza al Naviglio alla sola vicinanza alla grande città o, altrimenti, alla disponibilità di spazio a basso costo. Nulla più riguarda l’energia dell’acqua del Naviglio, quell’energia che ha trasformato vite e mestieri, che ha permesso quelle esistenze così diverse che ancora oggi coesistono. La cascina, il capannone, il campo agricolo, il centro abitato. L’energia dell’acqua c’è ancora, ma l’uomo non la sfrutta più. Solo il contadino si ricorda ancora l’importanza di una comoda irrigazione, vera fonte di ricchezza. Oggi molti capannoni sono abbandonati, molte cascine sono diventate ruderi.

La nostra analisi è soprattutto un viaggio lungo il Naviglio: viaggiando, abbiamo guardato al canale in relazione con il suo intorno. I fronti aperti o chiusi sull’acqua, il tipo di pavimentazione a bordo canale, la vegetazione. Abbiamo provato la sensazione di camminare su un terreno da una parte e la Martesana dall’altra, ma anche di passeggiare lungo la riva urbana immersi nel frastuono delle automobili. Quello che abbiamo raccolto è una collezione di paesaggi, che guardati attraverso le loro problematicità suggeriscono visioni future.

Un territorio assolutamente contaminato da bellezze ed eccellenze, da realtà variegate, naturali e antropiche, ha certo quelle criticità che rendono chiaro il perchè lo stesso non sia ancora compreso nella sua essenza. Criticità che hanno in sè i germi di grandi potenzialità, per la ricerca di una consapevolezza e comprensione totale di realtà

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SEZIONE 1 A pochi chilometri dalla nascita del Naviglio, a Trezzo sull’Adda, rotto, per un tratto, da Vaprio in muratura diroccati, erbe e piante hanno già preso il sopravvento non solo sui davanzali ed in ogni anfratto delle pareti scrostate. Balconcini in metallo stanno appesi precari, e imposte di legno marcito vibrano ad ogni sofE’ solo una parte di quella che poi è un’intera area ex-industriale abbandonata, posta nell’isoall’ingresso di Vaprio. Oltre che romantica visione, questo brano di paesaggio riassume due realtà proprie dell’area: rurale e industriale. Arrivando da Milano è il primo Adda. Quest’area potrebbe esviale, aprendo una connessione Punto centrale, fra l’altro, delle vedute dipinte dal Vanvitelli, dal Bellotto e da Leonardo.

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SEZIONE 2 Poco più avanti, il paradosso della modernità si staglia sbeffeggiante in un solo tratto di strada. Villa dei Visconti di Modrone troneggia con la sua torretta sopra scalinate e terrazze di erbe rampicanti. Alla sua base, fluttuante al pelo dell’acqua, resiste l’antico lavatoio in pietra, con copertura in coppi di laterizio, a cui sopra qualcuno ha deciso di appoggiare una passerella pedonale in calcestruzzo. Come se non bastasse all’ironia della storia moderna che schiaccia quella passata, oggi una scala a chiocciola serpeggia in acciaio offrendo anche un comodo balconcino sospeso, per il turista troppo impaziente, o a cui non bastano le visuali delle stanze e dei giardini della Villa che sta per visitare.

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SEZIONE 3 Siamo usciti dal paesaggio fluviale, e abbiamo attraversato alcuni centri abitati che si affacciano lungo le rive. Il paesaggio ora è di vera campagna: il canale ci ha portato attraverso terreni vasti e pianeggianti, alla scoperta del ritmo che esiste fra i luoghi. La vera campagna lombarda è fatta di campi, canaletti, cascine, muri, capannoni. Quasi giunti a Cassina de’ Pecchi, infatti, il rudere recintato di un’antica cascina esorta al ricordo. Per metà è transennato, l’altra metà è protetta da un muro, a sua volta “sorretto” da un imponente palo in calcestruzzo. Solo una rigogliosa vegetazione la abita.La località è chiamata “Villa Quiete”. Davanti, il Naviglio. Sul retro, capannoni industriali che non ne hanno avuto pietà. Poco più avanti, dispersa fra la campagna, una linea a qualche metro dall’orizzonte segnala la fermata della metropolitana di Villa Pompea.

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SEZIONE 4 Giunti a Cassina ci si sente già più in città. Ma una città un po’ lenta, antica, forse anziana. La pista ciclabile è diventata più borghese, e deve risaltare, rossiccia, per non essere confusa dalle macchine. In questo tratto, infatti, graziosi palazzi di anonimi autori fiancheggiano una riva rigogliosa, pullulante di orticelli e coltivazioni clandestine, scosse ritmicamente dal vento e dalla vibrazione di una metropolitana discreta. In questo punto che pare silenzioso ma che è, in verità, ricco di stimoli, il contatto con ogni tipo di mezzo di trasporto diventa interessante. La strada non è trafficata, anche se potrebbe essere apprezzata una maggior distinzione fra via lenta e veloce. E’ interessante chiedersi: chissà quali percorsi fanno le persone per raggiungere quegli orti.

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SEZIONE 5 Sotto la fermata della metropolitana di Silvano Zorzi si è condensato un microcosmo. Il dinosauro che accoglie le rotaie valica le acque con una certa eleganza da vero anfibio. Sotto di sè accoglie incredibili foreste di lattughe, nespoli ed erbette aromatiche. Dall’altro lato del canale crea lo spazio ombroso per i vecchi che vogliano dar da mangiare alle anatre. Questa stazione si comporta come una volta era per la ferrovia di paese. Avanzando ci si accorge che accoglie alla base, sulla sponda della via pedonale, un baretto che forse vende ancora il chinotto. Settantenni di provincia e ragazzi un po’ urbani stanno seduti sui marciapiedi, a raccontarsi il tempo che passa. Peccato non averlo notato che all’ultimo, per il parcheggio che occupa un’area che potrebbe diventare magnifico ricovero di curiosità. Ma la gente va alla metro in macchina, e in metro alla macchina.

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SEZIONE 6 Allo sfumare di un altro centro abitato, Vimodrone, ci si trova nel posto più contraddittorio di questo viaggio. Un nodo ferroviario, incrocio prodotto dalle fermate me tropolitane di Cascina Gobba a sud, Cologno Sud a nord, Vimodrone ad est, è il nido di Cascina Metallino, un’area che dichiara qualcosa di sè già dal suo nome. Qui il Naviglio scorre fra enormi gasometri arrugginiti, barcollanti, e i resti di Cascina Pavan, famiglia che un tempo produceva macchine agricole e trattori.

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SEZIONE 7 L’area dei gasometri e del prato maledetto non portebbe che essere interrotta da un incrocio stradale confuso, chiassoso. Bisogna inchiodare, dopo la leggera salita, perchè le macchine non badano a stop. Non sanno nemmeno di attraversare un ponte, sotto al quale scorre il Naviglio che ha permesso a quel posto di esistere. Già, proprio quando ci si era dimenticati delle atuomobili, eccole lì. Eccole nella loro prepotente presenza. Un incrocio stradale pericoloso, e oltre quello una concessionaria fallita, e una stazione di benzina ridotta a giovane rudere. La desolazione dell’abbandono di questi posti dà anche una certa speranza, forse fasulla, che essa sia dovuta alla scelta della gente ad una qualche rinuncia, per un futuro migliore. Intanto le scritte blu della Ford e gialla dell’Agip rimangono lì, sperando di essere riprese, prima o poi, in considerazione da qualcuno.

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SEZIONE 8 Siamo stati introdotti a Milano attraversando il Lambro,o forse ancor meglio sottopassando la spaventosa Tangenziale Est. Via Padova ha l’anima divisa in due. Delle persistenze resistono combattenti, fra cui l’Antica Trattoria Novelli alle Tre Case,, o le Ville lungo la via, come l’ex Filanda De Ponti. Contemporaneamente, queste persistenze sono intervallate da palazzi tra i 6 e gli 8 piani, frutto di investimenti invadenti. Il traffico delle automobili è noncurante della pacatezza del Naviglio, e dei riflessi che le Ville riversano sull’acqua. Percorrendolo, questo tratto di strada dà la sensazione di essersi persi in epoce sfalsate, si ha la paura di rimanere schiacciati a metà fra due mondi troppo distanti. Forse basterebbe creare una protezione fra l’uno e l’altro, in modo che essi possano osservarsi tramite un filtro che tolga il disagio del guardarsi troppo a lungo negli occhi. Un viale alberato, non per coprire l’indegno, ma per creare le pause di silenzio, di cui anche la musica ha bisogno per esistere. 1m

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SEZIONE 9 In via Tofane si è entrati ormai nel tratto di Naviglio più urbano, fatto di antiche officine, palazzi nuovi e antichi, tane di anatre e nutrie fra orticelli fioriti. Si cammina lungo recinti. Su un vecchio muro, ricco di strati di storia e firme di autori di strada, hanno appoggiato un po’ di plastica, lamiera e metallo. Per guardare cosa c’è dentro bisogna tornare un po’ indietro, allontanarsi dal mondo del Naviglio e trovare quello soffocante e caotico di Viale Monza. Quel che si vedeva era il retro di un vivace “Circolo Ricreativo Martesana”, dove anziani ed eleganti signori portano avanti un ristorantino, un campo da bocce e un baretto all’aperto, installati lungo le sponde della Martesana con le tecniche costruttive delle officine nei capannoni. Purtroppo il Circolo rischia di essere lentamente abbandonato: “gli anziani invecchiano e non riescono a pagare l’affitto, e ai giovani non importa di giocare a bocce”. Ma siamo sicuri che un posto del genere sarebbe apprezzato, se solo il bel circolo ritrovasse un vero contatto con il Naviglio, ora murato dal recinto pesante. Un varco, la riapertura di un arco, niente più.


SEZIONE 10 Sempre più vicini al cuore della metropoli, sempre più ombre di ponti ferroviari che ritmicamente si alternano a recinti colorati di scritte ed infestati di erbe. convertitore elettrico ferroviario. Esattamente di fronte ad esso, dall’altra parte della riva, oltre qualche metro di orti fugaci, una costruzione molto simile, della stessa funzione, ma più recente. Hanno abbandonato l’una per costruire l’altra. In un orizzonte ferroviario dismesso, come quello di scali merci in disuso, l’apertura di visuale potrebbe essere il primo passo per la riappropriazione di aree immense nascoste dietro muri alti pochi metri, e visibili zzi. Aprire visuali dal Naviglio verso questi mondi, per una maggior consapevolezza durante il viaggio. Lasciando una certa curiosità, senza esporre la realtà ad assalti di sguardi e baraonde di parole. Ma aprire opportunità, scorci di possibili visuali. Per una realtà compresa, in ogni sua parte.

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SEZIONE 11 Eccoci qui, in Via Melchiorre Gioia. La presenza del Naviglio che scorre sotto la strada, forse un po’ esagerata, a quattro corsie si percepisce eccome. Sembra ironico un traffico scarso, su una strada così ampia, in un giorno lavorativo di maggio. Perchè la strada è così larga? Perchè quella casetta è rimasta lì, facendo finta che il tempo non passi? Sembra un anziano cocciuto, barricata com’è dietro una siepe di erbe che si riversano su un marciapiede. L’ultima persistenza della vita lungo il canale è rimasta quasi viva. Ma le persone forse non la notano nemmeno. E’ troppo scomoda, perchè, chi sa, è troppo malinconico, e, chi non sa, guarda altro. Non c’è esempio migliore di questo resto di storia, secondo noi, per spiegare quale tipo di turismo potrebbe attrarre il Naviglio della Martesana. Siamo ad una decina di minuti, a piedi, dalla Stazione Centrale. Per chi ha voglia di scoprire davvero una città e un territorio attraverso ciò che racconta in silenzio, potrebbe iniziare osservando questo piccolo angolo di città in relazione al suo intorno.

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a. benzinaio abbandonato b. prato/discarica c. metropolitana d. concessionaria fallita e. cascina dismessa e sottoutilizzata f. uďŹƒci silos gasolio abbandonati g. silos gasolio abbandonati h. terreno a marcita i. alzaia ora ciclopedonale j. sottopassaggio strada provinciale

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Quest’area, sembra rappresentare tutto ciò che raccoglie il territorio fra Milano e l’Adda. A noi, sembra una ricchezza profonda, che potrebbe aprire visuali interessanti, dove attività turistiche si confondono con le risposte di esigenze locali. Area contenitrice di molteplici identità, e ricche delle relazioni reciproche. La cascina. La piccola attività industriale delle macchine agricole. La vasta area industriale dei gasometri. moderni. Il campo coltivato. con le loro vetrate blu. Le abitazioni che oscillano fra cascina e capannone occupato. Un quadro riassuntivo, una fota, o forse potrà rappresentare, un territorio. Sembra quasi che l’abbandono dei gasometri abbia trascinato l’intera area nel degrado, sfruttando la disillusione e la tristezza di un momento. Sulla riva di fronte all’area industriale, infatti, a Cascina Pavan non importa di smalti-

non importa essere ripulito dai resti che contiene nelle sue viscere, di un disastro ecologico dovuto all’esplosione, decenni fa, di uno dei gasometri, poi trasportato sull’altra riva insieme agli altri. A nessuno importa, men che meno alle piante che crescono rigogliose fra i resti, alle erbacce che non hanno qui nemici, e che possono invadere ogni cosa rendendola verde e paglierina. C’è qualcosa che rende tutto immobile, ogni giorno uguale, qualcosa che non permette a chi passa di avere una propria idea di futuro. Neanche i vecchi che qui, ogni giorno da anni, si ritrovano a chiacchierare, hanno una propria idea di questo posto. E’ così e basta. E forse questa immobilità li attrae, perchè anche domani si ritroveranno puntuali, fra lamiere che sbattono e alberi che cantano al vento, insieme al fruscio dell’acqua del Naviglio. Forse da qui in poi la nuotatina come facevano loro un tempo, non la fa più nessuno, nell’acqua.

catapecchie contenenti ancora

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PRATO DISCARICA In precedenza i silos di gasolio si trovavano qui. In seguito ad un incidente, furono spostati nella sponda di fronte del Naviglio

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DISTRIBUTORE ABBANDONATO Si trova a pochi metri di distanza dal naviglio in continuità con l’altra area dismessa, quella del concessionario fallito

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CONCESSIONARIA FALLITA donale, un altro elemento ababbandonato, che oggi non vede svolgersi nessuna attivitĂ .

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CASCINA PAVAN Di fianco alla ciclopedonale, è in una ristretta parte ancora abitata, ma le restanti zone sono abbandonate e fatiscenti

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METROPOLITANA 2 Rialzata di più di 5 metri dal terreno, nell’area considerata affronta lo snodo che direzona verso Gessate o Cologno

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SILOS GASOLIO Abbandonati da una decina d’anni, per un po’ di tempo l’area fu affittata da un’azienda produttrice di prodotti per l’aria condizionata, che ha a sua volta abbandonato questo sito dopo aver costruto un edificio prefabbricato e non bonificato la zona

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INCROCIO Punto critico per i ciclisti e i pedoni che percorrono l’alzaia, che si trovano ad affrontare una strada mediamente trafficata senza essere tutelati da un semaforo e nemmeno dossi per il rallentamento delle automobili

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MARCITE Sull’altra sponda del naviglio, terreno dedicato alle marcite, spiegate in seguito

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Identità L’importanza del Naviglio nello sviluppo del territorio

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Osservando Milano dall’alto appare come adagiata al centro di una fascia di territorio, mentre allunga i propri rami verso le vie d’acqua che la circondano. A Nord i due grandi laghi prealpini (Maggiore e di Lecco) generano i fiumi Ticino e Adda, grandi nastri che scendendo lambiscono Pavia e Lodi, prima di versarsi nel Po. La forma che ancora oggi ha Milano, protesa verso le ricchezze naturali del territorio di cui è centro, è parte della sua essenza. Ha origini lontane. I rami che da essa nascono e si sviluppano, altro non sono che esistenze abitative installate lungo strade: le vie d’acqua che dalla città raggiungevano vie d’acqua più grandi, si allacciavano ai laghi, poi ad altre vie. Le prime opere idrauliche risalgono al tempo dei Romani: arginature, acquedotti e canali di bonifica sono stati indispensabili ingegnerie per lo sviluppo di una civiltà sospesa tra città e campagna. Fino a rendere celebre questi territori per la loro fertilità: l’Insubria, così era chiamata questa parte di Lombardia, veniva già irrigata per la coltivazione a prato.

I LUOGHI DI MEDIOLANUM, 110O DC

DOMENICO ASPARI, XVI SECOLO, MAPPA DI MILANO NEL 1158

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Le invasioni barbariche fecero cadere in disuso le opere irrigue fino a che molte zone della provincia si coprirono di boschi, acque stagnanti, brughiere, terre nuovamente incolte. Grazie ai monaci cricensi (di Chiaravalle), nella prima metà del XII secolo il terreno tornò vivace di irrigazione, gli antichi acquedotti vennero recuperati (come nel caso del Vettebbia), il Ticinello, un fossato di frontiera che i milanesi avevano derivato dal Ticino per difendersi da Pavia, rettificato. Le acque dell’Adda vennero incanalate all’inizio del XIII secolo per irrigare, attraverso il canale della Muzza, i terreni intorno a Lodi. Ecco l’epoca delle ruote idrauliche, dei molini, dei caseifici e opifici sorti lungo i corsi delle acque. I proprietari dei terreni lasciavano scorrere le “altrui acque” nei propri terreni e la vita cresceva rigogliosa.


LEONARDO DA VINCI, VAPRIO D’ADDA

LUIGI VANVITELLI, VAPRIO D’ADDA

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I canali preziosi per le funzioni difensive, irrigue ed energetiche erano anche comode vie di navigazione: il Ticinello fu prolungato fino al fossato difensivo di Milano e divenne il Naviglio detto Grande, “il primo canale navigabile al Mondo Moderno”. L’acqua trasportava dolcemente gravi carichi di materiali nei barconi, che tornavano vuoti da Milano trainati controcorrente da docili buoi al passo lungo l’alzaia. Le conche vennero sempre più perfezionate per permettere il trasporto dei marmi di Candoglia fino ai piedi della fabbrica del Duomo. Fu per volere di Francesco Sforza che, nell’anno 1457, venne tracciato il Naviglio della Martesana per collegare l’Adda a Milano e, tramite la cerchia dei Navigli della città, l’Adda al Ticino. E’ in quest’anno che Milano raggiunge definitivamente, con i suoi rami, entrambe le vie d’acqua a cui è protesa. Il Naviglio della Martesana fu il primo canale progettato in funzione della navigazione e dell’irrigazione dall’architetto idraulico Bertola da Novate. Lo stesso architetto fu anche il progettista del cavo di Bere-

ANTONIO LAFREY, MILANO, 1579

CASSINA DE’ POMM

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guardo, derivando dal Naviglio Grande a Castelletto di Abbiategrasso le acque per l’irrigazione delle campagne. Lo studio si estese anche al Naviglio di Pavia, ma le difimpedirono il completamento. Leonardo giunse a Milano in questo periodo di grandi opere idrauliche. Non fu lui l’inventore delle conche, ma ne perfezionò la tecnica e i meccanismi. E fu il primo ad utilizzare la prospettiva a volo d’uccello per la lettura e lo studio dei corsi d’acqua. Fu Giuseppe Meda, architetto, idraulico e pittore, a rendere navigabile l’alto corso dell’Adda per collegare Milano

LEONARDO DA VINCI, PROGETTO PER LE CONCHE LUNGO I NAVIGLI

il Naviglio di Paderno e ideò il castello d’acqua, una conca, del ‘700 e l’inizio dell’800 che il Naviglio di Paderno e quello vamente navigabili: l’Arciduca d’Austria Ranieri inaugurò così la più estesa linea di navigazione interna italiana: il sistema dei Navigli Milanesi e Pavesi.

MIMMO IODICE, 2000, CONCA SUL NAVIGLIO

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Nota sul Naviglio della Martesana

Il Naviglio della Martesana è lungo circa 39 km, ha un dislivello di 19 metri e una pendenza che varia tra lo 0,26 per mille e lo 0,66 per mille. Il canale prende le acque dal attraverso una diga lunga 11 m e larga 8 m, munita di 5 bocche che controllano l’accesso d’acqua dall’Adda nel canale. Il Naviglio scorre parallelaa Vaprio, giunge a Groppello e quindi a Cassano dove piega ad angolo retto verso ovest, attraversando diversi comuni del Milanese. Le acque per l’irrigazione sono estratte mediante 85 bocche poste lungo il corso del canale.

Capitolo 2 _ Identità

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Già nel 1443 il Visconti emanò una disposizione intitola ta Ordo rugie extrahendi il primissimo progetto presentato da illustri cittadini milanesi, che chiedevano di derivare appunto le acque dell’Adda per la realizzazione di un canale utile sia per l’irrigazione che per l’azionamento di sedici mulini. Il corso individuato dal proda quello attuale, tranne che nel torrente Molgora. Filippo Maria Visconti, morì infatti nel 1447, e a lui succedette Francesco Sforza, che


nel 1457 emanò l’editto che diede vita alla progettazione del Navilio nostro de Martexana. Nostro, poichè l’aspetto di pubblica utilità era la chiave principale dell’opera. ti tra Milano e Venezia, che aveva visto questo territorio come frontiera strategica per il ducato, Francesco si rese conto del valore militare ed economico del canale utilizzabile per quindi il percorso, perchè esso potesse raggiungere Milano, inserendolo nel grandioso disegno di collegamento tra Adda e Ticino. Per il progetto chiamò al lavoro Bertola da Novate, già fra i

progettisti del canale durante il ducato visconteo. Il primo tratto di Martesana pomm) du completato in otto anni e reso navigabile nel 1471. La fossa interna fu raggiunta nel 1496, durante il ducato di Ludovico il Moro. Questo canale di congiunzione tra Martesana e Fossa Interna fu opera di Bartolomeo della Valle, con il prezioso contributo di Leonardo da Vinci che ne perfezionò le conche (quella delle Gabelle, così chiamata per via delle operazioni daziarie e in uscita dalla città, e la conca di San Marco). La forma del suo tracciato

fatto che, all’epoca, signori e nobili della zona ben percepivano i vantaggi che la presenza del canale avrebbe portato. Comodi approdi per un facile all’Adda, e di lì verso terre ancora più lontane. Ognuno esercitava pressioni perchè le acque del canale lambissero le proprie terre e i propri borghi. E così i progettisti dovettero samento dei borghi di Inzago, Gorgonzola e Cernusco, il collegamento con i loro fossati della cerchia, la costruzione di ponti in corrispondenza delle strade.

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On recycle _ naviglio Martesana


SCOPO AGRICOLO DEL NAVIGLIO Quel che rendeva ancor più desiderabile il progetto del Naviglio della Martesana, era la sua posizione perpendicolare rispetto alla linea di displuvio delle acque in discesa dalle colline della Brianza, in particolare i torrenti Trobbia e Molgora e il fiume Lambro. Queste campagne erano infatti caratterizzate da terra mescolata ad acqua in modo non sempre proficuo da un punto di vista agricolo: i grandi volumi d’acqua scendevano dall’Alta pianura andandosi a mescolare nelle risorgive, rendendo il terreno spesso paludoso. Il Naviglio della Martesana, perciò, risolse questo problema convogliando le acque pluviali e permettendone una distribuzione più razionale, regolandola tramite un sistema di rogge alimentate da bocche di portata controllata. L’area valorizzata in questo modo fu di circa 25.560 ettari, mentre 40 erano quelli a prato permanente.

MULINO D’ACQUA

GUIDO GUIDI, CASCINA CON ROGGIA, BELLINZAGO LOMBARDO

Capitolo 2 _ Identità

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VILLE E GIARDINI Quando Marc’Antonio Dal Re, nel 1726 pubblicò la prima edizione della roccolta delle sue incisioni dedicate alle ville del milanese Ville di delizia nello Stato di Milano, la tradizione della villeggiatura era già radicata nel comportamento da molti secoli. Nel 1559 Bartolomeo Taeggi scrive La villa, un dialogo filosofico fra due milanesi: l’uno fautore di una residenza continua in città, l’altro di una temporanea in campagna per molti mesi l’anno. Ne ricaviamo un curioso elenco di oltre duecentocinquanta famiglie milanesi che in quegli anni praticavano la villeggiatura pluristagionale nelle ville al centro della propria proprietà terriera. La villa, e il suo necessario giardino, sono da sempre disposte al centro della proprietà. Uno studio sulle ville extraurbane degli antichi romani, dimostra come, da sempre, la presenza del proprietario nel tempo della mietitura, o della pigiatura, o della macellazione, non era semplicemente un controllo della produzione, ma anche una forma di rito, necessaria alla organizzazione gerarchica della società.

VILLA ALARI, PIANTA DI DAL RE DEL GIARDINO DI GIOVANNI RUGGERI

VILLA ALARI, CERNUSCO SUL NAVIGLIO

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On recycle _ naviglio Martesana


VAPRIO D’ADDA - VIA ALZAIA SUD - VILLA MELZI - FACCIATA PRINCIPALE BATTISTELLA 1990

VAPRIO D’ADDA - VIA ALZAIA - VILLA VISCONTI BATTISTELLA 1990

Capitolo 2 _ Identità

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Erano considerate piccole città, perchè la loro complessità esprimeva le sinergie delle interdipendenze tra residenza stagionale, luogo di diletto, centro di controllo della produzione agricola e zootecnica, centro di stoccaggio dei prodotti. Tutto questo sarà così fino all’epoca dell’industrializzazione, che modificherà strutturalmente i modi di produzione e i rapporti di dipendenza fra lavoro e proprietà. Nelle incisioni di Dal Re il terreno non edificato è abitato da molte figure che rappresentano il lavoro contadino: chi vanga il terreno, chi porta le mucche al pascolo, chi torna alle faccende di casa. Ricchi che passeggiano con dame e a fianco i loro cani. I barcaioli governano la fune tirata da cavalli o buoi per risalire controcorrente con le proprie imbarcazioni, mentre altre barche scendono per il senso del corso d’acqua, utilizzando il lungo remo/timone per governarle. Gli edifici delle ville sono imponenti, spesso un’unica morfologia ediliza complessa, quasi un’urbanità compressa. In lontananza spesso si intravede il borgo. Non mancano mai i giardini. Sono giardini formali settecen-


tesci, alla moda, giardini chiusi, perimetrati da mura, hortus conclusus. Non è importante che fuori dal perimetro del grande muro vi sia il Naviglio che scorre e il terreno di produzione. E’ un microcosmo di introversione paesaggistica. Dalle sponde del Naviglio spesso si percepisce soltanto la massa imponente della villa, di cui il giardino rimane stanza privata. VILLA CASTELBARCO

GIARDINI CINTATI

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On recycle _ naviglio Martesana


Tempi moderni La perdita dell’identità

GUIDO GUIDI, 1990, VIMODRONE, NAVIGLIO MARTESANA

Capitolo 3 _ Tempi moderni

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LA CITTÀ SI DENSIFICA, SPAZIO RURALE RIDOTTO E PRIME COPERTURE A metà Settecento la città di Milano all’interno della Cerchia e, più esternamente, protetta dalle sue mura e dal suo fossato, vede la trasformazione del proprio paesaggio interno. Ciò che dà il via ai cambiamenti è il rinnovo, la sostituzione e il completamento di costruzioni esistenti, mentre sulla riva zioni su ex proprietà religiose. Lo spazio rurale si riduce. La prima metà dell’Ottocento vide palazzi, case, ospedali conventi religiosi. Demolite e sconsacrate chiese, parzialmente coperti alcuni corsi d’acqua, i fronti del Naviglio assumevano sempre più carattere urbano. La città iniziò ad occupare il suolo in modo sempre più insistente, vivace, vorace. Le facciate dei palazzi lungo i Navigli si decoravano delle belle “ringhiere”. La prima metà dell’Ottocento vide palazzi, case, ospedali

MAPPA MILANO, MATTHAEUS SEUTTER, 1730

conventi religiosi. Demolite e sconsacrate chiese, parzialmente coperti alcuni MAPPA MILANO,1801, GIACOMO PINCHETTI

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On recycle _ naviglio Martesana


corsi d’acqua, i fronti del Naviglio assumevano sempre più carattere urbano. La città iniziò ad occupare il suolo in modo sempre più insistente, vivace, vorace. Le facciate dei palazzi lungo i Navigli si decoravano delle belle “ringhiere”. Quindi le prime coperture. Nel 1857 Francesco Giuseppe ordinò la copertura, per motivi igienico sanitari, del laghetto di S.Stefano, porto della Fabbrica del Duomo. Gli interventi edilizi post-unigli spazi liberi fra la Cerchia Interna e le mura spagnole. Altrettanto succedeva ai fronti del naviglio rimasti vuoti. Venne sfruttato ogni tipo di suolo: non solo spazi urbani coltivati, ma anche i giardini furono utile terreno edilizio. Le esigenze di rinnovamento e risanamento favorirono successive coperture di laghetti, rogge e tratti di Naviglio interni alla città.

MAPPA MILANO, 1865

Capitolo 3 _ Tempi moderni

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CRISI E DECLINO DELL’INTERO SISTEMA NAVIGLI Nel 1915 arrivò la soppressione dei “barchett”, le barche che vizio di navigazione di linea da Milano all’esterno e viceversa. Ciò che segnò per sempre il destino del trasporto lento fu la concorrenza ferroviaria e delle nuove tramvie Milano-Vaprio e Milano-Abbiategrasso. Ciò che per oltre quattro secoli era stato il mezzo più sicuro ed economico per raggiungere la città venne presto dimenticato, di fronte ai più rapidi mezzi a rotaia, e oltretutto altrettanto economici. Agli albori del pendolarismo fra città e hinterland, la poesia della lentezza soccombe al frastuono dei motori. La Cerchia Interna dei Navigli

MAPPA MILANO, MATTHAEUS SEUTTER, 1730

nel 1930 con il regime fascista: l’igiene era cosa importante. Peccato che di lì a poco sarebbe stato posto rimedio, però, al problema delle acque nere, attraverso il progetto della rete fognaria indipendente. Il Sistema dei Navigli venne surclassato attraverso la precisa scelta politica di creare una città nuova, ampi viali che dessero spazio al MAPPA MILANO,1801, GIACOMO PINCHETTI

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On recycle _ naviglio Martesana


crescente traffico di automobili rombanti. La copertura del Naviglio cittadino interruppe dopo cinque secoli la continuità di un sistema potente, che aveva permesso a Milano la sua ricchezza, ai suoi satelliti l’identità. Alle vie d’acqua rimase il trasporto, a corto raggio, delle merci “povere” e pesanti, principalmente materiali da costruzione. Nel secondo dopoguerra la cara vecchia rete dei navigli venne riconsiderata, per un instante, come ancora di salvezza dopo i bombardamenti che avevano distrutto tratti di linee ferrioviarie, interrompendone l’efficienza. Così, ancora una volta, i barconi sui Navigli aiutarono Milano e la sua provincia alla ripresa, trasportando il materiale per risollevarsi dalla distruzione. Durante il boom economico degli anni ‘60, la rete idroviaria dei Navigli, per rimanere competitiva avrebbe avuto bisogno di ammodernamenti e di nuovi collegamenti, ma non vi fu fatto alcun investimento.

Capitolo 3 _ Tempi moderni

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“Roma la gh’a el so fiumm, ghe l’ha Paris, la se stravacca Napoli in del mar. Milan la gh’a el Navili” scriveva Paolo Buzzi negli anni Trenta, quando i lavori di chiusura erano già stati autorizzati dal Ministero dei lavori pubblici.

PIANO GENERALE REGOLATORE EDILIZIO E DI AMPLIAMENTO – 1910, MILANO

CITTÀ DI MILANO. PIANO REGOLATORE, 1933, CESARE ALBERTINI

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On recycle _ naviglio Martesana


GUIDO GUIDI, 1990, BELLINZAGO LOMBARDO

GUIDO GUIDI, 1990, CERNUSCO SUL NAVIGLIO

G. BATTISTELLA, 1991, POZZUOLO MARTESANA

GUIDO GUIDI, 1990, MILANO, N MARTESANA

GUIDO GUIDI, 1990, PONTE SUL NAVIGLIO MARTESANA

GUIDO GUIDI, 1990, MILANO, CAMPO ROM

Capitolo 3 _ Tempi moderni

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COSA FU DELLA MARTESANA, CHE TERRITORIO RAPPRESENTA OGGI? Rimasto come tratto estraneo di un Sistema ormai scomparso, nel 1958 il Naviglio della Martesana fu declassato da via di trasporto a solo canale irriguo. Anche gli ultimi barconi, che persistenti portavano la sabbia da Vimodrone a Milano, scomparvero. E il Naviglio fu abbandonato a sé stesso. Il territorio lungo il canale, prima preziosa risorsa per ogni tipo di attività, iniziò ad essere percepito con pesantezza. Il canale faceva parte del mondo arretrato della lentezza, non di quello moderno della velocità. Le automobili impazzavano, mentre le acque dall’Adda continuavano il loro pacato corso fino a Milano, dove erano poi ridotte a tubature interrate, sottomesse alla visione di un futuro ricoperto d’asfalto. Ciò che aveva definito l’identità dei centri abitati da Milano all’Adda, dei Comuni dell’agro-gastronomia Lombarda, definiva ora la parte più reietta, antiquata e maleodorante degli stessi centri. Solo il contadino godeva an-


cora della preziosa presenza di ingegni lontani. La via di trasporto acquatico fu sostituita da una linea di strada asfaltata che corre parallela al canale accompagnata poi dalla linea metropolitana, come se la presenza del Naviglio, seppur nascosto e dimenticato, fosse troppo forte. Indispensabile collegamento di centri abitati che anche voltando le spalle al Naviglio ne segnano l’esistenza con la loro stessa presenza. I terreni adiacenti all’acqua persero di valore monetario. Negli spazi vuoti si installarono officine, capannoni, industrie di piccole e medie imprese, spesso a carattere familiare. Il boom economico degli anni ‘60 si rifletteva su di un territorio considerato soltanto come risorsa di spazio, o vicinanza alla grande città. Gli ampliamenti delle ferrovie rese il primo tratto scoperto di Martesana, a Milano, una contaminazione di scali merci, capannoni nuovi e nuovi capannoni una volta che i nuovi furono considerati vecchi. Via via verso l’esterno della città l’artigianato locale iniziò a sfruttare le tecniche di pre-fab-

bricazione per i propri luoghi di lavoro. In automobile si arrivava fino all’entrata principale, il retro rimaneva perimetro chiuso, muro barricato a pochi metri dall’acqua della Martesana. Cascine continuarono a sopravvivere fra capannoni, capannoni continuavano a sorgere fra la campagna milanese. Sempre più verso l’Adda e sempre meno vicino a Milano, dove il paesaggio naturale rimaneva meno sconfitto, il territorio soffriva, comunque, della lontananza dalla grande città.

GUIDO GUIDI, 1990, VIMODRONE

G. BATTISTELLA, 1991, STABILIMENTO VELVIS

G. BATTISTELLA, 1991, STABILIMENTO VELVIS

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On recycle _ naviglio Martesana


Primi germi di recycle La nascita del concetto di “Bene da salvaguardare”

VIMODRONE, NAVIGLIO MARTESANA, 2014

Capitolo 4 _ primi germi di recycle

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Il periodo di oblio dei Navigli ha avuto un suo termine, relativo, negli anni Ottanta, quando si affermò il concetto di bene ambientale da salvaguardare e da rivalutare. I primi passi li fece il Comune di Milano, con la radicale ripulitura delle sponde e l’apertura di una pista ciclo-pedonale da Cassina de’ pomm fino a Crescenzago. Questo tratto passa per Parco della Martesana a Gorla, quartiere che si sente ancora periferia marginale di Milano. Più o meno contemporaneamente da parte di privati iniziò il recupero di edifici ormai fatiscenti e gli abitanti della zona iniziarono a prendersi cura di minuscoli orti e giardini tra gli enormi condomini sorti soltanto qualche decennio prima. Da allora le iniziative si susseguirono più o meno felicemente, e anche i Comuni fuori Milano sistemarono le sponde e asfaltarono il loro tratto di alzaia, chiudendola al traffico, permettendo così alla ciclo-pedonale di continuare verso la campagna a est della città con una relativa continuità. Dal 2009 si può andare in bicicletta da Milano a Groppello su strada asfaltata: sono stati organizzati sottopassi per

TREZZO D’ADDA, NASCITA DEL NAVIGLIO MARTESANA, CICLOPEDONALE SU ALZAIA

BATTELLO ELETTRICO ADDARELLA, ATTIVO NELLA PARTE INIZIALE NAVIGLIO MARTESANA

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On recycle _ naviglio Martesana


eliminare alcuni degli incroci più pericolosi (quello con la Palmanova, a Gorgonzola e a Vaprio d’Adda). Da Groppello si può oggi lungo il naviglio di Paderno, su pista sterrata si può raggiungere

A Cassano d’Adda il territorio inizia ad essere protetto dal Parco Regionale Adda Nord, instituito nel 1981, appunto, e che ha svolto azioni di grande Sempre dal 2009, infatti, è stato riaperto il tratto di navigazione, tramite un battello elettrico (l’addarella), da Canonica a Concesa: soli quattro chilometri ma di forte senso storico e paesaggistico. La parte turisticamente più appetibile di Martesana è stata riattivata a questa vocazione tramite passeggiate in carrozza o a cavallo, con visite ai luoghi

SEGA DI LEONARDO CHE USA ENERGIA DELL’ACUQUA

Capitolo 4 _ primi germi di recycle

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delle Province di Lecco, Milano e Bergamo. Passeggiate lungo il Parco dell’Adda, poi, all’insegna dell’igegnieria idraulica cinquecentesca e dell’archeologia industriale idroelettrica liberty Ottocentesca; visite alle Ville storiche e ai loro incantevoli giardini; tappe eno-gastronomiche fra borghi medioevali e monumenti d’architettura industriale; traghettati da antiche imbarcazioni di ignegno leonardesco, fra monasteri e templi della cultura tessile.

un programma di recupero e valorizzazione dei canali naviCommissione Europea 3,5 milioni di euro (utilizzati per le conche da Trezzo a Paderno per permetterne la navigazione). Anche l’Expo 2015 ha promesso qualche progresso, senza però mostrarne i risultati. RIQUALIFICAZIONE ALZAIA

Questo ambizioso quanto plausibile progetto di valorizzazione attraverso un turismo che punta alla scoperta delle identità e delle bellezze locali, ha aiutato, in parte, la fortuna della ciclo-pedonale che permette ai milanesi di raggiungere queste bellezze, dalla città, anche attraverso vie di trasporto lento. In quest’ottica, il Comitato per il restauro delle chiuse d’Adda, insieme alla Provincia di Milano, con il sostegno della Regione Lombardia, hanno chiesto e ottenuto, nel 2010, l’inclusione dei navigli milanesi nel progetto Canaux Historiques: Voies d’Eau Vivantes:

CASSANO D’ADDA. VILLA D’ADDA-BORROMEOSU ALZAIA

VAPRIO D’ADDA, PARCO DEL MONASTEROLO, FOTO DA ALZAIA NAVIGLIO

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On recycle _ naviglio Martesana


Perchè recycle? Cosa si intende, e perchè. Territorio Metropolitano Martesana

MILANO, CASCINA MARTESANA

Capitolo 5 _ perchè recycle?

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La valorizzazione del Parco Adda, di cui il primo tratto di Naviglio fa parte, garantisce un turismo di buon livello all’inappunto, ma la connessione della città di Milano all’Adda,e quindi al suo Parco e alle sue eccellenze, passa attraverso quel territorio che, lungo il Naviglio per 39 km si sviluppa nelle sue Questa consapevolezza di identità multiple e coesistenti lungo il Naviglio, che va al di là di con la realtà, ma che tenta di comprenderne le dinamiche, va ricercata nel rapporto con gli spazi lungo il Naviglio e l’acqua, e nel rapporto fra gli spazi stessi fra di loro. C’è oggi la necessità di una certa partecipazione collettiva di chi abita questi luoghi; luoghi, appunto, che nella loro inceragli spazi che abitano. Si è dimenticato il senso degli elementi che esistono lungo il canale, perchè si è dimenticato il canale. Il rapporto con l’acqua va quindi ritrovato nel suo stesso senso (la via d’acqua per una

mobilità dolce, la sua importanza nell’agricoltura, la fonte di energia che rappresenta) e va ricomposta attraverso l’apertura di spazi ora in disuso, che un tempo avevano l’entrata principale verso il Naviglio, al quale ora volgono le spalle.

Rivalorizzazione del Naviglio della Martesana come Canale in tutti i suoi sensi. Rivalorizzazione dell’alzaia lungo il Canale. Rivalorizzazione delle multi-identità dei luoghi lungo il Canale.

Ricliclare sguardi

E’ lo spazio un termine impor-

-

identità, e iniziare ad accettarne l’incertezza dei luoghi, perchè rappresenta la concatenazione viva di eventi e persone. sottolineare indecisioni, armonizzare contrasti. Ri-ciclare sguardi di paesaggio, per ri-trovare orgogli, confermare realtà, sorridere a diversità. Trovando nel rapporto con l’acqua, con il canale, il senso di tutte le diversità. Canale come via per la mobilità dolce, la comunicazione. Canale come risorsa per l’irrigazione di campi e orti, per l’abbeveraggio degli animali. Canale come energia pulita e a km 0. Canale come viaggio e sosta, luogo di incontro.

luoghi: il Naviglio, per ritrovare la sua essenza, non deve rimanere corridoio ciclabile fra muri chiusi. Bisogna creare soste, aprire varchi. Aprire sguardi. Bisogna dare modo, a passante ed abitante, di incontrarsi, creare rapporti. Riaprendo gli spazi si crea par tecipazione, si mette l’abitante in una condizione di maggior orgoglio del proprio territorio. Per questo crediamo che il mezzo migliore sia la riconversione degli spazi mediante principi di autocostruzione da parte degli abitanti.

prodotti tipici, di patrimonio culturale e paesaggistico sono connessi con valori quali la reciimprese attivano percorsi originali e innovativi di sviluppo locale” (Lancerini, 2005) Ciò che infatti il territorio è un modello di sviluppo in cui possano mescolarsi attività agricole, turismo e svago per gli abitanti innovativi e attività produttive originali, in un’ottica plurisettoriale, non un unico motore di sviluppo. Questo territorio ha bisogno di ritrovare le proprie identità, che non devono essere malinconiche rappresentazioni di un passato agricolo, ma una miscela realistica di patrimonio storico, moderno e attuale, per dare vita ad un modello di sviluppo originale di una società che si presenta come sè stessa.

modelli di sviluppo diversi da quelli tradizionalmente intesi, in cui processi di integrazione tra attività industriali e agricole, di valorizzazione dei prodotti

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On recycle _ naviglio Martesana


Progetto RECYCLE Martesana Riciclare Significati: Naviglio via d’Acqua

Capitolo 6 _ Progetto RECYCLE Martesana

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oggi? La sua alzaia è stata trasformata in passeggiata, dal cuore viceversa. Ma cosa resta del suo senso? Come si potrebbe riallacciare il rapporto fra l’Acqua del Canale e le realtà sorte lungo le sue rive? Ridando senso al canale. Riaprendolo alla navigazione. Perchè l’ottica della via d’Acqua come Mobilità dolce spaventa ancora? Quali, quanti, che tipo di valori tornerebbe ad avere il territorio della Martesana, se fosse, dopo tanti anni, riconnesso al Sistema di Navigazione dei Navigli terre più lontane? Pochi mesi fa è stato pubblica to, tramite l’Associazione Amici dei Navigli, di cui è presidente l’architetto Empio Malara, lo Studio di Fattibilità della “riapertura e valorizzazione del Sistema Navigli nella costruzione di un nuovo modello di vivibilità urbana per Milano”. Il progetto prevede la riapertura del sistema continuo ciclabili, dall’Adda al Ticino e

la possibilità concreta di poter navigare dal lago Maggiore sino all’Adriatico. La ricerca ha portato ad un’esplorazione di tutto il sistema dei canali milanesi, dal Naviglio della Martesana ancora aperto, verso il centro della città dove è interrato, per poi raggiungere la darsena e ricongiungersi ai Navigli Pavese e Grande. Tutto ciò nell’ottica positiva di co anche all’interno della città di Milano, che favorirebbe il trasporto pubblico e la mobilità dolce. nea le sinergie positive che si creerebbero: la produzione di energia con micro-turbine, l’uso dell’acqua per le pompe di calore, l’utilizzo degli scavi per estendere il teleriscaldamento, il rilancio turistico della metropoli e della sua provincia. Questo progetto prevederebbe quindi la riapertura del tratto di Martesana coperto in Via Melchiorre Gioia, insieme a tutta la cerchia che da lì andava

sovradimensionata rispetto alle esigenze della città, perchè appunto non progettata in sè, ma semplicemente adattata alla volontà di coprire le acque interne alla città.

La fattibilità del progetto sta soprattutto nel fatto che il percorso del Naviglio è interamente coperto da viabilità, e anche

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On recycle _ naviglio Martesana


Trezzo sull’Adda

Vaprio d’Adda

Groppello d’Adda Cassano d’Adda

Gorgonzola Cernusco sul Naviglio Vimodrone

Inzago

Cassina de’ Pecchi

Riconnettendo la Martessana al Sistema di cui faceva parte, ci si immagina il ruolo che può assumere la formazione di una via d’acqua dal lago Maggiore all’Adriatico e poi ancora dal lago di Como all’Adriatico, con la riscoperta della Darsena come porto di Milano, ma anche con la possibilità di realizzazione di un’unica pista ciclabile dall’Adda al Ticino al Po che transiti nel cuore di Milano. “Emozioni inedite da gustare camminando, su una bicicletta o su una barca ripercorrendo insieme storia secolare, nuovissime realizzazioni contemporanee e ritrovati tesori dell’architettura dell’arte.

MILANO

ponti lavatoi

Capitolo 6 _ Progetto RECYCLE Martesana

Bellinzago

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Nulla quindi di puramente nostalgico e antistorico. Al contrario, sono moltissime le città che proprio al tema dell’acqua affidano il compito di rilanciare la propria immagine, il proprio significato profondo e lo sviluppo turistico in una versione intelligente e non separata dalla valorizzazione più complessiva della città.” E. Malara


Questo progetto, anche a nostro parere efficace in ottica di valorizzazione delle identità milanesi e della Privincia in sè stesse, oltre che quesiti in campo economico pone sfide progettuali che vale la pena sottolineare. Nel corso dei decenni, infatti, con la svalorizzazione del Naviglio della Martesana, che abbiamo illustrato, certo non si è mai riflettuto su una possibile riapertura del canale alla navigazione. Se invece si vuol proporre uno sguardo al territorio alternativo che, capace di apprezzare il valore dei luoghi, ne riscopra anche i punti di vista dall’acqua, è indispensabile ripensare a quei tratti di canale su cui insistono ponti a raso, magari a più carreggiate, che romperebbero la continuità di un lungo viaggio dall’Adda verso il cuore di Milano, ed in generale ri-studiare il canale in quest’ottica di via d’acqua, dopo le svariate metamorfosi che ha ricevuto. “Il canale è lungo 38.7 km con larghezza variabile tra i 18 e 14 m nel tronco superiore, mentre nel tronco inferiore la sua larghezza varia tra 12 e 9 m. Il dislivello totale è di 19 m, di

cui 17.20 m sono smaltiti dalla pendenza naturale lungo il suo percorso. Il residuo di 1.80 m è l’altezza del salto del sostegno (conca) alla cascina “dei Pomi”. In totale lungo il Naviglio della Martesana sono presenti 2 conche, una è quella della cascina “dei Pomi” non più esistente. L’altra conca (la conca “delle Gabelle”) è ancora visibile in via San Marco a Milano, ma non vi scorre più l’acqua al suo interno. Il canale passa al di sopra, senza scambio d’acque, il terronte Mòlgora e i due torrenti Tòrbida e Cava. Il canale è attraversato sia dal Lambro che dal Sèveso. All’incrocio con i due fiumi il Naviglio della Martesana è munito rispettivamente di 1 sfioratore lungo 27 m e di scaricatori con 19 porte, e al passaggio del Seveso di uno sfioratore di 11 metri. Le acque per l’irrigazione sono estratte mediante 75 bocche in riva sinistra e 10 bocche in riva destra. La pendenza del canale varia tra 0.26 per mille a 0.66 per mille.

Trezzo d’Adda: 1 ponte Vaprio d’Adda: 5 ponti Groppello d’Adda: 3 ponti Cassano d’Adda: 1 ponte Inzago: 6 ponti Bellinzago Lombardo: 3 ponti Gorgonzola: 10 ponti Cassina de’ Pecchi: 4 ponti Cernusco sul Naviglio: 6 ponti Vimodrone: 6 ponti Cologno Monzese: 4 ponti Milano: 14 ponti. Essi sono in particolare: 18 ponti pedonali costruiti prevalentemente con appoggi e pile in c.a. e campate in ferro; 4 ponti pedonali non accessibili associati agli sbarramenti per la regolazione delle acque; 29 ponti per il traffico locale costruiti prevalentemente in c.a. oppure in pietra e muratura; 5 ponti per grandi arterie di traffico costruiti prevalentemente in c.a.; 5 ponti ferroviari in ferro e c.a.; 1 ponte in disuso.

I ponti rilevati sul Naviglio della Martesana sono 62 e si trovano nei comuni:

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On recycle _ naviglio Martesana


Comune: Vaprio d’Adda, parco Adda Nord Funzione: traffico locale Materiali costruzione: appoggi e pile in pietra e muratura; campate in pietra e muratura; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: profili verniciati in ferro. Altezza rispetto al fondo: 3 m Larghezza: 16 m circa Comune: Vaprio d’Adda, parco Adda Nord Funzione: traffico locale Materiali costruzione: appoggi e pile in pietra; campate in pietra; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: pietra e ferro. Altezza rispetto al fondo: 3.2 m Larghezza: 4 m

Comune: Vaprio d’Adda, parco Adda Nord Funzione: pedonale a uso riservato Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in ferro; calpestio in ferro; parapetti/corrimani: ferro. Altezza rispetto al fondo: 3 m

Capitolo 6 _ Progetto RECYCLE Martesana

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Comune: Inzago (MI) Funzione: traffico locale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a.; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: tubolari in ferro e guard rail Altezza rispetto al fondo: 3.7 m Larghezza: 18.30 m circa

Comune: Bellinzago Lombardo (MI) Funzione: pedonale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in ferro; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: ferro Altezza rispetto al fondo: 3 m Larghezza: 4.5 m circa

Comune: Gorgonzola (MI) Funzione: grande arteria Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a.; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: ferro, guard rail Altezza rispetto al fondo: 3.30 m \

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On recycle _ naviglio Martesana


Comune: Gorgonzola (MI) Funzione: traffico locale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a.; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: ferro, guard rail Altezza rispetto al fondo: 3 m Larghezza: 18 m

Comune: Gorgonzola (MI) Funzione: pedonale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a.; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: tubolari in ferro Altezza rispetto al fondo: 3.20 m Larghezza: 3.40 m

Comune: Cassina de’ Pecchi (MI) Funzione: pedonale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a.; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: tubolari in ferro Altezza rispetto al fondo: 3.40 m Larghezza: 1,80 m

Capitolo 6 _ Progetto RECYCLE Martesana

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Comune: Cassina de’ Pecchi (MI) Funzione: traffico locale e pedonale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a.; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: tubolari in ferro, guard rail Altezza rispetto al fondo: 3.10 m Larghezza: 9,50 m

Comune: Cernusco sul Naviglio (MI) Funzione:pedonale Materiali costruzione: appoggi e pile in cemento e mattoni; campate in ferro.; calpestio in ferro; parapetti/corrimani: ferro Altezza rispetto al fondo: 2,15 m Larghezza: 1 m Comune: Vimodrone (MI) Funzione: traffico locale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a..; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: tubolari in ferro Altezza rispetto al fondo: 2,30 m Larghezza: 10 m

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On recycle _ naviglio Martesana


Comune: Vimodrone (MI) Funzione: traffico locale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a..; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: tubolari in ferro Altezza rispetto al fondo: 3,35 m Larghezza: 8 m

Comune: Vimodrone (MI) Funzione: nessuna, prima traffico stradale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a..; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: guard rail Altezza rispetto al fondo: 3,15 m Larghezza: 27,50 m

Comune: sul confine tra Cologno Monzese e Vimodrone (MI) Funzione: grande arteria, Tangenziale Est Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a..; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: guard rail e rete metallica Altezza rispetto al fondo: 2,15 m Larghezza: 30 m circa, per due corsie separate

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Comune: sul confine tra Cologno Monzese e Vimodrone (MI) Funzione: grande arteria, Tangenziale Est Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a..; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: guard rail e rete metallica Altezza rispetto al fondo: 2,15 m Larghezza: 30 m circa, per due corsie separate Comune: Milano, via Padova Funzione: traffico locale e pedonale Materiali costruzione: appoggi e pile in c.a.; campate in c.a..; calpestio in asfalto; parapetti/corrimani: ferro con riquadri decorati Altezza rispetto al fondo: 1,40 m Larghezza: 29 m

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La potenzialità dei lavatoi come nuovi accessi all’acqua

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Lungo tutto il Naviglio della Martesana, in prossimità dei Comuni sviluppatisi lungo il corso, vi è la presenza di antichi lavatoi di caratteristiche specifiche. Oltre che ricordo di antiche realtà, essi rappresentano l’accesso diretto all’acqua, indispensabile se si vuol riflettere sulla possibilità del ritorno a una navigazione delle acque. In alcuni di quesi punti potrebbe rappresentare un’esperienza davvero interessante raggiungere il lavatoio tramite il percorso che facevano le lavandaie per lavare i panni, e aspettare l’imbarcazione sotto le antiche coperture in laterizio. Permetterebbe, fra l’altro, un trasporto con tappe dislocate lungo le rive, senza dover porre obsolete costruzioni, ma con piccoli adattamenti a ciò che già esiste.

“Lungo il Naviglio sono stati rilevati 20 lavatoi così distribuiti: Milano, 3 Cernusco sul Naviglio, 1 Gorgonzola, 8 Inzago, 4 Cassano d’Adda, 1 Groppello d’Adda, 2 Vaprio d’Adda, 1 Ben dieci sono a livello, cinque in linea e cinque a vasca. Quattordici sono scoperti e sei coperti. Nove mobili e unidici fissi.”

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Milano: Inserito in un paesaggio ricco di vegetazione e ombreggiato da un grande albero, il lavatoio si trova nel contesto ambientale tipico del Naviglio. Sulla riva opposta alcune oche di passaggio fanno di questo scorcio di canale un luogo idilliaco e riposante

Cernusco sul Naviglio: Come teatro sull’acqua questo lavatoio sembra un punto di osservazione privilegiato per apprezzare la natura del Naviglio della Martesana

Gorgonzola: Il lavatoio è presso un complesso residenziale lungo il Naviglio

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Gorgonzola: La pista ciclabile parallela al lavatoio, ora nascosto dalle sterpaglie

Gorgonzola: Un parco giochi e la pista ciclabile prospicienti il Naviglio fanno da sfondo al vecchio lavatoio

Gorgonzola: Il lavatoio di Gorgonzola è oggi inserito in un contesto urbanizzato. Esso costituiva il punto di raccolta principale del centro abitato, come si rileva dalla sua ampiezza e facilità di accesso, oltre che dalla vicinanza al ponte.

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Naviglio e, sullo sfondo, l’antico lavatoio

Gorgonzola: Lavatoio con tettoia in laterizio e cemento tuttora utilizzato dagli abitanti delle cascine

Inzago: Una veduta del Naviglio e del lavatoio a Cassano d’Adda negli anni sessanta, quando ancora era in atto la navigazione per il trasporto delle merci

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Cassano d’Adda: L’immagine raccoglie tutti gli vita e l’utilizzo dei Navigli da parte dell’uomo: la ruota idraulica, per la trasformazione dell’acqua in energia, il ponte per la comunicazione e gli scambi commerciali tra territorio e Naviglio, e il lavatoio per la pulizia dei panni.

Groppello d’Adda: Ai piedi di un “giardino pensile” lungo il Naviglio è posto questo lavatoio, accessibile da una caratteristica rampa di scale.

Vaprio d’Adda: Il lavatoio coperto sopra cui si erge la villa del duca Visconti di Modrone a Vaprio presenta un colonnato a sorreggere la copertura. L’eleganza e l’austerità della costruzione e il silenzio del suo disuso sono in contrasto, oggi, con la passerella in cemento che lo sovrasta.

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Riciclare Percorsi. Riallacciare Trasporti

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Abbiamo mostrato, attraverso un catalogo di sezioni di territorio, le problematiche ancora da risolvere per rendere davvero piacevole una passeggiata ciclo-pedonale alla scoperta di realtà sincere e variegate. A rendere la “passeggiata lenta” più interessante, oltre che la sua connessione con altre vie, potrebbero aiutare le connessioni con un trasporto pubblico già esistente, quello delle metropolitane. Piò o meno parallelamente all’alzaia, infatti, corrono le rotaie che da Milano vanno fino a Gessate (all’altezza di Bellinzago Lombardo), mentre la rete ferroviaria corre pochi chilometri più a sud, e da Milano

raggiunge Cassano d’Adda. Per la valorizzazione dell’alzaia come via lenta è indispensabile che questa si intrecci con il trasporto pubblico che connette città e provincia, creando sinergie e luoghi di scambio, incontro, sosta.

contatto diretto con chi abita quei luoghi. Come abbiamo notato a Cassina de’Pecchi, infatti, seppur abbia bisogno di miglioramenti, la fermata metropolitana può diventare occasione sociale.

Per questo riteniamo importante la connessione dell’alzaia ad ogni fermata metropolitana. Riteniamo anche importante, laddove la fermata del mezzo pubblico fosse già in relazione con la via, un potenziamento del suo significato, in un’ottica di “incrocio di mezzi di trasporto”, di tappa sociale che aiuterebbe il turista ad avere un

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MAPPATURA LINEE TRASPORTO FERROVIARIO E METROPOLITANO

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GESSATE: per ora la fermata di Gessate non è collegata al Naviglio tramite una via ciclo-pedonale. Non può quindi essere sfruttata per frequentare il Canale.

BUSSERO : la fermata di Bussero potrebbe essere la perfetta connessione con il rudere della Cascina Gogna, che si trova proprio lungo il Naviglio ma che non ha connessioni dirette con la via ciclabile.

CASSINA DE PECCHI: La fermata di Cassina de’ Pecchi è un felice esempio di incrocio di trasporti (ciclo-pedonale, metropolitano, automobilistico, e quello futuro della via d’acqua). Presenta già tutti gli elementi per essere luogo di scambio e incontro: il bar della stazione accoglie già le mattinate di anziani abitanti, i pomeriggi di giovani studenti, i momenti di passeggeri solitari. Il parcheggio purtroppo chiude questa realtà al resto dell’ambiente, tanto che finchè non si è già passati non si nota la presenza. Un miglior uso e sistemazione dei posti auto permetterebbe uno spazio sociale che ha già molte possibilità, più vivibile e apprezzabile.

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VILLA FIORITA: La fermata di Villa Fiorita è adiacente al Naviglio, ma non è collegata con immediatezza alla via lenta. Per raggiungerla dall’alzaia vi è una stradina che passa fra graziosi orti pubblici, ma che poi deve scavalcare le rotaie per raggiungere l’entrata dedicata ai passeggeri che raggiungono la fermata in automobile.

VIMODRONE: La fermata di Vimodrone è collegata alla ciclabile tramite una strada di traffico locale e presenta due entrate opposte (Via Dante Alighieri e Via Piave), entrambe con parcheggio per automobili. Non rappresenta un luogo di sosta, in quanto non vi è alcuno spazio pubblico verde o di ristorazione.

CERNUSCO SUL NAVIGLIO: Cernusco è forse il comune che più ha mantenuto un contatto con il Naviglio, come anche indica il suo nome, che gli abitanti hanno saggiamente conservato. Oltre al parco pubblico “dei Germani” che costeggia le rive a est, l’Ospedale Ambrogio Uboldo che ha aperto i suoi giardini agli abitanti, e il Parco Martesana, che per quasi un chilometro si sviluppa lungo l’alzaia, con il Naviglio a destra e la metropolitana a sinistra. La fermata è appunto collegata tramite Via IV Novembre alla ciclo-pedonale, accoglie un bar della stazione e un parcheggio per biciclette attrezzato di panchine e verde pubblico.

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CASCINA BURRONA: Cascina Burrona è ben collegata alla via lenta attraverso un setiero chiamato appunto “sentiero burrona”. La stazione però potrebbe essere migliorata per diventare più accogliente, ad appoggio della via ciclo-pedonale. Il parcheggio delle automobili potrebbe essere ridimensionato, e il luogo di transito della stazione potrebbe diventare anche sosta lungo la via, tramite un bar e delle attrezzature pubbliche. CRESCENZAGO E CIMIANO: Le fermate di Crescenzago e Cimiano,a Milano, sono ancora esterne e non interrate, ma non sono collegate all’alzaia tramite via ciclo-pedonale. Sono anzi poste al di là dell’attraversamento di Via Palmanova, arteria stradale a quattro carreggiate, e collegate al lato opposto tramite sottopassaggio con sole scale. C’è da sottolineare anche che, ad eccezione do quella di Cassina de’ Pecchi, progettata dall’ingegnere Silvano Zorzi (progettista, fra le altre cose, anche del ponte sull’autostrada del sole sul Po), tutte le stazioni sono in stato di graduale degrado, dovuto anche dal fatto di essere costituite da materiali prefabbricati senza la pretesa di durare nel tempo. Inoltre non hanno alcuna accessibilità per i disabili, nè tanto meno per il trasporto di biciclette, anche se questo è consentito gratuitamente (seppur escludento la fascia d’orario di punta).

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Riciclare Spazi. Aprire Recinti La valorizzazione del territorio attraverso la (ri)apertura degli spazi

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In questi anni di difficoltà molti degli spazi di lavoro, antichi come cascine o recenti come capannoni sorti durante la fase d’industrializzazione, sono rimasti disabitati dei loro ospiti. Abbandonati lungo il paesaggio, chiusi da muri lungo la nuova via ciclabile del Naviglio, parlano di bisogni e vorrebbero raccontare storie. Anche questi sono parte di un paesaggio dimenticato fra reltà urbana e parchi fluviali. La convinzione è che proprio questi spazi, riaperti verso il Naviglio, possano far riscoprire una realtà contaminata come quella della Martesana. Riciclare spazi per aprire

sguardi e visioni che possano scambiarsi fra Naviglio e ciò che vive le sue rive. Riciclo inteso non come atto progettuale finito, ma come processo crescente di riattivazione di spazi, del quale il primo passo è la riapertura verso il Naviglio agli abitanti, la possibilità di essere guardati, scoperti. Senza la volontà di progetti che debbano concludersi, ma anzi che siano capaci di avere fasi parziali, provvisorie, che possano interrompersi pur mantenendo un senso. Riciclo di spazi come principio di supporto ad un’azione di rigenerazione che prende vita

dal basso. “Dobbiamo costruire in termini semplici un codice urbano per queste trasformazioni di riciclo. Non attraverso progetti d’autore. Dobbiamo rendere ordinarie alcune pratiche di riciclo. Un progetto di riciclo “diffuso”, che sappia stare nei processi e nel mercato e che non abbia bisogno di “autori” per realizzarsi.” (Federico Zanfi, Politecnico di Milano durante la conferenza Re-cycle, 04.04.2014, Venezia) Aprire Recinti.

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MAPPATURA EDIFICI DISMESSI LUNGO IL NAVIGLIO DELLA MARTESANA

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Casa del custode delle acque: Comune: Capriate San Gervasio (BG) Funzione: Casa del custode delle acque Stato: abbandono da anni Materiali costruzione: muratura intonacata Connessione con il Naviglio: visiva e tramite passerella su diga Funzione futura possibile: sosta belvedere e comprensione del sistema fiume-canale

Abitazioni e magazzini pericolanti: Comune: Vaprio D’adda (MI) Funzione: Abitazioni, magazzini e capannoni Stato:pericolante Materiali costruzione: muratura intonacata per le abitazioni, c.a. e ferro per i magazzini Connessione con il Naviglio: fronte alzaia Funzione futura possibile: area laboratori e ricreativa per abitanti e turisti; introduzione al Parco Adda Nord; per gli spazi esterni: Giardino in Movimento sulla base di ciò che oggi vi esiste. Villa Arcivescovile: Comune: Groppello D’adda (MI) Funzione: Abitazione estiva arcivescovile Stato: abbandonato, aperto al pubblico poche volte l’anno Materiali costruzione: costruzione tradizionale in laterizio e ciottoli di fiume posti a spina di pesce Connessione con il Naviglio: cortile esterno adiacente alla pista ciclabile Funzione futura possibile: riapertura al pubblico del giardino interno, recupero del bene storico

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Capannone industriale: Comune: Inzago (MI) Funzione: capannone industriale, produzione biciclette Stato: abbandonato, affittasi Materiali costruzione: c.a. Connessione con il Naviglio: connesso all’alzaia tramite sentiero e via stradale della zona industriale Funzione futura possibile: riapertura al pubblico come laboratorio e centro produttivo industriale Villa Quiete: Comune: Gorgonzola (MI) Funzione: Abitazione Stato: fatiscente Materiali costruzione: muratura intonacata Connessione con il Naviglio: fronte Naviglio, diretto accesso all’alzaia Funzione futura possibile: laboratorio e ricezione turistica

Capannone industriale: Comune: Gorgonzola (MI) Funzione: capannone industriale, varie produzioni Stato: affittasi un vecchio capannone fra altri più recenti Materiali costruzione: ferro e lamiera Connessione con il Naviglio: fronte opposto Naviglio: connessione tramite ponte e via di traffico locale Funzione futura possibile: laboratorio e centro produttivo industriale di appoggio alle varie attività esistenti

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Magazzini industriali: Comune: Gorgonzola (MI) Funzione: magazzini industriali Stato: abbandonati Materiali costruzione: c.a. Connessione con il Naviglio: fronte Naviglio, nessun accesso all’alzaia (muro) Funzione futura possibile: laboratori vari, punto ricreazione per la zona residenziale

Cascina Gogna: Comune: Bussero (MI) Funzione: cascina agricola Stato: fatiscente Materiali costruzione: muratura tipica Connessione con il Naviglio: fronte Naviglio, nessun accesso all’alzaia. Accesso tramite sentiero alla fermata metropolitana Funzione futura possibile: laboratori di agricoltura, caseificio, zootecnia. Osservatorio Astronomico: Comune: Cernusco sul Naviglio (MI), parco Martesana Funzione: Osservatorio astronomico e ristorazione Stato: restrutturato ma in disuso Materiali costruzione: c.a. Connessione con il Naviglio: locato all’interno del Parco lineare di Cernusco, fronte alzaia, all’ombra degli alberi Funzione futura possibile: riapertura al pubblico e polo ristoratore all’interno del parco

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Cascina Burrona: Comune: Vimodrone (MI), Cascina Burrona Funzione: cascina agricola Stato: fatiscente Materiali costruzione: muratura tipica Connessione con il Naviglio: ristretta all’interno di ex-zona industriale, vicino all’alzaia, di capannoni usati come abitazioni Funzione futura possibile: laboratorio agricolo e di comprensione della realtà contaminata del territorio Cascina Vimodrone: Comune: Vimodrone (MI) Funzione: cascina agricola Stato: fatiscente Materiali costruzione: muratura tipica Connessione con il Naviglio: visiva, strada ad accesso diretto al Naviglio, fra due cave Funzione futura possibile: laboratori di agricoltura, caseificio, zootecnia.

Gasometri e Edificio per uffici: Comune: Vimodrone (MI) Funzione: area industriale Stato: fatiscente l’area dei gasometri in seguito ad incendi, abbandonati da pochi anni gli uffici Materiali costruzione: prefabbricato Connessione con il Naviglio: visiva, sulla sponda opposta del Naviglio Funzione futura possibile: laboratori, produzione, spazio ricreativo

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Cascina Pavan e prato-discarica: Comune: Vimodrone (MI) Funzione: cascina agricola ed ex-area industriale a prato Stato: fatiscente a cascina, solo in parte abitata Materiali costruzione: muratura tipica Connessione con il Naviglio: accesso diretto dall’alzaia Funzione futura possibile: laboratori, produzione, spazio ricreativo; per il prato: Giardino in Movimento sulla base di ciò che oggi vi esiste. Concessionaria Ford e Distributore Agip: Comune: Cologno Monzese, (MI) Funzione: concessionaria e distributore di benzina Stato: abbandonati, senza smaltimento rifiuti Materiali costruzione: c.a. e acciaio Connessione con il Naviglio: accesso diretto dall’alzaia e tramite strada di traffico locale Funzione futura possibile: spazi in connessione con Cascina pavan e Gasometri a formare una grande area turistica e per gli abitanti Cascina Lambro: Comune: Crescenzago, (MI) Funzione: cascina agricola Stato: abbandonata ed in distruzione Materiali costruzione: costruzione tradizionale in laterizio e ciottoli di fiume posti a spina di pesce Connessione con il Naviglio: accesso diretto dall’Alzaia Funzione futura possibile: la rivalorizzazione dipende anche dall’annesso campo rom, in teorico sgombero. Potrebbe comunque essere polo di sosta e ricreativo per una grande area aperta (il campo rom), magari per manifestazioni o concerti.

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Vecchia Officina riparazioni: Comune: Milano, via Padova Funzione: officina Stato: abbandonata ed in distruzione Materiali costruzione: muratura con annessa tettoia in metallo e policarbonato Connessione con il Naviglio: al di là dell’attraversamento del traffico locale Funzione futura possibile: punto informativo tra Milano e Provincia Cascina Martesana: Comune: Milano, Parco della Martesana Funzione: abitazione Stato: in recupero come laboratori, bar, centro ricreativo per gli abitanti della zona Materiali costruzione: muratura tradizionale Connessione con il Naviglio: accesso diretto dall’Alzaia Funzione futura possibile: già in recupero

Circolo Ricreativo Martesana: Comune: Milano, Via Tofane Funzione: Circolo Ricreativo, Campo da bocce, bar/ristorante Stato: in funzione, ma in difficoltà di mantenimento per costi d’affitto Materiali costruzione: prefabbricato Connessione con il Naviglio: fronte Naviglio, ma senza accesso all’Alzaia, perchè perimetrato da muro (in laterizio, antico) continuo Funzione futura possibile: riapertura verso il Naviglio per una contaminazione giovanile e riscoperta da parte degli abitanti della zona, o turismo di passaggio.

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Laboratori: Comune: Milano, Via Tofane Funzione: laboratori Stato: in disuso da anni, in vendita Materiali costruzione: muratura e prefabbricato Connessione con il Naviglio: fronte Naviglio, ma solo ad angolo l’accesso all’Alzaia, perchè perimetrato da muro (in laterizio, antico) continuo Funzione futura possibile: magazzini per laboratori per insegnamento di professioni agli abitanti della zona Edificio per convertitore elettrico delle Ferrovie: Comune: Milano, Via Tofane Funzione: edificio amministrativo ferrovie Stato: in disuso e dismesso Materiali costruzione: c.a. Connessione con il Naviglio: fronte Naviglio, ma senza apertura diretta (solo finestre), perimetrato da muro continuo in c.a. Funzione futura possibile: ricezione turistica ed emergenze abitative Impresa Seregni Srl: Comune: Milano, Via Melchiorre Gioia Funzione: edificio amministrativo Impresa Seregni Stato: uso solo parziale, in parte dismesso Materiali costruzione: muratura intonacata Connessione con il Naviglio: un tempo fronte Naviglio, ora fronte strada a quattro corsie Funzione futura possibile: ricezione turistica e punto informativo sulla Martesana. Coesistenza con l’impresa Seregnio concerti.

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Riciclare Sguardi

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Re-cycle deve essere soprattutto capacità di guardare una stessa cosa con una coscienza diversa e più profonda. Attraverso una progettazione attenta a re-indirizzare lo sguardo, il territorio può assumere, in poche battute, un valore diverso e più curioso, anche se comunque sincero. Pochi segnali che richiamino l’attenzione, come un piccolo cartello vicino ad una piantina nata lungo il bordo del canale, o davanti ad un prato in marcita, oppure ancora vicino ad una chiusa del canale. Azioni che possono essere facilemente realizzate dal basso, dai cittadini, e che in qualche brano di territorio esistono

già. Coinvolgimento sociale in ottica di auto-rigenerazione urbana.

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RICICLARE SGUARDI 1. NAVIGLIO BOTANICO Un grandissimo valore da scoprire in questo territorio è racchiuso nella botanica. Se intendiamo, infatti, dedicare attenzione alla comprensione vera dei luoghi e delle loro contaminazioni, un aspetto che ben può interessare riguarda le specie arboree che si possono notare lungo il Naviglio. Oggi infatti, nelle città si ha una perdita della bio-diversità, per cui in tutta Milano, per esempio, si contano un centinaio di specie spontanee, mentre nella Milano di un tempo (anche di dimensioni ridotte) si poteva arrivare a circa 300 specie. Questo perchè certamente le nicchie ecologiche di un tempo permettevano alla vegetazione di svilupparsi liberamente: basti pensare all’enorme sviluppo dei bastioni con i loro muri pieni di fessure e terriccio, i tetti delle vecchie case, i selciati, ecc. Forse più che all’inquinamento, la perdita delle diversità la si deve all’appiattimento dell’ambiente urbano di oggi. E’ chiaro, quindi, come i Navigli possano essere tesoro di questi depositi vegetali e

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floristici nascosti: l’alveo del canale, con le sue strutture murarie che ospitano una flora ricca dalla campagna fin all’interno della città; la flora muraria, nella quale sono presenti numerose piante proprie dei marghini erbosi umidi e, ovviamente, la vegetazione sommersa, come i ranuncoli bianchi e i potamogeti, con i loro festoni verdi sotto il pelo dell’acqua. All’interesse che nasce dal persistere lungo queste sponde di una flora altrove scomparsa, si aggiunge quello della vegetazione che evoca la vecchia pianura lombarda, come le boschine di robinia, le siepi e le marcite.

storica di quelli che erano i piccoli orticelli che, già dal medioevo, permettevano la costivazione urbana di fiori, frutti, legumi ed erbe odorose anche all’interno delle mura cittadine. Bonvesin De La Riva descriveva così, nel 1288, la città di Milano: “Vi sono anche gli orti, che fioriscono per l’interno corso dell’anno e producono in abbondanza legumi di ogni genere: cavoli di tutte le varietà, bietole, sedano, spinaci, prezzemolo, alfaneria che è una specie di pastinaca con la cui radice si fa un ottimo e sano composto, e molte altre erbe medicinali”

Lungo tutte le sponde del Naviglio della Martesana, poi, vi è una ricca vastità di piccoli, anche minuscoli, appezzamenti di terreno utilizzati per la coltura di ortaggi e frutta. Sono spazi ritagliati fra le proprietà, che recuperati al loro stato di abbandono diventano piccoli “paradisi” di cure di anziani, giovani e bambini, da Milano fino alla provincia bergamasca. L’acqua del naviglio permette un’irrigazione comoda e sempre a disposizione. Sembra quasi una continuità

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MAPPATURAACQUE E TERRENI AGRICOLI ZONA ADDA-MARTESANA

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RICICLARE SGUARDI 2. NAVIGLIO IDRAULICO E AGRARIO Come si è visto, il sistema di irrigazione della Pianura Padana risale ad una cultura secolare. Già gli Etruschi, infatti, utilizzarono il sistema irriguo per sfruttare l’abbondanza di acque della zona. Nei secoli poi si avanzò con la costruzione di canali, rogge, fontalini e con l’introduzione di tecniche sempre più raffinate. L’area intorno a Milano divenne la più fertile della Pianura Padana, grazie alla complessa rete di rogge permessa dalla presenza di un Canale come quello delle Martesana.

perfezionate nel corso dei secoli e funzionano ancora oggi lungo tutto il naviglio. Sono costituiti da un’apertura rettangolare delimitata generalmente da quattro lastre di pietra, munite da una paratoia in ferro o legno per la regolazione del flusso dell’acqua.

C’è qualcosa della coscienza contemporanea nel fatto che quest’acqua non sia mai stata considerata un “bene libero”, disponibile in quantità illimitata e quindi sprecabile. Era considerata invece una risorsa di preciso valore, cosa che portò, a fine del tardo Medioevo, a regolarne e misurarne la distribuzione in modo preciso e calibrato secondo le esigenze. Gli “interruttori” erano manufatti detti “modulatori” o bocche di presa. Le bocche di presa sono state

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Le tecniche irrigue che nel corso dei secoli videro impegnati igegneri ed idraulici, raggiunse il suo massimo sviluppo tra la metà del 1700 e la fine del 1800. Uno dei primi metodi di coltivazione fu quello del “prato marcitoio” o “marcita”, introdotto dai modaci cistercensi nel corso del XII secolo che iniziarono l’opera di bonifica di zone acquitrinose e palustri recuperandole all’uso agricolo attraverso questo ingegnoso sistema di irrigazione dei terreni. La marcita è una speciale coltura a prato in cui, l’acqua di irrigazione estratta dai fontanili a temperatura sempre costante e piuttosto elevata rispetto a quella dell’aria (+9°, +12°), scorre ininterrottamente sul terreno e ne impedisce il raffreddamento, permettendo all’erba di crescere e consentendo una produzione di foraggio fresco per l’alimentazione del bestiame nonostante i rigori invernali. Una marcita si presenta, infatti, come un tratto di campagna permanentemente verdi.

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RICICLARE SGUARDI 3. NAVIGLIO IN MOVIMENTO Un immenso tesoro potrebbe infine essere scovato proprio nella vità vissuta dagli edifici in disuso dal momento del loro abbandono ad oggi. Cosa ci sarebbe di più vero, all’interno di un progetto di recycle, del calarsi nella realtà che si scopre, così come essa ci è stata consegnata dal tempo, prima di tornare ad essere usufruibile? O meglio: gli edifici che poterbbero essere riaperti, per riaprire insieme a loro una visione più vera e vasta del territorio lungo il Naviglio e delle sue molteplici realtà, sono stati abitati, in verità da qualcuno. Il tipo di vegetazione parla anche del tempo passato: I primi sono i muschi ad instaurarsi, poi un prato di erbe vagavonde, arbusti di colonizzazzione spinosi (il prato armato), finchè la superfice di prato diminuisce, finchè tra gli arbusti spinosi nascono i futuri grandi alberi. Se lo stesso terreno rimanesse disabitato dall’uomo per altri 30 anni avremmo una vera e propria foresta in miniatura. La vita che abita questi luoghi

ha in sè una potenza attrattrice che trasporta il pensiero verso le grandi domande che l’uomo da sempre si pone. Osservare la natura in movimento, passare da uno stadio all’altro, veder colonizzare lo spazzio da un specie, poi sottomessa da un’altra, poi confinata da un’altra ancora, riporta l’uomo alla consapevolezza di far parte di un’essenza di cicli vitali. E cosa c’è di più forte, stupefacente ma allo stesso tempo rassicurante, che osservare la vita continuare ad esiste nonostante (o forse grazie al fatto che) l’uomo non ci ha messo più mano? Sarebbe meraviglioso, dunque, partire a progettare l’apertura di spazi abbandonati considerando quello che vi è sorto all’interno, e non fare finta che siano vuoti. Creare Giadini in Movimento “Immaginiamo adesso che invece di falciare o di tagliare a macchina tutto il prato di margherite, si lascino, qua e là, delle isole di erbacce, per ragioni diverse: qui le margherite non sono ancora sfiorite, là è apparso un ciuffo di scabiose che sarebbe un peccato eliminare; in un altro angolo sono le graminacee, più

le graminacee, più alte e verdi, che si vorrebbero conservare ecc., ed ecco allora che, nella materia erbacea che costituiva questo prato, comincia ad apparire una scultura. [là dove ieri si camminava, non si cammina più, là dove non si passava, si passa. E’ dunque proprio la perpetua modificazione degli spazi di circolazione e di vegetazione che giustifica il termine di movimento ed è il fatto di gestire questo movimento che giustifica l’idea di giardino. “ (Gilles Clèment, Il giardino in Movimento) “Il residuo deriva dall’abbandono di un terreno precedentemente sfruttato. La sua origine è molteplice: agricola, industriale, urbana, turistica, ecc. Residuo (délaissé) e incolto (friche) sono sinonimi. (Gilles Clèment, Manifesto del Terzo Paesaggio)

dal contesto che la fa esistere. Risultato: il gioco delle trasformazioni sconvolge costantemente il disegno del giardino. Tutto è nelle mani del giardiniere. E’ lui a concepire il giardino. Il movimento è il suo attrezzo, l’erba la sua materia,la vita la sua conoscenza. E’ certo difficile immaginare quale aspetto prenderanno i giardini per cui è prevista un’esistenza non inscritta in nessuna forma. A mio parere, giardini di questo tipo non dovrebbero essere giudicati alla base della loro forma ma piuttosto sulla base della loro capacità di tradurre una certa felicità di esistere.” ((Gilles Clèment, Il giardino in Movimento))

“Opportunità: la friche esiste già Obiettivo: seguire il flusso naturale dei vegetali, inscriversi nella corrente biologica che anima il luogo e orientarla. Non considerare la pianta come un oggetto finito Non isolarla dal contesto che la fa esistere. Risultato: il gioco delle trasfor-

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conclusione Riaprire visuali, ridare spazi. Conservare ciò che il tempo ha lasciato. Ritrovare funzioni. Aiutare incontri. Sono strategie, puntiformi e difformi, ma allo stesso tempo sinergiche. Per esaltare identità oggi confuse, dove invece potrebbero brillare, nelle loro multiformi e vicendevoli contaminazioni. Riciclare sguardi.

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bibliografia

bibliografia

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-E. Nocifera, P. De Salvo, V. Calzanti, Territori Lenti e turismo di qualità. Prospettive innovative per lo sviluppo di un turismo sostenibile (Franco Angeli Editore, Milano 2011) -Gilles Clèment, Manifesto del Terzo Paesaggio (Qodlibet, Macerata 2005) -Gilles Clèment, Il giardino in movimento (Qodlibet, Macerata 2011) -Gilles Clèment, Breve storia del giardino (Qodlibet, Macerata 2012) Bibliografia documentativa del territorio: -Capire l’Italia, Campagna e Industria, i segni del lavoro (Touring Club Italiano, Milano 1981) -Sergio Stocchi, Vie d’Acqua in Lombardia (Federico Motta Editore, Milano 1991) -Attraverso l’Italia, Lombardia: Pavia, Varese, Como, Sondrio e la provincia di Milano (Touring Club Italiano, Milano 1985) -Lunario Lombardo, a cura di V. Fagone e I. Sordi (Silvana Editore d’Arte, Milano 1976) -Empio Malara, Cristina Coscarella, Milano e Navigli: Un Parco Lineare tra Ticino e Adda (Di Baio Editore, Milano 1990) -I lavatoi dei Navigli di Milano, Pavia e dintorni, a cura di Amici dei Navigli (Skira Editore, Milano 2001) -Milano come opera d’arte, a cura di Amici dei Navigli (Hoepli Editore, Milano 2011) -I Ponti di Milano, a cura di Amici dei Navigli (Mursia Editore, Milano 1998) Documenti citati: -A. Boatti e S. Carzaniga, Studio di Fattibilità, La riapertura e la valorizzazione dei navigli nella costruzione di un nuovo modello di vivibilità urbana per milano (gennaio 2014) -Camera di Commercio Milano, Programma di Sviluppo Turistico, (ottobre 2008) -Provincia di Milano, Luoghi da Vivere: Sistema Turistico Metropolitano, Documento Strategico e Programma di Sviluppo Turistico, (2009) -R. Cecchi, V. Lima, A. Rocca, Progetto Pilota Parco della Martesana: Piano di coordinamento territoriale della provicia di milano (30 marzo 2006) -Politecnico di Milano, Piano d’Area Martesana Adda (settembre 2006) -Okoinstutit Sudtirol/Alto Adige, NetMobility srl, Istituto di Ricerca Ecopolis srl, Coordinamento Comuni Ciclabili della Martesana: Bici Plan, Piano della Mobilità Ciclistica (Marzo 2007) -Expo 1025, Le Vie d’Acqua e il Parco dell’Expo: Terra Ri-Genera Città (Milano, 3 maggio 2012) Sitografia: http://www.lombardiabeniculturali.it/ http://www.milanocittadellescienze.it/ http://www.naviglilive.it/ http://www.provincia.milano.it/ http://www.parcoaddanord.it/ http://www.regione.lombardia.it/

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On recycle _ naviglio Martesana


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