Romano Samuele, l’enfant prodige del merletto Di Marzia Mecozzi
Molti grandi artisti hanno manifestato fin da bambini il loro genio; la creatività è un dono innato che si rivela e distingue; essere artista significa convivere con una visione speciale del mondo e della vita, canalizzando la fantasia in modi difformi dal comune per offrire speciali chiavi di lettura della realtà. Ogni forma artistica è una modalità importante per interpretare il proprio tempo, ma anche per sorprenderci continuamente e cambiare visioni e prospettive. Manidoro e Giuliana Ricama hanno incontrato Romano Samuele. A Modica, in provincia di Ragusa, nell’ambito di Chocomodica, nel dicembre del 2019 si svolse la prima edizione di Sicilia di Manidoro Fiera del Ricamo, crocevia di felici incontri e di intrecci lungimiranti. È stato in quell’occasione, infatti, che il team di Manidoro ha potuto conoscere ed apprezzare il lavoro e la bravura di Romano Samuele, il giovanissimo merlettaio, presidente dell’associazione “I Ricami e le leggiadre trine Mirabellesi”. A lui, che a soli 26 anni mirabilmente interpreta lo spirito della continuità di arti preziose come quella del pizzo al tombolo e del pizzo Frivolité, viene dedicata questa presentazione, omaggio non solo alle capacità di un enfant prodige, ma soprattutto all’amore che esprime nei confronti del mondo del ricamo e al messaggio che insegna: ovvero che le arti non sono appannaggio di un universo maschile o femminile, le arti sono universali e ne sono custodi coloro che fanno del proprio dono un dono per gli altri. “A Mirabella Imbaccari, il piccolo comune dell’entroterra siciliano, in provincia di Catania, dove risiedo - racconta Romano, - il ricamo è una tradizione profondamente radicata. E lo è anche in me, che fin da piccolissimo ne ho sentito il richiamo invitante e seducente, complici la nonna e le zie, mie prime maestre, che come la maggior parte delle donne del paese si riunivano nel lavoro. Restavo ore a guardarle, affascinato dall’abilità che mostravano nell’opera, e anche da quel modo creativo e produttivo di stare insieme. Imparare a lavorare con i fuselli del tombolo, o all’uncinetto, o con il chiacchierino era una sorta di gioco che facevo insieme a mia sorella di due anni più grande. A sei anni ero già in grado di confezionare da solo i miei piccoli lavori.” Ha una bella dialettica, Romano, distintiva di quella preparazione classica che ne impreziosisce l’esposizione e rende più nitida la descrizione dei particolari, comprese le emozioni riferite al percorso
non sempre facile di un adolescente che, anziché scendere in strada a giocare con i compagni, preferiva cimentarsi con strumenti come l’uncinetto o i ferri da maglia, l’ago e persino il tombolo e con sempre nuovi punti e tecniche inesplorate del merletto. Dal ricamo tradizionale al pizzo Frivolité, dal punto Rinascimento al filet a modano; una full immersion in tutte quelle che erano considerate arti femminili e che gli attirarono ben presto, come spesso accade fra bambini, lo scherno dei coetanei. Il primo vero lavoro gli fu commissionato all’età di 12 anni. “Si trattava di un lenzuolino per culla guarnito con pizzo al chiacchierino con filato numero 100. – ricorda Romano - La stoffa era rifinita a punto Gigliuccio e sopra al merletto avevo ricamato fiorellini a punto pieno e codine a punto ombra. Ero talmente preso dalla voglia di imparare sempre di più e sempre meglio che non uscivo mai di casa, dedicando tutto il tempo libero ai miei progressi. Ho molto sofferto per questa passione – confessa – perché i compagni mi prendevano in giro, ma la passione è stata più forte dello sconforto e ho proseguito nella strada del mio miglioramento. Al termine del liceo classico mi sono iscritto all’Università, ma ho capito ben presto che la mia vera passione e il mio obiettivo
professionale è fare di quest’arte il mio lavoro e così mi ci sono dedicato a tempo pieno.” Fra i lavori particolari che ama eseguire, oltre a corredi classici come lenzuola, tovaglie, coperte, ci sono i corredi sacri: tovaglie d’altare, purificatoi (tessuti per asciugare o detergere calice e patena ovvero il piattino sul quale il sacerdote depone l’ostia) palle (copricalici), corporali (tessuti sui quali vengono posti il calice e la patena), realizzati su lino nello stile che predilige: il ricamo classico, bianco su bianco. “Amo il candore e la raffinatezza del bianco e la preziosità del lino. – Dice con intensità – Mentre per quanto riguarda i punti, posso dire che mi piacciono tutti e che, soprattutto, mi piace combinarli insieme nel lavoro, costruendo un’opera che ne comprende diversi; mi piacciono il punto seta, con le sue scale cromatiche e gli effetti di luce, ombre e sfumature, il punto stuoia, ma anche lo Sfilato Siciliano 400, 500 e 700. Oltre ad aver insegnato il ricamo classico, ho insegnato il Pizzo Antico di Mirabella, punto di cui si sta perdendo la memoria vivente. Io sono fra le poche persone rimaste, e soprattutto il più giovane, che li sanno eseguire.
Purtroppo questo è un mestiere che non gode di riconoscimenti ufficiali, non esiste all’oggi una certificazione che attesti e definisca con precisione il ruolo della persona preparata in queste arti per le quali anche la definizione di ‘maestro’ non risulterebbe appropriata. Io preferisco definirmi ‘esperto’; sono ‘esperto’ di ricamo e in particolare di merletto a fuselli fra cui, naturalmente quello tipico del mio paese, un merletto dal lavoro fitto, sostenuto, con una lavorazione compatta, molto diverso, per intendersi, dal pizzo di Cantù o Punto Venezia a fuselli. Il merletto del mio paese è relativamente giovane e ha una storia affascinante che si deve alla passione e alla generosità di Angelina Auteri.” Quella del Tombolo Mirabellese è una storia affascinante che parla di amore e di fede, di audacia e capacità imprenditoriali uniche e straordinarie, quelle di una donna che ha lasciato un segno profondo nella cultura novecentesca di Mirabella Imbaccari. È a questa nobildonna, Angelina Auteri, moglie di Ignazio Paternò Castello dei Principi Biscari, che il paese deve la sua grande rivoluzione culturale, partita proprio con la pratica e lo sviluppo del ricamo. Trasferitasi da Napoli, con l’aiuto del parroco del paese prima, e di alcune suore dorotee poi, la giovane Principessa iniziò ad educare le ragazze del luogo alla cura di se stesse, della casa e a diversi lavori di ricamo e, grazie alla lungimiranza e allo spirito imprenditoriale che le erano innati, diede avvio nel paese a laboratori di ricamo dove le giovani creavano capi e oggetti da corredo che venivano venduti alle aristocratiche famiglie catanesi. Si tratta di uno dei più importanti progetti di imprenditoria
femminile in Sicilia dei primi del Novecento. Sia lei che il marito scelsero infine di ritirarsi a vita religiosa e il progetto venne portato avanti (e lo è tuttora) dalle suore dorotee, ma si lasciarono alle spalle un’eredità di conoscenza e prosperità per le quali il territorio li ricorda con gratitudine imperitura. “Come molte signore del mio paese, anche alcune delle mie ave hanno frequentato i corsi di Angelina Auteri, il cui impegno dopo la sua morte, è stato portato avanti dalle Suore Dorotee di Santa Paola Frassinetti, dapprima presso Palazzo Biscari lasciato in eredità dai Principi all’istituzione religiosa che lo ha gestito per più di un secolo e, in seguito alla cessione da parte di quest’ultima alla Fondazione di Comunità di Messina, presso il convento della città. Noi, come associazione “I Ricami e le leggiadre trine Mirabellesi” ci incontriamo due volte alla settimana presso il Museo del Merletto che, dal 1986 contiene una mostra permanente di merletti, abiti e arredi realizzati a tombolo.” Come per molti giovani, anche Romano coltiva sogni importanti, fra questi vi è quello di continuare ad imparare, perché, come sostiene, “è talmente vasto questo campo che ogni volta che raggiungo un traguardo mi pongo una nuova sfida. Negli ultimi tempi ho intrapreso la conoscenza, che mi piacerebbe approfondire, del Tombolo Piatto, grazie ai corsi tenuti a Pieve Santo Stefano dalla signora Maria Elena Fanfani. Il mio sogno è quello di riuscire un giorno a lavorare per una casa di moda, nel frattempo amo molto anche insegnare, per trasmettere questa eredità, che ci viene dal passato, alle generazioni future e non vada perduta; oggi potrebbe essere un campo dagli sviluppi professionali interessanti dato che sta tornando molto in voga, nel mondo dell’alta moda e del mercato del lusso, l’oggetto unico confezionato a mano.” Per il momento una delle sue soddisfazioni maggiori è fare delle sue creazioni regali per le persone alle quali vuole bene. “Uno dei miei ultimi lavori è un ventaglio a tombolo con roselline e foglioline che mi era stato commissionato prima della pandemia da una persona che poi non lo ha mai ritirato, così l’ho regalato a mia sorella. Amo fare regali e regalare qualcosa di fatto con le proprie mani ha, secondo me, un valore ancora più grande perché nel lavoro c’è il tempo, l’amore, la pazienza e quella parte di sé che viene trasmessa in ogni piccola e grande opera.” La giovane età, la determinazione e le qualità morali che traspaiono dalle sue parole, lo rendono meritevole di raggiungere ognuno degli obiettivi prefissi e Manidoro, insieme a Giuliana Ricama, desiderano essere per lui una ‘vetrina’ affacciata sui più creativi e affascinanti scenari futuri.
Nelle foto alcuni lavori del giovane artista.
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