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60 anni Maserati 3500 GT
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60 anni Maserati 3500 GT
La prima della serie | 118
Nasceva sessant’anni fa la prima Maserati stradale prodotta in serie. Una vettura che ha segnato un punto di svolta fondamentale per la Casa del Tridente: la trasformazione da factory di auto da corsa in costruttore di vetture sportive di Claudio Ivaldi | foto Maserati S.p.A.
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60 anni Maserati 3500 GT
ER LA MASERATI è stata l’auto della svolta, quella che ha tracciato un solco nel quale si è inserita tutta la produzione successiva, fino ai giorni nostri. Prima del suo arrivo, infatti, le Officine Alfieri Maserati producevano (quasi) solo auto da competizione, che facevano gareggiare ai vertici dell’automobilismo sportivo mondiale tramite il proprio Reparto Corse. A partire dalla 3500 GT, invece, il
core-business dell’azienda modenese è divenuto la produzione di vetture gran turismo. Vero è che, già nel decennio precedente, la Maserati aveva prodotto qualche vettura stradale, pertanto non sarebbe storicamente corretto definire la 3500 GT come la prima gran turismo del Tridente. Tuttavia la famiglia delle “A6” stradali, uno degli ultimi progetti dei fratelli Maserati, si era rivelata un’attività secondaria per l’azienda, visto che quelle vetture venivano prodotte sporadicamente e in numero esiguo (meno di 150 in undici anni) per accontentare qualche cliente particolare. Con la 3500 GT iniziò invece la produzione di gran turismo “in serie”, con numeri di una certa rilevanza. Eppure questa svolta di portata epocale non fu pianificata a tavolino, nel contesto di un piano industriale, ma avvenne per una serie di circostanze ed eventi accaduti nel corso del 1957, l’anno forse più intenso della storia ultracentenaria del marchio. La nuova vettura stradale avrebbe sì dovuto rappresentare, nelle intenzioni dell’azienda, l’inizio di un nuovo filone produttivo ma, quando fu concepita, nessuno poteva immaginare che sarebbe divenuta, di lì a poco, l’essenza delle attività Maserati. All’inizio del 1957, infatti, la Maserati appariva come uno dei team più in forma del panorama delle corse, in grado di vantare i migliori piloti del periodo, Juan Manuel Fangio e Stirling Moss, e le auto più performanti, ovvero la monoposto “250 F” e la poderosa Sport “450 S”. La stagione sportiva culminerà con lo storico trionfo di Fangio nel Mondiale di Formula 1, ma proprio in quel momento di gloria l’azienda dovette fare i conti con una pesante crisi finanziaria della proprietà, dovuta alla disdetta di un’importante commessa di macchine utensili da parte del nuovo governo argentino, che aveva destituito il Presidente Peròn. La Maserati entrò così in amministrazione controllata e dovette ridimensionare le sue attività; la famiglia Orsi che ne era proprietaria, tentando ogni sforzo per salvarla, optò quindi per il ritiro dalle competizioni (perlomeno a livello ufficiale, in quanto le auto Maserati continueranno a correre e vincere per una decina di anni in mano ai team privati). Questo doloroso sacrificio permise però di portare avanti il progetto
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della vettura gran turismo presentata a inizio anno, trasformando così la Maserati nel costruttore di auto sportive che è tutt’oggi. Infatti rispetto alle corse, che portavano più ritorno di immagine che ricavi, la produzione di auto stradali avrebbe potuto garantire gli introiti necessari a una piena ripresa dell’azienda, che in effetti avvenne in tempi rapidi. Ma l’idea di produrre una vettura di quella tipologia era, in realtà, di qualche anno precedente. A metà degli anni ’50, infatti, la rapida evoluzione del mondo dell’auto e le prime avvisaglie di boom economico ponevano l’esigenza di proporre una vettura gran turismo di motorizzazione e di dimensioni superiori rispetto a quelle delle A6, da produrre in numeri elevati. E poi era necessario rispondere alla mossa della rivale Ferrari, che aveva presentato la gran turismo “250 GT”. Il progetto fu affidato all’ing. Giulio Alfieri (nomen, omen), da qualche anno al vertice dell’area tecnica Maserati, il quale pensò di utilizzare il sei cilindri in linea della Sport 350 S, adattandolo all’uso stradale: ne derivò,
quindi, una vettura da turismo con il motore di un’auto da corsa. In questa versione “addomesticata” l’unità erogava 220 cavalli e presentava la raffinatezza della doppia accensione, con dodici candele diligentemente disposte in fila indiana. La cubatura di 3,5 litri determinò il nome della vettura: “3500 G.T.”. Il compito di vestirne il telaio, di tipo tubolare, fu affidato, dopo aver valutato le proposte di vari carrozzieri, a Carlo Felice Bianchi Anderloni della Touring di Milano. La linea era molto elegante nella sua classicità, con la tipica calandra ovale Maserati e con la fiancata che proseguiva regolare per concludersi in un accenno di pinne posteriori. La conformazione a tre volumi conferiva eleganza e discrezione, nonché abitabilità posteriore e capacità del bagagliaio generose. L’impiego dell’alluminio nei lamierati, mediante la tecnologia “Superleggera”, contribuiva a contenere il peso. Gli interni erano lussuosi, con ampio utilizzo di pelle Connolly, una strumentazione davvero completa e una ricca dotazione di accessori, tra cui gli alzacristalli
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elettrici, al loro debutto su un’auto italiana. A livello della meccanica fredda, Alfieri decise di adottare, con una mentalità assai moderna per l’epoca, la migliore componentistica già esistente sul mercato, senza avventurarsi in progetti fatti in casa: i freni (inizialmente a tamburo) erano Girling, il cambio ZF, il differenziale Salisbury. La 3500 GT fu presentata al Salone dell’Auto di Ginevra nel marzo 1957; il prototipo esposto, arcaico in alcuni particolari, fu soprannominato “La Dama Bianca” (erano gli anni dello scandalo Coppi), per via del colore. La produzione iniziò a fine 1957 e nel corso degli anni la vettura fu oggetto di numerosi aggiornamenti tecnici: nel 1959 l’introduzione dei freni a disco anteriori (dal 1962 anche posteriori) e l’anno seguente quella del cambio a cinque velocità. Nel 1961 la 3500 fu dotata, prima auto italiana, dell’alimentazione a iniezione meccanica, che rendeva più fluida l’erogazione, permettendo di guadagnare anche una quindicina di cavalli; questa novità, che caratterizzò le versioni “GTi”, coincise anche con un leggero restyling estetico, a carico di alcuni partico-
lari come la fanaleria anteriore e posteriore. Nel frattempo, era stata presentata anche la versione spider: dopo aver scartato la proposta di Touring, identica alla coupé, nel 1959 fu scelta quella a passo accorciato delle carrozzerie Vignale, opera del designer Giovanni Michelotti. Pur mantenendo l’impostazione stilistica generale della versione chiusa, la 3500 GT Spyder risultò alla fine abbastanza diversa, specialmente al posteriore. La produzione andò avanti fino all’inizio del 1964 e terminò senza passare il testimone a un’unica erede, in quanto la gamma fu diversificata in vari modelli come Sebring, Mistràl e Mexico. Si può affermare senza ombra di dubbio che la 3500 GT sia stata un grande successo: tra coupé, spider e fuoriserie varie ne sono state prodotte 2235 (di cui 1978 coupé di Touring e 242 Spyder di Vignale), un dato enorme per la realtà aziendale dell’epoca e mai più eguagliato da nessuna auto del Tridente nei due decenni a venire, che la rende la Maserati classica di maggior successo commerciale, attribuendole inoltre il merito di aver risollevato le sorti dell’azienda. Numerosi sono stati i Vip che hanno ceduto al fascino di questa vettura: Gino Bartali, Renato Rascel, Gino Bramieri, Little Tony, Ferruccio Lamborghini, Tony Curtis. E poi lo Scià di Persia, che non si accontentò di una “normale” 3500 GT, ma la volle con carrozzeria fuoriserie e
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soprattutto con il V8 della “450 S“ sotto il cofano, dando così inizio alla suggestiva, principesca parentesi della 5000 GT, ma questa è davvero un’altra storia. A questo successo hanno concorso diversi fattori: la 3500 GT era una vettura lussuosa, che aveva una meccanica generosa e robustissima, con prestazioni analoghe, ma con più comfort, rispetto ad una Ferrari GT, con la quale condivideva il fascino di ritrovare su una vettura stradale un marchio glorioso delle corse; il tutto in un periodo storico particolarmente favorevole a questo genere di auto. Fondamentale è stata poi la sua importanza nella storia Maserati: la 3500 GT ha infatti inaugurato quei concetti di sportività abbinata all’eleganza e al comfort, che sono rimasti impressi per sempre nel DNA del marchio e ancora oggi ne rappresentano i tratti distintivi.
OGGI È MOLTO RICERCATA Come tutte le gran turismo Maserati del passato, la 3500 GT è stata a lungo sottovalutata a livello collezionistico. Negli ultimi dieci anni, invece, ha suscitato sempre maggiore interesse e nonostante non si tratti di un modello particolarmente raro, è divenuta una delle Maserati più ricercate, con conseguente impennata delle quotazioni, che oggi si attestano tra i 220 e i 280 mila euro. Discorso a parte per le rarissime Spyder, che nelle aste internazionali hanno spuntato cifre più che triple rispetto alle coupé. Sotto, a sinistra: il sei cilindri in linea Maserati è un motore pressoché eterno. In questa foto ricordo, i ringraziamenti di un cliente che vi ha percorso ben 680.000 km senza rilevanti problemi meccanici. Sotto, a destra: la linea di montaggio della 3500 GT nel 1958.
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