Aston Martin DB2/4 Mk II Supersonic Carrozzeria Ghia

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Nel 1956 vide la luce una delle più spettacolari Aston Martin mai prodotte: frutto della collaborazione tra la Casa di Newport Pagnell e la Carrozzeria Ghia di Torino, la Supersonic nacque dalla matita di Giovanni Savonuzzi, che utilizzò l'autotelaio della DB2/4 MkII per creare una fuoriserie dalla sorprendente abitabilità e dalla linea avveniristica, con forti suggestioni provenienti dai racconti di viaggi interplanetari. Dopo innumerevoli passaggi di proprietà – l'auto appartenne ai piloti Harry Schell e Bob Grossman, ma anche alla famiglia Vanderbilt – questo gioiello anglo-torinese ha trovato un facoltoso compratore all'asta di RM Auctions del 21 novembre scorso, dove è stata aggiudicata per 2.310.000 dollari USA TESTO: Alessandro Rigatto | FOTOGRAFIE: Michael Furman, Courtesy of RM Auctions

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I parafanghi posteriori sono affusolati e sovrastati dalle pinne, caratteristiche delle vetture americane (e non solo) degli Anni Cinquanta. La firma della Carrozzeria Ghia di Torino è apposta nella zona inferiore dei parafanghi anteriori. L'abbinamento cromatico avorio-verde, non corrispondente alla configurazione originale della vettura, è comunque molto gradevole

EGLI ANNI CINQUANTA la "moda" delle vetture fuoriserie interessava praticamente tutte le fasce di mercato, dalle city-car come le Fiat Nuova 500 e 600 alle sportive di cilindrata elevata, la cui rarità generava una straordinaria popolarità, celebrata anche da molti film dell'epoca. La marca britannica Aston Martin era già allora simbolo di esclusività, ma taluni clienti non erano disposti ad accontentarsi di un modello prodotto in serie, preferendo affidare i propri desideri e i propri sogni ai più famosi coachbuilder del mondo, tra i quali spiccavano molte realtà italiane, per lo più torinesi. La Supersonic basata sulla DB2/4 MkII venne allestita in esemplare unico dalla Carrozzeria Ghia di Torino: si tratta della quindicesima e ultima realizzazione firmata Ghia, basata sullo stile ultrasportivo e avveniristico voluto da Giovanni Savonuzzi, che si rivolgeva ai bon vivant di quel magico periodo, vissuto talvolta sopra le righe al di qua e al di là dell'Atlantico.

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A rendere ancor più interessante la Aston Martin Supersonic è il velo di mistero che circonda i primi mesi di vita dell'auto: negli archivi della Casa di Newport Pagnell e della Carrozzeria Ghia non sono stati ritrovati documenti attendibili in relazione alla progettazione e alla costruzione dell'auto, né tanto meno fascicoli riferiti a un eventuale incarico da parte di un committente. Inoltre, in quel periodo erano decisamente rare le Aston Martin allestite con carrozzerie diverse da quelle di serie.

Le prime fotografie della Supersonic pervenute alle cronache dell'epoca si riferiscono al giorno di apertura del Salone di Torino del 1956, il 21 aprile: l'auto era esposta sullo stand Ghia accanto a uno dei primi esemplari della Dual-Ghia, l'esclusiva vettura di lusso americana che stava entrando in produzione proprio in quei mesi. Realizzata in alluminio e non – come erroneamente riportato da alcune fonti dell'epoca – in fibra di vetro, la Supersonic sfruttava l'autotelaio della DB2/4, più lungo rispetto alla DB2 e alla stessa Fiat

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8V che la Ghia aveva ricarrozzato ottenendo un abitacolo più spazioso e confortevole. L'Aston Martin di Ghia conciliava lo stile da Guerre Stellari, sottolineato dai parafanghi anteriori sporgenti e dalle codine pinnute a forma di razzo, con inusitate misure di abitabilità, ottenute grazie soprattutto alla rispettabile altezza della zona passeggeri. La raffinatezza del disegno di Savonuzzi è riscontrabile anche da alcuni dettagli estetici: il paraurti anteriore monolama è finemente modellato attorno alla calandra ellittica, quello posteriore ha un disegno più lineare e si colloca appena sotto l'originale fanaleria della Supersonic. Sembra che dopo la presentazione al Salone di Torino la Supersonic fosse stata ritratta accanto al pilota di Formula 1 Harry Schell, un

facoltoso Americano espatriato a Parigi, figlio della pilotessa Lucy O'Reilly e del conduttore francese Laurie Schell. Lucy O'Reilly aveva fondato la squadra corse Ecurie Blue, per i cui colori René Dreyfus era sceso in gara al volante delle Delahaye contro le Bugatti e le Mercedes-Benz alla fine degli Anni Trenta. Nonostante la prematura morte in gara del padre, Harry Schell era ormai stato colpito dal morbo delle corse e, grazie anche al notevole patrimonio personale, disputò numerosi Gran Premi negli Anni Cinquanta al volante di monoposto Talbot-Lago, Gordini, Maserati e Vanwall, facendosi notare nei paddock accanto alle sue straordinarie vetture personali. Non stupisce perciò che nei primi giorni di giugno del 1956 la Aston Martin Supersonic sia stata ritratta a Spa, dove domenica 3 ebbe

La selleria in pelle verde ben si abbina al colore del padiglione, ripreso anche nell'abitacolo, dove spicca la strumentazione a tre elementi circolari, piazzata a centro plancia. Da notare la forma molto particolare del paraurti anteriore, monolama

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luogo il Gran Premio del Belgio al quale Schell partecipò con una Vanwall ottenendo il quarto posto finale. Nel numero del 15 giugno della rivista inglese Autosport la Supersonic è fotografata nelle strade di Spa, mentre nell'uscita di ottobre dello stesso anno, in un articolo che Quattroruote dedicò alle auto personali dei piloti di Formula 1, Schell è ritratto accanto alla fuoriserie Aston Martin carrozzata da Ghia. A quanto risulta, nel 1957 Schell vendette la Supersonic a Robert M. Lee, un celebrato sportivo, collezionista che vinse anche il premio Best of Show al Concours d'Elegance di Pebble Beach. Mr Lee non conservò a lungo la speciale Aston Martin: tra la fine del 1957 e l'inizio del 1958 l'auto venne acquistata da un suo amico, Richard Cowell, un trentenne erede di un impero petrolifero fotografato sul magazine Life in occasione delle

nozze con Gail Vanderbilt Whitney. Nell'articolo non appaiono solo le foto della fortunata coppia, ma anche un'immagine dell'Aston Martin, regalata da Cowell alla futura moglie assieme a un anello a 18 carati e a una villa sulla Fifth Avenue. L'auto venne utilizzata a New York e dintorni in quel periodo, tanto che negli archivi Aston Martin si ritrova documentazione relativa alle operazioni di manutenzione e assistenza fornite alla Supersonic. Dopo il divorzio della coppia, la Supersonic fu acquistata dal pilota Bob Grossman, in seguito passò per le mani di Fred Benson e Arnie O'Brien, restando sempre nella zona di Detroit, per essere in seguito parcheggiata nei pressi di una stazione di servizio abbandonata. Solo nel 1974 l'auto fu scovata da un appassionato ventunenne, Brian Joseph, che ne divenne proprietario però solo 29 anni dopo,

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in quanto un certo Bill Mains di Toledo, Ohio, si era nel frattempo appropriato della Supersonic abbandonata. Mr Joseph investì ingenti somme di denaro per il restauro dell'Aston Martin, che venne riportata alla configurazione iniziale, ripristinando o ricostruendo le parti di carrozzeria ammalorate. Unica modifica rispetto alle specifiche originali è il colore: la scocca è stata riverniciata in avorio con padiglione e montanti verdi, anziché integralmente in bianco, mentre la selleria in pelle è stata realizzata in verde. Terminata a inizio 2011, la Supersonic si aggiudicò subito il secondo premio nella categoria Postwar Touring al Concours d'Elegance di Pebble Beach e il Most Unique Award al Classic Sport Sunday a Mar-a-Lago, evento tenutosi in concomitanza con la manifestazione Cavallino Classic a West Palm Beach, in Florida. Nel luglio del 2012 ulteriori riconoscimenti per l'au-

tenticità e la rarità della fuoriserie anglo-italiana vennero corrisposti al Concours d'Elegance of America, che ebbe luogo a St Johns, nel Michigan. L'ultimo cambio di proprietà della Aston Martin Supersonic è stato registrato il 21 novembre 2013 nell'asta Art of the Automobile di RM Auctions, quando il gioiello di Newport Pagnell allestito a Torino ha trovato un nuovo appassionato compratore per 2.310.000 dollari USA, un prezzo che rispecchia le straordinarie caratteristiche di nobiltà e rarità dell'auto, l'unica Supersonic allestita su telaio e meccanica Aston Martin, proprietà in passato di personaggi come Harry Schell, di piloti del calibro di Bob Grossman e di famiglie famose e facoltose come quella dei Vanderbilt, pluripremiata in concorsi d'eleganza sia negli Anni Cinquanta, sia nel secondo decennio del XXI secolo.

Il profilo della Supersonic esprime grande originalità: da notare il rapporto tra lunghezza e altezza, influenzato dall'abitacolo "a torretta", che si eleva oltre la slanciata sagoma della vettura inglese. I profili sopra i passaggi-ruota appaiono quasi posticci, ma conferiscono personalità all'Aston Martin disegnata da Giovanni Savonuzzi per conto della Carrozzeria Ghia.

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