Jaguar XK150

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Historique

Jaguar XK150

Radical Jaguar TESTO: Claudio Ivaldi | FOTOGRAFIE: Studio B12

Nata quasi per caso e presentata senza grossi clamori, la XK 150 riscosse meno consensi rispetto agli altri modelli della serie XK, tuttavia risulta esserne la piĂš evoluta e fruibile, radicale per certi aspetti, con alcune novitĂ tecniche e con motori che raggiunsero potenze di tutto rispetto. Ebbe grande successo negli Stati Uniti

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A JAGUAR XK 150, il modello che ha chiuso il capitolo della serie XK, è una di quelle auto che suscitano, da sempre, opinioni contrastanti. I detrattori la considerano pesante, anacronistica e quasi oltraggiosa, nel suo imborghesimento, rispetto allo spirito delle precedenti XK. Per i sostenitori rappresenta invece l’evoluzione più compiuta di quella dinastia, un’auto sulla quale molti dei difetti precedenti sono stati eliminati e che risulta quindi più fruibile ed affidabile, pur mantenendo il fascino retrò tipico della stirpe. E i pareri riguardo a quest’auto erano discordi già durante la fase progettuale. Da un lato la dirigenza Jaguar ipotizzava da tempo un modello di transizione, per resistere sul mercato fino all’arrivo dell’inedita vettura sportiva che aveva in cantiere, ma dall’altro permanevano non poche perplessità sull’opportunità di un’ulteriore evoluzione della serie XK, tanto che la nascita di questo modello appariva tutt’altro che scontata. Lo spunto decisivo arrivò casualmente, peraltro da un evento nefasto: l’incendio che nel febbraio 1957 divorò

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parte dello stabilimento Jaguar a Coventry. L’esigenza di dover comunque rifare gli stampi della 140 distrutti nel rogo, diede l’occasione di operare un sostanzioso restyling, portando così alla delibera del nuovo modello. La linea della 150 richiamava inequivocabilmente lo stile XK, ma per certi versi se ne staccava, rinnegandone alcuni tratti salienti. Nel tentativo di modernizzarne l’immagine e migliorare il comfort, alcuni tratti furono “gonfiati” (come la linea di cintura, più alta, che perse parte di quel profilo sinuoso che richiamava un giaguaro, o come la calandra che fu allargata) e l’aspetto generale della vettura apparve più massiccio, quasi ad accentuare il familyfeeling con la berlina 2.4/3.4/3.8, della quale la 150 si poneva ideal-

mente come versione sportiva. Il risultato fu comunque una linea sontuosa ed elegante, che fece storcere il naso a qualche purista, ma che grazie alla sua imponenza non mancò di trovare numerosi estimatori, soprattutto oltreoceano. Per problemi sulle linee produttive conseguenti all’incendio, la XK 150 alla presentazione (maggio 1957) era disponibile solo nelle versioni coupé (Fixed Head Coupé) e cabriolet (Drop Head Coupé), entrambe con abitacolo 2+2 posti. La roadster (Open Two-Seater) arrivò un anno dopo: amatissima negli USA, rappresenta la versione stilisticamente più riuscita. A livello di interni, la 150 si dimostrò più confortevole delle precedenti XK, perché più spaziosa e luminosa, grazie al nuovo parabrezza panoramico,

NATA NEL 1958 NEGLI USA, LA XK 150 VENNE COMPLETAMENTE RESTAURATA Prodotta negli USA, la vettura inglese venne sottoposta e due restauri. Il primo risale al 1989 mentre il secondo ebbe termine nel 2000. Appartiene a Luigi Bresciani, un appassionato cremonese Prodotta negli USA nel 1958, la Jaguar XK fotografata nel servizio, dopo un restauro conservativo eseguito nel 1989, venne acquistata nel 1995 dall’attuale proprietario, Luigi Bresciani (foto sopra), un appassionato cremonese, il quale la sottopose a un restauro completo. La vettura venne riportata allo stato originale partendo dalla carrozzeria, di cui furono riviste tutte le parti aggredite dalla corrosione. Poi fu la volta di telaio, balestre, barre di torsione e ammortizzatori. Anche tutta la meccanica del motore, del cambio (con overdrive) e del

differenziale venne revisionata. La frizione venne modificata con un gruppo originale a diaframma e dell’impianto frenante Dunlop i dischi (anteriori e posteriori) furono rettificati e le pinze revisionate. Gli interni vennero riportati all’originale e il cruscotto fu completamente ricostruito. Il restauro venne eseguito senza fretta e durò diversi anni e il tutto venne rimontato nei ritagli di tempo dallo stesso Luigi Bresciani, il quale possiede anche altre vetture storiche, come una Ferrari 328 GTS, una Porsche 911 S e la Fiat 500 targata CR 100000.

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ma perse quell’aria “british” tipica delle radiche, sostituite da rivestimenti in pelle. Anche a livello tecnico, la 150 alternava soluzioni ormai superate, come il telaio a longheroni ereditato dalla 140, a innovazioni di rilievo, come i quattro freni a disco, un sistema che era stato l’asso nella manica Jaguar a Le Mans, e che per la prima volta debuttava su un’auto stradale. Inizialmente il motore era il 3,4 litri della 140, invariato nella struttura e nella potenza (da 190 a 210 CV a seconda del tipo di testata). Per via della notevole massa, la 150 con quell’unità risultò più lenta sia della precedente XK 140, sia della coeva berlina “Mk1” a scocca portante, per cui i tecnici Jaguar si misero subito al lavoro per tirar fuori nuovi CV dal collaudato sei-inlinea. La soluzione fu l’introduzione, nel 1958, della nuova testata “straight port” che caratterizzò la versione “S”, dotata inoltre di tre carburatori, modifiche che fecero salire la potenza a 250 cavalli, mutando sensibilmente il temperamento della vettura. Un anno dopo, le esigenze del mercato americano spinsero la Jaguar ad adottare anche sulla XK 150 il motore 3,8 litri della berlina Mark IX, che in versione “S” raggiunse quota 265 CV, una potenza ragguardevole per un sei cilindri, tale da costituire il vero punto di forza del modello. La XK 150 rispose così a suon di CV alle critiche dei detrattori e con i 220 km/h della più leggera versione roadster 3,8 S, si pose come una delle sportive più veloci del suo tempo, capace di raggiungere i 100 km/h in soli sette secondi. Complessivamente uscirono dagli stabilimenti di Coventry, equamente distribuiti tra le varie versioni e motorizzazioni, 9398 esemplari di XK 150, dei quali oltre il 70% destinati al mercato americano. La produzione terminò nel 1961, quando per la gloriosa generazione XK era ormai giunta l’ora di lasciare spazio alla strabiliante E-Type, spider e coupé.

SCHEDA TECNICA >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >>

MOTORE: 6 cilindri in linea ALESAGGIO X CORSA: 83 (87) x 106 CILINDRATA: 3442 (3781) cc POTENZA: 190 CV (265 CV) a 5500 giri DISTRIBUZIONE: 2 alberi a camme in testa AVANTRENO: sospensioni indipendenti RETROTRENO: ponte rigido Salisbury CAMBIO: a 4 velocità + overdrive (a richiesta cambio automatico) FRENI: a disco sulle quattro ruote con servofreno DIMENSIONI: lunghezza 4.490 mm, larghezza 1.640 mm PASSO: 2.59 mm PESO: 1432 kg (1570 kg) VELOCITÀ MAX: 200 km/h (220 km/h)

(tra parentesi i dati della 3.8)

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