7 minute read
Il Monastero che fa splendere l’intero antico Marchesato
La riqualificazione, seguita da Michele Scanavino, ha coinvolto ogni parte dell’immobile di fine XVI secolo, riportando l’edificio sacro, prima scuro e barocco, alla luminosità originaria
Advertisement
Maria Santa Stelladella
Anna Cavallera
«L’apertura del monastero domenicale rappresentava, nel passato, un segno di dialogo: le monache di clausura partecipavano solo con la loro voce, ma così comunicavano il loro essere al mondo, al lavoro, come tutti, anche se in un universo per molti invisibile». Lo spiega il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, Marco Piccat. «Visitare luoghi come Santa Maria della Stella dovrebbe spingere ogni amministratore a riflettere sul proprio ruolo e sull’opportunità delle scelte future, proprio come facevano, 400 anni fa, le monache. Ogni giorno il loro impegno era dedicato al futuro di Saluzzo, che non sarebbe stato il loro futuro, ma il nostro presente». Le operose monache di Rifreddo che, a partire dal 1592, si aggiravano taciturne lungo gli ambienti del monastero cistercense intitolato a Santa Maria della Stella, noto come Croce Rossa di Saluzzo, non avrebbero potuto immaginare che a distanza di quattro secoli il silenzio che ne accoglieva i passi affrettati sarebbe stato interrotto da un brulichio di voci, musiche e vita. Merito della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo che, dopo anni di degrado e abbandono, nel dicembre 2019 ha riaperto il complesso museale acquistato nel 2007 dai padri Gesuiti, per adibirlo, investendo oltre 5 milioni di euro del proprio patrimonio e un lungo iter di recupero, a prestigiosa sede istituzionale, nonché centro congressi, auditorium polifunzionale e museo che racchiude una parte importante della storia saluzzese. Come analizzato nella tesi di laurea dall’architetto Giuliana Mussetto, la storia del complesso ha origini antichissime. Il monastero femminile di Santa Maria di Rifreddo dal XVI secolo venne trasferito a Saluzzo, nel borgo di San Martino (situato fuori le mura, tra corso Piemonte, via Rifreddo e via Macallè), nella sede di un convento delle Clarisse, in ottemperanza alle disposizioni di mons. Pichot, e prese il nome di Santa Maria della Stella. Venne fondato da Agnese, figlia di Manfredo II Marchese di Saluzzo, la quale, rimasta vedova del Governatore della Magistratura di Torres in Sardegna, nel 1217 decise di ritornare nella sua città. Ella, «vestito l’abito di religiosa», fondò l’istituto accogliendo «dodici principesse tra le quali donna Beatrice di Baonasca e sua sorella, due
Un investimento di oltre 5 milioni di euro che restituisce un tesoro inestimabile alla città
Il progetto ha dato vita a un contesto storico importante, dove in ogni angolo è possibile conoscere e apprezzare i “retroscena” della storia del Monastero e dei monumenti e delle bellezze storiche del Marchesato di Saluzzo, oltre a usufuire degli spazi pubblici
della casa Piosasca, donna Alasia figlia del signore dei Revello, donna Giulia di Luserna, donna Sibilla figlia del marchese di Pianessa, donna Teobalda figlia del fu marchese Giacomo di Savona». Nel 1611, così come documentato dal disegno di Giovenale Boetto tratto dal Theatrum Sabaudiae del 1662, le monache eressero una nuova chiesa, di cui posò la pietra fondamentale il vescovo Ottavio Viale e cent’anni dopo ne fabbricarono un’altra, su disegno del converso domenicano fra Giacinto Poncino, rivolta a est, alla città. Passata alla Confraternita della Croce Rossa, in seguito ai Gesuiti e infine sconsacrata tra alterne vicende e cambi di
Marco Piccat
Presidente della Fondazione CrSaluzzo
La struttura è uno spazio aperto, ma ha bisogno della gente per vivere. La pandemia ha rischiato di spegnere “la stella”, però a breve...
Il saluzzese Marco Piccat è stato professore ordinario di filologia romanza alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Trieste e direttore del Dipartimento di scienze storiche, filosofiche e linguistiche
proprietà, la chiesa rappresenta oggi un fiore all’occhiello di Saluzzo. L’iter dei lavori di riqualificazione, seguiti da Michele Scanavino, ha coinvolto ogni parte della struttura, dalla facciata alla cupola, all’altare ligneo, ai motivi floreali e l’intero apparato decorativo, riportando l’edificio sacro, prima scuro e barocco, alla luminosità originaria. I restauri, monitorati dalla Soprintendenza piemontese, con la direzione di Valeria Moratti e Silvia Gazzola ed affidati al Consorzio San Luca, dal 2015 hanno visto la partecipazione di cinque imprese, impegnate in oltre 1.165 giornate di lavoro. Le indagini archeologiche affidate a F.T. Studio srl, sotto la guida dell’archeologa Monica Girardi e con la direzione scientifica di Sofia Uggé, hanno messo in luce due fornaci per la produzione di mattoni attive dal ’400, il cimitero del monastero e numerosi resti appartenenti a strutture preesistenti. Il materiale raccolto è presentato attraverso video tematici realizzati dalla società F.T. Studio e proiettati su quattro grandi totem, mentre gli ologrammi relativi ai reperti rinvenuti, tra i quali alcuni oggetti religiosi, come medaglie e crocefissi, ritrovati sugli scheletri delle monache sepolte nel piccolo cimitero situato all’ingresso della chiesa, ruotano virtualmente in due vetrine. La società Icarus Group di Borgo San Dalmazzo, attiva dal 2008 e specializzata nei settori aziendali multimediale, acustica e tecnologie, ha realizzato il progetto e l’installazione degli impianti Av, multimedia, Tvcc, rete Lan, wi-fi, Evac e telefonia del nuovo centro congressi. Il suo titolare, Flavio Vallò, ci ha raccontato come sia riuscito a dar vita a un ambiente polifunzionale all’avanguardia sul fronte tecnologico, grazie a una «filosofia di progettazione per la distribuzione dei segnali Av che prevede una flessibilità totale, per soddisfare un utilizzo logico della struttura. Questo approccio prioritario si pone l’obiettivo di soddisfare ogni richiesta proveniente da chi organizza e gestisce eventi, in modo da garantire alle sale ogni configurazione possibile, insieme alla semplicità di gestione e a costi di manutenzione ridotti». E mentre tre evanescenti figure di suore scorrono lungo una balconata proiettata sulla parete comune della chiesa, è tornata all’autentica bellezza l’imponente scena dell’Incoronazione della Vergine in gloria con la Trinità,
angeli e santi che adorna la cupola, risalente alla metà del Settecento e attribuita, come suggerito dall’incaricata diocesana per i beni culturali, Sonia Damiano, al pittore ticinese Giovan Francesco Gaggini. Il coro, finemente ristrutturato, ospita ora una sala con un’ottantina di posti, attrezzata con proiettori e schermo per incontri e convegni, mentre negli spazi contigui trovano posto gli uffici, la sala del Consiglio e la biblioteca della Fondazione. Santa Maria della Stella è tornata uno spazio aperto, ma ha bisogno della gente per vivere: il tempo in cui viviamo, paralizzando la libertà di espressione, manifestazioni e spettacoli, ne ha spento “la stella”. Un astro ha bisogno di risplendere in un cielo attorniato da altre costellazioni brillanti. Affinché non diventi una stella cadente stiamo programmando eventi di particolare prestigio, legati soprattutto al saluzzese, da sempre territorio di confine e quindi di incontro tra culture diverse». Tra questi figurano un progetto di
a risplendere in tutta la sua bellezza e la riapertura costituisce una restituzione del patrimonio storico e architettonico alla città di Saluzzo. È una struttura che, come riferisce il professor Marco Piccat, «è destinata a diventare la “casa dei saluzzesi”. Riportata alla luce grazie ai loro risparmi di oltre un secolo, rappresenta un luogo d’incontro fra la città e il territorio, aperto a iniziative culturali e turistiche». Piccat sottolinea come la pandemia abbia temporaneamente cristallizzato i progetti iniziali: «L’edificio è valorizzazione dell’abbazia di Staffarda, iniziativa in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e la Fondazione dell’Ordine Mauriziano, quindi una mostra estiva diffusa sui tesori del Marchesato, promossa da Artea, con una serie di manifestazioni correlate ed esposizione di pezzi importanti.
Impianti tecnologici di assoluta avanguardia
I modernissimi impianti tecnologici di cui fa sfoggio la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, allestita nel rinato Monastero di Santa Maria della Stella di via Rifreddo, sono stati realizzati da Icarus Group di Borgo San Dalmazzo (sotto: Flavio Vallò, amministratore dell’azienda borgarina che ha sede in via XI settembre, tel. 0171 413319, https://icarusgroup.tech/). Non è l’unica commessa di rilievo ottenuta negli ultimi tempi da Icarus Group che, ad esempio, ha progettato e gestito l’installazione della comunicazione digitale di Suzuki Italia per tutta la rete di vendita (130 concessionari nella penisola) e le officine autorizzate, realizzando un sistema flessibile, versatile, autonomo e affidabile. Altri due importanti progetti curati dalla società hanno riguardato la sala ex contrattazioni di via Roma 17, nel capoluogo, ove ha sede la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, la quale ha commissionato a Icarus Group il rifacimento completo degli impianti multimediali e tecnologici, e la palazzina direzionale di Infineum Italia srl, a Vado Ligure, per l’allestimento multimediale completo degli spazi adibiti a coworking. Icarus Group nel campo multimediale allestisce impianti audio e video, per videoconferenze, videoproiettori e monitor prefesssonali, digital signage e, inoltre, noleggia apparecchiature. Per quanto riguarda la tecnologia più aggiornata progetta sistemi di controllo e gestione, gestione rete dati, integrazione di sistemi tecnologici, sicurezza e videosorveglianza, comunicazione e videoinformazione. Per quanto concerne l’acustica, effettua rilievi e misurazioni, progettazione acustica, interventi correttivi e propone prodotti e soluzioni.