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ZetaBi. “tabUi”, il sogno protagonista alla “Dakar” 2021

Il “posto fisso” abbandonato per far nascere una web agency che presto si è evoluta, diventando una realtà ben radicata, capace di creare progetti con una visione globale

Il 51enne Cesare Zacchetti, di Giaveno, per il secondo anno è stato sostenuto da “tabUi” nella sua partecipazione alla “Dakar”. Oltre al risultato agonistico eccezionale, è stato utilissimo per testare la app

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Giorgio Proglio il 27 febbraio 2001 fondò ad Alba la ZetaBi

“tabUi”, il sogno protagonista alla “Dakar” 2021

Il pilota che esibiva il logo della app sulla propria Ktm si è classificato primo fra gli italiani e, inoltre, ha consentito di effettuare importanti verifiche nel deserto

20°

Claudio Puppione

TT come Territorio, A come Arte, B come Bellezza, U come Unesco e I come Innovazione: il risultato è “tabUi”, acronimo che attribuisce un nuovo significato a un termine finora ultralanghetto che, sino all’apparire alla ribalta di Giorgio Proglio, stava a indicare i cani di origine ignota (i “bastardini”), peraltro i migliori cani da tartufo e i più fedeli compagni dell’uomo per dedizione e sacrificio. Nel giro di un anno e mezzo la parola “tabUi” ha varcato, e di molto, i confini della Granda perché Proglio ha scelto di denominare così la app che ha rivoluzionato, e non è una esagerazione, il mondo del turismo, offrendo ai viaggiatori ciò che prima non c’era: un servizio interattivo, basato sulla realtà aumentata, capace di descrivere tutta, proprio tutta, l’offerta dei luoghi oggetto di visita, grazie anche ai contributi forniti dagli utenti che cubano per circa il 60% dei contenuti proposti. Il classico uovo di Colombo: trovata la soluzione, essa diventa semplice semplice. Ma bisognava arrivarci, occorreva che qualcuno ci pensasse. E, una volta lanciata, l’idea ha superato di gran lunga il perimetro in cui all’inizio doveva essere confinata, cioè le Langhe e il Roero: prima tutta la penisola, poi niente meno che la Florida contando sulla nutrita colonia italiana; appena si potrà tornare a viaggiare, tutti i Paesi dell’Unione europea e, già in sperimentazione, alcuni luoghi attrattivi del Medio Oriente, a iniziare dal Qatar. Per “tabUi” quel qualcuno che ci doveva pensare è stato Proglio, un sognatore, come lui stesso si definisce, che il 27 febbraio 2001 decise di fondare la web agency ZetaBi dopo aver rinunciato al classicissimo posto fisso e sicuro in Miroglio, non perché vi si trovasse a disagio, ma perché riteneva fosse vitale, per lui, rendersi autonomo e poter concretizzare ciò che una mente fertilissima gli suggeriva. Perito informatico, autodidatta per tutto il resto, affrontò la nuova avventura a ridosso dello scoppio della bolla dell’e-commerce di fine millennio, iniziando a gestire i siti di qualche amico trovatosi senza referenti per quanto riguardava il web, a seguito della chiusura di tante agenzie specializzate di riferimento.

Partecipare attivamente alla vita di Confindustria Cuneo è un «sempre grande piacere» per Giorgio Proglio. È stato, ad esempio, presidente del Club Admc (Associazione dirigenti marketing commerciali comunicatori d’impresa) e vicepresidente del Comitato Piccola Industria

Quello scontro in bicicletta...

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Giorgio Proglio sul palco di “Ready Player X”, l’evento di TEDxTorino, poco più di un anno fa, per la precisione il 2 febbraio 2020, prima dell’epidemia, ha svelato a un folto pubblico, rapito da una narrazione a tratti assai intimistica, com’è riuscito a realizzare il suo sogno. Il Qr Code di “Made In Cuneo” consente di seguire quegli 11 minuti e mezzo così coinvolgenti: la sua è una storia vera, fatta di immagini, idee, ipotesi, situazioni che dal piano della fantasia si incarnano nei muscoli, per essere quindi trasformate in azioni concrete. Le immagini sono il fil rouge del percorso che l’ha portato a lasciare il lavoro da impiegato (il classico e tranquillo “posto fisso”) per fare impresa e sono anche il filo conduttore di un talk che parla, a chi lo segue, di mettersi in gioco, di sognare forte, di cadere e di rialzarsi. La storia di Giorgio Proglio insegna che bisogna credere nei propri sogni: continuare a coltivare le immagini che questi suscitano e agire in concreto per realizzarli. Questo talk può essere una buona ispirazione per tutti coloro i quali vogliano “mettersi in proprio”, fare impresa seguendo i propri sogni. L’imprenditore ha inventato “tabUi”, la App dedicata alla scoperta del territorio, all’inizio quello delle Langhe e del Roero, adesso l’Italia intera, il nostro continente, la Florida, il Medio Oriente e non solo, con tutte le informazioni utili al turista attraverso un’esperienza semplice e innovativa che ricorre alla realtà aumentata. Amante del ciclismo, appena può Giorgio Proglio sale in sella alle sue bici che per lui non sono solo mezzi per allenarsi, ma soprattutto strumenti di ricerca di itinerari che lo ispirino professionalmente e umanamente. E proprio pedalando ha fatto l’incontro, anzi... lo scontro, decisivo per la nascita di “tabUi”.

Un’immagine “acrobatica” di Cesare Zacchetti adottata dalla “Dakar” per il proprio sito ufficiale

La definizione di web agency iniziò presto a stare stretta a ZetaBi, tanto che oggi la parte di attività inerente alla creazione e alla gestione dei siti web è minoritaria rispetto al lavoro svolto dai 21 collaboratori nella nuova sede di corso Piave 174, ad Alba, dove l’azienda si è trasferita in occasione del compleanno, regalandosi un nuovo logo. «Il marchio, dal solo verde originario, è diventato in multicromia, perché in quattro lustri ne abbiamo fatte davvero di tutti i colori!», commenta Giorgio Proglio, il quale da un lato non svela il significato di un altro acronimo, ZetaBi appunto («Al raggiungimento dei 50 anni di operatività, indirò un concorso per chi vorrà provare a individuarlo», scherza), e dall’altro confessa di aver meditato a lungo se celebrare il ventennale: «Sono abbastanza per il profilo basso tipico dei langhetti, però un periodo di attività così lungo nel nostro settore è cosa alquanto rara e pertanto penso vada sottolineato». Dai primi passi compiuti «quando neppure sapevo cosa volesse dire essere imprenditore» all’entusiasmo contagioso odierno, la strada non sempre è stata in discesa, anzi a volte è apparsa in salita: «Abbiamo passato momenti non facili, in particolare nel 2008-2009 e nel 2013, ma essi ci hanno fortificati, mettendo alla prova la nostra capacità di adattamento, oltre che di resistenza, in un comparto che evolve con incredibile rapidità, tale da

penalizzare spesso in modo irreparabile chi non riesca a stare al passo. Un’importante svolta per noi è stato l’ingresso in società, nel 2015, di Business Promoter di Giampaolo Balli e Andrea Manzone, una realtà da trent’anni partner di Telecom Italia, il che ha aperto significativi canali alle nostre proposte». Proposte che riguardano l’ampio discorso della web reputation, il core business di ZetaBi (con un valore aggiunto rivendicato con orgoglio da Proglio: «Conosco ognuno dei nostri attuali 1.500 clienti e sono sempre reperibile per ciascuno di essi. Significa un carico di lavoro imponente, ma anche garantire un rapporto diretto che non ha prezzo»), a fianco del quale ora viaggia la app “taBui”, per la quale le prospettive sono entusiasmanti. Ad aprile 2020 è stata la seconda più scaricata, inserendosi fra Google Earth e Google Maps (è tutto dire!), ed è stabilmente fra le prime 50 (a metà febbraio ha rifatto capolino nella top-ten). E poi c’è l’incredibile exploit nella “Dakar”, l’erede del mitico raid Parigi-Dakar, partita e arrivata a Jeddah, in Arabia Saudita. Proglio ha deciso di sponsorizzare Cesare Zacchetti che l’ha ripagato non solo esibendo il logo della app sulla Ktm fotografata su tutti i mass me-

Per i testi di Gianni Audisio e i disegni di Giorgio Sommacal, in casa “tabUi” non ci si fa mancare nulla, ed ecco allora sfornate anche le strisce satiriche con protagonista la simpatica mascotte della app

dia, non solo arrivando primo fra i motociclisti italiani pur partecipando da solo, senza assistenza che non fosse la propria opera di meccanico, ma anche testando “taUi” in condizioni climatiche estreme, quelle desertiche, operazione necessaria in vista dell’ampliamento del servizio offerto dalla app. «Abbiamo avuto fortuna», si schernisce Giorgio Proglio. Però le agognate e sovente determinanti attenzioni della Dea bendata occorre saperle conquistare, e mantenerle per vent’anni certo non è da tutti.

Il refuso che svela i meccanismi di lettura e, forse, le attitudini umane

Metti insieme due menti che amano percorrere strade nuove, spesso all’insegna della provocazione, non gratuita, ma intelligente, e così saltano fuori iniziative originali, talmente tanto sotto gli occhi di tutti da passare inosservate o quasi, pur lasciando il segno, un segno che acquista maggior peso quando l’operazione viene svelata. Una di queste menti è quella di Giorgio Proglio, l’altra quella di Pietro Decarolis, dal 1984 (chi scrive queste note può parlare con certezza di questa data d’avvio!) fra i protagonisti del mondo della pubblicità ad Alba e non solo, caratterizzato dal saper dar vita a progetti innovativi di advertising attraverso la sua Publiproget, il primo dei quali fu il “Cubo” che oggi furoreggia ben oltre i confini della Granda. Era destino che Proglio e Decarolis si incontrassero. Insieme hanno deciso di realizzare alcuni “Kouros” (un altro prodotto di Publiproget, su supporto verticale, alto 3 metri e largo poco più di uno) dedicati a “taBui”. Ma hanno scelto di farli un po’ perticolari: il logo ormai famoso, pochissime parole di accompagnamento e l’invito a scaricare la app. Solo che, a caratteri quasi cubitali, invece di “download” in alcuni di quei “Kouros” si leggeva “dowload”, con una “n” in meno del necessario. L’esperimento mirava a verificare quante persone si sarebbero accorte del refuso. Il responso è che sono state pochissime davvero, al netto di quanti, una volta svelato l’arcano, hanno rivelato di aver notato l’errore, ma di non averlo segnalato, temendo di urtare l’amor proprio o addirittura di offendere i responsabili dell’errore. «In realtà», commenta Proglio, «credo sia la conferma del fatto che ormai anche la lettura sia una pratica effettuata molto più velocemente che in passato, cosicché risulta difficile riconoscere gli errori veri e propri. Si è trattato di un gioco, volevamo verificare quanti si sarebbero avveduti del refuso e quanti ce l’avrebbero segnalato: se vogliamo una piccolissima indagine sociologica svolta con la leggerezza che tutti dovremmo cercare di conservare, specie di questi tempi».

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