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Il radicamento delle criticità nel mercato alimentare The entrenchment of critical issues in the food market
L’ATTUALE SCENARIO
Theproblems faced by the food industry in the recent months are well known. In a nutshell: a qualitative-quantitative decline in domestic sales, high food prices for production and consumption and margin squeeze. The new problem that is emerging is that these problems seem to be everything but volatile. Basically, they clearly show that they tend to become entrenched in the economic structure of the country, although there is hope that, going forward, that they will have less striking impacts. This is a somewhat revolutionary scenario for the food industry, which comes from decades of counter-cyclical stability, compared to huge market swings of other sectors, and from consumer price dynamics that are steadily moderate, i.e. below the inflation rate.
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Impone Al Settore
Una Modifica Di Strategie
Di Approvvigionamenti E Di Mercato
The Current Scenario Is Forcing The Sector To Change
Its Procurement And Market Strategies
Iproblemi lamentati negli ultimi mesi dal mondo alimentare sono noti. Essenzialmente: flessione quali-quantitativa delle vendite interne, elevatezza
di Luigi Pelliccia Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare
dei prezzi alimentari alla produzione e al consumo, compressione dei margini. Il nuovo problema che si sta profilando sta nel fatto che essi appaiono tutt’altro che volatili. In sostanza, essi mostrano chiare tendenze al radicamento nel tessuto economico del Paese, anche se c’è da augurarsi, in prospettiva, che essi abbiano impatti meno vistosi. È uno scenario in qualche modo rivoluzionario per l’industria alimentare, che viene da decenni di stabilità anticiclica, a fronte delle oscillazioni di mercato spesso marcate di altri settori, e da dinamiche dei prezzi al consumo inossidabilmente calmieratrici, ovvero inferiori al tasso d’inflazione.
Vendite alimentari e prezzi
Gli ultimi dati mostrano che le vendite alimentari di febbraio scendono con un tendenziale in volume del -4,9% sullo
La
Scansiona stesso mese 2022, mentre il delta in valore sale al +7,9%. Ne esce una forbice fra i due delta di 12,8 punti, superiore di 0,9 punti a quella di gennaio. In sostanza, i dati delle vendite di febbraio confermano la grande difficoltà della domanda e tensioni di prezzo nel perimetro alimentare ancora molto marcate e lontane da segnali di ripiegamento.
Non a caso, il trend tendenziale dei “prezzi alimentari aggregati” di marzo è rima- sto stabile al +12,9%, come a febbraio. Con l’“alimentare lavorato” che si è assestato su un tendenziale del +15,3%, dopo il +15,5% di febbraio e l’“alimentare non lavorato” che, dopo alcuni mesi di progressivo ridimensionamento, è risalito al +9,3%. Il calo marginale di marzo dei prezzi al consumo dell’“alimentare lavorato” si lega al progressivo rallentamento, a monte, dei prezzi alla produzione dell’industria alimentare. I quali hanno segna-
PREZZI ALLA PRODUZIONE PROSEGUE L’INCREMENTO DEL MOLITORIO
to a febbraio un +13,8%, dopo il +14,8% di gennaio. C’è da dire piuttosto che, considerando che essi avevano raggiunto il
2023
picco del +17,3% a novembre, il rimbalzo sugli scaffali appare ancora molto modesto. La distribuzione, un po’ per effetto scorte e soprattutto per convenienza, sta evidentemente allungando i tempi di reazione lungo la filiera. In ogni caso, all’interno del trend complessivo dei prezzi alla produzione del settore, c’è da dire che il comparto molitorio ha continuato a primeggiare con un incremento, nel confronto febbraio 2023/22, ancora vistoso, pari al +19,4%. Intanto, secondo le ultime proiezioni, l’inflazione del +7,7% di marzo è attesa sul +5-6% in media 2023, in vista di un rientro (emergenze internazionali permettendo) attorno al +2% in chiusura 2024. C’è da temere piuttosto che, seppure attenuato, lo scalino dell’inflazione alimentare rimarrà l’anno venturo, e in qualche modo anche oltre.
La reazione dell’industria alimentare
Le antiche doti calmieratrici del settore sembrano insomma destinate all’archivio, considerando che esso, oltre ai rincari energetici, si deve misurare in modo aggiuntivo col fronte delle materie prime. Occorre ricordare che, se è vero che il ritrovato saldo agroalimentare negativo del 2022 rimane comunque, con un rosso di 2,9 miliardi, ben sotto quelli attorno agli 8/9 miliardi di dieci anni prima, è pur vero che questo contenimento si deve tutto alla crescita del saldo attivo specifico dell’industria alimentare (che peraltro è aumentato pochissimo nel 2022). In realtà, il saldo primario è schizzato a quasi 20 miliardi nel 2022 (19,6 per la precisione) dopo livelli fermi stabilmente attorno ai 12 miliardi negli anni precedenti, con un incremento prossimo al 60%. La vulnerabilità su questo fronte si lega, non solo alla elevatezza delle quotazioni delle commodity alimentari, quanto alla loro volatilità, che costituisce un problema ancora maggiore per la programmazione delle aziende, specie in un comparto come il molitorio, fisiologicamente legato all’import. Infine, un fenomeno nuovo, che non promette molto di buono, si profila per il settore sul fronte strategico del valore aggiunto. Alcuni macro settori industriali hanno evidenziato nell’ultimo quinquennio dinamiche del valore aggiunto migliori in valuta costante che in valori correnti. Il fenomeno è anomalo, e risulta particolarmente evidente proprio con riferimento all’industria alimentare. Essa mostra infatti flessioni marcate in valuta corrente del valore aggiunto, sia nell’ultimo biennio (-8,8%) sia sui cinque anni (-9,7%), a
N.B. I dati dell’export di settore in quantità, seppure di fonte Istat, sono da considerare orientativi Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat