SOSTEGNO A DISTANZA. STORIE DI...UNO DI FAMIGLIA

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SOSTEGNO A DISTANZA

STORIE DI... UNO DI FAMIGLIA


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AVSI sostiene a distanza nel mondo

più di 32.000 bambini. Ad ognuno di loro basta

davvero poco per sentirsi uno di famiglia. Proprio come raccontano le storie di Marie Josè, Murillo, Joselyne, Emmanuel... segno della possibilità di un incontro che cambia la vita. Come per Rose del Myanmar, che grazie all’amore e all’aiuto dei suoi sostenitori è riuscita a dare valore alla sua vita ed arrivare perfino a studiare all’università. La sua storia, resa possibili grazie all’aiuto di amici che seppure lontani l’hanno fatta sentire una di famiglia, è solo uno dei tanti frutti nati con l’amicizia del Sostegno a Distanza che potrete scoprire e leggere in questa raccolta! Diventa anche tu sostenitore a distanza! Scrivi a sostegno.distanza@avsi.org o chiama il numero 0547 360811.

C’è un bambino che aspetta di far parte della tua famiglia! STORIE DI...

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Un incontro che cambia la vita L’affetto, anche a distanza, porta sempre grandi frutti. Come è stato per Jacques, che grazie all’amorevole attenzione di Francesco e Angela, una famiglia che da lontano lo sostiene, ha potuto ricevere ben più che un’istruzione. Orfano di entrambi i genitori, rimasto solo con il fratello e affetto dal virus dell’HIV, Jacques non aveva una vita semplice. Poteva andare a scuola, ma le difficili condizioni di salute, unite a persistenti irritazioni cutanee causate dalla malattia, lo rendevano schivo, sempre in imbarazzo, con pesanti ripercussioni anche sugli studi. L’ufficio AVSI in Rwanda decide di inserirlo nel programma di Sostegno a distanza. Conosce Anita, l’assistente sociale che seguirà il suo cammino, e riceve beni materiali di prima necessità oltre alle cure mediche. I suoi sostenitori a distanza saranno Francesco e Angela, due coniugi italiani. Nelle lettere che l’assistente invia loro capiscono la solitudine e le difficoltà di Jacques e si dimostrano subito disponibili ad aiutare ancora di più questo bambino, chiedendo se è possibile affiancargli qualcuno che quotidianamente possa seguire lui e il fratello. Anita si attiva e trova un’insegnate di sostegno che possa ogni giorno recarsi a casa di Jacques e aiutarlo negli studi, mentre Francesco e Angela si rendono disponibili a sostenerne le spese. Un’altra figura entra quindi nella vita di Jacques, Angelique, che curiosamente porta lo stesso nome della sua sostenitrice. Angelique è una mamma e ben presto comprende che il bisogno di questi due fratelli non si limita alla necessità di imparare a leggere e scrivere. Oltre a controllare i compiti inizia ad interessarsi a loro come una vera madre, verificando se hanno mangiato, gli insegna a preparare pasti equilibrati, li aiuta a gestire la casa, cerca delle pomate specifiche per le irritazioni di Jacques, che gli consentano non solo di curarle, come già avveniva, ma anche di migliorarle, così che il bambino non debba più sentirsi in imbarazzo in mezzo ai suoi coetanei. A volte, invece di andare a trovare Jacques, Angelique lo invita a casa sua, vanno a fare spesa al mercato assieme e si ferma da lei a mangiare: i suoi figli si sono affezionati a Jacques, e per lui è davvero come aver trovato una seconda famiglia. Anche i suoi risultati scolastici sono migliorati: a fine anno si è posizionato 7° in una classe di 45 studenti! Francesco e Angela seguono attraverso gli aggiornamenti periodici di Anita i progressi di Jacques, la sua situazione,

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il suo cammino. Grazie a loro i due fratelli non dormono più sulla paglia ma su materassi, la loro quotidianità è migliorata, ma soprattutto grazie a loro è stato possibile un incontro che gli ha cambiato la vita.

~~~ Marie Josè e un sogno che diventa realtà Buone nuove dalla Repubblica Democratica del Congo per una ragazza sostenuta a distanza! Dopo 13 anni di sostegno Marie Josè ha terminato gli studi superiori e finalmente il suo sogno sta per realizzarsi: tra pochi giorni inizierà a lavorare nella scuola materna locale di Rumangabo, che accoglie circa 45 bambini. Il sostegno di Marie Josè iniziò nel 1998, quando aveva solo 6 anni e scarse possibilità di studiare. I suoi sostenitori l’hanno accompagnata per un lungo cammino, durante il quale ha potuto dimostrare di essere una ragazza affidabile e con una grande passione per i bambini. Marie Josè ha studiato con impegno con la speranza di poter lavorare come educatrice. L’assistente sociale che collabora con AVSI per l’ufficio di Rumangabo ha visto con quale tenacia e passione la ragazza ha portato a termine gli studi e le ha così proposto il ruolo di educatrice presso la scuola materna locale. Gli amici che da lontano in questi anni l’hanno sostenuta sono orgogliosi del traguardo che ha raggiunto, così come lo è Marie Josè. Questi tredici anni insieme rimarranno certamente nei cuori di entrambi. In bocca al lupo Marie Josè!

~~~ L’emozione più grande del viaggio: l’incontro e lo sguardo dei bambini di Haiti Carmelo conosce AVSI da tanto tempo, grazie all’impegno di sua madre con l’AVSI POINT di Catania. Il Sostegno a distanza è stato un gesto naturale frutto del legame iniziato fin dall’infanzia. L’incontro con Emmanuel in Haiti è stata la conferma che il legame iniziato con un scheda e una fotografia è spesso intenso come un’amicizia iniziata nelle aule di scuola... Un’amicizia dell’altro mondo!!! “Ci sono una serie di circostanze, nella mia vita, che hanno fatto si che que-

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sto viaggio e questa visita ad Haiti diventasse un’esperienza concreta, una di quelle emozioni che difficilmente dimentichi. Mi sono avvicinato ad AVSI da piccolissimo quando mia madre mi coinvolgeva nelle iniziative per raccogliere fondi durante il periodo natalizio e spiegare alle persone le attività e i fini della Fondazione. Poi è arrivata l’esperienza universitaria e la voglia di “partecipare attivamente”, di “fare gruppo”, di organizzare e coinvolgere gli altri. Per il Natale del 2002 decidemmo di organizzare una Tombola di Beneficenza che come impegno si proponeva il sostegno di un bambino a distanza, ovviamente proposi subito di farlo con AVSI. Arrivò così la foto e la scheda di Emmanuel di Haiti. Un bambino di 7 anni nato in una stupenda isola dei Caraibi di cui a stento conoscevamo solo la collocazione geografica. Oggi Emmanuel ha 17 anni e l’impegno della Tombola continua ogni Natale anche grazie a lui. L’anno scorso, in una cena a Milano, raccontando di questo sostegno alcuni amici mi fecero una domanda che mi colpì profondamente: “Ma non sei mai andato a conoscere di persona questo ragazzo?”. Quando poi, d’estate, cominciai a pensare ad un eventuale viaggio a Cuba, la voglia e l’idea di concretizzare questo incontro divennero tangibili. All’inizio i primi tentativi di organizzare la visita, le condizioni politiche e sociali di Haiti, sembravano dare solo segnali negativi e, per un certo periodo, hanno reso proibitiva e impossibile la visita. Alla fine, però tutto è andato per il meglio. Siamo arrivati con un piccolo aereo che in 50 minuti ci ha portato da Cuba all’aeroporto di Port Au Prince in Haiti. La confusione al ritiro bagagli, i controlli superficiali all’aeroporto, davano subito l’impressione delle condizioni del paese. Accolti dal personale locale di AVSI siamo saliti in macchina e ci siamo diretti verso uno dei centri AVSI per conoscere la loro organizzazione sul campo e la loro quotidianità. Nel tragitto, effettuato rigorosamente in Jeep viste le condizioni delle strade, si notavano, palesi, i segni lasciati dal terremoto e dalla lentezza politica del paese. Fogne a cielo aperto, venditori di alimenti o di ricariche telefoniche per strada, abitazioni squarciate, accampamenti di tende. In mezzo a tutta questa grande confusione l’emozione più grande del viaggio: l’incontro e lo sguardo dei bambini di Haiti. L’impatto iniziale è stato sicuramente “timido”, soprattutto con Emmanuel e con Louis Denson e Taylor, i due bambini sostenuti da mia madre. La loro curiosità e la dolcezza dei loro occhi hanno

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fatto però nascere velocemente una grande intesa e complicità. La visita ai centri, i loro racconti e, soprattutto, mescolarsi con loro, nei loro giochi e nei balli, hanno reso il momento del distacco, inaspettatamente, difficile. Mi aspettavo un incontro interessante, ma non potevo immaginare quanto mi sarebbe piaciuto costruire aquiloni con loro. Far vedere loro le mie foto, tenere una particolare lezione di italiano, giocare con loro, tenerli in braccio e, non mi stancherò di sottolinearlo, guardarli negli occhi. Penso che non potrò mai dimenticare il primo sguardo con Emmanuel, vestito elegantissimo come per le grandi occasioni. L’affetto dei genitori e dei nonni che ci ringraziavano per l’aiuto, per noi in fondo piccolissimo. Difficile da trasmettere e spiegare, infine, la sensazione provata al momento dei saluti. Quasi “forzati” dai responsabili di AVSI concludiamo la giornata allontanandoci da quegli sguardi con una vena di malinconia. Felici dell’incontro ma dispiaciuti del poco tempo dedicato e, in fondo, sorpresi dalla voglia di restare e approfondire questa esperienza.

~~~ Viaggio a Valona per conoscere l’amico sostenuto Cari amici del Sostegno a distanza, una settimana fa sono rientrata dal mio soggiorno in Albania… ed è andata stra-benissimo! I primi giorni sono stata ospite dalle suore di Valona, gentilissime, e ho potuto vedere la scuola materna e passare tre mattine in una delle classi, dove i bimbi, carinissimi, mi hanno “integrata” nonostante non avessimo una lingua comune con cui comunicare. Poi quando ho conosciuto Andrea e la sua famiglia hanno voluto ospitarmi loro stessi fino alla fine del mio soggiorno! Abbiamo passato molto tempo insieme e mi sono sentita proprio come in famiglia. La gentilezza, la bontà e ospitalità non sono la grande disponibilità economica a determinarle… Sono contentissima quindi di essere andata a Valona, ora che ho conosciuto Andrea, la sua famiglia, che so dove vive, il sostegno a distanza sarà qualcosa che farò con più coscienza e ancora più piacere. Pur essendo la prima volta che andavo in Albania, ho adorato queste paese e le persone che vi ho incontrato! Cristina

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~~~ Una famiglia che ti accoglie e desidera il tuo bene Gli insuccessi a volte avviliscono talmente tanto da decidere di abbandonare la presa. Spesso è con l’aiuto di un affetto caro che si recuperano speranza ed energie per ritentare. Così è successo a Vicentia, una ragazza birmana di 19 anni, alle prese con gli esami di Stato. In Birmania se si falliscono per due volte consecutive gli esami di stato, occorre sostenerli privatamente. Per questo, dopo non aver passato per la seconda volta gli esami, Vicentia era tornata sì a studiare ma scoraggiata già pensando di abbandonare la scuola e tornare in famiglia. Informati di ciò Mario e Giovanna, i suoi sostenitori a distanza, subito hanno scritto alla ragazza tramite l’assistente sociale che la segue, Bee. Non per farle cambiare idea o forzarla in qualche modo, tutt’altro. Per dirle semplicemente che rispettavano la sua scelta, che nessuno la obbligava a diplomarsi in un dato corso di studi o a laurearsi, ma che era importante prendere la decisione non a cuore caldo, non sull’onda della delusione. Una solida istruzione insieme ad una buona cultura le sarebbero state comunque di aiuto, qualsiasi scelta di vita avesse poi fatto, qualsiasi fosse stato il suo lavoro. E se poi un giorno avesse la fortuna di diventare madre, ancora di più le torneranno utili gli studi fatti, per poter crescere meglio i suoi figli. Dopo poco Bee ha potuto scrivere a Mario e Giovanna la bella notizia: Vicentia aveva riveduto le proprie decisioni tornando sui banchi di scuola. Non solo per le sagge parole che loro gli avevano scritto, ma per l’attenzione a ciò che era il suo bene che le avevano dimostrato rivolgendosi a lei proprio come ci si rivolge un affetto caro.

~~~ La storia della chef Angelina La settima edizione di AppetitosaMente, a Siddi, Comune della Provincia del Medio Campidano, Sardegna, dal 3 al 5 agosto. Anche l’edizione del 2012 prevede laboratori, degustazioni, spettacoli, mostre e concerti all’insegna dell’enogastronomia e la partecipazione di importanti chef provenienti da diversi paesi del mondo. Tra questi chef una novità: la presenza di Angelina Anyango Opongo dal Kenya. Miss Angelina, come la chiamano i suoi studenti, oltre che chef è un’in-

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segnante presso St. Kizito Vocational Training Institute di Nairobi, con una storia bellissima. Anni fa si ritrovò a dover affrontare seri problemi familiari ed economici, tali da rendere difficile la sussistenza della sua famiglia. Fu allora che conobbe AVSI. I suoi figli vennero inseriti nel programma di Sostegno a distanza, grazie al quale lei stessa si mise in gioco e rimboccandosi le maniche riprese anche gli studi indirizzandoli verso il mondo del catering. Il Sostegno a distanza ha tra gli obiettivi anche quello di far emergere le potenzialità di ogni singolo bambino o ragazzo sostenuto e spesso di chi gli ruota attorno, affinché ne prenda coscienza e le sviluppi. Per sé, per trovare la propria strada ma anche per la comunità, per essere al servizio del suo sviluppo attraverso le proprie competenze e capacità. Le cose anno dopo anno migliorarono per Angelina e ora è una professionista affermata: recentemente ha preparato e guidato degli studenti della St. Kizito Vocational Training Institute che hanno servito al ricevimento organizzato dall’Ambasciatore d’Italia in Kenya, in occasione della Festa della Repubblica Italiana. Certamente Miss Angelina saprà portare un pezzo della sua storia e della sua Africa anche in questa prestigiosa rassegna.

~~~ Uno speciale invito a nozze dal Rwanda Le lettere di fine sostegno contengono sempre un po’ di nostalgia. Vi è riassunto il percorso fatto dal bambino o dal ragazzo durante tutto il periodo del sostegno, i suoi saluti e ringraziamenti, un disegno, a volte persino un regalo per salutare l’amico lontano. Ma quella che è stata recapitata a Sabrina conteneva davvero una sorpresa inaspettata: la partecipazione alle nozze del ragazzo che da ben 11 anni sosteneva! François era stato affidato a Sabrina quando ancora frequentava la scuola superiore. Orfano di padre, morto durante il genocidio del 1994, viveva con 5 sorelle e la madre, la quale non aveva abbastanza mezzi per sopperire alla scolarizzazione di così tanti figli. L’impegno che il ragazzo metteva nello studio però era tanto e Sabrina decide di sostenerlo anche durante l’Università. François si laurea in scienze e gestione dello sviluppo, trova lavoro ed è quindi in grado ora di sostenersi da solo. Nel

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frattempo si fidanza e decide di sposarsi e tra gli amici che festeggeranno assieme a lui vorrebbe vi fosse Sabrina, che ha permesso alla sua vita una svolta così decisiva. Nelle parole della lettera di François che accompagna la partecipazione emerge tutto l’affetto che lega il ragazzo alla sua sostenitrice: “…davvero non è possibile trovare un confronto a tutto il tuo affetto e al sacrificio che hai compiuto, che non ha equivalenti nel mondo intero…troverai qui allegata la partecipazione alle mie nozze…la tua presenza avrà una grande importanza perché tu sei stata per me una persona dal valore incomparabile”.

~~~ Dalla Repubblica Democratica del Congo le belle storie di Louise e Ntahobari Due ragazze, Louise di Jomba e Ntahobari di Rugari, del Nord Kiwu, hanno voluto raccontare la loro esperienza per testimoniare la grande opportunità che ha rappresentato per loro il Sostegno a distanza. “Mi chiamo Louise. Avevo 11 anni quando sono stata accolta dal Sostegno a distanza, frequentavo la quinta. Mi sono molto impegnata ed ho studiato tanto, facendo molti sacrifici. A luglio 2005 ho ottenuto il mio diploma della scuola primaria. Grazie al sostegno di AVSI, i miei genitori sono stati in grado di pagare le tasse scolastiche per i miei 3 fratelli e la mia sorellina. La mia famiglia ha ringraziato molto il sostenitore per il suo aiuto che ci ha permesso di continuare con la scolarizzazione. Visto la necessità della mia famiglia, il sostenitore ha deciso di continuare a sostenermi anche durante la scuola secondaria. A settembre 2005 ho continuato i miei studi secondari in Pedagogia Generale. Sei anni dopo, ho ottenuto il mio diploma di Stato con 54% dei voti. Un mese dopo, il mio assistente sociale mi ha aiutato a cercare un lavoro in una scuola convenzionata cattolica di Jomba. Oggi ho 18 anni e faccio l’insegnante, con il mio stipendio sono in grado di sostenere anche i miei due fratelli minori a scuola. Sarò sempre riconoscente al mio sostenitore e alla sua benevolenza”. “Mi chiamo Ntahobari e sono sostenuta da AVSI dal 2004 da quando frequentavo la terza classe primaria. Essendo orfana di padre, gli assistenti sociali mi hanno molto

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supportata e non si sono mai stancati di sostenermi ed accompagnarmi nel mio percorso scolastico. Ho finito il ciclo primario con molte difficoltà ed arrivare in terza classe secondaria per me era già un miracolo, ma non ho potuto continuare con gli studi a causa del mio stato di salute, molto cagionevole. Nonostante i miei insuccessi, AVSI non mi ha abbandonata, mi hanno proposto un corso professionale di taglio e cucito affinché potessi diventare autonoma, esercitando il mestiere di sarta. Attualmente sto facendo uno stage a Goma e alla fine del mese di luglio concluderò il mio percorso d’apprendistato. Alla fine del corso ci verrà rilasciato un brevetto per certificare che abbiamo seguito una formazione, della durata di 10 mesi, in taglio e cucito. Oggi sono in grado di confezionare capi d’abbigliamento per le donne e anche per gli uomini. Con questo mestiere servirò il mio paese e sarò sempre utile alla mia società. Sono riconoscente per tutto ciò che AVSI ha fatto per me e per questo anch’io darò ciò che posso, perché ho ricevuto gratuitamente dagli altri. Infinitamente grazie ad AVSI”.

~~~ Sostegno a distanza, un gesto di amicizia vero e gratuito che aiuta a crescere Ciò che muove è sempre un incontro. L’incontro porta sempre in sé una scintilla che può divenire apertura, può metter in moto la persona. Dal desiderio di un ragazzo di vedere più in profondità quanto incontrato durante un progetto di educazione alla cittadinanza a Pero (MI) nasce l’idea di un sostegno a distanza. Riportiamo il racconto della professoressa Lanzetta, dell’Istituto comprensivo di Pero, scuola media, che ha vissuto in prima persona questa esperienza. “Tutto ebbe inizio nell’anno scolastico 2008-2009 in una classe di seconda media, quando un ragazzino interessato al lavoro riguardante un progetto di educazione alla cittadinanza, intitolato “Volti e Vite”, propose di conoscere più da vicino alcune esperienze di ragazzi in altri paesi del mondo, magari anche attraverso un gesto di solidarietà.

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Fu quindi naturale pensare ad un sostegno a distanza, perché un’iniziativa di questo tipo avrebbe coinvolto i ragazzi in prima persona, sarebbero stati i protagonisti di un gesto di amicizia vero e gratuito e le distanze sarebbero state superate dentro un abbraccio, che avrebbe aiutato a crescere innanzitutto chi lo poneva. Ben presto ci fu comunicato che avremmo potuto sostenere Angela! Una ragazzina di 9 anni che vive ancora oggi in un villaggio che si chiama Baita Kitindra in Uganda, vicino a Kampala. Angela, allora, viveva in una casa-famiglia con la nonna e altre tre ragazze, tutte accolte nella casa in cui la nonna lavorava facendo la domestica. Da quel dicembre 2008 Angela è diventata per noi una speciale compagna di classe, ne è nato un rapporto epistolare, uno scambio di fotografie sempre molto atteso dai ragazzi e proprio poco tempo fa abbiamo avuto anche l’occasione di poter finalmente parlare direttamente con Angela e con Marco (il suo tutor )su Skype. Nel corso degli anni evidentemente le classi che si sono prese la responsabilità di portare avanti il rapporto di amicizia si sono alternate e così l’incontro che abbiamo avuto su Skype è stata l’occasione per un saluto della classe che lascerà il sostegno e presto la classe che l’anno prossimo se ne farà carico tenterà un nuovo collegamento, nel quale vorrebbe dedicare ad Angela un breve momento musicale. L’esperienza del sostegno a distanza ha poi sempre mobilitato i ragazzi in occasione delle giornate aperte, che la scuola organizza nel mese di dicembre. Abbiamo incontrato i volontari di AVSI che hanno vissuto alcuni periodi in Uganda e hanno potuto raccontarci la loro esperienza e farci conoscere più da vicino la realtà ugandese. I ragazzi hanno lavorato alcuni mesi per realizzare oggetti (segnalibri, collane,maschere, un libro di fiabe scritte da loro, ecc.) con il coinvolgimento degli insegnanti del consiglio di classe, ma anche con il coinvolgimento attivo dei genitori che ci hanno preparato le torte e si sono affiancati ai figli per vendere questi oggetti organizzando l’annuale mercatino. Questa occasione diventa per i ragazzi della nostra scuola un momento significativo di racconto dell’esperienza che vivono sia agli altri compagni della scuola sia ai genitori ed anche, in alcune occasioni passate, alle autorità locali! Un’esperienza quindi che va ben oltre il puro aiuto economico, che mobilita i ragazzi a sentirsi uniti anche fra di

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loro, che rende ancora più vicina la nostra amica Angela, che li stimola a riflettere sul proprio quotidiano, perché Angela spesso li ha richiamati col suo esempio ad un impegno scolastico più serio e consapevole … Si è vista sempre una generosa partecipazione, che ci ha permesso di inviare ad Angela anche un contributo straordinario, che lei ha poi condiviso con la cuginetta, o in altra occasione abbiamo potuto sostenere con un nostro contributo anche la costruzione della scuola superiore di Kireka”.

~~~ Un piccolo capofamiglia: la grande storia di un cammino condiviso grazie al Sostegno a distanza Trovarsi gravati dalla responsabilità di capofamiglia all’età di 10 anni non è così inconsueto per un bambino in Africa. Non lo è stato neppure per Fofana, chiamato Rougeo dagli amici, che vive nel quartiere di Abobo, uno tra i più poveri di Abidjani, capitale della Costa d’Avorio. Per lui il grande stupore è stato poter tornare sui banchi di scuola grazie all’aiuto di un amico lontano. Secondo di tre figli, Fofana rimane presto orfano di padre, deceduto a causa dell’AIDS. La stigmatizzazione sociale legata a questa malattia porta all’esclusione della madre di Fofana e dei suoi tre figli dalla cerchia dei parenti e della comunità in cui vivevano. Cacciati dalla casa in cui abitavano e abbandonati gli studi, i tre bambini si ritrovarono a vivere in una casa diroccata e a contare sul misero stipendio della madre, che vende vestiti di seconda mano alla stazione di Abobo. Purtroppo di lì a poco, a causa della difficile condizione in cui si erano ritrovati a vivere, la madre si ammala e così è il piccolo Fofana a doversi recare ogni giorno alla stazione, per vendere i panni. Ed è proprio quando ogni speranza sembra perduta che accade l’inaspettato: un incontro con un assistente sociale di AJECI, partner locale di AVSI in Costa d’Avorio. Quell’incontro stupisce la madre di Fofana, che si vede guardata in un altro modo, accolta. Così parla di sé, della propria miseria, dei figli, del suo piccolo capofamiglia... La famiglia di Fofana viene accolta nel Sostegno a distanza e la madre aiutata a

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curarsi. Può contare sull’aiuto che lo staff di AJECI e AVSI le offrono e ora può di nuovo mantenere la sua famiglia. Grazie alla mano tesa dal suo sostenitore Fofana è potuto tornare sui banchi di scuola e abbandonare la strada. La sua gioia per questa inaspettata rinascita della speranza si è tradotta in un ottimo punteggio agli esami che concludono il ciclo primario, che gli ha permesso di orientarsi verso una buona scuola secondaria: ora Fofana potrà frequentare il liceo. La profonda gratitudine della madre fa da eco alla speranza con cui Fofana e i suoi fratelli possono ora guardare all’avvenire. Un profondo cambiamento reso possibile anche attraverso il sostenitore di “Rougeo”, che si è messo in gioco decidendo di condividere un po’ di cammino insieme a lui attraverso il Sostegno a distanza.

~~~ Elia e il suo sogno La perdita del figlio è il dolore più grande che possa colpire il cuore di una madre. Ma può accadere che da quelle ceneri fiorisca un’opera grande. È la storia di Cecilia e di suo figlio Elia. Elia aveva sin da piccolo manifestato una spiccata sensibilità verso chi si trova in condizioni difficili, esprimendo il suo desiderio di solidarietà in molti differenti modi, anche con l’intenzione di sostenere a distanza un bambino. Quando un aneurisma ha posto fine alla sua vita, a soli 13 anni, è stata la madre a compiere i suoi desideri fondando l’associazione “Il sogno di Elia”, attraverso la quale organizza raccolte fondi da destinare a progetti di solidarietà, ha istituito una borsa studio presso la scuola livornese dove Elia studiava, e propone il Sostegno a distanza con AVSI, attraverso iniziative e sponsorizzazioni. Tra le tante iniziative di sensibilizzazione di cui si è resa partecipe vi è quella del Memorial dedicato ad Elia, un torneo di rugby (sport che amava e praticava) tenutosi anche quest’anno, a Livorno, il 20 maggio. La forte pioggia non ha certo aiutato l’organizzazione, ma in molti hanno partecipato all’evento, tra i quali l’On. Marida Bolognesi, da sempre attiva e interessata alle tematiche del Sostegno a distanza.

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~~~ “Benvenuta nella mia famiglia” La famiglia è una risorsa grandissima per la società e può essere davvero un luogo di accoglienza senza confini. Ne sono testimonianza Luca e Silvia, che pochi giorni fa sono venuti a trovarci presso la sede di AVSI a Cesena per attivare un sostegno a distanza, accompagnati dal loro piccolo Nico. Portando con sé loro figlio, perché fosse partecipe di questa scelta, ne capisse l’importanza, fosse realmente un gesto della famiglia. Racconta Silvia che sin da piccola ha sempre desiderato poter sostenere a distanza un bambino, un suo coetaneo in difficoltà. Un desiderio che ha coltivato in fondo al cuore insieme a quello di formare una famiglia. Realizzato il secondo ha voluto che si compisse anche il primo e Luca si è reso subito disponibile. Credendo profondamente nel grande valore che ha la carità, che coinvolge ogni aspetto della vita, questo sostegno non poteva essere un gesto solo suo, ma della famiglia. E così arrivato in AVSI Nico, occhi sgranati, si è guardato attorno per tutto il tempo per poi fissarli infine sulla foto di Annie, una bimba birmana di qualche anno più grande di lui. Sa che in un paese lontano, in Asia, lei aspetterà sue notizie, che penserà a lui, a mamma Silvia e papà Luca, che si scambieranno foto e lettere. Nico è ancora troppo piccolo per scrivere. Tornato a casa ha fatto un disegno, appoggiandolo sulla lettera che mamma e papà invieranno ad Annie. Un bel disegno, per esprimere la sua gioia, per dirle “Benvenuta nella mia famiglia”.

~~~ Il Maestro Muti e il Ravenna Festival per 30 bambini bisognosi e le loro famiglie Nel luglio scorso Le Vie dell’Amicizia, della Fondazione Ravenna Festival, fece tappa in Kenya, a Nairobi e in quell’occasione i bambini del coro della Little Prince, la scuola della baraccopoli Kibera di Nairobi, sostenuta anche attraverso AVSI, furono

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diretti dal Maestro Riccardo Muti in un concerto memorabile. Quell’indimenticabile esperienza è rimasta nel cuore non solo dei piccoli partecipanti, che inviarono oltre 100 cartoline per ringraziare il Maestro e Cristina Mazzavillani Muti, presidente del Ravenna Festival, della straordinaria occasione datagli, ma anche in quello dei destinatari di tutte quelle letterine. E così il Maestro Muti e il Ravenna Festival hanno deciso di sostenere a distanza 30 bambini dello slum di Kibera e le loro famiglie bisognose, testimoniando che il valore di un incontro grande può permanere, oltre l’emozione iniziale, nel tempo.

~~~ Da famiglia a famiglia, la condivisione attraverso il Sostegno a distanza Il Sostegno a distanza crea legami concreti, si partecipa della vita del bambino sostenuto e della sua famiglia, nelle gioie e nei momenti tristi. Come la famiglia di Giulio, che sosteneva Bire, in Etiopia. La bambina era affetta da una rara forma di tumore e pochi mesi fa si è spenta. Non potendo recarsi in Etiopia per condividere il dolore con la famiglia di Bire, hanno pensato di inviargli un regalo, la somma necessaria per acquistare un carretto con asino. Il trasporto su due ruote è molto diffuso, spesso l’unico possibile, in Etiopia. L’assistente sociale che seguiva da vicino Bire, si è incaricata personalmente di cercare e scegliere con cura l’asino e il carretto. I genitori si sono commossi quando hanno visto arrivare i doni davanti alla porta della loro casa, hanno percepito l’affetto di quegli amici lontani. Il loro gesto è stato importante per i genitori di Bire e per lo staff di AVSI Etiopia, perché ha ricordato che anche nelle situazioni più drammatiche c’è qualcuno che non esita a mettersi in gioco e a donare per il bene dell’altro, che, seppur distante, è vicino di cuore.

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~~~ Sentirsi uno di famiglia con il Sostegno a distanza AVSI sostiene a distanza nel mondo più di 32.000 bambini. Ad ognuno di loro basta davvero poco per sentirsi uno di famiglia. Proprio come raccontano Massimo e Stefania, da tempo sostenitori a distanza con AVSI: “Siamo sempre più persuasi dal fatto che davvero basta poco per fare felice e aiutare una giovane amica, Rose, Myanmar, nelle sue esigenze quotidiane, che servono a rendere la sua vita più dignitosa e serena. Apprendere che Rose ha terminato i suoi studi e che è in attesa di cominciare il suo percorso universitario ci riempie il cuore di gioia. Siamo onorati di partecipare in questo momento della vita alla sua crescita”. La storia di Rose è una storia a lieto fine grazie all’aiuto ricevuto da amici che, seppure lontani, l’hanno fatta sentire una di famiglia. Diventa anche tu sostenitore a distanza! C’è un bambino che aspetta di far parte della tua famiglia!

~~~ Viaggio in Argentina per conoscere Julieta Belen Quando Stefano e Ileana hanno deciso di sostenere una bambina a distanza non hanno avuto dubbi sul Paese: Argentina! Ileana infatti è di origine argentine e quindi la scelta non poteva che ricadere su quella terra. Così a febbraio inizia il sostegno a Julieta Belen e subito è grande il desiderio di andarla a conoscere di persona. Tutta la famiglia si coinvolge in questa nuova avventura e così Stefano e Ileana partono alla volta di Buenos Aires accompagnati dai loro due figli. Di questo emozionante incontro ci racconta Julieta Nancy, responsabile dell’accompagnamento familiare all’interno dell’Opera educativa Mario Pantaleo dove Julieta Belen studia.

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Vi scrivo per raccontarvi della visita che abbiamo ricevuto lo scorso marzo presso la nostra sede di lavoro, dove opera l’accompagnamento famigliare e scolastico del nostro programma di Sostegno a distanza e il Centro Educativo La Huella, al quale partecipano i bambini e i giovani del programma. Vorrei raccontarvi che Julieta ha iniziato a ricevere il Sostegno a distanza in febbraio, e in marzo siamo venuti a sapere che il suo sostenitore Stefano e sua moglie Ileana sarebbero venuti in Argentina per conoscerla. Conosciamo Julieta da tempo perché frequentava le attività del nostro Centro Educativo e quando le abbiamo dato la notizia ne è rimasta molto contenta, così come sua madre. Stefano e Ileana sono venuti con i loro due bambini, e Julieta è stata accompagnata dalla mamma e dai nonni. Abbiamo trascorso un pomeriggio davvero bello perché abbiamo potuto parlare molto e i padrini hanno potuto conoscere un altro aspetto della realtà di Julieta. Julieta ha portato in dono ai suoi padrini dei disegni realizzati da lei e dalla madre nel corso di disegno svoltosi in una giornata di attività per le famiglie, e ha mostrato i suoi quaderni e foto di casa sua, dei suoi parenti e del suo quartiere. Dal canto suo, la nonna di Julieta ha portato a Ileana un regalo fatto in casa, un centrino come quelli che lei confeziona tutti gli anni per decorare il mausoleo del Padre Mario. Poi abbiamo visitato tutti insieme le diverse zone della Fondazione, soprattutto il Mausoleo del Padre Mario Pantaleo, la scuola, l’asilo e il policlinico affinché la famiglia di Stefano potesse conoscere più a fondo la nostra vita a González Catán. Mi piacerebbe ringraziare Stefano, Ileana e i loro figli per essere venuti a conoscere Julieta e a condividere con noi un pranzo: è stato davvero gratificante perché si sono impegnati nella proposta del programma del Sostegno a distanza ben oltre il sostegno economico, e hanno saputo aprire il loro cuore a Julieta in un coraggioso gesto d’amore e di aiuto verso i più bisognosi. Grazie a nome di tutti coloro che fanno parte di questo progetto, a presto! De Brasi Julieta Nancy

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~~~ Gratuitamente ho ricevuto, gratuitamente dono! Quando si lancia un sasso nell’acqua le onde concentriche che si formano via via si allargano sempre più. È un’esperienza semplice e immediata da fare. La stessa cosa accade quando nell’avvicinarsi al prossimo per aiutarlo nei suoi bisogni più concreti e materiali lo si accoglie, si tiene presente innanzitutto che è un uomo, portatore di desideri e bisogni profondi. L’aiuto avrà certamente effetto sul diretto interessato, ma pian piano quell’esperienza si allargherà abbracciando la famiglia, gli amici, la comunità… È l’effetto del metodo con cui AVSI opera, anche nel Sostegno a distanza. Raccontando un anno di Sostegno a distanza, Alba Gianferrari, responsabile del SAD per AVSI in Nigeria, fa emergere con chiarezza quali frutti possano così essere raccolti. Come per Kehinde Whafonde, che ha potuto frequentare la scuola grazie al Sostegno a distanza. Impegnandosi è anche divenuta la migliore della classe e ogni pomeriggio con suo fratello si trova con un gruppetto di bambini delle classi inferiori per aiutarli nei compiti. Di fronte alla domanda posta da Alba, “perché lo fai?”, non sa rispondere. Ma sorride allargando le braccia, come a dire gratuitamente ho ricevuto, gratuitamente dono. O ancora racconta dei frequenti scontri verificatisi nel 2011 nella provincia di Ikorodu, quando le scuole sostenute tramite AVSI sono state costrette alla chiusura più volte. Nonostante i momenti difficili, i clan in contrasto che giravano armati pronti a vendicarsi contro chiunque incontrassero sul loro cammino non hanno mai attaccato o realizzato atti vandalici contro queste scuole. Questo perché hanno visto, riconosciuto e apprezzato il lavoro che AVSI svolge lì. Tanti piccoli esempi, spiega Alba, di come uno sguardo nuovo stia penetrando nella vita di chi è coinvolto direttamente o meno dal SAD: “terminata la scuola, i bambini recitano tutti insieme nel cortile la preghiera. Ci sono bambini cristiani, musulmani, animisti ma il gesto di pregare è un punto di unione dove percepiscono la positività della loro vita e di quella dei compagni”.

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Questo è possibile perché a monte vi è una proposta chiara e profondamente umana. Come afferma Barbara Pepoli, rappresentante AVSI per la Nigeria: “il contenuto della nostra proposta educativa è che il bambino non è un recipiente da riempire con quello che l’insegnante sa, ma è tirare fuori le sue capacità, aiutarlo a scoprire il significato di tutta la realtà e insieme seguirla. Per questo si punta molto sui corsi di formazione professionale ed educativa degli insegnanti, e a questo livello la famiglia del bambino –di qualunque appartenenza essa sia- non fa nessuna obiezione, vogliono il bene dei loro figli, hanno lo stesso desiderio di conoscere”.

~~~ Un viaggio in Albania, alla scoperta di Horge Tornata da poco dal viaggio in Albania per conoscere Horge, il bimbo che sostiene e la realtà in cui vive, Maria è ancora emozionata per l’incontro e ha voluto condividerlo con noi attraverso questa sua testimonianza. Ho ricevuto una splendida accoglienza da parte degli organizzatori, Emira e Luis. Entrambi mi sono venuti a prendere in aeroporto, dopo di che mi hanno fatto conoscere due grossi centri di accoglienza, uno a Tirana l’altro a Beltoie, un villaggio poverissimo a 30 km da Tirana, nel quale ho potuto apprezzare l’entusiasmo e la generosità di suor Eva e di Violetta che mandano avanti una scuola materna ed elementare in ambienti molto puliti e decorosi, regalando ore di serenità a molti bambini ai quali preparano anche il vitto. Luis, un generoso organizzatore argentino, mi aveva perfino offerto di stare a casa sua, insieme a sua moglie e alle sue tre vivacissime figlie e si è preoccupato, inoltre, di organizzare i miei 4 giorni di permanenza a Tirana, insieme alla sua collega Mira, responsabile dell’organizzazione SHIS, partner locale di AVSI. Insieme siamo andati a far visita a Horge che, orfano di entrambi i genitori, vive con la nonna. Io ero un po’ emozionata e inoltre temevo di invadere l’intimità di una famiglia molto semplice. Per fortuna Mira ha saputo, abilmente, metterci a proprio agio ed io ho potuto conoscere Horghe un vivace bambino di 11 anni, per niente imbarazzato, che per prima

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cosa, mi ha mostrato la fotografia della mamma morta; in quel momento ho a stento trattenuto le lacrime... Sono poi passata a mostrargli i piccoli doni che avevo preparato per lui, godendo così di una bellissima scena: lo stupore e la gioia grande di un bambino che sembrava entrato nel paese dei balocchi, cosa che, purtroppo, non si vede quasi più nel nostro paese. Dopo le foto ed il tè ci siamo lasciati, felici di esserci conosciuti, ed io mi ripropongo di tornare per gioire della compagnia di Horge. Grata per questa bellissima esperienza, Maria

~~~ Dalla Palestina la storia di Lourdes

“Sono già passati quattro anni da quando ho conosciuto Lourdes, mi trovavo dalla segretaria della scuola femminile, quando una bambina si presenta alla porta e chiede se qualcuno avesse portato la sua merenda. Purtroppo nessuno aveva portato nulla, e lei era rimasta senza la merendina. Si era seduta da sola in un angolo, così mi avvicino e le chiedo se non ha dei soldini con lei per comprare almeno un panino dal negozietto interno della scuola, ma lei non mi risponde… è troppo chiusa per parlare con persone che non conosce. Torno dalla segretaria, e mi racconta che la mamma è molto malata e il padre lavoricchia come falegname, insomma una situazione molto difficile da affrontare. Fortunatamente le compagne di classe si sono accorte che Lourdes non stava mangiando nulla, così alcune hanno diviso il loro panino a metà! La generosità delle bambine mi ha particolarmente stupito e così ho deciso di informarmi bene sulla situazione economica della famiglia. Mamma Sumaya ha affrontato con coraggio una brutta malattia, ma ora deve superare e combattere le conseguenze, la chemioterapia l’ha trasformata, spesso non ha neppure la forza di reggersi in piedi, ma ogni mattina sveglia la sua bimba, le prepara il panino per la scuola e la colazione, ma non appena Lourdes esce di casa, si reca a letto, stanca e priva di forze. Issa lavora come falegname, ma il lavoro è davvero molto scarso e le giornate le passa spesso ad attendere qualche richiesta da parte di vecchi clienti…. Ci sono giornate in cui non è neppure in grado di acquistare il pane da mettere in tavola, figuriamoci come può acquistare le medicine per Sumaya…

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Oramai pieni di debiti, Issa non pagava la scuola e con grandissima difficoltà riusciva a dare qualche soldino alla bambina per potersi comprare “qualcosa di dolce” durante l’intervallo. Non appena raccolgo tutti i dati che mi servono, invio la scheda all’ufficio AVSI, e dopo poco mi viene confermato l’ingresso di Lourdes nel Sostegno a distanza. Grazie a chi ha preso in sostegno la piccola Lourdes, tutto il debito contratto con la scuola è stato cancellato, a volte viene offerta la merenda alla bambina, quando ci accorgiamo che non ha nulla da mangiare, e se necessario la scuola le passa anche i libri per poter studiare” Questa è solo una delle tante storie che Giovanna Specchio, coordinatrice SAD delle scuole francescane di Terra Sancta di Betlemme, può raccontarci. Storie tutte diverse ma che testimoniano, ognuna, quanta speranza è in grado di portare una semplice decisione: quella di sostenere a distanza.

~~~ Viaggio in Birmania: quando la vita riprende coscienza del proprio valore La Birmania è meta di viaggi affascinanti: il paese delle mille pagode, isole e spiagge meravigliose, i monasteri e la loro profonda spiritualità. Sono tanti i motivi per cui programmare un viaggio in questo paese. E certamente sono alcuni dei motivi che hanno spinto un gruppo di amici a scegliere questa terra, inserendo però, nell’itinerario, una tappa particolare: pur non sostenendo un bambino in Birmania (sostengono infatti un bimbo in Medio Oriente), hanno deciso di fermarsi a visitare l’orfanotrofio di Taunggyi. Nel loro racconto emerge la commozione e lo stupore dell’incontro con i bambini e di come la condivisione di una parte del cammino possa far fiorire rapporti in cui rinasce la speranza. “Siamo tre famiglie di Bergamo ed una coppia di Varese e durante le ultime vacanze di Natale siamo stati in Myanmar per turismo, ma soprattutto con l’obiettivo di incontrare alcuni amici, in particolare Padre John, ora parroco a Mandalay, Liza May Thet Thetoo, collaboratrice AVSI per Thailandia e Myanmar, Nang Swe Swe Aye, coordinatrice AVSI per Myanmar, oltre ad altri che per varie vicende abbiamo conosciuto in Italia. Liza ci ha organizzato e seguito nel viaggio e ci ha proposto anche la visita

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di un collegio per bambini e bambine vicino a Taunggyi, seguito da AVSI e dove sono ospitati circa 75 ragazzi. L’incontro è stato particolarmente significativo e commovente ed ha reso evidente come gli educatori/educatrici locali abbiano ormai acquisito e trasmesso ai bambini una grande passione per l’educazione e l’amore per la bellezza. Ci hanno fatto vedere dove studiano, dove imparano a disegnare, dove mangiano e dormono; abbiamo visto la porcilaia, il luogo all’aperto dove i bambini si lavano, la biblioteca, il dispensario. Era il nostro secondo giorno in Myanmar e siamo stati colpiti dalla mancanza di materassi sui letti e di un frigorifero. Liza ci ha sorriso e ci ha spiegato come sia molto più importante avere aiuti per supportare l’educazione dei bambini (quaderni, libri, attrezzature scolastiche…) e la loro salute. Non abbiamo capito subito il messaggio, ma è stato necessario qualche altro giorno per osservare come vive la grande maggioranza dei birmani e quanto sia grande anche in Myanmar l’emergenza educativa, culturale, su cui AVSI sta puntando. Siamo stati accolti con festa e curiosità, ci hanno preparato una cena che è stata di qualità e quantità almeno pari a quelle che abbiamo gustato nei migliori ristoranti in Myanmar, abbiamo assistito ad uno spettacolo a cui hanno partecipato tutti i bambini, con varie forme di danza, rappresentazione teatrale e musica, espresse con grande intensità, ordine, bellezza ed in una lingua inglese che vorremmo tanto fosse conosciuta a questo livello dai nostri bambini in Italia. Attraverso la rappresentazione teatrale uno di questi bambini ci ha anche raccontato il dramma della sua vita, ceduto dalla mamma indigente ad una banda di trafficanti, poi riscattato dagli educatori AVSI ed ora capace con grande sensibilità di raccontare la sua storia e l’incontro con AVSI che gli ha salvato la vita. Impossibile non essere commossi di fronte allo spettacolo della vita che riprende e che diventa cosciente del proprio valore. Viene spontaneo ringraziare Dio perché voi esistete e create rapporti in cui rinasce la speranza”.

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~~~ Dal sostegno a distanza una favola per Maria Il cuore sa trovare strade molto speciali per amare. Particolarissima quella trovata da Arrigo, che decide di iniziare un sostegno a distanza e così conosce Maria, una bimba rwandese di tre anni. Lettera dopo lettera, l’assistente sociale che la segue racconta la storia di Maria, comune purtroppo a tanti bambini del Rwanda: il genocidio, la perdita della madre… Arrigo pensa di inviarle un regalo, qualcosa di speciale per lei che possa farla sentire meno sola, ma cosa prendere per questa bimba così piccina? Gli viene un’idea: “Ho sempre avuto davanti a me gli occhi attenti e felici di un bimbo mentre gli viene raccontata una favola”, e così inizia a pensare: “una favola per Maria, la sua favola…nell’inviarla a Maria in Rwanda, mi sono immaginato i suoi occhioni spalancati e felici mentre la sfogliava”. La storia è bella e semplice, proprio come quelle che tanto piacciono ai bambini: Maria vive in un paese lontano e bello che viene però provato da una crudele guerra interna, dove perde il suo affetto più caro. Ma dall’Italia giunge una sorpresa, un’orsetta con un gonnellino rosso e un panda che durante la notte prendono vita e l’accompagnano in un meraviglioso viaggio. Pronta l’idea Arrigo affida la storia alla brava illustratrice Federica Castagnoli che la racconta e riempie di colori e immagini le pagine. Il risultato è stupendo. Insieme a due peluches, un’orsetta con il gonnellino rosso e un panda, proprio come nella favola, spedisce il tutto in Rwanda. La felicità di Maria è stata grandissima e continua a mostrare a tutti i suoi due nuovi compagni e la bella storia che parla di lei. Davvero un regalo unico e speciale!

~~~ La distanza non importa se l’orizzonte è grande La distanza non importa se l’orizzonte è grande. Così il Brasile non dista molto per i bambini della scuola elementare di Buccinasco, un piccolo comune del milanese. Una storia, la loro, che merita veramente di esser raccontata.

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Il primo passo fu fatto in prima elementare, a Natale, con la proposta da parte di Stefania e Liliana, le maestre, di iniziare un’amicizia molto speciale, volta ad aiutare un bimbo in difficoltà. Un’amicizia che partisse da loro, in prima persona: “la proposta è stata fatta direttamente ai bambini: non erano i genitori a tassarsi ma loro a sacrificare piccoli regali o mance. Il motivo è semplice: che loro si accorgessero di appartenere ad un mondo di cui possono essere protagonisti, un mondo non sempre roseo ma di cui possono cambiare un pezzetto”. L’incontro è con Alex, brasiliano, di Belo Horizonte, poco più piccolo di loro. Una storia triste di abbandono e violenza, accolta dai bambini con grande affetto. Scrutando le sue foto, un appuntamento molto atteso, si accorgevano di ogni piccolo cambiamento, alla ricerca di segni che testimoniassero quella particolare amicizia (“vedi maestra, qui è meno triste dell’altra foto, forse perché ha ricevuto i nostri regali!”). Ai bambini non mancano semplicità e speranza: con la collaborazione dei loro genitori, per ben tre anni organizzano un mercatino di vendita dei loro giochi usati, per poter sostenere Alex e inviargli anche qualche regalo extra. Quando le notizie sulla situazione di Alex iniziano ad essere più allarmanti preparano anche una preghiera particolare per Natale, affinché potesse essere adottato, trovare una famiglia che lo accogliesse e organizzano un collegamento skype per poterlo salutare ed incoraggiare. Quale la sorpresa quando, durante il video collegamento, Alex annuncia che sarebbe venuto in Italia perché era stato finalmente adottato, e successivamente, sorpresa ancor più grande, li va anche a trovare! Unanimi i pensieri e le parole dei piccoli protagonisti: un miracolo. Trovarsi davanti quell’amico così lontano ha certamente fatto capire a tutti (più ai grandi che non ai piccoli, che già l’avevano intuito…) che non si sostiene un sogno, qualcosa di incerto e fumoso, ma una persona, un bambino. Conclusosi il sostegno di Alex un nuovo bambino fa capolino: Murillo. Dopo l’iniziale titubanza (“andiamo in quinta…non saremo più insieme alle medie e dobbiamo abbandonarlo subito”) hanno trovato subito le ragioni per un nuovo abbraccio, portato in Brasile da un disegno fatto per il loro nuovo amico: una mongolfiera con dentro tutti i loro nomi.

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Straordinaria la spiegazione: “Noi tutti aiutiamo Murillo a crescere, ad andare in alto come la mongolfiera, siamo la sua energia; però abbiamo messo anche lui tra di noi perché abbiamo imparato che se uno non si impegna, lui personalmente, non arriverà mai ad esser felice. L’arcobaleno rappresenta la felicità”. E per far sì che il passaggio alle medie non segni l’interruzione di questo nuovo rapporto ancora una volta s’ingegnano: un calendario per il 2013 sulla loro esperienza di sostegno a distanza, realizzato nell’ambito di un concorso sulla pace. Il calendario è in vendita e con il ricavato continueranno a sostenere Murillo. Lo slancio, l’orizzonte così grande di questi piccoli protagonisti e degli adulti che li stanno accompagnando in questo cammino è accompagnato dall’affetto, l’attenzione e l’accoglienza che le educatrici di Murillo hanno per lui e per i suoi piccoli compagni di asilo a Belo Horizonte. Educare all’attenzione verso il prossimo, all’amore, alla speranza in contesti così violenti e poveri non è facile. È questo che fa dire a Stefania: “L’esperienza del sostegno a distanza è davvero geniale, uno strumento educativo fondamentale, va oltre il pur importante aiuto economico perché i bimbi fanno esperienza concreta di uno sguardo di misericordia su di loro, di esser pensati da un Altro, di esser amati”.

~~~ Un viaggio in Uganda per incontrare i bambini e i ragazzi sostenuti a distanza Il viaggio per incontrare il bambino sostenuto è una grande avventura. I racconti dei sostenitori che hanno fatto questa esperienza hanno tutti lo stesso fil rouge: stupore ed emozione. La realtà che si incontra supera ogni immaginazione e riesce a stupire ed emozionare, sempre. Ecco la testimonianza di Anna e Pietro, che assieme ad un gruppo di amici, hanno fatto un viaggio in Uganda, per andare a trovare i bambini e i ragazzi che sostengono a distanza con AVSI. Dopo quasi 3 anni dal mio ultimo viaggio in Uganda, finalmente lo scorso 3 marzo con Alice, Elena, Laura M., Laura P., Mirella, Piero, Elena ed Andrea, parto da Milano Malpensa per tornare a Kampala. Questo viaggio è nato dal mio desiderio, condiviso dai miei compagni di viaggio e da altri amici, di tornare a trovare i bambini adottati con il sostegno a distanza di AVSI. Tanti amici, anche se non presenti fisicamente, hanno partecipato a questo viaggio, consegnandoci letterine e regali per i bambini che avremmo incontrato, sia quelli

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del sostegno, sia quelli della Welcoming House, la casa di accoglienza di Rose. Il primo incontro è con Alex, un ragazzo sostenuto da una coppia di amici, Laura e Luigi. Alex studia a Kampala, presso il COWA Vocational Trading Center. In questa scuola i ragazzi imparano un mestiere, ci sono corsi di informatica, di falegnameria, corsi per diventare muratori e carpentieri. La direttrice, signora Betty, ci dice che Alex sta frequentando la scuola con ottimi risultati e ci mostra con orgoglio la sua pagella. Questa scuola è una possibilità per responsabilizzare e valorizzare i ragazzi, che altrimenti, come capita ai loro padri, si trastullerebbero sotto l’albero dello Jaka fruit a bere Nile Special (la tipica birra ugandese). La signora Betty ci accompagna a vedere i laboratori e, mostrandoci i vari lavori in corso ci dice, con orgoglio, che tutte le porte, le finestre, i banchi e gli arredi della Luigi Giussani High School sono stati fabbricati presso il Centro COWA. E il nostro tour prosegue proprio verso la Luigi Giussani HighSchool, inaugurata il 3 febbraio 2012. Ci accompagnano a fare il giro della scuola Mauro e Giulia, che lavorano per AVSI. Qui dovremmo incontrare Akello, la ragazza che io ed alcuni amici e colleghi sosteniamo da circa due anni. La cerchiamo nella sua aula, ma la direttrice ci dice che non è venuta a scuola. Sono un po’ triste, perché desideravo molto incontrarla e darle il regalo che abbiamo portato dall’Italia espressamente per lei. Giulia e Marco mi dicono di non preoccuparmi e che faranno di tutto per farmela incontrare. E infatti sarà così, cinque giorni dopo, in un emozionante incontro al Meeting Point di Kireka, Kampala. Mauro e la Direttrice ci fanno visitare alcune aule, durante la lezione: i ragazzi sono circa 50 per ogni classe e sono tutti vestiti con camicia bianca e maglione rosso con il logo della scuola, perché nelle scuole ugandesi vige la tradizione anglosassone delle divise scolastiche. Sono molto belli questi ragazzi vestiti così, mi ricordano il colore rosso della terra ugandese. In una classe il professore, molto giovane ed elegante, per ringraziarci della nostra visita, fa intonare un canto ai ragazzi: mi colpisce come riescano a cantare assieme e a tenere la tonalità, pur rimanendo seduti al proprio posto! Mentre ci dirigiamo verso l’uscita, Mauro ci spiega che quasi tutti i professori della L.G.H.S. hanno frequentato il P.C.E. (The Permanent Centre for Education), nato nel 2009 dal desiderio di Rose, Clara ed altri educatori, di avere un luogo dove il lavoro

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dei giovani professori possa essere accompagnato e possa prendere forza e certezza, dove il rapporto educativo sia centrato sulla valorizzazione della persona, perché ciascuno possa fare emergere il proprio talento. Il P.C.E. si colloca nella società ugandese come una novità assoluta rispetto alla tradizione scolastica africana, nella quale i ragazzi sono costretti ad imparare tutto a memoria, non viene mai fatto l’appello, anche perché con classi composte da oltre 100/120 allievi diventerebbe complesso, non è consentito agli studenti fare domande in classe, il maestro, per esercitare il proprio potere, molto spesso percuote gli allievi, per cui molti poi, per paura, rinunciano ad andare a scuola. Invece alla L.G.H.S. tutto ciò non succede: le classi non superano i 50 allievi e gli insegnanti fanno l’appello, perché ogni persona ha il proprio valore umano. Ci sarebbero ancora tante cose da raccontare , ma vorrei concludere ringraziando tutti gli amici che ci hanno accolto a Kampala, Marco, Giulia, Mauro, Corrado, Rose e Clara,Manolita e Stefano, le Suore Domenicane di Kakumiro, Veronica e David a Fort Portal, tutti i bambini della Welcoming House e tutti i ragazzi del sostegno a distanza che abbiamo incontrato, tutti gli amici che mi hanno accompagnato in questo viaggio: grazie ad ognuno per lo sguardo che hanno nei miei confronti e per la possibilità di bene che ho sperimentato sulla mia vita attraverso la loro amicizia”. Anna “Agli inizi di marzo ho partecipato ad un viaggio in Uganda, invitato da una amica, per andare a trovare i bambini che lei ed altre persone, alcune delle quali partecipavano al viaggio, stanno sostenendo con AVSI. Anch’io con amici sto sostenendo un bambino ma ho sempre fatto questo gesto con noncuranza, senza interessarmi più di tanto. Arrivato in Uganda ho potuto rendermi conto della cura che gli amici di AVSI pongono a ciascun bambino, il modo in cui viene seguito nel suo cammino, l’accoglienza che si allarga alla sua famiglia, la preoccupazione per ognuno di loro senza trascurare i rapporti epistolari tra il bambino ed i suoi sostenitori, il tutto documentato negli archivi tenuti a Kampala. L’emozione mia (e della mia famiglia che viaggiava con me) al momento dell’incontro dei miei compagni di viaggio con i bambini da loro “adottati”, le informazioni che i vari direttori scolastici fornivano sui progressi dei ragazzi (o ragazze), il coinvolgimento dei diversi responsabili AVSI in tutto ciò…Insomma una cosa che non si può immaginare: un incontro che ti cambia la vita. Non puoi più essere come prima” Pietro

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~~~ Sostegno a distanza: quando i bambini tendono le mani I bambini sanno esser capaci di grandi slanci, di scelte profondamente solidali e caritatevoli quando vengono educati, accompagnati ad aprire il loro orizzonte al mondo. C’è chi decide per il suo undicesimo compleanno di fare la consueta festa ma al posto dei regali proporre liberi contributi per sostenere a distanza una bambina, Isabella. O chi propone un regalo di classe alternativo per la propria maestra, per salutarla a fine anno: una somma da destinare al bambino che sanno lei sostiene in Perù. O chi ancora decide di “invitare a pranzo” per la festa della Prima Comunione una bimba, coetanea, che abita in un altro paese, lontano e molto più povero del proprio. È l’idea di un gruppo di bambini, un’iniziativa originale per cui ogni famiglia ha ricevuto una busta recante la scritta “Invita a pranzo Peninha” e l’ha restituita il giorno della Prima Comunione con la cifra che avrebbe speso se davvero avesse invitato la bimba al pranzo della festa: e così ora Peninha può contare sul sostegno di tantissimi amici. Tante le testimonianze che raccogliamo, sono semplici e bellissime, a volte stupiscono per la creatività: a tutti questi nostri piccoli sostenitori un grandissimo grazie!

~~~ Dal Kenya un’amicizia che fa la differenza! Quelle di Brandan e Austin sono due storie a lieto fine, due delle tante storie di speranza che lo staff del Sostegno a distanza di AVSI Kenya è felice di raccontare. Brandan aveva un problema alla mandibola che gli impediva di muoverla correttamente. Era il ricordo lasciatogli dal grave incidente in cui perse entrambi i genitori: ferite gravi alla mandibola e ad una costola. Anche poter mangiare piccoli bocconi era per

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lui un’azione complessa e imbarazzante. Grazie al contributo dei suoi sostenitori ha potuto affrontare un delicato intervento: nella lettera piena di gratitudine scritta alla famiglia che lo sostiene, racconta la gioia di poter godere senza problemi della compagnia dei suoi amici durante il pranzo a scuola! La riabilitazione sarà lunga e le partite a pallone sono ancora lontane ma Brandarn saluta e sorride felice dalla foto che ha deciso di inviare a questi amici lontani che hanno reso possibile un piccolo miracolo. Anche per Austin l’amicizia di un sostenitore ha fatto la differenza. Nelle lettere che scrive al suo amico lontano racconta di sé, della sua difficoltà a vedere: è infatti quasi cieco. E questo amico prende veramente a cuore la storia di Austin e il suo dolore, tanto da inviare le somme necessarie per rendere possibile l’intervento alla cornea di entrambi gli occhi, insieme ad altri regali che gli tengano compagnia nel lungo periodo di convalescenza che dovrà affrontare. Certamente un regalo quanto mai insperato quello di poter tornare di nuovo a vedere, ma forse la sorpresa più grande è stata la telefonata del suo sostenitore (ben organizzata con Antonino Masuri, che segue i rapporti con i sostenitori nel progetto SAD in Kenya) subito dopo l’operazione!

~~~ La storia di speranza di Shahed a Betlemme A Betlemme sorge una scuola molto speciale: l’Istituto Effetà Paolo IV, che ha come obiettivo la rieducazione audio-fonetica di bambini sordi, una patologia molto frequente in questa regione. Suor Piera, direttrice dell’Istituto, ci racconta la storia di Shahed, una bimba che grazie al Sostegno a distanza di AVSI ha potuto frequentare questa scuola e la cui vita è cambiata radicalmente. Villaggio di Wadi Rahal periferia di Betlemme, piccolo paese arroccato sulle colline coltivate ad olivi con poche case di agricoltori e manovali giornalieri. La vita è un po’ dura per tutti, soprattutto per la famiglia Ziad: sei figli di cui due figlie con problemi di sordità. Il padre, debole sul piano fisico, è disoccupato; la madre, sofferente di depressione, si occupa come può dell’educazione e della crescita dei figli. La quarta figlia Isra’a, nasce con problemi di sordità medio grave (frequenta la scuo-

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la Effetà dall’età di tre anni) e subito si aggiungono i problemi di diabete con conseguenze gravose sull’economia familiare già provata. Per la famiglia è tutto un accavallarsi di situazioni problematiche. Nel 2005 arriva Shahed, bellissima, ma si scopre subito che non sente: la madre entra in una situazione depressiva che la porta a essere ricoverata all’ospedale mentale. Il problema più rilevante è come affrontare la rieducazione con tutte le spese di trasporto, acquisto di protesi acustiche e frequenza scolastica. La direzione della scuola aiuta, incoraggia la madre sul piano psicologico. Il padre rifiuta la bimba dicendo che crescerà così, senza istruzione… Nonostante le resistenze dei genitori la scuola propone la frequenza dicendo che ci sono degli amici che, con il Sostegno a distanza di AVSI, si impegnano a coprire le spese della scolarità. La madre accetta, i progressi di Shahed sono notevoli: risponde, collabora con la logopedista, con le educatrici, si rivela molto intuitiva. Rapidamente acquista la capacità di comunicare, di parlare, con grande soddisfazione e gioia dei genitori. Ora Shahed frequenta la prima elementare; è felice, ha molti interessi e viene a scuola serena accompagnata dalla sorella. Il cammino è ancora lungo…. ma la forza della vita ha vinto sulla povertà dove la persona può vivere con dignità. Suor Piera Attraverso il Sostegno a distanza tanti bambini nati sordi possono frequentare la scuola, usufruire di cure specializzate quali le terapie logopedistiche e ottenere protesi acustiche; possibilità e cure diversamente impensabili stante il loro alto costo. Tuttavia non è il recupero audio-fonetico il più grande risultato che questi bimbi ottengono ma è l’essere accettati dalla propria famiglia, l’integrazione nella comunità e quindi la possibilità di una vita più degna, come la storia di Shahed testimonia.

~~~ La storia di David, ex bambino soldato. David oggi ha 23 anni. Ha potuto studiare, trovare un lavoro, sposarsi ed avere un bambino. Ha potuto ritrovare una dimensione umana, degna,

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riuscendo a reinserirsi nella società, grazie ad un incontro che lo ha accompagnato nel lungo cammino di riabilitazione da un passato violento: quello di bambino soldato. David ha infatti vissuto in primo piano le atrocità perpetrate dal Lord’s Resistence Army, che per oltre vent’anni hanno segnato il confine tra Uganda e Sudan. La sua famiglia fu annientata, lui fu catturato e portato a vivere con i ribelli nella foresta per tre anni. Tre anni di marce forzate notturne, violenze, distruzione e sangue da cui riuscì fortunatamente a fuggire durante uno scontro a fuoco con i soldati governativi. A lungo il passato lo ha stretto in un ricordo doloroso quotidiano: in ogni autorità vedeva i suoi carcerieri, anche andare a scuola e confrontarsi con i professori era un richiamo a quell’incubo che lo aveva così profondamente segnato. Ma l’affetto e l’amicizia lasciano sempre un segno, anche quando non sembra esservi alcuna speranza. Affetto da sieropositività a David fu indicato il Meeting Point di Kitgum, dove avrebbe potuto trovare un aiuto concreto. Vi trovò degli amici, lo staff di AVSI e il sostegno a distanza. Grazie a loro David ha potuto avere supporto medico e psicologico, e con l’aiuto di una famiglia “a distanza” scegliere una scuola professionale che gli permettesse di reinserirsi nella società e salvarsi. Ritornare ad una vita normale è la cosa più eccezionale che possa capitare a chi ha subito traumi di questo tipo, un’occasione che con tutta probabilità non avrebbe mai avuto senza l’aiuto di chi gli ha permesso di curarsi, studiare e imparare un mestiere. Ora David vive del suo lavoro e mantiene la sua famiglia. E soprattutto può guardare con speranza gli occhi di suo figlio.

~~~ Dal Kazakhstan la grande storia di Genia Fioriscono buone notizie in Kazakhstan: Evgenia finalmente potrà andare a scuola! Genia, così la chiamano affettuosamente gli amici, ha 15 anni e non ha potuto studiare come i suoi coetanei. Nata in un piccolo villaggio, divenuta sorda quando era ancora piccola, Genia è stata infatti allontanata dalla scuola poco tempo dopo averla iniziata perché “disturbava” e

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non è mai stata presa in considerazione alcuna alternativa. Così si è ritrovata a passare tutto il suo tempo in casa, in una difficile situazione sia materiale che sociale: l’impenetrabile silenzio in cui la bimba viveva era considerato un ostacolo insormontabile, davanti al quale si erano arresi scuola, servizi sociali e la stessa famiglia. L’incontro della madre di Genia con gli amici di Masp, partner locale di AVSI, e con Giulia e Lena, che si occupano del Sostegno a distanza in Kazakhstan, le ha fatto pian piano prendere coscienza del valore della figlia e della sua vita, pur nella oggettiva difficoltà in cui si trovava a vivere. Entrambi i genitori hanno iniziato a maturare una coscienza diversa che li ha portati ad impegnarsi per la loro bambina, a cercare un lavoro, ad abbandonare l’alcolismo. E con l’aiuto di Giulia e degli amici di Masp hanno iniziato a combattere una lunga battaglia, durata oltre tre anni, per veder riconosciuta prima l’indennità di invalidità e ottenere poi l’ammissione ad una scuola speciale. Da quest’anno Genia frequenta la scuola per bambini affetti da sordità di Taldekurgan ed è felice. Talmente tanto che durante le vacanze di Natale ha aspettato con impazienza di poter tornare sui banchi di scuola. L’ambiente scolastico le è favorevole, ha nuovi amici, s’impegna molto, prende ottimi voti e…ha anche imparato a cantare!

~~~ La storia Mukangarambe, una donna intraprendente che ha saputo risollevarsi e guardare avanti Le donne sanno essere protagoniste a qualsiasi latitudine e in qualsiasi situazione. Come Mukangarambe, una madre che, a seguito della morte del marito, si trovò sola con le due figlie a vivere in una situazione di grave povertà e malattia. Non possedevano nulla, la stessa abitazione era stata data loro in prestito, per qualche tempo, da alcuni vicini. Sopravvivevano per lo più della carità dei compaesani. Quando le condizioni di salute della figlia più piccola, Marie Louise, degenerarono a tal punto da rendere necessario il ricovero, Mukangarambe tentò il tutto per curarla ma alla fine si dovette rassegnare ad aspettarne la morte. Come ultima speranza qualche amico le suggerì di rivolgersi agli uffici di AVSI: la situazione era

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disperata, un tentativo non costava nulla. Lo staff di AVSI intervenne innanzitutto inserendo madre e figlie nel programma di recupero nutrizionale e di assistenza sanitaria e successivamente, attraverso il Sostegno a distanza, portò Marie Louise sui banchi di scuola. I primi passi su una nuova strada erano stati fatti, ma la grande svolta per Mukangarambe avviene quando gli amici di AVSI Kamonyi le propongono di scommettere su se stessa e tentare di avviare un’attività generatrice di reddito, frequentando uno dei corsi che AVSI organizza attraverso il programma di Sostegno a distanza. Studia i primi elementi di contabilità e finanza, le tecniche di vendita, ottiene il budget necessario per iniziare… e così parte la rivendita di olio per lampade e pesce essiccato. Come spesso accade, quando la speranza fa capolino, un mondo intero comincia a muoversi e Mukangarambe, ha davvero colto al volo la possibilità di far rinascere la sua famiglia. Dedicandosi con passione a questa nuova attività decide in breve di ampliarla osservando le richieste del mercato e aggiungendo altri generi al suo dettaglio: cereali, cassava e pomodori. Attraverso il programma di supporto all’avviamento di attività generatrici di reddito di AVSI, e grazie alla sua innegabile capacità imprenditoriale unita ad una grande volontà, Mukangarambe alla fine si è trovata a gestire un vero e proprio commercio. Che è stata capace anche di differenziare: oltre alla rivendita di alimenti ha iniziato un piccolo allevamento di pecore e capre e ha acquistato un terreno boschivo per avviare un’attività di rivendita di legna da ardere, dal produttore al consumatore, senza intermediari. E così la sua avventura continua… In bocca al lupo Mukangarambe!

~~~ Sorellina…a distanza, la storia di una piccola donna dal cuore grande Benedetta ha 8 anni e per il giornalino della sua parrocchia ha scritto una lettera per raccontare la grande avventura che, grazie al Sostegno a distanza di AVSI, vive ogni giorno. Vi voglio raccontare perché ho iniziato a sostenere una sorellina “a distanza”. Tutto è cominciato quando mi sono resa conto che io avevo tutto, una casa, tanti

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giochi, un babbo e una mamma che mi vogliono tanto bene; mentre in Africa e in altri paesi del mondo ci sono bambini che hanno poco o niente. Tante volte ho visto alla televisione la pubblicità che diceva “Sostieni un bambino a distanza. Salva la sua vita”. Ho iniziato a tartassare i miei genitori chiedendo di sostenere un fratellino o una sorellina; ma loro dicevano: “Aspetta! Ci penseremo”. Io pensavo che non avrebbero mai telefonato, ma loro, furbi, lo hanno fatto mentre io ero a scuola… Così sotto l’albero di Natale ho trovato un delizioso paccoregalo con dentro la lettera ufficiale che mi informava che io avevo iniziato un sostegno a distanza. Ero al settimo cielo! Si chiama Mihiret, ha quasi nove anni e vive a Meki, una cittadina dell’Etiopia, con i genitori, due zii, una sorellina di tre anni, in una casa di legno, fango e lamiera. Frequenta la prima elementare, le piace molto studiare e da grande vorrebbe fare il medico. Ho ricevuto la sua foto: ha un bel sorriso, sembra una bambina simpatica. Presto riceverò altre sue notizie. Non vedo l’ora di scriverle di me e della mia famiglia. Con i soldini che le mando, lei può continuare a studiare; avrà libri, quaderni, matite, medicine e potrà mangiare alla mensa della scuola. Proviamo a rinunciare ad un pacchetto di figurine o a un gelato: se mettiamo da parte poco meno di un euro al giorno per un anno, alla fine con questi soldini un bambino che vive nei paesi poveri del mondo potrà andare a scuola, avere cibo, medicine e un amico in più. Sono felice di dare la mia amicizia a Mihiret e aiutarla a crescere con la sua famiglia. Spero che leggendo questo racconto tanti di voi vogliano fare come me. Benedetta

~~~ Quando il Sostegno a distanza aiuta a riscoprire il valore della famiglia È contento Alex: inizierà il corso di football americano cui teneva tanto, come premio per essersi impegnato in questi ultimi anni e aver recuperato le difficoltà che presentava a scrivere e leggere. A raggiungere questa meta ha contribuito un’equipe specialissima: la famiglia, il Centro Educativo Edimar e il Sostegno a distanza. Durante i sei anni di affettuoso sostegno da parte dei suoi padrini, Alex ha potuto frequentare l’asilo Nossa Senhora Mae dos Homens prima e il Centro Edimar poi,

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con i quali AVSI collabora a Samambaia, periferia di Brasilia, Brasile. Quando iniziò il suo percorso era un bimbo timido, molto intelligente ma con difficoltà di concentrazione che negli anni avevano determinato anche qualche problema di apprendimento. L’accompagnamento delle educatrici ha risvegliato la curiosità di Alex e la paziente professionalità con cui è stato seguito ha dato ottimi frutti. Anche la famiglia di Alex si è lasciata coinvolgere in questo rapporto con le educatrici del Centro e con i padrini…a distanza, così che tanti cambiamenti sono stati resi possibili. Osservare la grande cura che persone estranee alla famiglia dedicavano ad Alex e alle sue sorelle ha fatto sì che i genitori si coinvolgessero sempre più nell’educazione, cercando un confronto con le responsabili del Centro che seguivano ogni giorno i loro figli. E pian piano sono fiorite scelte coraggiose per la propria vita, quali decidere di sposarsi, riaprire i libri (senza lasciare il lavoro!) per arrivare a conquistarsi una borsa di studio per l’Università, aprire un’attività. Cleyde, la mamma di Alex, racconta: “Il nido (del Centro, ndr) mi ha aperto l’orizzonte, perché mai avrei pensato di entrare all’Università. Quando i miei figli sono entrati al nido, avevo fatto solo le elementari, 4 anni qui in Brasile. A poco a poco le ragazze mi hanno incoraggiata a frequentare privatamente una scuola accelerata di recupero e oggi sono all’ Università!”. Anche Carlos, il padre, si è giocato in prima persona scommettendo sulla propria esperienza e ha aperto un’officina da fabbro. Durante la sua ultima visita nella residenza di Alex, Patricìa, coordinatrice locale del sostegno a distanza per AVSI a Brasilia, si è sorpresa di vedere il padre aiutare il figlio nel compito di matematica: una scena molto rara in questa realtà. Il sostegno ad Alex ora volge al termine: la strada che la famiglia ha intrapreso è buona, possono e vogliono contare sulle proprie forze. E il primo passo è proprio accompagnare Alex a football, impegnandosi per tre giorni a settimana a permettergli questa attività, che il centro sportivo del quartiere offre gratuitamente. Prendere sul serio i propri desideri e accorgersi di quelli dei figli, trovando il tempo e le energie per valorizzarli, è un grandissimo passo. Il sostegno a distanza permette tante storie così belle, perché quando si scommette sull’educazione e sulla persona, quando si infonde coraggio e speranza, inevitabilmente lo sguardo si alza per volgersi un po’ più in là.

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~~~ Joselyne, una storia di successo in Burundi Joselyne Niyibaruta vive a nord del Burundi, nella provincia di Kayanza, a Rwegura che si trova a nemmeno 100 km dalla capitale, ma faticosa da raggiungere a causa di strade difficilmente percorribili soprattutto dopo il calar del sole, quando l’insicurezza per le possibili incursioni di ribelli ancora è nel cuore di tante famiglie. Quando Joselyne ha incontrato lo staff AVSI che opera in Burundi, nel 2005, il padre se ne era andato già da tempo e lei viveva con la mamma e la sorella, in condizioni di estrema povertà tali da non garantire né cure mediche né cibo, tantomeno l’accesso all’istruzione. E così è stata inserita nel progetto del Sostegno a distanza di AVSI. Da allora un gruppo di amici italiani ha accompagnato ininterrottamente il suo cammino, attraverso il Sostegno a distanza. Joselyne ha avuto così la possibilità di vivere appieno la sua giovinezza e di poter mettere a frutto i suoi talenti. In un paese dove la frequenza della scuola primaria tocca appena il 51% dei bambini tra i 7 e i 12 anni e quella dell’istruzione secondaria è inferiore di circa 10 punti percentuali a quella media dell’Africa sub sahariana, in un paese dove molti bambini non hanno nemmeno la possibilità di acquistare una bic blu e un quaderno dove imparare a scrivere, andare a scuola con tutto il materiale necessario per Joselyne è stato un grande dono. Questo dono l’ha resa felice e per questo si è impegnata giorno dopo giorno. Sveglia prima dell’alba per andare a piedi a scuola, compiti a lume di candela la sera dopo aver aiutato nelle faccende domestiche…fino a raggiungere un risultato straordinario! Quest’anno inizierà il corso di laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Ngozi. Insieme agli assistenti sociali che l’hanno con amore accompagnata, agli amici italiani che grazie al loro sostegno hanno reso possibile questo traguardo, facciamo a Joselyne tanti tanti auguri!

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~~~ La storia di Emmanuel, protagonista della realtà in cui vive All’idea di aiuto, soprattutto se legata a terre povere, come buona parte dell’Africa, si associa sempre la sussistenza alimentare e le cure mediche. Il che è certamente vero e sono necessità decisamente fondamentali, ma che spesso non spostano, da sole, di una virgola il problema. L’educazione e l’istruzione, il “far crescere l’umano” e non solo le sue cognizioni, sono altrettanto fondamentali. È per questo che AVSI da sempre dà particolare valore all’educazione e sostiene progetti che danno la possibilità ai beneficiari di formarsi e studiare. Ne è esempio la Luigi Giussani High School, la scuola secondaria che sorge nella baraccopoli più grande di Kampala e che accoglie e fa studiare 400 studenti, costruita grazie alle belle collane di carta riciclata create dalle mamme del Meeting Point International dell’amica Rose, distribuite da 1.300 volontari degli AVSI Point in tutta Italia. A testimoniare l’importanza e l’impatto che può avere l’istruzione su un bambino prima e su un giovane poi, è la storia di Emmanuel Kintu, 28 anni, che vive a Kampala dove lavora presso l’ufficio del Sostegno a distanza di AVSI. La sua è una storia di successo nata proprio grazie all’amicizia di qualcuno che da lontano lo ha aiutato e gli ha permesso di crescere e studiare. Emmanuel, infatti, è stato sostenuto a distanza per 16 anni da Anna Maria e grazie a questa lunghissima amicizia, costellata da notizie, biglietti di auguri e letterine ha avuto la possibilità di studiare dalle scuole primarie sino all’Università e scegliere un corso di laurea che gli permettesse di aiutare gli altri per poter divenire, proprio come racconta lui, “una persona con un ruolo importante nella società”. Poco dopo la laurea in Studi Sociali e Amministrazione Sociale, Emmanuel ha iniziato la sua collaborazione con l’ufficio del Sostegno a distanza a Kampala come tirocinante per l’archiviazione dei materiali e documenti. Fin dall’ini-

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zio Emmanuel si è fatto apprezzare per la sua serietà nell’affrontare il lavoro e per le sue doti comunicative. Ciò gli ha permesso di diventare parte dello staff AVSI come Junior Program Assistant, incaricato di seguire la collaborazione tra AVSI e il Meeting Point di Kampala. In una lettera Emmanuel racconta ad Anna Maria: “Amo questi bimbi del Meeting Point International perché sono per me come fratelli e sorelle e sono felice in mezzo a loro. Questo affetto trova le radici nell’aiuto, amore e attenzione che tu mi hai mostrato e senza i quali oggi sarei un “nessuno” nella società”. Per tutto lo staff del SAD in Uganda è motivo di grande gioia sapere che un bambino che ha potuto accedere e proseguire i suoi studi grazie al Sostegno a distanza, sia riuscito a raggiungere dei così grandi risultati. Ciò che è accaduto a Emmanuel potrebbe accadere di nuovo per i 400 studenti della nuova scuola di Kampala. Garantire un percorso educativo per questi giovani significa, infatti, dare loro la possibilità di crescere e accedere, nel futuro, anche all’università e quindi trovare un lavoro che li renda protagonisti nella realtà in cui vivono.

~~~ Un regalo speciale per i 100 anni del sig. Niceforo Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta. – Alexandra David-Néel. E certamente il sig. Niceforo Pevere, cent’anni lo scorso settembre, può ben dire di aver viaggiato e incontrato. Soprattutto una terra, quella d’Africa, che lo ha portato a scegliere come regalo di compleanno, un sostegno a distanza con AVSI direttamente là: Getu Selam, una bimba etiope. Etiope, perché di quel paese lontano ha conosciuto la bellezza dei paesaggi e il calore del popolo attraverso tanti incontri fatti durante la seconda guerra mondiale. E gli è rimasto nel cuore. Nato in un paese nel cuore del Friuli Venezia Giulia, quinto di dodici fratelli, ingegnoso e spirito libero, il sig. Niceforo è uno di quei personaggi sulla cui vita si potrebbe davvero scrivere la sceneggiatura di un film. Sempre in movimento, a soli 17 anni partì alla volta dalla Francia dove lavorò come operaio per alcuni anni partecipando alla intensa vita politica del primo novecento. Raggiunta in visita la famiglia, che nel frattempo si era trasferita in Sardegna, il regime gli impedì di ripartire e gli impose l’obbligo di firma tre volte alla settimana sul registro dei Carabinieri. Ma era difficile fermare il sig. Niceforo che riuscì comunque, con una fuga ben pianificata,

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a lasciare la Sardegna e tornare nella Penisola, dove però fu raggiunto dal richiamo alle armi e spedito in Africa: Etiopia. Vi rimase diversi anni tra battaglie, assedi e fughe. Fu condotto anche nei campi di prigionia inglesi e americani, posti dei quali ricorda soprattutto il caldo. Racconta infatti: “quando arrivai lì faceva così caldo che morirono subito tutti i pidocchi. Ma la contentezza non è durata a lungo perché poco dopo sono arrivati i pidocchi locali, molto più resistenti…”. Lavorò alla costruzione di strade e ponti, fuggendo spesso dai campi di lavoro ma… rientrandovi ogni volta perché, ricorda, “nel campo si mangiava più che fuori”. Quando venne promulgata la legge per la quale chi aveva un lavoro poteva essere liberato, un connazionale, conoscendone la tempra, andò subito a cercarlo proponendogli di lavorare per lui, in Etiopia, come camionista in una ditta di autotrasporti. Le persone che incontrava si affezionavano a questo italiano dalle mille risorse e sempre positivo: il sig. Niceforo riporta ancora oggi mille aneddoti sui compagni di prigionia, gli americani, gli autoctoni, i connazionali, che testimoniano un’infinità di incontri e rapporti umani. Verso la fine degli anni 40 il fratello Efrem, in Etiopia pure lui, torna in Italia e poco dopo gli invia un telegramma, in cui lo invita a rientrare perché in Italia “è tutto da ricostruire”. E così torna anche il sig. Niceforo, si sposa, e apre una ditta di autotrasporti con i fratelli, che diviene ben presto grande e che ancora oggi esiste, gestita da figli e nipoti. Una vita straordinaria quella del sig. Niceforo. Ne danno testimonianza le diverse onorificenze di cui è stato insignito: nel 1977 Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, nel 1983 La Croix du Combattant de l’Europe e infine nel 2006 il titolo di Cavaliere della Patria. E ancora oggi, a 100 anni, il desiderio di costruire, di realizzare, di aiutare rimane vivo e così, per festeggiare l’anniversario, ha accolto subito con grande gioia la proposta dei familiari di sostenere a distanza una bambina in Etiopia. E non ha voluto alcun regalo materiale, ma solo donazioni in favore di questa sua nuova avventura, quella di permettere a Getu Salam di studiare, crescere e realizzare il suo sogno: divenire medico per aiutare gli altri, così come ora è lei ad esser aiutata. Perché non si può far a meno di donare quando se ne è fatta esperienza. I migliori auguri al sig. Niceforo, ringraziandolo per questa sua testimonianza di amore verso il prossimo che nasce da uno sguardo profondamente positivo sulla realtà.

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~~~ Quando un’amicizia cambia una parte di mondo Si apre un anno ricco di sfide e speranze per Patrick e sua sorella Fielder: Fielder ha aperto una propria attività e grazie a questa potrà aiutare in prima persona Patrick a frequentare l’Università. In prima persona, perché fino a poco fa Patrick era sostenuto a distanza ed è stato quell’aiuto, durato nove anni, ad aver permesso un cambiamento radicale. Quando iniziò il sostegno i due fratelli avevano da poco perso entrambi i genitori e le disponibilità economiche di Fielder erano insufficienti a far fronte non solo alle spese scolastiche del fratello, ma anche a quelle di sussistenza della propria famiglia. Grazie all’affettuoso e costante sostegno da parte di un’altra famiglia, quella di Paolo, Patrick ha potuto frequentare regolarmente la scuola, accedere alle cure quando malato e alla sorella, che lo ha accolto, sono stati garantiti generi alimentari per poter soddisfare le necessità primarie di tutto il nucleo familiare. Attraverso l’incontro con lo staff AVSI in Uganda, anche la vita di Fielder è cambiata, poiché ha deciso di scommettere su se stessa e frequentare uno dei corsi di formazione organizzato dall’ufficio AVSI di Gulu, quello per avviare un’attività propria, e studiare i principi fondamentali della gestione d’impresa e delle scritture contabili. Alla fine ha ricevuto oltre ad un aiuto pratico anche un contributo economico per iniziare una produzione in proprio di fagioli, verdure e sesamo. Ora vende i suoi prodotti al mercato e riesce a contribuire positivamente al sostentamento della sua famiglia. Ma non solo: l’amicizia e l’affetto sono contagiosi. L’aver vissuto, attraverso il sostegno a Patrick, un’esperienza di un aiuto per così tanti anni, gratuito e da parte di persone prima sconosciute, le ha fatto prendere una grande decisione: iniziare lei stessa a sostenere suo fratello e permettergli di frequentare l’Università. Così Patrick ha iniziato gli studi in Scienze dell’Educazione per poter divenire insegnante ed essere anche lui in futuro, attore di altri cambiamenti. Alla lettera che comunicava i motivi che portano a concludere il sostegno di Patrick, e che contiene la sua lettera di saluti che riportiamo qui sotto, Paolo e la sua famiglia hanno risposto così:

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“Carissimi amici di AVSI, ho ricevuto la vostra lettera in merito alla fine del periodo di sostegno a distanza di Patrick Abonga. La sua lettera mi ha commosso e mi ha fatto rendere veramente conto della portata di questo gesto e di come aderendovi in fondo anche senza rendersene pienamente conto si contribuisce realmente al cambiamento (infinitesimale, personalissimo e senza clamore) di un pezzettino di mondo... vi ringrazio di cuore e, se potete, fate arrivare attraverso il coordinatore locale i miei saluti a Patrick”.

~~~ Sierra Leone: quando il sostegno a distanza salva la vita Osman è un ragazzo che vive con i genitori in un villaggio interno della Sierra Leone e frequenta attualmente la 2^ media. Un ragazzo come tanti ma con un aiuto in più, quello da parte di un amico lontano, che lo accompagna attraverso un sostegno a distanza. E questo sostegno, per Osman, ha fatto la differenza. Riportiamo qui di seguito la testimonianza di Francis Sam, l’assistente sociale che segue Osman nell’ambito del Sostegno a distanza e che ci ha raccontato di questo miracolo: “La sua salute ha cominciato ad avere problemi l’estate scorsa, dopo aver superato l’esame finale della Scuola Primaria che si svolge in 6^. Il ragazzo ha cominciato ad avvertire dei forti dolori al petto. All’inizio i genitori hanno pensato che si trattasse di un malessere comune e hanno tentato, per quello che potevano, di curarlo. Quando siamo stati informati di questo problema siamo intervenuti immediatamente e lo abbiamo fatto ricoverare in un buon Ospedale privato, relativamente vicino al villaggio, per accertamenti. Dopo diverse analisi, i medici hanno scoperto e diagnosticato che si trattava di un tumore. Così abbiamo trasferito il ragazzo in un altro ospedale nella città di Masanga dove ci sono dei chirurghi specializzati in questo settore. In settembre di quest’anno è stato possibile effettuare un intervento chirurgico che ha asportato il tumore con successo e la convalescenza si é svolta senza complicazioni. Osman si é ripreso ed é potuto tornare a scuola. Senza questo tempestivo intervento da parte nostra, molto probabilmente non sarebbe sopravvissuto, anche perché, per la loro situazione economica,

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i genitori non avrebbero potuto pagare l’operazione chirurgica e la degenza in ospedale che, in Sierra Leone, sono totalmente a carico dei degenti e molto costose. Osman e la sua famiglia sono consapevoli di questo ed estremamente grati per l’aiuto che gli ha salvato la vita e gli ha restituito la salute e la possibilità di guardare al futuro con speranza. Anche per noi è stata un’esperienza bellissima poterci coinvolgere e farci carico di questa situazione e vedere il sorriso sul volto di Osman. Grazie!” In Sierra Leone sono quasi mille i bambini e i ragazzi seguiti in un rapporto personale dallo staff locale di AVSI e dal suo partner locale FHM, grazie all’amicizia di tantissimi sostenitori a distanza.

~~~ 1.500 storie di speranza da Haiti A due anni dal terribile sisma che sconvolse Haiti, il 12 gennaio 2010, dove la distruzione sembrava aver detto l’ultima parola, tante piccole storie parlano invece di rinascita grazie al sostegno a distanza di AVSI. Come quella di Jean Baptiste, che vive nel quartiere di Martissant. A seguito del sisma aveva perso la casa ed era rimasto orfano di padre. La madre, priva di risorse economiche, non poteva garantirgli la frequenza ad alcuna scuola. Jean è stato accolto all’interno del progetto di sostegno a distanza di AVSI ed ora può contare su aiuti materiali ma soprattutto può abbandonare la strada e le sue bande per tornare sui banchi di scuola. O la storia di Jean Robins di Citè Soleil, che nel terremoto aveva perso entrambi i genitori. Accolto dalla nonna, poco dopo gli era stata diagnosticata un’ernia con necessità di intervento in tempi rapidi. Una notizia drammatica stante già la difficile situazione di Jean: l’operazione era costosa, come costosa sarebbe stata la riabilitazione e le cure necessarie post intervento. Ma Jean ha avuto una possibilità in più e grazie a questa ha potuto sopportare le spese dell’intervento, seguire le opportune cure e lo scorso ottobre è potuto anche tornare a scuola! Ora è al primo anno della scuola primaria Saint Louis de Marillac, per lui la speranza ha un nome e un volto: quello del suo sostenitore a distanza. E ancora la storia di Miryame di Citè Soleil. Il suo sostegno era iniziato molti anni prima del sisma, nel 2005. Chi la sostiene è una grande famiglia, gli iscritti al sindacato

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della FIBA CISL della provincia di Forlì – Cesena. Un’amicizia molto sentita e seguita anche attraverso la pubblicazione delle notizie di Miryam sul loro bollettino periodico. Immediatamente dopo il sisma, saputo che la bambina aveva peso la casa, il tam-tam degli iscritti si è attivato e nel giro di poco hanno raccolto la somma necessaria alla ricostruzione dell’abitazione. Il grande interesse dimostrato, l’immediatezza della risposta da parte dei suoi sostenitori hanno commosso anche gli assistenti sociali in Haiti! La casa è stata ricostruita e Miryam certamente non potrà mai dimenticare gli amici dell’Italia che con tanto affetto e attenzione la seguono da ben sette anni. Queste sono solo tre storie dei circa 1.500 bambini che vengono seguiti con il sostegno a distanza di AVSI ad Haiti: 1.500 storie di speranza.

~~~ Un regalo grande come il mondo Tutto nasce da una festa di compleanno e dal dono di una somma per festeggiare, con un grande regalo, l’occasione. E invece Alessandro decide per un regalo immenso: 10 sostegni a distanza, arrotondando la cifra regalata quanto basta per iniziarli. E il cammino cominciato sei anni fa non si è interrotto. Un gesto oggi controcorrente più che mai quello di Alessandro:mentre la crisi porta a restringere l’orizzonte, lui ha confermato l’intenzione di continuare il suo sostegno in favore dei bambini, che oggi sono saliti a 15, tra America Latina, Medio Oriente e Africa. Ringraziamo di cuore il sig. Alessandro Indovina per questo suo gesto che dà un valore infinito ad ogni suo compleanno!

~~~ Tantissimi auguri alla signora Bice da Nikolas La signora Bice, sostenitrice a distanza, compie 101 anni! Insieme alle amiche del gruppo terza età della parrocchia, da quattro anni,sostiene a distanza un bambino colombiano, Nikolas Felipe che, per l’occasione, le ha inviato un bellissimo dove ha rappresentato sé e tutta la sua classe mentre festeggiano il compleanno della signora.

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Anche dal Centro S. Riccardo Pampuri di Bogotà, in Colombia, hanno voluto porgerle i loro auguri. Ecco uno stralcio della lettera: “Le porto un saluto particolarmente affettuoso dalla classe del bimbo che lei sostiene, Nikolas Felipe, con l’augurio di felicità, salute e molto amore. I bambini sperano di poter arrivare alla sua età aiutando il prossimo e adoperandosi per il bene comune come ha fatto lei: parole importanti se si pensa che arrivano proprio dal cuore delle persone che grazie a lei hanno potuto studiare, essere curati, sfamati e soprattutto educati nella loro integralità di persone”. Tantissimi auguri di Buon Compleanno signora Bice!!!

~~~ Sedersi insieme ad uno stesso tavolo Marzia Lazzari, staff Sostegno a distanza in Rwanda racconta la grande storia di Jenade e della sua famiglia cambiata grazie ad uno sguardo d’amore della famiglia che da lontano lo sostiene. Jenade è un ragazzo di 18 anni, alto, robusto e in buona salute. “Karibu” ci dice appena arriviamo e così entriamo in casa sua dove lo troviamo indaffarato a pulire il salone. Subito ci invita a sederci su una panca di legno, unico ornamento della sala. Dopo le presentazioni, ci sorride e inizia a raccontarci la sua storia.. una storia che alla fine ci lascerà più contenti di prima, un più sollevati e con più speranza per il futuro dei giovani e bambini in Rwanda. “La mia storia con AVSI è iniziata nel 2005, grazie a mia madre che faceva parte di una cooperativa partner di AVSI. Ho perso mio padre nel 1999, e le nostre condizioni familiari non erano facili. Siamo una famiglia numerosa… viviamo in 7 in una piccola casa. Vivo con le mie 2 sorelle maggiori, 1 sorella e 2 fratelli acquisiti. Mia madre infatti, dopo la morte di mio padre, ha trovato un altro compagno con il quale ha avuto gli altri figli. La mia vita non è mai stata facile, ma ho sempre avuto un sogno: diventare falegname. E così quando nel 2010 ho terminato il sesto anno della scuola primaria, ho chiesto al mio assistente sociale se potevo frequentare la scuola professionale di falegnameria. Mi sono impegnato, consapevole dell’occasione che avevo.. le scuole professionali infatti costano tanto, e dovevo sfruttare al meglio questa opportunità. Ho studiato con coraggio e alla fine del 2011 ho ottenuto il certificato con un voto di

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67,7%. E poi una volta tornato a casa, AVSI mi ha regalato questo kit di falegnameria che mi ha cambiato la vita”. Jenade si ferma un attimo, prende tra le mani degli strumenti e sorride. Noi siamo sempre più curiosi di sentire come continua il suo racconto: “Nel kit c’erano alcuni strumenti base, tra cui 5 piccoli scalpelli da legno, una piccola sega manuale e altre piccole cose. Mi sono presentato da un falegname che abita qui nel mio villaggio e dopo averlo un po’ osservato gli ho detto: ‘Quello posso farlo anch’io!’. Il signore mi guarda e mi dice: ‘Cosa vuoi fare ragazzino?!’… si mette a ridere e mi dice ‘Ti aspetto domani che mi fai vedere quello che sai fare’. Torno il giorno dopo con gli scalpelli e lui mi dice che non ha mai visto degli strumenti cosi! Lavoro per un giorno gratis, dopo di che a sera il falegname mi dice di tornare il giorno dopo e quello dopo ancora. Dopo qualche giorno di prova, a fine giornata inizia a darmi 1000 franchi rwandesi (1,20 euro). Non sono molti ma come inizio non è male.. “ Lo guardo e ho voglia di ridere. Mi alzo e lo abbraccio. Grazie. Anche noi abbiamo bisogno di segni di speranza. Ha trovato lavoro ed è solo grazie alla sua forza, coraggio e ad un’amicizia che gli ha cambiato la vita: la famiglia che lo sostiene. Jenade continua “La panca dove siete seduti l’ho fatta io da solo. Voglio imparare da quel falegname e poi iniziare a farmi conoscere nel quartiere. Voglio fare un tavolo e delle sedie per la mia famiglia. Cosi saremo tutti seduti insieme mentre mangiamo… e poi chi lo sa, magari un giorno la famiglia che mi sostiene potrà venire qui e sedersi con noi. Sorride e sorrido anch’io.

~~~ Dal Brasile la bella storia di Jean Jefferson L’aiuto che si offre attraverso il Sostegno a distanza talvolta è velato da un timore: come può influire questo aiuto nella vita del bambino? Che cosa rimarrà nel tempo? Jean Jefferson è cresciuto nel Centro Educativo “Cantinho da Natureza” che opera nella favela Morro dos Cabritos a Rio de Janeiro, Brasile. Tutta la sua storia educativa si è svolta all’interno del Centro e grazie

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all’appoggio del Sostegno a distanza. Il suo sostegno, durato otto anni, si sta ora concludendo e nel tracciare un bilancio dell’aiuto ricevuto attraverso il Sostegno a distanza racconta come questo abbia inciso sulla sua vita. “Come sei venuto a conoscenza del corso di formazione per giovani? In verità io sono cresciuto qui in AVSI, facevo parte della Creche (asilo), quindi sono qui da quando ero un bambino. Crescendo sono stato poi aiutato per la scuola con le attività del doposcuola. Quando incominciò il primo corso di formazione per il mercato del lavoro ero molto piccolo, e non avrei potuto frequentarlo perché avevo 13, 14 anni. Ma dato che io ci tenevo molto a fare quello che loro preparavano, andavo lì con i ragazzi più grandi, anche se non stavo effettivamente facendo il corso. E poi cosa sei riuscito a fare? Ho continuato da quando avevo 15 anni fino ai 17, quindi due anni, frequentando continuamente il corso. Il corso corrispondeva alle aspettative che avevi? Certamente. Infatti ti spiegavano come funziona il mondo del lavoro, ti davano un appoggio se avevi qualsiasi tipo di problema relativo al lavoro, una questione che non sapevi, potevi chiedere. E anche se loro non sapevano subito rispondere, si mettevano lì con te, per aiutarti a capire. Cosa hai appreso che prima non sapevi? Tutto quello che so! Ero molto timido a quel tempo, e io non riuscivo a relazionarmi con le persone. E in vista del lavoro, mi hanno spiegato che non potevo rimanere così, perché avrei dovuto fare dei colloqui, delle interviste, devi saperti relazionare con le persone. Io ero molto chiuso. Diventavo nervoso, tremavo. Adesso sono qui tranquillo, quindi direi che quello che ho imparato è sicuramente il comportamento da avere sul lavoro. Non puoi arrivare in ritardo, le parole che usi con i tuoi amici sono diverse… Io ho iniziato con AVSI che ero un bambino e loro mi hanno aiutato a crescere, e crescere, crescere… In termini più tecnici, quello che hai imparato di più è stata la matematica, il portoghese, eccetera, o si tratta di una questione di comportamento? No, sono stati molto efficaci anche gli insegnamenti: la matematica, e le materie extrascolastiche. Ad esempio, se uno era interessato alla carriera di avvocato, preparavano una lezione su questo argomento, a uno interessava ingegneria, e facevano una lezione di ingegneria…, era molto bello ed interessante. Nella tua vita nel mondo del lavoro dopo il corso, cos’è che ritieni sia stato

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più utile, tra le cose che ti hanno insegnato? La cosa più utile è stata il relazionarsi con le persone, il modo di comportarsi, perché vedi, io prima mi sarei seduto così [posizione accasciata] e invece so che è opportuno sedersi così [posizione composta]. Adesso è diverso, è un’altra vita. Io trascorro al lavoro la maggior parte del mio tempo, quindi praticamente là è come la mia famiglia. Sei riuscito a rispondere alle richieste del corso? All’inizio è stato difficile, non capivo quello che stavano dicendo… poi ho iniziato a capire. Rimanevano insieme a me! All’inizio gli dicevo “non ce la faccio, non riesco a seguire” e loro mi rispondevano che lo sapevano che non riuscivo a seguire, ma che nel tempo ce l’avrei fatta. Mi spingevano a tentare di nuovo. E allora provavo di nuovo, e loro erano sempre con me, qualsiasi difficoltà io avessi, mi erano sempre vicini. Hai fatto uno stage dopo il corso? Dove? Sì, in uno studio di avvocati. E’ stato il mio primo impiego, e sta andando avanti fino ad oggi; sono 3 anni che lavoro lì. Ho cominciato come Jovem Apprendiz (apprendistato), studiavo alla mattina, e poi lavoravo il pomeriggio, dalle 14 alle 18. E che compiti hai? Sono Office Boy cioè l’aiutante dello studio nella parte amministrativa, quindi aiuto in archivio, faccio i giri al Cartorio (ufficio del registro), pago i documenti in banca, ecc.. Come hai fatto a trovare questo lavoro? Funzionava così, loro ci aiutavano nella ricerca del lavoro a preparare un curriculum e i colloqui. Ad alcuni colloqui ci mandavano loro, ma ci aiutavano anche a cercarli da soli. Io ho fatto tre colloqui e al mio quarto ho trovato il lavoro. All’inizio avevo un contratto come Jovem Aprendiz, ma poi mi ho ottenuto un posto fisso. Ti piacerebbe continuare a studiare, lavorando allo stesso tempo? Sì, non posso smettere di studiare. Ho finito l’Ensino Medio l’anno scorso (scuola superiore). Adesso mi sto preparando per fare gli esami per entrare in Università. Gli esami per entrare in quale facoltà? Dunque… il mio sogno è sempre stato fare design. Ho sempre disegnato, vorrei fare disegno industriale. Però poi ho iniziato a lavorare nello studio, e adesso non ho idea. Non perché non voglio fare la università, ma sai quella fase in cui sei indeciso? E quindi io penso tutto il giorno e ogni giorno scopro qualcosa di nuovo. Quindi tu quest’anno stai cercando di capire? Esatto. Per decidere la cosa migliore?

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Esattamente. Come erano le condizioni della tua casa? Hai riscontrato dei cambiamenti da quando hai iniziato il corso? Sicuramente ho visto un cambiamento, perché prima di iniziare il corso ero un bambino, la mia vita era leggera, ma dopo il corso ho iniziato a sentire più responsabilità verso la casa, verso mia mamma… Adesso mi interesso, ho la responsabilità delle mie cose… Credi che questo cambiamento sia stato un cambiamento legato solo alla maturazione normale o a una maturazione legata in qualche modo al corso? Con il corso. E adesso con chi vivi? Vivo con mia mamma, il mio patrigno e mia sorella. Come usi i soldi del tuo stipendio? Aiuti in casa o compri cose che non potevi avere prima di trovare lavoro? A quell’epoca, quando ero Jovem Apprendiz, il salario era molto più basso di quello che è adesso. Quindi mia mamma mi diceva che non voleva il mio stipendio. Io davo il 30, il 40 % del mio salario a mia mamma, ma lei lo teneva per me, se non aveva cose da comprare. Io avevo già tutto, non avevo responsabilità di figli, di casa, quindi il denaro che usavo per me a volte era fin troppo, quindi lo davo a mia mamma. E adesso che guadagno molto di più, aiuto molto di più. Anche mia sorella ha frequentato il corso di AVSI e anche lei ha iniziato a lavorare, e aiuta in casa. Se vedo delle scarpe da tennis, già so che il mese dopo posso comprarle. Cosa fai durante il tuo tempo libero? Il mio tempo libero è il fine settimana. Sto con gli amici, gioco a pallone, dormo, mi riposo, guardo le partite alla televisione. Come è il tuo legame con il personale di AVSI? Hai mantenuto i contatti? Quando ho iniziato come Jovem Apprendiz, era possibile mantenere un contatto, perché c’era tempo tra la scuola e il lavoro, fare un salto qui per parlare con Aline (coordinatrice dei corsi). Ma oggi io lavoro dalle 8.30 alle 18 e faccio il corso per prepararmi ad entrare in Università, dalle 19 alle 22… a volte Aline mi chiama e mi dice “facciamo qualcosa… tutti insieme, i ragazzi di AVSI, andiamo in pizzeria, parliamo…” ma oggi raramente riusciamo a trovarci tutti. Ma lavorate tutti? Si lavoriamo tutti! Ok. Adesso rispetto alle prospettive: che prospettive hai? Vuoi continuare a

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studiare per cambiare lavoro, o studiare per continuare quello che stai facendo? E questa è la domanda che ho nella mia testa dagli ultimi due anni… ma se io potessi, continuerei a studiare facendo la facoltà di diritto. Anche perché loro stessi, quelli dello studio, mi dicono di farlo, e che se ho delle difficoltà mi aiutano, mi stanno vicini… quindi mi incentivano. Ma non è una cosa che io ho da sempre amato. Io ho sempre avuto la passione per il disegno. Quindi nella mia testa rimane sempre anche il disegno industriale. Quindi sei in dubbio… Ho un dubbio fortissimo. Stai attento allora ai segnali, perché se stai attento ai segnali della realtà, con certezza capisci quello che devi fare. Sì, sicuramente!

~~~ La riscoperta del valore della vita grazie ad uno sguardo d’amore gratuito Ingabire ha diciannove anni e una bambina che a settembre ne compirà quattro. Orfana di padre e di madre ha vissuto per anni con la zia, in ritardo con gli studi all’età di sedici anni frequentava ancora la quarta elementare. Stufa della situazione e delusa dalla vita Ingabire è partita per Kigali (la capitale) per cercare una vita diversa. A Kigali non ha trovato ricchezza ma un’avventura e una gravidanza. L’assistente sociale di AVSI, saputo che Ingabire era andata a Kigali e aveva abbandonato gli studi ha fatto il possibile per trovarla e riportarla a casa. Alle parole d’incoraggiamento dell’assistente sociale però è subito seguito il silenzio nervoso della zia quando Ingabire le ha annunciato di essere incinta. La ragazza ha visto nello sguardo della zia solo della rabbia. Aveva paura e voglia di scappare di nuovo. Non poteva più tornare a scuola, aveva perso la fiducia della zia, si sentiva veramente sola. Come avrebbe potuto prendersi cura di suo figlio se non sapeva nemmeno amare se stessa? Poi arrivò una lettera. Erano Paolo e Caterina, i suoi sostenitori italiani. L’assistente sociale li aveva informati dell’accaduto e loro invece di essere delusi, sospendere il sostegno, hanno preso la penna in mano e iniziato a incoraggiare la ragazza. Lettera dopo lettera ad Ingabire sono arrivati tanti

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consigli e tante parole affettuose. Paolo e Caterina si sono preoccupati per lei e per la bambina, e non hanno mai smesso di consigliarle di tornare a scuola. Ingabire ha pian piano riacquistato fiducia in se stessa e la voglia di tornare sui banchi è diventata sempre più forte. Si è iscritta al Centro di Formazione Professionale di Ngarama. I suoi sostenitori l’hanno aspettata, l’hanno incoraggiata e le hanno dato la possibilità di studiare per raggiungere il suo nuovo obiettivo: imparare un mestiere, quello di sarta, per prendersi cura di Julienne, la sua bambina. Ora Ingabire non ha più paura perché si sente amata. Ora ha fiducia nel futuro perché qualcuno l’ha guardata con amore. Si sente capace di amare la sua bambina perché Paolo e Caterina l’hanno educata all’amore. Anche la zia, ha trovato nei sostenitori italiani un esempio e ha iniziato ad interessarsi di più di Ingabire e ad aiutarla nella cura della sua piccola. Quando Valeria, coordinatrice SAD AVSI per il Rwanda, l’ha incontrata a scuola, questa ragazza ha parlato di GIOIA e di DONO. Grazie a Paolo e Caterina, che hanno fatto scoprire a Ingabire il significato di queste due parole, accogliendola come realmente fosse parte della loro famiglia.

~~~ Magdalena vuole diventare maestra in Birmania Mi chiamo Stephen Tino, responsabile dell’ufficio AVSI di Pekhon, e sono andato a far visita ad una famiglia che abita a Jeroblou, dove la gente che vi abita vive in condizioni di grande povertà. Avevo sentito parlare delle difficoltà scolastiche di una bambina sostenuta dal progetto e avevo quindi deciso di andare a farle visita. Il giorno in cui sono andato a incontrare Magdalena, la bambina e quattro dei suoi familiari mi aspettavano all’ingresso della casa coi loro sorrisi gentili ma timidi. Ho chiesto alla madre come mai la bambina a dodici anni frequenti ancora la seconda classe. La madre mi ha risposto in lacrime: “Sono io che porto il pane in casa e non posso stare in casa tutto il tempo e guidare e se-

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guire mia figlia nel suo percorso scolastico. Dopo una pausa di alcuni secondi la madre ha continuato: “Io non voglio che mia figlia finisca per trovarsi nelle mie medesime condizioni, anzi voglio che in futuro diventi una persona istruita.” Le ho detto che io sono un assistente sociale che lavora qui per conto dei sostenitori di molti bambini. A conclusione della visita, abbiamo stabilito che la bambina venisse ad abitare a casa mia dove c’è la corrente elettrica e vengono offerte lezioni di sostegno, dal momento che io ospito altri otto studenti delle scuole elementari i quali vivono e studiano in casa mia. Il suo arrivo ha sorpreso tutti gli studenti perché lei dimostra più anni di quelli che ha ed è anche più grande degli altri fisicamente. Era molto contenta di conoscere gli altri perché ci sono due bambine più piccole di lei ma più avanti di lei negli studi. Lei ha sorriso e le ha guardate in un modo incoraggiante e accogliente. Dal momento che la mia casa si trova sulla riva del lago Inlay, l’atmosfera e l’ambiente sono tranquilli e perfetti per lo studio. Il giardino stesso è circondato da muri in mattoni e ci sono alcune betulle e alberi di cocco che offrono ombra per il tempo libero e per lo studio. La distanza tra casa mia e la scuola è di cinque minuti a piedi. Siccome la scuola primaria è conosciuta per la qualità dell’istruzione e della disciplina, ho trasferito tutti e otto gli studenti, compresa lei, in questa scuola. Poiché desidera diventare una maestra, in futuro il suo sogno potrà realizzarsi. Gli studenti ospitati in casa mia vengono dai villaggi più poveri e più lontani che sono quelli con maggiore necessità di persone istruite.

~~~ Chance aiutata dal Sostegno a distanza in Burundi La storia di Chance, una bambina che ha conosciuto diverse preripezie e avvenimenti dolorosi nella sua vita fin dalla tenera età, a partire dall’abbandono del padre che l’ha lasciata, per formare una nuova famiglia, alla tragica scomparsa della mamma. Chance si è ritrovata sballottata da un parente all’altro finché un giorno il padre, dopo essere stato contattato ed aver parlato a lungo con il nostro assistente sociale, Floride, ha capito l’errore che aveva commesso abbandonando la sua piccola e le ha chiesto perdono, accogliendola nella sua nuova casa insieme alla nuova moglie.

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Il padre di Chance ha detto al nostro assistente: “Io sono suo padre e non ho fatto nulla finora per prendermi cura della mia piccola mentre c’è qualcuno che vive molto lontano da qui che pensa a lei ed al suo bene, sostenendola e incoraggiandola, non posso che ringraziarlo, pregare per lui e dirmi che sono stato egoista ed irresponsabile e devo recuperare il tempo perduto sperando nel suo perdono...” Oggi Chance vive contenta ed amata col suo papà e questo ricongiungimento famigliare è stato possibile grazie al percorso educativo che AVSI ha messo in opera ogni giorno con la sua famiglia.

~~~ Il valore di un sostegno a distanza Che valore ha un sostegno a distanza? Un valore economico, materiale? La possibilità di studiare e mangiare? Quella di curarsi? Certamente l’opportunità di studiare, mangiare, vestirsi, curarsi è essenziale, ma ve ne è una ancora più importante: la possibilità di stupirsi innanzi a qualcuno, che seppur mai visto e conosciuto, ha a cuore il tuo destino, la tua felicità. Riportiamo le parole di Alberto Repossi, frutto della sua lunga esperienza come rappresentante AVSI nei paesi del Medio Oriente “Vorrei infine dirvi che molti di questi bambini pensano di essere soli al mondo … pensano che il mondo sia duro, a volte crudele e anche ingiusto e quando vengono a sapere che qualcuno da un paese diverso, qualcuno che non hanno mai visto o con il quale non hanno mai parlato, un completo estraneo vuole aiutarli ed essere loro amico non lo capiscono perché non è qualcosa di comune qui. Non possono comprendere perché uno straniero vuole aiutarli, perché sono stati scelti, forse era fortuna o forse il disegno di Dio, è il suo modo di mostrare loro che non sono soli, che possono essere come bambini normali, che hanno una dignità e che hanno valore. Così caro amico sei per loro un angelo di Dio, che aiuta questi bambini e non per i soldi, perché molti di questi bambini non conoscono il valore dei soldi. È perché sono stati scelti e tu te ne prendi cura. Questo perché vuoi conoscerli e vuoi essere loro amico, soprattutto perché sei interessato ad avere un’amicizia con loro”.

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~~~ La rinascita dell’intera famiglia grazie al programma PelCa in Ecuador Da circa una decina di anni AVSI opera in Ecuador con il programma “Preescolar en la Casa” ovvero Asilo in casa (PelCa) destinato alle comunità rurali più distanti e bisognose e quelle che vivono nella periferia della capitale Quito. È stato sin dall’inizio un metodo davvero innovativo, che ha riscosso molti consensi. Si tratta di un intervento centrato sull’educazione e la crescita dei bambini tra 0 e 5 anni, che trova una sua espressione anche nella formazione dei genitori, soprattutto le mamme. Queste, qualche volta anche insieme ai padri, incontrano periodicamente i nostri educatori che danno loro consigli e idee da attuare poi a casa nella vita di tutti i giorni per accompagnare il bambino nella crescita. Il Sostegno a distanza (SAD) ha non solo lo scopo di aiutare un bambino a crescere bene, studiare e sviluppare le proprie potenzialità grazie alla guida di adulti che si prendono cura di lui, ma anche di migliorare il suo ambiente di vita. Ecco perché attraverso il SAD si cerca di favorire l’intera comunità. Pubblichiamo la bella lettera che Verónica Patricia, madre di due bimbi, ci ha scritto, nella quale traccia un bilancio della sua esperienza nel programma Pelca: Mi chiamo Verónica Patricia Echeverría Prades, ho 38 anni e sono sposata con Javier Vega Salas da 10 anni e 7 mesi, abbiamo due bambini belli ed intelligenti: Yandri Juniño, 9 anni e Jeremy Jordano, 6 anni. La nostra famiglia è stata accolta da AVSI nel maggio 2007. Il mio secondo figlio ha iniziato a ricevere il sostegno e siamo entrati a far parte di questa magnifica esperienza. Attraverso di essa abbiamo conosciuto persone grandi e generose che, con la loro attenzione e sincerità, hanno reso speciale il periodo trascorso insieme. Sono passati già 5 anni pieni di allegria, tristezza, insegnamenti e tanto da imparare sia per i miei figli sia per me e mio marito. Quando siamo entrati il figlio più grande aveva 4 anni e 2 mesi, il secondo un anno e 3 mesi. Abbiamo preso parte al programma Pelca ed è stato qualcosa di nuovo: non mi ero mai trovata nella posizione di dover insegnare ai miei figli ciò che è adeguato nei primi anni di vita, infatti con il più grande avevo commesso alcuni errori che sto pian piano correggendo e che non si sono ripetuti col più piccolo. Entrambi i miei due figli si sono fatti più indipendenti e socievoli; hanno perso il loro timore di ritrovarsi con gli altri bambini. Inoltre i temi sulla formazione personale,

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nutrizione, salute mi hanno aiutata molto a migliorare come mamma e sposa. Condividere esperienze con altre madri, parlare di cose personali, consigliarci fra noi e darci dritte per migliorare la relazione coi figli e col partner, il provare sia tristezza sia allegria mi hanno reso cosciente che non ero la sola preoccupata di non saper lavorare, stimolare e orientare i miei figli nei loro primi anni di vita. Tutto ciò è stato interessante e nuovo. Nel secondo anno mio figlio ha iniziato ad imparare di più e secondo temi più articolati, quando li ho visti lavorare, ho capito che erano molto capaci e che tutto ciò che mancava loro erano una spinta e più fiducia dalla loro mamma. Anche nel terzo anno abbiamo lavorato sodo, con disciplina e costanza affinché i miei figli migliorassero ogni giorno. Benché Yandri non fosse formalmente inserito nel programma ha sempre accompagnato il fratellino, esercitandosi allo stesso modo e condividendo tutto. Però la vita non è fatta solo di libri e compiti a casa: abbiamo tenuto anche riunioni per festeggiare i compleanni dei bambini e delle mamme; abbiamo festeggiato il Natale e la giornata del bambino confezionando decorazioni per la casa e materiali di supporto. Nel quarto anno il mio più piccolo ha iniziato la scuola. Con le conoscenze acquisite negli anni precedenti ha superato gli esami con successo. In quell’anno abbiamo continuato a lavorare sia con i compiti a casa sia con i libri. Quest’anno mio figlio frequenta il secondo anno della scuola di base e noi andiamo alla riunione una volta ogni quindici giorni. I miei bambini vanno benissimo a scuola e continuano a farsi degli amici nuovi. La mia referente monitora periodicamente i miei figli per verificare i loro progressi e, eventualmente, per rinforzarli. Se mi venisse chiesto se il programma funziona, senza dubbio risponderei di sì, prima di tutto perché i genitori sono coinvolti nell’educazione dei figli, secondo perché con costanti sforzi otterremo ottimi studenti e ragazzi con valori saldi, pieni d’amore e sicuri di se stessi. In questo periodo ho avuto anche l’onore di partecipare come madre collaboratrice; insieme ad altre mamme ci riunivamo un giovedì al mese, condividendo temi d’interesse comune, esperienze, risate, piani, programmi speciali. Sono stata invitata a partecipare a corsi di bigiotteria, di preparazione di spuntini e manifattura; ho seguito perfino un corso di amministrazione d’impresa. Tutto ciò mi è servito molto, poiché ho scoperto abilità che non credevo di avere. Anche mio marito ha seguito corsi da

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idraulico ed elettricista ed ha partecipato alle riunioni quindicinali con me e i bambini. Questo non è tutto: a san Valentino siamo andati in un’osteria, la “Moniluco”; eravamo coppie e abbiamo condiviso giochi e foto, fatto passeggiate e mangiato insieme. È stata una giornata stupenda. Le coppie con più anni di matrimonio ci hanno raccontato la loro esperienza, ci hanno consigliato come creare un buon focolare domestico con un padre coraggioso, una madre prudente e figli obbedienti. Sono molto grata ad AVSI e a tutti coloro che ci lavorano. La mia vita è cambiata radicalmente: prima ero una donna insicura e di pessimo umore, oggi invece sono più paziente. Devo tutto ciò ai colloqui, a mio marito, alle educatrici per la loro pazienza coi nostri figli. Ringrazio la Fondazione AVSI di avermi permesso di fare parte di questa grandiosa famiglia. Con affetto, Verónica Patricia Echeverría Prades

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AVSI chi è La Fondazione AVSI è una organizzazione non governativa, ONLUS, nata nel 1972 e impegnata con oltre 100 progetti di cooperazione allo sviluppo in 37 paesi del mondo di Africa, America Latina e Caraibi, Est Europa, Medio Oriente, Asia. AVSI opera nei settori socio-educativo, sviluppo urbano, sanità, lavoro, agricoltura, sicurezza alimentare e acqua, energia e ambiente, emergenza umanitaria e migrazioni, raggiungendo più di 4.000.000 beneficiari diretti. La sua missione è promuovere la dignità della persona attraverso attività di cooperazione allo sviluppo con particolare attenzione all’educazione, nel solco dell’insegnamento della Dottrina Sociale Cattolica. Lo staff AVSI è composto da circa 1.400 persone che lavorano in queste attività (100 espatriati, 1.300 persone dello staff locale e 50 persone nelle sedi AVSI in Italia). Una rete di circa 1.000 volontari in Italia, coinvolta in attività di sensibilizzazione e fundraising a favore di AVSI, incontra in un anno circa 400.000 persone. Nel 2011, AVSI ha ricevuto contributi per un importo complessivo di circa 28 milioni di euro metà da donatori istituzionali e metà da privati. La raccolta complessiva da parte del sistema AVSI nel mondo ammonta a circa 35 milioni di euro. Tra i suoi principali donatori istituzionali figurano il Ministero degli Esteri Italiano, l’Unione Europea, USAID, la FAO, l’UNICEF, la Banca Mondiale. Fondazione AVSI lavora con 700 partner locali (Istituzioni governative, educative, sanitarie, organizzazioni non governative e organizzazioni religiose); con donatori privati e pubblici, come comuni, province, regioni, stato Italiano, Unione Europea, Cooperazioni bilaterali, organismi internazionali, Banche di sviluppo. AVSI è promotrice di un network di oltre 60 organizzazioni, ovvero una rete informale di soggetti del privato sociale che in modo sistematico, collaborano per la realizzazione di progetti, per la riflessione comune sulle problematiche dello sviluppo, per condividere metodi ed esperienze. Il network comprende soci fondatori e soci partecipanti di AVSI, ma anche partner. Una rete legata dall’amicizia operativa. Il bilancio di AVSI è certificato da una delle maggiori società di revisione ed è pubblicato sul sito. AVSI è riconosciuta dal 1973 dal Ministero degli Esteri Italiano come organizzazione non governativa di cooperazione internazionale (ONG); è registrata come Organizzazione Internazionale presso l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (Usaid); è accreditata dal 1996 al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite di New York (Ecosoc); è accreditata presso il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia di New York (Unicef); è inserita nella Special List delle organizzazioni non governative dell’Organizzazione Internazionale dell’Onu per il Lavoro di Ginevra (Ilo); aderisce a UN Global Compact, è iscritta nella lista dell’Agenzia delle Entrate come organizzazione non lucrativa per il 5 per mille. è associata alla CDO Opere Sociali che, con le sue oltre 1.400 realtà non profit in tutta Italia, offre ad AVSI una grande possibilità di attingere know how per i progetti e i partner nei paesi in cui opera. AVSI ha avviato una riflessione sull’esperienza per fare patrimonio delle lezioni apprese, istituendo il Knowledge Center e collaborando con la Fondazione per la Sussidiarietà per l’approfondimento di tematiche antropologiche e la comprensione dei fenomeni socio-economici secondo una visione basata sulla centralità della persona e il valore del bene comune. AVSI è anche un Ente autorizzato dal Governo italiano per le adozioni internazionali.

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UNO DI FAMIGLIA

SOSTEGNO A DISTANZA CON AVSI. UN CAFFè al giorno, due lettere all’anno e un sorriso per sempre! Con un piccolo contributo economico (85 centesimi al giorno, 312 euro all’anno) un bambino in condizioni difficili può andare a scuola, ricevere aiuti materiali ed essere accompagnato da un adulto con la sua famiglia nel percorso educativo. E la tua famiglia accoglie un amico lontano.

Fondazione AVSI

Telefono 0547.360811 sostegno.distanza@avsi.org

AVSI è una FONDAZIONE ONLUS - ONG idonea DM n. 0347 del 5 luglio 1973 - Codice Fiscale 81017180407


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