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4.2 Foreste
Proposta 4.1.4 Investimenti in aree agricole per limitare gli effetti del dissesto idrogeologico. Proponiamo di offrire incentivi come l’ “Ecobonus” per la realizzazione di pozzi filtranti collegati agli impianti serricoli, consentendo la laminazione per l’immissione delle acque meteoriche raccolte dalle serre nelle reti di deflusso pubbliche, che causano elevate criticità di natura idraulica ed idrogeologica. Proponiamo incentivi anche per l’acquisto di teli per pacciamatura di nuova generazione, permeabili e drenanti, in sostituzione degli attuali teli neri impermeabili, che causano elevate criticità. Infine, vogliamo favorire, mediante incentivi, la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica per mitigare il rischio idraulico e idrogeologico.
4.2Foreste
4.2.1 Una migliore gestione del patrimonio forestale LA SITUAZIONE OGGI
Le foreste hanno un ruolo fondamentale per il contrasto ai cambiamenti climatici, perché, assorbendo anidride carbonica e rilasciando ossigeno dall’atmosfera, purificano l’aria. L’efficienza di questo processo è direttamente proporzionale alla superficie totale delle foglie: più ce ne sono e più CO2 viene prelevata dall’atmosfera. In Italia, ogni anno le foreste sottraggono circa 46,2 milioni di tonnellate di CO2 114, più di un decimo del totale delle emissioni di CO2 nazionali115. Le foreste svolgono inoltre una funzione di protezione primaria diretta e indiretta del territorio: protezione della qualità dell’acqua, mitigazione degli alluvioni, lotta alla desertificazione, protezione del suolo, contenimento delle fasi e dei fenomeni di erosione e dei danni da valanghe116 .
L’Italia ha una superficie forestale molto estesa, che copre il 36,4% del territorio nazionale, per un totale di 10.982.013 ettari117. Siamo al secondo posto tra i grandi Paesi europei per copertura forestale dopo la Spagna (copertura forestale pari al 55,4% del territorio) e davanti alla media UE (33%), alla Germania (32,8%), alla Francia (32,1%) e alla Gran Bretagna (13,1%)118 .
114 Dal Rapporto “Boschi e foreste nel Next Generation EU – sostenibilità, sicurezza, bellezza” di Fondazione Symbola (2020) 115 Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNEC) stima che le emissioni per settore nel 2016 sono in totale 427,9 mln di tonnellate di CO2 116 Questa multifunzionalità delle foreste è evidenziata dalla seconda risoluzione “Le foreste e l’acqua” adottata all’occasione delle quinta Conferenza Interministeriale Europea sulla Protezione delle Foreste di Varsavia 117 Report Per il piano italiano di utilizzo dei fondi di Next Generation EU di AIEL 118 Dal Rapporto “Boschi e foreste nel Next Generation EU – sostenibilità, sicurezza, bellezza” di Fondazione Symbola (2020)
COS’È UNA FORESTA?
Le foreste sono definite a livello internazionale come terreni di almeno 0,5 ettari di superficie caratterizzati dalla presenza di alberi e dall’assenza di altri utilizzi predominanti del terreno. Gli alberi delle foreste devono poter raggiungere un’altezza minima di 5 metri. Non sono considerati terreni forestali le piantagioni arboree per produzione agricola, come per esempio quelle di frutteti.1 In Italia, il patrimonio forestale nazionale è riconosciuto come “parte del capitale naturale nazionale e come bene di rilevante interesse pubblico da tutelare e valorizzare per la stabilità e il benessere delle generazioni presenti e future2” .
1 Definizione FAO 2 Fonte: DL 34/2018
LA POLITICA FORESTALE ITALIANA
Predisposizione del Rapporto Annuale sulle Foreste Italiane (RAF): iniziativa creata per rafforzare la conoscenza delle foreste italiane. Le pubblicazioni si basano su una raccolta e un’analisi di dati provenienti da tutti gli stakeholders coinvolti nella gestione e nel censimento del patrimonio forestale (Regioni, enti territoriali, Istat, …) Testo Unico Foreste e Filiere Forestali (TUFF): regolamento promosso nel 2018 per “l’ orientamento e la modernizzazione del settore forestale” tramite indirizzi e linee guida per la gestione a supporto delle Regioni. All’interno del TUFF sono specificati i criteri e gli indirizzi minimi del settore riguardo alla formazione degli operatori, l’iscrizione agli albi delle imprese competenti, il riconoscimento dello stato di abbandono colturale della superficie boschiva, gli indirizzi di gestione e pianificazione forestale.Tra gli obiettivi del TUFF c’è quello di aumentare l’assorbimento del carbonio. Libro bianco dei boschi d’Italia: descrizione delle percezioni, esigenze e necessità di tutti gli attori, diretti ed indiretti, del settore forestale. Questo testo ha il ruolo di valutare la compatibilità tra le necessità del settore e gli impegni internazionali in materia di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.1
1 Fonte: PNIEC 2018
Il 34% della superficie boschiva italiana, precisamente 3.116.271 ettari, è di proprietà della Pubblica Amministrazione. Sono soprattutto i Comuni i proprietari dei grandi appezzamenti boschivi, ai quali però spesso non portano sufficiente attenzione. In tale situazione di abbandono si inserisce spesso la criminalità organizzata: gli scandali ai quali si sono interessati i media nazionali sono stati numerosi. Spingere le amministrazioni, di qualsiasi livello, ad occuparsi del proprio patrimonio boschivo ci sembra il primo passo da perseguire, sia per essere coerenti con gli obiettivi di sostenibilità posti, sia per aprire la strada alla creazione di una filiera del legno sostenibile e certificata.
L’aumento della superficie boschiva è un dato positivo dal punto di vista della produzione di ossigeno ma comporta una seria riflessione sull’abbandono delle superfici agricole a partire dalla montagna, verso l’alta collina, alla collina. Difatti, abbandono significa mancata manutenzione dei territori e quindi facilitazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e fauna selvatica fuori controllo. Per efficientare al massimo il sequestro di carbonio dei nostri boschi, dobbiamo imparare a gestire
il nostro patrimonio boschivo e renderlo economicamente sostenibile, al fine di produrre materiali utilizzati a vario titolo per l’industria ed evitare che una grande quantità di carbonio (organicato con la fotosintesi) venga restituito immediatamente in natura, vanificando l’intero sforzo dell’ecosistema.
Se gli utilizzatori avessero prospettive di mercato per i loro prodotti, il bosco tornerebbe ad essere quella fonte di reddito che era un tempo e molte più persone troverebbero occupazione, dovendo offrire forza lavoro necessaria per affrontare le utilizzazioni. Forza lavoro che aiuterebbe anche a ripopolare vallate e montagne oggi semideserte e abbandonate. Le ricerche affermano che la soluzione ottimale per risolvere il problema dell’abbandono forestale e migliorare il potenziale di assorbimento di CO2 delle foreste sia adottare modelli di gestione sostenibile del patrimonio119 che rafforzino la pianificazione e applichino approcci selvicolturali per valorizzare la multifunzionalità dei boschi. Una gestione sostenibile delle foreste garantirebbe loro un aumento del 30% dell’assorbimento di carbonio120 .
Ad oggi, i piani di gestione forestale sono applicati solo al 18% della superficie forestale italiana121 .
LE NOSTRE PROPOSTE
Proposta 4.2.1 .1 Aumentare i controlli per verificare l’applicabilità dei Piani gestionali delle foreste e dei differenti strumenti di gestione delle aree protette. Oggi, secondo la legge, tutto il patrimonio forestale pubblico deve essere sottoposto ad una pianificazione. Ogni Regione dovrebbe quindi avere un Piano di Gestione Forestale e ogni Ente Parco dovrebbe adottare gli strumenti di gestione delle aree protette122. Per contrastare l’abbandono forestale però, non sono sufficienti i controlli di applicabilità delle legge e gran parte del patrimonio pubblico destinato non è soggetto ad un piano. Proponiamo quindi che venga rafforzato il controllo da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF). Ogni anno, la Regione dovrà raccogliere la programmazione territoriale forestale dei Comuni, meglio se organizzati in “Unioni”, e comunicare al MIPAAF il Piano di Gestione Forestale Sostenibile in modo da garantire la tutela e la manutenzione delle foreste. E’ parimenti importante investire sul personale che gestisce le aree boschive e/o protette, con informazioni e aggiornamenti periodici sui comportamenti proattivi da assumere dinanzi a emergenze derivanti dai cambiamenti climatici e dagli incendi.
119 “Gestione forestale e tutela dal dissesto idrogeologico nei territori montani” F.Iovino 120 Dal rapporto “Boschi e foreste nel Next Generation EU” (2020) Fondazione Symbola 121 Dal rapporto “Per il piano italiano di utilizzo dei fondi di Next Generation EU” di AIEL 122 Regolamento del Parco - Piano per il parco - Iniziative per la promozione economica e sociale, istituiti con la
Legge Quadro n.394
Proposta 4.2.1.2 Missione di recupero e restauro delle foreste abbandonate e/o degradate. Le zone forestali abbandonate e/o degradate saranno soggette ad un piano d’intervento dedicato per il recupero della biodiversità e il rimboschimento. L’Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità, perciò non sussiste l’emergenza in termini di rimboschimento: la loro promozione è certamente importante, ma il pronto intervento è da dedicare alla fase di gestione. L’abbandono forestale infatti comporta perdite di grandi quantità legnose e aumenta il rischio di dissesto idrogeologico, due priorità per un Paese come l’Italia.
LE FORESTE NEL PIANO FRANCE RELANCE
Il Piano francese France Relance prevede fondi destinati alla ricerca per preparare il patrimonio forestale ai cambiamenti climatici, anticipare l’evoluzione e mantenere i servizi. Un esempio di misura che va in questa direzione è l’accompagnamento degli investimenti per lo sviluppo e la modernizzazione delle imprese della filiera di trasformazione del legno, dalla raccolta alla valorizzazione del prodotto. Nello stesso piano è sottolineata la necessità di conoscere e descrivere meglio la biodiversità del patrimonio forestale, per ogni sua parcella. È inoltre proposta la ricostruzione sostenibile di foreste deperite nelle regioni del Grand Est e di Bourgogne-Franche-Comté per usufruire al massimo di tutto il potenziale del patrimonio forestale.
4.2.2 Rafforzare la filiera del legno ecosostenibile e di qualità LA SITUAZIONE OGGI
Oltre ad un modello di gestione pianificata e sostenibile, un altro punto fondamentale per usare le foreste per mitigare gli effetti climatici è rafforzare la filiera del legno. Promuovere la filiera garantisce il buon utilizzo e la vitalità delle foreste.
La filiera del legno è la seconda industria manifatturiera in Italia, produce l’1,6% del PIL, e garantisce lavoro a oltre 300 mila persone e le imprese ad essa corrispondenti sono il 15% di quelle manifatturiere nazionali. Il volume d’affari complessivo del settore è di oltre 32 mld di euro. Siamo anche tra i maggiori importatori di legna al mondo: oltre l’80% del fabbisogno di legno nazionale è importato. L’Italia è il paese UE con il più basso grado di autosufficienza nell’approvvigionamento di materia prima legnosa123 .
I tassi di utilizzazione del prelievo del bosco si attestano tra il 18,4% e il 37,4% dell’incremento annuo. Nonostante questi dati siano incerti e calcolati con diversi metodi indiretti, si può affermare che il prelievo forestale italiano sia inferiore rispetto alla media europea, circa del 62-
67%124. Questo basso tasso implica una forte dipendenza dall’estero per l’importazione di legno e legname per l’industria.
L’elevato livello di importazione di materia legnosa stupisce molti, perché il patrimonio forestale italiano sarebbe in grado di fornire abbastanza legna da coprire una maggior quota di materia necessaria per le produzioni della filiera. Ad oggi la produzione di legno, nonostante sia al di sotto dei livelli potenziali, rimane stabile, ma diminuiscono le infrastrutture della filiera del legno, ovvero segherie e infrastrutture per le utilizzazioni in bosco125 . Considerando il successo dell’esportazione dei prodotti legnosi finiti, la filiera foresta-legno italiana ha grande potenzialità di crescita anche per produttori di materia prima forestale. Oltre alla mancata opportunità di crescita, l’importazione del legno dall’estero ha elevati costi ambientali, perché il trasporto di grandi quantità di materia su lunghe distanze produce molte emissioni.
Per ridurre gli impatti ambientali, è necessario creare una filiera alternativa, di produzione, trasformazione e vendita del legno eco-sostenibile e certificata. Purtroppo, i privati si sottraggono a questo tipo di attività per i margini corrisposti troppo bassi, i tempi dilatati degli investimenti e per le gravose risorse economiche da mettere a disposizione.
Eppure negli ultimi anni stanno emergendo esperienze virtuose di impianti per aiutare i produttori e le imprese a sfruttare al meglio il patrimonio boschivo, come dimostra il progetto delle piattaforme logistico commerciali. Questi modelli devono essere più diffusi per garantire il rafforzamento delle piattaforme.
È necessario che lo Stato stimoli il rafforzamento della filiera del legno, che oltre ad un potenziale economico ed ambientale comporterebbe anche un importante ruolo sociale, in particolare nelle aree interne, rurali e montane. Infatti, dinamizzare le imprese del legno aumenterà i livelli di occupazione nelle aree limitrofe alle foreste che oggi, in alcuni casi, soffrono di spopolamento126 .
124 Dal rapporto “Per il piano italiano di utilizzo dei fondi di Next Generation EU” di AIEL 125 Dal rapporto “Per il piano italiano di utilizzo dei fondi di Next Generation EU” di AIEL 126 Fonte: AIEL
IL RUOLO FONDAMENTALE DELLE “PIATTAFORME LOGISTICO-COMMERCIALI” PER RAFFORZARE LE IMPRESE FORESTALI
Le “piattaforme logistico-commerciali” sono le infrastrutture dedicate al legname prelevate dai boschi che vengono stagionate, essiccate e processate prima di essere direzionate verso l’industria del legno o gli impianti energetici. Queste piattaforme hanno il grande vantaggio di ottimizzare la logistica dei processi a valle dell’utilizzazione boschiva. Le prime piattaforme di questo tipo sono state create 10 anni fa grazie al programma europeo “Intelligent Energy Europe” (IEE). Il progetto è stato sviluppato da AIEL, implementando con altri Paesi, in cui il modello era già un successo, scambi di esperienza e know-how. In Italia si contano oggi 50 piattaforme che possono essere associate ad imprese forestali individuali o in forma associata (consorzi, cooperative). Ad oggi, l’esperienza delle piattaforme è stata un successo: c’è una più sostenibile mobilizzazione del legno locale, un aumento dei prelievi forestali e una maggiore valorizzazione a cascata della filiera. Questi sono passi fondamentali per garantire nel tempo forniture di legname di qualità, necessari per l’industria del legno e per gli impianti tecnologici locali.1
1 Dal rapporto “Per il piano italiano di utilizzo dei fondi di Next Generation EU” di AIEL
LE NOSTRE PROPOSTE
Proposta 4.2.2.1
Promuovere i mestieri del legno. Nelle regioni più ricche di patrimonio forestale, proponiamo di creare dei percorsi dedicati alla formazione in mestieri del legno (operatori boschivi ma anche ricercatori per lo sviluppo e la valorizzazione del patrimonio forestale) negli istituti tecnici e negli ITS. Per aprire circa 20 percorsi ITS il costo standard è di 330 mila euro, quindi occorre stimare un investimento di circa 6,6 mln di euro.
Proposta 4.2.2.2 Potenziare la rete di piattaforme logistico-commerciali e piazzali di prima raccolta su scala regionale per promuovere la creazione di nuove imprese forestali127. Il successo delle piattaforme logistico-commerciali già esistenti è un argomento a favore dell’aumento di progetti di questo tipo. Questa proposta è stata elaborata da AIEL che stima un investimento di 25 mln per la realizzazione di 50 piattaforme logistico-commerciali, realizzate da imprese forestali in forma singola (considerando un costo medio di 500 mila euro a piattaforma evoluta). Oltre alla creazione di più piattaforme logistico-commerciali, sarà fondamentale creare più piazzali di prima raccolta, perché è da lì che arriva il legno. Ovviamente, i punti di raccolta e le piattaforme dovranno essere interconnesse in modo efficiente. L’obiettivo della proposta è facilitare i processi di prelievo di legname per i proprietari di foreste e aumentare l’offerta di materia prima italiana per i produttori dell’industria del legno.
4.2.3 Assicurare la sostenibilità delle aree protette LA SITUAZIONE OGGI
In Italia esistono 871 Aree Protette suddivise in Parchi Nazionali, Parchi Regionali, Aree Marine Protette, Riserve naturali dello Stato e Regionali, siti della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS) e aree per lo più gestite da altri enti o associazioni. Il territorio è protetto per circa il 12% e la legge di riferimento nel nostro Paese è la Legge Quadro n.394 del 199. A causa però dei fenomeni contemporanei di inquinamento, l’introduzione di specie invasive, la deforestazione e, non ultimo, i cambiamenti climatici, sono emersi disagi che hanno alterato la stratosfera e distrutto enormi porzioni di foreste riducendo la fotosintesi che assicurava l’ossigenazione del pianeta, facendo scomparire alcuni ambienti naturali e diminuendo la biodiversità.
Diventerà dirimente che tutti gli enti che gestiscono Aree protette in Italia assicurino al territorio uno sviluppo sostenibile, riuscendo a rendere compatibili le azioni di sviluppo economico (commercio, attività produttive e turismo) con la tutela del paesaggio, l’uso sostenibile delle risorse naturali e la conservazione della biodiversità, e garantendo la salute degli ecosistemi.
LE NOSTRE PROPOSTE
Proposta 4.2.3.1 Destinare fondi regionali alla tutela delle Aree Protette. Proponiamo di introdurre l’obbligo per le Regioni di vincolare già nel bilancio preventivo fondi per destinarli alla tutela della biodiversità. I fondi coinvolti saranno calcolati in base alla percentuale di territorio protetto già in essere o in base ai fondi destinati dall’UE. Questa proposta ha per obiettivo il miglioramento delle Aree Protette marine e terrestri e la promozione di progetti ad esse correlati, nel rispetto della piena autonomia amministrativa di ciascuna area protetta.
Proposta 4.2.3.2 Riorganizzare la gestione delle Aree Protette. Pensiamo sia necessario attivare, a livello regionale, un organismo unico di gestione, collegiale e plurale, volto sia a rendere omogenea e sinergica l’attività delle Aree Protette, sia ad implementare le attività istituzionali dei parchi, coordinandole con tutte le altre attività regionali di carattere territoriale, produttivo e turistico. Si può rafforzare la gestione dei singoli parchi, rivalutando e valorizzando, ove necessario, la figura tecnico-amministrativa del Direttore e riordinando le strutture organizzative e le dotazioni organiche, al fine di garantire al sistema dei parchi la necessaria organicità, efficacia ed efficienza gestionale.
Proposta 4.2.3.3 Più formazione per il personale delle Aree Protette. Per garantire la di-